RIAPRE IL PARCO BADEN POWELL

Chiusura decisa dal sindaco e dall’assessore dopo l’omicidio

Pescara, 10 luglio 2024. Il parco Baden Powell di via Raffaello è stato riaperto oggi dal Comune di Pescara. La chiusura era stata decisa dal sindaco Carlo Masci e dall’assessore uscente Gianni Santilli dopo l’omicidio avvenuto alle spalle del parco, in un’area di proprietà di Rfi: all’indomani del tragico fatto di sangue, quella zona era diventata meta di un andirivieni di persone curiose.

L’area è tornata fruibile al pubblico da stamani. Anche stamani, come avvenuto nei giorni scorsi, il sindaco ha avuto un colloquio telefonico con i rappresentanti di Rfi ribandendo la richiesta di trasformare l’area dove Christopher ha perso la vita in uno spazio per i giovani, dove praticare sport.

E anche in questa occasione Masci ha registrato l’assoluta disponibilità di Rfi a muoversi in questa direzione. Dinanzi al parco, annuncia il primo cittadino, sarà posizionata una targa in ricordo di Christopher.




SCRITTI VARI SULLA TERRA DI ROCCARASO

“E Roccarase lu paese elette, pe’ la bellezze porte unore e vante, dòmene lu munne da distante e de lu munne è lu vere tette”[1]

di Franco Cercone

[Pubblicazione a cura di Franco Cercone, Scritti vari sulla terra di Roccaraso, La Moderna, 1976 Sulmona]

Dopo la fondamentale opera dell’Ill. Prof. Francesco Sabatini, «La Regione degli Altopiani Maggiori d’Abruzzo. Roccaraso Pescocostanzo» [Roccaraso 1960, a c. dell’Azienda Soggiorno e Turismo], più nulla resta da dire sulle vicende storiche di Roccaraso.

Scopo del presente quaderno è pertanto quello di offrire ai Cittadini di Roccaraso una rassegna degli scritti più significativi inerenti a personaggi e vicende di questa Terra, scritti che ho disposto solo per comodità in ordine cronologico.

Fra i personaggi che hanno dato maggior lustro a Roccaraso, spicca particolarmente la figura di Vincenzo Giuliani, medico e storico di fama, per lungo tempo restato, e non solo a Roccaraso, dove nacque nel 1737, un «illustre dimenticato».

Vincenzo Giuliani, afferma il Pansa in uno scritto inserito nel presente lavoro, è “un nome quasi ignorato nella repubblica delle lettere, ma non per questo inferiore a qualsivoglia altro del suo tempo. E la causa dell’oblio è da ricercarsi… nella grande modestia del nostro autore, che lasciò quasi tutte le sue opere manoscritte… “.

Come Salvatore Tommasi, anche Vincenzo Giuliani va annoverato fra gli spiriti eletti che hanno dato lustro a Roccaraso.

Sarebbe auspicabile pertanto che gli Amministratori riflettessero un po’ di più sulle glorie della loro Terra e dedicassero al Giuliani almeno una via, cosa che in verità il sindaco di Roccaraso, Prof. Oreste Petrarca ha promesso di fare. Una decisione in tal senso potrebbe costituire il primo passo verso la rinascita di tutte quelle attività culturali che attualmente a Roccaraso languono.

La distruzione del paese in seguito ai tristi eventi della seconda guerra mondiale ha rappresentato anche la distruzione di un modello culturale che individuava Roccaraso centrale non solo nei confronti dei centri limitrofi ma anche regionali.

La ricostruzione, avvenuta sotto lo stimolo del turismo, non è stata accompagnata dalla benefica azione diretta alla salvaguardia di quei valori culturali di cui la storia e il folklore roccolano erano pur ricchi ed il vuoto venutosi così a creare è stato di conseguenza riempito dall’azione acculturante del turismo romano e soprattutto napoletano.

Se è vero che il passato non torna, è anche vero che le sorti del futuro si determinano dal presente e pertanto molto può ancora essere fatto.

In tal senso è auspicabile a Roccaraso l’istituzione di un Centro Servizi Culturali e soprattutto di una biblioteca ben strutturata, in cui una sezione di Storia Patria avrebbe una benefica azione stimolante, soprattutto nei confronti dei giovani, ai quali essenzialmente è rivolto questo messaggio.

Dicembre 1976, Franco Cercone. 

VISITA DEL VESCOVO LANDOLFO (11 agosto 1316) ED ORIGINI DI ROCCARASO.

 [G. Celidonio, “La diocesi di Valva e Sulmona” Vol. III, Casalbordino 1911]

 «Ben presto il Vescovo Valvense entrò in possesso di S. Maria di Cinquemiglia e suoi beni, perché Landolfo, successore di Federigo, nel 1316, vi sta come in casa sua, e vi esercita piena giurisdizione episcopale: lo che riprova davvantaggio l’autenticità del bove surriferito.

Si rivela ciò dalla pergamena seguente, importante non solo per la storia di detto Monistero, ma anco pel limitrofo Roccaraso. L’origine di questa borgata si volle nientemeno assegnarla ad un pronipote di Noè!

Invece essa sorse pei monaci di Cinquemiglia, come già la Rocca di tal nome ed altri casali; ed a Santa Maria di Cinquemiglia fu sempre soggetta quale figlia alla madre.

Universitas et clerum Rocce de Rasino et Ecclesie seu cappelle loci ejusdem malienissimis retro temporibus et ad ipsius Rocce primerio statu (fin dall’origine sua).

Vi era però un grave inconveniente per questa sudditanza, cioè i bambini da battezzare ed i cadaveri da seppellire, che dovevano portarsi a S. Maria anco d’inverno, e per un tragitto di più di tre miglia. I Monaci, tenaci dei loro diritti, forse non vollero rimediarvi. Lo fece il Vescovo Landolfo nella santa visita del 1316 [2].

E fu il più bel frutto dell’aggregazione. Ricorda il documento la patruanza e l’offerta del pardino, la Chiesa di San Nicola, i suoi preti (… Dp. Perronus ac Dp. Nicolaus ed il Sindaco… Thomas de Gazaria [3] , qui alias dicitur Laydus Syndicus Universitatis Rocce de Rasino) ».

PRETI CHE VIVEVANO A RQCCARASO NEL 1356.

 [G. Celidonio, “Una visita pastorale nella diocesi Valvense, fatta nel 1356”; in «Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte», diretta da G. Pansa, e P. Piccirilli; an. III, 1899, n. 8, Casalbordino.]

“In Rocca de Rasino sunt infrascripti Clerici: Dopnus Amícus; Dp. Alexander, Dp. Petrus; Dp. Oddo qui habent Ecc.: m. Sanctorum Nicolai et Ypoliti, que curam habet animarum et pre: a. eccl. San: Ypoliti eget reparatione. Dp. Amícus nescivit Articulos fidei intime.

Dixit qd: ipse et Dp. Alexander emit et vendat animalia.

Dp: Petrus nescivit Articulos fidei, et  Alexander nescivit dicere de operibus caritatis.

Solverunt pro procuratione tareni quattuor”.

COGNOMI DI RQCCARASO (ROCCA RASOLI) NEL 1447.

[N. F. Faraglia, «La numerazione dei fuochi nelle terre della Valle del Sangro fatta nel 1447», in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte”, diretta da G. Pansa e P. Piccirilli. Casalbordino, an. II 1898, nn. 5-6; De Arcangelis Editore. Manca il numero dei fuochi e delle anime.]

Antonij – Barrelli – Baliste – Colecti – Gemme – Gentilis – Marchoni – Melucij – Roberti – Sachi – Spacucij – Vetuli.

PASSAGGIO Dl FRA’ SERAFINO RAZZI A ROCCARASO (Sec. XVI).

[Serafino Razzi, «Viaggi in Abruzzo», Inedito del sec. XVI, a cura di Benedetto Carderi. Japadre Editore, L’Aqui1a, pag. 224 segg.]

“Il Martedì a’ 28 di Maggio, ci stemmo in Castel di Sangro accarezzati da quei nostri padri.

Visitai dopo il Vespro il Signor Lionardo Pietra, Auditore generale dell’Ill.ma Marchesa di Pescara, e del Vasto, e ci mandò la sera a presentare.

Il Mercoledì a’ 29 dissi la messa per la b.m. del p. fr. Ieronimo Arrighi, detto il cappuccino, nostro Toscano, che qui morendo Vicario del Abruzzi, fu sepolto.

E dopo passato il fiume Sangro, e lasciataci la Rocca delle cinque miglia alla destra, salimmo, co’ molto sudore, sopra asprissime montagne fino attanto che arrivammo al nominato piano delle cinquemiglia, e cotanto pericoloso nello inverno, e ne i tempi cattivi.

E’ questa una vallata piana di cinque miglia, onde ha ricavato il nome, serrata e cinta fra altissimi colli, in cima di una alta montagna, di larghezza in certi luoghi di un miglio, et in alcuni di meno, onde tien forma di un catino vuoto.

E serrandovisi dentro ne i tempi cattivi le nevi, le piogge, e i venti, co’ tanta furia, impeto, e forza si vanno per quella avvolgendo, che ciascheduno anno, ci restano soffocate molte persone.

Et una volta, come scrive Monsignor Paolo Giovio, nel tempo delle guerre di Napoli, ci perirono gran numero di soldati (circiter 300 milites periere).

Ci furono già, edificati cinque Torrioni, per ogni miglio uno, acciocché in quelli, trovassero ne i cattivi tempi, i viandanti da ricoverarsi.

E perciò ancora furono edificate due Terre all’entrata di essa valle, acciò il prudente viandante, veggendo turbato il tempo possa in quelle fermare, e non si metterà a pericolo [4].

Nel tempo però dell’estate, no’ è pericolosa, anzi dilettevole assai essendo tutta piana fresca, e piena di praterie, se già non occorresse qulche horribile temporale.

Arrivati noi al principio ci fermammo al primo Torrione, a una tavernella che ci tengono la estate a bere un poco. Et ecco che vedemmo arrivare un drappello di montanine donzelle, le quali, per mio avviso, andavano per fasci di legna a una vicina selva, dalla più prossima Terra venendo. E scese che furono nel detto piano, così scalze come erano, e di panni leggieri vestite, si presono per mano, et in ballo tondo danzarono per buona pezza, sopra di quelle tenere, e fresche praterie, veggenti noi alquanto da lontano, per la strada militare, e diritta caminando, i loro destri, leggieri e spensierati salti.

Alla fine poscia del piano predetto per iscendere a Solmona trovammo la Terra di Rocca scura, e fatta la spiacevole china, e lasciatoci Pettorano, Terra maggiore alla sinistra e camminando sempre lungo freschissimi ruscelli e canali d’acque giungemmo al XVIII miglio in Sulmona, ove ci rattennero quei nostri padri Toscani riformatori, quasi co’ santa violenza quattro giorni appresso di loro”.

ANTICHISSIME ORIGNI D ROCCA DEL RASINO.

[G. Vincenzo Ciarlanti, «Memorie Historiche del Sannio», pag. 43 segg., Isernia 1644.]

“Pietro Leone Casella, De Primis Italiae Colonis, dice molto più in poche parole, che par bene addurle:

Carantios legimus, et Caracenos pro C. Ranty, et C. Razenui, vel Rasiny populi apud nos. Itaq. Caraceni, qui fecundum incolunt Atram ad Orientem et Razeny; quorum locus adhuc servat nomen Razinium, non iniucunda in campi planicie iuxta Aequos, qui sè a fratibus segregantes ad Meridiem ultra Rasinios reclusi sunt. Et media est inter Cominium vallem, et Coman urbem ad Septentrionem qua ipsa diruta est.

Dalla qual autorità appare che da C. Rantio, o C. Rasinio, il nome de’ Carantij, o Caraceni sortissero questi Popoli, i quali stavano in mezzo alla Valle di Cominio, e di Como.

Città hora distrutta: e anche al presente vi si conserva il nome di Rasino, poiché vi è un torrente chiamato con detto nome e una terra a quello vicina detta la ROCCA DEL RASINO;

È DI NON POCO ORNAMENTO ED HONORE A I DETTI LUOGHI, IL SAPER UNA SI’ ANTICA MEMORIA, ANZI UN SI’ ANTICHISSIMO PRINCIPIO DI TALE LORO NATIONE; mentre si vede in Beroso ove tratta di Nino terzo Bè di Babilonia, che Giano, cioè Noè, impose il cognome di RAZENUI alla posterità di Crano, e Crana sono i suoi nipoti, che fu nell’anno 268 dopo il diluvio, e da questa poi, o dai suoi discendenti, fu dato il nome a questa Regione”.

MICHELE TORCIA E LE SUE ANNOTAZIONI SU ROCCARASO.

In una famosa opera scritta alla fine del sec. XVIII, un acuto letterato napoletano, Michele Torcia, dava alle stampe il suo «Saggio Itinerario Nazionale Pel Paese de’ Peligni fatto nel 1792». Da esso stralciamo alcuni passi, anche se brevi, inerenti a Roccaraso. In tale Saggio il Torcia parla spesso di Vincenzo Giuliani, le cui opere costituivano anche per i più dotti, un punto costante di riferimento. Si ha l’impressione, ed il Torcia lo conferma, che molti studiosi dell’epoca abbiano attinto non poco materiale, dai manoscritti del Giuliani per stilare opere di carattere storico ed archeologico.

Pag. 3 segg. del Saggio: “D. Vincenzo Giuliani, mio amico e dotto medico di Rocca Erasino o Raso, in uno elaborato manoscritto sul Piano di Cinque Miglia annette all’Argatone non solo tutto il gruppo del moderno Chiarano, ma tutti i grossi lobi di monti coi rispettivi colli, valli, e piani, che sono compresi nei pecorosi tenimenti di Revisondoli, Rocca Valle-Oscura e Pescocostanzo.

Egli deve avere i suoi lumi istorici per appoggiar tale opinione, ma non gli ha enunciati nel suo manoscritto se pur mal non mi rammento. Se ne potrà interrogare il lodato professore”.

Pag. 21: “A Sulmona dà capo il quarto lato ancor più noto e di gran lunga più celebre nelle antiche istorie per le gesta de’nostri popoli di Corfinio e Sulmona già detta, e per le opere de’ loro Poeti Ovidio e Silio; nel Piano di Cinque Miglia per cui si deve passare, (la strada) costeggia il moderno Argatone sotto l’industre e culta popolazione di Roccaraso…”.

Pag. 116: “Il lungo viale di belli ontani che ornava l’erbosa piana tra Roccaraso e Pescocostanzo non ne conserva neppure il nome…”.

ROCCA DEL RÀSO NEL «DIZIONARIO» DEL GIUSTINIANI.

[L. Giustiniani, «Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, sub voce Rocca del Raso»; Napoli 1797.]

“Terra in Abruzzo citeriore, in diocesi di Sulmona.

Con errore dicesi da taluno essere nella provincia dell’Aquila. In tutte le situazioni del Regno l’ho pure sempre ritrovata appellata Rocca del Raso, e non già Roccarasa.

È situata in luogo montuoso, di aria buona, e gli abitanti ascendono a circa 1300.

Essi sono addetti alla pastorizia, essendovi ottimi pascoli. Vi è una fabbrica di pannilana e una tintoria.

Nel 1532 fu tassata per fuochi 68, nel 1545 per 63, nel 1561 per 127, nel 1595 per 150, nel 1648 per 161, nel 1669 per 124.

Questa Terra fu infeudata all’uso longobardo.

Nel 1617 si trova l’assenso della libera vendita fatta da Ottavio Caraffa, marchese di Sanlucido a Donato Giovanni Marchisano della parte di Rocca del Raso, che possedeva jure Langobardorum. In oggi si possiede dalla famiglia Caracciolo de” Principi di Santobono”. 

LE NOZZE ANTICIPATE.

[A. De Nino, «Usi Abruzzesi››, Vol. I pagg. 196-97; Firenze 1879]

“Alcune bande musicali giravano per le vie dell’alpigno Roccaraso, poichè si celebrava la festa del Santo di Montpellier [San Rocco]. Ma, con tutta la festa, alcuni padri di famiglia se ne fuggivano nei paesi vicini; indovinate perché? per non fare la cavalcata.

Gli altri che si rassegnavano a subirne il sacrificio, vestivano di gala le loro bambine; mentre i parenti dalla parte loro approntavano un asino con la bardatura e con le corone di campanelli e di nastri e di fiori.

L’asino co’ suoi parenti o, per meglio dire, co’suoi padroni, si ferma innanzi a una casa. Tutti chiamano il tale di tale, il padre di famiglia che deve fare la cavalcata; e anche l’asino chiama, solfeggiando a modo suo. Il padre di famiglia esce, e reca in braccio una pomposa bambinella.

Appena monta sull’asino, la turba grida: – Salute e figli maschi! – E questo grido si ripete più volte mentre si fa il giro del paese, e si tormenta la docile bestia scotendo la briglia e tirandogli la coda. Il padre con la sua bambina scende sempre alle case dei parenti, dove si ferma un poco per ricevere confetture o rosolio o pizze e vino. E poi di nuovo: – Salute e figli maschi! –  Ed ecco dunque come in Roccaraso è trattato un povero marito, a cui la moglie, dentro quell’anno, regalò una figlia femmina.

È scherno o non è piuttosto una festa nuziale anticipata?

Io non credo che sia uno scherno.

Finito il giro di un padre, tocca all’altro. E, con tutti questi giri, la festa di San Rocco diviene più allegra e, starei a dire, più solenne. Fecero dunque bene quegli altri padri di famiglia a svignarsela. Ma che! il giorno dopo, come essi tornarono al paese, i parenti ripresero l’asino, e costrinsero i fuggitivi a fare il giro delle nozze anticipate”.

NOTIZIE SUI CAPITOLI FEUDALI E MUNICIPALI DI ROCCARASO.

[Antonio De Nino, in «Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti», Teramo, 1892, fasc. V.]

Al compianto amico Giuseppe Andrea Angeloni per indelebili benemerenze abruzzesi.

L’On. Barone Angeloni in vita aveva mostrato volere di pubblicare a sue spese i Capitoli di Roccaraso e di farli illustrare al Cav. De Nino, ma n’è stato impedito da morte. Speriamo che il figlio del compianto Barone, degno erede delle virtù paterne, voglia compiere il disegno del padre.

G. PANNELLA

Nell’Archivio Municipale di Roccaraso, si conservano parecchi esemplari di Capitoli e Concessioni, meritevoli di qualche studio sì per la storia del paese e sì per la legislazione nazionale dei secoli XVI e XVII. La maggior parte sono manoscritti in pergamena.

Il più antico di questi mss. s’intitola << Capitoli, grazie e concessioni conceduti alla Rocca del Raso dalla Marchesa di Pescara Donna Isabella Gonzaga, ai 2 di febbraio 1576 >>.

Vi ha delle disposizioni molto larghe pei vassalli. Eccone alcune, per atto di esempio:

“I capitanei et ufficiali non possono per qualsivoglia causa carcerare cittadino alcuno a ceppi o ferri ne a prigionie criminali se non nelle cause che importano pena de morte naturale o civile.  Per debiti civili… ancora che fossero obbliganze penes acta… li cittadini di detta terra non possono essere carcerati sotto chiave, se non fossero persone solite da fugire dalla corte. Occorrendo farsi querela de iniuria contra alcuno, et revocandose la querela per lo querelante fra vintiquattro hore dopo che la querela serrà intimata al querelato li Cap.ei et officiali non possano procedere ne farsi pagare decreto ne atto alc. – Occorrendo farsi querela de parole o atti iniurosi, purché  non se venga ad effusione de sangue, non essendoce remissione de parte, non se possa pigliare più de pena che un docato.  L’officiale de le castella… non possa ne debbia, per qualsivoglia causa, purché non importi pena di morte naturale o civile o mutilazione di membro, estrahere cittadino alcuno da la Rocca, etiam che fosse incorsi in qualsivoglia altra pena, ma in la detta Rocca debbia quelli astrengere et ministrare Iustitia. Piacciali ordinare che nel dì di Santo Hippolito, (patrono del paese) San Giovanni ed altre feste principali observate in detta terra, non se possa per persona alcuna giocare a rociole, picciole o grosse, ne tirare con scoppette a palii per l’abitato de detta terra per evitare l’inconvenienti et dicasi (brutti casi o disgrazie) che potessero sortire, et chi ce giocasse incorra in una onza d’oro de pena”.

Segue poi la conferma dei capitoli medesimi, fatta da Don Alfonso D’Avalos di Aquino, Marchese di Vasto, nel 2 agosto 1598; e poi altre conferme, fra cui quella di Don Francesco Antonio Sanità, in questa forma:

“Ego D.s Franciscus Sanitas adpresens Gubernator Terre Rocce Rasoli, et cum iuramento promitto observare et observarvi facere retroscritta capitula iusta eorem seriem continentiam et tenorem, etc. Iusta solitum etc. Rocce Rasoli die 24 Augusti 1663 Sanitas Gubernator”.

Dopo il 1663, viene la conferma fatta da Carlo De Letto, Capitano Governatore.

E prima ancora, cioè verso il 1640 v’è la conferma di Scipione Tabassi:

“Scipio Tabasius Civitatis Sulmonis ad presens Gubernator dicte Terre Rocce Rasoli retroscritta capitula promisit observare servari conforma dum modo sint. etc. Tabasius Gubernator [5]”.

Gli stessi Capitoli, anche in pergamena, hanno la seguente intestazione: << D. Marino Caracciolo Principe di Santo Buono, Duca di Castel di Sangro, Marchese di Bucchianico, Conte di Schiavi, Santo Vito et Capracotta e Signore della Baronia di Monte Ferrante et delle Terre D’Agnone, Ripa Teatina, Casal in Contrada, Guardia Grele e Rocca del Raso die primo mensis ottobris 1672>>.

Le variazioni e le aggiunte sono insignificanti. In ultimo c’è la firma del Principe di San Buono.

Nel terzo esemplare, in pergamena, furono aggiunti molti capitoli. Curiosa questa disposizione, che, cioè, il predicatore quaresimale doveva eleggersi dalla Università, tra Cappuccini o Riformati, da hora per sempre. Curiosa quest’altra:

“Item si supplica che quello il quale desse un pugnio in presenza di qualsivoglia persona ed apparesse livore e non sangue sia tenuto alla pena di carlini cinque e chi cavasse sangue con pugni senz’arme sia tenuto alla pena del doppio e chi con arme, alla pena dettata dalle Leggi e costituzioni del Regno”.

Dunque lo Stato si occupava soltanto delle ferite fatte con arma!

Per la tutela della proprietà, vi era la pena di ducati sei, a carico di chi rimoveva i termini dalle terre. I danni negli orti erano puniti con la multa di celle quattro per ciascheduna volta.

Si provvedeva altresì alla igiene e alla decenza: chi gettava immondizia nelli fossi della Terra, punivasi pure con la pena di celle quattro; celle quattro, contro il padrone di un maiale che non fosse tenuto chiuso ed andando per la Terra; celle quattro per pena a chi buttava immondizie innanzi la casa del vicino.  I forestieri non potevano esercitare la loro arte dentro la Terra, ma fuora di essa, al burgo. Sicché, nel 1600, Roccaraso aveva già il suo borgo che costituiva quasi tutto l’attuale paese.

L’ultima pagina, dove comincia il rescritto del feudatario, è lacera. Non si sa dunque la data precisa: ma siamo ancora alla fine del secolo XVII.

Senza data sono anche due altri esemplari di somiglianti Capitoli. Senza data, una copia di Capitoli preparati per la debita approvazione, col seguente indirizzo: << Al M. Ill.re Sig. Gio: Thomaso Marchesano Bar.ne della R: del Raso >>. –

Altri Capitoli, seguiti da bandi, sono del novembre 1623; e un’altra copia simile porta la data del 1717.

Oltre i Capitoli fondamentali tra il Comune e il Signore del feudo, ve n’erano altri esclusivamente municipali. Nello stesso Archivio si conservano pure dei «Capitoli e patti della osservanza che devano l’Obligati dell’Università della Rocca del Raso restaurati da me Gio: Battista Florino Cancelliere l’anno M:D:L: XXXVII».

Tali Capitoli, scritti altresì in pergamena, si riferiscono a diversi ceti di terrazzani. Lascio in disparte quelli dell’Esattore; giacché, come a me pare, hanno maggiore interesse gli altri relativi al Macello.

Diamone un saggio:

<<Item vole essa Università che a chi resterà detto Macello habbia da esercitare e fare la carne in detta terra, e darne a sufficienza a tutti i cittadini habitanti e comoranti, e facendo il contrario incorra nella pena di carlini dieci volta per volta.

-Che debbia fare due agnelli il giorno, uno la matina, e uno la sera, occorrendo per malati o soldati o altra occorrenza sia tenuto quanto ne bisognano: “Item vole essa Università che detto Macellaro habbia da fare la carne lo sabbato la sera a buon’hora acciò che la domenica matina non si perda la messa, e facendo il contrario incorra nella pena di carlini cinque volta per volta”.

-Vole essa Università che in suo nome li Sindaci e Governo in suo nome promettano (permettano) a detto macellaro che avanzandoli carne il giovedì per non perderla ne possa mandare uno rotolo per casa dove parerà ad esso macellaro, e quello che avendo detta carne la debba ricevere e pagarla a detto macellaro e non volendo ricevere detta carne sia tenuto a pagare il detto rotolo e non altrimenti.

-Che detto macellaro non possa tagliare carne di pecora, agnello e castrato che siano negri di nessuna maniera contravvenendo incorra nella pena di carlini trenta>>.

Quest’ultima comminazione di pena si può spiegare con la grande importanza che si dava un tempo agli ovini di manto nero, della cui lana si servivano i fabbricanti di tessuto per cocolle fratine e ancora oggi si servono i montanari dell’Abruzzo per far calze e manti e mantelli, senza bisogno

di tintura artificiale.

Nei medesimi capitoli si parla della baccina mopa, vaccina muta, vale a dire di quelle vaccine che hanno acqua nel cervello e ammutoliscono.

Anche ai nostri giorni, a donna che, senza molte parole, opera male, si dà il nome di gatta mopa.

I capitoli delli cellarii contengono ricordi di usi che fanno meditare. I cantinieri andavano soggetti a varie multe. Anche di questi un piccolo cenno:

<< Che il detto obbligato debbia tenere vasi netti puliti e vendere vino ad una candella sola; fenita che sarà una debbia mettere mano alla altra, e facendosi contrario incorra nella pena di carlini dieci ogni volta.  -Che il detto obbligato debbia tenere un vino buono cotto e crudo per li malati ed altro necessario, facendo il contrario incorra nella pena di carlini cinque. -Che debbia portare vino in buon recipiente et in caso che portasse vino guasto… o si trovasse che fosse di male odore cioè di legnia o sapore di olio per difetto di otri, sia tenuto il Sindico o Capitano subito sturarlo e buttarlo per terra senza pagare cosa alcuna.

-Che detto vino non lo possa vendere ne intricarsi homo, ma ci debbia tenere una femina e vendere detto vino, e contravvenendo incorra nella pena di ducati due ogni volta.

-Che la femina che vende detto vino debbia assistere di continuo, dalla matina che sponta il sole per insino la sera a due ore di notte e facendo il contrario incorra nella pena di carlini cinque >>.

Una disposizione, piuttosto singolare per topografia si trova nei Capitoli del seminato: “Che detto gualano habbia da rompere il gelo l’inverno allo Rasino per comodità dello abbeverare ogni volta sarà necessario”.

Il Ràsino o Ràscino è un ruscello che tocca le radici del colle, sopra di cui sorge Roccaraso, che prima fu detto perciò Rocca del Rascino e poi Rocca del Raso e attualmente Roccaraso, secondo la odierna denominazione.

I sigilli municipali ricordano la stessa origine.

In uno del 1530, vi sono tre torri e, attorno, la leggenda Rocca Rasoli. In un altro del 1683, appiè delle tre torri, fluisce un ruscello e intorno: Universitas terre Rocce Rasini.

UN ILLUSTRE DIMENTICATO – VINCENZO GIULIANI – DI ROCCARASO E LE SUE OPERE MANOSCRITTE

[Giovanni Pansa, in «Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti», Teramo 1893, fasc. VI.]

Far rivivere dalla tomba e togliere all’oblio quei nobili ingegni che per ingiuria di tempo o per incuria degli uomini sono rimasti fino ad oggi ignorati, mi sembra non soltanto carità di patria, ma dovere imprescindibile di gratitudine.

Per dottrina ed erudizione chiarissimo fra gli eruditi del secolo passato, non deve passare in perfetto silenzio lo abruzzese Vincenzo Giuliani, medico ed archeologo di cui mi piace rinnovare la memoria in queste pagine, tanto più che di lui a mala pena il nome solo ci è pervenuto, nome quasi ignorato nella repubblica delle lettere, ma non per questo inferiore a qualsivoglia altro del suo tempo.

E la causa dell’oblìo è da ricercarsi, secondo me, nella grande modestia del nostro autore, che lasciò quasi tutte le sue opere manoscritte, ritenendole indegne della stampa.

Esempio rarissimo al mondo d’oggi, specialmente per una certa genia d’impostori e sfruttatori ridicoli della fama, che usano buttare in aria i propri cenci e passare per grandi uomini col facile sussidio dell’altrui imbecillità!

Del nostro Giuliani si può dire, con Orazio, come degli eroi greci:

Vixere fortes . . .

. .  .  ignotique longa

Nocte, carent quia vate sacro [6].

Dal brevissimo ricordo che ne fece il Soria[7] , il quale dovette essergli amico, si apprende che il nostro autore nacque a Roccaraso, paese della diocesi di Sulmona, nel 1737.

Esercito, più per genio che per bisogno, la professione di medico nella provincia di Capitanata, ove dimorò lungo tempo, e principale suo studio furono fisica sperimentale e l’osservazione dei morbi ai quali più specialmente andavano soggette quelle popolazioni.

Siffatta applicazione non gli tolse, peraltro, l’agio di dedicarsi agli studi archeologici per dare alle stampe una storia di Vieste, città litorale, poco distante dal monte Gargano, col titolo di “Memorie storiche, politiche, ecclesiastiche della città di Vieste” [Napoli, 1768; in 4°].

Quantunque l’autore dichiari di averla scritta in provincia e senza occasione, per conseguenza, di poter consultare libri, l’opera è dottissima e di sommo interesse.

Essa è preceduta da un saggio di storia naturale di quelle contrade, con la descrizione del clima, delle piante medicinali che crescono nei dintorni del Gargano, degl’insetti che spesso infestano quei luoghi, e con la notizia, in fine, di altri prodotti naturali ed artificiali.

L’autore sostiene che Vieste sia di origine greca, sorta dalle rovine di Apeneste, ricordata da Tolomeo, e che poscia divenisse colonia romana, fra quelle che Frontino accenna in generale di essere state dedotte circa montem Garganum.

Ne’ suoi giudizi si mostra scrupoloso indagatore; studia ed analizza con particolare minuzia tutti i frammenti di anticaglie trovate in quei luoghi, ricerca ed osserva documenti di vario genere, statuti civili, memorie ecclesiastiche, dei vescovi delle chiese ecc.… e procede nel racconto delle vicende di Vieste fino all’anno 1554 quando, dopo la ristaurazione dalle rovine cagionatele dal corsaro Dragut, fu dall’Imperatore Carlo V incorporata al regio demanio.

Si può affermare che questa sia l’unica opera messa a stampa dal Giuliani.

Una lunghissima epistola da lui diretta allo storico Grimaldi, trovasi inserita nel To. III. Ep. 2, p. 166 e seg. degli «Annali civili del Regno» di questo scrittore, e tratta con assai acume e profondità di dottrina della storia dell’antica Corfinio, metropoli dei Sanniti.

Questa lettera fu certamente scritta ad istanza del Grimaldi, che forse non seppe trovare altri più atto del Giuliani alla ricerca di quelle notizie.

Qualche giudizio errato o non esatto, come osserva il De Stephanis, fu dal Giuliani stesso modificato nelle opere che in appresso compose e lasciò manoscritte.

Queste, a dir vero, sono parecchie e tutte di somma importanza, perché il De Stephanis, ricercatore fino e giudizioso, che le ebbe per le mani, poté ricavarne non lieve profitto[8] .

Innanzi tutto il Torcia[9]  ricorda un lavoro inedito del nostro autore, col titolo di «Memoria storica del Piano di Cinque Miglia».

Del manoscritto di questo lavoro, oggidì perduto, ch’io mi sappia, nessun altro ha parlato, compreso lo stesso Giuseppe Liberatore che scrisse e stampò un’operetta sull’identico soggetto[10]

I manoscritti consultati dal De Stephanis sono i seguenti:

  1. “Storia dei Peligni”. Quest’opera constar dovea di due o più libri e volumi, come appare nelle citazioni del De Stephanis.
  2. “Vita di Antonio Caldora”. Coll’autorità di varii documenti e di forti ragioni storiche dimostra il Giuliani che il figlio del celebre condottiero, Giacomo, nacque a Pacentro, paese poco distante da Sulmona.
  3. “Annali della città di Sulmona”. Da quanto ne cita il De Stephanis si apprende che il nostro autore aveva sagacemente percontate le carte dei nostri archivi pubblici e privati, a scopo di ricavarne notizie preziosissime.

Ho fatto somme diligenze per rintracciare i tre ricordati manoscritti, recandomi anche sui luoghi abitati dall’autore, ma senza risultato. Il De Stephanis, oggi nonagenario, per quanta lucidezza di mente tuttora conservi, non seppe dirmene nulla.

Dobbiamo, dunque, ritenere che abbiano subita la identica sorte di molti altri oggidì inutilmente ricercati: quella del tabaccaio o del pizzicagnolo!

È fatalità, non c’è dubbio, e fa stringere il cuore il pensare che le fatiche di un sì bell’ingegno, come il Giuliani, abbiano concorso a favorire le altrui abbiette speculazioni, ma è più doloroso il dover constatare che nei nostri paesi continui ancora il basso ed obrobbrioso mercato dei libri e di degeneri nipoti[11] .

Oltre ad una «Storia naturale della Capitanata» promessa e non più data alle stampe, il Soria ricorda un’opera parimenti inedita del nostro autore, col titolo di «Storia dell’antica Petilia» o “Petelia”, città che al pari di Eliopoli, Eraclea ed altre della Magna Grecia, ebbe situazione in diversi luoghi.

La Petilia dei Bruzi ricordata da Livio, Virgilio e Plutarco e Frontino, viene situata dal Barrio, dal Ferrari, dal Baudrand e da altri in Policastro di Calabria, sebbene l’Ostenio e l’Orlandi la vogliono posta dov’è oggi Strongoli, in base ad un’antica iscrizione riferita dal Grutero, dal Gualtieri e da altri. Della Petilia ricordata come città capitale dei Lucani da Diodoro Siculo e Strabone vien designata l’ubicazione dal Barone Antonini sulla montagna della Stella del Cilento, e dal Troili tra i fiumi Bradano e Basento, nella parte opposta della Lucania.

Il Giuliani trovò un’altra Petilia negli Abruzzi, nelle vicinanze della terra di Pacentro, presso Sulmona, e raccolse in quei luoghi moltissime iscrizioni Petiliane.

Ma anche di questo manoscritto disgraziatamente non esiste traccia. Accennerò, in ultimo, ad un’erudita lettera del nostro autore inserita in un volume manoscritto di memorie sull’antichità di Pacentro, custodito presso di me e di cui diedi notizia nella “Bibliografia storica degli Abruzzi”

(n. LVIII).

Questa lettera scritta in Roccaraso, ai 14 aprile del 1781, ad istanza del giureconsulto Pasquale Larocca, contiene varie notizie di Pacentro, delle chiese e monasteri ivi esistenti e particolarmente del monistero della SS. Trinità e di S. Quirico in Fignano, soggetto al dominio dei monaci di Casauria.

Tali notizie ho potuto raccogliere intorno al Giuliani.

Sono poche, ma bastano a dare un’idea esatta della dottrina e profonda erudizione di lui. Vegga altri di completarle e di restituire alla repubblica delle lettere più integra che sia possibile la bella figura d’un personaggio per quanto benemerito della coltura patria, altrettanto sconosciuto e ingratamente dimenticato!

Sulmona, Maggio 1893.  –   G. PANSA

GITA IN AUTOMOILE A ROCCARASO. È L’ANNO 1909!

[A. Tortoreto, «Attraverso gli Abruzzi in automobile», pag. 58 segg; Roma 1909.]

Diamo un ultimo sguardo alla valle del Sangro; le cime dei monti appaiono leggere, aeree nel sole che tramonta: si profilano le une dietro le altre, sino alle ultime, quelle del Molise.

Un’ultima volata e siamo a Roccaraso: fa freddo!

È Roccaraso la prima stazione climatica abruzzese: su questa giogaia dell’Appennino, dove nel cuore di luglio vediamo gli uomini girare avvolti in pesanti mantelli e le donne vestite di lana greve, sono sorti come per incanto due, tre bellissimi alberghi che accolgono, nella stagione buona, i villeggianti.

A due passi dal paese, corre vittoriosa la vaporiera: le passeggiate di montagna sono suggestive: un’escursione al prossimo, famoso Piano delle Cinque-Miglia è quanto di più incantevole si possa desiderare; e l’aria fine, frizzante pone, grazie a Dio, un appetito!… Figuratevi che anche ne sentiamo gli stimoli, noi che da due giorni non facciamo che mangiare, tanto che l’amico Montani giustamente nota: << Si marcia con una velocità media di trenta chilometri all’ora, o, per essere più esatti, di venti pasti al giorno, tra grandi e piccoli! >>.

Anche qui accoglienze entusiastiche, cordiali; pranziamo nella sala maggiore dell’Albergo Maiella; poi a tarda notte, ci ritiriamo nelle linde camerette preparate per noi nei diversi alberghi e benediciamo le soffici coperte imbottite che proteggono dal freddo dei milleduecento metri sul livello del mare.

Alle sei – un’alba serena radiosa come ne ho viste poche – sotto i nostri alloggi sibila il fischio implacabile del duce della nostra carovana: pronti! Le nostre già fremono impazienti di riprendere la corsa. Una capatina in paese: c’è da vedere una interessante torre, alla cima della quale hanno, da poco, posto un orologio; la parte antica, chiusa nella rocca, e gli avanzi di un teatro che il Prof. Cena scova, rimontano al seicento.

Il che proverebbe che anche anticamente Roccaraso fu tenuta in pregio quale residenza estiva.

IL TEÀTRO DI ROCCARASO.

[C. Ricci, «Il teatro di Roccaraso», «Rassegna d’arte degli Abruzzi e del Molise», pag. 2 segg.; Roma 1912, n. 1].

Entriamo in Roccaraso dalla parte di ponente e percorriamo in salita la strada principale, fiancheggiata di case, in parte con scale esterne, alcune con balconi di ferro battuto sul fare pescolano, interrotte spesso da vicoli pittoreschi.

In fondo troviamo la spianata o piazza che costituisce il punto più importante del paese; a sinistra la chiesa principale; di fronte la Terra Vecchia o castello in cui s’entra per un arco aperto ai piedi di un’altra torre fornita di modiglioni e con lo stemma dei Caracciolo; a destra la chiesetta dei Morti e, tra minori case, il teatro: tutto, sparso su diverse linee e in vario e pittoresco ondeggiamento di terreno, con larghe aperture che lasciano vedere da un lato monte Tocco e il suo bosco; dall’altro, la Valle del Sangro con lungi il cono di Montemiglio.

Ora, chi direbbe che quel teatro è uno dei più antichi d’ltalia e che risale, nientemeno, al 1698? All’esterno, sotto il cornicione formato con file di coppi riuniti e sovrapposti, in una fascia di pietra che gira nella facciata e nel fianco volto a tramontana, si legge in belle lettere questa iscrizione:

DEO OPTIMO MAXIMO THEATRUM HOC PRAELUCET A FUNDAMENTIS ERECTUM AD ANIMORUM SOLATIUM AC IUVENTUTIS PROFECTUM AD PROPRIAE SOBOLIS COMMODIDATEM A PERILLUSTRI BARONE S. IOHANNIS DE MONTEMILIO DONATO BERARDINO ANGELONE NEC NON ET AB AGATHA ROSARIA FLORINI EIUS UXORE DIGNISSIMA QUORUM MAGNANIMITATEM SIC MUNDO POSTERIS SUISQUE FAMILIARIBUS MONSTRARE CURAVERUNT.

A.D; MENSIS OCTOBRIS 1698.

Dunque Donato Berardino Angeloni barone di Montemiglio e sua moglie Agata Rosaria Florini lo edificarono dalle fondamenta, in quell’anno, a sollazzo delle anime, a profitto della gioventù, a comodità della propria famiglia e invocato il nome di Dio confessarono che di tanta magnanimità s’aspettavano eterna gratitudine dai posteri.

Ahimè, mette male a frutto le sue azioni e i suoi sentimenti colui che li affida alla riconoscenza dei posteri! I posteri lasciarono andare tutto in malora; e solo la solidità delle mura corrispose alla volontà di Donato Berardino e Agata Rosaria.

Pareti sgretolate, selciati rimossi, gradini sgangherati, imposte rotte e cadenti, cortile invaso da animali e da cumuli di legna tagliata, stanze del primo piano ridotte a dimora privata, chiusa e abbrunata dal fumo, volte screpolate, vetri rotti… mio Dio, ottimo e massimo, che ruina, che sfacelo, che abbandono! Guai se i coniugi Angeloni vedessero dal mondo di là uno spettacolo simile, essi che il loro amore dell’arte e al paese, con quel teatro “mundo posteris suisque familiaribus manstrare curaverunt”. Solo il piano più alto dell’edificio ha conservato la prima destinazione, e serve ancora da teatro, senza però i vecchi banchi e i vecchi scenari e i vecchi palchi, compreso il palcoscenico che da ponente è passato a levante! Io però veggo ancora, rianimo ancora l’abbandonata fabbrica, con le antiche persone, o, meglio, coi loro fantasmi. Veggo salire da Sulmona e dalle parti di Napoli le compagnie comiche col loro carro d’attrezzi e di costumi. È il carro di Tespi del Capitan Fracassa o il carro che descrive Filippo Pananti nel Poeta di teatro!

Tutto il paese accorre. Il carro entra fragoroso nella vasta androna in fondo al cortile. Poi la compagnia si sbanda per gli alloggi, si rifocilla e riposa in fretta. Alla sera il teatro è invaso dalla folla.

Pulcinella trionfa. Ma non è forse questo il sollazzo degli animi, il profitto dei giovani, la commodità della sobole, voluta o desiderata da Donato Berardino e da Agata Rosaria.

Nell’idea di costoro l’edificio sorse su tutto come un’accademia, come un luogo di ritrovo dei cittadini migliori. L’inverno lassù è interminabile; la neve altissima rende impraticabile la campagna. Dunque, conviene trovare modo di rendere meno noiosa la prigionia radunandosi in molti a piacevoli conversazioni e a divertimenti ragionevoli. Così pensano i due Angeloni; e poiché il luogo adatto manca, lo costruiscono.

Nelle stanze del primo piano, al lume dei ceri e più del ceppo che arde nei grandi camini, si recitano sonetti, s’ascoltano elogi, s’improvvisano rime o discussioni, e.… magari, mentre si balla dai giovani, si giuoca al tarocco dai vecchi.

Poi nelle occasioni solenni o meglio quando il freddo si rannicchia alle calde ventate d’aprile, si passa di sopra nel teatro vero e proprio, e giovani e vecchi si uniscono a recitar commedie, tragedie, melodrammi. Roba da filodrammatici, capisco, ma, in quei piccoli paesi segregati dal mondo e spesso sepolti sotto enormi coltroni di neve, più utile, più tollerabile, più ragionevole (allora come oggi) che nelle città grandi dove i filodrammatici rappresentano una delle forme più gravi della “deficienza mentale”. Quindi, io penso che i due Angeloni, nel loro tempo, facessero cosa assai rigguardevole; e mi rallegro che la facessero con tanta serietà e solidità da consentire, ora, al Municipio di Roccaraso e al Ministero della Istruzione di mettersi d’accordo nel salvare l’interessante edificio, ciò che presto avverrà essendosi compiuti gli studi e raccolti i denari. E vorrei pure che qualche studioso abruzzese raccogliesse quanta più storia è possibile intorno ai munificenti coniugi costruttori. I loro nomi appaiono lassù in altri monumenti e in molte carte. Si leggono, ad esempio, in un altare dell’Assunta di Roccaraso, e si sa che Agata Rosaria confermò un lascito, nel 1688, alla stessa chiesa.

A Quarto San Giovanni, a mezza costa dal monte, sorgeva un villaggio in mezzo al quale stava una cappella dedicata al Battista. Un terribile terremoto, uno di quei terremoti che paiono voler mostrare la lo ro forza scuotendo immense catene di monti, nel dicembre del 1456 rovinò tutto.

Il paese fu schiacciato e nessuno pensò a ricostruirlo. Solo nel 1694 il barone Donato Berardino rialzò la cappella consacrata nel giugno dell’anno seguente. Prima che degli Angeloni, Quarto San Giovanni era stato dei Florini; poi era passato ad Agata dopo una fiera morìa che aveva decimato

tutto il napoletano e la famiglia di lei. Così, quando Donato Berardino la sposò, il luogo divenne suo. Egli però ne raccolse dolori mortali per certe liti che dovette sostenere volendo salvare quel feudo mercè il quale aveva titolo di barone. Un Giambattista Florini competitore, nel 1709 s’abboccò con lui e col figlio Lorenzo. <<Ambedue costoro – dice una cronaca inedita – rammentandosi la stretta parentela, lo pregarono voler cedere il feudo promettendogli in compenso mille pecore. Giambattista non volle affatto accondiscendere a tante premure, dicendo che se aveva ragione sul feudo, voleva vedersela, e che in caso contrario non pretendeva niente. Allora Donato Berardino andò a consulta a Sulmona, da dove ritornato, ordinò in sua casa che smorzassero i lumi e chiudessero le porte, perché egli non era più barone, essendogli stato detto dagli avvocati di Sulmona che aveva torto. Fu tale il di lui cordoglio per detta consulta avuta in Sulmona, che subito infermatosi fra cinque giorni se ne morì. Nel breve tempo della sua malattia non voleva munirsi di sacramento, ma dopo molte preghiere dei suoi domestici finalmente s’indusse a prenderli; e il di lui figlio Lorenzo, in ringraziamento a Dio, per detta grazia al di lui padre concessa, andò per il pavimento della casa colla lingua per terra>>.

Agata Rosaria sopravvisse al marito circa dieci anni e morì il 22 maggio 1718 lasciando parecchi figli e parecchie figlie tra le quali almeno due monache. Come è facile comprendere, fra tante angosce, sin d’allora le sorti del teatro dovettero languire.

L’AMPHIDROMIA.

[Giovanni Pansa “In Abruzzo. Saggi di etnografia comparata” – Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti, Teramo, 1915, fasc. XI.]

 

In molti paesi (può dirsi in quasi tutto l’Abruzzo) usano altri curiosi comparatici battesimali. Vi è il cosidetto comparatico a passare e consiste in questo:

«Si reca il neonato alla chiesa e dalla madre viene posato sull’altare, generalmente dal lato dell’Epistola. Una delle aspiranti comari, dopo alcune giaculatorie, abbraccia il bambino e lo passa ad una compagna che per lo stesso scopo aspetta al lato opposto dell’altare. Costei depone il bambino nella parte del Vangelo e, dopo altre giaculatorie, lo riabbraccia e lo ripassa alla comare

di prima. Ciò si esegue tre volte: e dopo tale esercizio le donne acquistano il diritto di chiamarsi fra loro comari. Se si tratta di un maschio, l’operazione è affidata agli uomini.

Molto più singolare è l’usanza di Roccaraso in occasione della nascita di una figlia femmina.

Nella ricorrenza di S. Rocco, ai 15 di agosto, il padre della piccina deve compiere insieme alla neonata (e non può esimersene per qualsivoglia motivo) entrambi vestiti di gala e coperti di bende e di nastri, un giro attorno al paese, a cavallo d’un asino bardato ed infettucciato, dando alla popolazione uno spettacolo di anticipato carnevale. Il giro rituale attorno all’ara domestica o all’altare è qui rappresentato da quello attorno al piccolo centro abitato: ma la connessità del rito con l’amphidromia ateniese non è meno evidente».

I NOMI DI BATTESIMO NELL’ABRUZZO

[Antonio De Nino. In “Tradizioni popolari abruzzesi. Scritti inediti e rari” a cura di Bruno Mosca. L. U. Japadre Ed., L’Aqui1a 1970, vol. 1, pag. 201.]

<< Vero e arcivero. Roccaraso, uno dei più montani paesi dell’Abruzzo, è singolarissimo nell’uso dei nomi propri di persona.

La storia antica e la medioevale, per questo, è messa a sacco: anzi si va al disopra della storia; si spigola anche nei campi scarmigliati della più romantica immaginazione.

Non c’è quasi famiglia, dove non si riscontra qualche bizzarria di nomi. Qua Carlina, Desiderata, Edvige, Egiziana, Ester, Pulcheria; là Clodoveo, Arsenio, Comincio, Epimenio, Peligrano, Solino.

E poi questi altri più strani di tutti: Acrina, Amata, Aristea, Aristilla, Beata e Beatina, Carina, Cherubina, Donnina, Erina, Ergomina, Ezilda, Ledoina, Lescalda, Macrina, ecc.

Dunque, o madri o padri o spose o sposi, fate un viaggetto nell’Abruzzo, onorate di una vostra visita Roccaraso, se volete farvi una buona provvista di nomi bizzarri e di…salute.

E come no, se l’aria di Roccaraso fa ravvivare i morti?

Badate però che, anche quando arde in cielo la canicola, bisogna tenere sul letto una massiccia coltre!>>.

TERRA BRUCIATA: ROCCARASO.

[Da «Abruzzo anno zero», di M. Masci; II Ed., pag. 278 segg., Pescara 1960]

«Ora bisognerà inventare Roccaraso, dissero i roccolani al loro rientro nella dolce selletta ai piedi del rudero del castello, contemplando il luogo cosparso di calcinacci e di macerie dove sorgeva il loro paese. Roccaraso era scomparsa.

Ebbe cognizione per primo Kesserling dell’importanza strategica della zona quando in un sopralluogo personale ordinò di fortificare a difesa Roccaraso come posizione chiave dominante sulla vallata del Sangro. Da quel momento anche Roccaraso fu considerata “terra da bruciare”.

Per prima cosa fu tolta di mezzo la pineta; trentamila pini furono usati per cospargere di puntelli tutto il Piano delle Cinque Miglia allo scopo d’impedire l’atterraggio degli aerei nemici; poi furono fatti saltare il ponte e la ferrovia, e quindi tutto l’abitato. I roccolani si sbandarono: in Puglia, nel Fucino, in Italia Settentrionale.

Ma la prima vittima la fece uno spezzonamento inglese: un bambino di Napoli, Claudio Mori, ch’era villeggiante con la sua bambinaia. Poi fu la volta degli altri villeggianti o sfollati, e Roccaraso n’era piena, come per tradizione: in casa Ferretti erano ospiti il Marchese di Santa Lilia e la duchessa Anna Diaz, moglie del figlio del Maresciallo; questi ospiti illustri avevano portato da Napoli, sperando di salvarli, insieme al principe D’Avalos, ai Baroni Angeloni, rilevanti quantitativi d’argenteria familiare; furono costretti a seppellire ogni ricchezza, per non trovarla mai più. Il Duca di Santa Lilia fu catturato dai tedeschi nella prima retata insieme al giovane Giuseppe e portato a Rivisondoli per lavori di fortificazioni; altri che riuscirono a sfuggire alla cattura s’arrampicarono sul piano dell’Aremogna con le loro robe donde, alcuni, si arrischiarono a passare il fronte.

I tedeschi sistemarono sul costone a lato est che domina la vallata un reparto di fucilieri e due batterie semoventi che disseminavano ininterrottamente di bombe la vallata, provocando un fastidio enorme ai reparti dell’ottava armata.

Il 24 novembre le truppe canadesi conquistarono la collina di Castel di Sangro e da quel momento si esasperarono e dissanguarono i vani attacchi e irruzioni contro lo sperone difeso dai tedeschi rimasti soli in Roccaraso, dopo l’esodo della popolazione.

In dicembre la neve si ammonticchiò sulle macerie di quella ch’era stata la più fiorente stazione climatica montana dell’Abruzzo aquilano e la selletta di Roccaraso sembrò assumere l’aspetto uniforme del paesaggio circostante: un dolce declivio della zona delle Cinque Miglia; qualche rudere che spuntava dal mantello bianco sembrava lanciare in alto un grido di nostalgia e di dolore. Nel gennaio un’accanita battaglia ed un’ostinata resistenza della retroguardia tedesca sull’Arazecca e sullo sperone di Roccacinquemiglia stabilizzarono il fronte per cinque mesi in quella zona; ma il passo di Roccaraso non fu potuto conquistare se non dopo il 4 giugno, quando tutto il fronte con la caduta di Roma cedette e i tedeschi abbandonarono la linea Gustav. Quando i primi roccolani tornarono, trovarono l’assurdo e scoprirono il vuoto: il paese non c’era più: bisognava ricostruirlo da capo, cioè inventarlo».


[1] A. Ambrosini, Impressioni di viaggio sull’autoservizio g.t. Circuito della Maiella, Chieti 1930.

[2] Fino al 1316, dunque, gli abitanti di Roccaraso erano costretti a recarsi a Roccacinquemiglia per battezzare i bambini e per seppellire i morti.

[3] Per quanto mi risulta, questo Thomas de Gazaria è il primo Sindaco di Roccaraso che si conosca. Non sarebbe vanità dedicargli una sala nel Comune di Roccaraso, appena esso avrà, ovviamente, la sua stabile dimora.

[4] Cioè Roccaraso e la borgata distrutta nei pressi della «MADONNA DEL CASALE».

[5] Dall’egregio amico, Barone Domenico Tabassi, decano dei cultori di storia patria in Sulmona, ho la seguente nota illustrativa di questo Governatore di Roccaraso: «Scipione Tabassi fu uomo d’armi. La sua ricca armatura di metallo, intarsiata di puro oro, si conservava fino ad alcuni anni indietro dal Signor Franco Tabassi, suo discendente. Fu vincitore in una delle Giostre, che a’ suoi tempi, si tenevano in Sulmona”. È anche ricordato in una lapide che sta tuttora innanzi l’altare maggiore della Chiesa della Maddalena (San Francesco della Scarpa) in Sulmona, nell’anno 1649.

[6]  “Carm.“, Lib. IV, Od. IX.

[7] “Memor. Stor. crit.” degli Storic. Napolet., I, 306.

[8] V. Monografia di Pacentro e Pettorano nel “Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato”, Vol. XVI, p. 70-88 e 95-102.

[9] Analisi ragionata dei libri nuovi”, marzo 1793. Napoli, 1793, p. 89. Id. “Saggio itinerante nel Paese dei Peligni”, Napoli 1793, p. 4.

[10] “Ragionamento topografico istorico fisic. ietro sul Piano di Cinquemiglia” ecc., Napoli, 1789.

[11] Potrei citare esempi a josa dello sperpero che anche oggi seguita a farsi dei libri e manoscritti, che vediamo ogni tanto gettati per le botteghe dei tabaccai e dei pizzicagnoli. Per restringermi a quanto m’è accaduto recentemente, ricorderò il seguente fatto: Fui avvertito da un amico che da mesi e mesi giacevano in una delle nostre tabaccherie due volumi manoscritti di memorie Sulmonesi del dotto giureconsulto Pasquale Larocca di Pacentro, e per quanto l’avviso mi parve ritardato, mi precipitai (è il termine adatto) in quella bottega colla speranza di salvare, se non tutto, almeno i resti del prezioso manoscritto. L’opera distruttrice, era già al suo termine; e da un pezzo. È doloroso, indegno, abominevole e reca stupore il pensare che esistano persone ignoranti le quali per coprire la propria vergogna, non esitano a manomettere libri e cimeli preziosi, vendendoli a nulla, mentre v’ha chi li comprerebbe a prezzo della più sviscerata affezione! Non comprendo come il rossore non s’imprima sulla fronte di questi vandali avvezzi a distruggere così ferocemente il patrimonio delle proprie tradizioni domestiche.




INIZIATO IL RESTAURO DEL CORALE N. 4

Il prezioso manoscritto del Cinquecento della Biblioteca S. Tommasi dell’Aquila  contiene miniature di grande valore e unicità

L’Aquila, 10 luglio 2024. Ha preso il via il restauro di uno degli antichi volumi appartenenti al prezioso Fondo di 31 messali miniati provenienti dai conventi di S. Bernardino, Santa Maria di Collemaggio e Sant’Angelo d’Ocre, conservati nella Biblioteca “S. Tommasi” dell’Aquila.

Si tratta di manoscritti di grande valore che hanno bisogno di cure e attenzioni particolari per la loro conservazione e valorizzazione. Proprio per preservare questo patrimonio librario unico, sono stati avviati i lavori di restauro di uno degli antichi volumi, da parte della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Abruzzo e del Molise diretta dalla dott.ssa Giuseppina Rigatuso con la supervisione della responsabile della Biblioteca “S. Tommasi” dell’Aquila, la dott.ssa Alessandra Lucantonio.

Il progetto, che rientra nell’ambito del programma “Tutela beni librari non statali 2024”, è finanziato dalla Direzione Generale Biblioteche e Diritto D’Autore diretto dalla dott.ssa Paola Passarelli del Ministero della Cultura.

Gli esperti di restauro del libro si occuperanno, per il momento, del Corale n. 4, un manoscritto degli inizi del XVI secolo che reca al suo interno miniature dal valore inestimabile. Richiamando l’appuntamento del Capoluogo d’Abruzzo con la Cultura, la Soprintendente Giuseppina Rigatuso ha dichiarato: “Nel 2026 L’Aquila sarà la Capitale italiana della Cultura. Questo è simbolicamente il punto da cui ripartire per dare al sistema bibliotecario regionale lo slancio di cui ha bisogno in questo momento. L’intervento sui messali della Biblioteca S. Tommasi è un primo importante intervento verso questa direzione”.

L’assessore con delega ai Beni e alle Attività culturali della Regione Abruzzo, Roberto Santangelo, ha sottolineato: “I poli bibliotecari abruzzesi sono depositari di una ricchezza libraria unica che racconta la storia delle nostre città, dei piccoli borghi arroccati sulle alture; ci mostra il nostro mondo come era un tempo e ci invita a riflettere sulle origini del territorio al quale apparteniamo. L’assessorato regionale ai Beni e alle attività culturali accoglie con piacere le iniziative di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale perché significa garantire alle future generazioni la trasmissione della nostra identità. Il restauro del manoscritto conservato presso la storica biblioteca aquilana assume così una grandissima importanza, perché non bisogna rischiare di perdere le grandi opportunità con la conoscenza”. Giuseppina Rigatuso Roberto Santangelo




IL RICORDO DI ALFONSINA STRADA

Giro d’Italia women 2024. Le celebrazioni del Soroptimist International club

Chieti, 10 luglio 2024. In occasione del passaggio in Abruzzo del Giro d’Italia femminile 2024, nella mattinata dell’11 luglio, dalle ore 11:00, sulla Strada per Blockhaus, in Località Mammarosa, Comune di Pretoro, al termine di una cerimonia in ricordo di Alfonsina Strada, prima ciclista donna a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia, alla presenza di numerose Autorità locali, verrà apposta una targa commemorativa, realizzata quale Interclub Soroptimist Abruzzo.

Il Blockhaus, la salita più alta del Giro d’Italia Women, è denominata “Cima Alfonsina Strada”, in memoria della ciclista che nel 1924 prese parte al Giro d’Italia maschile. A cent’anni dalla sua impresa, i Club Soroptimist International abruzzesi (L’Aquila, Chieti, Pescara, Sulmona e Teramo), celebrano Alfonsina, esempio di emancipazione femminile e pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile.

L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito del più ampio Progetto Nazionale “Donne & Sport”, intende promuovere i temi legati alla parità fra sport maschile e femminile e sostenere l’attività sportiva femminile.

Il successivo 12 luglio la presidente del Soroptimist International Club di Chieti, Gabriella Di Girolamo, sarà presente all’arrivo della tappa di Chieti per testimoniare, con un intervento dedicato, l’impegno del Club di Chieti sul tema della parità di genere nello sport.




L’ATTESO RISVEGLIO (1)

I Cattolici Popolari e la civiltà dell’Amore

Torrevecchia Teatina, 10 luglio 2024. Non se ne può più, davvero. Da un’estremità all’altra, sempre sballottati fra idee balorde, fatti incresciosi ed eventi indicibili di un mondo primitivo, istintivo e soprattutto egoista; naturalmente, con tutto il suo nefasto agire, dilatato nella nostra attuale e fragile società.

Tutto diffuso ed esteso nelle perverse pieghe dell’informazione, della politica, dell’economia, della cultura perfino della tradizione e della spiritualità; non c’è che dire sembrerebbe una bella società di brava gente.

Con i soli fatti rozzi, crudeli ed aberranti che qualche volta riescono a raggiungere l’attenzione della nostra comunità civile, la domanda che viene fuori non è poi così tanto peregrina: da quel bel popolo di italiani della ricostruzione post-bellica ci stiamo forse trasformando in un popolo di brava gentaccia ?   

Trasformazioni in corso da tempo, trasformazioni che degradano e deprimono perfino gli orizzonti: cosa si può fare quando si entra nel vortice di questa trasformazione, di questo dualismo radicale, falso e becero, che inquina ogni rapporto, ogni relazione ed ogni cosa?

Servono subito cambiamenti!

Cambiamenti ora necessari, cambiamenti dovuti; sicuramente, cambiamenti utili per ripristinare almeno un qualche fondamento di sana convivenza civile.

In questo mondo di radicalismi paranoici, di celebrazioni squilibrate, d’ostentato potere, la conflittualità,  la guerra, la distruzione e la morte, sia fisica che spirituale, non sono che la logica conseguenza.

Sin dai toni di voce, dalle forme d’espressione, dall’esaltazione delle più inutili e banali supremazie, anche il ruolo in un sistema del più minuscolo servizio si trasforma in un mezzo di dominio e di potere dove la demolizione e l’annientamento dell’avversario o dell’ipotetico nemico è cosa naturale e dovuta. Ecco il malessere esplosivo per una qualsiasi presenza o esistenza umana non allineata, ma cosa sta succedendo ?

Cosa siamo diventati allora ? Ancora tanto da studiare e da approfondire sull’umanità storica del momento.

Indagare subito sullo stato drammatico che viviamo, individuandone pericoli e relativi rischi è quantomeno necessario per il popolo delle responsabilità.

Comprendere fino in fondo, quali priorità, quali urgenze gravano sull’impegno civico responsabile è l’unico indirizzo condivisibile per gli uomini liberi e forti.

Ecco allora l’urgenza di un risveglio, l’urgenza di rientrare nell’organismo società; riprendere coscienza e capirne i bisogni. Ecco, dunque, il momento opportuno; quale migliore momento se non quello di una domanda che ritorna e ritorna fino all’ossessione.

Ecco, dunque, l’occasione per cercare di ripristinare i caratteri inconfondibili di un servizio, di una vera solidarietà; ecco il momento per ripristinare i chiari obiettivi per una sana e buona convivenza civile.

Riemergere dal profondo oblio, ecco, questo è il dovere dei cattolici popolari liberi e forti; il dovere di liberarsi dalle duali costrizioni, dalle rozze e familistiche imposizioni, dall’umiliante marginalizzazione di un mondo chiuso e perverso, per cercare di condividere, con forza ed urgenza, le giuste riflessioni, i giusti caratteri per aprire a  quel cammino, tanto caro alla nostra cultura e alla nostra dottrina sociale, per la Civiltà dell’Amore.

NM




PESCARA JAZZ 2024 SECONDA GIORNATA

Giovedì 11 luglio 2024 ore 21:15 Arena del Porto Turistico

Pescara, 10 luglio 2024. Secondo appuntamento, giovedì 11 luglio, all’ Arena del Porto Turistico – Marina di Pescara per la 52° edizione del Pescara Jazz, con la direzione artistica del M° Angelo Valori e organizzato dall’Ente Manifestazioni Pescaresi, un doppio appuntamento, in una serata che vedrà come leader due chitarristi. in apertura, Franco Finucci Special Quartet con ospite Rosario Giuliani e a seguire Fabio Mariani Fusion Project.

Franco Finucci con il suo Special Quartet con ospite Rosario Giuliani, presenterà “Taleia”. Taleia” è il disco della maturità per Franco Finucci, chitarrista tra i più raffinati del panorama nazionale. Le composizioni originali del chitarrista si avvalgono di una scrittura singolare, dagli slanci improvvisativi spiazzanti e al contempo avvincenti. A supporto del leader il sostegno maturo e sempre efficace del pianoforte di Marco Di Battista, con cui il chitarrista condivide da tempo un percorso artistico di grande spessore creativo, e la ritmica esperta e solida formata da Luca Bulgarelli, al contrabbasso e Sasha Mashin, alla batteria. La scrittura e il suono si misurano con le tante strade “inglobate” oggi dal jazz, come ad esempio i sapori sudamericani o i richiami cinematografici. La capacità di affrontare tanto la dimensione acustica – introspettiva, intimista e perché no, malinconica – e la concezione più esplosiva, sostenuta e tirata di brani “elettrici. Ospite speciale del quartetto in questo concerto, Rosario Giuliani, il cui talento artistico è ormai ampiamente riconosciuto da anni: virtuosismo, energia e lirismo sono le caratteristiche principali.

Tenacia, talento, una profonda passione per la musica tutta ed una grande tecnica hanno condotto Rosario alla ribalta della scena europea ed internazionale, facendo parlare la critica di lui come di una vera e propria rivelazione.I toni entusiastici e trionfali usati dalla stampa per definire le caratteristiche di Giuliani derivano proprio dalle peculiarità del suono che sa produrre: con disinvoltura riesce a trarre dai suoi sassofoni un fraseggio fluido, allacciandosi con naturalezza ai grandi sassofonisti della storia del jazz. Il musicista, pur ispirandosi a dei modelli, colpisce proprio per la sua originalità quasi istintiva, che è facilmente identificabile non solo nell’approccio con gli strumenti, ma anche nella composizione delle partiture.

Fabio Mariani, icona della Generazione Fusion degli anni ’80/90.Chitarrista e performer a cavallo dal Jazz al pop ha lavorato per decenni alternando lapropria attività tra produzioni pop e jazz.Ha collaborato con: Bruno Martino, Fausto Leali, Ivan Graziani, Teresa De Sio, Pino Daniele, Claudio Baglioni, Renato Zero, Mia Martini, Gigi Proietti e tanti altri. Il concerto si basa sulle composizioni originali del Leader che spiccano per le melodie ricche e sinuose, con suoni e ritmi equidistanti dal jazz e dal pop.

Decine di CD al suo attivo a partire dal 1988 con Digital Connection, Gate 32, Nadi, My Kind of Blue, Estasi, Senza Parole, On my hands, Jazz Made In Italy. Discografia che vede la collaborazione di tanti musicisti italiani e internazionali: Jeff Berlin, Danny Gottlieb, Danilo Rea, Pino Jodice, Andrea Beneventano, Ettore Gentile, Maurizio Giammarco, Martin Jacobsen, Roberto Gatto, Claudio Mastracci, Massimo Moriconi, Luca Pirozzi, Giorgio Rosciglione, Michel Rosciglione, Bob Masala e tanti altri. Dal vivo si è esibito anche con grandi chitarristi come: Bireli Lagrene, Francesco Buzzurro, Adam Palma, Osvaldo Lo Jacono, Matteo Mancuso, Vincenzo Mancuso, Roberto Fabbri, Juan Lorenzo, Gigi Cifarelli, Antonio Onorato

BIGLIETTERIE E INFO POINT: Lungomare C. Colombo n. 122 Botteghino: dalle 17:00 alle 20:00 (esclusa la domenica) e la sera dei concerti fino alle ore 22:00 Circuito di biglietteria: CiaoTickets; www.ciaotickets.com Per informazioni: 342.9549562

FRANCO FINUCCI SPECIAL QUARTET

 feat. ROSARIO GIULIANI

Franco Finucci, chitarra

Rosario Giuliani, sax contralto

Marco Di Battista, pianoforte

Luca Bulgarelli, contrabbasso

Sasha Mashin, batteria

a seguire

FABIO MARIANI FUSION PROJECT

Fabio Mariani, chitarra

 Toni Fidanza, pianoforte

Maurizio Rolli, basso elettrico

Luca Di Muzio batteria




LE CONTRADE DEL VINO DI LORETO APRUTINO

Il volume di Gabriele Valentini verrà presentato il prossimo 26 luglio in un convegno che si svolgerà al Teatro Luigi De Deo. Ad organizzare l’evento, i Custodes Laureti e il Gal Terre Pescaresi

Loreto Aprutino, 10 luglio 24. È tutto pronto per la presentazione del volume “Le contrade del vino di Loreto Aprutino”. Il libro scritto da Gabriele Valentini, ricercatore presso l’Università di Bologna, sarà al centro di un dibattito che avrà luogo al Teatro Luigi De Deo il prossimo 26 luglio alle 9.30. Promotori dell’evento i Custodes Laureti e il Gal Terre Pescaresi.

I Custodi sono una rete d’impresa di produttori di Loreto Aprutino che hanno l’obiettivo di tutelare e valorizzare il loro territorio in un modo nuovo e coeso, tra loro ci sono le cantine: Amorotti, Ciavolich, De Fermo, Talamonti, Torre de Beati e Valentini.

È nel 2020 che nasce la sinergia con il Gal Terre Pescaresi quando i Custodes, nell’ambito del PSL 2014-2020 attuato dal GAL, si fanno promotori della nascita della Comunità di Prodotto e Territorio “In Vino Lauretum” comunità che ha unito numerosi attori verso la definizione di una strategia condivisa di valorizzazione del territorio. Nel 2023 una rinnovata collaborazione tra i Custodes ed il Gal ha dato forma al libro.

“Le Contrade del Vino di Loreto Aprutino” rappresenta un primo censimento del territorio da un punto di vista viticolo in un’ottica di creazione di valore globale, che permetta di comunicare tanto un vino ed il suo terroir quanto il loro radicamento nella storia della comunità.

I lavori si apriranno con i saluti istituzionali di Chiara Ciavolich, presidente di Custodes Laureti, Renato Mariotti, sindaco di Loreto Aprutino e Gianluca Buccella, presidente del Gal Terre Pescaresi. Al convegno moderato dalla giornalista Jennifer Di Vincenzo parteciperanno: Armando Castagno, critico enoico e scrittore, Gabriele Valentini, autore del libro, Piero Di Carlo, professore di Fisica dell’atmosfera e climatologia dell’Università di Chieti-Pescara, Dino Mastrocola, rettore dell’Università degli Studi di Teramo.

Il programma proseguirà anche nel tardo pomeriggio. Alle 19 prenderà il via l’evento Triticum Laureti presso Pollinaria, uno spettacolo Teatrale Paolo dei lupi a cura di Francesca Camilla D’Amico. Gli ospiti potranno degustare i vini dei Custodes e alcuni piatti della gastronomia di Loreto Aprutino. Alle 22 ci sarà il concerto del cantautore abruzzese Setak.

“Dalla sua fondazione, Custodes Laureti – ha detto Chiara Ciavolich, presidente dei Custodes Laureti – sta dimostrando una dedizione incrollabile alla protezione e valorizzazione di Loreto Aprutino. Ogni progetto, battaglia e iniziativa, è riuscito a rafforzare il legame tra la comunità e il suo territorio. L’unione dei produttori, che hanno la comune caratteristica di essere tutte aziende familiari a vocazione agricola e storico culturale, è solida e si fonda sulla condivisa consapevolezza di essere su questa terra solo di passaggio e di avere il dovere morale di lasciarla alle nuove generazioni in una forma migliore di quella ricevuta”.

“Siamo molto soddisfatti – ha concluso il presidente del Gal Terre Pescaresi Gianluca Buccella – di questo progetto che da due anni portiamo avanti con i Custodes Laureti e che oggi si concretizza con la realizzazione di questo libro molto importante per la storia vitivinicola della comunità di Loreto Aprutino”.




FESTIVAL ROCKY MARCIANO

VIII edizione del Premio Storie di Sport, ecco i nomi dei finalisti

Ripa Teatina, 10 luglio 2024.

Il 19 luglio a Ripa Teatina (CH) dalle ore 21.00, a piazza dell’Antico Convento Francescano, ci sarà la cerimonia di premiazione del vincitore del Concorso letterario “Storie di sport”, giunto all’ottava edizione all’interno del Festival Rocky Marciano coordinato da Gianluca Palladinetti, con la Direzione artistica di Dario Ricci e che invece festeggia la sua XX edizione.

Prima di conoscere il nome del vincitore del Premio, nella stessa location, ci sarà una piacevole conversazione con due personaggi di rilievo noti nel mondo dello sport per motivi differenti ma entrambi autori: Emanuele Blandamura, campione europeo di pugilato con il libro “Su e giù dal ring” e Marino Bartoletti, scrittore giornalista conduttore e autore televisivo con “Il ritorno degli dei”.

Il Premio, che ha visto lo scorso anno trionfare una donna per il secondo anno consecutivo, nello specifico la siciliana quarantatreenne di Modica (RG) Laura Migliore, web copywriter con “Lame” è organizzato dalla Scuola Macondo di Pescara con il contributo del Comune di Ripa Teatina ed anche quest’anno vedrà presenziare l’amministrazione guidata dal sindaco Roberto Luciani affiancato dal vicesindaco e assessore allo Sport, Marco Ricciuti. La manifestazione gode inoltre, del patrocinio della Regione Abruzzo e CONI Abruzzo.

La Giuria è composta da: Francesca Chiappa (Hacca Edizioni); Francesco Coscioni (Neo Edizioni); Valerio Valentini (Readerforblind); Raffaele Riba (editor e scrittore); Lorenza Stroppa (Ediciclo Editore); Roberto Di Pietro (Agente Letterario Edelweiss); Athos Zontini (scrittore e scout per la rivista Achab); Paolo Primavera (Edicola Ediciones).

“Il Premio Letterario Storie di Sport è diventato un appuntamento ormai storico nel calendario delle attività della Scuola Macondo. Ogni anno il Premio cresce, dando la possibilità alla segreteria di conoscere autori da tutta Italia e di leggere le loro storie. Anche quest’anno i racconti hanno toccato le tematiche più varie, narrando tutte le tipologie di sport con personaggi di finzione o campioni e atleti esistenti. Un ringraziamento va agli autori per aver partecipato così numerosi, ma un grande grazie va espresso al Comune di Ripa Teatina che continua a credere nel Premio e all’organizzazione del Festival Rocky Marciano, sempre impeccabile” – interviene Sara Caramanico della segreteria del Premio. 

Come spiega Enrico Saquella: “Ciò che ci lega al Rocky Marciano è da individuare proprio nelle origini della mia famiglia che è di Ripa Teatina, e dunque perché non valorizzare il territorio che ha contribuito in qualche modo alla creazione della nostra realtà imprenditoriale? Nel nostro ufficio conserviamo con cura una lettera che prova che Rocky Marciano bevesse Caffè Saquella. A chi ci chiede cosa hanno in comune Saquella e Rocky Marciano siamo fieri di rispondere: Ripa Teatina!”.

I finalisti sono: Massimiliano Ciccone di Chieti con Uno sport per disabili; Jacopo Ferri di Roma con La linea di partenza; di Roma anche Andrea Meccia con Acqua e sale e Mimmo Muolo con Il Colombiano; Pietro Rainero – La lastra di ghiaccio di Acqui Terme (Alessandria).

I vincitori delle Borse di Studio messe in palio dalla Scuola Macondo invece sono: Rosa Anna Buonomo con Il destino ha molta fantasia di Montesilvano (Pescara) e Miska Ruggieri con Baggino, mon amour de L’Aquila.




LA GRANDE FESTA POPOLARE LUCHESE

Edizione speciale con frittelle abruzzesi, enogastronomia del territorio, tarantelle e ritmi mediterranei

Luco dei Marsi, 10 luglio 2024. Arriva la seconda scintillante edizione della Festa Popolare a Luco dei Marsi. L’evento, nato lo scorso anno nell’ambito delle Vacanze luchesi, tradizionale rassegna estiva del centro fucense, torna in un’edizione speciale ancora più ricca e invitante, con una golosa proposta culinaria mirata ad esaltare i sapori della tradizione, particolare attenzione ai prodotti della terra fucense e con lo sguardo alla genuina cucina casalinga, non a caso affidata alle mani esperte delle “Femm’n de na ‘ota”, insieme a una rassegna musicale d’eccezione, a cura del gruppo I Musici, pronto a scatenare balli ed entusiasmi a ritmo di tarantelle, salterelli, pizzica e di tutti i suoni delle diverse culture musicali popolari.

La Band, abruzzese doc, porta in tutta Italia, in un tripudio di colori e ritmi mediterranei, le canzoni della tradizione popolare accompagnate da strepitose coreografie, passi e musiche avvincenti che, nello svolazzare di gonne e nel serrato scandire dei passi, “celebrano l’energia, la gioia, l’amore, l’avvicendarsi delle stagioni e la vittoria della vitalità riconquistata” fuori dai grigiori invernali. L’appuntamento è per sabato, 13 luglio, dalle 19, in piazza Umberto I a Luco dei Marsi.

Ad accogliere luchesi e visitatori nella maestosa piazza centrale, i profumi delle frittelle, le amate “pizzonte abruzzesi”, preparate al momento, delle grigliate composte dalla norcineria locale con le verdure miste, il sapore delle patate fucensi, ma anche i sapori delle sagne e fagioli, dei primi dell’orto mediterraneo o piccantini, le pesche dolci al cioccolato, accanto ai vini della terra d’Abruzzo. Una Festa Popolare, quella pronta ad accendere il sabato marsicano, a forte impronta locale, che si avvale della partecipazione della locale Pro Loco, dell’associazione volontari Pensionati, e della fattiva attenzione dei rappresentanti del tessuto produttivo luchese e fucense che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento, tra cui la società cooperativa agricola Covalpa Abruzzo, la Cantina del Fucino, i supermercati Decò, di Gallese Claudio, e Coal di Gallese Walter, il Gruppo Fidanza, la Casa Moderna, il Molino Carattoli, la Norcineria Fatato, Amna Mahmoud Wasfy Mansour Frutta, Dolce e Pane Candida e il Forno del Velino, Venditti Food.

“Sono tantissimi, anche quest’anno, gli eventi socioculturali e artistici annoverati nella nostra rassegna estiva, ma quella in programma per sabato è un’iniziativa ancora più speciale, perché è una festa che celebra il territorio e l’”essere Comunità” nei loro aspetti più genuini”, spiega la sindaca Marivera De Rosa, “mette al centro le produzioni locali nate dalla nostra generosa terra, la cucina tradizionale, nelle sue preparazioni più semplici eppure più gustose, lo stare insieme e il condividere in allegria, alla maniera dei nostri nonni, in un modo un po’ vintage ma super rigenerante, così come pure celebra l’estate, la sua energia, la sua vitalità. Una Festa popolare vera, che sarà una vera festa per il palato, per gli occhi e per lo spirito. Invito tutti a non mancare!”




RELIVE ABRUZZO FESTIVAL

Arriva la quarta edizione del festival itinerante e multidisciplinare della provincia di Chieti

Chieti, 10 luglio 2024. Dal 12 Luglio all’8 Agosto andrà in scena la quarta edizione di ReLive Abruzzo Festival, festival diffuso e multidisciplinare estivo della Provincia di Chieti, organizzato dall’Associazione PICSAT per la direzione artistica di Gianmaria Tantimonaco, produttore artistico abruzzese.

Per questa nuova edizione di festival, nato nel 2021 a Lanciano ed ora cresciuto in partecipazione e offerta, sono previsti concerti ad opera di artisti abruzzesi o con progetti legati al territorio, visite guidate per scoprire il patrimonio storico-architettonico, degustazioni ed esposizione di prodotti enogastronomici locali e laboratori a tema per scoprire le tradizioni e le peculiarità abruzzesi. I Comuni partecipanti saranno quest’anno Rocca San Giovanni, San Salvo, Frisa e Sant’Apollinare.

Il fitto calendario di eventi, presentato stamattina alla presenza di Gianmaria Tantimonaco, Fabio Caravaggio e Carmelita Caravaggio del Comune di Rocca San Giovanni e dell’Assessore Daniele D’Amario per la Regione Abruzzo, vedrà coinvolta Rocca San Giovanni il 12 Luglio ed il 19 Luglio rispettivamente con un tour del borgo e la sera il concerto del Saint Louis International Jazz Ensemble (organico di giovani artisti provenienti da tutta Europa) e l’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona che rivisiteranno in chiave jazz e sperimentale il repertorio del Maestro Francesco Paolo Tosti, e la settimana successiva con la presentazione del libro “Dai Trabocchi alla Loira” di Orlando Bellisario, opera che celebra il gemellaggio tra il comune e Chaingy (Francia); San Salvo ospiterà due giorni di eventi presso Piazza San Vitale con l’apertura del Parco Archeologico del Quadrilatero e due concerti-spettacolo incentrati sul legame storico che la Regione ha con l’Argentina (spettacolo musica-danza-proiezione “Vestido De Dora” di Maximiliano Manzo, vincitore del Premio Flaiano 2022, il 18 Luglio) e l’America (Abruzzo Stelle e Strisce di Walter Gaeta al piano, Ada Flocco alla voce e Camillo Chiarieri come voce narrante, il 25 Luglio); a Frisa il primo giorno di evento prevede il talk “Valorizzare e Comunicare il Territorio”, dedicato alla discussione sulle sfide turistiche e di sviluppo territoriale del territorio di riferimento, con ospiti Italea Abruzzo per un approfondimento sul fenomeno del Turismo delle Radici, la DMC Terre del Sangro Aventino e la rivista D’Abruzzo con la presentazione del libro fotografico “Attimi D’Abruzzo” e l’esposizione di tele fotografiche presso il Palazzo Caccianini (20 Luglio).

Per il secondo giorno di attività è previsto il ReLive show dell’Orchestra Popolare del Saltarello (super gruppo comprensivo di più di 10 tra ballerini e musicisti diretti dal Maestro Danilo di Paolonicola, attualmente in tour con Max Gazzè) anticipato da laboratori di danza popolare ad opera dell’Interamnia World Music (3 Agosto); infine a Sant’Apollinare un tour del borgo cittadino con degustazione finale (21 Luglio) e l’ultimo evento dell’edizione, con il concerto della Compagnia Tradizionale Val D’Abruzzo di Rosario, Argentina, che per festeggiare i suoi 60 anni di attività duetterà tra balli e canti insieme a due cori locali, il Folk San Leonardo e i Cantori del Golfo di Vasto.

Durante tutti gli eventi sarà possibile conoscere e degustare prodotti tipici abruzzesi. Tutti gli eventi sono gratuiti. Per prenotazioni ed informazioni aggiuntive è possibile chiamare il 388 3492484, contattare la direzione artistica alla mail info@reliveabruzzo.com o visitare il sito www.reliveabruzzo.it, le pagine FB e IG di ReLive Abruzzo e PICSAT.

Il festival vive quest’anno del finanziamento del Ministero degli Affari Esteri a valere sul progetto “2024-Anno del Turismo delle Radici”, della Regione Abruzzo, dei Comuni ospitanti e di sponsor privati. Gli eventi sono realizzati altresì con una fitta rete di collaboratori come i già citati D’Abruzzo e la DMC Terre del Sangro Aventino; Archeclub, Pallenium, Italia Nostra del Vastese e CSA Parsifal (Centro Sperimentale di Archeologia) per la realizzazione di visite guidate nei borghi dei Comuni ospitanti; Istituto Nazionale Tostiano e Saint Louis College of Music per il concerto inaugurale del 12 Luglio; di attività commerciali locali come Il Portico, La Cascina, Osteria del Carcere, La Vinarte, Iannamico 1888, Agrumato, Contento Liquori, Tartufo di Quadri, La Fabbrica di Bocconotto, Fratelli Antico e Senza Anallergic Food Store per la degustazione e l’esposizione di prodotti locali ed infine il supporto come media partner di Radio Delta 1 (radio ufficiale), Litografia Botolini e VideoCittà.

Tutto è pronto per una nuova edizione di ReLive Abruzzo Festival: la rassegna itinerante e diffusa che ci porta alla scoperta rinnovata del nostro amato territorio. Non mancate!




BANDI E OPPORTUNITÀ PER IL TERZO SETTORE

L’importanza dell’associazionismo e della cooperazione per lo sviluppo del territorio

Pescara, 10 Luglio 2024. Oggi pomeriggio alle ore 17.00 si terrà l’evento dal titolo “L’importanza dell’associazionismo e della cooperazione per lo sviluppo del territorio. Bandi e opportunità per il Terzo Settore”, organizzato dalla Fondazione Tercas ed il Consorzio Punto Europa, in collaborazione il CSV Abruzzo, nel solco delle attività promosse dalla Fondazione a favore delle Associazioni e degli altri Enti del Terzo Settore del territorio teramano per il rafforzamento delle competenze necessarie per la partecipazione e gestione di bandi e progetti.

L’incontro verterà sul tema della cooperazione e sviluppo, anche in vista del prossimo appuntamento del G7 a Pescara e sulle opportunità di finanziamento regionale, nazionale, europeo e sui fondi del PNRR.




UN VIAGGIO NELLA VITA E NELL’ARTE DI UN MAESTRO CONTEMPORANEO

Fondazione Pescarabruzzo inaugura l’Archivio d’artista dedicato a Sandro Visca. Venerdì 12 luglio 2024, ore 18:00 presso il CLAP Museum in Via Nicola Fabrizi, n.194

Pescara, 10 Luglio 2024. La Fondazione Pescarabruzzo è lieta di annunciare l’inaugurazione dell’Archivio d’artista dedicato a Sandro Visca, un evento imperdibile che celebra uno dei maestri contemporanei di origini abruzzesi tra i più innovativi. L’evento si terrà venerdì 12 luglio 2024, ore 18:00, presso il CLAP Museum in Via Nicola Fabrizi, n.194 – Pescara.

Dopo la mostra “Visca Carte Inedite 1961-2019”, la presentazione al Cineteatro Massimo del documentario “VISCA” (che ripercorre la sua intera attività artistica), per la regia di Andrea Carella  e la più recente presentazione di “ASPARAGUS / Cartella Limited 2021 di Sandro Visca” ospitata alla Maison des Arts, la Fondazione rende ancora omaggio al Maestro con uno spazio a lui dedicato in via permanente, a disposizione anche di studiosi e visitatori che vogliono approfondire la sua originale esperienza.

Il progetto di realizzare un Archivio d’artista a Pescara, annesso al CLAP Museum, dedicandolo ad uno dei docenti più influenti nella formazione di Andrea Pazienza, ospitato nello stesso Polo culturale, si inserisce come un ulteriore tassello nella rete museale e dei centri studi promossi dalla Pescarabruzzo. Gli spazi dell’Archivio si distribuiscono in più sezioni, dedicate rispettivamente ai quadri, alle sculture, agli arazzi e ai disegni, tutte opere affidate definitivamente alla Fondazione. L’Archivio è dotato di innovativi espositori e di tecnologie avanzate, composte da speciale tecnoilluminazione, monitor, schermi, proiettori e touch screen. L’intera donazione è, infatti, digitalizzata e accessibile su vari supporti. Vi si ospita anche una raccolta bio-bibliografica di documenti, materiali digitali e una biblioteca storico-artistica sul contemporaneo.

Sandro Visca, aquilano di nascita e pescarese d’adozione dal 1968, ha saputo imporsi attraverso la ricerca continua di un linguaggio personale e con un’attenzione costante ai problemi del mondo nel tempo a lui coevo. La sua carriera, con circa sessant’anni di instancabile lavoro, è stata sempre segnata da un piglio estroso, antiretorico, irriverente e a tratti onirico. Nell’Archivio ci si potrà immergere nell’universo delle sue opere più rappresentative, tra cui la celebre performance “Un cuore rosso sul Gran Sasso”, i teatrini, le “pupazze” e gli arazzi cuciti.

L’inaugurazione sarà un momento emozionante e di riflessione, per scoprire l’intima natura dell’arte del Maestro e la sua straordinaria capacità seduttiva nascosta nelle trame del suo lavoro, proprio come le intriganti trame degli affascinanti tessuti di tante sue opere.

Dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, del Sindaco di Pescara, Carlo Masci, e della Soprintendente Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise, Giuseppina Rigatuso, interverrà la storica e critica d’arte, Rita Olivieri. Sarà presente l’artista.

Ingresso libero all’evento fino a esaurimento posti. Seguirà una visita guidata e contingentata all’Archivio. Dal giorno successivo all’inaugurazione, lo stesso sarà visitabile prenotando tramite i contatti del CLAP Museum (tel. 085 445 1750, e-mail: info@clapmuseum.it).




KAIRÓS: NASCE UNA NUOVA COLLANA

Guide e manuali per le arti performative diretta dall’ortonese Dario Iubatti, fondatore della Compagnia Teatrale novezerosei e ideatore del Festival del Mare, e Marco Bosio

Ortona, 10 Luglio 2024. Kairós. «Il momento giusto o opportuno in cui qualcosa di speciale accade». La nuova collana della casa editrice Graphe.it  prende il nome da Kairós delle arti, spazio artistico ideato e gestito dall’attore Dario Iubatti con la sua Compagnia Teatrale NoveZeroSei.  Sono qui raccolte le pubblicazioni a cura dei docenti di Kairós e dei professionisti del mondo dello spettacolo (attori, doppiatori, registi, drammaturghi) sotto forma di quaderni, manuali, guide e agili saggi, utili sia agli operatori del settore sia ai lettori curiosi di apprendere i “segreti” delle arti performative. La direzione della collana è affidata a Dario Iubatti, mentre Marco Bosio cura la direzione artistica. La collana prevede due uscite annue: a marzo e ad agosto (a eccezione del primo titolo che uscirà a luglio 2024).

Il primo titolo della nuova collana è un’esplorazione approfondita della pronuncia italiana, dai suoi principi storici alle sfide della comunicazione moderna, con esercizi pratici per una dizione impeccabile, perché tra un avvocato che parla bene e uno che sa parlare solo in dialetto, voi da chi vi fareste difendere?

DARIO IUBATTI

PARLARE BENE. Appunti di dizione di un autore.

Prefazione di Luca Mannocci

Pagine 128, 10 euro in libreria dal 26 luglio 2024

Graphe.it edizioni

La storia di quella che nel linguaggio comune chiamiamo “pronuncia” è variegata. Molti di noi, tuttavia, oggi non fanno troppo caso – e invece dovrebbero! – alla distinzione fra pésca e pèsca, a meno che non studino recitazione teatrale. Proprio a costoro si rivolge il saggio, ma il destinatario ideale rientra in realtà in un ventaglio ben più ampio: le situazioni professionali e ricreative in cui dobbiamo utilizzare la voce e, di conseguenza, scegliere come pronunciare le parole sono numerose e talvolta determinanti per le nostre vite.

DARIO IUBATTI,  nato a Ortona, diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, ha lavorato con vari registi Fa parte della compagnia Marche Teatro, ma lavora assiduamente con il Teatro Stabile di Torino ed è impegnato con il Teatro Stabile di Napoli. Ha recitato anche in alcuni film e fiction come Il grande sogno, Martin Eden, Il commissario Ricciardi 2, Il Boemo. Nel 2021 ha fondato la Compagnia Teatrale NoveZeroSei a Ortona (Chieti) che oltre a produrre spettacoli si occupa di alta formazione attoriale. Nel 2023 dà via al Festival del Mare, di cui è anche direttore artistico.




L’ORCHESTRA DELL’ISA DEBUTTA

Ai Cantieri dell’immaginario con la prima data di un tour dedicato ai Pink Floyd

L’Aquila, 10 Luglio 2024. Dopo il successo dell’inaugurazione di ieri, lunedì 8 luglio con il M° Daniel Oren sul podio, torna sul Palco di San Bernardino l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese con una proposta musicale completamente differente: Pink Floyd’s Legend.

Giovedì 11 Luglio alle 21:30, diretta dall’eclettico Roberto Molinelli, volto ormai noto al grande pubblico per le sue numerose apparizioni televisive, l’Orchestra dell’ISA presenta un progetto sinfonico crossover dedicato a una delle icone della musica rock del XX Secolo: i Pink Floyd, pionieri della psichedelia e coraggiosi esploratori di nuove frontiere musicali.

Sul palco con i professori dell’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese si esibiranno alcuni allievi del Conservatorio Statale di Musica “A. Casella” dell’Aquila. Con loro David Mancinelli e Paolo Fiorini, voce e chitarra e la vocalist Daniela Canova.

Dopo i progetti degli scorsi anni, tutti firmati Roberto Molinelli e dedicati a Queen, Abba e Michael Jackson, quest’anno sarà la volta di compiere un viaggio nel tempo attraverso i brani che hanno segnato la storia del gruppo britannico dagli anni Sessanta fino ad oggi: un omaggio ad una band la cui musica è ormai entrata nel repertorio classico, superando classificazioni e stereotipi: nel corso della loro lunghissima carriera, questi artisti hanno spostato i limiti del pop e del rock sposando l’elettronica e approfondendo la ricerca sonora in una serie di album giudicati pietre miliari della musica del Novecento.

In scaletta alcuni tra i brani più belli ed epici della storia dei Pink Floyd – Da Shine on you crazy diamond a Time, da Wish you where here a Run like hell, e ancora: Money, The great gig in the sky, The trial e l’irrinunciabile Another brick in the wall, brano del 1979 a pieno titolo fra i grandi classici del ‘900 – impreziositi dalle sonorità dell’orchestra sinfonica attraverso gli inediti arrangiamenti firmati dall’eclettico Roberto Molinelli.

I biglietti sono in vendita su ciaotickets.com.

IL TOUR Dopo la data aquilana, la produzione toccherà, oltre all’Abruzzo anche Lazio e Basilicata in un tour di 10 date che verrà proposto nel mese di Luglio a: Tortoreto (venerdì 12) per l’Estate Tortoretana, Avezzano (sabato 13) per il Festival Terre Emerse, Lanciano (domenica 14) per l’Estate Musicale Frentana, Roccasinibalda (Mercoledì17) per il Festival Rocca in Musica, Giulianova (giovedì 18), Pignola in Basilicata (venerdì 19) per il Festival Cortocircuito, Cantalice (Domenica 21) per Artem Fetival, Chieti (Martedì 23) e Castelbasso (domenica 28) per il Festival di Castelbasso organizzato dalla Fondazione Menegaz.

BIO ROBERTO MOLINELLI Nato ad Ancona, si diploma in viola con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “G. Rossini” di Pesaro.

Nel 1978 fonda, insieme ad un gruppo di amici musicisti, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana in cui ricoprirà poi il ruolo di Prima Viola fino ai primi anni 2000 per poi dedicarsi alla carriera di direttore d’orchestra, arrangiatore e compositore vincendo primi premi assoluti in concorsi nazionali e internazionali ed esibendosi in alcune delle più prestigiose sale da concerto italiane ed estere come New York, Washington, Connecticut, Texas, Mosca, Cairo, Bruxelles, Mosca.

Come direttore, compositore e arrangiatore nel corso degli anni ha collaborato con numerosi artisti, tra i quali Josè Carreras, Andrea Bocelli, Celine Byrne, Gaston Rivero, Erwin Schrott, Gustav Kuhn, Cecilia Gasdia, Giovanni Sollima o Domenico Nordio.

Numerose sono anche le sue collaborazioni con famosi artisti del mondo del cinema, del teatro e della pop music: Tony Hadley, Amii Stewart, Mahamood, Enrico Montesano, Lady Blackbird, Luca Barbarossa, Antonella Ruggiero, Lucio Dalla, Enrico Ruggeri, Extraliscio, Mauro Ermanno Giovanardi, Fabrizio Bosso, Paolo Fresu e tanti altri.

Ha diretto e arrangiato l’orchestra del Festival di Sanremo in varie edizioni, ottenendo la votazione come miglior arrangiamento della Giuria di Qualità per Biancaneve (Mogol-Lavezzi), interpretata da Alexia e Mario Lavezzi, mentre, al Festival di Sanremo 2021, ha ottenuto il 3° posto per gli arrangiamenti Bianca Luce Nera e Medley Rosamunda, scritti per gli Extraliscio, che ha anche diretto in tutte le serate.




PROGETTO TEATRO KNÀ

Associazione culturale Knà. Rassegna teatrale 2023/2024

Giulianova, 9 luglio 2024. Domenica 7 luglio si è conclusa la Rassegna di fine laboratorio teatrale Knà 2023/2024, nella Sala Polifunzionale “I Pioppi” a Giulianova, con lo spettacolo teatrale “Teste tonde teste a punta, ovvero ricco e ricco van d’accordo” degli allievi del “Progetto Teatro Knà Adulti”, liberamente ispirato all’opera omonima di Bertold Brecht.

Come ogni anno tutti gli allievi dei vari corsi di teatro divisi per fasce di età, dai cinque anni in su, hanno concluso il percorso laboratoriale con una restituzione al pubblico di quanto  elaborato, creato e consolidato durante mesi (da ottobre a giugno) di esercizi propedeutici, training, studi dei personaggi, dizione e consolidamento dei rapporti interpersonali.

Tutto è finalizzato ad una messa in scena che rispecchia l’indole del gruppo, il suo equilibrio nella sua eterogeneità, la sua capacità creativa e comunicativa.

Quest’anno gli spettacoli hanno trattato tematiche impegnative e leggere, ma sempre con un occhio di riguardo a tematiche sensibili alle discriminazioni di ogni tipo, all’ambiente, alle relazioni interpersonali.

“Amleto in canovaccio”, portato in scena il primo luglio dal gruppo dei ragazzi delle scuole medie, è stato uno spettacolo esilarante, ispirato, oltre che a William Shakespeare, all’opera di Aldo Nicolaj, “Amleto in salsa piccante”. La tragedia di Amleto vista dal punto di vista degli addetti all’arte culinaria, chef, camerieri e inservienti, nella cucina del castello di Kronborg, con tanto di fantasma, intrecci amorosi e finale tragico, ma alleggerito dalla sapiente ironia degli attori, di una disinvoltura e bravura invidiabili.

“Marionette senza fili” è invece il titolo dello spettacolo scritto da Knà, andato in scena martedì 2 e mercoledì 3 luglio da due gruppi di attori delle scuole primarie. Un gruppo di marionette magiche va in eredità ai nipoti del loro marionettista, i quali, insensibili e ambiziosi di beni materiali, decidono di svenderle. Ma redarguiti dalle marionette stesse durante il loro ennesimo litigio, comprendono l’importanza della cultura e del rispetto reciproco e la ricerca della felicità con “una terra felice e onesta…dove nessuno ha un filo in testa. Una terra senza padroni, né quelli brutti né quelli buoni.
Questa terra, ancora non c’è, la faremo io e te
!”.

“Pene d’Amor Perdute” è invece lo spettacolo che magistralmente hanno portato in scena gli allievi del gruppo della fascia di età dai quindici ai diciotto anni o poco più, venerdì 5 luglio. Sembrava di tornare indietro nel tempo per l’immedesimazione totale da parte di queste giovani attrici e giovani attori che hanno traghettato gli spettatori attraverso pene d’amore, inganni, feste, danze e un lieto fine non scontato in cui si parla “…di una lezione di vita e lealtà. Per quanto mi riguarda, ho imparato che non posso esigere l’amore di nessuno. Posso solo dar loro buone ragioni per apprezzarmi ed aspettare che la vita faccia il resto”. Applausi a scena aperte.

“Teste tonde teste a punta, ovvero ricco e ricco van d’accordo” ha chiuso la rassegna con attori adulti, sempre pronti e bravissimi a mettersi in gioco, anche con una tematica così drammatica come quella di quest’opera di Bertold Brecht che tratta la discriminazione razziale come pretesto per allontanare l’attenzione del popolo dai problemi economici. La pièce teatrale è ambientata in un paese lontano, inventato, Yahoo, lasciato dietro l’angolo apposta per non sentirne troppo l’odore di somiglianza, imbarazzante somiglianza con cose che accadono a pochi passi da noi, se non addirittura qui. Il gioco è l’antico gioco di ombre e luci che attirano lo sguardo in un altro punto della scena, mentre davanti agli occhi si consuma la tragedia dell’uomo nella sua completa stoltezza.

Le attrici e gli attori provano a divertirci ma si arrendono alla caduta, inevitabile caduta che l’uomo acconcia per i propri simili, e che nemmeno più chiama come tali. Gli spettatori hanno avuto la sensazione di esser venuti per nulla, e che tanto si sapeva già come sarebbe andata a finire. Ma sono rimasti immobili, comunque, non era affar loro ma degli attori invertire la storia. Anche in questa occasione applausi a scena aperta, alternati da continui pugni nello stomaco.

Il “Progetto Teatro Knà”, è il titolo del laboratorio che ogni anno gli educatori teatrali Giuliana Cianci e Francescomaria Di Bonaventura propongono a chi desidera provare a “giocare” col teatro, dando l’opportunità ad esibirsi non solo in occasione della rappresentazione finale, ma anche durante il percorso in performance teatrali dedicate, come per esempio la rassegna dal titolo “Magna” che, durante il periodo natalizio, porta in scena, ironicamente in modo sferzante ed ironico, le caratteristiche peggiori del nostro essere “degustatori’ italici, disposti alla ribellione per un’acciuga mancante in un fiore di zucca”.

Successivamente, nel periodo a cavallo del 7 gennaio, si va in scena in ambientazioni suggestive come Santuari o Cripte, coinvolgendo tutti gli allievi di ogni fascia di età, con la performance teatrale scritta da Knà dal titolo “HAOHS”, dedicata alla Giornata della Memoria, per non dimenticare la Shoah.

Spettacoli itineranti per le vie dei borghi antichi, ultimo tra tutti “Universo Calvino”, in occasione del “Maggio dei Libri”. O ancora, sempre in occasione di quest’ultimo appuntamento annuale o “Io Leggo Perché”, alcuni allievi sono coinvolti ogni anno per delle letture teatrali a tema nelle scuole di ogni ordine e grado (nelle quali Knà svolge laboratori teatrali in orari curricolari), per la felicità dei bambini, gli spettatori più esigenti!




LE TARIFFE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE

Aumento: solo un modo per far pagare agli abruzzesi una nuova tassa

Pescara, 10 luglio 2024. Le associazioni dei consumatori Adoc Abruzzo, Federconsumatori Abruzzo, Acu Abruzzo ed altre, esprimono assoluto disappunto sui contenuti del provvedimento riguardante l’adeguamento delle tariffe del trasporto pubblico locale su gomma al tasso di inflazione, che la giunta regionale, con delibera n. 374 del 26.06.204, ha disposto, ai sensi della L.R. 40 del 23/07/1991.

“È solo un modo per far pagare ai cittadini abruzzesi una nuova tassa. Lo si denota anche dall’immediata entrata in vigore delle nuove tariffe autorizzate il 1° luglio –  spiegano le associazioni dei consumatori – È stata ignorata l’esistenza di un tavolo permanente e di un protocollo di intesa tra Regione, associazioni a tutela dei consumatori e utenti e soggetti gestori dei servizi di trasporto pubblico locale su ferro e gomma. Gli aumenti, a danno dei consumatori, lavoratrici e lavoratori, studenti e pensionati,  non sono congrui ai servizi (non è stato possibile determinare il raggiungimento di qualità e sostenibilità), disincentivano l’utilizzo dei mezzi pubblici (a favore di autolinee private ed auto proprie ove possibile), penalizzano le categorie sociali svantaggiate (c’è confusione sulla soglia Isee fissata inferiore a quella determinata per la carta di libera circolazione)  o comunque i maggiori fruitori dei servizi che sono alla base della catena sociale stessa. Anche l’annuncio del rinnovo del parco macchine sembra essere solo un modo per giustificare aumenti non congrui. Si dissolve così la coesione territoriale tra corse dei treni soppresse, alta velocità sfumata e agevolazioni inconsistenti”.

“È stato richiesto un incontro urgente dalle associazioni dei consumatori ai soggetti interessati – aggiungono – Il protocollo sulla mobilità sostenibile, sottoscritto dalle associazioni dei consumatori, rimane l’obiettivo fondamentale e primario. E cioè rendere l’offerta di trasporto più efficiente, attraverso l’integrazione dei servizi e la razionalizzazione dei programmi di esercizio, con eliminazione delle sovrapposizioni, riorganizzando servizi di adduzione e potenziamento rispetto alle principali direttrici regionali, come previsto dall’articolo n. 1, comma 8 della L. R. n. 26 del 19 agosto 2016. E poi uniformare il prezzo dei titoli di viaggio ferroviari a quelli dei servizi automobilistici come previsto dalla citata legge regionale n. 26/2016; garantire un miglioramento della qualità dei servizi automobilistici e ferroviari integrati offerti ed una più adeguata tutela del cittadino – utente; garantire l’esercizio del diritto alla mobilità dei cittadini abruzzesi, tenuto conto delle peculiarità socio demografiche e morfologiche del territorio servito, delle esigenze di collegamento e di unitarietà gestionale tra diverse aree della regione; valorizzare le efficienze e la maggiore flessibilità organizzativa e programmatoria derivante dalla gestione integrata sotto il profilo della modalità di trasporto (ferro/gomma). Adoc Abruzzo, Federconsumatori Abruzzo, Acu e altre associazioni dei consumatori manifesteranno contro tale provvedimento iniquo”.




PERCORSI ESPERIENZIALI

Terramàne presenta i suoi in collaborazione con abbazie jazz festival

Nereto, 10 luglio 2024. Il Gal Terreverdi Teramane propone percorsi esperienziali ideati ad hoc per la destinazione Terramàne – Colline Verdi d’Abruzzo. Tra questi spicca il pacchetto “Soul & Jazz tra i borghi” e offrirà a chi è già in vacanza sul territorio la possibilità, oltre ad assistere ad un concerto, di vivere un’esperienza autentica.

Dall’11 luglio al 3 agosto 2024 in quattro Comuni del territorio del Gal Terreverdi Teramane si avvicenderanno rinomati jazzisti del panorama musicale nazionale e internazionale. Da questo mese il Gal propone alcuni percorsi esperienziali ideati ad hoc per la destinazione Terramàne – Colline Verdi d’Abruzzo, tra cui spicca il pacchetto “Soul & Jazz tra i borghi” che offrirà a chi è già in vacanza sul territorio la possibilità di vivere un’esperienza autentica, oltre ad assistere ad un concerto.

Durante l’Abbazie Jazz Festival, che si terrà nella provincia di Teramo dal 11 luglio al 5 agosto, i quattro Comuni di Terramàne, Cellino Attanasio, Mosciano Sant’Angelo, Morro D’Oro e Castellalto ospiteranno grandi musicisti e band emergenti all’interno di splendidi contesti monumentali e paesaggistici.

Inoltre, unico esempio in Italia, il 13 luglio il borgo di Cellino Attanasio ospiterà Abbazie Jazz Rave, il nuovo format di Abbazie Jazz Festival (concertidelleabbazie.it): 10 ore di musica no-stop all’insegna del jazz e del divertimento, accompagnate da aree food di enogastronomia locale a cura della Filiera Corta del Medio Vomano, progetto sostenuto dal Gal a favore delle aziende agricole del territorio.

Terramàne è un marchio che racconta l’autenticità del territorio collinare teramano, compreso tra il Gran Sasso e la costa adriatica, rappresentativo dei 21 Comuni che si distinguono per le loro bellezze naturali, le tradizioni secolari e un forte senso di comunità. Dai borghi marinari di Alba Adriatica fino a Silvi, passando per l’entroterra da Sant’Egidio alla Vibrata a Cellino Attanasio, in ogni borgo si intreccia una storia di passione e profondo attaccamento alla propria terra.

Il marchio nasce all’interno dell’azione “Turismo Sostenibile” del Piano di Sviluppo Locale del Gal Terreverdi Teramane, denominato “Insieme per un territorio di qualità che cresce”, in attuazione della Misura 19 LEADER del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2022 della Regione Abruzzo.

Per promuovere i percorsi esperienziali il Gal ha avviato lo scorso ottobre il percorso di co-progettazione “CreaTurismo” con l’obiettivo di coinvolgere gli operatori del territorio ad essere protagonisti della destinazione Terramàne – Colline verdi d’Abruzzo e del suo sviluppo.  Partendo da quelle che sono le specificità degli operatori pubblici e privati, attraverso un percorso che, nei primi mesi dell’anno, ha previsto alcuni incontri di co-creazione di pacchetti tematici, sono stati realizzati dei percorsi per rendere il territorio del Gal Terreverdi Teramane sempre più accogliente ed attrattivo.

“Nel corso del 2024, il GAL Terreverdi Teramane – ci spiega Pasquale Cantoro Presidente del Gal Terreverdi Teramane – attraverso CreaTurismo sta proponendo una serie di pacchetti esperienziali pensati ad hoc per la destinazione Terramàne – Colline Verdi d’Abruzzo che saranno proposti sul mercato da tour operator. Tra questi nei prossimi giorni c’è il pacchetto “Soul & Jazz tra i borghi” che offrirà, a chi è già in vacanza sul territorio o si reca ad un concerto in programma, di vivere un’esperienza completa e memorabile includendo varie attività oltre al concerto“.

Per i concerti che si terranno nei Comuni del territorio del Gal saranno svolte attività di promozione delle filiere corte, raccontando la storia dei produttori locali e delle eccellenze enogastronomiche del territorio. Per chi esplora per la prima volta il territorio, sono disponibili pacchetti dedicati, di coppia o gruppo, che comprendono due pernottamenti, una visita guidata del borgo ospitante l’evento musicale e un’esperienza locale unica. Le attività sono organizzate per permettere agli ospiti di vivere una giornata tra le colline verdi d’Abruzzo, godendo della bellezza della natura, delle tradizioni culinarie e della magia della musica dal vivo. È possibile partecipare a laboratori di pane, pasta, cosmetica e saponificazione, passeggiare tra gli olivi e raccogliere le erbe spontanee, alla scoperta della biodiversità. Tra le attività disponibili immancabili sono la degustazione di ottimi vini in cantina, yoga al tramonto, il tiro con l’arco, vivere il parco avventura e il noleggio di e-bike per esplorare i percorsi più affascinanti. Per gruppi, sono previsti anche un percorso guidato in un giardino officinale e la degustazione Wine Tech, che completano un’esperienza indimenticabile.

I percorsi esperienziali sono commercializzati da Geosfera Viaggi, di Globe Inside srl, garantendo una gestione professionale e un’attenzione particolare ai dettagli. (Per coloro che fossero interessati all’acquisto dei percorsi possono scrivere a terramane@geosferaviaggi.it o chiamare Denise al 338 2504815).

“Il nostro obiettivo – ha concluso Rosalia Montefusco, Direttore del GAL Terreverdi Teramane – è offrire ai visitatori un’esperienza immersiva che combini la ricchezza culturale e paesaggistica di Terramàne con l’emozione della musica jazz e i nostri pacchetti sono pensati per far vivere a pieno la bellezza e l’autenticità del nostro territorio”.