di Massimo Brundisini
PoliticaInsieme.com, 29 luglio 2204. Dico subito che il titolo non è mio, ma è ripreso da un articolo di Jeffrey Sachs sul “Fatto Quotidiano”. Sachs non ha certo bisogno di presentazioni, essendo uno dei più autorevoli commentatori a livello mondiale: è stato consulente di vari Segretari delle Nazioni Unite e di Presidenti americani, Presidente della Commissione Covid del “Lancet”, nonché Membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Nel lungo articolo Sachs spiega compiutamente il significato del titolo: cercherò di coglierne i punti salienti.
L’idea centrale dei neocon (ovvero neoconservatori) è che gli Stati Uniti debbano avere il dominio militare, finanziario, economico e politico su ogni potenziale rivale in ogni parte del mondo. Il piano è stato delineato nel Progetto per un nuovo secolo americano, in una visione volta in particolare a contrastare la Cina e la Russia, cosa che di conseguenza non può contribuire a conservare un periodo di pace stabile sul Pianeta. Dice testualmente Sachs:” L’arroganza americana è sbalorditiva: la maggior parte del mondo non vuole essere guidata dagli Stati Uniti, tanto meno da uno stato chiaramente guidato da militarismo, elitarismo e avidità”. E ancora:” L’industria statunitense degli armamenti è il principale sostenitore finanziario e politico dei neoconservatori e dagli anni 90 è la prima fonte delle pressioni per l’allargamento della NATO ad Est.
Il progetto neocon si muove su vari assi: operazioni segrete di regime changing condotte dalla CIA, guerre intraprese con coalizioni a guida statunitense, basi americane installate all’estero (circa 750 in almeno 80 paesi), la militarizzazione di tecnologie avanzate come la guerra biologica, l’intelligenza artificiale, l’informatica quantistica”. Condanna poi il colpo di stato di Maidan, orchestrato dagli Usa, e definisce la Nato un’alleanza offensiva e non difensiva, come dimostrato in Serbia (dove nel Kosovo ha installato un’importante base militare) e Libia.
Definisce poi la ricerca dell’egemonia, arrogante, imprudente e assolutamente delirante, vista la natura dei rivali. Come un fiume in piena, afferma poi che la Nato dichiara falsamente, nella riunione di Washington, che la Russia è l’unica responsabile della guerra di aggressione contro l’Ucraina, fingendo di non vedere le provocazioni statunitensi: gli Stati Uniti non accetterebbero mai che la Russia o la Cina stabilissero una base militare ai confini americani, ad esempio in Messico.
Sempre nella dichiarazione di Washington, oltre a parlare di biodifesa e di dispiegamento di missili, la Nato ribadisce il “percorso irreversibile dell’Ucraina verso la piena integrazione euroatlantica, compresa l’adesione alla Nato”, ma poiché la Russia non l’accetterà mai, la cosa si traduce in un impegno irreversibile alla guerra.
E conclude:” I neocon hanno portato l’orologio dell’Apocalisse a soli 90 secondi dalla mezzanotte dell’olocausto nucleare, quando nel 1992 eravamo a 17 minuti. Per il bene e la sicurezza dell’America, per la pace nel mondo, gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare immediatamente il progetto egemonico dei neocon e abbracciare una diplomazia della coesistenza pacifica. Ahimè, la Nato ha appena fatto il contrario”.
Significativamente in sintonia con il pensiero di Sachs è quello del Generale Fabio Mini, già Capo di Stato Maggiore delle forze Nato del Sud Europa: in un lungo articolo del 23 luglio scorso, cita la politologa Joanna Rozpedowsky che, su Modern Diplomacy, si chiede se la politica estera degli Stati Uniti sia prigioniera della storia. Secondo la studiosa, gli USA dovrebbero rimodulare la propria visione del mondo riconoscendo la natura multipolare dell’attuale ordine mondiale, ma non lo fanno; dovrebbero rinunciare all’allarmismo, alla retorica del “noi contro loro” e all’abuso della minaccia dell’uso della forza, e non lo fanno. Sono prigionieri della propria storia, la storia del secolo americano, che dalla Seconda guerra mondiale in poi ha visto soltanto guerre e insuccessi laceranti, all’estero e all’interno. Primo tra tutti il declino della loro democrazia, di cui si sono accorti, come al solito, i giullari, secondo i quali “gli americani, a furia di esportare democrazia, ne sono rimasti senza”.
I “neocon” e l’idea dell’Apocalisse – di Massimo Brundisini – Politica Insieme
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