PASSEGGIATA FRANCESE

Rassegna Organistica IV edizione giovedì 13  giugno ore 18.00 preso la Chiesa della SS. Annunziata Svetlana Berezhnaya all’organo

Sulmona, 11 giugno 2024. È dedicata a musiche di compositori francesi la seconda serata della Rassegna Organistica che la Camerata Musicale propone nella chiesa del Complesso Monumentale SS. Annunziata di Sulmona. Giovedì 13 giugno alle ore 18.00 (ingresso libero fino ad esaurimento posti) Svetlana Berezhnaya si esibisce all’organo in una “Passeggiata francese”: è il titolo del concerto che prevede una carrellata di brani di autori francesi che hanno composto musica per organo tra il ‘700 e i primi del ‘900. 

La serata si apre con cinque pezzi per organo di  Jean-Philippe Ramеau  (1683-1764) alcuni conosciutissimi anche dal grande pubblico: Allemanda, Menuet, Les Sauvages, L’Égyptien e La Poule, quest’ultimo considerato uno dei capolavori assoluti della musica a programma, la breve composizione cerca di imitare il verso della gallina. Il programma prosegue con un brano di César Franck (1822-1890), organista compositore di intensa creatività,  una delle figure più importanti della vita musicale francese nella seconda metà del XIX secolo: Prélude, fugue et variation in si minore per organo, op. 18 (dedicato a C. Saint-Saëns). 

È di quest’ultimo  la terza  composizione eseguita nella transcrizione della stessa Svetlana Berezhnaya. Si tratta di una delle opere più conosciute di Camille Saint-Saëns, compositore, pianista e organista francese (1835-1921),  Il  Carnevale degli animali, di cui verranno eseguiti i brani:Elefante e Cigno.

L’opera, scritta nel febbraio 1886,avrebbe dovuto essere data alle stampe ed eseguita pubblicamente solo dopo la morte dell’autore,  ma Il Cigno fu utilizzato nel 1905 dal grande ballerino e coreografo russo Michel Fokine per il celebre assolo di danza ed è oggi presente nei repertori delle scuole di danza di tutto il mondo. Il programma della serata prosegue con Trois Pièces op. 29 per organo, di Gabriel Pierné, compositore, organista e direttore d’orchestra francese con una produzione  ricca  ed eclettica.

Concludono la serata Pavana pour un enfant défunt di Gabriel Fauré (1845-1924) nella trascrizione di S. Berezhnaya, infine  La Suite Gothique, Op. 25 per organo composta da Léon  Boëllmann  attorno al 1895, due anni prima di morire appena trentacinquenne. La suite prevede   Introduzione-Coral- Minuetto Gótico -Orazione di Notre-Dame e Toccata.

Svetlana Bereznhaya è considerata una tra le cinque migliori organiste russe, nel 2000 le è stato conferito il titolo di Artista Onoraria di Russia. “Brillante musicista” che sa esplorare tutte le possibilità espressive dell’Organo, è particolarmente impegnata nell’arte della trascrizione, le sue composizioni sono utilizzate da interpreti di tutto il mondo, come esempio di intelligente creatività nella re-intepretazione della musica.

Diplomata in Pianoforte presso il Gnesins Istituto e in Organo presso il Conservatorio dello Stato del Kazan, ha conseguito Master Classes al Brabant Conservatorio dell’Olanda. Nel 1992 il Festival Internazionale del “Northern Palmira” le ha conferito il Diploma e nel 1996 ha ottenuto il primo premio all’Organ Competition.  Ha inciso numerosi CD per la Kondrashin Classic Recording studio: “Romantic Organ” (1997), “Popular Organ” (1999), “Romantics of the Past Century” (2002), “Organ — Music of Relaxation” (2002), “Mysterious Russian soni” (2006), “Gates to the rainbow” (music for children) (2007), “Music of the light” (2007).

Nel 2008 la Quartzmusic Company della Gran Bretagna, ha raccolto i suoi CD in una collana dal titolo “Serene” distribuita in tutto il mondo. Svolge attività concertistica con orchestre e cori, come l’Honored Collettive della State Philharmonic fondato in onore di Shostakovich (St. Petersburg), Academie Symphony Orchestra della State Philharmonic in Kavkazskiye Mineralnye Vody (Caucasus Minerai Waters), Chamber Orchestra “Hermitage” (St. Petersburg), Chamber Orchestra “Province” (Naberezhnye Chelny), Chamber Orchestra “Amadeus” (Kislovodsk), Chamber Orchestra (Krasnodar), State Choir fondato in onore di Glinka, State Chamber della Republica di Kalmylcia, Chamber Choir “Russian Partes” (Moscow), Chamber Choir (Tambov), Chamber Orchestra (Sochi). Si è esibita con i più famosi direttori e solisti del mondo.

Come Organista solista è regolarmente invitata a suonare nei più prestigiosi festival di Russia, Ucraina, Olanda, Germania, Belgio, Francia, Svizzera e Stati Uniti.

Attualmente è Direttore generale e Organista della Filarmonica di Stato del Kavkazskiye Mineralnye Vody (Caucasus Minerai Waters).

PROSSIMO ED ULTIMO APPUNTAMENTO

ORGANO E SAX

Italo Di Cioccio – Gaetano Di Bacco

Giovedì 20 giugno ore 18.00




TROFEO MINISTARS

Al via la 33esima edizione dello storico appuntamento internazionale dedicato al basket giovanile

Roseto degli Abruzzi, 10 giugno 2024. Comincia oggi a Roseto il Trofeo Ministars edizione numero 33: appuntamento storico di basket giovanile tra i più attesi dell’estate del Lido delle Rose. Al via della competizione organizzata dalla Scuola Minibasket Roseto saranno ben 28 le squadre iscritte, divise in 3 categorie: Under 13, Aquilotti ed Esordienti.

La manifestazione è stata presentata questa mattina in conferenza stampa, in una Sala Consiliare di Palazzo di Città gremita di giovani atleti, alla presenza del Sindaco Mario Nugnes e del Professor Saverio Di Blasio.

Prevista l’allegra invasione di quasi duemila appassionati della palla a spicchi tra atleti, tecnici, accompagnatori e famiglie che si contenderanno i prestigiosi trofei in palio: un bel risultato per una manifestazione da 22 anni intitolata alla memoria dell’indimenticabile Remo Maggetti.

Da oggi fino al 12 giugno si giocheranno i tornei Under 13 ed Aquilotti; il torneo Esordienti invece, si giocherà dal 13 al 15 giugno.

Questo l’elenco delle squadre partecipanti.

• Under 13: Fides Roseto, Il Picchio Civitanova Marche, Minibasket Murano, Il Faro San Benedetto del Tronto, Metauro Basket Academy.

• Aquilotti: Bees Pesaro, Gazzera Leoncino, Nuovo Basket Fossombrone, Bee Pescara, Basket Pescara, Scuola Minibasket Roseto, Jungle Team Palestrina.

• Esordienti: Scuola Minibasket Roseto, Pallacanestro Roseto, Nuova Pallacanestro Dese Rossa, Nuova Pallacanestro Dese Verde, Sporting Sant’Elpidio, Minibasket Costone Siena, CBBA Basket Cologno Monzese, Nuovo Basket Fossombrone, Virtus Padova, Arcobaleno Porto San Giorgio.

75 saranno le partite che si giocheranno sui 3 campi regolamentari: a quelli sul lungomare nord del Bellavista Arena e del Lido Azzurra, va aggiunto infatti lo storico impianto dell’Arena 4 Palme.

In ogni campo, come da tradizione, ci sarà lo spazio dedicato alla solidarietà a favore dell’Aism di Teramo alla quale sarà devoluto un contributo da parte degli organizzatori.

“La Scuola di Minibasket e il Trofeo Ministars affondano le radici dentro la storia della nostra citta – ha detto il Sindaco Mario Nugnes, portando anche i saluti dell’Assessore Annalisa D’Elpidio, assente per un impegno improrogabile – Una società e una manifestazione che sono in buona salute grazie alla capacità di rigenerarsi e di coinvolgere sempre nuove persone con energia ed entusiasmo, rimanendo allo stesso tempo agganciati alla storia attraverso il ricordo della figura di Remo Maggetti. Roseto accoglie con entusiasmo le 28 squadre che arrivano da tutto il contesto nazionale per partecipare ad un trofeo che rappresenta anche un importante momento per il nostro comparto turistico e una bella vetrina per dare maggiore visibilità alle nostre bellezze”.

“Il Torneo ha raggiunto i 33 anni di vita e uno degli obiettivi di questo evento è tornare definitivamente all’Arena 4 Palme, fermo restando che gli impianti che ci ospitano al momento sono bellissimi. Questo è il primo anno in cui organizziamo il Trofeo senza una figura fondamentale per noi e per i ragazzi: Enzo Dj Di Liberatore, che è salito in cielo e che, sono certo, sta facendo il tifo per noi e per tutti i giovani atleti che parteciperanno al torneo – ha aggiunto Di Blasio chiedendo un applauso per l’amico scomparso – Faccio il mio in bocca al lupo ai ragazzi che stanno arrivando da tutta Italia e ringrazio tutto il mio staff per il prezioso lavoro e l’Amministrazione Comunale per il costante supporto”.

Il Calendario completo delle partite sulle pagine social Trofeo Ministars




VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO LIBRARIO

Al via i lavori alla Biblioteca Delfico Esperti all’opera per il censimento e catalogazione di circa 600 volumi del XVI secolo

Teramo, 10 giugno 2024. Nasce dalla collaborazione tra la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Abruzzo e del Molise e la Biblioteca Delfico il progetto di censimento e catalogazione di circa 600 Cinquecentine conservate presso la Biblioteca Regionale Melchiorre Delfico di Teramo. Il progetto è finanziato dalla Direzione Generale Biblioteche e Diritto D’Autore diretto dalla dott.ssa Paola Passarelli del Ministero della Cultura nell’ambito del programma “Tutela beni librari non statali 2024”.

I lavori sono iniziati il 4 giugno scorso. Esperti nella catalogazione del libro antico saranno impegnati per circa 5 mesi per rendere fruibili agli studiosi testi dall’alto valore storico e culturale attraverso il loro inserimento nel catalogo OPAC. La Soprintendente Giuseppina Rigatuso ha dichiarato: “È un primo intervento del Ministero della Cultura nelle biblioteche abruzzesi che hanno vissuto il difficoltoso passaggio dalla gestione provinciale a quella regionale. Si tratta di un piccolo progetto che vuole però dare il segno di un cambio di passo”.

L’attento lavoro di catalogazione potrà contare della supervisione del Responsabile della Biblioteca teramana, Dimitri Bosi: “la collaborazione con la Soprintendenza è un segno di rinnovata attenzione istituzionale verso la nostra Biblioteca e la catalogazione delle cinquecentine è un importante momento di valorizzazione di un patrimonio unico nel contesto regionale. I volumi appartengono a diversi fondi acquisiti nel corso della storia bicentenaria della Delfico e in particolare alle librerie claustrali soppresse nella seconda metà dell’Ottocento”.

Giuseppina Rigatuso

Dimitri Bosi




ARTISTI IN VIGNA

Il 14 giugno 2024, dalle 18:00, la Cantina Zaccagnini diventa palcoscenico incantato degli spettacoli dei migliori artisti di strada, tra degustazioni e street food

Bolognano, 10 giugno 2024. Pianoforti che volano, danze di fuoco e di luci, acrobazie ardite. Sarà un’esperienza unica e sorprendente la prima edizione di Artisti in Vigna, un evento esclusivo che venerdì 14 giugno 2024, dalle 18:00 alle 23:00, riempirà di magia gli spazi verdi e i paesaggi della Cantina Zaccagnini  – in contrada Pozzo, 4, a Bolognano (PE).

Una serata ricca di spettacoli coinvolgenti, ideali per grandi e piccoli, portati in scena da alcuni dei migliori artisti di strada italiani ed internazionali, coordinati da Gigi Russo di InStrada, pioniere dei più importanti festival di arte di strada in Italia. Visitatori e buongustai vivranno un’esperienza fantastica, tra esplorazioni sensoriali e apparizioni fantastiche, ma potranno assaporare anche proposte enogastronomiche dello street food allestito per l’occasione e i preziosi calici della Cantina Zaccagnini, il cui “tralcetto” legato ad ogni bottiglia è diventato ambasciatore del territorio e dei suoi vini in tutto il mondo.

In un’ampia area verde saranno allestiti “i giochi di una volta” di Cai Mercati, costruiti artigianalmente in legno e materiali poveri e messi a disposizione per sfidare amici, figli, familiari in un clima di festa e di socialità d’altri tempi. Gli ospiti passeranno da uno spettacolo all’altro, portando con sé la sacca con il calice e la meraviglia che si prova davanti a qualcosa di straordinario. Come il pianoforte volante di Piano Sky – Flying Piano, lo show dell’artista Daniele Bonato che suona dal vivo a 4 metri d’altezza in un’atmosfera sognante. Il suo spettacolo ha girato davvero tutto il mondo.

Sorprendente, come gli effetti speciali fra giochi di fuoco, led e giocoleria della compagnia Lux Arcana, che propone un mix inebriante di danza contemporanea, arti marziali, coreografie infuocate in una narrazione che terrà tutti con il fiato sospeso. E lascerà a bocca aperta anche l’esibizione di Mr Dyvinetz, che dal Cile porta nelle città e nei festival del pianeta la sua ruota Cyr, che solo pochi artisti nel mondo sono in grado di usare, ma che per lui è compagna di acrobazie sensazionali, dove equilibrio, impatto visivo e doti tecniche si combinano in modo impeccabile.

Divertente, ironica e spensierata è la performance di Thomas Goodman con le sue Bolle Strabelle, che guiderà il pubblico in un viaggio “merabolloso” nelle bolle di sapone, alternando gag, poesia, improvvisazione. Gli spettatori si ritroveranno in una pioggia di bolle e forse anche dentro una di esse. Bolle diverse e a dir poco “esplosive” sono quelle di Mr Bang, artista anglo francese e clown pluripremiato, che porta in scena un’esibizione dal ritmo incalzante, in cui la naturale autoironia incontra la tecnica teatrale per un esito dalla comicità assicurata. Si definisce “terrorista della risata” e riesce a creare situazioni assurde inframmezzate da colpi di scena a suon di botti, giochi di fumo, esplosioni inattese e battute al vetriolo, dove anche il pubblico diventa protagonista. Ampio spazio nell’ambito di Artisti in Vigna sarà dato alla musica: la Mabò Band, brass band italiana, trasporterà tutti in un vortice di suoni itinerante e colpi di scena.

L’ingresso ad Artisti in Vigna è di 15 euro e include, oltre alla ricca proposta di spettacoli, sacca con calice e degustazione di tre prodotti selezionati dalla Cantina. L’ingresso per i bambini e i minorenni è gratuito. A disposizione, ampio parcheggio con servizio navetta da Bolognano.




GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE E DEGLI OCEANI

Martinsicuro risponde presente

Giulianova, 10 giugno 2024. Volontari, amministratori e membri dell’associazione Plastic Free si sono dati appuntamento sabato 8 giugno alla foce del Vibrata per dare il via alla raccolta di materiale inquinante.

105 kg di rifiuti, tra cui un seggiolone estratto dall’alveo del fiume, tre gomme d’auto, tanto polistirolo e reti da pesca. Tutto materiale raccolto e portato via grazie anche all’entusiasmo dei passanti che a mano a mano si sono fermati partecipando attivamente alle operazioni.

“Soddisfatti per aver liberato quel tratto di spiaggia da tanti rifiuti – le parole dell’assessore all’Ambiente Marco Cappellacci, presente alla foce del Vibrata insieme all’assessore ai Lavori Pubblici, Monica Persiani – un po’ meno per la loro quantità, segno che dobbiamo migliorare ancora tanto sotto questo punto di vista. Ripeteremo nei prossimi giorni eventi di raccolta anche nei pressi dei fossi a mare presenti sul nostro territorio e invito già ora i cittadini a partecipare”.




FARE LA MAGLIA O L’UNCINETTO

Insieme, nel verde, per beneficenza. Piace l’idea del circolo colibrì e di “il filo di ludo’ lab”. Sabato pomeriggio, in tanti a sferruzzare e a fare l’uncinetto, nel parco franchi. L’ iniziativa sarà ripetuta. Presto il programma.

Giulianova, 10 giugno 2024. Calda ed entusiastica accoglienza, sabato pomeriggio, per l’originale iniziativa organizzata dal Circolo Colibrì e da Il Filo di Ludo’ Lab, con il patrocinio del Comune di Giulianova, in occasione della Giornata Mondiale della Maglia in pubblico. L’anniversario, ben oltre l’intento  celebrativo, ha dato il la alla promozione del primo appuntamento di una rassegna di cui presto sarà diffuso il programma.

Kitting party, è il nome, in tutto il mondo, di questi incontri che, oltre all’utilità socializzante  e ricreativa,  si distinguono spesso per finalità benefiche. Così appunto, quello di sabato, che ha portato sull’erba del parco Franchi persone di tutte le età e le professioni, naturalmente di entrambi i sessi, per parlare, conoscersi, lavorare a maglia o all’uncinetto. Per gli adulti, un modo per restare allenati, per i più piccoli, un’occasione per imparare. Tra le tante buone ragioni che già spingono gli organizzatori a ripetere l’esperienza, il fatto che i lavori confezionati saranno destinati a finalità benefiche.

Ambra Di Pietro ed Egidio Casati del Colibrì, e Valentina Peralacci del “Filo di Ludo’ Lab”, ringraziano tutti i partecipanti per la risposta di sabato, una bellissima sorpresa, da riproporre e rivivere.




UN NUOVO PERICOLO PER LA PINETA DANNUNZIANA

Pescara, 10 giugno 2024. Attraverso dichiarazioni del presidente della Commissione Comunale Mobilità e Sicurezza, Armando Foschi, apprendiamo che stanno per iniziare i lavori  per la nuova recinzione del comparto 5 della Riserva Naturale Pineta Dannunziana (quello distrutto dall’incendio del primo Agosto 2023, n.d.r.) da realizzare coi fondi ricevuti come premio dell’assicurazione sull’incendio.

Foschi ha comunicato inoltre che il R.U.P. (Responsabile Unico del Procedimento, ancora a noi ignoto), ha autorizzato l’intervento e che sono previsti anche una struttura didattica e, in seguito, una struttura per anziani.

Si tratta di edifici che, ovviamente, dovrebbero essere valutati nel loro impatto sull’habitat della Riserva all’interno del Piano di Assetto Naturalistico opportunamente rivisto alla luce dei danni post-incendio; invece vengono realizzati col solito progettino estemporaneo, come  fossimo in uno slargo qualsiasi.

La Sezione di ITALIA NOSTRA Pescara  e GUFI (Gruppo Unitario per le Foreste Italiane) esprimono la più viva preoccupazione per gli interventi annunciati che possono risultare estremamente nocivi ed esiziali per la Pineta; su di essa si continua ad intervenire trattandola  ostinatamente come un banale giardino pubblico  e non come Riserva Naturale. Il Comune non vuole in nessun modo istituire la direzione scientifica prevista dalla legge, smantella anche la commissione consultiva composta dopo l’emergenza, ma non smette di intervenire  in assenza di criteri di sostenibilità.

Non conosciamo il progetto; al Comune vige la regola di non comunicare quello che intende fare (altro che la partecipazione, opportuna e necessaria): esso ama sbagliare in solitudine e procurare danni sul capitale naturalistico e sociale della Città.

Non informazioni ci aspettiamo dunque ma i commenti surreali e le accuse dell’Assessore (in)competente; visto che non abbiamo altri mezzi per farlo, teniamo a ricordare attraverso gli Organi d’Informazione,  che una delle criticità  più importanti che affligge la Pineta, nota da decenni, è la presenza di muri di recinzione costruiti con  fondamenta che impediscono il normale deflusso sotterraneo delle acque di pioggia. 

La falda idrica in Pineta è localmente assai superficiale e quando piove i muretti e recinti esistenti provocano ristagno, procurano allagamenti persistenti e trasformano i lotti della Pineta in piscine. Il Pino d’Aleppo, specie autoctona che teme l’umidità eccessiva, in quelle condizioni si ammala a causa delle radici  che ristagnano nel terreno sabbioso divenuto molle e gli alberi senza più ancoraggio cadono a terra copiosamente anche in  assenza di vento.

La Pineta per questo motivo continua a perdere i pini e a vedere insediata vegetazione di tipo palustre o fluviale oltre a vegetazione infestante e invasiva come robinie, canneti, rovi.

Le recinzioni  nuove devono essere progettate in modo da essere permeabili nel sottosuolo e consentire il libero deflusso delle acque meteoriche!   

È stato previsto questo accorgimento fondamentale che noi ed altri  esperti chiediamo da qualche decennio? 

Inoltre, è prevista una permeabilità anche ecologica dal momento che frammentazione e isolamento dell’ecosistema portano, come la scienza avverte, al degrado e al  collasso?

L’obiettivo di assicurare permeabilità non deve riguardare soltanto la nuova recinzione annunciata da Foschi, ma anche tutte quelle perimetrali esistenti che vanno adeguate a favorire le migliori condizioni della ripresa, Naturalmente i recinti interni tra i vari comparti devono essere eliminati, accelerando il riaccorpamento della Pineta la cui de-frammentazione è una delle principali condizioni se si vuole che essa possa esistere per i cittadini futuri di Pescara.

Facciamo un estremo appello perché il Comune riconduca gli interventi dentro un quadro unitario e condiviso, con una specifica Direzione scientifica prevista  e con l’obiettivo primario di ricreare le condizioni ambientali favorevoli agli equilibri dentro la Riserva.

Non mancherebbe il contributo di idee,  proposte, competenze delle nostre associazioni e dei nostri esperti.

Il Direttivo della Sezione L. Gorgoni di Italia Nostra, Pescara

Il Gruppo Unitario Foreste Italiane




ESA LIFE CHIETI PROMOSSA

Pallanuoto, Esalife vince il campionato Promozione e accede alla Serie C: risultato storico

Chieti, 10 giugno 2024.  Dopo nove anni di assenza, la città di Chieti torna a respirare l’aria della Serie C di pallanuoto grazie alla neonata squadra Esalife Chieti: la formazione allenata da Matteo Costantino ha trionfato nel campionato di Promozione della regione Abruzzo ed è approdata in Serie C, un risultato che segna una svolta storica per la pallanuoto maschile a Chieti.

Lo straordinario successo porta la firma della ESA Energie, guidata da Walter Serpellini, che non ha fatto mai mancare il proprio sostegno, e del presidente Giancarlo Della Rocca che ha garantito un supporto totale. L’allenatore Matteo Costantino, alla guida della squadra formata solo lo scorso anno, ha saputo creare un gruppo coeso, determinato, eterogeneo e con una mentalità vincente.

La formazione Esalife, seppur di giovane costituzione, ha dimostrato una straordinaria capacità di gioco e un’intesa invidiabile, affrontando squadre che hanno maggiore esperienza.

Matteo Costantino ha trasmesso ai suoi atleti la disciplina e la passione necessarie per competere ad alti livelli. “Siamo partiti da zero – dice l’allenatore- ma con il lavoro di squadra e la fiducia nelle nostre capacità, abbiamo raggiunto un traguardo incredibile.”

Il sostegno di ESA Energie e del presidente Giancarlo Della Rocca è stato cruciale per il raggiungimento di questo obiettivo. Walter Serpellini ha espresso grande soddisfazione: “Siamo entusiasti – sottolinea Serpellini –  di aver supportato questa straordinaria squadra. La vittoria del campionato è un risultato che va oltre lo sport, rappresenta un trionfo per tutta la famiglia ESA e la comunità di Chieti.”

“Credo che la città di Chieti possa guardare con fiducia al futuro di questa giovane squadra – dice Della Rocca – e che sia pronta a sostenere i suoi atleti in nuove avventure, e a festeggiare ancora tanti altri successi”.




DEFIBRILLATORE IN BARCA A VELA

Interessante e utile incontro nel Circolo Nautico Pescara con il cardiologo dell’Utic Tommaso Civitarese sull’uso del defibrillatore “Un defibrillatore può salvare una vita

Pescara, 9 giugno 2024. È fondamentale averlo e saperlo usare, e non è difficile, perché questi strumenti oggi sono sempre più intelligenti e guidano chi opera nel percorso da compiere”.

Tommaso Civitarese, dirigente medico di Cardiologia Interventistica presso l’Utic dell’Ospedale di Pescara non ha dubbi sull’utilità del defibrillatore e in particolare di quello donato ieri al Circolo Nautico Pescara da Alessandro Di Tunno District Manager di Banca Generali Private in una serata evento nella sede del CNP del porto turistico Marina di Pescara.

Il dottor Civitarese ha spiegato praticamente come usare il defibrillatore e soprattutto in quali circostanze, tenendo conto che la prima cosa da fare è sempre chiamare subito il pronto soccorso e soprattutto chi deve aiutare non deve farsi prendere dal panico, che è la cosa più pericolosa Il pubblico intervenuto all’incontro ha partecipato con interesse e curiosità formulando domande pratiche e anche allargando il discorso alla prevenzione cardiologica nello sport della vela.

Il dottor Civitarese in questo ultimo caso ha sottolineato l’importanza di avere un dialogo con il proprio medico di base che può rilevare ogni minimo campanello di allarme nei suoi pazienti, anche rispetto alla storia familiare di ognuno.

 “In un contesto sportivo agonistico e anche amatoriale come quello della vela – ha detto il presidente del Circolo Nautico Alessandro Pavone – possedere uno strumento del genere è fondamentale, come è importante seguire corsi BLS come fanno obbligatoriamente tutti gli istruttori della Federazione Italiana Vela. Per questo accogliamo con grande piacere questo importante presidio medico che ci donano e che permette di intervenire per evitare la morte improvvisa. È sempre bene per noi sportivi, ma direi anche per ogni ambiente lavorativo, conoscere i principi di base del pronto soccorso. Questo defibrillatore lo terremo nei locali del Circolo e lo porteremo sulla barca giuria quando si svolgeranno le nostre veleggiate”.

Alessandro Di Tunno, District Manager Banca Generali Private: “Da privato ma anche da frequentatore del mare ho voluto fare questo regalo al Circolo Nautico perché in questo ambiente è uno strumento indispensabile “. Prossimo appuntamento del Circolo sarà la Cerasuolo d’Abruzzo Cup sabato 22 e domenica 23 giugno che offre anche l’occasione per festeggiare i primi sei anni del Circolo Nautico con la consegna del Trofeo CNP.




GIACOMO MATTEOTTI: LO SCEMPIO DEL CADAVERE

di Filippo Paziente

Chieti, 9 giugno 2024. É noto che Giacomo Matteotti fu assassinato a Roma il 10 giugno 1924 da una squadra di cinque sicari della Čeka (organizzazione segreta, precorritrice dell’OVRA, la polizia politica del regime). La squadra era composta da Amerigo Dùmini, giornalista, affarista e pluriomicida; Albino Volpi, falegname, più volte condannato per reati comuni; Giuseppe Viola, commerciante; Amleto Poveromo, macellaio; Augusto Malacria, industriale.

Per descrivere lo scempio del cadavere di  Matteotti, compiuto dalla squadraccia fascista, il noto giornalista del Corriere della Sera, Aldo Cazzullo, nel 1° dei 9 capitoli della serie dedicata al deputato socialista, legge un brano  di questo quotidiano pubblicato il 17 agosto 1924. Il cadavere fu interrato in una fossa, scavata dagli assassini, troppo corta rispetto all’altezza di Matteotti. “Coloro che lo seppellirono dovettero indubbiamente spezzargli le gambe al ginocchio o comprimere la testa sul torace.

Questa seconda supposizione sembra la più attendibile, in quanto pare che, vicino al teschio, siano state rinvenute una clavicola e alcune costole spezzate.” La presenza di una lima, lunga 20 cm, conficcata per metà nel petto del cadavere,  “dà adito a intuitive gravissime supposizioni” (la lima sarebbe l’arma usata per uccidere Matteotti).

Lo storico Mauro Canali, nel suo celebre libro “Il delitto Matteotti” (Il Mulino, 2004), diversamente da Cazzullo, per descrivere come fu ucciso e sepolto, non usa la cronaca di un giornale, fonte poco attendibile  anche perché pubblicato il giorno dopo il ritrovamento del corpo,  ma la sentenza del processo Matteotti del 1947, che smentisce alcune affermazioni del cronista del CorSera.

Matteotti fu ucciso con un’arma da punta sulla Lancia Trikappa utilizzata per il rapimento. Il colpo mortale fu sferrato all’altezza del cuore e provocò una forte emorragia, non dovuta a uno sbocco di emottisi, come sostenuto da Dùmini. L’emorragia macchiò la giacca, rinvenuta il 12 agosto, lorda di sangue misto a terriccio, da un cantoniere che stava lavorando lungo la via Flaminia. La lima fu utilizzata solo per scavare la fossa, di forma ovoidale e di una lunghezza massima di m 1,20. Il povero Matteotti fu sepolto completamente nudo, per accelerare la decomposizione del cadavere. Il corpo era rannicchiato e compresso, ma integro.

I  cinque sicari della Ceka furono gli esecutori materiali dell’efferato delitto, il duce fu il mandante, i gerarchi fascisti suoi complici. Ma furono molti i collaboratori degli assassini. In tutto il Paese tutti quelli che commisero e condivisero le violenze fasciste. 

A Chieti, durante il processo  del marzo 1926, collaboratori furono i ceti borghesi e aristocratici, che accolsero trionfalmente gli assassini e applaudirono Roberto Farinacci quando, nell’arringa pronunciata in difesa di Dùmini, coprì di insulti il povero deputato, definendolo disfattista, perché contrario alla guerra, violento e schiavista contro i contadini, perché “li obbligava a un lavoro bestiale”.  Collaboratori  furono anche i giudici dei due processi-farsa: di Chieti nel marzo del 1926, di Roma nell’aprile del 1947.

A Chieti e in gran parte d’Italia sono numerosi i nostalgici del fascismo, che mantengono accesa la fiamma tricolore, simbolo  del partito Fratelli d’Italia e già simbolo dell’MSI. Cari nostalgici, mi permetto di dirvi: finché la fiamma rimarrà accesa, il delitto Matteotti continuerà a pesare sulla vostra coscienza.

E ficcatevi bene in mente le sue parole rivolte  ai carnefici: UCCIDETE PURE ME, MA L’IDEA CHE È IN ME  NON L’UCCIDERETE MAI.




LA VELA OLTRE LO SPORT

Un progetto sociale del Quadrante Dannunziano di Pescara per i ragazzi affetti da disturbo dell’autismo in cura presso il Centro Sanstefar di Chieti Una giornata diversa, all’insegna dello sport e dell’amicizia

Pescara, 9 giugno 2024. È quella che ha offerto ieri il Circolo Velico Quadrante Dannunziano di Pescara a dodici ragazzi affetti da disturbo dello spettro autistico in cura presso il Centro di Riabilitazione Sanstefar Abruzzo di Chieti. Il progetto di solidarietà è al suo quarto anno di vita ed è stato come sempre un successo.

Il Quadrante Dannunziano è un circolo velico che riunisce tutti coloro che hanno frequentato i corsi del centro velico Caprera (CVC) ed è punto di riferimento del Centro Italia Adriatico. In sintonia con le sue caratteristiche è sempre molto attento ai temi del sociale e organizza periodicamente corsi di navigazione per persone fragili come malati oncologici e per non vedenti. “L’autismo – spiega la dottoressa Manuela Zappacosta, dirigente di Area del Sanstefar – è una condizione che ha come comun denominatore il disturbo comunicativo e relazionale, per cui ci si è resi conto che è importante e fondamentale insegnare ai bambini e ai ragazzi ad interagire con l’altro anche fuori di ambienti usuali come l’ambulatorio, la casa, la scuola.

Gli apprendimenti forniti dagli esperti devono tradursi e realizzarsi in vere e proprie esperienze di vita”. Da qui la necessità di andare “oltre”, di offrire a questi ragazzi una opportunità. Con questo spirito e obiettivo tutta l’equipe del Sanstefar di Chieti dedicata all’autismo ogni anno propone ai ragazzi del centro delle giornate per far conoscere luoghi nuovi, stare insieme e favorire l’attività di gruppo, l’interazione sociale, una maggiore autonomia e partecipazione.

“Nell’ambito di questo progetto – incalza Sergio Lopez, presidente del circolo velico Quadrante Dannunziano – hanno deciso, tra le varie attività, di scegliere anche lo sport della vela. Noi ci siamo messi a totale disposizione con la nostra area e con le competenze dei nostri soci per farli giocare con le nostre barche a vela. Ed è stato anche quest’anno un gran successo perché i dodici ragazzi coinvolti hanno trascorso una giornata serena e divertente insieme ai loro genitori e ai loro terapisti di riabilitazione. Prima hanno svolto attività a terra e poi sono usciti in mare con grande entusiasmo”.

Il gruppo di lavoro di questo progetto è composto, oltre che dal presidente del Quadrante Dannunziano Sergio Lopez, dal direttore del personale dottor Enzo Sulpizio, dalla dirigente di Area dottoressa Manuela Zappacosta e dal direttore velico dottoressa Gilda Masserio. Intanto oggi è in corso la 22^ Veleggiata Dannunziana, una manifestazione velica non agonistica organizzata dal Quadrante Dannunziano e aperta a tutte le imbarcazioni “purché mosse dal vento”, derive e cabinati. Lo spirito è di voler partecipare e arrivare tutti insieme per il piacere di andare a vela.




I CORI IN AMICIZIA

Al via la VI Edizione. Due i momenti corali per la VI Edizione del Concerto dell’Amicizia, organizzato dal Coro Selecchy

Chieti, 9 giugno 2024. Nella Chiesa di San Domenico Venerdì 14 giugno alle ore 21.00 introduce la Rassegna corale il Coro Selecchy, che ha promosso l’evento con il Patrocinio del Comune di Chieti, dell’Arca Cori Abruzzo, della Feniarco e con la collaborazione di numerosi sponsor. Sarà il turno, quindi, dell’Associazione musicale Le Cantrici di Euterpe provenienti da L’Aquila, dirette dal M. Maria Antonietta Cignitti.

Domenica 16 giugno alle ore 19.00 si esibiranno sempre nella Chiesa di San Domenico  il Coro Selecchy, diretto da M. Mariarita D’Orazio con Mimmo Speranza al pianoforte, seguito dall’Associazione Corale G. Verdi di Teramo, diretta da M. Umberto De Baptistis, accompagnata da Romeo Ciarrani alla fisarmonica e successivamente dal Coro Polifonico Histonium Bernardino Lupacchino dal Vasto, proveniente da Vasto, diretto dal M. Luigi Di Tullio.

L’evento sarà presentato dalla giornalista Anna De Giorgio




CONCORSO INTERNAZIONALE JOOP 2024

Celebrazione dell’Olio Extra Vergine di Oliva e dell’eccellenza nel Design a Tokyo

Tokyo, 9 giugno 2024. Oggi, a Tokyo, si tiene l’attesa cerimonia di premiazione dei vincitori del Japan Olive Oil Prize (JOOP) e del Joop Design Award 2024. Questo evento celebra l’eccellenza e l’innovazione nel settore dell’olio extra vergine di oliva, riconoscendo i migliori produttori e designer a livello mondiale.

Quest’anno hanno partecipato al concorso 511 oli provenienti da 27 Paesi.

Il JOOP è dedicato a promuovere oli extra vergine di oliva di alta qualità e a educare i consumatori giapponesi su come riconoscere e scegliere prodotti d’eccellenza. Attraverso masterclass, seminari ed eventi promozionali, il JOOP sostiene i produttori di EVOO e consolidare il loro successo nel mercato giapponese.

Il JOOP premia oli extra vergine di oliva di altissima qualità, selezionati da una giuria di 11 esperti internazionali, che quest’anno include Antonio G. Lauro, Konstantinos Liris, Miciyo Yamada, Fernando Martinez Roman, Barbara Alfei, M. Angeles Calvo Fandos, Birsen Can, Marcelo Scofano, Na Xie, Hiromi Nakamura e Mariko Shimada.

Parallelamente, dal 2020, il Joop Design Award valorizza non solo il contenuto, ma anche l’estetica dei prodotti EVOO, celebrando il design del logo, delle bottiglie e dell’imballaggio. Il mercato giapponese, noto per il suo gusto sofisticato, rappresenta una sfida e un’opportunità unica per i designer e i produttori di tutto il mondo.

La giuria del Joop Design Award 2024 è composta da esperti di fama mondiale nel campo del design. I giudici di quest’anno sono Dabbie Millman dagli Stati Uniti, Motoko Ishii dal Giappone, Oliviero Toscani dall’Italia e Shahira Fahmy dall’Egitto.

L’evento di oggi, che si tiene nel celebre luogo della Tokyo Tower, rappresenta un momento importante per produttori e designer, offrendo una piattaforma per celebrare i loro successi e presentare i loro prodotti a un pubblico di appassionati e professionisti del settore.

JOOP 2024:

BEST OF COUNTRY

BEST OF ARGENTINA

El Mistol Premium – Agropecuaria El Mistol S.a.

BEST OF BRAZIL

Estância das Oliveiras – BLEND EXCLUSIVO – Estância Das Oliveiras

BEST OF FRANCE

Château d’Estoublon Bouteillan – Sas Estoublon

BEST OF GREECE

1. FLAVORED GOURMET ENIGMA – Flavored with Apple, Cinnamon and Honey – Sakellaropoulos Organic Farms.

2. Laconiko Blood Orange – Laconiko

BEST OF ISRAEL

Heart Notes Blend – Bvs Jerusalemoliveoil

BEST OF ITALY

L’Olinda Monovarietale di Raggia – Frantoio L’olinda

BEST OF JORDAN

MAIDA Arbequina – Maida

BEST OF PORTUGAL

Azeite Porca De Murça Cacau Fused – Cooperativa Agrícola Dos Olivicultores De Murça, Crl

BEST OF SPAIN

GOYA® Premium Unico Extra Virgin Olive OIl – Goya en España S.A.U

BEST OF TUNISIA

Domaine Adonis Koroneiki – Adonis Olive Oil

BEST OF TURKEY

Gaia Oliva Tangerine – Gaia Oliva

BEST OF UNITED STATES

Fat Gold Standard – Fat Gold

BEST OF FLAVORED

1. Gaia Oliva Tangerine – Gaia Oliva (Turkey)

2. Azeite Porca De Murça Cacau Fused – Cooperativa Agrícola Dos Olivicultores De Murça, Crl (Portugal)

3. Laconiko Blood Orange – Laconiko (Greece)

3. FLAVORED GOURMET ENIGMA – Flavored with Apple, Cinnamon and Honey

3. Sakellaropoulos Organic Farms (Greece)

BEST OF POLYPHENOLS

Chiaroscuro – Azienda De Robertis Sas (Italy)

JOOP DESIGN AWARD 2024

1. ORIGENES – Castell De La Costurera-sat Agrofruit (Spain)

2. Il Macolo – Azienda Podere Macolo Società Agricola Semplice (Italy)

3. DI VITO Premium Denocciolato Biologico – Di Vito Food Srl (Italy)

3. Amabile – Grechi Perticari Srl (Italy)

3. Harvest by Night – Castello Monte Vibiano Vecchio s.r.l. (Italy)




PROFESSIONE ODONTOTECNICO

Le opportunità per il futuro della categoria. Il convegno si terrà il 13 giugno a Pescara alle ore 18, presso la sede di Confartigianato Abruzzo

Pescara, 9 giugno 2024. Gli effetti della storica sentenza che riconosce il profilo sanitario degli odontotecnici, la copertura assicurativa e la tutela legale per i professionisti del settore, l’esperienza del “Consorzio Odontotecnici delle Province Toscane” come esempio virtuoso da replicare in Abruzzo, la fatturazione direttamente ai pazienti e l’obbligo di trasmettere i dati al sistema Tessera Sanitaria. Questi i temi che verranno affrontati nel corso del convegno “Professione odontotecnico: prospettive per il futuro alla luce della sentenza del Consiglio di Stato”, che si terrà a Pescara, presso la sede di Confartigianato Imprese Abruzzo, giovedì 13 giugno, alle ore 18, in Piazza Giuseppe Garibaldi 42/6.

Dopo i saluti iniziali del segretario regionale, Daniele Di Marzio, sono previsti gli interventi del presidente nazionale Confartigianato Odontotecnici, Ivan Pintus e del presidente regionale della categoria, Luca Di Tecco. All’iniziativa saranno presenti l’Assessore alla Salute della Regione Abruzzo, Nicoletta Verì, e il Dirigente Scolastico dell’IPSIAS Di Marzio – Michetti di Pescara, Maria Antonella Ascani. Modera l’evento l’addetto stampa Silvia Grandoni. L’iniziativa, del tutto gratuita, si concluderà alle 19:30 con un aperitivo.

“È fondamentale che su una professione moderna e di alto profilo come quella dell’odontotecnico, che richiede un costante aggiornamento sui materiali e le tecnologie, ci sia una maggiore sensibilizzazione del cittadino e delle istituzioni – dice il presidente regionale di categoria, Luca Di Tecco – un altro tema importante è quello della formazione e in tal senso puntiamo a consolidare il dialogo con gli istituti scolastici, in modo che gli studenti possano seguire percorsi efficaci di alternanza scuola-lavoro e programmi basati sulla conoscenza di nuove tecnologie digitali e i nuovi materiali”.

Per partecipare all’evento è richiesta l’iscrizione entro il 12 giugno chiamando il numero 085.61354 oppure inviando una mail a: info@confartigianatoabruzzo.it.




NELLA PENOMBRA UN LUCCICHIO

Spazio Matta, via Gran Sasso, 57 Pescara. Martedì 11 giugno 2024 – ore 21:00

Pescara, 9 giugno 2024. Martedì 11 giugno ore 21 presso lo Spazio Matta, via Gran Sasso, 57 sarà presentata la performance NELLA PENOMBRA UN LUCCICHIO a cura di Jörg Grünert e Cam Lecce dell’Associazione Deposito Dei Segni ETS, a conclusione del percorso di pedagogia teatrale ed artistica L’Arte della Performance, che da ottobre a giugno ha  proposto percorsi di scoperta sul linguaggio della performance tra arti sceniche, arti visive e multimedia.

Il titolo  performance NELLA PENOMBRA UN LUCCICHIO è ispirato dai komorebi che della cultura nipponica che sollecitano a riflettere su come osservare e vivere la vita nell’immenso valore della sua reiterazione quotidiana.

È  un’azione performativa che sviluppa sequenze compositive individuali e corali intorno al tema dell’identità. Racconta frammenti di storie illuminate da una luce che filtra tra le foglie degli alberi, komorebi, che ricordano sensazioni immaginifiche tra le pieghe della mutevolezza della vita nella sua apparente monotonia quotidiana.

Un viaggio sentimentale nello spazio scenico per esorcizzare feticci, abbandonare le maschere sociali della rappresentazione quotidiana, liberare emotività, sensibilità e comunicazione.

L’arte è sempre un mezzo magnifico per indagare sé stessi e la sfera delle relazioni sociali esplorando dimensioni espressive istintive, intenzionali e relazionali tra movimento corporeo, segno pittorico, video e testualità poetiche, tra risonanze mimiche ed euritmiche, trasposizioni segniche astratte, concettuali, informali, digitali.  E il performer è autore ed esecutore al contempo della partitura che realizza nel suo divenire.

NELLA PENOMBRA UN LUCCICHIO conclude le attività del laboratorio di pedagogia teatrale ed artistica “L’Arte della Performance”, ideato e condotto da Cam Lecce e Jörg Grünert, promosso dall’Associazione Deposito Dei Segni ETS, con il sostegno di Regione Abruzzo L. R. 22 agosto 2022, n. 25, in collaborazione con Artisti per il Matta.




CONCORSO FOTOGRAFICO NAZIONALE CIVITELLA

Prende il via la XIII edizione con alcune novità e scadenza il 30 settembre

Civitella Alfedena, 9 giugno 2024. Pubblicato il bando della XIII edizione del contest fotografico “Civitella”, rivolto a tutti i fotografi, professionisti, amatori e semplici appassionati di fotografia, realizzato e promosso dal “Cine Foto Club Parco D’Abruzzo” con il  patrocinio del Comune di Civitella Alfedena, della FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), del PNALM (Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise) e dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, con il contributo della Ferrarelle Società Benefit.

Questa edizione oltre alle classiche tre sezioni valevoli per le statistiche FIAF: Tema Libero (quattro foto di tutti i generi fotografici); Tema Acqua (quattro immagini a tema); Portfolio creativo (una serie d’immagini da otto a dodici di racconto creativo o reportage); presenta una nuova sezione dedicata esclusivamente al PNALM (quattro immagini sul Parco) che vuole essere uno sguardo nuovo sull’area protetta, offrendo una visione diversa, capace di suscitare emozioni e nuove opportunità per i fotografi coinvolti, ma anche per il territorio che è protagonista.

La fotografia è un potente linguaggio comunicativo e attraverso questo strumento si invitano gli autori a trasmettere le loro immagini in bianconero o a colori, che rappresentino  le affascinanti e complesse realtà in tutte le loro forme sui temi proposti. La scadenza del concorso è prevista per il 30 settembre 2024 e attraverso l’occhio attento di una giuria qualificata guidata dal Prof. Enrico Maddalena (BFI – Sem. FIAF – DAC Docente del Dipartimento Attività Culturali della FIAF– Tutor Fotografico FIAF – Redattore Fotoit) si avrà la scelta del primo assoluto, che, come premio, avrà la novità di vedersi stampare un proprio libro fotografico in 50 copie (22×22 cm a colori o bianco e nero) di 64 pagine copertina plastificata con bandelle e cucitura file a cura della casa editrice specializzata Edart Edizioni sponsor tecnico.

La squadra giudicatrice delle opere presentate è inoltre composta di esperti nazionali FIAF di varia estrazione, giornalisti e fotografi del “CFC Parco D’Abruzzo”: Andrea Fornaro (Tutor Fotografico FIAF), Romano Visci (AFI – BFI),  Giovanni Sarrocco apprezzato fotografo del CFC Parco D’Abruzzo. Integrata per il tema Libero e Acqua da Stefano Pallotta Presidente Ordine Giornalisti d’Abruzzo, per il Portfolio da Giovanni Iovacchini (DAC Docente del Dipartimento Attività Culturali della FIAF), mentre i fotografi naturalistici Valentino Mastrella e Jacopo Ursitti, sono di integrazione per la nuova sezione sul Parco, ai cui vincitori e riservato un buono acquisto per abbigliamento di montagna dallo sponsor locale Franco Sport di Pescasseroli.

Un contest costruito negli anni “con gran fatica” – come dicono gli organizzatori – “ma con una risposta straordinaria sia dei fotografi, ma anche degli operatori della comunità”.




RISERVATO ALLE FAMIGLIE BISOGNOSE

Sostegno economico per i centri estivi. Scadenza della presentazione delle domande fissata per il prossimo 15 giugno

Roseto degli Abruzzi, 9 giugno 2024. L’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi avvisa che sono aperti fino al 15 giugno prossimo i termini per richiedere il sostegno economico riservato alle famiglie bisognose che risiedono nel Comune di Roseto degli Abruzzi e che intendano avvalersi dei centri estivi per bambini e ragazzi dai 3 ai 13 anni.

In particolare, per ottenere il voucher, le famiglie dovranno dare riscontro ad un apposito avviso. Tutti i criteri necessari per avere l’accesso ai voucher comunali, assieme all’avviso pubblico, alla domanda e alla richiesta di erogazione del voucher, sono a disposizione sul Sito Istituzionale del Comune di Roseto degli Abruzzi.

Le richieste, da presentarsi secondo il modello a tal fine predisposto, debitamente compilato e sottoscritto, potranno essere presentate fino al 15 giugno prossimo presso l’ufficio URP del Comune o via Pec alla mail protocollogenerale@pec.comune.roseto.te.it.

“La pubblicazione dell’Avviso rappresenta la nostra costante attenzione alle esigenze dei cittadini più vulnerabili e il desiderio di provare a garantire a tutti i bambini un’estate ricca di opportunità educative e ricreative – afferma l’Assessore al Sociale e alla Pubblica Istruzione Francesco Luciani – In anticipo rispetto al passato, abbiamo lavorato senza sosta per organizzare i centri estivi, creando un ambiente sicuro e stimolante dove i giovani possano crescere e apprendere. L’Amministrazione Comunale si impegna quotidianamente per rendere Roseto degli Abruzzi una comunità sempre più inclusiva e solidale”.




PREMIO DI NICOLA

Agli studenti abruzzesi più brillanti in matematica. Lunedì 10 giugno alle ore 11:00 la cerimonia di premiazione nella sede di Confindustria Abruzzo Medio Adriatico Pescara

Pescara, 9 giugno 2024. Si terrà lunedì 10 giugno alle ore 11:00 nella sede di Confindustria Abruzzo Medio Adriatico, Via Raiale 110 bis – Pescara – l’assegnazione dei premi del contest che in questi giorni vede impegnati circa 50 studenti abruzzesi in una prova di logica, matematica e cultura generale in inglese, basata sui test che gli studenti americani svolgono ogni anno per accedere alle università.

Un premio promosso dal 2008 dal Cav. Vincenzo Di Nicola: orgogliosamente abruzzese, è emigrato da giovane in America dopo una laurea con lode in Ingegneria Informatica dall’Università di Bologna, ha un Master of Science in Computer Science da Stanford, l’Università più prestigiosa al mondo per l’Informatica, è cresciuto professionalmente in Silicon Valley. Il suo must è la tecnologia, ma non fine a se stessa, bensì al servizio della persona.

Ex studente del Liceo Scientifico Einstein di Teramo, Maturità 1998 il suo premio, volto a valorizzare i giovani eccellenti, è ora giunto alla sedicesima edizione.

Per il 2024 i premi che verranno assegnati saranno:

800 € (o Bitcoin): al primo classificato

500 € (o Bitcoin): al secondo classificato

700 € (o Bitcoin) extra: alla migliore studentessa

300 € (o Bitcoin) extra: premio imprenditorialità

Alla cerimonia di premiazione di lunedì 10 giugno interverranno Vincenzo Di Nicola, promotore del Premio – Silvano Pagliuca, Presidente Confindustria Abruzzo Medio Adriatico – Luigi Di Giosaffatte, Direttore Generale Confindustria Abruzzo Medio Adriatico.




TI VENGO A CERCARE

LagaBrigante lancia il suo primo album discografico. Il debutto discografico della band folk-rock abruzzese che ha già conquistato il premio pigro e casa Sanremo è previsto per il 13 giugno

Teramo, 8 giugno 2024. Sono sette i ragazzi teramani, provenienti da svariate esperienze musicali, che nel 2016 decidono di dar vita alla band folk-rock LagaBrigante. Nome ispirato ai luoghi e alle memorie di Teramo, provincia abruzzese che abbraccia gran parte dei Monti della Laga, zona ricca di storie di brigantaggio. Nel corso degli anni la band è riuscita a farsi apprezzare per la capacità di proporre sia brani originali sia brani di matrice tradizionale, maturando un sound caratteristico che li distingue.

In quest’ultimo anno hanno raggiunto importanti traguardi. A dicembre 2023 partecipano al “Premio Pigro”, festival dedicato al cantautore teramano Ivan Graziani, aggiudicandosi la targa per la migliore cover grazie ad un’interpretazione del brano “Fuoco sulla collina”, dove i fraseggi della chitarra elettrica si sono fusi con il soffio dei mantici.

Due mesi dopo partecipano al format “Casa Sanremo”, durante il noto festival della musica italiana, dove hanno eseguito, oltre alla cover di Ivan Graziani, anche “Salterello Minore”, brano tratto da una storia vera di un amore struggente, cantata sul ritmo che più li rappresenta, il saltarello. Carmine D’Alonzo di Penna Sant’Andrea, autore di questo meraviglioso brano, collabora con la band da diversi anni, affidando loro i propri testi e le proprie musiche. Da questa collaborazione sono nate altre composizioni, come ‘Trema la terra’, che racconta il tragico evento sismico che ha colpito Amatrice nel 2016, e “Jitte ssà trecce”, di recente pubblicazione, che narra di una straziante ricerca della donna amata. Entrambi scritti in dialetto teramano. Queste composizioni rappresentano un di cui della raccolta discografica “Ti vengo a cercare”. Titolo che si rifà proprio ai versi di Carmine D’Alonzo “Ji stanotte ti vengo a cercare, zompe lu fosse, pass lu mare…”.

Il concept dell’album prende ispirazione dal rito della serenata, un concertino improvvisato da un gruppo di suonatori, sotto casa della sposa. Il gruppo in questione, nonostante la mancanza di cura nella forma e nel suono, riesce con maestria a trattare il tema dell’amore, creando una situazione dove coesistono allegria e malinconia. Una dimensione nostalgica resa possibile dal suono allegro dell’organetto e dalla serietà dei temi trattati che ritroviamo nei testi delle canzoni.

Si parla dell’amore per la famiglia, per la propria terra, dell’amore incondizionato di una madre per i propri figli, del dolore di un amore e dei sacrifici per raggiungerlo. “Ti vengo a cercare” è la rielaborazione musicale di questo scenario, che mira ad intensificarne la forza espressiva. Il titolo del disco manifesta la consapevolezza di voler intraprendere con tenacia un percorso caratterizzato da momenti di gioia e di dolore per poter godere dell’esperienza dell’amore. “Ti vengo a cercare” è il risultato di una ricerca svolta dall’organettista Stefano De Dominicis e dal fisarmonicista Marco Pomanti per dare una nuova veste alla musica del territorio e agli strumenti tradizionali riproponendo queste melodie con una nuova armonia.




STELLE: MEMORIAL BARBARA PAOLONE

Perché la vita è un viaggio irripetibile. Spettacolo TV martedì 11 giugno in diretta e prima visione su  Rete8.

Pescara, 8 giugno 2024.  Dopo lo straordinario successo di pubblico registrato al teatro Circus di Pescara lo scorso 28 aprile, Stelle, lo spettacolo in memoria di Barbara Paolone, sarà trasmesso in prima visione TV su Rete8. Un’occasione unica e irripetibile per quanti non sono riusciti a seguire il Memorial in  presenza, e per tutti coloro che vorranno rivivere le straordinarie emozioni dello spettacolo che ripercorre intensamente la vita e il ricordo di Barbara Paolone.

Stelle andrà in onda su Rete8 dalle 21.00 alle 24.00 senza interruzioni pubblicitarie e in streaming su https://www.rete8.it/web-tv/diretta/

Lo spettacolo TV di Stelle è stato realizzato grazie alla Cinevideo, montato e ottimizzato da Stefano Monti e Vincenzo Olivieri con l’aggiunta di momenti inediti e immagini di backstage.

Stelle, diretto da Vincenzo Olivieri e Milo Vallone, è uno spettacolo d’arte varia con la partecipazione di molti artisti, ideato da Vincenzo Olivieri e organizzato da Stefano Francioni Produzioni che, attraverso il canto, il racconto, l’ironia, la musica e la danza, vuole simboleggiare il fantastico viaggio della vita e valorizzarlo nella straordinarietà del suo stesso percorso: unico e irripetibile.

Gli artisti coinvolti (attrici, attori, musicisti, cantanti, performer) attraverso la propria esibizione sono i viaggiatori protagonisti. Così Stelle celebra finemente la metafora dell’arte: brillano gli attori a riproporre sulla scena il fascino del firmamento. L’intero ricavato della serata è stato devoluto in beneficenza alla Struttura Semplice dedicata alla Radioterapia dei tumori solidi pediatrici all’interno della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.




CALISTELLE 2024

Dal 13 giugno sul Molo Sud del Porto

Giulianova, 8 giugno 2024. Torna dal prossimo giovedì 13 giugno la manifestazione CALISTELLE sul molo sud del Porto di Giulianova.

Dopo lo strepitoso successo della prima edizione riparte la manifestazione organizzata dall’Associazione Caliscendi, con il Comune di Giulianova, l’Ente Porto, l’associazione che raggruppa i ristoratori giuliesi, Os.Te. e, novità di quest’anno, il Consorzio Vini d’Abruzzo, l’organismo consortile, presieduto da Alessandro Nicodemi, che raggruppa le cantine abruzzesi.

La manifestazione, che ha ricevuto il patrocinio della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia, di Assonautica della Provincia di Teramo, del Flag Costa Blu e dell’Organizzazione dei Produttori Abruzzo Pesca, nelle 11 serate del giovedì in cui si articolerà, fino al 5 settembre, permetterà di poter degustare, nell’incantevole scenario dei Caliscendi, i 10 piatti preparati dai cinque ristoranti, sorseggiando i vini proposti dalle cinque cantine che si alterneranno settimanalmente.

Il lavoro sinergico che già dallo scorso anno è stato fatto insieme alla Regione Abruzzo, mira a promuovere i prodotti del nostro territorio e a far apprezzare le storiche strutture da pesca presenti sul molo sud del Porto di Giulianova, chiamate Caliscendi, che tra l’altro sono oggetto di una legge regionale per il loro riconoscimento quali strumenti da pesca di interesse storico e di un’altra proposta per il riconoscimento quali Patrimonio UNESCO, insieme ad altri attrezzi da pesca.

La novità di quest’anno, oltre alla partecipazione un numero maggiore di cantine, grazie al supporto del Consorzio Vini d’Abruzzo, e sicuramente l’adesione al progetto di altri ristoranti giuliesi che si aggiungono ai 12 dello scorso anno raggiungendo il numero considerevole di 18 strutture.

La prevendita quest’anno è affidata agli uffici dell’Ente Porto situati all’ingresso sud del porto e aperti tutti i giorni feriali, escluso il sabato.

All’ingresso il giovedì verrà consegnato ad ognuno dei partecipanti il calice con il suo sacchetto e cinque Token per altrettante degustazioni dei vini del nostro territorio.

Per degustare i piatti preparati dai cinque ristoranti, all’ingresso verranno consegnati i token del valore unitario di 2 euro.

Le serate, inizieranno ogni giovedì alle 19:30, con un tramonto mozzafiato sulle nostre montagne, dal Gran Sasso alla Majella, passando per i Monti Gemelli e i Monti della Laga, sono riservate ad un numero massimo in contemporanea di 500 utenti, e saranno allietate da gruppi musicali prevalentemente giuliesi.




LA NUOVA PESCARA Città Verde Europea 2034

Pescara, 8 giugno 2024. Lettere dal futuro alla Pescara di domani 17 luglio 2034 – La Nuova Pescara è stata nominata Città Verde Europea! Percorso fatto dalle grandi capitali europee negli ultimi dieci anni, ed oggi finalmente possiamo vedere anche la Nuova Pescara raggiungere un obiettivo così importante.

Tutto ha avuto inizio con il cambio dello statuto comunale, sul finire del 2024.

La grande novità è stata l’introduzione della “partecipazione” come cardine delle scelte riguardanti la città. Il coinvolgimento di cittadinə è stata utopia per lungo tempo, anni in cui l’attivismo, le associazioni, i comitati, si sono fatti sentire, hanno preso voce pur non riuscendo loro malgrado ad incidere veramente nelle scelte.

Il cambio di passo però è avvenuto nel 2024, quando è iniziato il grande processo partecipativo per il progetto del Parco Centrale nell’area di risulta della stazione. L’Amministrazione comunale dell’epoca puntava a realizzare un grande palazzo che dovesse ospitare la sede regionale, all’ingresso della città e del suo corso verso il mare.

Un’idea che oggi ci sembra del tutto assurda, ma anche allora risultava datata e obsoleta ai più, Sembrava cosa fatta se non fosse stato per la salvifica iniziativa di partecipazione attiva della cittadinanza.

Attraverso un processo di coinvolgimento e progettazione, della cittadinanza, di associazioni, comitati, esercenti, e naturalmente delle figure professionali necessarie (da un pool di architetti ai mobility manager, diventati ormai da anni, figure note in città) si è arrivati al grande polmone verde e vitale della città.

Primo biglietto da visita per il turista che arriva da fuori (anche dai piccoli centri abruzzesi collegati ormai al meglio attraverso la rete ferroviaria): il grande Parco Centrale attendeva di nascere dagli anni ’80.

Oggi, nel 2034, abbiamo ancora un bosco che sta crescendo, ma già i suoi preziosi servizi ecosistemici cominciano a farsi sentire. Un bosco che, come sappiamo, fornisce alla città  aria pulita, traspirabilità del terreno, frescura, ombra, raffreddamento delle temperature (che sono arrivate a temperature altissime per la maggior parte dei mesi dell’anno), biodiversità, insomma, una vera e propria “rigenerazione” urbana.

Con il Parco Centrale la cittadinanza della Nuova Pescara ha un luogo dove incontrarsi nella bellezza e nella salubrità, spostandosi con le bici, con il treno veloce che collega i suoi centri, prendendosi una pausa nei diffusi punti ristoro presenti nel Parco, arrivando al Parco anche per le tante attività culturali che vi si svolgono: dagli incontri teatrali per le varie età, alle seduta di yoga e meditazione, al nord walking, senza dimenticare i gruppi di lettura.

Le attività possibili sono ancora tante e si prevede nell’arco di questo triennio un loro incremento. La continua crescita di presenze si riverbera, come già accade, nell’intero quartiere centrale, con i tanti negozi sorti in questi anni, le botteghe artigianali che hanno fatto riscoprire tantissime attività che stavano scomparendo, diventando quindi un luogo e una città ormai diventata tra le più attrattive, anche a livello europeo.




INTERVISTE IMPOSSIBILI, I RITRATTI DEGLI ARTISTI

Gli allievi del liceo artistico presentano la mostra, l’11 giugno alle ore 18:00 si inaugura presso la sala Proloco di via Corradini l’ultimo evento delle Giornate dell’arte

Avezzano, 8 giugno 2024. Quello che il Liceo Artistico Vincenzo Bellisario ha il piacere di ospitare in questa mostra è frutto di un lungo ed appassionato lavoro. Il risultato di tanti mesi di operoso e sensibile sguardo che il prof. Franco Sinisi, docente di Discipline pittoriche, ha voluto rivolgere ai suoi più talentuosi ed eccentrici alunni di questa Scuola, che in tanti anni di storia ha saputo sfornare non solo speranze, ma intere generazioni di nobili artisti del nostro presente.

Abbiamo visto questi giovani camici bianchi come angeli in prima linea nelle grandi stanze di laboratori, odorosi di gesso e vernice, armati di matita, tanta gioia e un pizzico di follia, con gli occhi avidamente spalancati verso il futuro sull’immenso e complesso mondo della storia dell’arte che abbiamo alle spalle.

Al centro della loro missione: ritrarre con sapiente abilità tecnica e poi magistralmente interpretare i volti degli artisti di oltre due secoli – dal Neoclassicismo ai nostri giorni – che abbiamo il piacere qui il piacere di ospitare per la prima volta in assoluto. Autentici capolavori, nati dallo studio ma anche da una fuggevole ispirazione, colta da una foto o da una semplice immagine scolorita.

Saranno loro i nostri veri protagonisti: volti d’autore, che ci accompagneranno in un magico e inesauribile viaggio, quello del fascino irrinunciabile della nostra memoria. Dalle pose di queste icone del nostro immaginario, dagli sguardi, dai profili di questi emblematici pittori, potremmo così scorgere le ragioni più profonde del nostro passato, nel segno di una nuova bellezza, senza luogo e senza tempo. Eccole, dunque, le firme di questi straordinari prodigi, che un giorno – ne siamo certi – saranno orgoglio e passione di ciò che la scuola è oggi. Di ciò che le speranze e le glorie del tempo hanno saputo tramandarci.

E.M. Cavalli




TORNA SQUILIBRI

Tutto pronto per la terza edizione

Francavilla al Mare, 8 giugno 2024. Torna SquiLibri, Festival delle Narrazioni che accenderà l’estate di piazza Sirena dal 21 al 23 giugno 2023 con un ricco programma culturale possibile grazie all’interazione tra Scuola Macondo di Pescara con Elisa Quinto e Sara Caramanico, il fondatore della Scuola Peppe Millanta, in qualità di Direttore artistico ed il Comune di Francavilla con il sindaco Luisa Russo che ha creduto sin dalla prima proposta al progetto, insieme all’Assessore alla Cultura, Cristina Rapino.

Già nella serata del 21 giugno ci saranno i finalisti (sestina)del Premio Strega appena decretati e dove l’Abruzzo vanta Donatella Di Pietrantonio con L’età fragile (Einaudi); e poi Paolo Di Paolo, Romanzo senza umani (Feltrinelli); Dario Voltolini, Invernale (La nave di Teseo); Raffaella Romagnolo, Aggiustare l’universo (Mondadori); Chiara Valerio, Chi dice e chi tace (Sellerio); Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica (minimum fax).

Tra gli ospiti del Festival, diluiti tra i tre giorni, ci saranno: Nicola Lagioia, Marino Bartoletti, Francesca Reggiani, Tiziana Ferrario, Stefania Andreoli, Luca Bianchini, Giulia Blasi, Ludovico Tersigni, Rokia, Giulia Ciarapica, Maddalena Crepet, Anna Cherubini (sorella del cantautore Jovanotti), Nicoletta Verna, Luca Romagnoli (Management) con Nicola Ceroli, Dario Sansone, Roberta Recchia, La Compagnia della Polvere, e poi Andrea Magno, Vito Di Battista, Federico Bonadonna, Walter Lazzarin, Roberto Biondi, Maria Rosaria Sisto, Paolo Massari, Silvano Scaruffi, Giulia Alberico. Non mancheranno, inoltre, presentazioni su riscoperte letterarie come Alba De Céspedes e Robert Lowry.

Tra le varie attività previste da questa terza edizione di SquiLibri ci sono la Fiera del Libro e presentazioni in fiera ed  inoltre, Macondo Lab – laboratorio di Scrittura racconti con Kristine Maria Rapino; raccontarsi con la fotografia: laboratorio di scrittura e fotografia a cura di Ri-svegli con Paola Fanelli in collaborazione con Anna Ricca.

Ed inoltre ci sarà l’attività di Storie in giro – Passeggiate letterarie a cura di Fonderie Ars; gli Itinerari del gusto – Mangiare fra le righe in cui ci si baserà su piatti presenti in alcuni famosissimi romanzi ed infatti Squilibri – Festival delle Narrazioni ha coinvolto gli esercenti di piazza Sirena in un itinerario del gusto, ad ogni esercente è affidato un piatto o una bevanda speciale da servire nelle tre giornate.

Tra le varie attività ci sarà anche Steal Book: nelle tre giornate di SquiLibri – Festival delle Narrazioni sarà possibile rubare, ma solo i libri dello Steal Book, una montagna di volumi pronti per essere presi liberamente.

Lo stesso Festival sarà anticipato dalla giornata del 20 giugno con “Aspettando SquiLibri”: per l’anteprima di quest’anno ci saranno Massimo Pamio e Monica Ferri con “Chi era Francesco Paolo Michetti”, Giovanni Mancinone con “Mostri. Quando non c’è più l’amore”, Giulio Natali con “Sotto il diluvio”, Luca Pompei con “La vita mi deve ancora un sogno. Storia di Billy”.

Si ricorda che per accedere ad alcuni appuntamenti è necessario prenotare il proprio posto (gratuito) su www.billetto.it pertanto si consiglia di consultare il programma completo sul sito www.squilibrifestival.it.




IL TORNEO LAZZARONI A PIANA VINCOLATO

Amministrazione e organizzatori: “Una competizione cresciuta in qualità e presenze. Una serie di eventi inclusivi accompagnerà le gare”

Chieti, 8 giugno 2024. Una settimana di competizioni e confronti per l’undicesima edizione della Lazzaroni Cup, ITF, torneo di tennis maschile da 15mila dollari di montepremi, che si giocherà al Circolo tennis di Piana Vincolato da lunedì 10 giugno prossimo. Stamane al Foyer del Teatro Marrucino la presentazione della manifestazione in presenza degli assessori a Sport e Pari opportunità Manuel Pantalone e Chiara Zappalorto, il presidente della Regione Marco Marsilio, Ennio Marianetti, presidente del circolo tennis Chieti, del direttore del torneo Luca Del Federico, di Luciano Ginestra, presidente del comitato regionale della FITP (Federazione Italiana Tennis e Pdel) e Cinzia Turli, responsabile risorse umane della Lazzaroni, main sponsor della manifestazione. Saranno inoltre presenti il presidente del circolo tennis Galli club di Chieti Scalo, Paolo Galli e Massimiliano Milozzi, delegato provinciale Coni.

“Come amministrazione stiamo puntando al rafforzamento dell’open Lazzaroni, sia in termini di qualità e sia di riconoscimenti – così l’assessore allo Sport Manuel Pantalone – ringrazio la famiglia Iannamico e la Lazzaroni che sono fondamentali per l’organizzazione. Al tennis come Amministrazione abbiamo dato la grande opportunità di crescere, siamo stati subito pronti a rinnovare la concessione al Circolo Tennis e a manifestare fiducia nell’operato. Una fiducia ben riposta, perché in questi tre anni le attività sono cresciute e oggi che siamo Città europea dello sport, siamo pronti a radunare tutte le energie migliori per portare il nome di Chieti nel mondo del tennis nazionale e internazionale”.

“Importante la svolta sociale e culturale data alla manifestazione – aggiunge l’assessora alle pari opportunità Chiara Zappalorto – con l’aggiunta di manifestazioni aggregative all’insegna delle pari opportunità e dell’inclusione. Questa anima che si è voluta dare, inserendo il convegno del 13 giugno sul tennis in campo educativo è inedita e di impatto. Un evento fatto di gare e altro aiuta a capire meglio una disciplina che grazie a Sinner, alla Paolini e a tanti nomi emergenti è sulla bocca di tutti. Questa disciplina esprime qualità ed è compito delle istituzioni prenderne atto e portarla avanti”.

“La Regione è sempre vicina al mondo dello sport e, in particolare, punta sui grandi eventi sportivi come questo torneo internazionale di Chieti, anche nell’ottica della promozione territoriale – ha aggiunto il presidente della Regione Marco Marsilio – . Il tennis italiano vive un momento di grazia e questo non è certo frutto del caso perché se avessimo avuto un solo campione, poteva essere anche il frutto estemporaneo di una storia individuale. Invece, sono tanti i giocatori italiani in grado di cogliere risultati prestigiosi e questo significa che dietro c’è stato un percorso di crescita, vuol dire che c’è una scuola che poi riesce a formate giocatori di vertice. Anche per questo, la Regione Abruzzo è ben lieta di mettere il proprio marchio istituzionale al fianco di questo evento al quale auguriamo ogni successo”.

“Per me è un grande piacere ed un grande onore dirigere questo torneo – ha dichiarato il direttore della Lazzaroni CUP Luca Del Federico – la chicca di quest’anno è e la presenza del giovanissimo Vito Darderi, classe 2008 e campione campione olimpico junior, che sarà a Chieti con una wildcard. Vito è, oltretutto, il fratellino di Luciano, n.40 del ranking mondiale e tra i quattro azzurri che andranno alle Olimpiadi di Parigi. Oramai il tennis è all’attenzione di tutti, vive un momento magico in Italia. Non a caso, abbiamo il numero uno al mondo e non era mai successo. Abbiamo la Paolini che è stata, nel 2018, qui a Chieti, nella sfida di Fed Cup contro la Spagna. Oggi Jasmine Paolini è la n.7 al mondo in una disciplina che in questo momento è forse la più importante in Italia”.

“La Lazzaroni Cup è giunta ormai alla sua 11ª edizione – aggiunge il presidente del Tennis Chieti, Ennio Marianetti – sono entusiasta per la partnership pubblico-privata che consente, per il terzo anno consecutivo, di portare a Chieti una competizione di livello internazionale. Senza il contributo di Regione e Comune e senza gli sforzi dello sponsor Lazzaroni, che non finirò mai di ringraziare, faremo ben poca strada. Come Tennis Chieti ci mettiamo tanta passione e l’impegno organizzativo per fare in modo che atleti, tecnici, accompagnatori e pubblico siano accolti Una senel miglior modo possibile”.

“Abbiamo voluto fare entrare il femminile che c’è nello sport dentro la manifestazione – aggiunge Cinzia Turli, responsabile risorse umane della Lazzaroni – Nel circolo c’è un vivaio di femminilità e, in modo particolare, grazie alla sinergia con il Comune, abbiamo creato un club femminile Lazzaroni che è stato il cantiere operativo di tutte le attività collaterali alla settimana sportiva. Sosteniamo l’evento con l’idea di mettere insieme tutti gli enti privati a sostegno della disciplina. Con questa edizione vogliamo che la comunicazione inclusiva arrivi direttamente su tutte le discipline e anche su tutti gli ambiti che interessano lo sport. Lazzaroni vuole essere un cantiere operativo dove si creano terreni generativi per altra socializzazione e attività”.

Il programma delle attività che si svolgeranno nella sede dell’ATS tennis Chieti via Madonna della Vittoria (se non indicato diversamente)

•          Lunedì 10 giugno: dalle ore 17 giochi popolari e gara di disegno, premiazioni allievi scuola tennis.

•          Martedì 11 giugno dalle ore 15:30 torneo di burraco Lazzaroni Cup.

•          Mercoledì 12 giugno dalle ore 17:00 e te e biscotti.

•          Giovedì 12 giugno dalle ore 17:00 convegno nella Sala consiliare della provincia di Chieti sul tema “Il tennis campo educativo, conversazioni sull’impatto sociale della cross education tra pubblico e privato per ambienti generativi”.

•          Venerdì 14 giugno dalle ore 20:30 cena Lazzaroni Cup




SPOLTORE NASCOSTA

Torna il 16 giugno. Luce sul centro storico di Spoltore con il tour della Pro Loco

Spoltore, 8 giugno 2024. Domenica 16 giugno alle ore 17:30, torna a grande richiesta il tour di “Spoltore nascosta” a cura della Pro Loco Spoltore Terra dei 5 Borghi; anche in questa edizione i visitatori potranno conoscere il centro storico: il Castello, Largo Fosse del Grano, piazza D’Albenzio e Società Operaia di Mutuo Soccorso, residence degli artisti, via del Pozzo con visita presso le dimore private, Chiesa di San Panfilo dentro le Mura, con annessa Chiesa di Santa Maria della Porta.

L’intenzione è quella di portare alla luce la bellezza del centro storico attraverso un tour arricchito nelle tappe e nei luoghi meno noti ed anche meno visibili. Le visite guidate prevedono il coinvolgimento del pubblico nell’intima atmosfera della vita quotidiana degli abitanti, con la possibilità di condividere i meno noti spazi del cuore di Spoltore.

Il punto di ritrovo almeno 20 minuti prima dell’avvio del giro è la nuova sede dell’infopoint presso la biblioteca comunale ‘Piero Angela’ (via Dietro le Mura, 10). Il tour prevede anche un aperitivo.




IL VINO MONTONICO NEL TERRITORIO DI BISENTI E CERMIGNANO  

[Contributo di Franco Cercone, pubblicato in Bullettino della D.A.S.P., Annata CIV 2013. (CXXV dell’intera collezione). L’Aquila 2014.]

1 – Una breve ma necessaria premessa

 L’istituzione di una Facoltà di Agraria in seno all’Università di Teramo non rappresenta a ben riflettere solo un normale provvedimento amministrativo o il risultato di un disegno politico della Provincia, ma anche un riconoscimento della Regione Abruzzo alla fertilità del territorio aprutino ed alla sua antica vocazione storica nel campo della viticoltura; se ne ha una conferma anche dalla vivace attività di compravendita di terreni vignati o da destinare alla coltura della vite, di cui si sono resi protagonisti di recente operatori originari del nord della Penisola e che hanno “scommesso” sul patrimonio ampelografico abruzzese , specialmente  teramano.

Impegnati in seno alla Facoltà di Agraria nell’insegnamento di Storia della vite e del vino, abbiamo ritenuto pertanto doveroso offrire un nostro pur modesto contributo di carattere storico-ampelografico alla Facoltà in cui abbiamo prestato la nostra attività, riunendo in un breve saggio le notizie di cui siamo venuti man mano a conoscenza e relative ad un particolare vitigno, qual è appunto il “Montonico”, che ancora prospera in un angolo di territorio ascritto un tempo all’Abruzzo Ulteriore I.[i]

Va subito detto che dall’indagine non sono emersi risultati straordinari: se ne ha una conferma, senza rivolgere lo sguardo ad epoche molto lontane da noi, dai Saggi su l’Agricoltura, Arti e Commercio della Provincia di Teramo, di Gianfrancesco Nardi, apparsi nel febbraio del 1789 e dunque proprio nell’anno fatidico della Rivoluzione Francese.

Va anche ricordato che di recente essi sono stati di nuovo raccolti e pubblicati da A. Marino in una preziosa opera dal titolo La Montagna Teramana. Risorse e ritardi [Andromeda, Colledara 1994].

Il Nardi, come è noto, era un esponente di spicco del “Circolo di Melchiorre Delfico” a Teramo ed intrisa di spirito illuministico appare appunto questa raccolta di scritti agronomici, dai quali si evince un quadro decisamente critico dell’agricoltura ed in special modo della viticoltura teramana nella seconda metà del XVIII secolo, a proposito della quale l’Illuminista teramano sottolinea quanto segue:

Noi tutto giorno attendiamo a coltivare le vigne…eppure ancora non sappiamo fare un buon vino…Sono infinite le qualità delle nostre uve, si maturano perfettamente…ma ignoranti ed indolenti fino alla stupidezza, ci è incognito fino il di loro nome vero. Perciò i libri di agricoltura non possono istruircene, poiché dove ci parlano di una qualità d’uva, che forse noi avremo fra le nostre, e del modo come coltivarla, spremerla, conservarla, mischiarla con altre spezie per averne un buon vino, noi non la conosciamo, né sappiamo adattarvi le regole per mancanza delle nozioni dei nomi. Sarebbe necessario quindi o avere alcun buon Agricoltore di Toscana, o pure andarvi noi stessi colà ad apprenderle”[G. Nardi, Saggi…, op. cit.].

Con l’occasione il Nardi spende una parola a favore del vino cotto, detestato soprattutto dai viaggiatori europei del Gran Tour (si pensi a Richard Keppel Kraven ed a Edward Lear), ed aggiunge a proposito della necessità della cottura del mosto:

Lo mosto del caldaio si cuoce, fintantoché cali il terzo [ii], ed indi si porta alle botti. La pratica del cuocersi si è dovuta adottare per conservare i vini, dacché i crudi appena sostengono fino a’ principi dell’està[iii].

Oggi, tuttavia,  la viticoltura del Teramano ha riscattato il giudizio negativo del Nardi acquisito in passato, compiendo nell’ultimo mezzo secolo passi da gigante, a questo successo,  – a parte il Montepulciano, il Trebbiano, il Pecorino e la Cococciola – ha contribuito pur se in minor misura anche il “Montonico bianco”, non annoverato a torto o a ragione fra i vitigni importanti nel panorama ampelografico abruzzese e nel cui ambito ha comunque avuto una sua “storia”, come dimostrano significativamente i dati ricavati nel 1868 dal Saggio di ampelografia abruzzese e dai successivi indici statistici desunti dal Catasto Viticolo 1970, Fonte ISTAT [ G. Giuliani, Il vino in Abruzzo, Japadre Ed. L’Aquila 1975].

Per porre in evidenza questi ultimi dati li abbiamo messi a confronto con le aree coltivate a Trebbiano, un vitigno quest’ultimo che presenta forse maggiori affinità elettive con il territorio abruzzese e che allo stato attuale delle nostre conoscenze risulta “importato” in Abruzzo dalla Toscana: ciò è avvenuto nella seconda o forse nella prima metà del secolo XVI su iniziativa dei Colonna, 1 quali hanno coltivato il Trebbiano nei loro possedimenti marsi situati attorno al Lago di Fucino[iv]. Ed è da qui che con ogni probabilità, alla luce dei documenti finora conosciuti, il trebbiano toscano si espande nel restante territorio abruzzese, acquistando una fisionomia diversa da quella della sua patria di origine.

 2 – Prime notizie sul “Montonico” in Italia.

Nessun cenno fa Pier de’Crescenzi del Montonico nel “Liber ruralium commodorum”, composto come è noto fra il 1304 e 1305, mentre gli studiosi moderni – si pensi per esempio a Federigo Melis – non annoverano la presenza di tale vino fra quelli che dalla Sicilia e dalla Calabria (soprattutto dall’agro di Tropea) pervenivano in Toscana e Liguria, fra cui il ‘mamertino’ ed alcuni ‘grechi’ puntualmente annotati nei Registri della Società Datini di Firenze [F. Melis, I vini italiani nel Medioevo, Le Monnier , Firenze 1984].

Allo stato attuale delle nostre conoscenze chi ci parla del Montonico del vino che se ne ricava è Vincenzo Tanara, autore della nota opera “L’Economia del Cittadino in villa”, pubblicata a Venezia nel 1687 [Ed. G. Battista Tramontin], ove il nome del vitigno è registrato come “montonego”.

Il Tanara sottolinea un aspetto singolare del Montonico, cioè la sua bontà negli “uvaggi”, ed enuncia una legge universale al riguardo, una sorta di principio teorico, tuttora ritenuto assai valido, allorché sottolinea che “il vino fatto di diverse sorti d’uve riesce meglio che il farlo di ciascheduna specie”. Per esempio, sostiene il Tanara, “l’Albana fa lega mirabile col Montonego, aggiungendo l’uno il saporito al dolce dell’altro”. E chiarisce meglio: “Il montonego non si può lasciare su le viti fino alla sua matura perfettione (sic), perché essendo buona da mangiare e conservandosi assai per il verno, viene rubato. Esso non fa vino dolce, ma saporito” [V. Tanara, L’economia…, Libro I, op. cit.].

Questa caratteristica del Montonico viene sottolineata da L. Seghetti [ne “Il Segnaposto” n 7-2004], il quale ricorda l’attitudine di tale uva “da appendere (cioè, conservare) e consumare nel periodo invernale, soprattutto natalizio”. Tuttavia, secondo una antica tradizione, nell’Abruzzo interno l’uva da conservare e da mangiare a Capodanno non deve essere bianca, essendo il colore bianco associato alle lacrime, ma per buon auspicio rigorosamente nera.

Da una indagine che abbiamo svolto “sul campo” nel Teramano è risultato che alcuni viticoltori locali aggiungono al Montepulciano una quantità di Montonico che oscilla dal 5 al 10 per cento; anzi, secondo i nostri informatori, a tale ‘modus vinificandi’ non sarebbero estranee nemmeno alcune note Aziende vinicole abruzzesi, in barba a quanto dichiarato nelle etichette apposte sulle bottiglie.

Nel suo noto trattato dal titolo “Delle viti italiane”, pubblicato a Milano nel 1825, Giuseppe Acerbi scrive che il Montonico era diffuso in Sicilia nell’agro di Termini Imerese con il nome di “mantonicu”, nelle due qualità biancu e niuru (bianco e nero), ma aggiunge qualcosa che costituisce decisamente una novità. Infatti, l’Acerbi menziona anche una terza qualità, il “Montonicu reusu”, di cui ci offre la seguente descrizione ampelografica, che presenta alcune affinità con quella fatta dal Seghetti:

Foglia quinquelobata, dentata, irregolare, cotonosa, di un verde cupo. Acino bianco, poco ovoide, spesso. Grappoli solitari. Pessimo vitigno” [G. Acerbi, Delle Viti italiane; Silvestri, Milano1825; Rist. Anast., G. Zazzera, Lodi 1999].

Tuttavia, questo giudizio negativo – aggiunge l’Acerbi – è riscattato in Sicilia dal montonico bianco, una diversa qualità che prospera “nei contorni di Palermo” [G. Acerbi, op. cit.].

Il sospetto che il montonico potesse essere un vitigno siciliano viene subito fugato dall’Acerbi il quale ci presenta sorprendentemente il “Montonego bianco” come uno dei pregevoli vitigni “de’contorni di Bologna”, non citato tuttavia, come si è detto in precedenza, da Pier de’ Crescenzi agli inizi del XIV secolo in agro felsìneo, dove il vitigno si diffonderà, come è da supporsi, nei secoli successivi; peraltro vanno notate le diverse designazioni del “Montonico bianco”, senza riportare per ora le rispettive voci dialettali che saranno indicate in seguito: mantonicu in Sicilia, mantonico in Calabria (in agro di Tropea), montonego in territorio felsìneo, montonico in Abruzzo e nelle Marche, regione quest’ultima dove secondo il Moretti il “Montonico”, insieme ad altri vitigni considerati “minori”, aveva “perso d’importanza commerciale”.[v] Queste presenze ampelografiche, così eterogenee fra loro dal punto di vista geografico, non permettono dunque di ipotizzare un’area originaria, dalla quale il vitigno si è irradiato in seguito verso altre Regioni della nostra Penisola.  

3 – Le prime testimonianze del “Montonico” in Abruzzo        

Nel saggio “Conferenze enologiche nel Comitato Agrario Aquilano” [Aquila, Tip.B. Vecchioni, 1878], Speranza Relleva ci offre nella seconda metà dell’800 un quadro della viticoltura che per quanto riguarda l’Abruzzo Ulteriore I non si distacca da quello descrittoci dal Nardi circa un secolo prima.

Infatti nel 1878 il Relleva scrive che nel suddetto territorio, quello aprutino appunto, “la vigna è mista e non bene coltivata. Qui si apprezzano e si preferiscono le cosiddette capanne, cioè le viti maritate agli oppi[vi].

“Questi alberetti (sottolinea ancora il Relleva) sostengono delle viti che producono abbondantemente un’uva bianca chiamata montonico, forse dal grappolo grosso, serrato, con acini di colore verdognolo-sbiadito, che danno un mosto abbondante, insipido-acquoso”.

Nel Teramano, aggiunge il Relleva, in generale “i vini non hanno specialità o pregio distintivo per quanto conosco, e non sono intrinsecamente conservabili e commerciabili. Gli stessi vini cotti di Montorio sono densi, foschi e carichi di vapori di zolfo” [vii]

La descrizione ampelografica fatta dal Relleva nel 1878, conferma che il Montonico era presente anche nelle aree abruzzesi interne e montuose, come appunto quella peligna, e che tale vitigno era noto ovunque per lo più con il nome di “Grappalone, in vernacolo racciappolone o racciapparone” [cfr. F. Cercone Storia della vite e del vino in Abruzzo, Carabba, Lanciano 2008].

È interessante notare come il Montonico non venga menzionato nella già ricordata “De naturali vinorum Historia” di Andrea Bacci [1596] e nello Statuto Municipale di Lanciano del 1592, nel cui agro venivano coltivati solo “moscatello, pergolo, uva pane, uva donnola, precoccio et malvasia” [L. Cirulli, Gli Statuti antichi della Città di Lanciano, Lanciano 2001].

 Il ‘racciapparone’, cioè il montonico, veniva preferito nelle aree di alta collina per la grande resa di mosto e per tal motivo è citato nel 1876 dall’agronomo sulmonese Giuseppe Sebastiani fra le uve coltivate nella Conca Peligna [F. Cercone, Storia … op. cit.].

Il Montonico, sottolinea Giovanni De Plato nel 1908, non arriva mai a completa maturazione e dà un mosto che “risulta acquoso, ricco di sostanze mucillaginose e povere di zucchero”. In breve, “tale mosto deve essere posto a cottura[viii] e ciò spiega il giudizio negativo del barone Giuseppe Durini, appassionato ampelografo di Chieti, il quale in un saggio apparso nel 1820 negli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie considera “pessimo” il racciappolone, valutazione che persiste anche nell’Abruzzo Citra in documenti notarili risalenti al primo ventennio dell’Ottocento. [F. Cercone, op. cit.].

Per esempio, in un rogito del notaio Luigi Pagliari di Lettopalena, stilato in data 9 ottobre 1828, si legge che Don Giulio Carosi di Taranta Peligna dà in affitto a tal Vincenzo Toro una vigna con l’obbligo di “rinfortirla con viti di buona uva, tranne lo racciapparone” [Archivio di Stato di Lanciano].

La maggior diffusione di tale vitigno nei Tre Abruzzi si verifica pertanto nella seconda metà del Settecento in concomitanza, forse non a caso, con lo sviluppo demografico che si registra nella nostra Regione e nell’ambito del quale il vino assurge nei diseredati ceti sociali a valore di alimento, donde l’esigenza della quantità rispetto ad una sterile qualità reclamata dai ceti egemoni, per i quali il vino è solo una “bevanda”: in questa dicotomia, dunque, sta tutto il dramma dei ceti rurali!

Giova ribadire tuttavia che la nostra indagine vuole restare nell’ambito prettamente storico e non enologico; pertanto, sottoponiamo all’attenzione degli studiosi ulteriori documenti per meglio inquadrare l’importanza che il Montonico (emergente in paremiologia solo nella funzione di “empibotte”),ha rappresentato nel complesso mondo dell’ampelografia abruzzese.

 4 – Il “Montonico bianco” e l’Esposizione Agraria del 1868 a Chieti

Nel 1868 e dunque sette anni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia si svolse a Chieti la prima Rassegna dei prodotti agrari della Regione Abruzzo, regione che andava perdendo ormai l’antica suddivisione di Abruzzo Citeriore ed Abruzzo Ulteriore (Primo e Secondo), donde la denominazione “I Tre Abruzzi” con cui era noto nell’ambito del Regno delle Due Sicilie. In tale occasione comparve, a cura di un non identificato F. C., un Saggio di ampelografia della Regione Abruzzese, pubblicato nel 1869 a Chieti per i tipi dell’Editore Del Vecchio. Nel Saggio si legge che il Montonico bianco, noto in area regionale per lo più con i sinonimi di racciapolone, racciapparone e chiapparone (in agro piceno e nel territorio di Macerata anche con i nomi di bianchello o biancame) [ix], era annoverato in Abruzzo tra le uve bianche da vino più coltivate (non vengono fornite notizie sul montonico rosso), e se ne illustrano anche le motivazioni di carattere ampelografico:

“La grossezza dei suoi grappoli, che raggiungono fino al peso di 1 kg ognuno, e la copia del liquido che se ne spreme, hanno fortemente fissata l’attenzione dei nostri contadini e proprietari, contenti più della quantità che della qualità del vino, sicché la si coltiva su larga scala, ma sarebbe necessario limitarne la coltivazione. La maturazioneè lenta, poco uniforme, perché i grappoli sono a chicchi rotondi assai serrati, che nel loro accrescimento esercitano fra loro ai punti di contatto una pressione tale da produrre un sensibile schiacciamento e impedirne la maturità. La disposizione a produrre di questo vitigno è tanta che in un sol tralcio ho contato fino a 16 grossissimi grappoli”.

Il brano riportato è di estremo interesse e merita qualche commento di carattere socioeconomico.

Storicamente, che i ceti rurali si siano preoccupati più della “quantità” – che generava non semplici inconvenienti relativi alle botti o vasi preposti alla conservazione del vino – costituisce un problema di cui tenteremo in seguito di illustrare le cause. Tuttavia, questa visione “commerciale” – il predominio cioè della quantità rispetto alla qualità – sembra che persista ancora nei giorni nostri anche per il Montepulciano, coltivato in aree non abruzzesi (soprattutto in Molise e in Capitanata) e vinificato da alcune Aziende abruzzesi, sicché – vien fatto di pensare – tale uva diventa “abruzzese”appena varca in direzione nord le sponde del Trigno!

Comunque, l’antico “vizietto” di prediligere la quantità rispetto alla qualità era in passato una esigenza comprensibile nel mondo rurale, ma oggi non appare più giustificabile per le nostre Aziende, le quali devono misurarsi con una domanda globale sempre più qualitativamente esigente nell’ambito di mercati diventati ormai mondiali.

In un passato certamente non lontano da noi vi erano invece ragioni profonde, di carattere storico ed antropologico, che nel mondo rurale giustificavano l’esigenza di privilegiare cioè la quantità a scapito della qualità: il contadino infatti ha sempre considerato il vino non solo come “alimento” e “sostanza energetica”, indispensabile nel faticoso lavoro sui campi, ma anche come unico “liquido” a disposizione della famiglia rurale negli anni ’50 del secolo scorso, epoca in cui l’acqua si attingeva ancora con le conche nelle poche fontane pubbliche o in sorgenti spesso poste assai lontane dai centri abitati. Le prime reti idriche, infatti, specie nelle località di montagna (e non solo nei paesi abruzzesi) appaiono per lo più alla fine del secondo conflitto mondiale.

A Cansano (L’Aquila) ancora alla metà del secolo scorso costituiva un dono assai gradito quello di ricevere a Capodanno una “conca di acqua nuova”, la rituale acqua gnova attinta alla sorgente della Canala, posta ai piedi del centro abitato.

Così a Pratola Peligna ed a Vittorito, centri vinicoli della Conca Peligna, il vino era l’unico “liquido” a disposizione della famiglia rurale e con esso non solo si spegnevano gli incendi in casa (causati quasi sempre dal camino lasciato acceso nelle lunghe e rigide notti invernali), ma addirittura si lavavano anche i neonati proprio per mancanza d’acqua in casa!  Nei suddetti paesi era pertanto diffusa la credenza (necessità fa virtù!) che lavare i bambini con il vino fortificasse i loro corpi e li preservasse dalle malattie.[x]

Ma torniamo al nostro “Montonico”, il quale più che nell’area teatina sembra aver trovato le proprie “affinità elettive” non solo in area aprutina ma anche in territorio piceno, ove è ancora noto per lo più con il nome di Chiapparone annoverato, insieme all’Albana, al Marzemino, al Canaiolo nero ed altri, fra i “vitigni minori” delle Marche[xi]. Notizie preziose sulla sua coltivazione si rinvengono tuttavia agli inizi del Novecento in area teramana, che all’epoca si estendeva – giova ricordarlo – fino alla riva sinistra del fiume Pescara, ad esse pertanto occorre far riferimento.

5 – Il “Montonico” nella Provincia di Teramo agli inizi del Novecento

Nel 1904 un noto enologo marchigiano, Rodolfo Forlani, pubblicò uno studio sul vino cotto prodotto in area teramana [xii]ed in tale occasione si interessò anche del Montonico, mettendo in risalto la straordinaria capacità di questo vitigno di adattarsi ad ogni tipo di terreno, anche sotto il profilo altimetrico. Sicché se da un lato si rinveniva diffuso lungo la fascia adriatica, dall’agro di Silvi fino a Tortoreto, dall’altro esso prosperava perfettamente lungo l’entroterra collinare, come appunto a Bisenti, ed anche nei territori di località come Castelli, Isola del Gran Sasso, Civitella del Tronto ed altre situate in media ad altitudini superiori.

Il “Montonico”, secondo il Forlani, veniva coltivato per la sua grande “resistenza alle avversità meteoriche, specie alla grandine, agli attacchi di parassiti e per la consistente resa in mosto (circa 85 litri per quintale d’uva)”, mentre in media per ottenere un ettolitro di mosto occorrono, come è noto, circa 1,35 quintali di uva.

Di conseguenza, il Giuliani sottolinea [Il vino in Abruzzo, op. cit.]:

“Queste proprietà, assieme a quella di ben adattarsi ai diversi terreni, giustificavano la larga diffusione di questo vitigno. Tuttavia, il ritardo del germogliamento (sic) e della fioritura determinava quasi sempre la imperfetta o troppo differita maturazione dell’uva, tanto da essere costretti a ricorrere alla pratica della cottura del mosto”.

Tuttavia, la germogliazione tardiva del Montonico non doveva rappresentare, con ogni probabilità, un fenomeno ampelografico costante, per cui la cottura del mosto, che nelle annate favorevoli poteva – come è da ritenersi – essere omessa, va intesa più come risultato di una prassi di natura precauzionale, cioè come una necessità, e non come regola nella vinificazione. Infatti, la trasformazione del vino in aceto significava per il contadino vanificare un anno di duro lavoro, donde il detto con valore paremiologico e tuttora assai diffuso nel mondo rurale: “Chi tiene la vigna, tiene la tigna”!

Degna di attenzione è poi la circostanza che le viti di Montonico venissero “maritate” nel Teramano agli oppi (aceri campestri) e che le sue uve venissero esportate per ferrovia come uva da tavola,soprattutto in Germania ed in area mitteleuropea: come ci ricorda il Franchetti, le stazioni di spedizione, erano soprattutto Castellamare Adriatico (poi Pescara), Rosburgo (poi Roseto degli Abruzzi) e Giulianova. Il “Pergolone” invece veniva spedito da Ortona.

L’uva, sottolinea il Franchetti, veniva trasportata fin dal 1875, quando ormai era stata completata la linea ferroviaria adriatica, utilizzando – incredibile a dirsi! – ben “sei o sette treni speciali al giorno”[xiii].

Il Giuliani scrive che le uve Montonico erano conosciute anche col nome di “Porto Rose”e che la provincia di Teramo esportava ogni anno circa “duecentomila quintali di tale uva”: in realtà si trattava di una sottovarietà del Montonico, denominata “uva di Poggio delle Rose”, la già menzionata frazione del Comune di Cermignano (Teramo), come ricorda anche Aurelio Manzi [Origine e storia delle piante coltivate in Abruzzo, Carabba, Lanciano 2006].

Quasi a porre fine alle dispute sull’argomento il Giuliani sottolineava nel 1975, che “sembra lecito poter concludere come nella situazione viticola odierna non vi sia più posto per il montonico” e ciò spiegava, secondo tale Autore, come nella Provincia di Chieti si fosse registrata “una persistente flessione di vigneti di tale varietà”. [G. Giuliani, Il Vino in Abruzzo, op. cit.]

A nostro avviso tale andamento appare condivisibile solo come fenomeno che abbraccia il decennio 1965-1975, alla luce dei quadri statistici che andiamo subito ad esaminare e nei quali le superfici vignate a Montonico sono state messe a confronto con quelle vignate a Trebbiano, subentrato gradualmente nei territori coltivati a Montonico. Diciamo subito che la graduale sostituzione del montonico con il trebbiano, rappresenta, come vedremo nel prossimo capitolo, un fenomeno che appare più evidente nella provincia di Chieti.

6 – Superfici vignate con “Montonico Bianco” nelle 4 Province Abruzzesi, Anno 1970, in ettari

L’Aquila: Montonico… ettari 16,19   (Trebbiano 15,54)

Teramo: Montonico…   ettari 204,30 (Trebbiano 476,05)

Pescara: Montonico…   ettari     6,47   (Trebbiano   97,34)

Interessante è l’incremento del Trebbiano (476 ettari)registrato nella provincia di Teramo negli Anni Settanta del secolo scorso, ma va sottolineata nello stesso periodo anche la tenuta di tutto rispetto del Montonico.

Per quanto concerne la provincia di Chieti, non inclusa nella Tabella sopra riportata, abbiamo i dati che si riferiscono – sempre in ettari – al decennio 1965-1974, forniti per tale periodo dall’I.P.A. (Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura):

Anno 1965 Chieti Montonico bianco … ettari 580

Anno 1970 Chieti Montonico bianco … ettari 476

La provincia di Chieti, dunque, attorno agli anni Settanta del secolo scorso, era quella che presentava una maggior produzione di Montonico (più del doppio rispetto alla provincia di Teramo), un dato questo decisamente rilevante.

Mentre da un lato, nel periodo 1971–1974, furono realizzati in provincia di Chieti nuovi impianti di Montonico soltanto per complessivi ettari 10, dall’altro nello stesso periodo furono estirpati nel solo anno 1974 circa 381 ettari di “Montonico bianco”, sostituito con “Trebbiano toscano”, un vitigno quest’ultimo – sottolinea il  Giuliani – che “è particolarmente generoso, ma una tale caratteristica non dovrebbe essere sfruttata al massimo dai viticoltori abruzzesi, per evitare il conseguimento di una produzione di scarso pregio qualitativo, specie per quanto attiene al limitato contenuto zuccherino” [G. Giuliani , op. cit.].

Relativamente all’anno 1970, che potremmo definire “fatidico” anche a causa del costante regresso del “Montonico bianco” in area teramana, il Catasto viticolo “pro tempore” segnalava comunque per tale vitigno una coltivazione di ettari 721,38, sicché malgrado tutto la coltivazione del Montonico, per la sua elevata resa e resistenza ai fenomeni atmosferici, conservavanella provincia di Teramo un’importanza tutt’altro che trascurabile.   

Nelle loro descrizioni di carattere ampelografico gli enologi non appaiono propensi a mettere in rilievo sostanziali differenze tra il Montonico di Bisenti e quello di Cermignano e di Poggio delle Rose: in particolare, il Manzi sottolinea che l’uva di Poggio delle Rose costituisce una sottovarietà locale di Montonico destinata alla vinificazione, mentreRosario Quieti, nel saggio dal titolo “Vino e commercio dell’uva da mensa nell’Abruzzo Teramano” [Cioschi, Teramo 1925], ne metteva in risalto la qualità come “uva da tavola”, quasi a ribadire le due anime dello stesso vitigno.

Il “Montonico” di Bisenti e di Poggio delle Rose

I rogiti più antichi che abbiamo consultato e relativi al territorio di Bisenti (Teramo), sono quelli stilati dai notai Domenico De Amicis (1641- 1642) e Nicola Eusanio Basilicati (1827- 1832), ma da essi – che abbiamo ritenuto i più importanti per il periodo in cui gli atti furono rogati – non sono emerse notizie utili ai fini della nostra ricerca sulla coltivazione del Montonico a Bisenti nei secoli XVII-XIX. [xiv]

Va tuttavia segnalato che recentemente sono state effettuate ulteriori descrizioni ampelografiche del Montonico, con particolare riferimento all’uva coltivata proprio in territorio di Bisenti e di Poggio delle Rose e con la specificazione di nuovi impieghi di questo straordinario vitigno:

“Il grappolo è grande, lungo, compatto o molto compatto, cilindrico-piramidale. La maturazione tardiva avviene in media nella seconda decade di ottobre ma il periodo di raccolta può variare in funzione dell’uso del mosto. Se anticipato, viene utilizzato per base spumante grazie alla sua discreta acidità. Il montonico predilige un ambiente temperato e fresco, con terreni non molto fertili e non presenta un comportamento vegeto-produttivo molto costante. Il vino è di colore giallo più o meno carico, a volte con riflessi verdognoli, di gradazione medio-bassa, con profumo di fruttato e spezie non ben marcati, lievemente astringente e dotato di buona struttura” [M. Di Cintio, Il territorio, le Aziende, i vini d’Abruzzo, a cura di ARSSA, Pescara 2008].

Riteniamo sia utile riproporre anche la descrizione presentata da P. Celli, in Coltura della vite, [op.cit.]:

“Il montonico detto anche nei diversi paesi fermano, racciappoluta, uva chiusa, chiapparone, uva serrata, è tardivo nel germogliamento; di vegetazione robusta, mostra una resistenza relativa alla peronospera e non all’oidium. L’esposizione meridionale e il terreno sciolto gli sono favorevoli. Ha tralcio robusto e ruvido, striato finamente con midollo abbondante; internodi della lunghezza media di centimetri 13, gemme leggermente tomentose; cirri robusti biforcati e frequenti alla sommità. Foglia piuttosto grande, consistente, di un bel verde cupo nella pagina superiore, di un verde sbiadito nell’inferiore, liscia superiormente, un po’ ruvida e lanuginosa inferiormente; quinquelobata, largamente ed irregolarmente dentata, con seni ottusi, i due inferiori molto meno profondi dei superiori e chiusi sul picciuolo, che è piuttosto lungo; la caduta delle foglie è tardiva. Grappolo di forma varia, ora alato, ora conico, ora gemino o trigemino sull’istesso picciuolo, peduncolo e pedicilli corti, acini grandi rotondi dapprima, ma che poi prendono la forma schiacciata, formando un grappolo molto serrato. Essi all’epoca della maturanza, che si avvera ordinariamente in ottobre, diventano di color verde giallastro, e solo a maturanza inoltrata prendono un colore giallo fulvo. Buccia piuttosto dura, con polpa molto succulenta, sapore piuttosto acido, non raggiungendo che raramente la perfetta maturanza; da ciò la necessità in alcuni luoghi della cottura del mosto per scemare l’acqua ed accrescere relativamente lo zucchero. Con questa qualità d’uva è raro che si faccia vino speciale, ma si mescola senza proporzione alcuna a altre qualità. è questo il principalissimo dei vitigni in tutto il teramano a causa dell’abbondanza del prodotto”.

È superfluo aggiungere che il ben articolato saggio di Prospero Celli contiene molte e assai notevoli informazioni sui vitigni, sui vini e su quanto abbiamo via via presentato e discusso nel nostro presente scritto.

È interessante al riguardo anche la descrizione delle Caratteristiche varietali fattane da L. Seghetti [Il Montonico…  op. cit.]:

Apice: piccolo a ventaglio, lanuginoso, di colore verde-giallo;

 Foglia: medio-piccola, pentagonale, quinquelobata, margini tormentati, seno peziolare semi-aperto o   chiuso a lira, dentatura regolare di media grandezza, picciòlo corto;

Grappolo: grosso-lungo, cilindrico allungato, a volte con ala piccola, compatto;

Acino: medio-grande, rotondo, di colore verde-giallo, buccia spessa e consistente;

Avversità: media tolleranza nei confronti della botrite;

Vino: giallo paglierino con riflessi verdognoli e profumo leggermente fruttato, con sentore di erba fresca e fieno, fresco (acidulo), retrogusto amarognolo, buon corpo, persistente.”

Tuttavia nel saggio dell’ARSSA in precedenza citato e pubblicato nel 2008, la presenza del Montonico (i.g.t.) viene segnalata solo in due aree dell’Abruzzo Teramano, in agro di Morro d’Oro ed in quello di Torano Nuovo: dunque non si parla – e ciò appare sorprendente – della produzione di “Montonico” a Cermignano e Bisenti, località quest’ultima che presenta una vocazione per così dire “storica” nei confronti di tale vitigno. Nella ricorrenza della famosa “Festa dell’asino”, che un tempo si celebrava il 2 agosto in tale ridente paese del Teramano[xv], si coglie probabilmente un residuo dei “vinalia rustica” che in epoca romana si svolgevano il 19 agosto per scongiurare le manifestazioni del maltempo e soprattutto la temutissima grandine, capace di vanificare in pochi minuti il lavoro di un intero anno sui campi e ridurre in povertà il viticoltore.

A questo punto c’è da chiedersi quale destino sia riservato in futuro al “Montonico” nell’ambito dell’attuale politica vitivinicola regionale. Guido Giuliani, nel suo importante e già citato saggio del 1975, Il vino in Abruzzo, concludeva che:

“allo stato delle cose, tutto considerato, sembra lecito poter concludere che nel quadro della situazione viticola odierna non vi sia più posto per il Montonico. Ed è perciò spiegabile perché nella Provincia di Chieti, negli ultimi dieci anni, si è registrata una persistente flessione di vigneti di tale varietà. La cultivar è tuttavia compresa nell’elenco dei vitigni per uve da vino, la cui coltivazione è raccomandata alle Province di Catanzaro, di Frosinone, di Ragusa e di Teramo, mentre è autorizzata in quelle di Cosenza, di Foggia e di Reggio Calabria. Nessun disciplinare di produzione di vino a denominazione di origine controllata prevede l’impiego delle uve di Montonico Bianco”.

Cosa rispondere all’illustre ampelografo? Noi non siamo così pessimisti: è probabile che i nostri enologi sapranno trovare in un futuro non molto lontano da noi una giusta “utilizzazione” di questo vitigno, che va salvaguardato perché appartiene comunque alla storia ampelografica del nostro Abruzzo.

Non ci resta, pertanto, che ringraziare Walter Capezzali e Marcello Sgattoni per le segnalazioni bibliografiche fatteci sull’argomento.

                                                                                                                            Franco Cercone


[i] Come necessaria anteprima bibliografica occorre segnalare alcune importanti opere sul nostro argomento (qualcuna non particolarmente ricca ma pur sempre significativa) che sono state scritte e pubblicate quando la suddivisione geografica e amministrativa dei Tre Abruzzi era in essere, ancor dopo l’Unità d’Italia: G. M. Galanti, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie, Napoli, Gabinetto Letterario, 1793 (t.I), 1794 (t. II e t. III); nuova ed. a c. di F. Assante e D. Demarco, Napoli, E.S.I., 1969, voll. 1-2 (la poderosa opera, sebbene relativa anche all’agricoltura e ai suoi prodotti, non considera né Bisènti né Cermignàno; le “voci” – in verità sommarie e di carattere prevalentemente descrittivo della situazione “feudale” del momento – redatte da L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli…, Napoli, Vincenzo Manfredi, 1797, t. II,  voce “Bisenti” (ove non si menziona la coltivazione della vite); t. III, voce “Cermignano” (ove si menziona Podio [delle Rose] ma non specificamente la coltivazione della vite); B. Quartapelle, I principii della vegetazione applicati alla vera Arte di coltivar la terra per raccorre dalla medesima il maggior possibile frutto, Teramo, Berardo Carlucci e Sebastiano Polidori, 1802 [ristampa anastatica: Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 1981, a c. del Consorzio di Bonifica Integrale dei Colli di Tortoreto e Sant’Omero, Nereto (TE)] t. II, Cap. XXI, Della Vite, e della scelta delle Uve; Cap. XXII, Della maniera di piantare e di coltivar le viti; Cap. XXIII, Delle principali opere annuali necessarie per le viti; Cap. XXIV, Della raccolta dell’Uva e della maniera di farne il Vino; L. Ercole, Dizionario Topografico Alfabetico Portatile…della provincia di Teramo…, ivi, Berardo Carlucci, 1804, voce “Bisenti” («Il Territorio è in parte selvoso, ma fertile assai principalmente in vino ed oglio»);  voce “Cermignano” («Il suo territorio benché montuoso è nondimeno fertile specialmente in grano e vino…Ha con sé quattro Ville, cioè Poggio delle Rose di anime 521…»); G. Cornacchia, Ricordi di economia campestre, Teramo, Giuseppe Marsilii, 1831 [ristampa anastatica: Sala Bolognese, Arnaldo Forni, 1983, a cura del Consorzio di difesa delle produzioni intensive – Teramo], t. I, Cap. XIV, Divisione delle coltivazioni [anche delle viti]; Cap. XX, Viti, Olivi, Frutteti; t. II, Cap. I, Della Cantina e del Vino,  [f.1-2] f.t., Strettojo da Olio e da Vinacce; A. Amary Storia naturale inorganica della provincia teramana, Aquila, Tipografia Aternina, 1854 [ristampa anastatica a cura del Centro Culturale Aprutino, Bellante (TE), con scritti di G. Di Cesare, Ai Signori sottoscrittori, pp. VII-XIV; Indice onomastico e toponomastico, pp. XXXV-XLIV (Bisènti, p. 14, p. 125; Cermignàno, pp. 13-14, p. 108); M. Sgattoni, Presentazione, pp. XV-XIX; 1. “Memorie” scientifiche di Antonio Amary pubblicate o segnalate ne «Il Gran Sasso d’Italia» di Ignazio Rozzi, pp. XX-XXIII; 2. Scritti, pp. XXIV-XXXI; Clary Caradonna Carelli, Introduzione, pp. XXXII-XXXIII]; «Monografia della provincia di Teramo», Teramo, Giovanni Fabbri, 1893, vol. III, Condizioni economiche, Cap. XIX, L’Agricoltura nella provincia di Teramo. Cenni del prof. Prospero Celli, e più in particolare il § Estensione territoriale – Zone agrarie, e il § Coltura della vite; Ignazio Rozzi e la storia dell’agricoltura meridionale. Convegno (Teramo, 28-29 giugno 1970) organizzato dal Centro di Ricerche Storiche “Abruzzo Teramano”, S. Atto di Teramo, Edigrafital, 1970 [con “interventi” relativi anche alla viticoltura]; Centro di Ricerche Storiche “Abruzzo Teramano” (a c. di), Una Rivista agraria dell’Ottocento preunitario: «Il Gran Sasso d’Italia» di Ignazio Rozzi, S. Atto di Teramo, Edigrafital, 1970 [anche con riferimenti sui vitigni, sui vini, sui mosti, ecc., pubblicati sulla «Rivista»].

[ii] L’A. allude forse alla sapa, che ci viene descritta da Plinio nel XIV Libro della Naturalis Historia, ma in questo procedimento il mosto è ridotto mediante ebollizione alla metà mentre il defrutum risulta ridotto di due terzi.

[iii] Non è dello stesso avviso G. Battista Pacichelli, il quale nelle sue Lettere familiari, istoriche ed erudite, Tomo I,  Napoli 1695, soggiornando a Penne come Visitatore degli Stati Farnesiani, poté degustare “moscati crudi” a proposito dei quali osserva : “E allora conobbi in vero che non sono malagevoli nell’Abruzzi i vini non bolliti, se da persone non pigre dipendano le vendemmie”, volendo con tale osservazione sottolineare, come fa anche A. Bacci nel 1596 nel suo trattato De naturali vinorum historia (a proposito dei vini prodotti nella Marsica circa Fucinum lacum) che i  vini crudi richiedono grande attenzione e maggior lavoro, se non impegno, rispetto ai cotti.

[iv] Cfr. A. Bacci, De vinis Italiae ecc., Libro V (De locis ac vinis circa Fucinum Lacum), Roma 1596. È significativa a proposito la circostanza che il trebbiano non sia annoverato fra i vitigni elencati negli Statuti del 1598 di Lanciano, il che lascia supporre che dall’area Marsa tale vitigno si sia diffuso nel resto della Regione.

[v] G. Moretti, Evoluzione della viticoltura nella Marca Anconetana a partire dal 1871; in AA. VV. Vitigni e vini della Marca di Ancona, a cura di R. Ceccarelli e della C.C.I.A.A., Prov. di Ancona 1998. Cfr. anche Il Montonico. La riscoperta di un vitigno, a c. di G Moretti, L. Seghetti, B. Serra, A. Tarquini, in “Vignevini”, 2001, n. 1-2.

[vi] “Oppio”, “Acero Oppio”, varietà di “Acero campestre” (acer campestre L.).

[vii] Oggi sappiamo che questa ‘negatività’, evidenziata nella prima metà dell’800 soprattutto dai Viaggiatori inglesi (E. Lear e R. Keppel Craven), è stata riscattata a Montorio al Vomano (Teramo) da alcune Aziende che producono un raffinato vino cotto, assai apprezzato soprattutto come “digestivo”.

[viii] G. De Plato, I vini annosi abruzzesi; in “Annali delle Stazioni Agrarie Sperimentali”, vol. XLI, 1908, p.673.

[ix] Secondo alcuni Autori il Bianchello del Metauro è da annoverarsi tra i vini destinati ‘in futuro’ a rappresentare la viticoltura marchigiana. Cfr. Dalla vite al vino. Miti, tradizioni, arte e storia, a cura di B. Salvucci e con il patrocinio della Prov. di Macerata e l’Ass. Pro Loco Piediripa; Pollenza (Mc.) 2001. 

[x] Cfr. AA. VV., Quarta Sagra del vino; Vittorito, 7-8 agosto 1998, con il Patrocinio del Comune di Vittorito. Per il problema, in generale, cfr. G. Dell’Orso, Aufinum-Ofena. La Terra dei Padri; Japadre Ed., L’Aquila 1999.

[xi]Cfr. Vitigni e vini della Marca di Ancona, a cura di R. Ceccarelli, CIA, Ancona 1998. In territorio di Osimo e Loreto il chiapparone è noto anche con il sinonimo di biancame. Cfr. AA.VV., Primi studi sulle viti della Prov. di Ancona eseguiti nel 1871 dalla Commissione Ampelografico, Ancona 1871.

[xii] Cfr. R. Forlani, Il vino cotto nella Regione Aprutina; in ‘Agricoltura Italiana’, n° 539, Anno 1904. Nella prima metà dell’800 furono i Viaggiatori Europei del Grand Tour, soprattutto gli inglesi Keppel Craven ed Edward Lear, a lanciare anatemi nei confronti del vino cotto aprutino, in special modo contro quello prodotto a Montorio al Vomano. Vedasi per tutti K. Craven, Viaggio attraverso l’Abruzzo e le Province Settentrionali del Regno di Napoli, vol. I, a cura di I. Di Iorio, Sulmona 1982.

[xiii] L. Franchetti, Condizioni economiche ed amministrative delle Province Napoletane, Firenze 1875.Cfr. anche F. Cercone, La meravigliosa storia del Montepulciano d’Abruzzo, Amaltea Ed., Corfinio 2000.

[xiv] Come del resto sembra evincersi anche dalle indagini pubblicate nei repertorii dell’epoca (cfr. supra,*). Vogliamo esprimere un vivo ringraziamento alla dott.ssa Claudia Rita Castracane, già Direttrice dell’Archivio di Stato di Teramo, per la preziosa collaborazione offertaci al momento delle nostre ricerche.

[xv] G. Pansa, Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo, vol. II; Sulmona 1927.




GROTTA DELLE FARFALLE

Inaugurato il parco giochi. Uno spazio per i bambini a due passi dalla Via Verde, in contrada Vallevò

Rocca San Giovanni, 8 giugno  2024.   È stato inaugurato questa mattina, in Contrada Vallevò a Rocca San Giovanni, il parco giochi Grotta delle Farfalle, finanziato con i Fondi per interventi di rigenerazione urbana dipartimento territorio e ambiente Regione Abruzzo, L.R. n. 6/2023 e n. 46/2023.

Con il progetto di “Rigenerazione urbana volta a valorizzare il patrimonio ambientale nella zona del litorale”, l’amministrazione comunale ha realizzato  un luogo accogliente riservato ai giovani, uno spazio dedicato al divertimento dei bambini, nonché un’area dove le famiglie possono trascorrere momenti piacevoli all’aria aperta. Il tutto nei pressi del sentiero che conduce alla riserva naturale e a ridosso della Via Verde della Costa dei Trabocchi.

Per il sindaco di Rocca San Giovanni, Fabio Caravaggio: “Dopo l’inaugurazione dell’area fitness in contrada Perazza, oggi inauguriamo un nuovo parco in contrada Vallevò, proseguendo con l’obiettivo che ci siamo prefissati ad inizio mandato, ovvero quello di creare aree verdi nelle diverse zone del territorio. Il parco è a ridosso della Via Verde e all’imbocco del percorso naturalistico che conduce alla riserva naturale Grotta delle Farfalle, punto strategico per tutti coloro che vogliono concedersi qualche momento di riposo e relax, nonché punto aggregativo per i tanti ragazzi residenti in questa zona”.

Per il vicesindaco, Erminio Verì : “L’opera, che è stata realizzata grazie a  fondi di enti sovracomunali, per cui non si è inciso sulle casse del Comune, è finalizzata alla riqualificazione urbana della zona ma anche a garantire un servizio sociale che a Vallevò mancava. Ora, in seguito alla riqualificazione dell’area da tempo inutilizzata, i bambini della contrada posso giocare al parco. Inoltre, per l’intervento di riqualificazione, sono stati usati solo legno e materiali naturali, sicuramente belli da vedere ma anche funzionali e perfettamente inseriti nel contesto naturalistico”.




DIORAMA FESTIVAL

Villa Frigerj, NOBILE d’origine, POP per vocazione: è la Villa Comunale di Chieti.

Chieti, 7 giugno 2024. Tutto pronto per il Diorama Festival che approderà a Chieti sabato 8 Giugno dalle 17 in poi nell’area antistante Villa Frigerj, Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. L’edizione 2024 di Diorama Festival, in collaborazione con il Comune di Chieti, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio Chieti-Pescara, la Direzione Regionale Musei Abruzzo e la Regione Abruzzo, torna a mettere insieme Musica, Arte, Territorio: un percorso itinerante e gratuito per (ri)scoprire i luoghi più suggestivi della nostra regione. La quarta edizione della manifestazione, nata nel 2021 ad opera dell’organizzatore e direttore artistico del festival, Paolo Cicalini con l’obiettivo di accendere una luce sui luoghi più iconici, identitari, suggestivi della nostra regione, promuove una speciale esplorazione dell’Abruzzo attraverso gli interventi di arti visive contemporanee e musica di ricerca, con una vetrina turistico-culturale sulle incredibili e, finora in parte, inesplorate potenzialità d’Abruzzo.

“Abbiamo fortemente voluto questo Festival che concretizza un grande potenziale della città, che è quello che nasce dall’apertura naturale alle arti che Chieti ha con la sua storia e il suo paesaggio e alla propensione alla sostenibilità che dal primo giorno di mandato stiamo sviluppando – così il sindaco Diego Ferrara, con il vicesindaco e assessore alla Cultura Paolo De Cesare e gli assessori ad Ambiente e Lavori Pubblici Chiara Zappalorto e Stefano Rispoli che sono stati motore dell’evento – . Siamo certi che questo evento porterà una carica positiva di energia e novità alla nostra città e lieti che si svolga davanti a uno dei musei archeologici della città e del territorio. Abbiamo coinvolto Formula Ambiente sul tema della sostenibilità e i veri protagonisti del futuro che sono i bambini per costruire un percorso di sensibilizzazione incentrato sull’utilizzo prezioso dell’acqua: i bambini apriranno il Festival su questo tema e consegneranno alla città dei pensieri che diventeranno un’installazione, un muro con tante simboliche goccioline di acqua, dentro cui saranno scritti i consigli dei bambini per non sprecarla. Invitiamo la cittadinanza a partecipare e anche i centri vicini a venire a Chieti per scoprire come il format già rodato della manifestazione, riesca a dare voce anche alla nostra realtà in una filiera culturale su cui vogliamo punta e contare sempre di più per il futuro”

“Siamo orgogliosi di aprire l’edizione 2024 a Villa Frigerj, in un luogo incredibile, che cercheremo di rendere, se possibile, ancora più sorprendente – così il direttore artistico Paolo Cicalini – . Una data cercata, voluta, costruita con enorme impegno, ancor più perché siamo orgogliosi di poter contare su collaborazioni istituzionali di questo calibro, con la Soprintendenza, la DRM Abruzzo e, naturalmente, quella del Comune di Chieti che ha fortemente voluto, per la prima volta, Diorama Festival sul territorio Teatino. Vogliamo rendere alla comunità che ci ospita ed al pubblico che ci segue un momento da incorniciare, per iniziare questo percorso 2024 all’insegna della bellezza. Per quanto riguarda i contenuti musicali, interessantissimo e molto promettente il live di Perlaluna, cantautore e producer romano, ma senz’altro stupendi saranno anche gli interventi di altri 3 artisti, tutti teatini: Luca Faieta, Andrea Tempo e Fabrizio Mammarella, icona abruzzese, nel mondo, della musica elettronica”.

“Presenteremo, in un luogo così iconico, il primo artista selezionato per LUMEN, la rassegna di arti visive del Diorama Festival 2024: Alessandro D’Aquila, teatino DOC, che si sta facendo apprezzare su tutto il territorio italiano nel campo dell’arte contemporanea – aggiunge Gioia Di Girolamo – . Essere riusciti a creare questo contenitore, per esporre le opere digitali di Alex, nella propria città, ci rende felicissimi, non vediamo l’ora che le luci del tramonto si abbassino per darsi il testimone con le luci di LUMEN, con le luci di Alessandro D’Aquila”.

Il Programma

–           Ore 09.00 – 19.30. Visita al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo (visita il sito per biglietti ed informazioni)

–           Ore 17.00. “La nostra idea di sostenibilità” – un progetto ideato e curato dagli studenti delle scuole primarie di Chieti.

–           Ore 18.00. LUMEN#1 con Alessandro D’Aquila in “Tavole Ottometriche Poetiche”.

–           Ore 18.00 fino all’01.30. Musica con: Luca Faieta, Andrea Tempo, Fabrizio Mammarella ed il live di Perlaluna

Inoltre, stand di street food abruzzese con Mo Scì Street Food, prodotti tipici locali con Birrificio Garagardo45 e Vini Monteselva, stand con la Libreria De Luca di Chieti e Fregnissimo di Luigi Bottini.

Direzione Artistica ed Organizzazione: Paolo Cicalini

Direzione Artistica Arti Visive e Comunicazione: Gioia Di Girolamo

Main Sponsor: Autoabruzzo. Sponsor e Partner: Formula Ambiente, Lux Servizi, MrWeezy, Antifire Group, MYDW, ARCI Chieti, Comaf Italia, Ultrastudios Digital




LA RINASCITA DI THE SCHOOL VOICE

Un progetto scolastico innovativo all’istituto Tecnico Statale Galiani-De Sterlich di Chieti

Chieti, 7 giugno 2024. Nell’era digitale, le opportunità di apprendimento e comunicazione si stanno espandendo a ritmi senza precedenti. Un esempio luminoso di questa evoluzione proviene dall’Istituto Tecnico Statale Economico e Tecnologico “Galiani – De Sterlich” di Chieti, dove un progetto scolastico ha portato alla rinascita della web radio “The School Voice”. Grazie alla collaborazione con lo staff di Radio Teate On Air (la web radio teatina guidata dall’associazione Erga Omnes), gli studenti hanno avuto l’opportunità di imparare e mettere in pratica competenze preziose nel campo della comunicazione e della produzione radiofonica.

Questa web radio non è una novità per il Galiani-De Sterlich; tuttavia, è stata recentemente rivitalizzata attraverso un progetto scolastico innovativo fortemente voluto dalla Dirigente Prof.ssa Simonetta Longo e dal gruppo di docenti: Andrea Di Gregorio, Manuela Fusilli,  Gianni Totaro, Maria Concetta Leone.

L’iniziativa ha coinvolto studenti e insegnanti in un percorso formativo intensivo, progettato per insegnare le basi della radiofonia e per sviluppare competenze pratiche che spaziano dalla scrittura, alle interviste, alla gestione tecnica delle trasmissioni e della grafica dei podcast.

Gli studenti coivolti sono stati: Vanessa D’Arcangelo, Alessia Sassano, Melisa Nuhas, Irene Di Carlo, Gaia D’Andrea, Rebecca D’Orazio, Caterina Capuzzi, Serena Torto, Leonardo Ferri, Larisa Burnichioi, Giulia Riccitelli, Alessia Nicolò, Alice Gentile, Achille Marasca

Il successo del progetto deve molto alla collaborazione con Radio Teate On Air. Alcuni membri dello staff composto da Chiara Padula, Maria De Palma, Lorenzo Cugini, Gianmarco Garofalo, Pasquale Elia e Davide Colaiocco hanno offerto una formazione completa agli studenti, condividendo le proprie conoscenze ed esperienze in ambito radiofonico. Questa partnership ha permesso agli studenti di apprendere non solo la teoria, ma anche e soprattutto di acquisire esperienza pratica attraverso sessioni di formazione sul campo.

Il progetto “The School Voice” rappresenta un esempio concreto di come l’educazione può andare oltre i tradizionali metodi di insegnamento in classe. Gli studenti non solo hanno avuto l’opportunità di imparare nuove competenze tecniche, ma hanno anche sviluppato soft skills importanti come il lavoro di squadra, la comunicazione efficace e la gestione del tempo.

Con la formazione ricevuta e l’entusiasmo generato dal progetto, la web radio della scuola è ora pronta a crescere e a diventare una parte integrante della vita scolastica. Gli studenti possono continuare a produrre contenuti, contando sul supporto continuo di Teate On Air, migliorando costantemente la qualità delle loro trasmissioni, sperimentando nuove forme di espressione e coivolgendo i loro compagni.

La rinascita di “The School Voice” rappresenta un traguardo significativo per l’Istituto Galiani-De Sterlich e per la comunità scolastica. In sinergia con la web radio di Chieti “Teate On Air”, ormai punto di riferimento per molti giovani e non solo, gli studenti hanno avuto l’opportunità di immergersi nel mondo della comunicazione, acquisendo competenze preziose che potranno utilizzare nel loro futuro accademico e nella vita professionale. Questo progetto dimostra come la scuola possa diventare un laboratorio di innovazione e creatività, capace di preparare i giovani alle sfide del mondo moderno e di stare a contatto con il territorio.

“The School Voice” è disponibile sul sito istituzionale della scuola al seguente indirizzo, oltre che su Instagram e Facebook: https://www.galiani-desterlich.it/radio-web-galiani-de-sterlich