PoliticaInsieme.com, 5 settembre 2024. Un Ministro della Repubblica non può permettersi, nell’esercizio delle sue prerogative istituzionali, infantilismi tali da cadere nel ridicolo e non deve permettersi di trascinarvi il suo Paese, né gli deve essere consentito; soprattutto se questo avviene in una particolarissima contingenza che lo sovraespone sul piano internazionale, come capita a Gennaro Sangiuliano che si appresta a presiedere il G 7 della cultura.
Se avesse rispetto per l’Italia e contezza della dignità che compete alla sua funzione pubblica al Ministro Sangiuliano sarebbero già state accolte le dimissioni. Senza nemmeno aspettare lo chiedano le opposizioni o meglio annunciandolo direttamente in aula, subito dove aver doverosamente riferito al Parlamento – come persona informatissima dei fatti – su questa penosa ed avvilente vicenda. Avrebbe già sgombrato il campo, consentendo al nostro Paese – soprattutto trattandosi di “cultura”, dove non siamo secondi a nessuno – di presentarsi di fronte alle maggiori potenze mondiali (il G 7 ed altri del più vasto clan del G 20) con il volto di una persona inappuntabile per serietà personale, consapevolezza istituzionale, dimestichezza con gli ambienti ed i comportamenti politico-diplomatici di più alto lignaggio.
Sangiuliano, invece, dall’ alto della sua ben nota ed esibita alterigia, si è fatto il complotto da solo, come il bambino che si fa scoprire dalla mamma con il ditino nella marmellata. Si è infilato in una pochade che rischia di far ridere il mondo. Tenuto sotto schiaffo da una signora che sta generando, con le sue mosse, pare nottetempo, dei movimenti sussultori che fanno fremere l’intera impalcatura del governo.
Vada, dunque, il Ministro in Parlamento e poi a casa, piuttosto che al Tg Uno. Dove – che si riveda e lui stesso se ne renderà conto – è stato avvilente ed imbarazzante vederlo esibire le note spese che avrebbe personalmente sostenuto per la signora in questione, alla stregua dello scolaretto che consegna alla maestra i compiti delle vacanze, puntualmente svolti in ogni loro parte. Dalla vicenda emerge, peraltro, un dato su cui si renderà necessario tornare, cioè la sorprenderete debolezza di Giorgio Meloni che appare sempre più imbalsamata e prigioniera del suo stesso governo.
Ne uccide più il ridicolo della spada – Politica Insieme
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