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NEL VALLONE DI SANTO SPIRITO

Campo di prigionia e lavoro di Acquafredda e iscrizioni rupestri

Chieti, 19 settembre 2024.  Accompagnato dagli amici Claudio ed Antonio ed ancora affascinato per la esplorazione fatta al campo di prigionia e lavoro di Acquafredda, Roccamorice PE, sulle colline a nord-est di Sulmona AQ (610 m), seguito ancora a guardare con attenzione, le belle foto, per non dimenticare. In questo campo P.G. 78/1, c’erano circa TRECENTO prigionieri, giovani di venti anni, trasferiti dal campo di concentramento P.G. 78 di Sulmona. DUECENTOCINQUANTA prigionieri erano neozelandesi e CINQUANTA sudafricani. Lavoravano nelle cave di roccia bituminose, della vicina miniera di ACQUAFREDDA.

Ci sono due foto scattate nel 1943, da HR Dixon. La prima fa vedere un edificio protetto da una doppia recinzione, con un gruppo di prigionieri di guerra. Nella seconda foto ci sono i prigionieri ammassati, che nel giorno della dichiarazione dell’armistizio, dell’8 settembre 1943, stanno ricevendo i pacchi dalla Croce Rossa, prima di iniziare la FUGA. Vagabondando qua e là su una vasta area e aspettando l’arrivo degli alleati, furono ospitati dalle famiglie di Roccamorice, dove trovarono cibo, rifugio, simpatia, oltre ad aiutare i pastori. Le foto non posso pubblicarle, perché protette da diritto d’autore. Di questo campo di prigionia, oggi restano solo macerie, due muri e sei cartelli che raccontano la storia. Ho dovuto fermarmi, perché ho percepito gli stessi turbamenti che provai all’uscita dal campo di sterminio di Auschwitz: commozione, oppressione, smarrimento, tristezza e dolore. Dopo pochi minuti, nuovamente in cammino. Passiamo vicino ad una capanna a tholos di due piani, quasi ignorato, per la fitta vegetazione. Claudio però, curioso, ha attraversato i cespugli spinosi, per vedere l’ingresso. Meraviglioso!

C’è un lungo corridoio, l’interno è ampio ed alto, con diversi ripostigli per sistemare la roba. In questo luogo … si fa per dire, la famiglia viveva bene. Dirimpetto c’è un’altra piccola capanna a tholos, che certamente era utilizzata come deposito per gli attrezzi da lavoro. Infatti, i muretti in pietra a secco che delimitavano la proprietà, lo giustifica. Continuando a camminare su un pendio esposto, notiamo un alto cilindro di roccia che termina a punta, viene chiamata “lu murron di Macchiametola”. Spunta in una verde valle impercorribile! A pochi metri, c’è una spaziosa cavità, scavata dall’acqua del torrente, una volta copiosa.

Iscrizioni rupestri nel vallone di Santo Spirito

Arriviamo alla vettura per proseguire verso il vallone di Santo Spirito, che mette in rilievo tanta storia. Si scende al fondo del vallone, si arriva nel punto denominato “Tre fossi “(990 m): (il Vallone di Santo Spirito, la “Valle Buglione” e la Macchia di Abbateggio). Percorrendo questo vallone, SI RESPIRA LA PACE E LA QUIETE DI UN LUOGO SACRO. Nel silenzio, si avverte un’aria di misticismo, confermato dalle tante iscrizioni rupestri realizzati dai monaci, che vivevano nel vicino eremo e che avevano scelto questa vita contemplativa. Troviamo DUE incisioni rupestri, di giovani fuggiti dal vicino campo di prigionia e lavoro di Acquafredda: K GEENTY SEPT 43 – M KARUP N.Z. Sarebbe interessante conoscere, se si sono salvati e quindi, se hanno discendenti. C’è anche questa data: DRL 1942 C, ma l’anno non coincide con l’armistizio, quindi probabilmente un eremita. Sopra un blocco di pietra, si può osservare uno scudo.

Al centro si distingue una croce … o spada …a punta. Ho cercato notizie in relazione a questo scudo, ed è interessante la storia. Dovrebbe essere una testimonianza dei Crociati, che con a capo Goffredo di Buglione, (il prescelto di dio), sono andati a liberare la Terra Santa, durante la Prima Crociata (1096-99). La Valle Buglione non potrebbe fare riferimento a questo condottiero? Altra interessante incisione sulla roccia, è una chiesa con campanile, torre merlata, un viso e una croce sistemata sulla parte alta della chiesa. Questo segno di riconoscimento è sempre presente!

Conclusione

IO ANTONIO E CLAUDIO preferiamo all’escursione sui “sentieri”, (che non lasciano alcuna traccia nella memoria e il giorno dopo, l’escursionista ha già dimenticato tutto), l’esplorazione, che oltre ad offrici l’ingrediente sorpresa, ci stimola l’attenzione, la curiosità, la ricerca. Tutto Questo, ha su di noi un effetto benefico, con un immediato senso di piacere e soddisfazione. La sera, quando si torna a casa e si è in un momento di riposo, magari ad occhi chiusi, “il riesaminare “le immagini della giornata così ricca, così particolareggiata, ci aiuta a trattenerle in maniera indimenticabile, nella memoria.

Difficoltà: E                                                                                                               

Dislivello: 150 m circa

Lunghezza: 6 km circa

Durata: 3 h circa

Luciano Pellegrini

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