Il bene si persegue nel silenzio, con umiltà e garbo
di don Rocco D’Ambrosio
Globalist.it, 30 giugno 2024. Noi ci agitiamo molto, facciamo molto rumore, vogliamo che i media amplifichino, da FB alla TV, quel poco di bene che realizziamo. Così non va: dobbiamo bandire i rumori
Il Vangelo odierno: In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare (Mc 5,21-43 – XIII TO/B).
Mi ha sempre molto affascinato pensare a cosa sia successo in quei pochissimi secondi: una donna, che soffre di perdite di sangue, tocca Gesù, una forza esce da Lui e ferma il flusso di sangue, guarendola, Gesù vuole incontrare colei che lo ha toccato. Un miracolo potente e rapido; nella sua prima fase anonimo e silenzioso: la donna pensa tra sé e sé, vuole toccarlo nel caos della folla senza presentarsi a Lui, Gesù sente di essere toccato ma non la vede.
“Il bene non fa rumore e il rumore non fa bene” (“Good does not make noise, and noise does not do good”, diceva Louis Claude de Saint Martin) o nella saggezza cinese: “Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” (frase attribuita a Lao Tzu, filosofo cinese del IV sec. a.C) Il bene non fa rumore, in questo è antipolitico, nel senso che la politica contemporanea fa molto rumore per quel poco di bene che realizza e ne fa ancor di più per il bene che promette e non realizza. Soprattutto quando, tra i leader di tutte le istituzioni, religiose e laiche, ci sono anche (non solo, grazie a Dio) commedianti spocchiosi e ignoranti, quanto incapaci. Il bene, quel flusso vitale da Gesù alla donna, non ha fatto nessun rumore, come anche non ha fatto rumore quando Gesù ha guarito la figlia di Giairo, rimproverando i presenti per il loro agitarsi e piangere.
Noi ci agitiamo molto, facciamo molto rumore, vogliamo che i media amplifichino, da FB alla TV, quel poco di bene che realizziamo. Così non va: dobbiamo bandire i rumori, lavorare contro l’inquinamento acustico (e non solo), riscoprire il valore del bene segreto, non suonare la tromba ogni volta che operiamo il bene, amare il segreto e il silenzio. “E il Padre tuo – dice Gesù – che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 5). Apprezzare sempre più il valore della riservatezza, segretezza, umiltà e garbo… E nel silenzio gioire del bene che facciamo!
E il problema, qui, non è politico ma interiore. Dipende dalla personale dedizione – commitment la chiamano gli inglesi – cioè dal come rispondiamo alla domanda: ma per chi o cosa faccio il bene? Per me? Per apparire? Perché parlino di me? Per un tornaconto economico? O per gli altri? Per il loro concreto bene? Per gloria di Dio? Perché gli altri vedano questo bene e rendano gloria al Padre che è nei Cieli (Mt 5)? Senza rumore. Senza chiasso. Senza social. ”Good does not make noise, and noise does not do good”.
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