DECIMO FESTIVAL DEL GRAN SASSO

L’anniversario: dieci anni di Gran Sasso

L’Aquila, 8 luglio 2024 Il Festival del Gran Sasso si conferma come la manifestazione con maggiore storia, resilienza e continuità della montagna più alta e bella degli Appennini.

È stato ideato nel 2012 come una sezione estiva del L’Aquila Film Festival ma  i primi fondi disponibili per l’avvio sono stati trovati soltanto nel 2014 quando è stata realizzata una tre giorni di proiezioni tematiche nel piazzale di Fonte Cerreto.

Ci si trovava nel primo “dopo-sisma” aquilano e il turismo sul Gran Sasso non viveva un periodo d’oro; ugualmente il Turismo lento non era ancora decollato e questa prima edizione diede un po’ l’idea di una “cattedrale nel deserto”.

Per questo nel 2015 il Festival del Gran Sasso è stato completamente ridisegnato diventando per diversi anni il vero e proprio punto di riferimento turistico e culturale del Gran Sasso realizzando una grande rete di operatori turistici (guide, albergatori, ristoratori, associazioni culturali) che tramite il Festival del Gran Sasso proponevano unitariamente i propri servizi: attraverso tutti i Comuni montani il Festival del Gran Sasso ha realizzato e distribuito guide del territorio, degli eventi, mappe e informazioni turistiche di ogni tipo, sempre affiancando a questa fase di rete la proposta di propri eventi culturali, sportivi e, soprattutto, cinematografici.

Il covid ha poi spinto ad un anno di pausa dovuto non soltanto alle difficoltà della pandemia stessa ma anche alla necessità di un ripensamento: il turismo sul Gran Sasso era cambiato e nuovi operatori e manifestazioni si stavano affacciando all’orizzonte e il grande lavoro di rete realizzato sembrava non più indispensabile potendo tornare a concentrarsi sull’aspetto spettacolistico e culturale.

In questi dieci anni il Festival del Gran Sasso ha prodotto e distribuito decine di migliaia di guide e mappe, realizzato decine di proiezione e spettacoli, organizzato escursioni e degustazioni collaborando con tutti gli operatori presenti nel versante aquilano del Gran Sasso.

I momenti del cuore sono stati senz’altro la proiezione a Fonte Vetica di “Continuavano a chiamarlo Trinità” per i 50 anni del film con la presenza di Terence Hill e di Cristiana Pedersoli, figlia di Bud Spencer e quella de “Il Piccolo Principe” nel piazzale davanti a Santa Maria della Pietà, sotto Rocca Calascio, in una notte stella di San Lorenzo o le escursioni “Dagli Appennini alle onde” in cui un numero ristretto  di fortunati è stato accompagnato fino alla vetta del Gran Sasso e poi giù fino al mare adriatico a riposare in spiaggia dopo un pranzo di arrosticini e una cena di pesce. Ma tante volte sono stati attraversati i territori, i borghi e i paesaggi del Gran Sasso, sempre in maniera lenta, vicina e sincera.

La decima edizione, 13/21 luglio 2024

La decima edizione del Festival del Gran Sasso avrà luogo nei Comuni di Castel del Monte,  L’Aquila, Navelli e Santo Stefano di Sessanio e sarà aperta il 13 luglio da un evento davvero eccezionale: Liliana Cavani, Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia 2023, madre nobile del Cinema italiano, presenterà in prima assoluta mondiale la versione restaurata di MILAREPA (1974) girato a Campo Imperatore e tra i primi film della sua lunga ed importantissima produzione cinematografica.

La suggestiva cornice di Castel del Monte, dunque, ospiterà il ritorno sul Gran sasso della grandissima autrice, un’occasione unica e imperdibile quindi di incontrare e dialogare con Liliana Cavani alla quale prenderà parte anche Piercesare Stagni, Presidente della neo-costituita Abruzzo Film Commission e storico del Cinema. Il paese di Castel del Monte sarà coinvolto nell’accoglienza dell’illustre ospite e parteciperà mettendo in mostra le proprie tradizioni ed anche le proprie eccellenze enogastronomiche in un momento conviviale conclusivo.

Il giorno 14 luglio il Festival del Gran Sasso animerà poi il borgo di Sant Stefano di Sessanio ospitando l’abruzzese Paride Vitale, personaggio televisivo, scrittore e noto PR milanese, per la presentazione del suo libro “D’amore e d’Abruzzo. Guida sentimentale alla Regione più bella del mondo”; seguirà il nuovo format del Festival del Gran Sasso“CARTOONS ON THE MOUNTAIN” ovvero la proposta di cortometraggi d’animazione a tema montagna da godere insieme ad una visita al Borgo di Santo Stefano di Sessanio e alla sua Torre medicea. Ancora: Marcello Sacerdote e Flavia Massimo metteranno in scena “LUPO IN-CANTO”, un racconto in musica sulla figura del lupo e del suo rapporto con l’uomo.

A L’Aquila, poi, nei giorni martedì 16 e giovedì 18 luglio, continueranno le proiezioni a tema montagna presso la sede del locale CAI, partner storico del Festival del Gran Sasso: il regista e produttore cinematografico Luca Cococcetta, di ritorno dal Trento Film Festival dove ha proiettato in anteprima assoluta il suo MONTECORNO, presenterà al pubblico aquilano tre medio metraggi visti ed apprezzati  proprio in occasione della prestigiosa manifestazione trentina: BODY OF A LINE, di Henna Taylor, DESCENDANCE, di Michael Haunschmidt e þHETTA REDDAST, di Valentin Rapp; Andrea fringuelli, quindi, accompagnerà la proiezione del suo TOMICA E LE VIE SEGRETE DELLA SIBILLA.

Sabato 20 luglio il Festival del Gran Sasso tornerà alle falde del Gran Sasso per un convegno sulla promozione culturale della montagna, a Navelli presso la sala consiliare, con i prestigiosi interventi di Paolo Federico, Sindaco di Navelli e Presidente GAL Gran Sasso-Velino, Ersilia Lancia, Assessore al Turismo del Comune dell’Aquila, Ugo Marinucci, Presidente CAI L’Aquila, Mauro Leveghi, Presidente Trento Film Festival, Javier Barayazarra, Presidente Mendi Film Festival di Bilbao e Int. Alliance for Mountain Film, Gianluca Rossi, Cervino Mountain Festival, Fabiano De Martin Topranin, curatore del progetto Space Days Vol. 3, Luigi Faccia, responsabile organizzazione Festival della Montagna dell’Aquila, Piercesare Stagni, Presidente Abruzzo Film Commission, i registi Luca Cococcetta, Lorenzo Pallotta, Andrea Frenguelli e Roberto Zazzara, Peppe Vitale, gestore del Cinema Ettore Scola di Pescasseroli, Massimo Stringini, curatore del Festival Paesaggi sonori e Federico Vittorini, Direttore Artistico Festival del Gran Sasso/L’Aquila Film Festival.

Al termine del convegno sarà proiettato TRANSUMANZA di Roberto Zazzara, racconto della transumanza sul Tratturo Magno, con la presenza sullo schermo del compianto Pierluigi Imperiale.

Per chiusura il Festival del Gran Sasso tornerà a Santo Stefano di Sessanio con lo spettacolo PERSINO LE MONTAGNE PIÙ ALTE di Verdiana Vono, la regia Stefania Tagliaferri e con Andrea Cazzato e Eleonora Cicconi sul tema attuale e drammatico del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci; sarà quindi la volta dell’Orchestra Policulturale di Piazza Palazzo, altra “figliuola” del L’Aquila Film Festival e del Festival delle Culture in particolare, che si esibirà durante una “chiacchierata enogastronomica” con il cast del film IL RAGAZZO E LA TIGRE, pellicola poi scelta per chiudere l’edizione 2024 del Festival del Gran Sasso con una proiezione all’aperto nella Piazzetta Medicea di Santo Stefano di Sessanio.




FESTIVAL DELLE CITTÀ DEL MEDIOEVO

Grande successo per la seconda edizione. Già svelato il tema del prossimo anno, “le città e il cibo”

L’Aquila, 8 luglio 2024 -“Il successo del Festival delle città del medioevo e il crescente interesse locale e nazionale per l’iniziativa ci proietta già alla terza prossima edizione, che avrà come tema Le città e il cibo. Un argomento attrattivo da tanti punti di vista, che permetterà, ancora una volta, di incrociare gli sguardi e consentire l’incontro tra grandi storici, ricercatori, attori, performers, rievocatori, studiosi di alimentazione ecc. per un’occasione di alto impatto divulgativo e culturale che porrà ancora al centro l’Università e il Comune dell’ Aquila”.

Ad affermarlo sono Amedeo Feniello e Alfonso Forgione, professori di Storia e Archeologia medievale al dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila e curatori scientifici del Festival delle città del medioevo, la cui seconda edizione si è conclusa ieri, domenica 7 luglio. Organizzato da Università e Comune dell’Aquila, il Festival ha come protagonisti alcuni dei maggiori storici italiani e internazionali.

Per quattro giorni, l’Auditorium del Parco e il Parco del Castello hanno ospitato incontri, simposi, lezioni-spettacolo, concerti, laboratori, mostre, mercatini, fiere del libro e rievocazioni storiche.

“Le città e l’acqua” è stato il filo conduttore degli eventi presenti in cartellone quest’anno.

Tra i momenti salenti, le cronache di Buccio da Ranallo lette da Laura Morante; Marco Polo raccontato da Luca Molà; la geopolitica dell’acqua spiegata da Dario Fabbri e la storia del Mediterraneo vista attraverso la figura di Ulisse nella tavola rotonda con Franco Cardini, José Ruiz-Domènec e Luigi Mascilli Migliorini. E poi ancora la serata d’autore con Alessandro Vanoli e i professori UnivAQ Amedeo Feniello, Alfonso Forgione e Marcello Di Risio che hanno parlato dei grandi fiumi europei, svelato i segreti degli acquedotti romani, spiegato come anche la storia e la geografia dell’Abruzzo siano stati plasmate da un fiume, l’Aterno.




MOSTRA DI ARTISTI ABRUZZESI

La pietra della Maiella nella scultura contemporanea

Lanciano, 8 luglio 2024. “La pietra della Maiella nella scultura contemporanea” è la mostra in svolgimento tra le suggestive arcate dell’auditorium Diocleziano a Lanciano (Ch), in piazza Plebiscito. Essa ha preso il via lo scorso 6 luglio e andrà avanti fino al prossimo 28 luglio. È stata promossa dall’Associazione “Amici di Lancianovecchia”, presieduta da Raffaele Filippone, e curata dagli artisti Antonio Di Campli e M.F. Petronio Del Ponte. Sono 22 gli scultori che, con le proprie opere, con i propri percorsi artistici personali, anche importanti, tracciano un racconto legato alla pietra della Maiella, rinomata per la sua bellezza, versatilità e importanza storica. Ad esporre Giorgia Tiberio, Angela Pop, Adalgisa Del Ponte, Antonio Di Campli, Claudio Gaspari, Ettore Altieri, Fabio Di Paolo, Giuseppe Colangelo, Nicola Antonelli, Paolo Spoltore, Raffaele, Mucilli, Franco Aceto, Sandro Aceto, M.F. Petronio Del Ponte, Valentino Giampaoli, Silvino Di Giambattista e Mauro Di Pietrantonio. Ci sono anche lavori di artisti scomparsi: Concetta Palmitesta, Gennaro D’Alfonso, Nicola Farina, Angelo D’Astolfo, Guglielmo Giuliante.

Utilizzata fin dall’antichità, la pietra della Maiella ha giocato un ruolo cruciale nell’architettura e nell’arte locali. Formata nel periodo Mesozoico, milioni di anni fa, questa pietra è il risultato di processi sedimentari marini che hanno compattato conchiglie, coralli e altri organismi marini.  Le sue proprietà meccaniche e la facilità con cui può essere lavorata la rendono ideale per sculture e decorazioni architettoniche.

 “Questa pietra e le molteplici possibilità di dialogo artistico che essa offre, grazie alla varietà tipologica, conseguente al luogo di estrazione, – spiegano i promotori dell’iniziativa – non è solo un materiale, ma un simbolo della cultura e dell’identità dell’Abruzzo. La sua estrazione e lavorazione sono tradizioni artigianali che si tramandano da generazioni, contribuendo a mantenere vive le tecniche e le conoscenze antiche”. Come ad esempio per gli scalpellini di Pennapiedimonte (Ch), ai quali la mostra fa un accenno storico.

La lavorazione di questa pietra è spesso accompagnata da leggende e racconti popolari, che rafforzano il legame tra la comunità e il territorio.

“La pietra della Majella – viene ancora rimarcato – rappresenta un tesoro della nostra regione, unendo storia, cultura e natura in un materiale che continua a ispirare e affascinare. Attraverso le sue applicazioni architettoniche e artistiche, essa traccia la storia di una regione e delle persone che la abitano, custodendo la memoria del passato e guardando al futuro con rinnovata vitalità. La mostra costituisce un importante momento culturale: un evento che mira a far conoscere ai visitatori la bellezza della Pietra che, scolpita, è morbida, sinuosa, quasi vibrante. Un’esposizione attraverso la quale si evince la maestria degli artisti che la animano, ben radicati alla tradizione scultorea del passato, ma, allo stesso tempo, proiettati verso un innovativo linguaggio”.




MUCILLAGINE NEL LITORALE

Pescatori in ginocchio. Il Flag Costa dei Trabocchi, Fedagripesca e gli operatori chiedono l’intervento delle istituzioni

Ortona, 8 luglio 2024. La presenza della mucillagine che in queste settimane sta interessando il litorale adriatico, dal Friuli-Venezia Giulia alla Puglia, rischia di mettere in ginocchio la piccola pesca e le vongolare del litorale teatino. Il grido d’allarme arriva dal Flag Costa dei Trabocchi e da Fedagripesca che, in questi giorni, stanno raccogliendo le diverse segnalazioni da parte degli operatori del settore e che vogliono farsi portavoce di richieste a livello nazionale e regionale in grado di andare incontro alla categoria.

«Il problema è molto serio e sta penalizzando soprattutto gli operatori della piccola pesca, che rappresentano l’80 per cento della flotta abruzzese, e le vongolare perché, non potendo lavorare, sono senza reddito», commenta il presidente del Flag, Franco Ricci. «Il punto non è solo quanto durerà la presenza della mucillagine, ma soprattutto i danni che farà. Il rischio, infatti, è che una volta che si tornerà alla normalità, e ci auguriamo il prima possibile, la mucillagine possa aver sterminato il prodotto e questo, chiaramente, avrebbe delle ripercussioni gravi nel lungo periodo per la categoria».

Per questa ragione il Flag Costa dei Trabocchi è in costante contatto anche con le associazioni di categoria, tra cui Fedagripesca che, insieme a Legacoop agroalimentare e Agci Agrital ha già avanzato delle richieste alle istituzioni. «Sulla scia di quanto già chiesto a livello nazionale», spiega la responsabile regionale per l’Abruzzo di Fedagripesca, Paola D’Angelo, «ribadiamo la necessità di un intervento concreto da parte delle istituzioni, nazionali ma anche regionali». Fedagripesca, infatti, ha chiesto alle Regioni interessate, tra cui appunto l’Abruzzo, la possibilità di attivare misure di tutela sociale per i lavoratori di tutti i mestieri di pesca colpiti così come, per il sistema dello strascico, di esaminare l’opportunità di anticipare, in alcuni compartimenti, la misura di fermo o altre soluzioni utili ad arginare gli effetti della mucillagine.

A dirsi particolarmente preoccupati sono tutti gli operatori della costa teatina di competenza del Flag, da Francavilla a San Salvo.

«È una vera disgrazia», commenta Donato Nunziato, pescatore di Francavilla. «Non lavoriamo da oltre 20 giorni ma nessuno si preoccupa della piccola pesca e noi operatori ci sentiamo abbandonati».

«Speravamo fosse un problema passeggero, come accaduto in passato. Invece siamo fermi ormai da due settimane», evidenzia Giuseppe Graziani, operatore di piccola pesca di Ortona, «perché la mucillagine appesantisce le reti e rende impossibile tirarle in barca».

«Le nasse sono piene di mucillagine e le reti non si vedono proprio più e quando si prova a tirarle su, portano con sé un’ondata di mucillagine», spiega Vincenzo Verì di Rocca San Giovanni. «Da 20 giorni non possiamo più mettere le reti perché poi non riusciamo a salparle. A questo si aggiunge anche la presenza dei pesci balestra, pesci tropicali e predatori di specie locali, che sono sempre più presenti, ma non sono vendibili. Per cui ci troviamo in una condizione davvero ogni giorno più complicata».

«La consistenza gelatinosa della mucillagine», aggiunge Alessandro Marini di Casalbordino, «rende anche impossibile pulire le reti, così come rende inutile l’attività perché non c’è pesce, ma solo mucillagine che tappa le maglie».

Ancora più grave la situazione per quanto riguarda le vongolare, come evidenzia Maurizio Angotti, presidente del consorzio Cogevo Frentano che riunisce 21 operatori del settore. «La mucillagine si è accumulata sui fondali, dove ce n’è almeno un palmo, e soffoca i banchi di vongole e lumachine», rivela. «Erano almeno 15 anni che non si verificava una situazione così grave che penalizza fortemente gli operatori che operano sottocosta, proprio nel cuore della mucillagine. Noi stiamo continuando a uscire una o due volte a settimana, per valutare la situazione e per cercare di smuovere le acque, ma ogni volta la situazione appare peggiore rispetto a quella precedente».




ABRUZZO DELLE RADICI

 Convegno: un successo per il territorio!

Chieti, 8 luglio 2024. Si è svolto sabato 6 luglio nella Sala consiliare del Palazzo della Provincia di Chieti, il convegno “Abruzzo delle Radici”, organizzato dall’Associazione Italea Abruzzo in collaborazione con la Provincia di Chieti, nell’ambito dell’Anno delle Radici Italiane nel Mondo. Il tema centrale dell’evento è stato: “Quali opportunità per il nostro territorio”.

I lavori si sono aperti con i saluti istituzionali di Silvia Di Pasquale, Consigliera provinciale di Chieti, e di Nicola Campitelli, Consigliere regionale con delega all’Urbanistica e al Paesaggio, intervenuto in remoto.

Presente l’Assessore Daniele D’Amario, Sottosegretario della Regione Abruzzo con delega al Turismo e alla Programmazione, che ha sottolineato l’opportuntià di trasformare l’emigrazione in un’opportunità positiva, coinvolgendo enti locali e finanche le parrocchie per rispondere alle richieste degli emigrati alla ricerca delle loro origini.

Successivamente, Marco Cirulli e Ivan Serafini, rispettivamente Presidente e Vicepresidente di Italea Abruzzo, hanno introdotto il tema del convegno.

Gianmaria Tantimonaco, Segretario dell’Associazione, ne ha quindi illustrato le attività, partendo dalla recente partecipazione a un evento svoltosi a Toronto. Ha annunciato futuri impegni in Argentina, Australia e nord America e ha presentato il sito multilingua dell’Associazione nonché la Italea Card, un sistema di convenzioni per i viaggiatori delle radici che, grazie ad un accordo con il Ministero degli Affari Esteri, consentirà di praticare sconti ai “viaggiatori delle radici”, con benefici anche per gli iscritti all’AIRE.

Maxi Manzo, Coordinatore regionale Italea, ha condiviso la sua esperienza sul turismo delle radici soffermandosi sull’importanza del ruolo centrale dei piccoli comuni.

Ivan Serafini ha quindi raccontato l’esperienza di Toronto, dove l’Associazione ha avuto modo di incontrare 13 tour operator canadesi. Roberta Di Battista, social media manager, ha evidenziato il potenziale turistico delle aree interne della Provincia di Chieti, certamente ricche di tradizioni ma da supportare con una buona rete di servizi.

Dopo l’esecuzione di alcuni brani musicali da parte di Elizabeth Ridolfi, violinista di origine italo argentina, viaggatrice delle radici per un tour artistico in Abruzzo, il convegno si è concluso con gli interventi di Emidio Spinogatti, Presidente di Abruzzo Genealogy, e Massimiliano Cossu, Amministratore delegato di Destination Italia, che si intrattenuto in remoto sul tema della valorizzazione commerciale del territorio.

L’evento ha rappresentato un importante momento di riflessione e condivisione sulle opportunità che il turismo delle radici può offrire per lo sviluppo del territorio abruzzese.




IL FINE DEL CATTOLICESIMO POLITICO

Non è il potere ma promuovere i valori di giustizia e di pace. Come dice il Papa La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale

di don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 8 luglio 2024. “Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. No. Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce. Tanti. Questo è l’amore politico…”. Del bel discorso di papa Francesco a Trieste (50° Settimana sociale, 7.7.24) mi ha colpito molto questa sintetica affermazione.

La frase sembra implicitamente rispondere a una domanda difficilissima: in Italia c’è ancora un cattolicesimo politico?

E gode di buona salute?

Certamente apparteniamo a un Paese e a una Chiesa cattolica nazionale che ha detto e fatto molto in termini di testimonianza e attività politiche di ispirazione cattolica. Non c’è stata solo la DC, ci sono stati i cattolici impegnati nel sindacato, volontariato, mondo economico e culturale. Ci sono ancora?

Ovviamente si. Ma possono oggi definirsi come un filone culturale e politico che incide nel tessuto del Paese, come, per esempio, nel secondo dopoguerra?

Con molta difficoltà.

Quando si ha una grande tradizione alle spalle è normale farsi prendere dalla nostalgia, che riassumerei nella battuta: “Quelli si che erano bei tempi!”.

Malattia anche presente in altre forze sociali e politiche. Nessuno può negare le valide testimonianze di quei cattolici che con coscienza, competenza e sacrifici hanno contribuito a costruire il Paese. La loro testimonianza resta certamente, ma il loro tempo è passato, le lancette dell’orologio non possono essere sposate indietro, il mondo va avanti, anche tra crisi sanitarie ed economiche-sociali, neofascismi e derive autoritarie e populiste, non autenticamente per il popolo, come ha ricordato anche il papa.

Porre ancora il problema del “partito cattolico” è una cosa così stucchevole e fuori luogo che distoglie dai problemi cruciali. Che piaccia o meno il punto di partenza è quanto il Vaticano II, Paolo VI, Francesco hanno detto chiaramente: si può essere cattolici e operare in schieramenti politici diversi, purché si sia, sempre e comunque, coerenti con la propria fede.

Accettato ciò si pone il problema della testimonianza, la coerenza dei cattolici presenti nella vita sociale e politica, in qualsiasi ambito o responsabilità. Il papa ha invitato loro a “prendersi cura del tutto”. Il fine del cattolicesimo politico non è assumere potere, ottenere maggioranze o egemonie culturali. Il fine è testimoniare il Vangelo, aiutare la costruzione del Regno di Dio già su questa terra. “Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”, ha detto il papa. 

Non sono in quest’ottica gli pseudo cattolici che, sbandierando rosari o posizioni contro aborto ed eutanasia, si autoiscrivono a tradizioni culturali e religiose da cui sono lontani miglia. Ci sono anche i cattolici, pastori e laici, che corrompono e si fanno corrompere, che imprecano contro i migranti, trascurano giustizia e pace, vanno a braccetto con i potentati economici, specie quelli generosi con pingui offerte per diocesi, parrocchie e gruppi vari. Semplicemente dovremmo dire che non sono cattolici, piuttosto sono figli e nipoti degli “atei devoti” (descritti da Beniamino Andreatta) e che trattano la fede come un’ideologia. Ma le ideologie, ricorda il papa, “sono seduttrici. Qualcuno le comparava a quello che a Hamelin suonava il flauto; seducono, ma ti portano ad annegarti”. 

In questo invito alla partecipazione autentica e coerente il papa fa un ulteriore richiamo: “Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale”.

Questo è certamente un nodo delicatissimo: cattolici e democrazia. La Chiesa non è una democrazia e la democrazia è una forma di potere e partecipazione politiche. Le due istituzioni hanno fondamenti, prassi e storie completamente diverse. Confonderle crea più caos di quanto già ne esista. In materia, qui, pongo solo una domanda: ma che esperienza di democrazia fanno i cattolici nelle comunità di appartenenza?

Il cammino sinodale – mia personalissima opinione – ha fatto e fa molto fatica ad attecchire in ambito cattolico. In molti casi non è partito affatto. Anzi sono ancora vigorose tutte quelle forme accentratrici di potere, da parte di vescovi, preti e super laici, che non aiutano a pensare in termini partecipativi, democratici si direbbe nel mondo. Il clericalismo, le forme di accentramento di potere hanno ancora la meglio in nomine ecclesiastiche, amministrazione di denaro e beni comunitari, aperture alla partecipazione di tutti.

Dovremmo essere un po’ più umili quando chiediamo alle istituzioni laiche di essere più democratiche e dimentichiamo le tante “travi” nei nostri occhi. La democrazia si costruisce con persone mature, preparate e probe, che non potranno mai “sbocciare” in ambienti clericali e preconciliari. I processi democratici che il papa ci chiede di avviare partano da nuove e fondate formazione, cultura e prassi ecclesiali.

Non è solo la storia a testimoniarlo, ma anche il Vangelo: è il lievito a fermentare la massa (Mt 13). Non viceversa.

Il fine del cattolicesimo politico non è il potere ma promuovere i valori di giustizia e di pace (globalist.it)




IL FINE DEL CATTOLICESIMO POLITICO

Non è il potere ma promuovere i valori di giustizia e di pace. Come dice il Papa La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale

Globalist.it, 8 luglio 2024. “Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. No. Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce. Tanti. Questo è l’amore politico…”. Del bel discorso di papa Francesco a Trieste (50° Settimana sociale, 7.7.24) mi ha colpito molto questa sintetica affermazione.

La frase sembra implicitamente rispondere a una domanda difficilissima: in Italia c’è ancora un cattolicesimo politico? E gode di buona salute? Certamente apparteniamo a un Paese e a una Chiesa cattolica nazionale che ha detto e fatto molto in termini di testimonianza e attività politiche di ispirazione cattolica. Non c’è stata solo la DC, ci sono stati i cattolici impegnati nel sindacato, volontariato, mondo economico e culturale. Ci sono ancora? Ovviamente si. Ma possono oggi definirsi come un filone culturale e politico che incide nel tessuto del Paese, come, per esempio, nel secondo dopoguerra? Con molta difficoltà.

Quando si ha una grande tradizione alle spalle è normale farsi prendere dalla nostalgia, che riassumerei nella battuta: “Quelli si che erano bei tempi!”. Malattia anche presente in altre forze sociali e politiche. Nessuno può negare le valide testimonianze di quei cattolici che con coscienza, competenza e sacrifici hanno contribuito a costruire il Paese. La loro testimonianza resta certamente, ma il loro tempo è passato, le lancette dell’orologio non possono essere sposate indietro, il mondo va avanti, anche tra crisi sanitarie ed economiche-sociali, neofascismi e derive autoritarie e populiste, non autenticamente per il popolo, come ha ricordato anche il papa. Porre ancora il problema del “partito cattolico” è una cosa così stucchevole e fuori luogo che distoglie dai problemi cruciali. Che piaccia o meno il punto di partenza è quanto il Vaticano II, Paolo VI, Francesco hanno detto chiaramente: si può essere cattolici e operare in schieramenti politici diversi, purché si sia, sempre e comunque, coerenti con la propria fede.

Accettato ciò si pone il problema della testimonianza, la coerenza dei cattolici presenti nella vita sociale e politica, in qualsiasi ambito o responsabilità. Il papa ha invitato loro a “prendersi cura del tutto”. Il fine del cattolicesimo politico non è assumere potere, ottenere maggioranze o egemonie culturali. Il fine è testimoniare il Vangelo, aiutare la costruzione del Regno di Dio già su questa terra. “Ciò significa non tanto di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”, ha detto il papa. 

Non sono in quest’ottica gli pseudo cattolici che, sbandierando rosari o posizioni contro aborto ed eutanasia, si autoiscrivono a tradizioni culturali e religiose da cui sono lontani miglia. Ci sono anche i cattolici, pastori e laici, che corrompono e si fanno corrompere, che imprecano contro i migranti, trascurano giustizia e pace, vanno a braccetto con i potentati economici, specie quelli generosi con pingui offerte per diocesi, parrocchie e gruppi vari. Semplicemente dovremmo dire che non sono cattolici, piuttosto sono figli e nipoti degli “atei devoti” (descritti da Beniamino Andreatta) e che trattano la fede come un’ideologia. Ma le ideologie, ricorda il papa, “sono seduttrici. Qualcuno le comparava a quello che a Hamelin suonava il flauto; seducono, ma ti portano ad annegarti”. 

In questo invito alla partecipazione autentica e coerente il papa fa un ulteriore richiamo: “Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale”. Questo è certamente un nodo delicatissimo: cattolici e democrazia. La Chiesa non è una democrazia e la democrazia è una forma di potere e partecipazione politiche. Le due istituzioni hanno fondamenti, prassi e storie completamente diverse. Confonderle crea più caos di quanto già ne esista. In materia, qui, pongo solo una domanda: ma che esperienza di democrazia fanno i cattolici nelle comunità di appartenenza?

Il cammino sinodale – mia personalissima opinione – ha fatto e fa molto fatica ad attecchire in ambito cattolico. In molti casi non è partito affatto. Anzi sono ancora vigorose tutte quelle forme accentratrici di potere, da parte di vescovi, preti e super laici, che non aiutano a pensare in termini partecipativi, democratici si direbbe nel mondo. Il clericalismo, le forme di accentramento di potere hanno ancora la meglio in nomine ecclesiastiche, amministrazione di denaro e beni comunitari, aperture alla partecipazione di tutti.

Dovremmo essere un po’ più umili quando chiediamo alle istituzioni laiche di essere più democratiche e dimentichiamo le tante “travi” nei nostri occhi. La democrazia si costruisce con persone mature, preparate e probe, che non potranno mai “sbocciare” in ambienti clericali e preconciliari. I processi democratici che il papa ci chiede di avviare partano da nuove e fondate formazione, cultura e prassi ecclesiali. Non è solo la storia a testimoniarlo, ma anche il Vangelo: è il lievito a fermentare la massa (Mt 13). Non viceversa.




#SILENZIORADIO

L’iniziativa dell’imprenditore Alessio Sarra. “Una burla con Radio Mare fatta per aprire una riflessione”

Montesilvano, 8 luglio 2024. #SilenzioRadio, ovvero spot pubblicitari fatti di solo silenzio per consentire ai bagnanti di vivere il mare in tranquillità, con i suoi suoni e i suoi rumori, e per offrire loro una pausa rispetto alle trasmissioni di Radio Mare, servizio di filodiffusione che interessa l’intera riviera di Montesilvano. È l’iniziativa provocatoria promossa dall’imprenditore Alessio Sarra, che in questo modo ha voluto dare anche una risposta concreta alle tante lamentele dei cittadini e dei turisti sul servizio radiofonico.

Gli spot, della durata di 30 secondi, sono andati in onda a ripetizione nel corso del fine settimana, concedendo agli utenti una pausa dalle trasmissioni ad alto volume che vanno avanti per buona parte della giornata. Nata circa 50 anni fa, quando smartphone e web non esistevano, Radio Mare aveva originariamente una funzione di pubblica utilità. Funzione che, tra l’altro, l’emittente continua ad avere in caso di emergenze e segnalazioni. La Radio, però, nel corso degli anni ha fatto discutere parecchio: non solo la creazione di un gruppo social denominato “Tutti quelli che odiano Radio Mare” e il lancio di petizioni sul web, ma anche un’interrogazione in Comune, preceduta da una raccolta firme con migliaia di adesioni, sull’impatto dell’emittente sulla tranquillità pubblica e sulla qualità dell’attrattività turistica della città.

Da qui l’idea di Sarra, noto per la sua ventennale attività nel campo immobiliare ma ancora di più per iniziative particolari di marketing territoriale grazie alle quali si è parlato di Pescara e Montesilvano in tutta Italia: sua, ad esempio, la campagna “Attra-Versi”, con le scritte positive sulle strisce pedonali; suoi i manifesti shock contro i mondiali in Qatar del 2022 per contestare le condizioni di lavoro degli operai; sua la celebre iniziativa degli Umarell, con la realizzazione di postazioni per far osservare in sicurezza i cantieri ai pensionati.

“Con questa iniziativa – sottolinea Alessio Sarra – ho voluto dare una risposta alle lamentele che registro da anni da parte di cittadini costretti a subire la filodiffusione ad alto volume, senza possibilità di scegliere cosa ascoltare. Così, per alcuni minuti gli utenti hanno potuto godere dei veri suoni dell’estate: il rumore delle onde, i rintocchi dei racchettoni, le voci dei bambini che giocano, il brusio tipico della spiaggia. A Montesilvano per il silenzio bisogna pagare. La mia, ovviamente, è stata una provocazione, una burla. Alla radio, infatti, non ho comunicato le mie reali intenzioni, ma solo che avrei partecipato ad un evento di carattere nazionale legato al silenzio”.

“Nel fine settimana ho ricevuto congratulazioni e complimenti di clienti ed amici, quando si sono accorti, al termine degli spot, che quei 30 secondi erano offerti da me. Dimostrazione di come il silenzio, ormai, richiami l’attenzione più delle pubblicità strillate ed autoreferenziali che spesso vengono solo subite dagli utenti. I tempi sono cambiati, così come i mezzi di intrattenimento e gli strumenti di marketing. Ritengo che Radio Mare sia utilissima, soprattutto in caso di emergenze e servizi di pubblica utilità, come gli annunci relativi ai bambini che si allontanano dai genitori, ma per il resto bisognerebbe concedere ai fruitori della spiaggia un po’ di tranquillità, altrimenti si rischia che i bagnanti e i turisti scelgano altri lidi per godere del mare in assoluto relax. Su questi aspetti – conclude l’imprenditore – spero che la mia iniziativa serva ad aprire una riflessione o un assordante silenzio radio”.




COMPAGNI E ANGELI per Città Sant’Angelo

Riflessioni a partire dal lavoro di Alfredo Pirri. Venerdì 21 luglio 2024, ore 21:00 Piazza IV Novembre – Piazza del Teatro

Città Sant’Angelo, 8 luglio 2024. Il 21 luglio alle ore 21 in Piazza del Teatro a Città Sant’Angelo, il Museolaboratorio presenta il convegno “Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo” che vuole essere un contributo alla riflessione a partire dal lavoro dell’artista Alfredo Pirri.

Il convegno rientra nell’ambito del progetto Alfredo Pirri. Luogo Pensiero Luce, inaugurato il 21 giugno al Museolaboratorio, con la presentazione dell’opera site-specific realizzata dall’artista dal titolo “Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo” , entrata a far parte della collezione permanente del museo.

Il titolo dell’opera è preso in prestito da alcuni versi del brano musicale del gruppo Radiodervish, La rosa di Turi, dedicato alla prigionia di Antonio Gramsci a Turi, dove scrisse i celebri quaderni dal carcere, infatti, Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo fa parte di una serie di lavori che rimandano al tema della prigionia e del desiderio di fuga e nasce dallo stretto rapporto di Alfredo Pirri con una lunga storia di trasformazione del Museolaboratorio. L’opera si ispira alle connessioni con il luogo, il paesaggio da cui si affaccia il museo e la sua storia. Alle ore 19 ci sarà una visita guidata con l’artista Alfredo Pirri e il curatore Enzo de Leonibus.

Programma:

_Ore 19:00 Visita guidata al Museolaboratorio

_Ore 21:00 Convegno “Compagni e Angeli – per Città Sant’Angelo” in Piazza IV Novembre – Città Sant’Angelo

●            Prima sessione

“Compagni – Con Gramsci, oltre Gramsci”

●            Seconda Sessione

“Angeli –Come in terra così in cielo”

Saluti istituzionali

Matteo Perazzetti – Sindaco di Città Sant’Angelo

modera: Enzo de Leonibus

introduce: Alfredo Pirri

intervengono:

Giuseppe Armogida

Marco Brandizzi

Benedetta Carpi De Resmini

Simone Ciglia

Angelica Gatto

Pierluigi Sacco

BIO:

Alfredo Pirri (Cosenza, 1957) vive e lavora a Roma. La sua pratica artistica incontra diverse discipline: la pittura e la scultura, l’architettura e l’installazione. Le sue prime mostre personali risalgono agli anni Ottanta. Nel 1988 espone alla Biennale di Venezia, mentre nel 1999 è tra i protagonisti della collettiva Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art, curata da Achille Bonito Oliva presso il MoMA PS1 di New York. Nel 2023 riceve la Laurea Honoris Causa in Progettazione Architettonica, dall’Università degli Studi di Roma Tre. Collabora spesso con architetti per la realizzazione di progetti multidisciplinari, in cui arte e architettura dialogano in modo armonico. Negli ultimi anni ha partecipato alla realizzazione di grandi opere pubbliche, tra cui il restauro di edifici storici come il teatro Kursaal di Bari e il teatro del Maggio Fiorentino di Firenze. Predomina da sempre nel suo lavoro l’attenzione per lo spazio, un interesse che definisce “politico”: inteso come tentativo di mostrare, qualcosa di necessario alla sopravvivenza stessa, una sorta di battaglia a favore dell’esistenza. Ogni sua opera diventa un luogo spaziale, emozionale e temporale, dove l’osservatore ha la possibilità di entrare per immergersi in esperienze cromatiche che lo destabilizzano e lo disorientano: i suoi sono dei veri e propri ambienti di luce.

Evento realizzato nell’ambito del progetto “Luogo Pensiero Luce” sostenuto dal PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura




GIUGLIOBASKET 2024

Giulianova regina del basket non ha tradito le attese la 16° edizione

Giulianova, 8 luglio 2024. Tornei del Mare Città di Giulianova 2024, la manifestazione Internazionale di basket giovanile che è giunta a conclusione il 6 luglio. L’evento, che rappresenta un contenitore di ben 8 tornei, ha visto un intreccio di atleti, tecnici, famiglie, partecipanti e spettatori e ben 140 squadre di varie categorie, per molte delle quali è oramai diventata una consuetudine partecipare all’evento giuliese.

Partita nel lontano 2008, quando quattro squadre pugliesi, due abruzzesi (Giulianova e Teramo), una toscana ed una marchigiana si sfidarono sulla banchina del porto nel 1° Torneo di Basket “Mare Vivo”, negli anni la manifestazione è cresciuta in modo esponenziale, registrando in queste 16 edizioni dei numeri da brividi: 15mila atleti partecipanti, 20mila familiari e accompagnatori che hanno seguito i propri figli, 1000 squadre da ogni regione di Italia e del mondo, 150mila minuti giocati, 900 arbitri che hanno diretto le partite dei tornei, 4.200 partite giocate.

Inoltre, diverse sono state le strutture ricettive coinvolte ogni anno nell’accoglienza degli atleti e delle loro famiglie che di volta in volta continuano ad apprezzare le bellezze della nostra regione godendosi un piacevole soggiorno turistico nella cittadina balneare di Giulianova. La 16° edizione, che è iniziata lo scorso 8 giugno ha visto lo svolgersi di ben 7 tornei, della durata di 5 giorni ciascuno. Per il Torneo Femminile Cat. Under 13 e Cat. Under 15, che si è svolto nei giorni 8-11 giugno 2024, si sono distinte le ragazze del Club Support o Taranto vincendo il torneo U13 e della Juve Trani per il torneo U15. Dall’11 al 15 giugno 2024, si è tenuto il Torneo Aquilotti, con la vittoria della squadra di Brindisi.

Gli atleti dell’Angiulli Bari si sono aggiudicati invece la finale del Torneo Esordienti che si è svolto nei giorni 15-19 giugno 2024. Il 20 giugno ha preso il via il Torneo Under 17, che ha incoronato il 24 giugno la Pallacanestro Bernareggio 99. Ha avuto la meglio la Virtus Barletta sul Cus Camerino, nella finale del Torneo Under 15 (25-29 giugno) A seguire dal 29 giugno al 3 luglio si è svolto il Torneo Under 13 che ha visto trionfare l’Angiulla Bari. Ed infine il Torneo Internazionale della categoria Under 14, che è andato in scena dal 3 al 6 luglio con la partecipazione di ben 24 squadre, ha visto salire sul gradino più alto del podio la Olimpia Gioia del Colle.

La sera del 6 luglio, si è svolta, come ogni anno, incastonata come sempre nella splendida cornice di Piazza del Mare, la cerimonia per la premiazione finale, che ha visto la partecipazione del Sindaco di Giulianova Jwan Costantini, degli Assessori Nausicaa Cameli e Marco di Carlo, del Consigliere comunale con delega allo Sport Federico Montebello, e del Presidente del Comitato regionale della Federazione Italiana Pallacanestro, Francesco di Girolamo.

Anche quest’anno il Sindaco Jwan Costantini con grande soddisfazione ha sottolineato che “Tornare a Giugliobasket significa tornare a casa!” ribadendo il suo legame con questa manifestazione: “Ho seguito Giugliobasket fin dalle primissime edizioni e l’ho visto crescere prima come dirigente sportivo, e poi come amministratore, offrendo il giusto supporto ad un evento che, nel corso di queste 16 edizioni, ha fatto conoscere la città di Giulianova ad un pubblico sempre più vasto.

Nei prossimi anni la kermesse di basket giuliese non potrà che crescere ulteriormente e migliorarsi ancora continuando a promuovere la sana competizione sportiva, la socializzazione e l’integrazione fra i giovani, la valorizzazione del territorio e del patrimonio turistico e culturale. Questo evento rende la nostra Giulianova più internazionale, punto di riferimento di squadre giovanili italiane, europee e mondiali e sono sicuro che la prossima edizione sarà ancora più prestigiosa delle precedenti”.

L’organizzazione come sempre è stata perfetta e tante sono state anche quest’anno le parole di elogio e di ringraziamento per il Team di Giugliobasket, costituito da Giampiero De Ascentiis, Sandro di Salvatore, Giovanni Montuori e Andrea Casasola, per l’ottima riuscita della manifestazione: “Ringraziamo gli organizzatori di questo stupendo torneo!! Alla prossima!” …”Dopo 10 anni, sono ritornato per la seconda volta a questo torneo di basket. La prima volta come genitore sostenitore al seguito della squadra e questa seconda volta come dirigente della squadra, provando delle emozioni davvero bellissime stando a stretto contatto con i ragazzi …” …”Oggi siamo in partenza, ma ci teniamo a ringraziare tutti per l’IMPRESSIONANTE organizzazione”.

E come ogni anno, dopo quasi un mese di basket, proveremo un po’ di nostalgia nel non vedere più a tutte le ore del giorno e della sera i campi di Piazza del Mare e dell’Anfiteatro illuminati e gremiti di giovani atleti, e schiere di ragazzi di ogni parte d’Italia andare avanti indietro per il Lungomare ed animare tutte le vie del centro di Giulianova.




FESTIVAL AUTORI IN PIAZZA 2024

Torna per l’estate 2024 la VIII^ edizione del Festival Autori in piazza e prende inizio lunedì 8 luglio alle ore 20:30 in Via Largo Martiri della Libertà. L’ingresso è gratuito

Chieti, 8 luglio 2024. Il programma che si svolge ogni anno nella seconda settimana di luglio vede la presenza di musicisti, sceneggiatori, autori e poeti.

Il direttore artistico Andrea Magno ha da sempre coltivato e promosso la cultura nelle sue forme di dialogo e comunicazione, come nelle sue parole: “Sono molto felice di questa edizione che ha il sapore dell’incontro e della gioia che ne conseguirà”.

Con il patrocinio e sostegno del Comune di Chieti, il Giardino delle Pubbliche letture e la Fondazione Banco di Napoli, sempre dediti alla divulgazione della cultura.

Gli ospiti: Giulia Alberico, Rossella Balsamo, Marco Panara, Edicola Ediciones, Federica Maria D’Amato, L’abruzzese fuori sede – Gino Bucci, Giovanni Lucchese, Enza Alfano, Alessandra Stornelli, Luciano Del Castillo, Monica Ferri, Elisabetta Foresti, Lucia Guida, Denata Ndreca, Piero Malagoli, Eleonora Molisani e Francesca G. Marone.

Le case editrici:

Les Flaneurs, Psiche libri, Bertoni, Arkadia, Alter Ego, Mondo Nuovo, Daimon Edizioni, Solferino, Ricerche e Redazioni, Edicola Ediciones, Post Editori, Piemme.




PREMIO DONATELLA RAFFAI

L’opera dell’abruzzese Lucia di Nicolantonio a consegnato a Roma a Giovanna Botteri

Roma, 8 luglio 2024. È stato realizzato dall’ artista abruzzese Lucia Di Nicolantonio il Premio Donatella Raffai per la tv 2024, consegnato alla storica e apprezzatissima inviata Rai Giovanna Botteri lo scorso 5 luglio presso la Sala Spadolini del Ministero della Cultura a Roma

Questo riconoscimento, conferito a personalità di rilievo della tv italiana, intende onorare la memoria della nota conduttrice Donatella Raffai (1943-2022) che – dopo una lunga esperienza radiofonica e televisiva come autrice e regista – raggiunse nel 1989 una popolarità straordinaria alla conduzione di Chi l’ha Visto? distinguendosi per il garbo e l’eleganza congiunti alla fermezza e alla professionalità.

Il Premio – che dall’edizione 2025 entrerà a far parte stabilmente degli eventi legati al Festival BCT – Benevento Cinema Televisione – nasce per iniziativa del marito di Donatella Raffai il regista Silvio Maestranzi, e del cugino Andrea Jelardi giornalista e fondatore del Modern Museo della Pubblicità di San Marco dei Cavoti, paese d’origine della Raffai in provincia di Benevento dove lei trascorse l’infanzia e l’adolescenza.

All’evento, presentato dalla giornalista Laura Bufano, ha partecipato anche l’avvocato Luigi Di Majo co-conduttore di due edizioni di Chi l’ha visto? accanto alla Raffai, una professionista ricordata dalla stessa Botteri che la conobbe nei primi anni in Rai e l’ha additata come esempio ancora oggi da seguire per una tv di qualità.

Consegnato a Giovanna Botteri da Silvio Maestranzi e prodotto dalla CRC di Napoli, il Premio è l’ultima realizzazione di Lucia Di Nicolantonio, artista di Pianella formatasi al liceo artistico e alla facoltà di Architettura di Pescara e vincitrice di numerosi premi nazionali e internazionali tra cui il premio business per l’arte per l’azienda nella XV Edizione di Arte Laguna Prize a Venezia e il Combat Prize 2022.

Professionista versatile che spazia dalla fotografia al disegno e dalla pittura alla scultura facendo dialogare tra loro forme e materie diverse, Lucia Di Nicolantonio – già ideatrice del trofeo per l’edizione pilota del premio assegnato allo stesso Di Majo nel 2022 – ha progettato un’opera in cui la luce sia protagonista e veicolo dell’immagine dello spettacolo, significato e significante al tempo stesso, agente che plasma la materia e la rende iconica.

La luce intangibile, dunque, si trasforma in un corpo rigido, una scultura che richiama ad un tempo la lente d’ingrandimento, simbolo dell’indagine giornalistica, e l’obiettivo di una telecamera. Un’idea astratta che si evolve in un processo immateriale digitale: un disegno parametrico e lineare, illuminato dal rigore geometrico e dalla creatività del rumore del ragionamento umano.

L’opera-premio, così concepita, è stata particolarmente apprezzata da Giovanna Botteri che, avendo stabilito nella sua carriera un rapporto “confidenziale” con la telecamera e condividendo con la Raffai la passione per le accurate analisi sui fatti, ricevendo il trofeo ha scherzato dinanzi alle telecamere Rai proprio guardandole attraverso la “lente”.

Il programma del Premio Donatella Raffai prosegue con la sezione per la “Saggistica Televisiva e dello Spettacolo” quale premio letterario per opere edite e inedite, assegnato da un comitato tecnico scientifico sotto la presidenza del giornalista Rai Luciano Scateni.

Le iscrizioni al Premio Raffai per la Saggistica Televisiva e dello Spettacolo (regolamento e bando sul sito www.kairosedizioni.it)  si chiuderanno il 20 luglio, mentre la premiazione si terrà a San Marco dei Cavoti sabato 7 Settembre 2024.




EVASIONE

Una storia, tre racconti Archeomusic Edizione 2024

L’Aquila, 8 luglio 2024. Il 14 luglio alle ore 19:00 presso il Castello di Sant’Eusanio Forconese (AQ) si terrà Evasione – una storia, tre racconti un recital/concerto originale, con le musiche di Nicola Paparusso e i testi di Riccardo Biscetti entrambi musicisti professionisti con diversi anni di attività alle spalle, questa volta all’esordio compositivo e di scrittura. La voce protagonista sarà quella di Marco Valeri apprezzatissimo attore aquilano. I musicisti coinvolti saranno appunto Nicola Paparusso (chitarra e basso) e Riccardo Biscetti (chitarra e basso) accompagnati da Arianna Campolongo (viola e violino) e Alessandro Gizzi (percussioni). Scenografia e costumi sono di Alessandra Bianchi e Ilde Mastrangeli. La performance prende vita da uno spunto di riflessione sulla modernità e si sviluppa attraverso una narrazione in tre racconti, apparentemente slegati l’uno dall’altro ma in realtà uniti da un unico filo conduttore.

L’evento si inscrive all’interno di un progetto più ampio Archeomusic arrivato quest’anno alla terza edizione che ha l’obiettivo di unire arte e luoghi di rilevanza storico/culturale del territorio. Gli eventi di Archeomusic generalmente hanno, prima della performance, una fase preliminare in cui si fa divulgazione sul luogo ospitante con una visita guidata da studiosi e esperti. La location di quest’anno è il castello medievale di Sant’Eusanio Forconese che si staglia sulla sommità del monte Cerro, così che lo spettatore sia immerso in una atmosfera suggestiva e determinante per godere a pieno della performance. Dal cortile, inoltre, si può godere di una vista panoramica mozzafato con il Gran Sasso e il Sirente a portata di sguardo. Il pomeriggio sarà molto intenso perchè ci si ritroverà alle 17:00 presso il villaggio M.A.P. di Sant’Eusanio Forconese per il controllo biglietti per poi proseguire alle 17:30 con visita guidata a gruppi a cura del Prof. Gianni Cucci, fino ad arrivare alle 19:00 con l’inizio della performance e a seguire per le 20:30 ci sarà un aperitivo nell’area antistante l’ex scuola.

Archeomusic nasce dalla volontà dei ragazzi di 1CONA APS-ETS un’associazione culturale nata a marzo del 2022 a San Demetrio Ne’ Vestini (AQ). Fondata da un gruppo di persone di tre paesi delle aree interne dell’aquilano (San Demetrio Ne’ Vestini, Villa Sant’Angelo e Prata d’Ansidonia). Promuove arte, cultura e discipline legate al benessere psicofisico, con l’obiettivo di creare socializzazione e contribuire allo sviluppo locale. L’associazione collabora con enti locali, imprese e associazioni del territorio.

Per info e prenotazione obbligatoria biglietti: 3454817736, 3498807471

Costo del biglietto comprende visita guidata e spettacolo: 15€ non tesserati (costo tessera inclusa)

10€ tesserati

7€ residenti di Sant’Eusanio Forconese

Gratuito per i bambini fno a 10 anni

*Il costo dell’aperitivo non è compreso nel prezzo del biglietto

**Sarà disponibile il servizio navetta gratuito per persone con diffcoltà