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RICOVERI AGRO PASTORALI 

Le capanne in pietra a secco

Chieti, 5 luglio 2024. La temperatura alta ed afosa, ci ha fatto scegliere di fare una traversata in discesa da Passo Lanciano, (1318 m), il luogo in cui ci ha accompagnati un amico, alla località Acquafredda di Roccamorice (820 m), dove abbiamo parcheggiata la vettura. Prevedendo che per fotografare ed esplorare le capanne in pietra a secco, un patrimonio culturale che non si deve dimenticare, era indispensabile molto tempo, questa scelta è stata vincente!

Il codice alfanumerico del sentiero nel Parco Nazionale della Maiella, che offre suggestione e fascino, è CP (Capanne in Pietra a secco). Insieme ad Antonio e Claudio, si è unito un fotografo professionista, Roberto, che ha scattato foto eccezionali. Sono rimasto colpito da una scultura in pietra bianca della Maiella, che era la prima volta che vedevo, (immagino che è stata realizzata dagli scalpellini di Lettomanoppello), situata nel piazzale parcheggio di Passo Lanciano, in ricordo dei 262 minatori vittime della tragedia che si è verificata l’8 agosto 1956 al Bois du Cazier, una miniera di carbone nel comune di Marcinelle, Belgio. Le vittime italiane sono state 136, delle quali 60 abruzzesi e di questi, 23 di Manoppello.

Iniziamo a camminare da Passo Lanciano (1318 m), verso Colle Dell’ Astoro, (1000 m), orientamento OVEST. Si attraversa un fitto bosco di pini e faggi per raggiungere una “valletta”, in località Arcarelli dove c’è uno dei più bei e tutelati complessi Agro Pastorali di pietra della Maiella, “La Valletta”, (1244 m).

(Probabilmente il nome deriva dal luogo dove si trova). È formata da capanne unite da muretti. Interessante l’arco ogivale del mungitoio e la capanna più grande, architettata su due piani. Qui dormiva la famiglia, che nel periodo estivo si trasferiva dal paese in montagna, per lavorare i campi terrazzati, visibili intorno al complesso. Da notare le pietre modellate ed incastrate come un puzzle, che combaciano perfettamente. Le capanne, costruite dai pastori e contadini, venivano utilizzate sia come dormitorio che mungitoio.  Seguitiamo a camminare nel bosco e, protetti dal sole, raggiungiamo il complesso La Vasca, formato da quattro capanne.

È così nominato per la caratteristica vasca trapezoidale scolpita nella pietra, che dava da bere agli animali.  Anche qui c’è un ingresso ogivale costruito con due pesanti rocce piatte, che si appoggiano per formare una piramide. Non cadono, anzi sopportano quintali di pietre sistemate al di sopra di esso… Un ingegno pastorale. Una capanna ha una finestra di scarico sul lato posteriore che la rende luminosa e panoramica. Usciamo dal bosco e proseguiamo l’escursione, nella valle molto soleggiata, nascosti nella quasi impenetrabile e fitta felceta, alta circa due metri. Il panorama dei paesi della Val Pescara e della catena del Gran Sasso è grande. Anche questa è una bella esperienza. Arriviamo ad una capanna che Antonio descrive spettacolare. Impossibile raggiungerla perché coperta dalle felci e rovi.

È la capanna Malezia… Scorgiamo l’unico e solitario albero e ne approfittiamo per mangiare il panino, rilassati, felici, emozionati, godendo per tutto quello che abbiamo visto. Per arrivare alla località Acquafredda di Roccamorice, dove è parcheggiata la vettura, ci sono ancora capanne, ruderi e una fonte che erogava un filo d’acqua e rappresenta l’attuale cambiamento climatico. Un breve cenno storico da approfondire prossimamente è la segnaletica per arrivare al vicino Campo di Detenzione e Lavoro di Acquafredda. In questa località restano alcuni ruderi di una delle costruzioni del campo di Prigionia di Acquafredda.

Concludendo, è un percorso di storia, tradizione, panorama, flora, fauna, ambiente, silenzio e frutti di bosco 

Distanza 6.5 km

Dislivello 600 m

Tempo 4 ore

Difficoltà E ESCURSIONISTICO

Luciano Pellegrini

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