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FONTAMARA FA RIVIVERE I CAFONI DEL FUCINO

Spettacoli ad Alba Fucens e al Castello di Celano con il Lanciavicchio

Celano, 12 agosto 2024. Premiato al Festival della Resistenza nel 2019, a Casa Museo Cervi, anche Premio Silone 2019, per Francesco Niccolini, autore della riscrittura dell’opera, torna in due luoghi storici, luoghi di cultura simbolo dell’Abruzzo, “Fontamara”. Lo spettacolo ripercorre la strada del romanzo di Ignazio Silone, morto il 22 agosto del 1978.

I contadini e i cafoni. Di ieri. Ma anche di oggi. Raccontati attraverso il teatro, con lì, sullo sfondo, il Fucino e la sua terra. Una volta, letto di un lago, tra i più grandi del Centro Italia. Fonte di ricchezza per i marsicani. Ma che ancora brucia di sacrifici, umiliazioni, lavoro sfiancante.

Appuntamento questa sera, lunedì 12 agosto, alle 21:15, nella chiesa di San Pietro ad Alba Fucens, con “Fontamara”, in scena con il teatro Lanciavicchio, all’interno del progetto History Trekking, già molto apprezzato da cittadini e dai tanti turisti arrivati tra le montagne d’Abruzzo per godersi qualche giorno di vacanza.

Martedì 13, alla stessa ora, lo spettacolo sarà replicato al Castello Piccolomini di Celano.

Lo spettacolo Fontamara

Dal romanzo di Ignazio Silone, “Fontamara” è una produzione del Teatro Lanciavicchio, realiazzata in collaborazione con il Teatro Stabile d’Abruzzo, con la collaborazione del Centro Studi Silone, del Comune di Pescina e del Comune di Avezzano.

Con la regia di Antonio Silvagni, l’adattamento e la drammaturgia sono di Francesco Niccolini. Attori: Angie Cabrera, Stefania Evandro, Alberto Santucci, Rita Scognamiglio e Giacomo Vallozza. Disegno luci: Corrado Rea; tecnica Giancarlo Tozzi, musiche originali: Giuseppe Morgante; documentazione video: Francesco Ciavaglioli; sartoria: Sorelle Marcelli; scenografia e costumi: Scenotecnica “Ivan Medici”.

Lo spettacolo racconta la storia dei contadini del Fucino ma lo fa mostrando un loro volto che si lega indissolubilmente con l’attualità.

A 45 anni dalla morte di Ignazio Silone, 90 anni dalla pubblicazione, Niccolini scriveva: “Torno a Fontamara 35 anni dopo il mio primo viaggio. Allora avevo 15 anni: la forza disperata dei tre testimoni protagonisti del capolavoro di Silone non mi ha mai abbandonato. Quello stile piano, colmo di dignità e al tempo stesso di umiliazione, l’ironia della scrittura e la ferocia dei potenti. I privilegi dei ricchi, la loro ingordigia, la presa in giro spietata di un mondo destinato al genocidio. Perché un genocidio è stato. Solo che allora non avevo gli strumenti per capirlo.

Quando vent’anni fa ho avuto la fortuna di lavorare con Marco Paolini e Gabriele Vacis al Racconto del Vajont uno dei capitoli più duri da studiare e al tempo stesso esempio di coraggio e forza morale, è stata la lettura dell’arringa dell’accusa, scritta dall’avvocato Sandro Canestrini, ora novantaquattrenne: ne fece un piccolo libro, un autentio pamphlet, che intitolò Vajont: genocidio di poveri. Ecco, tornando a Fontamara a distanza di tanti anni, e con molti chilometri e incontri belli e tragici sulle spalle, penso che questo romanzo capolavoro sia un altro capitolo fondamentale per chi ha deciso di raccontare quel genocidio. Ora, insieme agli attori-cafoni come si definiscono loro stessi del Teatro Lanciavicchio e ad Antonio Silvagni, provo a portare quelle voci e quei fantasmi sul palcoscenico”.

Le note di regia di Antonio Silvagni: “Fontamara è un romanzo spietato. Questa assenza mi ha suscitato da sempre un certo fastidio in questo straordinario romanzo, che ho amato, che dovevo amare, raccontava della mia terra … ma qualcosa mi allontanava da Silone.

Della commozione che mi suscitavano i cafoni, non ne trovavo nemmeno un briciolo in Silone, e lo trovavo inspiegabile, anche insopportabile. Silone non lascia trasparire mai pietà per la situazione miserrima dei fontamaresi – che pure vivono in condizioni disumane vengono imbrogliati, sbeffeggiati, sfruttati, violentati, uccisi – ma l’autore era andava dritto nella sua strada narrativa, senza indugiare un momento in considerazioni sul loro dolore, in descrizioni della loro afflizione. Malgrado quello che accade, Silone non è mai indulgente con i cafoni, con i loro difetti, le loro meschinità dettate dall’ignoranza e dalla miseria.

Poi – colpevolmente in ritardo – ho capito che una delle forze del romanzo è proprio questa assenza di indulgenza da parte dell’autore, questa scelta di sradicare ogni forma di pietà dalla narrazione di una storia così terribile; quella spietatezza nella cronaca di fatti duri, cruenti, immorali che ci accompagna all’ ineluttabile destino di morte è il solo modo di raccontare una società che per affermarsi ha bisogno di sbeffeggiare l’ingenuità, sbeffeggiare l’ingenuità, calpestare i più deboli.

È proprio l’assenza di commozione la strada che intraprende Silone per commuovere, per farci muovere verso il punto di vista dei fontamaresi. E muovere qualcuno attraverso l’arte in un momento storico di coscienze assopite come quello che ha vissuto Silone, era un grande obiettivo.

A lui è riuscito, e riesce ancora a quasi un secolo di distanza.

Abbiamo cercato con il nostro spettacolo di essere il più possibile vicini a Silone.

Abbiamo cercato uno spettacolo asciutto, rigido, duro. Uno spettacolo senza pietà.

Senza pietà per i cafoni e la loro storia.

Senza pietà per gli attori inchiodati sul posto a dar vita a cento vite.

Senza pietà per quegli spettatori abituati ad ammiccamenti e moine.

Senza pietà per i figli dei cafoni di Fontamara e le loro storie d’oggi”.

Gli altri spettacoli di History Trekking in calendario:

Martedì 20 agosto Castello Piccolomini Celano (AQ) Le stanze del tempo, ore 21.15

Mercoledì 21 agosto Castello Piccolomini Celano (AQ) Le stanze del tempo, ore 21.15

Venerdì 23 agosto Alba Fucens (AQ) #MemoryTracks, ore 18

Sabato 24 agosto Alba Fucens (AQ) #MemoryTracks, ore 18

Domenica 25 agosto Alba Fucens (AQ) #MemoryTracks, ore 18

Giovedì 29 agosto Castello Piccolomini Celano (AQ) Le stanze del tempo, ore 21.15

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