ANCORA VIVI I GATTINI INTRAPPOLATI

Le associazioni continuano a lottare

Miglianico, 1° settembre 2024. Mamma gatta piange disperata all’imbocco del condotto. I suoi tre gattini di quaranta giorni sono intrappolati nella fondazione del condominio dove sono precipitati tramite un tubo di aerazione e sono lì sotto da una settimana.

“Occorre tirarli fuori al più presto, il fattore tempo è determinante! Dopo l’allarme lanciato sui social ci contattano da tutta Italia accostando questa emergenza alla tragica storia di Alfredino – così dichiara Mauro Costantini, Presidente della LIDA, Lega Italiana dei Diritti dell’Animale Sezione di Ortona – La situazione che si presenta ad ormai una settimana dalla richiesta di aiuto richiama l’attenzione degli animalisti e dell’opinione pubblica di tutta Italia che chiedono aggiornamenti e offrono aiuto”.

Il presidente e alcuni responsabili della LIDA sezione di Ortona dopo aver presentato richieste ed esposti alle autorità, si sono recati personalmente sul posto per offrire un concreto e fattivo supporto e coadiuvare nelle operazioni di recupero, insieme ai volontari della delegazione provinciale ENPA di Chieti e con il coinvolgimento di LNDC Animal Protection e della delegazione provinciale di Chieti dell’OIPA.

Sono intervenuti anche l’ex onorevole Daniela Torto e da Chieti l’assessore comunale Fabio Stella dimostrando sostegno e partecipazione.

Le associazioni seguono con attenzione la vicenda e sono pronte a lanciare una raccolta fondi per contribuire alle spese delle opere edili necessarie al recupero dei gattini non appena di avrà il dettaglio delle modalità e dei costi per l’operazione di recupero. Nonostante il via vai delle autorità tecniche comunali e del personale dei Vigili del Fuoco non si dispone ancora degli elaborati tecnico-strutturali che permetterebbero di individuare la tecnica per il recupero.

“Occorre agire con la massima tempestività. Il fattore tempo è determinante per salvare la vita agli animali”.

Nel frattempo la sonda con telecamera restituisce le immagini dei i gattini a circa 2,60 metri di profondità che SONO ancora attivi e in buona salute. Con la stessa sonda sono alimentati con cibo umido e sono idratati con cubetti di ghiaccio.

Il soccorso agli animali è un dovere morale e giuridico ricorda la LIDA attraverso il proprio legale avv. Peppino Polidori del foro di Chieti. Il perdurante colpevole ritardo comporterà sicuramente la morte dei gattini configurando condotte omissive che integrano fattispecie di reato di maltrattamento e uccisione di animali. Si esortano quindi tutte le istituzioni affinché siano adottate tutte le iniziative necessarie per concludere positivamente il salvataggio dei gattini. 




LA SUMMER SCHOOL ITINERANTE DEL LABORATORIO DEL CAMMINO

Visita al Borsacchio e seminario su cambiamenti climatici ed economia turistica

Roseto degli Abruzzi, 1° settembre 2024. Un passaggio alla Riserva del Borsacchio, con visita mattutina all’Area Naturalistica accompagnati dalle Guide (per parlare di turismo sostenibile, cambiamenti climatici, fragilità degli ecosistemi marini e dinamiche insediative della costa adriatica) e nel pomeriggio, a partire dalle 17.00 presso il Palazzo del Mare, un seminario dal titolo “Pianificare la Città Adriatica. Innovazioni, nodi e sfide delle nuove leggi urbanistiche di Marche e Abruzzo”.

È questo il programma dell’arrivo a Roseto degli Abruzzi, lunedì 2 settembre, della “Summer School WOW – Walking On the Wire”, iniziativa itinerante organizzata dal “Laboratorio del Cammino”: rete interuniversitaria di ricercatori che utilizza il camminare come metodologia di ricerca e didattica nel campo dell’urbanistica e degli studi urbani a livello universitario in Italia.

Dopo l’ultima edizione tenutasi nel territorio del Carso isontino e triestino a cavallo tra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia, l’edizione 2024 (con il passaggio a Roseto degli Abruzzi) si sta svolgendo lungo la costa adriatica da Ancona a Pescara, dal 26 agosto al 7 settembre, per affrontare i temi legati a due questioni ormai nell’Agenda di tutte le Amministrazioni: l’economia turistica e i cambiamenti climatici. La “Summer School” coinvolge un gruppo di circa 45 partecipanti, di cui 30 studenti universitari provenienti da tutta Italia con una delegazione di studenti internazionali e 15 giovani ricercatori con il ruolo di mentori per guidare e orientare il lavoro, impegnati a percorrere rigorosamente a piedi le tappe del loro percorso.

IL SEMINARIO. Il seminario di Palazzo del Mare, che gode del patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi, si aprirà alle 17.00 con i saluti di benvenuto del Sindaco Mario Nugnes e dell’Assessore a Turismo, Sport e Commercio Annalisa D’Elpidio.

A seguire, l’introduzione di Luca Lazzarini e Serena Marchionni, Coordinatori Laboratorio del Cammino e gli interventi di Donato Di Ludovico, Presidente INU Abruzzo e Molise; Vittorio Salmoni, vice-Presidente INU Marche; Ombretta Natali, Presidentessa dell’Ordine degli Architetti PPC Provincia di Teramo; Paola Amabili, Presidentessa dell’Ordine degli Architetti PPC Provincia di Ascoli Piceno; Gloria Lisi, Dipartimento di Architettura (DARCH), Università di Palermo; Altea Panebianco, Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA), Università di Parma; Ammj Traore, Dipartimento di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (DiST), Politecnico di Torino.

Il seminario, moderato da Guido Benigni del Consiglio Direttivo Laboratorio del Cammino APS, si concluderà con un dibattito con il pubblico e i partecipanti della “Summer School WOW – Walking On the Wire”.

L’iniziativa prevede il riconoscimento di 4 crediti formativi per i professionisti iscritti all’Ordine APPC della Provincia di Teramo.

LA RETE. “Il Laboratorio del Cammino” è coordinato dal Professore Luca Lazzarini, docente e ricercatore in urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano, assieme a Serena Marchionni.

Alla rete aderiscono dodici università: Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Camerino, Università degli Studi di Bologna, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi di Parma, Università degli Studi di Pavia, Università degli Studi di Trieste, Università degli Studi di Cagliari, Università degli Studi di Palermo, Università degli Studi della Basilicata e la “Bilkent University” di Ankara.

Dal 2017, il Laboratorio del Cammino organizza, annualmente, una “Summer School” itinerante a cui partecipano studenti universitari di diverse provenienze geografiche e disciplinari che, accompagnati da ricercatori, professionisti e stakeholder locali, esplorano e indagano a piedi una porzione di territorio italiano. Nel corso di sette anni, il Laboratorio del Cammino ha coinvolto oltre 250 studenti e collaborato con decine di Amministrazioni Comunali e realtà locali, da nord a sud del paese.

Il Comitato Scientifico del Laboratorio accoglie ricercatori, docenti e rappresentanti del terzo settore con expertise e interessi di ricerca diversi, accomunati dall’interesse per il camminare quale modalità per osservare, indagare e progettare città e territori contemporanei.

“Siamo felici di poter ospitare sul nostro territorio questa iniziativa e ringraziamo il professor Lazzarini per aver scelto Roseto degli Abruzzi come una delle tappe del suo percorso – affermano il Sindaco Mario Nugnes, l’Assessore alla Rigenerazione Urbana Gianni Mazzocchetti e l’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio – Siamo certi che dalla visita itinerante lungo la nostra costa e dal seminario di Palazzo del Mare usciranno spunti molto interessanti rispetto alle questioni urbanistiche che riguardano tutta la nostra regione e rispetto alle sfide che attendono tutti noi sui cambiamenti climatici. Inoltre, sarà un’occasione per approfondire, alla presenza di esperti e di ospiti illustri, i temi legati alle politiche turistiche che sono strettamente legate alla pianificazione urbanistica perché rappresenta uno strumento utile allo sviluppo sostenibile del territorio”.




ABISSI DELL’ANIMA

Viaggio nella follia e nell’oscurità. Personale di Maurizio Romani a cura di Rosalba Rossi Palazzo dell’Emiciclo, 7 Settembre – 20 settembre 2024. Inaugurazione: Sabato 7 Settembre 2024 ore 18:00

L’Aquila, 1° settembre 2024. Il Palazzo dell’Emiciclo dell’Aquila, uno dei luoghi simbolici della città aquilana, ospita dal 7 settembre al 20 settembre 2024 l’esposizione Abissi Dell’anima. Viaggio Nella Follia E Nell’oscurità. Personale del pittore e incisore Maurizio Romani, artista nato in Emilia-Romagna ma di origini abruzzesi, che vive e lavora in Abruzzo.

La mostra, promossa dall’Associazione Endeca Agitatore Culturale (la stessa associazione organizzatrice della mostra di Michelangelo Pistoletto a San Benedetto del Tronto, ancora visitabile fino al 29 Settembre), si avvale dell’Alto Patrocinio della Regione Abruzzo e del patrocinio di Provincia e Comune dell’Aquila ed è a cura di Rosalba Rossi. L’inaugurazione sarà Sabato 7 Settembre alle ore 18:00.

Le eleganti sale neoclassiche del complesso monumentale del Palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio Regionale dell’Abruzzo, ospiteranno inedite opere del maestro Maurizio Romani, facenti parte di tre nuovi cicli di pittura che, come suggerisce il titolo della mostra, si interrogano e vogliono stimolare una riflessione sull’oblio della condizione umana, tra follia, solitudine e malvagità.

Come, per pungolare il pensiero, si chiede Maddalena Apuzzo, psichiatra che interviene alla mostra con un proprio contributo scientifico, la follia è la pericolosa devianza dalla normalità o la “sorella sfortunata della poesia” (E. Borgna)?

È l’altro volto della ragione o il rifiuto del volto dell’altro? È diversità o è terrore della diversità?

“Nell’impossibilità di vederci chiaro, almeno vediamo chiaramente l’oscurità” scriveva Freud.

A sottolineare l’importanza della mostra Abissi Dell’anima. Viaggio Nella Follia E Nell’oscurità anche le parole del noto critico dell’arte Gabriele Simongini: “con i tre nuovi cicli di opere presentati a L’Aquila e profondamente intrecciati l’uno all’altro, Maurizio Romani mette in campo tutto il suo coraggio ed impegno etico, avendo ben chiaro che oggi gli artisti dovrebbero testimoniare, a beneficio di una nostra consapevolezza reattiva, quell’inesorabile perdita dell’umano che sempre più connota l’epoca del cosiddetto capitalismo della sorveglianza. Dotato di una tecnica sopraffina e di una visione poetica del mondo, come dimostrano le sue opere precedenti, ora Romani ha scelto di eliminare radicalmente qualsiasi facilità e piacevolezza, per tenersi al difficile sotto il segno di una necessità morale e dell’autenticità”.

La Mostra

L’esposizione Abissi Dell’anima. Viaggio Nella Follia E Nell’oscurità di Maurizio Romani si sviluppa in tre distinti cicli di opere inedite.

Come illustrato dallo stesso critico Gabriele Simongini, nella serie dedicata alle donne del male Romani fissa lo sguardo su quelle tedesche che, soprattutto nell’ambito dei campi di concentramento nazisti, svolsero il ruolo di carceriere e sadiche aguzzine, pur portando avanti una doppia vita che gli permetteva di essere al tempo stesso mogli e madri amorevoli. La normalità convive senza problemi con l’abiezione e la violenza più spietate.

Così la sensibilità di Romani lo ha portato proprio, come un acrobata, a muoversi sul filo che separa l’apparenza normale e quasi banale dei volti, alcuni dei quali peraltro quasi “belli”, da una sorta di oscura alterazione comportamentale dietro la quale si aprono abissi senza fondo, che in qualche modo riusciamo a percepire, come se quei visi recassero un’ombra luciferina e, in fondo, una maschera che nasconde la loro vera natura. E nelle espressioni di queste donne dalla doppia anima l’artista è riuscito a rendere quella freddezza glaciale, quel vuoto interiore e quella mancanza d’empatia che molti testimoni ravvisarono nei volti dei nazisti sottoposti al primo processo di Norimberga.

Una seconda serie di opere propone volti di donne e uomini colpiti dal disagio mentale che l’artista ha sorprendentemente dipinto con una intensità e una misura stilistica e cromatica che hanno pochi paragoni nella storia dell’arte. È una fisiognomica del dolore e del disagio che troppo spesso nella nostra società viene evitata e nascosta con fastidio e vergogna. Maurizio Romani, per questo ciclo di opere, utilizza la nomenclatura adottata all’interno degli ospedali psichiatrici italiani, specialmente durante il periodo fascista e nel dopoguerra, ovvero il sistema di classificazione che veniva utilizzato per schedare le persone affette da disturbi mentali, sistema legato alle “cartelle cliniche” degli ospedali psichiatrici, dove i pazienti venivano identificati con un codice, composto dalla lettera “T” seguita da un numero, che indicava il tipo di disturbo o la condizione psichiatrica del paziente. Questo metodo di catalogazione aveva lo scopo di standardizzare e semplificare la gestione amministrativa e clinica dei malati di mente nelle strutture ospedaliere. Ma ne azzerava l’identità amplificando in maniera disumana l’indifferenza in cui i soggetti malati venivano abbandonati.

Questa scomparsa dell’umano è ben evidente anche nella terza serie di opere esposte in mostra, quelle città della desolazione e dell’alienazione in cui le case, perlopiù senza finestre, si accatastano in modi claustrofobici rivelando spesso la loro inabitabilità, quando l’artista scoperchia i tetti e svela scatole vuote. Non ci sono esseri umani come se un evento apocalittico li avesse cancellati dalla faccia della terra, lasciando quasi intatte le loro abitazioni collocate in città disumane, inquinate e soffocanti, in una condizione che oggi rispecchia completamente quella di tante metropoli internazionali. In qualche modo molti disagi mentali oggi nascono anche dal fatto di vivere in ambienti insalubri e alienanti, magari in periferie abbandonate a sé stesse, nel degrado e nell’assenza di ogni speranza. La città può diventare una prigione e un incubo, come nelle peggiori distopie.

La curatrice della mostra, Rosalba Rossi, sottolinea come “In questo viaggio, che Maurizio Romani ci porta ad intraprendere, scansando ogni pudore e pregiudizio, emerge forte l’incomunicabilità del nostro tempo, ancor prima che la follia, che seppur la segue prontamente, come un arcipelago sconfinato, metafora magnetica ed ambigua, contiene emozioni disparate e disperate, angoscia, oblio, tristezza.

Tanto più in queste opere, scorgo dettagli agghiaccianti o assenze impenetrabili, tanto più mi accorgo che incomunicabilità e follia sono le due facce della stessa medaglia. Volgere l’attenzione all’una, inevitabilmente, coinvolge l’altra e rivolgere loro attenzione significa, sostanzialmente, affrontare un’esperienza umana, mettersi sulle spalle, ciascuno, un bagaglio di Humana Materia, che ha segnato progressivamente la storia della civiltà. E interconnettendosi alla cura, alla comunità, alla sofferenza ed alla ragione.”

E ancora “Queste opere ci generano un’inquietudine, simile a quella che ci ha pervaso quando abbiamo visto gli ultimi film di Pasolini, dove la dissacrazione era la denuncia della perdita della dimensione tragica dell’uomo, colto nel conflitto tra la radice antica del suo abitare e lo sradicamento di cui non è neanche consapevole. Maurizio Romani ci suggerisce di guardare e di esserci, perché nel giorno successivo a quell’abisso, come ogni giorno, quello stesso giorno sorge dall’insolito e ci avverte che nessuno, acquietato fra le solite cose, non può, su quell’insolito, non gettare almeno uno sguardo.” (R. Rossi).

Note biografiche di Maurizio Romani

Maurizio Romani è pittore e incisore. Tiene la sua prima personale nel 1986 presso la Galleria Il Voltone di Reggio Emilia, a cura di Alfredo Gianolio e Angela Nascimbene Cucchi.
Negli anni Novanta la frequentazione del mondo artistico si alterna al ritiro produttivo a Roteglia (RE) dove Maurizio è nato (1955). Dagli anni degli esordi, l’artista ha la possibilità di evolversi in diverse direzioni, attraverso diversi generi pittorici e valendosi di varie tecniche.

Viene molto apprezzato per le sue nature morte, caratterizzate da una superba perfezione tecnica e da un intenso lirismo, alle quali sono state dedicate numerose mostre; per esempio, quella curata da Pietro Zampetti del 1991 ad Ancona, o quella di Giulianova (TE) del 2003, presentata da Carlo Fabrizio Carli.

Anche la pittura sacra ha rappresentato uno degli indirizzi percorsi dall’artista, sia con la pittura ad olio, ma più recentemente con uno studio comprendente una trentina di disegni di rara bellezza a grafite su carta dedicati al Cantico dei Cantici, presentati con una mostra itinerante approdata anche a Urbino alla Bottega Giovanni Santi, casa natale di Raffaello.

Lo studio dell’arte figurativa dal dopoguerra fino ad oggi, in ambito europeo e non solo, incentivano il maestro a flettere il suo linguaggio nel genere del paesaggio, dove già da tempo si è cimentato con l’incisione, una delle tecniche, assieme al disegno, più amate dall’artista, che ora vi si dedica anche con la pittura ad olio, quasi traducendovi le stesse sfumature che il disegno offre.

Al paesaggio è infatti dedicata la mostra della Galleria L’Ottagono: un paesaggio che non è una veduta, ma un soggetto di invenzione dove la luce tersa arriva quasi a smaterializzare quanto rappresentato: una gamma vastissima di sfumature. Non ci sono presenze umane, solo materia e luce, rarefatta e tuttavia capace di costruire spazio e volumi sfruttando l’assenza più che la presenza. Luce e ombra.

Tra le ultime personali si segnala Al di là del reale, promossa dal Comune di Casalgrande (RE), con presentazione di Massimo Mussini.

In occasione dei festeggiamenti per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, progetto Padiglione Italia della 54 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, a cura di Vittorio Sgarbi, l’artista espone una tela di grande formato, Apparizione nella mia stanza, nei Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia.

Sempre nel 2011, viene premiato al XXXVIII Premio Sulmona con la Medaglia del Presidente della Camera.
Attualmente le sue opere sono in permanenza in diversi importanti musei, tra cui ricordiamo la Fondazione Umberto Mastroianni e il Museo dello Splendore di Giulianova.

Nel 2020 alcuni dei suoi lavori sono entrati nel circuito dell’Art in Embassies, un ufficio all’interno del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che promuove la diplomazia culturale attraverso mostre, collezioni permanenti, commissioni site-specific e scambi di artisti a due vie in più di duecento ambasciate e consolati statunitensi in tutto il mondo.

Nel 2020 è a Teramo con una personale presentata da Gabriele Simongini e Paola Di Felice.
Nel 2021 espone un nuovo ciclo di opere alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto (AP) con la mostra Xlorisonia. Il respiro dei fiori, a cura di Rosalba Rossi. Nel mese di Aprile 2022 tiene una personale presso il Museo Crocetti di Roma.

Il catalogo, curato e realizzato dall’Arch. Franco Mercuri, è corredato dal testo della curatrice Rosalba Rossi insieme a quelli di Gabriele Simongini e della psichiatra Maddalena Apuzzo, ed è arricchito da una bellissima poesia di Gianni Marcantoni intitolata “Il folle”.




IN VALLE GIUMENTINA

Con il calesse e gli eremi di San Bartolomeo in Legio e Santo Spirito a Maiella

CALESSE

Alina ha cambiato lavoro… non è più una pastora! Ha sopportato l’inquinamento atmosferico e il conseguente cambiamento climatico, le hanno incendiato lo stazzo (venerdì 19 gennaio 2018), che ospitava 150 pecore, capre, (di cui centotrenta incinte e che dovevano partorire a breve), otto maiali e scrofe, trenta agnellini appena nati, un vitello… tutti morti, bruciati vivi dal fuoco. Per l’invidia, i dispetti, la cattiveria, alla fine si è arresa.

Ora fa la cocchiera… sempre nella valle Giumentina, Abbateggio(Parco Nazionale della Maiella). Ha un calesse di sei posti, trainato da due cavalli. Le persone hanno accolto questa idea positivamente.

Ho parcheggiato l’auto in prossimità di una ceramica dedicata alla Madonna degli Scout, (650 m), ci siamo incontrati, io ed un’amica di Oviedo (Asturia) Spagna, siamo saliti sul calesse, dove c’erano anche il marito e due figlie. Il giro dura circa novanta minuti.

Nel percorso, si contemplano i fiori ed altri tipi di flora montana, i campi coltivati, il panorama mare – monti. In questo incantesimo soave, rasserenante e silenzioso, mi sono concentrato sul rumore ritmico di due … note, tatà… tatà… tatà… tatà… che le zampe dei cavalli, facevano sulla strada bianca. Che pace… immersi nella natura più pura e selvaggia, fra capanne e muretti in pietra. Terminato il giro in calesse, ci siamo separati da Alina nelle vicinanze dell’Ecomuseo del Paleolitico, un villaggio di THOLOS all’aperto, che propone sei capanne ricostruite in pietra a secco.

EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO

Abbiamo proseguito per l’EREMO DI SAN BARTOLOMEO IN LEGIO – (“LEGIO” significa “PRESSO” il torrente Capo la Vena, che scorre al di sotto dell’eremo, ma che va in secca alla fine di giugno, lasciando solo alcune pozze). Abbiamo raggiunto lo STAZZO BRUCIATO, attraversato alcuni tholos crollati e arrivati al segnale per l’eremo, (700 m), è iniziata la ripida discesa che per il brecciolino, è anche scivolosa, ma attutita da scale in legno. Si attraversa su un ponte naturale ricavato nella roccia, il torrente Capo la Vena, (550m), che scorre in una gola profonda, in un’oasi di un verdeggiante incanto, ma è asciutto, per IL CAMBIAMENTO CLIMATICO…!

L’eremo di San Bartolomeo in Legio, nel comune di Roccamorice PE, è collocato su di uno sperone roccioso alto circa 50 metri. San Bartolomeo, (in aramaico figlio DI TALMAI e in ebraico “DONO DI DIO”), è uno dei dodici apostoli e faceva il pescatore.  In oriente, intorno all’anno 50 d.C. fu torturato, scorticato vivo e decapitato. Viene invocato come guaritore delle piaghe e delle malattie epidermiche. Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, restaurò l’eremo nel 1250 e vi abitò per due anni.

All’interno, sull’ altare, è collocata la statua lignea di San Bartolomeo, raffigurato con un coltello, a dimostrazione del martirio che subì con lo scorticamento. Per entrare nell’eremo, (600 m), bisogna salire la Scala Santa, con scalini lucidissimi scavati nella roccia, quindi scivolose. Si arriva al camminamento antistante l’eremo, su una panoramica balconata.

Sulla parete sinistra, c’è una vaschetta che raccoglie una vena d’acqua freschissima, che i devoti ritengono miracolosa. Dopo aver recuperate le forze con un panino, rapiti dal silenzio e da tanta bellezza, inizia la ripida salita per arrivare alla vettura. Attenzione, Considerato che l’escursione si svolge nella zona A (RISERVA INTEGRALE), del parco Nazionale della Maiella, è vietato l’accesso con i cani.

SANTO SPIRITO A MAIELLA

L’escursione non termina qui perché bisogna fare visita all’eremo di SANTO SPIRITO A MAIELLA. Questo eremo, anche se l’ho esplorato tante volte, mi procura gioia, amore, emozione, raccoglimento. Si trova sulla Maiella, nel comune di Roccamorice PE a (1132 m). Per tanti minuti resto incantato, con gli occhi fissi, nel vedere questa enorme opera architettonica, costruita nella roccia. Con cognizione di causa, è un monumento nazionale italiano.

È stato un monastero della Congregazione dei Celestini, fondata da Pietro del Morrone, nato nel Molise nel 1209 e morto a Fiumone FR, il 19 maggio 1296 a 87 anni, luogo di prigionia per papa Celestino V dopo la sua rinuncia al pontificato. Come poteva un eremita, che ha trascorso la sua vita nelle grotte, nutrendosi di quello che la natura offriva, accettare la pomposità della vita papale? La storia dell’eremo è legata a questo eremita, dove vi arrivò nel 1246 a 37 anni e lo ristrutturò, costruendo a poco a poco altri locali destinati agli eremiti, che si aggiungevano alla comunità. Ora, risultano conservati la chiesa, la sagrestia, i resti del monastero distribuiti su due piani, con la foresteria e le celle.

Incredibile che una escursione, possa offrire tante occasioni, come la cultura, la storia, l’ambiente, le tradizioni, la flora, il silenzio.

Tempo A/R 4 Ore (escludendo il tempo con il calesse e la visita all’eremo di Santo Spirito a Maiella)

Dislivello: A/R 250 m

Difficoltà: T/E (turistico/escursionistico)

Distanza: A/R 7km

Luciano Pellegrini




CONCLUSA LA 730MA EDIZIONE della Perdonanza Celestiniana

Più di 30mila presenze tra eventi storico-religiosi, spettacoli e concerti sono il primo passo verso il grande Giubileo Roma 2025 e confermano L’Aquila come perfetta Capitale Italiana della Cultura 2026

L’Aquila, 1° settembre 2024. Si è conclusa venerdì sera, 30 agosto, la 730ma edizione della Perdonanza Celestiniana, manifestazione che dal 2019 è stata riconosciuta come Patrimonio Immateriale Culturale dell’Umanità dall’Unesco.

Una edizione con risultati che confermano L’Aquila come un importante polo turistico e culturale. Organizzata e promossa dal Comune dell’Aquila, città nominata Capitale Italiana della Cultura 2026, la manifestazione ha attirato numerosi visitatori, con una presenza significativa di turisti stranieri nel mese di luglio, mentre nelle prime due settimane di agosto si è registrato un ritorno massiccio di turisti italiani, soprattutto famiglie e gruppi organizzati.

“Il successo della 730ma Perdonanza Celestiniana è il risultato di un impegno collettivo e di una visione condivisa che vede nella cultura uno strumento di crescita e sviluppo per L’Aquila e il suo territorio. L’Infopoint della città, attivo e operativo durante tutta la Perdonanza, ha riportato dati incoraggianti che evidenziano come L’Aquila stia diventando una meta sempre più consapevolmente scelta dai visitatori, attratti dalla sua ricca offerta culturale. Il sistema museale, il patrimonio artistico, esempio di un recupero di qualità, e gli eventi culturali, come la rassegna dei Cantieri dell’Immaginario e il variegato cartellone della Perdonanza, hanno contribuito ad aumentare l’appeal della città”, commenta così Ersilia Lancia, Assessore al Turismo, ai Rapporti Internazionali e ai Gemellaggi del Comune dell’Aquila.

“L’offerta turistica dell’Aquila si integra perfettamente con le bellezze naturali circostanti, come il Gran Sasso, i borghi storici e le Grotte di Stiffe, rendendo la città un punto di riferimento per chi cerca una combinazione di cultura, storia e natura. In questo contesto, il titolo di Capitale Italiana della Cultura si è rivelato una scelta strategica vincente, capace di valorizzare ulteriormente il territorio e i suoi eventi culturali. Questa amministrazione è fortemente consapevole del ruolo che tale titolo può avere come volano per il turismo e le imprese locali, e intende continuare a lavorare in questa direzione, coinvolgendo l’intera comunità”, ha concluso l’assessore Lancia.

Non sono stati divulgati ancora i dati definitivi, ma tra celebrazioni storiche e religiose, spettacoli e concerti, la Perdonanza Celestiniana ha affollato le strade del centro dell’Aquila, e anche della periferia, con numeri davvero significativi. Dati ancora da confermare si aggirano intorno alle 30mila presenze. Numeri che fungono da ponte ideale e diretto verso il Giubileo di Roma del 2025, così come ha ribadito il sindaco dell’Aquila e Presidente del Comitato Perdonanza, Pierluigi Biondi: “La 730° Perdonanza celestiniana è il primo passo del cammino verso il Grande Giubileo del 2025 che vedrà protagonista Roma: è un andare finalizzato. I cristiani si sono rimessi in viaggio attraverso percorsi di spiritualità come la nostra Perdonanza, oggi tanto più vivificante nella dimensione di guerra in cui siamo sprofondati per gli equilibri mondiali che le nuove superpotenze economiche e tecnologiche vogliono ridisegnare. In questo scenario va collocata la scelta dei tre personaggi principali della 730° Perdonanza. Sono giovani impegnati nel volontariato, nel servizio per il prossimo. Più di altri sanno cosa significa donare il proprio tempo, le proprie capacità, la propria umanità, avendo tatuato nell’anima – come ognuno di noi – il 6 aprile 2009. Il volontariato è l’infrastruttura solidaristica di ogni itinerario di fede e di ogni evento sacrale. Lo è della Perdonanza e lo sarà del grande Giubileo di Roma, un’opportunità di riconciliazione di portata internazionale che Papa Francesco ha voluto legare al giubileo dell’Aquila aprendo la Porta Santa di Collemaggio in occasione della 728ma edizione”, ha proseguito il sindaco. “Circa la Perdonanza nella Bolla Spes non confundit, Papa Francesco scrive: “Mi piace pensare che un percorso di grazia, animato dalla spiritualità popolare, abbia preceduto l’indizione, nel 1300, del primo Giubileo. Non possiamo infatti dimenticare le varie forme attraverso cui la grazia del perdono si è riversata con abbondanza sul santo Popolo fedele di Dio. Ricordiamo, ad esempio, la grande Perdonanza che San Celestino V volle concedere a quanti si recavano nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, all’Aquila, nei giorni 28 e 29 agosto 1294, sei anni prima che Papa Bonifacio VIII istituisse l’Anno Santo. La Chiesa già sperimentava, dunque, la grazia giubilare della misericordia”, ha concluso il sindaco Biondi.

Entusiasta anche il direttore artistico della manifestazione, il Maestro Leonardo De Amicis: “Sono profondamente soddisfatto per il grande successo e la straordinaria partecipazione che hanno caratterizzato questa edizione della Perdonanza Celestiniana. Vedere l’evento prendere vita in modo così coinvolgente è stato per me motivo di grande orgoglio e gioia. Concludo questa esperienza con il cuore colmo di gratitudine, mentre L’Aquila si avvicina al traguardo del 2026 come Capitale Italiana della Cultura. È un momento di rinascita e crescita per la nostra città, e sono entusiasta di ciò che ci riserverà il futuro”, ha dichiarato il Maestro De Amicis.




DOMENICA AL MUSEO

Entrata gratuita Domenica 1° settembre per #domenicalmuseo

L’Aquila, 1° settembre 2024. Il Museo Nazionale d’Abruzzo sarà aperto nelle due sedi con il seguente orario:

MuNDA : orario  8:30/19:30. Ultima entrata ore 19:00

Castello Cinquecentesco: il  Mammut  aperto dalle   9:00 alle 19:00 . Ultima entrata ore 18:30

Ai primi 50 visitatori al Bastione est del Castello Cinquecentesco, oggi, domenica 1° settembre, sarà distribuita gratuitamente la speciale cartolina in edizione limita con il bollo realizzati per celebrare il 70mo del ritrovamento del Mammut, che  costituiscono pezzi da collezione.




OMAGGIO A DOMENICO MODUGNO

A 30 anni dalla scomparsa l’Orchestra Sinfonica di Sanremo Diretta dal  M° Giancarlo De Lorenzo, Voce Peppe Voltarelli mercoledì 4 settembre ore 21.30 nel cortile del Complesso Monumentale dell’Annunziata

Sulmona, 1° settembre 2024. La Camerata Musicale Sulmonese, aspettando l’apertura della settantaduesima  stagione, prevista per domenica 27 ottobre, torna con un evento musicale realizzato in collaborazione con il Comune di Sulmona nel suggestivo cortile del Complesso Monumentale  dell’Annunziata, mercoledì 4 settembre alle ore 21.30. Sarà un concerto speciale: Omaggio a Domenico Modugno proposto dall’Orchestra Sinfonica di Sanremo diretta dal M° Giancarlo De Lorenzo. La voce solista è quella di Peppe Voltarelli, cantautore doc, vincitore di tre Targhe Tenco. Interpreterà tredici brani tra i più significativi della carriera di Modugno: da Lazzarella  a Amara terra mia, O ccafè, Lu pisci spada, Tu si na cosa grande, Vecchio frac, L’avventura, La donna riccia, Nel blu dipinto di blu, Musetto, per chiudere con Dio come ti amo e un brano dello stesso Voltarelli  dedicato a Modugno: Cantare.

Il concerto spettacolo, presentato in anteprima al Teatro Ariston di Sanremo, vuole rendere omaggio al cantautore che alla fine degli anni ‘50 cambiò la storia della canzone italiana. La tournée toccherà cinque regioni, con unica data in Abruzzo,  fino ad arrivare in Puglia per concludersi nella piazza di Polignano a Mare intitolata al grande artista. Un omaggio musicale, con i suoi brani più popolari, per l’indimenticabile “Mr. Volare” a 30 anni dalla sua scomparsa avvenuta nell’agosto del 1994. Sul palco un organico di 36 elementi e una voce solista guidati dalla bacchetta del M° Giancarlo De Lorenzo.

Cantautore,  chitarrista, attore e regista, tra i protagonisti della scena musicale  italiana per oltre un trentennio a partire dagli anni ’50, Modugno si consacrò al Festival di Sanremo del 1958 con “Nel blu dipinto di blu” di cui era anche autore. Il brano, grazie al quale oltre oceano fu ribattezzato come Mr Volare, lo rese un’icona dell’italianità,  ambasciatore nel mondo della musica pop italiana.

Talento  poliedrico, considerato uno dei padri della musica leggera e tra i più prolifici artisti italiani, Modugno  ha scritto e inciso circa 230 canzoni, interpretato 45  film per il cinema e  la televisione, recitato in molti spettacoli teatrali e musical,  ed è stato anche conduttore di programmi televisivi. Vincitore per quattro edizioni del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, con oltre 70 milioni di copie è tra gli artisti italiani in cima alle classifiche dei dischi più venduti. Secondo i dati SIAE  Nel blu dipinto di blu è la canzone italiana più eseguita al mondo dal 1958 a oggi.

L’Orchestra Sinfonica di Sanremo è una delle più antiche e prestigiose realtà musicali italiane. Nata nel 1905, fa parte delle 12 Istituzioni Concertistico Orchestrali (I.C.O.) riconosciute dallo Stato ed è Istituzione Culturale di Interesse Regionale della Liguria. Dal 2003 ha acquisito la natura giuridica di Fondazione. Attenta alla valorizzazione dei giovani talenti, la Sinfonica sanremese è dotata di una grande versatilità che le permette di eseguire sia il repertorio classico che quello romantico, moderno e contemporaneo.

Sede principale dei suoi concerti è il Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo. Al fine di educare le nuove generazioni all’ascolto e alla comprensione della musica sinfonica, l’Orchestra propone un’intensa attività dedicata alle scuole con un’offerta formativa variegata.

Nella sua lunga storia ha visto alternarsi i più grandi direttori ed i maggiori solisti internazionali quali Carlo Farina, Evelino Pidò, Stefan Anton Reck, Roberto Hazon. Alberto Zedda, Bruno Santori.  Dal 2015 Direttore Artistico e Stabile è il M° Giancarlo De Lorenzo.




PRECISAZIONI

Impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione in zona Sassa

Tornimparte, 1° settembre 2024. “Il dibattito che si è acceso in merito all’insediamento di un impianto per il trattamento dei fanghi di depurazione nel nucleo industriale di Sassa ha portato con sé, purtroppo, alcune inesattezze nella ricostruzione della vicenda di un insediamento simile proposto a Tornimparte; al fine di dare all’opinione pubblica una corretta ricostruzione, riteniamo doveroso chiarirne gli aspetti fondamentali.” Così scrivono, in una nota congiunta, Giammario Fiori, Sindaco di Tornimparte, e Giacomo Carnicelli, Presidente del Consiglio Comunale.

“Dopo alcuni vaghi colloqui preliminari, nei quali si parlava di un impianto pilota, da realizzarsi con la consulenza dell’Università, che non portarono ad alcuna proposta concreta – prosegue la nota di Fiori e Carnicelli – nel luglio del 2021, la Regione Abruzzo, su proposta di un soggetto privato, indisse una conferenza di Servizi in forma semplificata ed in modalità asincrona per l’installazione di un impianto per il trattamento di 20  mila tonnellate annue di fanghi di depurazione, che rappresentavano, allora, l’intera produzione annua della Provincia dell’Aquila.

Preoccupati dalle dimensioni dell’impianto e da alcune criticità segnalateci da Tecnici del settore, preparammo il contributo del Comune di Tornimparte che, unito a quelli di Provincia , ASL e ARTA chiuse la Conferenza di Servizi richiedendo l’attivazione del procedimento presso il competente Servizio Valutazioni Ambientali. È bene ribadire, quindi, che il percorso illustrato non sia stato oggetto di alcun ricorso al TAR, così come è doveroso rimarcare il fatto che non c’è stata la costituzione di alcun comitato.”

“Ci rammarica la confusione generata da alcuni articoli di stampa diffusi nelle scorse settimana – conclude la nota – nelle quali si confonde la proposta di un soggetto privato, per un impianto sperimentale dimensionato su un territorio equivalente all’intera provincia dell’Aquila con la partecipazione del Comune di Tornimparte ad un bando per la realizzazione di un Centro di Raccolta ed un relativo piccolo impianto di compostaggio, costruito con tecnologie consolidate e dimensionato, in pratica, per le esigenze di quattromila abitanti, questo sì oggetto di ricorso al TAR (sottoscritto, tra gli altri, anche dal proprietario del terreno che doveva ospitare nel comune di Tornimparte l’impianto di trattamento dei fanghi).”




AL VIA LA MOBILITAZIONE

Cgil, Consumatori e Associazioni Studentesche contro gli aumenti tariffari del trasporto pubblico locale decisi dalla regione

Pescara, 1° settembre 2024. Inviata congiuntamente una formale richiesta di audizione alla II^ Commissione Permanente Territorio, Ambiente e Infrastrutture del Consiglio Regionale. Si allarga la protesta e la mobilitazione dei portatori di interesse rispetto agli aumenti tariffari disposti per il trasporto pubblico locale dalla Giunta Regionale d’Abruzzo sia attraverso la delibera n. 374 del 26.06.2024 che a seguito delle risultanze previste dal contratto di servizio sottoscritto con il gestore ferroviario Trenitalia.

RICHIESTA FORMALE DI AUDIZIONE ALLA COMPETENTE COMMISSIONE CONSILIARE

La Cgil Abruzzo Molise e le Camere del Lavoro di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo, unitamente alla Federconsumatori Abruzzo, e alle associazioni studentesche Unione degli Universitari (Udu), Partecipazione Attiva Studentesca (PAS), 360 Gradi e Unione degli Studenti (Uds), hanno infatti avanzato formalmente e congiuntamente una richiesta di audizione alla II^ Commissione Permanente Territorio, Ambiente e Infrastrutture del Consiglio Regionale  affinché possano essere rappresentate ed esposte osservazioni, criticità e proposte su quanto deliberato dalla Giunta Regionale in materia di politiche tariffarie.

I richiamati portatori di interesse in rappresentanza di lavoratori, studenti, pensionati e più in generale degli utenti/consumatori, contestano gli aumenti tariffari decisi dal Governo Regionale e che impatteranno in maniera consistente su un servizio pubblico essenziale, interessando sia i vettori del trasporto su gomma che quello ferroviario espletato dal gestore nazionale Trenitalia.

GLI AUMENTI TARIFFARI VANNO BEN OLTRE IL 20,22% CITATI NELLA DELIBERA

Nello specifico rammentiamo che la delibera di Giunta Regionale n. 374 del 26.06.2024 (entrata in vigore dal 1° luglio) e sulla quale permangono dubbi di legittimità, ha previsto “aumenti nella misura del 20,22%, con decorrenza dal 1° luglio 2024, per tutte le tipologie di biglietto ordinario nei servizi urbani, suburbani e interurbani e nell’area metropolitana Chieti-Pescara di applicazione della tariffa Unico”.

In realtà e da accertamenti effettuati su alcune tipologie di tariffe come per quelle cosiddette “a tratte” presenti su tutto il territorio regionale ed applicate per i servizi suburbani (vedi tabella), gli aumenti tariffari in termini percentuali, sono andati ben oltre il 20,22% indicato nella delibera di Giunta, oscillando tra il 27,27% (tariffa 1 tratta) e il 38,24% (tariffe 5 tratte) e generando nel concreto aumenti in valore assoluto da un minimo di 0,30 € (tariffa 1 tratta) fino a 1,30 € (tariffa 5 tratte).

E SUI TRENI GLI AUMENTI ARRIVERANNO FINO AL 35%

Un’analoga stangata interesserà il cosiddetto pendolarismo ferroviario espletato prevalentemente dal gestore nazionale Trenitalia e che in base al Contratto di Servizio sottoscritto con la Regione Abruzzo prevederà un primo aumento del costo dei biglietti del 15% a partire da gennaio 2025 e che sarà incrementato ulteriormente di un 5% a cadenza biennale fino alla scadenza contrattuale prevista nel 2033. Il che significa per studenti, lavoratori e pensionati abruzzesi che sceglieranno di viaggiare in treno, un incremento complessivo del 35% rispetto all’attuale costo del biglietto o dell’abbonamento.

IL CONTENZIOSO AVVIATO DAI CONSUMATORI

Peraltro sul Contratto di servizio da 846 milioni di euro, sottoscritto tra Regione Abruzzo e Trenitalia, pende finanche il giudizio del ricorso al TAR promosso dalla Federconsumatori Abruzzo unitamente ad altre associazioni di consumatori per chiedere l’annullamento della delibera con cui la giunta regionale ha approvato «lo schema di contratto di servizio per il trasporto pubblico ferroviario di interesse regionale e locale tra la Regione e Trenitalia spa per il periodo 1/12/2023 – 30/11/2033». Il ricorso si basa peraltro su un precedente significativo (già oggetto di pronunciamento da parte del Tar) e con il quale venne contestato alla Regione di aver stabilito aumenti del costo dei biglietti senza tener conto sia del tetto dei prezzi che dell’obbligo di coinvolgere nelle decisioni le associazioni che oggi ricorrono contro l’attuale Giunta Regionale

AZZERARE GLI AUMENTI, MA NON SOLO. ALCUNE DELLE RICHIESTE CHE AVANZEREMO IN COMMISIONE

La Cgil Abruzzo Molise e le Camere del Lavoro di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo, unitamente alla Federconsumatori Abruzzo, e alle associazioni studentesche Unione degli Universitari (Udu), Partecipazione Attiva Studentesca (PAS), 360 Gradi e Unione degli Studenti (Uds) nell’avanzare la richiesta di audizione al Presidente della II^ Commissione Permanente Territorio, Ambiente e Infrastrutture Emiliano Di Matteo chiederanno che si azzerino gli aumenti tariffari previsti nel settore dei trasporto pubblico (gomma e ferro) e che si aumentino le risorse per finanziare adeguatamente un servizio pubblico essenziale come quello del trasporto pubblico in una regione peraltro dove persistono fenomeni quali aree interne e spopolamento.

ESTENDERE IL BIGLIETTO UNICO SU BASE REGIONALE E GARANTIRE AGEVOLAZIONI E GRATUITA’ A STUDENTI E CITTADINI A BASSO REDDITO

Chiederemo altresì che si estendano su base regionale i benefici del biglietto unico, così come il Consiglio Regionale si è impegnato a fare con le diverse risoluzioni approvate a fine della precedente legislatura, ponendo fine ad una assurda discriminazione tra territori e cittadini abruzzesi che va avanti dal 2004 e che determina svantaggi per i cittadini delle aree interne che pagano le imposte al pari degli altri abruzzesi.

Chiederemo infine di introdurre al pari di altre realtà regionali, agevolazioni tariffarie e finanche la gratuità del trasporto pubblico per i cittadini a basso reddito e in generale per tutti gli studenti e universitari che frequentano istituti scolastici abruzzesi.

Carmine Ranieri (Segr. Gen.le Cgil Abruzzo Molise)

Francesco Trivelli (Presidente Federconsumatori Abruzzo)

Pierluigi Marini (Udu – Unione degli universitari)

Francesco Colangelo (PAS – Partecipazione attiva studentesca)

Carmela Santulli (360 gradi)

Francesca Cantagallo (UDS – Unione degli




LE RADICI DEL MALE e il nodo della responsabilità individuale

I peccati hanno sempre un responsabile, un autore, con un nome e un cognome. Non è colpa né di Dio, né della società, né del periodo storico o la cultura. È colpa solo nostra

Globalist.it, 1° settembre 2024.Il Vangelo odierno: In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».

Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo» (Mc 7 – XXII TO/B).

Leggendo questo brano mi torna spesso in mente la canzone di Fabrizio De André, “Il Testamento di Tito”: un acuto esempio di descrizione di quella ipocrisia che emerge da quelle persone che si sentono così tanto religiose… da tradire la religione stessa! Delle persone che chiederebbero, ancora oggi, a Gesù: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”. Gesù risponde e precisa che, a lungo andare, il loro modo di rapportarsi a obblighi e riti era diventato un mix di ipocrisia, di precetti umani presentati come volere divino e così via. Canta De André: “Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono…”.

Gesù propone un radicale cambio di ottica. Del resto, non poteva essere diversamente: una parte della comunità ebraica aveva perso la genuinità della fede e già i profeti avevano insistito sul ritorno all’autenticità e coerenza, come lo stesso Isaia citato da Gesù. Il cambio di ottica consiste nel passare dall’attenzione per l’esterno a quella per l’interno. È una di quelle cose facile a dirsi, ma molto difficile a mettersi in pratica. Tutto ciò che è esterno ci attira immediatamente e spesso fortemente: il vivere in una società dell’immagine non ci aiuta.

“Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male”, dice Gesù. Con buona pace di tutti coloro che pensano che il male ha solo origini e motivazioni sociali e politiche, culturali e storiche. Il male nasce dentro e non fuori di noi: famiglia o gruppi, istituzioni o villaggio globale.  Del resto, i gruppi sono fatte di persone e sono le persone e renderle buone o cattive, belle o brutte, giuste o ingiuste, uniti o divise. Tante volte dire che è “colpa dell’ambiente o della situazione storica” o di altro esterno a noi è solo una scusa per non riconoscere che siamo tutti, chi più, chi meno, autori di un male che nasce dentro di noi. Certo l’ambiente ha un’influenza, più o meno grande, ma non potrà mai essere il responsabile di tutto il male.

Gesù è anche molto chiaro anche su cosa possa essere definito male. Male sono “impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”. La lista serve a non farci dire sciocchezze, a evitare estremisti, come il considerare tutto male o, al contrario, niente male. Il male sono questi dodici peccati o, negatività, se vogliamo dirlo in termini laici. Questi peccati hanno sempre un responsabile, un autore, con un nome e un cognome. Non è colpa né di Dio, né della società, né del periodo storico o la cultura. È colpa solo nostra o, meglio, di chi ha in sé e produce negatività e si industria a seminarle.

Ma forse è il caso di rileggere e riascoltare De Andrè:

Il testamento di Tito

di Fabrizio De André

Non avrai altro Dio all’infuori di me

Spesso mi ha fatto pensare

Genti diverse venute dall’est

Dicevan che in fondo era uguale

Credevano a un altro diverso da te

E non mi hanno fatto del male

Credevano a un altro diverso da te

E non mi hanno fatto del male

Non nominare il nome di Dio

Non nominarlo invano

Con un coltello piantato nel fianco

Gridai la mia pena e il suo nome

Ma forse era stanco, forse troppo occupato

E non ascoltò il mio dolore

Ma forse era stanco, forse troppo lontano

Davvero lo nominai invano

Onora il padre, onora la madre

E onora anche il loro bastone

Bacia la mano che ruppe il tuo naso

Perché le chiedevi un boccone

Quando a mio padre si fermò il cuore

Non ho provato dolore

Quanto a mio padre si fermò il cuore

Non ho provato dolore

Ricorda di santificare le feste

Facile per noi ladroni

Entrare nei templi che rigurgitan salmi

Di schiavi e dei loro padroni

Senza finire legati agli altari

Sgozzati come animali

Senza finire legati agli altari

Sgozzati come animali

Il quinto dice non devi rubare

E forse io l’ho rispettato

Vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie

Di quelli che avevan rubato

Ma io, senza legge, rubai in nome mio

Quegli altri nel nome di Dio

Ma io, senza legge, rubai in nome mio

Quegli altri nel nome di Dio

Non commettere atti che non siano puri

Cioè non disperdere il seme

Feconda una donna ogni volta che l’ami

Così sarai uomo di fede

Poi la voglia svanisce e il figlio rimane

E tanti ne uccide la fame

Io, forse, ho confuso il piacere e l’amore

Ma non ho creato dolore

Il settimo dice non ammazzare

Se del cielo vuoi essere degno

Guardatela oggi, questa legge di Dio

Tre volte inchiodata nel legno

Guardate la fine di quel nazzareno

E un ladro non muore di meno

Guardate la fine di quel nazzareno

E un ladro non muore di meno

Non dire falsa testimonianza

E aiutali a uccidere un uomo

Lo sanno a memoria il diritto divino

E scordano sempre il perdono

Ho spergiurato su Dio e sul mio onore

E no, non ne provo dolore

Ho spergiurato su Dio e sul mio onore

E no, non ne provo dolore

Non desiderare la roba degli altri

Non desiderarne la sposa

Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi

Che hanno una donna e qualcosa

Nei letti degli altri già caldi d’amore

Non ho provato dolore

L’invidia di ieri non è già finita

Stasera vi invidio la vita

Ma adesso che viene la sera ed il buio

Mi toglie il dolore dagli occhi

E scivola il sole al di là delle dune

A violentare altre notti

Io nel vedere quest’uomo che muore

Madre, io provo dolore

Nella pietà che non cede al rancore

Madre, ho imparato l’amore