di Domenico Galbiati
PoliticaInsieme.com, 18 agosto 2024. Al di là delle celebrazioni di rito, chi è davvero, oggi, a settant’anni dalla scomparsa, Alcide De Gasperi, per quanti hanno concorso all’esperienza del suo partito, per tutti gli italiani, per la concezione della politica di cui avremmo bisogno nell’attuale fase storica?
È solo l’icona di una memoria che via via il tempo illanguidisce, e corrode, oppure continua ad essere un riferimento vivo che molto ha da insegnare ai giorni nostri?
De Gasperi ha riscattato l’onore dell’Italia – fattasi complice, morale e materiale, della criminale furia nazista – di fronte alla comunità internazionale; ha orientato e condotto in porto gli indirizzi di cui tuttora vive la nostra collocazione nel contesto europeo ed occidentale dei paesi liberi e democratici; ha guidato la ricostruzione morale e civile, politica e materiale di una Nazione distrutta dal bellicismo fascista.
Oggi si torna ad affrontare seriamente il tema delle possibili forme di un impegno pubblico d’ispirazione cristiana e De Gasperi ci insegna come, a tale proposito, sia necessario, un rapporto tra fede e politica, in cui la prima sia esperienza personale, vissuta e testimoniata, non qualcosa di meramente assunto in termini sociologici o intellettuali.
Sulla scorta della lezione sturziana, ci dà conto, grazie alla sua azione di governo, dei caratteri insuperabili, in nessun modo ideologici, capaci di trascendere il tempo delle differenti contingenze storiche, del “popolarismo”, baricentro della cultura politica cattolico-democratica, fonte e garanzia della sua perenne attualità.
Al suo tempo, il “centro” era una realtà viva, non la palude dell’aggiustamento aritmetico di istanze contrapposte; dettava una linea politica; era guidato da un partito “in movimento” verso ideali di libertà e di giustizia sociale; sapeva cogliere la cifra, il sentimento “popolare” del momento e, per questo, rappresentava il cardine del sistema politico e ne imponeva il passo.
Oggi – a fronte del tentativo di stravolgere, da parte della destra, la fisionomia del nostro ordinamento istituzionale e democratico, così come lo detta la Costituzione – il lascito più prezioso di cui dobbiamo essere grati a De Gasperi, è dato da quella cultura della “coalizione” di cui anche oggi avremmo bisogno.
La coalizione non è un’alleanza qualunque. È antitetica all’accentramento del potere ed alla sua pericolosa personalizzazione. Tanto meno è un cartello elettorale, e neppure un confusivo processo di fusione tra forze di diversa originaria impronta culturale, guidato da ragioni tattiche che, per quanto invocata, non riescono ad assumere dignità strategica, dal momento che il tentativo di uniformare, accorpandole forzosamente, le diversità altro non ottiene se non di elidere reciprocamente le potenzialità dei differenti attori.
La coalizione non teme ciò che specificamente connota una determinata cultura politica, anzi ne esalta l’identità, le radici fondative da cui trae ispirazione. Non è tentata di nascondere sotto il tappeto, dove finiscono per paralizzarsi a vicenda, le dissonanze tra le forze che vi concorrono. Al contrario, fa proprio il portato delle diversità che, assunte e rispettate secondo una chiara consapevolezza del loro valore, diventano motivo di forza. Secondo una modalità di rapporti che trovano un punto alto di convergenza e di mediazione non in una mera ragione di potere, ma secondo l’interesse generale del Paese in quel determinato e circoscritto frangente storico.
La coalizione non comprime la cifra ideale delle singole forze che ne fanno parte e, in tal modo, esalta il valore e la piena legittimità della rappresentanza, sfuggendo alla tentazione di sacrificare il suo libero dispiegarsi alle ragioni della governabilità. Salvaguarda, anzi pretende, la centralità del Parlamento, che rappresenta l’architrave della democrazia, anche nella misura in cui – troppo raramente viene ricordato – costituisce il presidio del libero articolarsi dialettico del discorso pubblico, ben oltre il perimetro di Camera e Senato, nella generalità della società civile.
Anche oggi abbiamo bisogno di ragionare nei termini di una vera coalizione cui concorrano le forze che si riconoscono in una visione popolare e liberal-democratica del nostro domani.
De Gasperi e lo spirito della coalizione – di Domenico Galbiati – Politica Insieme
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