ANEMONE EPATICA

Chieti, 6 settembre 2024. Il nostro Luciano Pellegrini al 19° Concorso Internazionale di Poesia inedita Dedicato a… Poesie per ricordare per la Giornata Mondiale della Poesia. La Aletti Editore, dopo aver visionato i componimenti giunti in redazione, ha deciso di inserire Luciano Pellegrini tra gli autori che possono contendersi la vittoria di questa prestigiosa edizione, con la poesia Anemone Epatica. Il riconoscimento con: elogio e menzione di merito

ANEMONE EPATICA

Nel bosco

Ancora coperto dalle foglie secche

Dell’autunno scorso

Il tuo colore blu  

Colpisce gli occhi

Con i sei petali brillanti                                                                                                                   

O Anemone                                                                                                                       

Emozionato Ti ho accarezzato                                                                                                      

E ti ho parlato                                                                                                                              

Il profumo umido del terreno                                                                                                       

Per un momento                                                                                                                          

Mi ha allontanato                                                                                                                      

Dalla mia estasi                                                                                                                             

La originale figura della foglia                                                                                                        

 Che somiglia ai lobi del fegato                                                                                                       

Mi ha risvegliato                                                                                                                             

Per seguitare a parlare con te.

Luciano Pellegrini




IL COSTUME POPOLARE DI ORTONA NEL SETTECENTO

Motivi di una ricerca

[Pubblicazione di Cercone Franco, Il Costume popolare di Ortona nel Settecento, Ed. Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq.) 2005. Con 7 riproduzioni]

Può sembrare incomprensibile in un’epoca come la nostra, dominata da “mode”massificate, una ricerca sull’antico costume popolare di Ortona. Tuttavia le perplessità svaniscono quando si riflette sulla circostanza che anche le fogge di vestire fanno parte della cultura materiale di un gruppo sociale e secondo P. Toschi esse rappresentano addirittura i reperti più preziosi e significativi dei Musei Etnografici, di recente sorti un po’ ovunque in Abruzzo.

Definiti da B. Tartaglia “strumenti di conoscenza della vita di un territorio”, i costumi popolari sono diventati simboli di una identità svaniti dal nostro orizzonte culturale circa sessant’anni fa, anche se in alcune località abruzzesi – si pensi per esempio a Scanno – essi persistono ancora sfidando l’azione logorante del tempo.

All’indomani del secondo conflitto mondiale, quando Ortona andava ricostruendo lentamente la sua immagine sconvolta dai drammatici eventi bellici, era ancora possibile nei giorni di mercato riconoscere la provenienza di qualche donna del contado in base al costume indossato o ad alcune sue componenti, come per es. il corpetto, il grembiule o il fazzoletto bianco sistemato sul capo.

Non altrettanto può dirsi del costume maschile. Infatti già nel 1853 il Dorotea sottolineava ne “Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato”, a proposito del costume maschile di Castel di Sangro, che “l’abito degli uomini non merita alcuna riflessione, essendo lo stesso nella maggior parte degli Abruzzi”[1].

In questo livellamento che investe l’abito maschile, puntualmente registrato dallo storico di Villetta Barrea, si coglie un processo di omologazione cui non è estraneo il fenomeno dell’emigrazione stagionale, il quale se è vistoso nella pastorizia transumante, si avverte in area frentana anche in alcune attività agricole, come per esempio nella mietitura, oppure artigianali. Così nel luglio del 1809 sono presenti a Cansano e Campo di Giove mietitori di Crecchio e Arielli, che seguono dal piano fino ai territori montuosi dell’interno la graduale maturazione del grano e di altri cereali, mentre “mastri bottai” di Ortona sono attivi in area peligna, dove verso la metà del XVIII secolo si verifica con l’introduzione del Montepulciano una vera e propria rivoluzione ampelografica, i cui benefici effetti si proietteranno nell’intera Regione.

Di rilevante interesse è poi l’annotazione dei “regi pittori” che nel 1791, come vedremo in seguito, ritraggono ad Ortona un uomo ed una donna in costume tradizionale. In base ad informazioni attinte in loco essi scrivono infatti che “gli abitanti di Ortona vanno a coltivare la terra dello Stato Pontificio, dove trasportano alcuni beni alimentari”.

La diffusione dei “panni carfagni”, prodotti per lo più a Taranta Peligna e Montorio al Vomano, accelerano quel fenomeno che abbiamo chiamato di “omologazione” del vestito maschile e che porta alla fine alla perdita della sua identità, ancora marcata – come vedremo in seguito – nel corso del XVIII secolo.

Al pari di tutte le altre località costiere, anche ad Ortona convivevano due fogge di vestire: quella contadina, che era preminente per essere la popolazione dedita maggiormente all’agricoltura[2], e quella “marinara”, una dicotomia storica questa di cui il trabocco costituisce una efficace sintesi semantica.

Il Politi, riferendosi ad un periodo ascrivibile all’ultimo ventennio dell’800, ci offre per Ortona il seguente quadro del vestiario marinaro: “Il copricapo era un berretto di lana (rossa o scura), con un bel fiocco che pendeva sulla spalla sinistra e un vistoso orecchino d’oro sulla spalla destra. Come pure bottoni, spesso a doppia fila (ricavati con antiche monete borboniche), e fermagli d’argento fissavano la camicia, giacca (di lana o velluto), panciotto e calzoni; lino o lana bianca per le calze; fibbie d’argento per le scarpe. Per ovviare ai rigori invernali l’indumento usuale e più economico era costituito dal mantello a tutta ruota, dalla palandrana (o zimarra) per i più abbienti” [3].

Per quanto concerne il Costume femminile ortonese occorre notare che le differenze fra i ceti rurali e marinareschi non dovevano risultare consistenti. In tale sede tuttavia vanno sottolineate le vistose diversità fra l’abito descritto dal Politi (riferibile all’ultimo ventennio dell’800) e quello riprodotto dai regi pittori Antonio Berotti e Stefano Santucci nel 1791. Con qualche precisazione, tuttavia, a proposito della mandisìme, che descritta dal Politi nel modo seguente, richiama l’immagine di tale parte del vestiario disegnata dai regi pittori: “la mandisìme, tessuto di tela o di lino che, applicato sul davanti, era tenuto fermo da un nastro le cui estremità giravano dietro la schiena per annodarsi sul ventre. Il quale nastro, raccordati i lembi posteriori del busto con quelli del dorso (incrociandosi), passava sulle spalle ricongiungendosi al busto stesso sul petto, e si otteneva così un fiocco elegante e sfarzoso (lu balème)” [4].

Indossato nei momenti festivi o più significativi del “ciclo dell’anno e della vita”, il costume femminile – a differenza di quello maschile – era realizzato al telaio che troneggiava in un angolo della casa contadina come un santo nella sua nicchia.

Anche se l’abito femminile, come “fatto culturale”, non poteva sottrarsi a processi innovativi che talvolta si presentano vistosi, come per esempio a Scanno, nell’arco di una stessa generazione, la fedeltà a forme tradizionali e ad aspetti cromatici di alcune sue componenti costituiva una tendenza costante che permetteva comunque di individuare una località e talvolta anche un gruppo etnico ad essa appartenente.

È il caso questo, delle fogge albanesi di Villa Badessa, completamente diverse da quelle di Rosciano, nel cui tenimento fu trasferita da Carlo III di Borbone nella prima metà del XVIII secolo una colonia di tale popolazione balcanica.

L’identità socio-culturale rappresentata preminentemente dalle fogge femminili, più conservative e tradizionali rispetto a quelle maschili, svanisce lentamente nel periodo compreso fra le due guerre mondiali e per quanto concerne Ortona il fenomeno si coglie nelle immagini fotografiche scattate in occasione delle celebri Maggiolate, nei carri allestiti nelle Feste dell’uva oppure in occasione di particolari ricorrenze religiose, soprattutto quella del Perdono.

Anche se in bianco e nero, tali immagini lasciano intravedere costumi del tutto diversi da quelli finora esaminati e fanno insorgere il dubbio che alcune componenti del vestiario, da non molto tempo passate in disuso, vengano etichettate come “tradizionali” oppure appartenenti ad una foggia di vestire ascrivibile alla seconda metà dell’800. A tale foggia pertanto occorre dare un pur fugace sguardo per comprenderne le trasformazioni subite nel corso del Novecento.

Infatti insieme ad altre località abruzzesi, fra cui Scanno, Castel di Sangro e Pettorano sul Gizio, Ortona possiede un modello del costume popolare risalente alla prima metà dell’Ottocento.

A differenza però delle località citate, le cui fogge apparvero sul Poliorama Pittoresco[5], il disegno del costume maschile e femminile di Ortona, in bianco e nero, apparve in un periodico edito a Chieti alcuni anni prima dell’Unità d’Italia e di esso occorre parlare in modo da porre in risalto le sue profonde differenze, sia sotto l’aspetto strutturale che cromatico, rispetto a quello disegnato dai regi pittori Berotti e Santucci nel 1791.

Il costume popolare di Ortona dalla seconda metà dell’800 alle “Maggiolate”.

Nell’Album Pittorico Letterario Abruzzese, pubblicato a Chieti nel 1859, apparve un breve saggio di Francesco Bruni dal titolo Costumi Ortonesi [6], corredato del costume maschile e femminile di Ortona disegnato da un artista, Raffaele Del Ponte, di cui non siamo riusciti a rinvenire notizie biografiche.

Il disegno [in appendice] è costituito da una sorta di “trittico” in cui il personaggio femminile è colto di prospetto e di spalle ed è completato dal personaggio maschile, cioè un “marinaio” ortonese in abito festivo.

Diciamo subito che il disegno di Raffaele Del Ponte fu riprodotto da Teodorico Marino nel saggio Gli antichi costumi ortonesi, apparso in un volume miscellaneo commemorativo pubblicato nel 1929 e dal titolo Decima Maggiolata Abruzzese. Ortona a Mare 26 maggio 1929 – A. VII, di cui fu “concertatore e direttore” Guido Albanese.

Il Marino non cita, forse volutamente, né l’autore del disegno, cioè Raffaele Del Ponte, e né Francesco Bruni e scrive in modo assai vago di aver rinvenuto l’immagine del costume ottocentesco ortonese “in una vecchia incisione di un giornale di un secolo dietro, Album Pittorico Letterario Abruzzese (Anno I, n° 3) di cui non si hanno più tracce”, affermazione questa che, come si è visto, non risponde a verità.

Noi non seguiremo pertanto il saggio di T. Marino, perché esso costituisce in più punti una pedissequa ripetizione del testo di Francesco Bruni, di cui soltanto terremo conto in seguito. Va ascritto tuttavia al Marino il merito di aver registrato puntualmente il trionfo nel 1929 della Maggiolata, manifestazione – come egli sottolinea – che aveva avuto “il merito piacevolissimo di aver fatto rivivere gli antichi costumi ortonesi che giacevano nascosti e dimenticati nelle cassapanche delle nostre case avite”.

Di conseguenza, sottolinea giustamente il Marino, “prima che gli ultimi avanzi delle vecchie gonne e dei corpetti si disperdano col volgere degli anni, le nostre Maggiaiuole, dopo la celebrazione del rito canoro, dovrebbero offrire in omaggio le loro vesti di autentica antichità al Museo Civico”.

L’appello del Marino restò purtroppo inascoltato ma resta nei nostri auspici il ripristino della Maggiolata, come chiariremo meglio in seguito.

Tuttavia i costumi indossati dalle “Maggiaiuole”, cioè dalle figuranti che partecipavano alle celebri Maggiolate, tutto erano ad onor del vero che “antichi” e lo dimostrano le immagini fotografiche in bianco e nero scattate sia in occasione delle Maggiolate che durante altre manifestazioni, come per esempio la “festa dell’uva” [in appendice]. Esse ci mostrano infatti gruppi di figuranti che indossano costumi l’uno diverso dall’altro e che comunque rappresentano una lenta evoluzione delle fogge disegnate nel 1859 da Raffaele Del Ponte.

Dalle immagini fotografiche delle maggiolate e delle feste dell’uva, alle quali partecipavano carri allestiti anche nel contado di Ortona, risulta innanzitutto che era scomparso il modo caratteristico di portare – come scriveva F. Bruni nel 1859 – “il capo all’impazzata, ciò è dire co’ capelli avviati tutti allo indietro, dove raccolti in una treccia, a più capi o in due trecce, li dispongono a spira…Nel far la treccia, girano con l’un dei capi un nastro rosso, verde, o nero, che son segnacoli dello stato maritale, nubile e vedovile”.

Questo nastro è ben visibile nel citato disegno di Raffaele Del Ponte (Ortona 1859), cioè nella figura femminile posta al centro del “trittico”, ma è del tutto assente nella donna riprodotta nel 1791 dai regi pittori Berotti e Santucci [cfr. immagine di copertina], la quale non ha capelli a treccia e porta sul capo la classica magnosa (dallo spagnolo manyossa), cioè un “panno da testa” o “fazzoletto” per lo più bianco comune a molte fogge di vestire nel Regno di Napoli e perciò detta magnosa neapolitana [7].

Dalla magnosa, in auge nel XVII secolo, deriva probabilmente lo strapizzo (o trapizzo), elemento dell’abbigliamento femminile che soprattutto dalla prima metà del ‘700 inizia ad indicare due capi del vestiario completamente differenti, anche sotto il profilo sociale. Infatti documenti notarili del XVIII secolo, pubblicati di recente da Nicola Fiorentino, parlano specialmente in riferimento ai centri della Valle dell’Aventino di : “Uno trapizzo seu cappatore per la testa”; di un “faccioletto da capo, ossia  trapizzo”; di “due trapizzi,  o siano fazzoletti da testa in uso sia per i giorni festivi (ed in tal caso risultavano merlettati o aggraziati da trine, dette anche pezzelle o pezzilli) che feriali, come si evince da un altro rogito in cui si parla di “tre trapizzi ordinarj d’ogni giorno[8].

Come sottolinea il Fiorentino il trapizzo (o strapizzo) indica pertanto – almeno nell’area del medio corso del Sangro e nei centri dell’Aventino – un “fazzoletto quadrato, ma ripiegato in diagonale”, in uso presso il mondo rurale. Tale fazzoletto non ricopriva tuttavia le spalle e la parte superiore del petto, ma era poggiato sulla testa e trattenuto sui capelli da una sorta di spillone.

In Ortona invece – e presumibilmente anche nel suo entroterra – lo strapizzo indicava una diversa componente dell’abito femminile, che alla luce dei documenti iconografici superstiti, è diffusa nella prima metà dell’800 presso i ceti sociali borghesi e non rurali e copriva a mo’ di piccolo scialle le spalle ed il petto, ma non la testa.   

Infatti se si osservano attentamente le due figure femminili riportate (recto e retro) da Raffaele Del Ponte nel 1859, nonché l’abito del personaggio maschile (marinaio) che completa il trittico, si ha la netta impressione che non si tratta di fogge tradizionali in uso presso i ceti popolari, bensì di veri e propri vestiti di moda riscontrabili ad Ortona presso le classi egemoni dell’epoca. Ne fa fede l’elemento del vestito femminile, cioè lo strapizzo, ben messo in evidenza nel disegno di Raffaele Del Ponte ed a proposito del quale il Bruni osserva: “Questo ornamento, che in buona lingua diremmo gala, le nostre chiamano strapizzo, che in generale significa fazzoletto quadro, scompartito in due con taglio diagonale”.

È quanto sottolinea nel 1929 anche il Marino, il quale scrive: “Al collo e sulle spalle (le donne) avevano un pizzo di seta o di lino bianco, liscio od operato, di ricami o di colori gai; il pizzo si estendeva anche al dorso, mentre le due estremità erano raccolte davanti al busto, al di sotto dei seni che sorgevano liberi sul loro taglio. Questo ornamento, che si diceva di gala, era chiamato strapizzo”.

Rispetto al costume settecentesco, quello del secolo successivo (nè poteva essere altrimenti) appare dunque completamente mutato nella struttura e nelle singole componenti, ma ha conservato, come scrive il Bruni, “il zinale o zinaletto, che in altri luoghi d’Abruzzo chiamano parnanza”.

La rappresentazione del personaggio maschile nel disegno del 1791 [in copertina] lascia insorgere il dubbio che i regi pittori Antonio Berotti e Stefano Santucci abbiano avuto per “modello” un contadino, come dimostra il cappello a larghe tese, e non un “marinaio”, come quello riprodotto da Raffaele Del Ponte nel 1859, il cui abbigliamento presenta molte affinità con la descrizione effettuata da A. Politi e che si riferisce all’ultimo ventennio dell’800.

Nel commentare il disegno di R. Del Ponte, Francesco Bruni notava nel 1859 che “il marinaio ortonese copre il capo di un berretto di lana rossa, turchina, bigia od anche nera, con in fondo una nappa che qui chiamano fiocco; cotal nappa pende sulla spalla sinistra”. Inoltre i marinai, prosegue il Bruni, indossano una “giacchetta di lana o di velluto, con ottonatura doppia o scempia a ciascun petto, fatta con pezzi di quattro o sei carlini d’argento. Il panciotto anch’esso ha le bottonature fatte con tari d’argento[9], dove s’abbottonano al ginocchio per poi affibbiarsi con fermaglio d’argento. Le calzette hanno di lino, di lana, e di seta bianche”. Inoltre “dall’orecchio destro ciondola un grossissimo orecchino d’oro diversamente foggiato”.                    

Il Politi sottolinea a proposito degli orecchini che fino agli ultimi decenni dell’800 “ce n’erano a forma di dondolo (campanule a festoncino con stelline annodate), di minuscoli panieri (le cestarelle) o di un ampio cerchio d’oro (le chierchje). Le collane risultavano piuttosto lunghe: a più giri intorno al collo (nastri rossi e verdi infilati a palline di corallo alternate a sferule d’oro: le còcchele), o pendenti fin oltre metà vita (lu lacce)”[10]. 

Una collana “a più giri intorno al collo” è proprio quella che spicca nella figura femminile disegnata da Berotti e Santucci nel 1791 [in copertina]. Questa indossa orecchini d’oro di forma difficile da individuare, che sembrano abbozzati anche nelle orecchie del personaggio maschile, a conferma di quanto scrive il Politi secondo cui “fino agli ultimi decenni del secolo (XIX) qualche anziano portava ancora minuscoli orecchini”[11].

Il Costume popolare di Ortona, disegnato dai “regi pittori”, fu completato nei suoi aspetti cromatici da Giacomo Milani nella Real Fabbrica di Porcellana a Napoli, secondo le indicazioni fornite da Berotti e Santucci. La foggia risale sicuramente alla metà del XVIII secolo, periodo in cui tutte le componenti dell’abito maschile e femminile si erano già cristallizzate nelle forme in cui appaiono nella gouache conservata a Palazzo Pitti a Firenze. Si tratta dunque della fonte iconografica più antica, una vera e propria foto a colori ante litteram che noi conosciamo e da considerarsi pertanto come prototipo, anche se precedenti e significative varianti potrebbero scaturire da ex voto pittorici conservati in qualche santuario situato in Abruzzo o altrove (si pensi per esempio a Casalbordino, a Monte S. Angelo, a San Nicola di Bari, a Loreto Marche ecc.), meta di frequenti pellegrinaggi da parte della devota popolazione ortonese.

Tuttavia è il costume disegnato da Berotti e Santucci, date le finalità per cui fu realizzato, che merita qualche riflessione. Infatti sulla scia di una tradizione da tempo consolidata, Ortona vanta uno dei più importanti cori abruzzesi che presenta un ricco repertorio di canti popolari. Poiché il costume indossato dalla Corale Ortonese nelle sue esibizioni non ha alcun rapporto gestaltico e cromatico con le antiche fogge locali, l’immagine dell’abbigliamento maschile e femminile realizzata ad Ortona nel 1791 costituisce un importante documento storico, un modello cui ispirarsi e che va fedelmente riprodotto pur con l’impiego di differenti tessuti offerti dall’odierna industria tessile.

A tal fine l’Amministrazione Comunale di Ortona potrebbe servirsi del locale Istituto Professionale per l’Industria e Artigianato che annovera fra i suoi corsi anche quello di Sarta per Moda, creando così un raccordo fra tale Istituzione Scolastica ed esigenze socio-culturali cittadine, che in altre occasioni è risultato assai fruttuoso.

Ferdinando IV di Borbone e la “Real Fabbrica di Porcellana” a Napoli.

Nel Novembre del 1782 si svolse a Napoli presso la Real Fabbrica di Porcellana un singolare concorso patrocinato dallo stesso re Ferdinando IV e riservato ad artisti che operavano per lo più nella Fabbrica di Porcellana. Costoro dovevano ritrarre una giovane Luciana, cioè una donna del quartiere di Santa Lucia, nei suoi abiti caratteristici, assai apprezzati e noti sotto il profilo cromatico nonché per la ricchezza e fantasia degli ornamenti.

Si ritiene che il vero ispiratore del concorso sia stato il marchese Domenico Venuti, direttore artistico della Real Fabbrica dal 1779 ed ideatore del progetto “per l’assegnazione a due pittori dell’incarico di documentare con i loro pennelli i vari modi di vestire degli abitanti del regno”[12], da riportare poi sui servizi di porcellana prodotti nella Real Villa di Portici.

Questa era stata fondata da Ferdinando IV nel 1772, con sede prima a Portici e poi trasferita nel Real Palazzo a Napoli[13].

Fu “Sua Maestà Ferdinando IV in persona” a scegliere ed a rendere noto, l’11 dicembre 1782, il nome dei due pittori fra i tanti che avevano partecipato al concorso, e cioè Alessandro D’Anna e Saverio Della Gatta, due artisti assai noti nella capitale del Regno “nel settore della riproduzione dei costumi”.

Per motivi a noi sconosciuti Saverio Della Gatta rinunciò tuttavia all’incarico e venne sostituito da Antonio Berotti, cognato di Alessandro D’Anna.

Con “regal determinazione” di Ferdinando IV fu assegnato ai due pittori una paga mensile la cui diversa entità costituiva il riflesso delle quotazioni sul mercato dei due artisti[14].

A Berotti e D’Anna fu ordinato di partire subito per la loro missione ricognitiva, cosa che avvenne il primo febbraio del 1783 e dunque due mesi dopo lo svolgimento del famoso “Concorso”.

Su precisa indicazione di re Ferdinando IV e forse del direttore della Real Fabbrica di Porcellana, Domenico Venuti, i due artisti ebbero l’incarico di visitare i paesi del regno nei quali le fogge di vestire risultassero di grande interesse stilistico e cromatico, e di riprodurre solo i “semplici contorni dei costumi, perché il compito di colorare le varie componenti del vestiario, sulla base dei dati forniti dai due regi pittori, fu affidato dal re a Giacomo Milani, direttore dei Pittori della Real Fabbrica di Porcellana.

Dal febbraio del 1783 fino al mese di giugno di tale anno D’Anna e Berotti operarono in Terra di Lavoro e già alla fine di febbraio del 1783 trasmisero al Direttore della Real Fabbrica a Napoli i primi guazzi, chiamati “figurine” e riproducenti solo il costume femminile. Appena portati in visione di Ferdinando IV, il re ordinò subito ai due pittori “che in avvenire non lascino di comprendere nello stesso quadretto il modo di vestire e degli uomini e delle donne dello stesso paese[15].

Non si conoscono i motivi per cui la missione dei due artisti si interrompesse per circa due anni e mezzo. Tuttavia, quando essa riprese nel gennaio del 1786 in provincia di Salerno, era avvenuto che il giovane pittore Stefano Santucci, stipendiato con 20 ducati al mese, aveva sostituito Alessandro D’Anna, sicché la coppia Antonio Berotti e Stefano Santucci è quella che per circa “15 anni, fra soste ed interruzioni varie”, visitò molte località per ritrarre le vestiture più caratteristiche del regno.

Non staremo a seguire le difficoltà che i due regi pittori dovettero affrontare durante le loro “peregrinazioni”. Diciamo subito – ed è ciò che in tale sede interessa – che la ricognizione di Berotti e Santucci nella nostra Regione iniziò nell’Abruzzo Ulteriore nel dicembre del 1789, anno memorabile della Rivoluzione Francese[16].

Data la rigidità del clima e l’impraticabilità delle strade che all’epoca, scriveva il De Sterlich, “non le farebbe nemmeno un diavolo col dolor di ventre”, si intuisce che i regi pittori poterono iniziare la loro attività nel Teramano solo all’inizio della primavera del 1790, per proseguirla in Abruzzo Citra ed in Molise nel periodo 1791-1793 con interruzioni dovute al loro frequente rientro a Napoli. Risale infatti al 1794 l’ordine di Ferdinando IV impartito a Berotti e Santucci di recarsi in Calabria Ultra per ritrarre le “vestiture” più significative di tale regione[17].

L’itinerario seguito dai due pittori negli Abruzzi non ci è noto. Tuttavia è possibile ipotizzare che essi lasciassero l’Abruzzo Ulteriore I, comprendente allora il Teramano con tutto il territorio posto sulla riva sinistra del Pescara, e pervenissero in Abruzzo Citeriore. L’ultimo costume disegnato fu forse quello di Schiavi d’Abruzzo, come suggerisce la “Carta delle località abruzzesi visitati dai Regi Pittori” tratta dal citato volume Napoli – Firenze e ritorno [Carta  riprodotta in appendice].

Per quanto concerne la parte della fascia costiera frentana e del suo immediato entroterra, che in tale sede interessa, i Regi Pittori ritrassero le fogge di Ortona, Casalbordino, Mozzagrogna, e Paglieta.

Le località indicate nella Carta devono intendersi tuttavia in senso restrittivo, in quanto i paesi visitati da Berotti e Santucci furono certamente di più rispetto a quelli riportati sulla Mappa. Come sottolinea A. Carola-Perrotti, “non v’è dubbio che durante la campagna di ricognizione vennero eseguiti anche numerosi schizzi dei luoghi … e dopo il 1790, Berotti e Santucci devono aver inviato numerose vedute, …a ulteriore conferma della stretta connessione fra il tema dei costumi e quello delle vedute”, da utilizzare nei vari Servizi di porcellana prodotti nella Real Fabbrica di Napoli. Se ne ha conferma, prosegue la Carola-Perrotti, dall’inventario redatto nel 1807 a Napoli in occasione della chiusura della Real Fabbrica della Porcellana, quando appunto dopo la fuga di Ferdinando IV in Sicilia (23 gennaio 1806) fu redatto a cura del francese P. Chamboissier un elenco comprendente 84 disegni, 83 dei quali “passati a penna da Antonio Berotti” e relativi a vedute delle località visitate “ufficialmente” dai regi pittori per ritrarre le Vestiture[18].

Gli esempi che qui interessano riguardano:

  1. Due vedute di Atessa
  2. Tre vedute della Città di Ortona a Mare
  3. Una veduta della Città di Lanciano.

Di queste tre località i regi pittori ritrassero solo le vestiture di Ortona, almeno alla luce delle fogge di vestire che ci sono pervenute, ma non sono da escludere altre possibilità.

La più suggestiva ipotesi è che siano stati disegnati anche i costumi di Atessa e Lanciano; ma ritenuti forse a Napoli poco rappresentativi sotto il profilo cromatico o stilistico, essi sono stati messi da parte e col tempo si sono perse le loro tracce. 

Si vuol sottolineare in sostanza che è difficile immaginare Berotti e Santucci che sostano pur se brevemente ad Atessa e disegnino solo due vedute di questa località, tralasciando le fogge di vestire locali. Di altro avviso è invece la Masdea, la quale sostiene che “i due pittori inviati in ricognizione operarono una scelta prevedibile: ritrassero dove poterono, i costumi più belli, quelli più ricchi ed appariscenti”.

Come si è già detto, i regi pittori avevano solo il compito di realizzare il disegno dei costumi, indicando la coloritura delle loro componenti da eseguirsi nella Real Fabbrica da Giacomo Milani.

Secondo le “determinazioni reali”, i costumi così realizzati dovevano essere raffigurati sui servizi di porcellana prodotti nella Real Fabbrica, dei quali si intendeva rinnovare l’aspetto cromatico per far fronte alla porcellana d’importazione, soprattutto inglese. Tuttavia “ben presto il genere acquistò una sua completa fisionomia”[19]e lo stesso Ferdinando IV aveva compreso l’affaire, sulla scia dell’enorme richiesta delle figurine da parte dei viaggiatori europei che nell’ambito del Grand Tour sostavano a Napoli, “paradiso abitato da diavoli” come scrive Goethe nel suo Italienische Reise.

Il successo delle fogge di vestire era stato anticipato a ben osservare nel 1773 da Pietro Fabris, che aveva pubblicato a Napoli in collaborazione con Sir William Hamilton, Ministro plenipotenziario inglese accreditato presso la corte di Ferdinando IV, la fondamentale Raccolta di varii Vestimenti ed Arti del Regno di Napoli, ispirata a scene di vita popolare e dedicata allo stesso Hamilton[20].

Nell’interesse per i costumi tradizionali, fenomeno prettamente settecentesco, emergono aspetti culturali illuministici e nello stesso tempo preromantici che si colgono nel pensiero del direttore della Real Fabbrica di Porcellana, Domenico Venuti, e dello stesso Ferdinando IV, il quale in tale occasione tutto appare fuorché quel personaggio villereccio dipinto dalla storiografia post-risorgimentale.

L’intento del Venuti era innanzitutto quello di “distruggere l’abuso, che facevano i negozianti di stampe, di figure ideali[21], laddove gli scopi del Direttore della Real Fabbrica erano invece squisitamente scientifici ed etnografici.

Pertanto con la ricognizione dei regi pittori, sottolinea la Masdea, si dovevano documentare “le immagini degli abiti realmente indossati dagli abitanti” nelle varie province del Regno.

D’altro canto, nella concezione romantica del paesaggio come “stato d’animo”, che inizia a diffondersi nell’ultimo trentennio del XVIII secolo, la figura umana fa parte di questa Kunstanschauung ed offre al vedutismo una ulteriore connotazione di colore quando essa è colta nei mestieri tradizionali, nei momenti festivi e di svago, nonché nelle attività stagionali sui campi [22].

La richiesta continua – e non solo da parte dei Viaggiatori Europei – di quadretti raffiguranti le fogge tradizionali, sia come souvenir che a scopi ornamentali e decorativi, indussero il Marchese Domenico Venuti a chiedere l’autorizzazione a Ferdinando IV di “incidere a proprie spese le figurine dei costumi popolari, ma il re rifiutò il suo consenso” ed affidò la loro vendita in esclusiva a Vincenzo Talani, all’epoca notissimo commerciante di stampe. “Gli ordini – sottolinea ancora la Masdea – non vennero rispettati da un mercato molto vivace, in cui la richiesta dei costumi popolari era sempre più forte”, malgrado che Ferdinando IV emanasse nel 1795 un decreto in cui “si proibiva la stampa e la vendita di immagini di costumi popolari prodotti sia dentro che fuori del regno”.

Basti pensare che Bartolomeo Pinelli pubblicò a Roma la nota “Raccolta di cinquanta costumi li più interessanti delle città, terre e paesi in provincie diverse del Regno di Napoli”, la cui fortuna è attestata dalle due edizioni del 1814 e 1817.Tuttavia essa non era equiparabile al successo ottenuto dalla raccolta di incisioni di Raffaele Aloja, colorate da Giacomo Milani, che fu pubblicata più tardi nel 1832 dalla Stamperia Reale a Napoli ed in cui stranamente sono compresi i costumi di Mozzagrogna, Chieti, Casalbordino, Vasto, Schiavi d’Abruzzo, Pietra Ferrazzana e Castiglione Messer Raimondo ma non quello di Ortona, di cui ci accingiamo a parlare nel paragrafo seguente.

 Le tempere lorenesi ed il costume popolare di Ortona nel Settecento.

Come si è detto, il 9 dicembre 1789 il Preside di Teramo, capoluogo dell’Abruzzo Ulteriore I, ricevé un dispaccio reale da Napoli nel quale si preannunciava l’arrivo dei due regi pittori, Antonio Berotti e Stefano Santucci, per ritrarre le “vestiture” di questa regione del regno.

Nulla conosciamo in merito all’itinerario seguito dai due artisti, ma è probabile che essi abbiano raggiunto Teramo nella primavera del 1790 facendo il viaggio via mare da Manfredonia a Giulianova a causa della inesistenza delle vie di comunicazione e dato che i lavori di completamento della Real Strada di Fabbrica, nel tratto Pettorano-Roccavalloscura (Rocca Pia) erano iniziati – come ci informa il viaggiatore svizzero C. Ulisse De Salis Marschlins – “nel settembre del 1789” e dunque alcuni mesi prima del loro arrivo a Teramo [23]. L’ipotesi è avvalorata dalla circostanza che fra i disegni “passati a penna” da Antonio Berotti e di cui si è parlato in precedenza, sono annoverati una Veduta della Città di Giulianova in Abruzzo Ultra e Due vedute della Città di Manfredonia [24], località dunque visitate ai fini della ricognizione dei costumi da parte dei due regi pittori.

La “Carta delle località abruzzesi visitati dai Regi Pittori”, tratta dal citato volume Napoli – Firenze e ritorno, che abbiamo riportato in appendice, non deve trarre in inganno.

In essa non sono riportate località come Montorio al Vomano, Colonnella, Pietra Camela (da cui è stata ripresa forse la “Veduta di Montecorno, o sia Gran Sasso d’Italia”, ripassata a penna da Antonio Berotti) certamente visitate dai due regi pittori. Per cui si può ragionevolmente supporre che essi abbiano impiegato tutta la primavera e l’estate del 1790 a ritrarre le fogge dei paesi del Teramano segnati sulla “cartina” e poi da Pietracamela, attraverso pur impervi sentieri, abbiano raggiunto L’Aquila, data la breve distanza   intercorrente fra i due versanti del Gran Sasso.

Se la nostra ipotesi è esatta, il viaggio compiuto dai due regi pittori a Mascioni deve essere avvenuto in tale circostanza [25].

È nella primavera del 1791 che Berotti e Santucci hanno fatto probabilmente ritorno negli Abruzzi. La località dove per prima si recano a ritrarre le Vestiture è incerta, ma si può immaginare che sia stata Penne, come suggerisce la citata “Carta”, da dove si sono recati forse a Rosciano e quindi a Chieti, trampolino delle loro ricognizioni in Abruzzo Citra e in Molise. Se è incerto l’anno in cui i due pittori soggiornano ad Ortona (1791 oppure 1792), appare certo che entro il triennio 1791- 93 i due artisti ultimarono i loro lavori in Abruzzo Citra e nel contado di Molise [26].

Provenienti da Francavilla, Berotti e Santucci entrarono forse ad Ortona attraverso l’antica Porta San Giacomo e come ovunque, il primo pensiero fu quello di presentare le loro credenziali ai Sindaci, sicuramente già informati del loro arrivo da parte del Preside di Chieti.

In Città, pur essendo i rapporti intercorrenti fra i vari ceti sociali alquanto critici, soprattutto a causa dell’elezione del primo Sindaco [27], la vita scorreva abbastanza tranquilla e non si immaginavano i funesti avvenimenti che si sarebbero verificati sette anni dopo a seguito dell’invasione del regno da parte delle armate napoleoniche [28].

Nella prima metà del ‘700 emerge certamente ad Ortona una forte disparità fra “possidenti” e non possidenti, che non deve aver registrato significativi mutamenti all’epoca dell’arrivo dei due regi pittori [29], allorché Ortona, con le sue ville,aveva “5.689 anime”, come ci informa puntualmente Giuseppe M. Galanti [30].

L’attività preminente era la viticoltura, mentre i pescatori ed i marinai erano occupati allo scalo anche nell’arrendamento del sale, gestito per lo più dai Veneziani residenti in città [31]. In questo periodo Ortona conservava forse un impianto urbanistico non molto dissimile da quello raffigurato nell’ultimo decennio del XVII sec. da Giovan Battista Pacichelli ne Il regno di Napoli in prospettiva, opera pubblicata postuma a Napoli nel 1703 [in appendice] .

La struttura socio-economica di Ortona era dunque preminentemente rurale e caratterizzata per lo più da mezzadri e fittavoli i quali – annotano i due regi pittori – “vanno a coltivare la terra dello Stato Pontificio”. Questo fenomeno di emigrazione stagionale non sfuggì all’attenzione del Galanti, il quale nel libro X della sua citata opera (1794) osserva come “Ortona, tutto che sia situata per il commercio, all’aspetto mostra di essere un paese abbandonato”.

La breve descrizione della situazione socio-economica e demografica della Città costituisce la cornice all’evento che in tale sede interessa: l’arrivo nel 1791 (o forse nel 1792) di Berotti e Santucci che disegnano la coppia “Uomo e Donna della Città di Ortona”, messa a loro disposizione dai Sindaci della Città.

I disegni dei costumi venivano portati a Napoli direttamente dai due artisti oppure inviati tramite corsori, cioè “procaccia” postali che prestavano servizio lungo il camino degli Abruzzi [32]. I costumi erano forniti di precise indicazioni circa la coloritura delle varie componenti, secondo la collaudata tecnica a gouache.

Questo compito, come si è detto, era stato affidato da Ferdinando IV al direttore dei pittori presso la Real Fabbrica, Giacomo Milani, il quale evidentemente distribuiva a sua volta il lavoro fra gli artisti che operavano alle sue dipendenze. Ciò potrebbe spiegare il motivo per cui non tutte le gouaches relative ai tre Abruzzi, sulla base dei disegni fatti da Berotti e Santucci, vengono attribuite al Milani, anche se molte di esse furono comunque scelte per decorare le porcellane facenti parte del cosiddetto Primo Servizio delle Vestiture del Regno.

Le fogge riprodotte nel “Primo Servizio”, comprendenti anche quelle del Molise, sono considerate le più belle sotto il profilo cromatico ed artistico. I relativi “rami”, incisi da Raffaele Aloja, furono salvati miracolosamente da Domenico Venuti, direttore della Real Fabbrica della Porcellana, prima dell’ingresso del Generale Championnet a Napoli il 23 gennaio del 1799 [33].

Dal 1785 fino al 1799 vi furono diverse “visite di Stato di Ferdinando IV in Toscana, presso la Corte dei Lorena” [34] ed “alla data del 1799” risultano presenti a Firenze nella Villa di Castello 208 gouaches realizzate a tempera presso la Real Fabbrica di Porcellana da Giacomo Milani ed altri pittori, secondo le indicazioni cromatiche fornite da Berotti e Santucci. Queste tempere costituivano dunque un dono di Ferdinando IV ai parenti di Casa Lorena e giunsero pertanto in Toscana, come sottolinea la Masdea, in diverse fasi.

Le figurine risultano incorniciate da un passe partout a mo’ di quadretto ed ebbero successivamente diverse collocazioni. Nel 1911 – ci informa sempre M. Cristina Masdea – la raccolta venne smembrata: “82 quadretti vennero portati alla Villa della Petraia[35]e gli altri che erano restati alla Villa di Castello “furono trasferiti nel 1954 nei depositi di Palazzo Pitti” a Firenze, fra i quali si trova appunto con numero d’inventario C202 la gouache riprodotta in copertina, dal titolo: “Uomo e Donna della Città di Ortona. Comune del Distretto di Chieti, Provincia di Abruzzo Citra[36].

Vediamo innanzitutto le caratteristiche del costume maschile e femminile secondo la scheda originaria redatta da Berotti e Santucci, il cui testo fu successivamente “rivisto e corretto”, come si evince dallo stile della descrizione qui appresso riportata:

Uomo e Donna della Città di Ortona Provincia di Chieti

Ortona (comune del distretto di Chieti, provincia di Abruzzo Citra)

Costume maschile. Cappello di feltro nero a tesa larga.
Cravatta bianca; camiciola rossa con pettini foderati di
tela grigia, doppia filza di bottoncini di stagno; fusciacca
di lino bianco a righe celesti annodata in vita. Giamberga
celeste, paramani ai polsi con asole e bottoni di ottone.
Calzoni blu. Calze bianche con legacci celesti,

scarpe nere con fibbia di metallo.

Costume femminile. Orecchini in oro a due elementi:

bottone rotondo, pendente a mezzaluna e dondolini.
Collana di grani di corallo a più fili. Sul capo fazzoletto
di lino bianco chiuso a triangolo annodato sotto il mento.
Camicia bianca con scollo profondo, ricamato
all’orlo,
maniche lunghe ricce ai polsi; corpetto rosso con maniche
sagomate. Gonna verde a pieghe, bordo a linea spezzata
di nastrino rosa, pettorale e tiranti guarniti di noche rosa.
Grembiule bianco legato con fettuccia rosa.

Calze bianche, scarpe nere con fibbia di ottone.
Ortona è circondata dai monti, dove frequentemente è
praticata la caccia. Produce grano, legumi, noci,
mandorle. Gli abitanti vanno a coltivare la terra dello
Stato Pontificio, dove trasportano beni alimentari. [C 202]

Notiamo brevemente che nell’abito maschile, sottoposto da tempo come si è detto a processi omologanti, appaiono evidenti alcune caratteristiche che si riscontrano nei costumi di altre località abruzzesi visitate dai due regi pittori, come per esempio il “cappello di feltro nero a tesa larga” e la giamberga, specie di redingote di color celeste; il termine deriva dallo spagnolo chamberga e lascia supporre che questa specie di giacca, lunga fino al ginocchio, si sia diffusa nel Viceregno durante il XVII secolo e dunque sotto la dominazione spagnola.

Grazioso ed originale, pur nella sua semplicità, appare l’abito femminile.

In particolare le due rosette, che sembrano fissare l’attacco delle bretelle sull’ampia gonna, conferiscono al costume un tono di sobria eleganza che non si rinviene nelle altre fogge dell’area frentana. Inoltre, come sottolinea la Silvestrini, la botte su cui è appoggiato il personaggio maschile costituisce un “documento particolarmente interessante di cultura materiale folklorica[37], un’efficace immagine semantica per mezzo della quale i due regi pittori ci hanno comunicato quale fosse la principale attività economica esercitata in Ortona e suo Contado.

Durante il loro soggiorno in Città, Antonio Berotti e Stefano Santucci non lavorarono soltanto sul costume popolare ortonese, indossato nei giorni festivi del ciclo dell’uomo e dell’anno. Infatti si ha notizia che “nell’inventario redatto nel 1807, al momento della chiusura della Real Fabbrica di Porcellana, venne trascritto un elenco comprendente 84 disegni, 83 dei quali passati a penna da Antonio Berotti, che si riferiscono a immagini di quegli stessi luoghi che Berotti e Santucci avevano visitato ufficialmente per le vestiture”[38].

Dall’inventario del 1807, stilato nella Real Fabbrica di Porcellana subito dopo la fuga di Ferdinando IV in Sicilia, risultano Tre vedute della Città di Ortona a Mare, in Abruzzo Citra, rifinite e passate a penna da Antonio Berotti ma che purtroppo non esistono più nell’Archivio di stato di Napoli, dove la Carola-Perrotti ha rinvenuto con inventario Casa Reale Antica, Fascio 1552, solo l’elenco delle località stilato nel 1807 da P. Chamboissier , ma non i relativi disegni , di cui si è persa ogni traccia[39].

Insieme alle fogge di vestire anche le vedute, antesignane delle moderne cartoline, costituivano immagini del meridione che il “turista europeo”, nell’ambito del Grand Tour, amava conservare quale souvenir del suo Viaggio in Italia.

Quello che abbiamo rinvenuto al Museo San Martino a Napoli è invece un interessante disegno, attribuibile ad Antonio Berotti, in cui sono riprodotti insieme alcuni costumi (maschili e femminili) della Provincia di Chieti, come risulta dalla scritta ancora visibile in basso, fra cui la foggia di vestire delle donne di Ortona [in appendice: terzo personaggio da sinistra].

È inutile sottolineare il danno derivato da questa scomparsa per la storia di Ortona. 

Come ha ben evidenziato la Carola-Perrotti, anche i paesaggi disegnati dai due regi pittori dovevano essere utilizzati  nei servizi di porcellana della Real Fabbrica, ed in particolare per i cosiddetti  Servizi dell’Oca e del Fiordaliso; ma il precipitare degli eventi legati agli inizi del 1806 all’invasione francese del regno, vanificò il programma di Domenico Venuti e di Ferdinando IV, sicché restano solo pochi pezzi del Primo Servizio delle Vestiture del Regno, che fanno parte di collezioni private italiane ed europee oppure di raccolte museali.

Segnaliamo così una caffettiera conservata a Napoli nel Museo “Duca di Martina”, sulla quale è raffigurato il costume (maschile e femminile) di Massagrogna (Mozzagrogna) elaborato da Giacomo Milani sulla base del disegno di Berotti e Santucci ed inciso da Raffaele Aloja.

La coppia di Mozzagrogna si rinviene raffigurata anche in un Servizio da caffè prodotto dalla “Manifattura Poulard-Prad” nel decennio Murattiano, a conferma del successo riscosso dal costume popolare di questa località sangrina.

Successivamente, nel 1832, venne pubblicata dalla Stamperia Reale a Napoli la famosa raccolta di Costumi diversi di alcune popolazioni de’Reali Domini di qua del Faro, disegnati da Berotti e Santucci e dipinti da Giacomo Milani.

Questi costumi, sui quali invano Ferdinando IV aveva imposto fin dal 1795 una “privativa” per impedirne un commercio illecito, si vendevano ormai “a fogli sciolti”, fungendo da prototipi imitati in seguito da disegnatori ed artisti europei.

Anche in questa raccolta sono presenti molte fogge di vestire dell’area frentana ma manca quella di Ortona, a causa probabilmente – come si è sottolineato in precedenza – della sua semplicità e della sua modesta appariscenza, sicché la differenza fra abito giornaliero ed abito festivo non doveva risultare ad Ortona, come riteniamo, molto marcata.

Comunque, al pari di tutti gli altri costumi disegnati da Antonio Berotti e Stefano Santucci, anche quello di Ortona veniva indossato nei giorni di festa.

Tuttavia la festa non coincideva nel mondo rurale solo con le ricorrenze religiose, ma si ricollegava invece soprattutto alle fasi più importanti e vitali del ciclo coltivatorio ed allevatorio, accompagnato periodicamente da grandi momenti di tensione ed attesa. Festa, dunque, per l’uccisione del maiale, affidato alla protezione di S. Antonio Abate, per la mietitura e trebbiatura del grano, per la raccolta delle olive e dulcis in fundo per la vendemmia [in appendice: Festa dell’uva], specie quando l’uva si era salvata dall’azione devastante degli agenti atmosferici, fra cui la temutissima grandine.

Oltre alle feste del ciclo dell’anno, v’erano quelle legate al ciclo dell’uomo.

In occasione di battesimi e nozze il vestito, riposto nei tipici cassoni di legno, tornava a veder la luce del sole ed a far bella mostra di sé arricchito dagli ori famigliari e soprattutto dalle collane di corallo, come quella indossata dal personaggio femminile ritratto ad Ortona da Berotti e Santucci, perché da sempre il corallo è stato ritenuto un potente amuleto contro il malocchio.

Come si è detto in precedenza, il costume popolare costituiva un simbolo di appartenenza ad un determinato gruppo sociale, ad una comunità facilmente riconoscibile per via dei colori dell’abito e delle sue componenti. Altrove – si pensi per esempio, per restare in Italia, all’Alto Adige ed alla Val d’Aosta – il costume popolare, opportunamente adattato ai nostri tempi, viene ancora indossato nei giorni di festa specie dalle donne appartenenti ad ogni ceto sociale. Esso assurge a valore di identità culturale e di appartenenza storica ad un determinato territorio, di cui rappresenta una sorta di “bandiera”. 

C’è da augurarsi pertanto che anche ad Ortona si riscopra questo anello di collegamento fra passato e presente, specie oggi in cui la moda è assurta ad elemento omologante e brancola nel buio alla ricerca di nuove fonti ispiratrici nel settore dell’abbigliamento.

Detto questo, non ci resta che esprimere un ulteriore augurio e cioè che la Civica Amministrazione di Ortona dedichi ad Antonio Berotti e Stefano Santucci una via cittadina, in modo che i due regi pittori possano essere degnamente ricordati dalle future generazioni ortonesi.           

Franco Cercone.

Appendice

Didascalie e Riproduzioni citate e inserite nella Pubblicazione:

  • Disegno “Uomo e donna della città di Ortona” di Antonio Berotti e Stefano Santucci, Ortona 1791- “Palazzo Pitti” Firenze, con numero d’inventario C202 [la gouache riprodotta in copertina]
  • “Trittico” Disegno di Raffaele Del Ponte, Ortona 1859.

  •  Ortona nell’ultimo decennio del XVII secolo. Da G. Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva. Opera postuma pubblicata a Napoli nel 1703.
  • Donne di Poggiofiorito in costume tradizionale. Contado di Ortona, Anni 30 del Novecento. [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]
  • Festa dell’uva. Contado Ortonese. Anni 30 del ‘900 [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]

  • Fogge di vestire della Provincia di Chieti, anno 1791. Museo di san Martino, Napoli. Antonio Berotti (?).

[1] Cfr. L. Dorotea, Monografia storica di Castel di Sangro; in “Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato”, diretto da F. Cirelli, Vol. XVI, Napoli 1852-53. Giova ricordare che disegni di costumi abruzzesi apparvero anche a cura di P. Castagna e P. De Stephanis in “Poliorama Pittoresco”, periodico edito a Napoli fino al 1859.

[2] Cfr. P. Di Lullo, Ortona durante la dominazione borbonica, Ortona 1987; id., Ortona nella prima metà dell’Ottocento, Ortona 1988. Quaderni del “Centro Studi Adriatici” e dell’Assessorato alla cultura del Comune di Ortona.

[3] A. Politi, Tradizioni popolari di Ortona, pp. 37-38, Ortona 1997.

[4] A. Politi, ivi p. 38. Nel disegno del Berotti manca il “busto”, la gonna è retta da due “straccali” ed al posto del fiocco sfarzoso (lu balème), compaiono due “rosette” che fissano le bretelle alla gonna. 

[5]Il Poliorama Pittoresco, pubblicato a Napoli dal 1836 al 1848, all’incirca nello stesso periodo de L’Omnibus Pittoresco (1838-1853). I due periodici costituivano le più importanti “riviste illustrate” diffuse in tutto il regno di Napoli.

6 Anno I,1859, n° 3, pp. 18-20, Tipografia Del Vecchio, Chieti. Francesco Bruni, medico, nato a Crecchio nel 1818 e morto nel 1886, insegnò prima lettere latine ed italiane ad Ortona ed in seguito medicina e patologia prima nel Liceo Universitario di Chieti e dopo a Napoli.Fu anche Provveditore agli Studi in diverse città italiane. Al Bruni si devono alcune raccolte di poesia popolare abruzzese, fra cui ricordiamo Canti popolari in dialetto abruzzese e soprattutto Canti del mandriano abruzzese (Napoli 1855). Il Bruni è Autore anche di numerosi saggi nel campo della patologia e medicina generale.

[7] Cfr. A. Cirillo Mastrocinque, Usi e costumi popolari a Napoli nel Seicento, p. 180, Napoli 1978.

[8] Cfr. N. Fiorentino, Parole e cose dei nostri avi. Abruzzo Meridionale, secc. XVI-XIX. Dizionario, s.v. trapizzo, strapizzo e pezzelli; Edigrafital, S. Atto di Teramo 2004.

[9]  Giova ricordare che il tarì era il doppio carlino del Regno di Napoli.

[10] A. Politi, ivi p.38.

[11] A. Politi, ivi p. 37. Sulle tipologie di orecchini di moda nel corso dell’800 cfr. A. Gandolfi-E. Mattiocco, Ori e Argenti d’Abruzzo; Carsa Ed., Pescara 1996.

[12] M. Cristina Masdea, Le Vestiture del Regno di Napoli: Origini e fortune di un genere nuovo; in Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni Borboniche e Lorenesi, p. 41, Guida Ed. Napoli 1991. Si tratta del Catalogo della Mostra svoltasi a Firenze (Palazzo Pitti, 14 sett. – 14 nov. 1991) ed a Napoli (7 dic. 1991- 9 feb. 1992) a cura delle Soprintendenze per i B.A.S. di Firenze e Napoli. Sull’argomento cfr. anche V. Accardo – F. Cercone, Costumi popolari d’Abruzzo, L’Aquila 1982; AA. VV., Il Costume popolare Abruzzese tra 700 e 800, Catalogo della Mostra, Chieti 1985.

[13] Cfr. C. Minieri Riccio-G.Novi, Storia delle porcellane in Napoli e sue vicende, p. 13; rist. anast. dell’ediz. di Napoli, 1878, Forni 1980. Con dispaccio del 1772, Ferdinando IV “volle che si trasportassero da Capodimonte alla nuova Fabbrica del Real Palazzo di Napoli tutte le porcellane, tutto il materiale, tutti gli utensili, tutte le macchine e quant’altro vi rimaneva della distrutta antica fabbrica” di Capodimonte, fondata dal padre Carlo III.

[14] Ad Alessandro D’Anna fu assegnato uno stipendio mensile di 50 ducati, mentre quello di Antonio Berotti ammontava a ducati 25; cfr. C. Minieri Riccio, La Fabbrica di Porcellana in Napoli e sue vicende, Napoli 1878. Il volume è conservato presso la Biblioteca Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte di Roma con alcuni preziosi fogli manoscritti dell’Autore. Cfr. a tal riguardo AA. VV., Napoli- Firenze e ritorno ecc., op. cit. p. 179.

[15] Cfr. M. Cristina Masdea, Le vestiture del Regno di Napoli ecc., in Napoli-Firenze e ritorno, op. cit. p. 65.

[16] Cfr. V. Accardo – F. Cercone, op. cit. p. 14. Risale al 9 dicembre del 1789 il dispaccio reale con cui si comunicava al Preside di Teramo l’arrivo dei due Regi Pittori.

[17] Cfr. V. Accardo, Dal Mondo dei Costumi; in AA.VV., Costumi diversi di alcune popolazioni de’Reali Domini di qua del Faro. Abiti, Ori, Tessuti e Stampe del XVIII e XIX secolo d’Abruzzo e Molise, p. 55 Sulmona 1994. 

[18] Cfr. A. Carola-Perrotti, Dalle guaches alla porcellana: il tema dei costumi regionali del Regno delle Due Sicilie tra Settecento e primo Ottocento; in Napoli – Firenze e ritorno ecc., op. cit. p. 65.

[19] K. Fiorentino, Le vestiture del regno nelle raccolte delle immagini a stampa; in Napoli-Firenze e ritorno ecc, op. cit. p. 101.

[20] Della preziosa opera esiste una ristampa anastatica a cura di F. Mancini; Napoli, Guida Ed., 1985.

[21] M. Cristina Masdea, ivi p. 46. Il passo è tratto da una comunicazione del Marchese Domenico Venuti al re Ferdinando IV.

[22] Lo stesso Ferdinando IV si lasciò ritrarre insieme alla Famiglia Reale da J. Philipp Hackert nella tenuta di Carditello (dove si attuavano “nuovi modelli aziendali per lo sviluppo dell’agricoltura”), ora in veste di vignaiolo nel periodo della vendemmia, ed ora come mietitore. I due capolavori pittorici di Ph. Hackert sono conservati a Napoli nel Museo Nazionale di San Martino. Va ricordato che a Philipp Hackert, “pittore di corte”, Ferdinando IV commissionò anche 15 tele raffiguranti i “porti del Regno di Napoli”, nelle quali l’aspetto vedutistico è animato da personaggi in costume tradizionale.

[23] Cfr. K. U. De Salis Marschlins, Viaggi nelle diverse Province del Regno di Napoli, p. 263; trad. a cura di I. Capriati, Trani 1906.

[24] Cfr. A. Carola-Perrotti, Napoli-Firenze e ritorno, ecc., op. cit. p. 82.

[25] Com’è noto a Mascioni soggiornò nel 1914 la pittrice inglese, di lontane origini italiane, Estella Canziani, che qui dipinse fogge di vestire di grande bellezza. Cfr. E. Canziani, Attraverso gli Appennini e le Terre degli Abruzzi, Roma 1979; traduzione dell’edizione di Cambridge, 1928, a cura di D. Grilli, M. Lusi e V. Bonanno.

[26] Cfr. V. Accardo, Dal Mondo dei Costumi ecc., op. cit. p.55.

[27] Cfr. G. Bonanni, Il Parlamento della Città di Ortona e i conflitti di preminenza per la nomina del primo Sindaco, in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte” diretta da G. Pansa e P. Piccirilli, n° 11-12, p. 192 sgg., Casalbordino 1900.

[28] G. Bonanni, Ortona resiste ai Francesi. 1798-1799, Lanciano 1900.

[29] Infatti nel 1723 Ortona registra solo 139 “fuochi possidenti”, con 3904 capi di bestiame così suddivisi: 393 bovini, 3299 ovini, 211 equini ed 1 suino! Cfr. Archivio di Stato Napoli, Frammenti di Catasti, n° 87, anno 1723.

[30] G. Maria Galanti, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie, Tomo III, Libro X, p. 511; Napoli 1794.

[31] Cfr. A. Di Vittorio, Gli Austriaci ed il Regno di Napoli, 1707-1734. Ideologia e politica di sviluppo, pp. 234 e 327; Napoli, Giannini Ed., 1973. Come sottolinea P. Di Lullo, nel 1820 e dunque circa trent’anni dopo l’arrivo dei regi pittori, Ortona aveva una popolazione di 6481 abitanti, di cui solo 87 appartenevano a ceti possidenti, a conferma di una situazione che non aveva registrato considerevoli mutamenti.

[32] Cfr. A. Di Vittorio, Gli Austriaci e il Regno di Napoli, ecc, op. cit.  p. 386 sgg.

[33] Cfr. Maria C. Masdea, ivi p. 57.

[34] Ferdinando IV aveva sposato Maria Carolina, sorella del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena.

[35] Si trovano anche nei depositi di Villa della Petraia i seguenti costumi che in tale sede interessano: “Uomo e Donna del paese di Paglieta”, “Uomo e Donna del paese di Casalbordino”, “Uomo e Donna del paese di Massagrogna” (Mozzagrogna), “Uomo e Donna del paese di Vasto”. Mozzagrogna e Paglieta risultano ascritte tuttavia all’Abruzzo Ulteriore II.

[36] Sono anche conservati nei depositi di Palazzo Pitti: Uomo e Donna del paese di Civitella (Messer Raimondo), di Chieti, di Casoli , di Fraine, di Monteodorisio, di Lama (dei Peligni) e di Roccaspinalveta, tutti posti in Abruzzo Citra. 

[37] E. Silvestrini, Documenti etnografici nelle tempere lorenesi; in Napoli-Firenze e ritorno, ecc., op. cit. p. 115.

[38] A. Carola-Perrotti, Dalle gouaches alla porcellana ecc.; in Napoli-Firenze e ritorno ecc., op. cit. p. 65.

[39]  Cfr. A. Carola-Perrotti, ivi p. 82.

Carta delle località abruzzesi visitate dai Regi Pittori [da: “Napoli-Firenze e Ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni Borboniche e Lorenesi” di M.C. Masdea, Napoli 1991]

“Trittico” Disegno di Raffaele Del Ponte, Ortona 1859

Ortona nell’ultimo decennio del XVII secolo. Da G. Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva. Opera postuma pubblicata a Napoli nel 1703.

Donne di Poggiofiorito in costume tradizionale. Contado di Ortona, Anni 30 del Novecento. [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]

Festa dell’uva. Contado Ortonese. Anni 30 del ‘900 [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]




PERCHÉ IL POTERE CI NARCOTIZZA e perché prima che politico è un problema culturale ed etico

Finché l’essere onesti, corretti, rispettosi degli altri solidali e accoglienti sarà ritenuto un’opzione per falliti o una bella favola, la situazione non migliorerà anzi peggiorerà

di don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 6 settembre 2024. Ha detto bene Kets De Vries: “il potere è un grande narcotico: dà vita, nutre, ci rende schiavi”. Una volta narcotizzati, a destra come a sinistra e a centro, sembra quasi facile stilare un elenco dei sintomi che si manifestano. Provo ad elencare quelli che ritengo più vistosi:

elementi di immaturità umana e incapacità tecnica;

perdita dei riferimenti ai principi etici fondanti e allo spirito di servizio;

sentimento di superiorità nei confronti di tutti e di tutto, in particolare di leggi e procedure;

mancanza di esemplarità nel comportamento pubblico e privato;

tendenza ad occupare il potere ad ogni costo, in genere per tornaconto personale e/o di gruppo;

aumento dei costi relativi all’esercizio del potere, con frequenti utilizzi di risorse e privilegi istituzionali per fini privati;

aumento del divario nel rapporto con i membri dell’istituzione;

atteggiamenti di basso profilo culturale;

approccio superficiale alle emergenze, raramente affrontate con l’intento di sanare il tessuto sociale, culturale e politico in radice;

utilizzo non corretto dei mezzi di comunicazione sociale, spesso solo usati per carpire consensi;

limitazioni della libertà di stampa;

disinteresse, e spesso ostilità, a favorire percorsi di educazione e partecipazione, di corresponsabilità e verifica comunitaria della vita istituzionale;

coinvolgimento in reati di corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, ricettazione e associazioni a delinquere, anche di stampo mafioso;

partecipazione a realtà politico-mafiose e centri di potere occulto, per esempio le associazioni massoniche deviate (come la P2 e affini).

Certo c’è chi esercita il suo potere senza cadere in queste forme narcotiche, ma c’è anche chi si narcotizza e anche spesso.

Sono la maggioranza? Sono la minoranza?

Difficile a dirsi. È la stessa domanda che ci potremmo fare su adolescenti e giovani che fanno uso di sostanze stupefacenti.

Sono minoranza o maggioranza?

Ma il primo problema non è quello dei numeri (per quanto importante) ma ciò che cittadini e responsabili di istituzioni fanno quando riscontrano uno o più dei sintomi citati. 

Le dimissioni (o l’invito a dimettersi da parte dei superiori nella catena di comando) sono molto fuori moda. Chi sbaglia paga vale solo per gli altri, non per sé o per i miei protetti. Quindi “evitato” lo scoglio dimissioni (spesso con scuse ridicole) si passa alla ricerca del capro espiatorio (a seconda dei casi: la stampa o la magistratura o l’opposizione politica o la cattiveria di compagnie discutibili), fino all’intento di modificare leggi perché questo tipo di notizie abbia meno rilievo e faccia meno rumore.

Senza dimenticare che il dio potere, da coloro che sono narcotizzati, è sempre in coppia con il dio consenso, quindi, tutte le parole e le bugie devono passare attraverso il bilancino degli addetti alla comunicazione, che dettano regole e parole sulla base di calcoli di consenso.

Un’istituzione che si comporta così è ovviamente seriamente malata; ciò non vale solo per la politica, ma per tutte le istituzioni (culturali, educative, religiose, economiche, amministrative). Il problema, infatti, non è politico ma è prima di tutto culturale, in particolare etico. Finché l’essere onesti, corretti, rispettosi degli altri e delle istituzioni, solidali e accoglienti, dediti e disponibili, pronti a riconoscere le proprie responsabilità e a educarsi, sarà ritenuto un’opzione per falliti o una bella favola, la situazione non migliorerà anzi peggiorerà. Finché parliamo solamente di formazione e non formiamo noi stessi e gli altri, a seconda delle nostre responsabilità, il baratro si avvicinerà sempre più.

I fondamenti etici delle persone e delle istituzioni non sono frasi retoriche di circostanza. Sono l’essenza della mia dignità. Coloro che si narcotizzano con il potere la propria dignità l’hanno macchiata o, addirittura, persa da tempo.

Certo ci sono ancora tanti – grazie a Dio – che non hanno venduto l’anima al potere e al denaro. A loro il compito di resistere e educare, con fermezza, coerenza e indignazione per tutte le forme narcotiche.

Scriveva Norberto Bobbio: “Per quanto io sia pieno di ammirazione per le grandi scoperte nel campo della scienza, ammiro con più devota reverenza la nobiltà di una coscienza morale. (…). In forma più drastica: non sono sicuro che la bomba a idrogeno salvi il mondo; potrebbe distruggerlo. Sono sicuro che la coscienza morale non solo non lo distrugge, ma, se sarà distrutto, lo salverà”.




PARCO LINEARE di Castellamare 9-15 settembre 2030

La seconda settimana di ITINERA, intitolata Scienza e Innovazione, sarà caratterizzata da una serie di eventi scientifici volti a promuovere la conoscenza e l’innovazione, coinvolgendo tutta la comunità

Pescara, 6 settembre 2024. La settimana inizierà con una cerimonia di apertura alle 10:00, dove la sindaca Alessia Naldi e scienziati locali daranno il via agli eventi presso la cupola della scienza. Alle 11:00 si terrà la conferenza inaugurale sul tema “Il futuro della scienza e dell’innovazione”, con relatori esperti di tecnologia, energia e ambiente. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 18:00, i visitatori potranno esplorare una mostra interattiva sull’energia rinnovabile, con modelli e pannelli informativi sulle tecnologie energetiche sostenibili. La giornata si concluderà alle 20:00 con un aperitivo scientifico, durante il quale il pubblico potrà discutere in modo informale con i ricercatori.

Il 10 settembre 2030 sarà dedicato all’energia rinnovabile. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, si terrà un laboratorio di costruzione di modelli di turbine idrauliche e eoliche per bambini. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, un seminario presenterà le nuove frontiere dell’energia solare, con un focus sulle innovazioni e le tecnologie emergenti. La giornata si concluderà alle 18:00 con una tavola rotonda, durante la quale esperti del settore energetico discuteranno le politiche e le strategie per un futuro sostenibile.

L’11 settembre 2030 sarà dedicato ai laboratori di robotica. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, si terrà un laboratorio di robotica per ragazzi di età compresa tra i 10 e i 14 anni, dove i partecipanti potranno avvicinarsi alla programmazione e costruzione di robot semplici. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, un workshop avanzato di robotica sarà destinato agli adolescenti dai 15 ai 18 anni, con attività di progettazione e competizione di robot (modello Arduino). Alle 18:00, i progetti realizzati durante i laboratori saranno presentati con dimostrazioni dal vivo.

Il 12 settembre 2030 sarà la giornata dedicata alla scienza per tutti. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, un laboratorio di chimica per bambini offrirà esperimenti sicuri e divertenti per scoprire i principi della chimica. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, una conferenza divulgativa esplorerà “La scienza nella vita quotidiana”, mostrando come la scienza influisce sulle nostre attività giornaliere. La giornata terminerà alle 18:00 con uno spettacolo scientifico interattivo per famiglie, caratterizzato da dimostrazioni di fisica e chimica con esperimenti spettacolari.

Il 13 settembre 2030 sarà dedicato all’innovazione e tecnologia. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, un workshop illustrerà le tecnologie emergenti nel campo della salute e della medicina. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, una conferenza sul tema “L’intelligenza artificiale e il futuro del lavoro” vedrà la partecipazione di relatori dal mondo accademico e industriale. Alle 18:00, una mostra di start-up innovative presenterà nuovi prodotti e idee tecnologiche.

Il 14 settembre 2030 sarà la giornata della biologia. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, un laboratorio di biologia per ragazzi proporrà esperimenti di genetica e microscopia. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, un seminario tratterà “Le biotecnologie e l’agricoltura del futuro”, illustrando innovazioni per una produzione alimentare sostenibile. Alle 18:00, una discussione con biologi e ricercatori affronterà il tema “La biodiversità e la conservazione ambientale”.

Il 15 settembre 2030 si terrà la tanto attesa Notte dei Ricercatori. Dalle 17:00 alle 20:00, saranno organizzati esperimenti dal vivo e dimostrazioni scientifiche nelle diverse cupole, coinvolgendo il pubblico in attività pratiche. Dalle 20:00 alle 22:00, sarà possibile osservare il cielo con telescopi, guidati da scienziati che mostreranno stelle e pianeti. La settimana si concluderà alle 22:00 con un discorso della sindaca Alessia Naldi e simulazioni di fuochi d’artificio musicali con droni sincronizzati.

Questo programma settimanale offre un’esperienza immersiva nel mondo della scienza e dell’innovazione, promuovendo l’apprendimento e la partecipazione attiva di tutte le fasce di età.

Giancarlo Odoardi – Project manager ITINERA




IL VOLTO SANTO DI CRISTO UNISCE

Storia e devozione nel gemellaggio tra Chiusa Sclafani (Sicilia) e Manoppello (Abruzzo)

Di Antonio Bini

Manoppello, 6 settembre 2024. Un inedito gemellaggio è intercorso tra il Volto Santo custodito nella chiesa di San Nicola di Chiusa Sclafani e il Volto Santo di Manoppello, dopo un percorso che si è sviluppato nel corso del 2024, iniziato con una visita a Manoppello di un gruppo di appartenenti alla Confraternita SS. Volto, in occasione del rito di Omnis Terra, celebrato il 28 gennaio.

È poi seguita la partecipazione del rettore del Santuario, padre Antonio Gentili, invitato in coincidenza con la festa del Volto Santo, che si celebra annualmente nella cittadina siciliana la prima domenica di maggio. In quell’occasione, è stato sottoscritto l’atto di gemellaggio da mons. Gualtiero Isacchi, arcivescovo di Monreale, dall’arciprete della chiesa di San Nicola di Bari don Bernardo Giglio, dal citato p. Antonio Gentili e da Manuele Ruvolo, presidente della Confraternita SS. Volto di Chiusa Sclafani. L’atto è stato in seguito sottoscritto anche da mons. Bruno Forte, arcivescovo della Diocesi di Chieti-Vasto. 

Il documento riepiloga in sintesi le origini storiche del Volto Santo venerato nella cittadina siciliana, che si trova a metà strada tra Palermo e Agrigento, manifestando poi “il desiderio di rafforzare la radice della riparazione esprimendo il desiderio di guardare al Volto Santo di Manoppello” o velo della Veronica.  In occasione della festa della trasfigurazione di Gesù, celebrata a Manoppello, si è registrato l’arrivo di numerosi fedeli appartenenti alla Confraternita del SS. Volto di Chiusa Sclafani, fondata nel 1900 e guidata dall’attiva e appassionata opera del presidente Manuele Ruvolo.

Al tramonto, dopo la celebrazione della messa pomeridiana, presieduta da padre Simone Calvare, ministro provinciale dei Cappuccini di Abruzzo, Lazio e Umbria, si è svolta la processione breve, dalla Basilica fino a Fonte Leone, preceduta da don Bernardo Giglio che portava tra le braccia il SS. Volto di Chiusa Sclafani, seguito dal grande stendardo della Confraternita e dai numerosi confrati, disposti in duplice fila, i quali indossavano tutti il caratteristico abitino (o scapolare).

Una partecipazione devota e al tempo stesso gioiosa, di persone che avevano percorso oltre mille chilometri per raggiungere l’Abruzzo. Una testimonianza coinvolgente di un gemellaggio sentito dalla comunità siciliana, che si è mescolata tra i tanti fedeli locali e provenienti anche dall’estero per seguire il solenne rito. La fede è certamente qualcosa di personale, ma di comunitario al tempo stesso.  Presente anche  padre Anatoly Grytskiv, in rappresentanza della Chiesa Ortodossa.                                          

La processione lascia riflettere, con aspetti che vanno ben oltre l’evento religioso.

È opportuno spiegare brevemente la presenza del Volto Santo nel paese siciliano, che si deve al venerabile fra Innocenzo Caldarera (1557-1631).

Il frate aveva avuto in dono l’effige nell’anno 1623 da Gregorio XV di cui era fidato consigliere. Il papa, per riconoscenza, nella fase terminale della sua vita, propose a fra Innocenzo di scegliere per sé uno degli oggetti presenti nel suo appartamento. Il frate volse la sua attenzione sulla copia del Volto Santo, che a sua volta donò al convento dei frati minori riformati del convento di San Vito in Chiusa Sclafani, suo paese d’origine, con atto notarile del 21 settembre 1623.

La copia risulta eseguita dal canonico Pietro Strozzi nell’anno 1617 e reca l’iscrizione in latino “La santità di Nostro Signore Paolo V pronunciò anatema contro quanti osassero, senza il permesso che deve essere concesso da lui stesso o dai successori, di trarre copia da questa immagine”, e ritrae il volto di Cristo morto. L’opera, che corrisponde alla copia eseguita dallo stesso Strozzi nel 1616 e destinata a Costanza, regina di Polonia, appalesa l’evidente trasformazione dell’iconografia della Veronica (Vera icona), che appariva precedentemente con gli occhi aperti.

La presenza del Volto Santo generò subito la devozione locale e dei paesi vicini.

Riveste particolare interesse storico la documentazione intervenuta dopo il breve pontificio di Urbano VIII del 29 maggio 1628 che, nel ribadire il divieto di riproduzione dell’immagine della Veronica, già disposto da Paolo V, intimava la restituzione delle copie esistenti, pena la scomunica. La disposizione, come venne spiegato dallo stesso papa, non riguardava la riproduzione di una qualsiasi immagine di Cristo – che avrebbe avuto effetti paradossali per la Chiesa – ma solo quelle che “rappresentano la vera S. Immagine del Volto Santo che si osserva qui nella Basilica di San Pietro con macchie e lividi di sangue, di sudore e di percosse”.                                                                             

La raccolta di tali documenti, pazientemente trascritti, costituisce l’appendice al saggio di Antonio Giuseppe Marchese, “Cristo a Chiusa Sclafani”, edizione fuori commercio del 2009, distribuita a cura dalla Confraternita del Santo Volto di Chiusa Sclafani.                                                                                                                                                  

Si può riscontrare che in data 11 luglio 1628, mons. Francesco Traina, vescovo di Girgenti (Agrigento), nella cui diocesi era allora compresa Chiusa Sclafani, ordinò al guardiano dei padri minori di consegnare la copia del Volto Santo entro otto giorni, con minaccia di scomunica papale. Il 13 luglio intervenne Lorenzo Gioeni Gardona, marchese di Giuliana e conte di Chiusa, a difesa del mantenimento dell’icona in paese, facendo presente che la copia era custodita in chiesa e non già da privati, sotto l’autorità pontificia, con riferimento alla donazione di Gregorio XV.                             

Venne nel frattempo informato a Roma fra Innocenzo Caldarera affinché agisse di conseguenza, a sostegno delle ragioni di Chiusa. Il buon frate evidentemente fece i suoi passi come risulta da una lettera inviata da Roma in data 23 agosto 1628, a firma del cardinale Mellini, diretta al conte di Chiusa, con cui si richiama la gratitudine nei confronti di p. Innocenzo, chiarendo finalmente che l’obbligo di consegna “non comprende la proibizione quelle immagini che si sono avute con l’autorità di questa Santa Sede”.

La copia poteva quindi rimanere a Chiusa Sclafani. Ma doveva evidentemente trattarsi di una interpretazione che si discostava dall’ordine imposto da Urbano VIII, tanto che nella stessa nota il cardinale raccomanda “che si tenga l’immagine secreta al più che si può, a ciò altri valere del suo esempio non fossero causa di fare uscire qualche nuovo ordine in ogni dubbia della grazia già ottenuta, perché Sua Santità va molto stretta in questa materia”.   In buona sostanza, viene evitata la riconsegna del Volto Santo e la sua distruzione, ma in compenso viene imposta la secretazione dell’immagine e il silenzio su di essa.                   

Non appare comprensibile il senso di tali disposizioni, soprattutto dopo che negli anni precedenti era stata cancellata traccia dei “pictores veronicarum”, che sin dal medioevo riproducevano il volto di Cristo a richiesta dei pellegrini.

L’atteggiamento vaticano aiuta a comprendere i timori dei Cappuccini di Manoppello per proteggere il Volto Santo, di cui non a caso avevano evitato qualsiasi forma di culto e divulgazione della sacra immagine, rimasta a lungo murata. Un silenzio ben conservato, considerato che nessuna intimazione risulta presente negli archivi del Convento.

Con la morte di Urbano VIII, avvenuta il 29 luglio 1644, si concluse il suo lungo pontificato, durato 21 anni, e iniziò ad allentarsi la stretta sulle copie della Veronica, anche se le sue disposizioni non risulterebbero annullate. Anche durante il suo pontificato non mancò di concedere ad un nobile siciliano, in coincidenza del Giubileo del 1625, una copia della Veronica (“vera immagine del SS. Sudario”), dipinta su una lastra di rame, che si venera nella chiesa di San Nicolò a Venetico Superiore, in provincia di Messina. L’opera, pure eseguita dallo Strozzi, con il consueto divieto di riproduzione, si distingue dalla copia di Chiusa Sclafani, recando comunque gli occhi chiusi.

Una vicenda complessa e assai ingarbugliata, con atteggiamenti contraddittori e con molti aspetti misteriosi, in un periodo tormentato che mise a rischio la Veronica stessa.                                                                                               

Quando nel corso del Grande Giubileo del 2000 Giovanni Poalo II – il quale conosceva l’evolversi degli studi sul Volto Santo di Manoppello per i suoi frequenti rapporti con il cardinale Fiorenzo Angelini (presidente dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo) – con un atto eclatante, chiese perdono per i peccati della Chiesa, sostenendo: “non possiamo non riconoscere le infedeltà al Vangelo in cui sono incorsi certi nostri fratelli, specialmente durante il secondo millennio” (punto 4 – omelia pronunciata in San Pietro il 12 marzo 2000), si riferiva quasi certamente anche ai silenzi perpetrati dai suoi predecessori a proposito della Veronica, di cui soltanto nel 2011, durante il papato di Benedetto XVI, venne ammessa la scomparsa in occasione del Sacco di Roma del 1527.

Vale la pena di segnalare che una riflessione sul piano artistico e storico fu sviluppata da p. Heinrich Pfeiffer, invitato, dall’allora arcivescovo di Montereale, mons. Cataldo Naro, a partecipare ad un convegno organizzato a Chiusa Sclafani il 6 novembre 2004, con inevitabili confronti con la Veronica (vera icona), studiata da tanti anni.   P. Pfeiffer espresse nell’occasione una approfondita analisi del Volto di Chiusa, pubblicata sul Bollettino Ecclesiastico della Arcidiocesi di Monreale, luglio-dicembre 2004. Anche la figura di p. Pfeiffer è virtualmente da considerare parte del percorso del gemellaggio, ricordando pure che i cardinali di Palermo, Salvatore Pappalardo e Salvatore De Giorgi negli anni scorsi, in tempi diversi, furono pellegrini tra i primi a Manoppello, appena vennero divulgati gli studi del gesuita tedesco sulla Veronica.

Nella preghiera scritta da Benedetto XVI ad un anno di distanza dalla sua visita a Manoppello, il papa parlò di “volto umano di Dio entrato nella storia per svelare gli orizzonti dell’eternità”. E su questi orizzonti si muovono libere e spontanee le vie della fede convergenti sulla persona di Cristo e del suo volto.

12 marzo 2000, Giornata del Perdono | Giovanni Paolo II (vatican.va)




LA SIECO SERVICE SI PRESENTA

Stagione dedicata alla memoria di Tommaso Lanci

Ortona, 6 settembre 2024. È stata una conferenza stampa in differita quella della Sieco Service Akea Ortona che arriva a distanza di poco più di una settimana dalla ripresa degli allenamenti. Dopo le usuali foto di rito e le interviste nell’area antistante il palasport ortonese, si è finalmente pronti per cominciare. Da un lato, disposti a cerchio ci sono gli atleti, mentre “Dall’altra parte della barricata”, pronti ad esporre quello che sarà la prossima stagione, ci sono i volti nuovi e le conferme dello staff Impavido. A far da cornice all’evento un folto numero di tifosi intervenuti per conoscere di persona i propri beniamini.

Cerimonieri dell’evento sono il Presidente Andrea Lanci, che raccoglie l’eredità dell’indimenticabile papà Tommaso Lanci. Accanto a lui ci sono Giorgio Tenaglia, in rappresentanza del padre Rocco, Vicepresidente impossibilitato a presenziare, Francesco De Nora, il nuovo coach chiamato a sostituire la storica figura di Nunzio Lanci, e il Direttore Sportivo Massimo D’Onofrio.

Il primo a parlare è proprio quest’ultimo: «Quest’anno è stiamo vivendo qualcosa di molto diverso rispetto agli altri», dice Massimo D’Onofrio con voce rotta dalla commozione: «Di solito, in questa circostanza, qui accanto a me c’era Tommaso Lanci. Lui ha voluto che questa fosse una stagione importante e noi ci stiamo provando. Lo scorso anno le cose non sono andate proprio come volevamo ed il nostro intento è quello di riprovarci. Vogliamo riportare la gente al palazzetto, ricreare entusiasmo e vincere disputando la prossima stagione al meglio».

La parola passa poi al Presidente Andrea Lanci: «Volevo ringraziare tutti quelli che hanno pensato che io potessi sostituire mio padre, ma mio padre è insostituibile. Ringrazio quindi l’altra parte della proprietà, mio fratello e mia madre e la famiglia Tenaglia che ci affianca ormai da anni. Prendere in mano la situazione non sarà di certo una cosa semplice ma so di avere accanto a me dei validi collaboratori. Come diceva il Direttore Sportivo Massimo D’Onofrio questa sarà una stagione molto particolare, a maggior ragione per quanto mi riguarda. Dopo aver trascorso venticinque ad essere un giocatore di questa squadra, per cinque ne sono stato dirigente e oggi presidente. È indubbio che l’Impavida faccia parte della mia vita e della mia famiglia.

La sfida è grande. Dobbiamo ritrovare, noi prima di tutti, quell’entusiasmo di un tempo ma soprattutto sarà importante riuscire a coinvolgere di nuovo la città riaccendendo il calore dei nostri tifosi e magari appassionare e avvicinare nuovo pubblico». Lanci poi si rivolge direttamente ai giocatori: «I sacrifici sono veramente tanti, per questo vi chiediamo di dare il massimo in campo. Siamo convinti di aver costruito, sulla carta, una squadra capace di raggiungere traguardi importanti. Purtroppo, ci sono anche gli avversari e le vittorie arriveranno soltanto con il massimo impegno sia in gara, ma soprattutto in allenamento. Il mio augurio è quello che la squadra arrivi il più in alto possibile. Sarebbe davvero un bel regalo per il mio papà perché questa stagione sarà dedicata proprio alla sua memoria. 

È poi la volta di Giorgio Tenaglia: «Forse non tutti mi conoscono perché non faccio parte ufficialmente dell’organigramma della società. Sono qui stasera a rappresentare mio padre Rocco, vicepresidente  in quanto lui è momentaneamente impossibilitato a presenziare. Presto però tornerà e imparerete tutto a conoscerlo e a conoscere la sua voglia di essere presente e la sua forza di spirito. Come vedrete, mio padre è una persona forte in grado di dare molti stimoli e soprattutto molto supporto. Per quanto mi riguarda non posso fare altro che augurarvi buona fortuna per la stagione che sta cominciando».

«Vorrei ringraziarvi per essere qui presenti e ringrazio la società per avermi scelto». Esordisce così Coach Francesco Denora Caporusso. «La chiamata di Ortona mi ha riempito di orgoglio. Di certo il nostro obiettivo è quello di disputare una stagione ambiziosa e la stessa cosa la vedo ogni giorno nei ragazzi durante gli allenamenti. Sento spesso parlare di riscatto per la scorsa stagione e ci sta. C’è però da pensare anche che ormai si tratta del passato e che l’importante è concentrarsi sul presente, sul far bene così da riportare la gente al palazzetto. Creare entusiasmo non è solo una questione di vittore. Si tratta anche di qualcosa di più sottile, di qualcosa che dobbiamo essere bravi a trasmettere all’ambiente. Il mio augurio è quindi quello di riuscire in questo, trasmettere entusiasmo. Se raggiungeremo questo obiettivo sono sicuro che la gente verrà a supportarci».

Terminati i primi interventi, è stata la volta dei protagonisti in campo. I nuovi ne hanno approfittato per presentarsi mentre i confermati hanno potuto riabbracciare il pubblico caloroso.

Intanto si cerca di registrare i primi meccanismi di gioco testando quanto fatto durante la settimana con un allenamento congiunto. Sabato 7 settembre, gli Impavidi accoglieranno al palasport di Via Papa Giovanni XXIII i cugini dell’ABBA PINETO. L’ingresso è libero e l’orario previsto per l’inizio del riscaldamento sono le 17:30.




ITALIANI GIOVANILI CLASSI IN DOPPIO A PESCARA – DAY 1 –

Grande primo giorno di regate con vento medio-leggero e tante regate

Pescara, 6 settembre 2024. Due regate per le classi 420 e 29er, quattro prove per RSFeva e per i catamarani Nacra 15, Hobie Cat 16 Spi e Hobie Dragoon: le prime classifiche – Eventi collaterali: scatta la regata nella regata per chi raccoglie più plastica! Primo giorno di regate a Pescara per i Campionati Italiani Giovanili delle classi in Doppio (per due persone di equipaggio), Regata FIV organizzata dal Club Nautico Pescara, con la collaborazione del club Svagamente e della Lega Navale Italiana di Pescara, che vede in gara sei classi per un totale di 281 barche e 562 veliste e velisti teenager da tutta Italia.

Una grande festa del movimento velico giovanile azzurro, che da anni si conferma tra i migliori a livello internazionale. Non a caso a Pescara da questa mattina è arrivata anche Alessandra Sensini, Direttore Tecnico Giovanile FIV. Il vento è arrivato verso le 13, prima sugli 8-10 nodi, poi dopo un breve calo sotto i 6 nodi ritornato a 10. Una situazione che ha consentito lo svolgimento di ben 18 prove complessive: due regate per batteria della classe 420, quattro per ogni batteria per la classe RSFeva, due per la classe 29er, e quattro prove anche per le tre classi di catamarani: Nacra 15, Hobie Cat 16 Spi e Hobie Dragoon.

La giornata è iniziata con i coach meeting del mattino ai quali hanno partecipato anche molti dei giovani velisti partecipanti. Il boat park dei 420, deriva classica con spinnaker (la classe più numerosa con 101 barche divise in due batterie) si trova all’interno del Marina di Pescara con due scivoli a disposizione nei pressi del FIVillage e del Club Nautico Pescara.

Il doppio per i più piccoli, RSFeva (75 barche divise in due baterie) è sulla spiaggia dell’Associazione Sportiva Svagamente, appena a nord del Marina di Pescara. I 29er, deriva acrobatica con terrazze e gennaker (51 barche) sono ospitate presso la LNI Pescara. Le derive esprimono un totale di 227 barche per 454 veliste e velisti. Le tre classi di catamarani: Hobie Cat 16 Spi (14 barche), Hobie Dragoon per i più piccoli (17 barche) e Nacra 15 (23 barche) sono a loro volta ospitate tutte sulla spiaggia di Svagamente. I multiscafi sono in totale 54, per 108 tra atlete e atleti.

CLASSIFICHE DOPO LE PRIME REGATE

CLASSE 420

Due prove per la classe 420, con vento leggero sugli 8-9 nodi e una forte corrente che ha reso difficile il campo di regata. In testa alla classifica c’è un equipaggio femminile: Emma Maltese (CV Antignano) e Sofia Titolo (CN Savio), che precedono Federico Frezza (CCR Tevere Remo) e Matteo Iannielli (LNI Ostia). Al terzo posto Matteo Mioni (SV Barcola e Grignano) e Samuel Noah Barbiero (Sirena KNT). Grazie alle due batterie di 36 e 37 barche ciascuna, la classifica è cortissima e apertissima. Quarti Francesco Kim e Noè Magnani (YC Adriaco), quinte Margherita Pillan e Giulia Massari (SN Pietas Julia).

29er

Dopo due prove in testa l’equipaggio misto di Federica Contardi e Lorenzo Di Pietro (CV3V), con 1 punto di vantaggio su Giulia Bartolozzi e Pietro Rizzi (SCG Salò), mentre al terzo di sono Massimo Perini e Augusto Cardellini (Fraglia Vela Riva). Quarti Pietro Scopsi e Giacomo Bargellini (CN Marina di Carrara), quinte Victoria Demurtas e Caroline Karlsen (Fraglia Vela Riva).

HOBIE DRAGOON

Dopo quattro belle regate guidano la classifica Elena Spalloni (Compagnia della Vela di Roma) e Francesca Tiseno (CV Ventotene), a pari punti con i locali Carlo Maria D’Amico e Alberto Dell’Atti (Svagamente). Terzi Roberto Marras e Riccardo Antinori (WC Cagliari), quarti Alice Ian Cacciotti (Tognazzi MV) e Duccio Pannocchia (CV Pietrabianca), quinto posto per Anna Azzurra Calvani e Corso Miniati (CBV Pietrabianca).

HOBIE CAT 16 SPI

In testa dopo le prime quattro prove i romani Carlo Mustacchi e Gaia Merli (CV3V), davanti ai sardi Paolo Pedde e Samuele De La Ville (WC Cagliari), terzi Valerio Tomassi e Benedetta Carlevaro (Compagnia della Vela di Roma). Quarto posto per Jacopo Caridi e Edoardo Truglia (CDV Roma), quinte Caterina Dall’Olio e Camilla Di Tillo (Svagamente).

NACRA 15

Quattro regate anche per i Nacra 15 con equipaggi misti e risultati altalenanti a dimostrazione di un campo di regata di non facile lettura. In testa i campioni del mondo Youth 2024 Lorenzo Sirena e Alice Dessy, a pari punti con Alessandro Vargiu e Margot Grace Fedeli (WC Cagliari). Terzi i campioni locali Enrica Morelli e Stefano Troiano (Svagamente). Quarto posto per Vincenzo Sebastiani e Marta Fiorenza (Svagamente) e quinti Leonardo Vascellari e Maria Eleonora Bandel (WC Cagliari).

RSFEVA

Quattro prove per entrambe le batterie del doppio giovanissimi, flotta coloratissima e sempre con grande entusiasmo. In testa Amerigo Bottura e Silvia Bonucci (CV Ravennate), secondi Mario Montanari e Domenico Bazzani (CV Ravennate) terzi Emma Bert e Achille Angelini (FV Riva), quarto posto per Leone Diego Severi e Vittorio Collini (YC Rimini) e quinti Luca Soprani e Luca Zamboni (CV Ravennate). In serata la giornata si è chiusa con uno degli incontri in programma come eventi collaterali, il Convegno all’Anfiteatro Marina sul tema Sostenibilità degli eventi FIV, relatori Alessandro Pavone, presidente Circolo Nautico Pescara, e Giancarlo Odoardi, ambientalista e giornalista.

ATHLETIC GREEN RACE 2024: LA REGATA DELLA SOSTENIBILITA

Venerdì 6 settembre durante gli Italiani Giovanili delle classi in Doppio 2024, l’Assonautica Pescara Chieti in collaborazione con il consorzio tra Circolo Nautico Pescara 2018, Lega Navale Italiana – sezione di Pescara e ASD Svagamente, e con il patrocinio della FIV IX Zona, organizza la prima edizione di un evento di sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente marino e all’uso sempre più responsabile e ridotto della plastica. Venerdì dalle ore 9 alle 11, prima di scendere in acqua, tutti gli atleti potranno raccogliere la plastica o rifiuti che si trovano nelle aree di preparazione delle barche e nelle zone circostanti (la banchina del Marina di Pescara, la spiaggia della Lega Navale Italiana e quella di Svagamente). Gli atleti consegneranno la plastica e i rifiuti raccolti ai giudici di Assonautica Pescara Chieti, si provvederà alla pesatura e alla predisposizione di una classifica Athletic Green Race 2024. E domenica 8 nel corso della premiazione dei Campionati Italiani Giovanili delle classi in Doppio 2024 saranno premiati i primi 3 equipaggi “campioni della sostenibilità.” Prossimi eventi: venerdì 6 sempre alle 19 e sempre all’Anfiteatro Marina il Convegno su D’annunzio e il mare, con Giordano Bruno Guerri, presidente fondazione del Vittoriale e il professore Andrea Lombardinilo giornalista e presidente fondazione MuMi Francavilla. Infine, sabato 7 stessa ora e location il terzo incontro sarà il Convegno dedicato all’evoluzione della vela e dello sport giovanile a Pescara, con gli eventi sportivi della Settimana dannunziana. Relatori Alessandra Berghella, vicepresidente CONI Abruzzo e FIV IX Zona Abruzzo. Tutte le sere nei pressi del FIVillage, cuore dell’evento, ci sarà musica per i giovani concorrenti. La premiazione è in programma domenica 8 settembre pomeriggio.

FIVILLAGE

Tutte le Regate FIV adottano formati e componenti aggiuntive secondo standard definiti. Tra questi il FIVillage, una struttura autonoma e itinerante che verrà utilizzata in occasione degli Eventi FIV dislocati sul territorio nazionale. Composto da un palco con maxischermo e una serie di stand di sponsor, partner e occasioni di animazione e servizi per gli atleti e il pubblico, il villaggio itinerante rappresenta uno spazio di aggregazione per i regatanti, gli accompagnatori e il pubblico, nonché una vetrina per gli sponsor.




LE TERRE DEL GUERRIERO

Capestrano la Capitale Italiana del Third Stream

Capestrano, 6 settembre 2024. Nel cuore del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga e della Valle del Tirino, Capestrano, domina uno scenario ambientale, culturale e geologico di rara bellezza: un locus amoenus che accoglie il fiume Tirino, uno dei più limpidi d’Europa, attenzionato più volte da testate nazionali ed internazionali importanti (ultima in ordine di tempo THE GUARDIAN).

Cultura, archeologia, arte, tradizioni, architettura, natura, storia, ambientazioni da favola, sono le caratteristiche che rendono questo angolo d’Abruzzo una destinazione turistica di sempre crescente interesse. Proprio in questo scorcio d’Abruzzo, prende vita un Partenariato Speciale Pubblico Privato composto da: Comune di Capestrano; CAAM – Centro di Ateneo di Archeometria e Microanalisi, Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti-Pescara e DiLASS, Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali, Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti-Pescara, Il Bosso Soc. Coop., Il Bosso Formazione Soc. Coop., Ud’Anet Srl, Pegaso Srl. che ha ricevuto un finanziamento attraverso il fondo complementare P.N.R.R. Misura B2.2. per il progetto: Le Terre del Guerriero .

Parco Turistico Culturale Diffuso e Digitale di Capestrano: Turismo, Cultura, Arte, Paesaggio. Tecnologie, Restauri, Allestimento e digitalizzazione per una fruizione integrata, inclusiva e sostenibile. L’obiettivo del progetto è quello di ridar vita e contenuti a quelli che sono veri e propri Monumenti Culturali, Ambientali, Geologici e Paesaggistici del territorio di Capestrano, creando opportunità anche occupazionali.

Tra le diverse azioni del progetto c’è anche quello della creazione di una Dimora Artistica presso il Convento di San Giovanni da Capestrano (XV sec.) per lo sviluppo di un laboratorio creativo, di musica, teatro, archeologia nel quale passato e presente convivono in sintonia, un incubatore di idee permanente, che prenderanno vita nell’organizzazione di International summer e winter school, masterclass e workshop con importanti nomi del panorama artistico mondiale. Dal 4 al 7 settembre 2024 si terrà il primo evento ad inaugurare la Dimora Artistica, The (R)evolution of ‘Third Stream, un workshop su un genere musicale in grado di compiere una sintesi tra la classica ed il jazz, dove l’improvvisazione è una componente fondamentale.

A tenere il workshop sarà il Maestro Orbert Davis direttore della Chicago Jazz Philharmonic e trombettista di fama internazionale con la collaborazione musicale del M° Carlo Morena. Questo percorso musicale proseguirà negli anni per far diventare Capestrano la Capitale italiana per il Third Stream.

La collaborazione tra la Cooperativa IL BOSSO e la Chicago Jazz Philharmonic è stata avviata nel 2022, grazie alla mediazione di un professionista e management musicale Cocò Bucci, trasferitosi da circa 30 anni negli Stati Uniti. L’iniziativa vede il patrocinio ed il supporto logistico del Conservatorio A. Casella dell’Aquila, del Centro Studi San Giovanni da Capestrano e della Proloco di Capestrano. L’edizione 2024 si concluderà sabato 7 settembre, con una visita guidata al borgo di Capestrano, a cura della Pro Loco e con il concerto finale in Piazza Mercato. Ad esibirsi M° Orbert Davis insieme alla Big Band del Conservatorio A. Casella dell’Aquila diretta dal M° Massimiliano Caporale.




LA GRANDE FESTA DELL’EQUINOZIO D’AUTUNNO

Immersi nel bosco e raggiungibili a piedi, il Villaggio dei Folletti e il Villagio degli gnomi sono caratterizzati da case, casette, personaggi fantastici, un Troll e una Pietra Parlante

Roccaraso, 6 settembre 2024. Dopo lo straordinario successo della Festa Internazionale degli Gnomi, un altro evento fantastico della Compagnia teatrale I Guardiani dell’Oca sabato 7 e domenica 8 settembre per la Grande Festa dell’Equinozio d’Autunno.

È il passaggio dall’estate all’autunno, un momento molto particolare, magico, denso di significato e di simboli, in cui la natura si tinge di colori caldi e profondi e si prende ispirazione e forza dai propri sogni. Gnomi, elfi, fate, folletti, nani e troll ti aspettano presso il Bosco delle Meraviglie Parco Tematico Fantastico a Roccaraso in località Aremogna – Pallottolieri.

Il parco, inaugurato lo scorso 9 settembre 2023, realizzato dal GAL Abruzzo Italico Alto Sangro, sostenuto dalla Regione Abruzzo con la Misura 19 del PSR 2014–2022 e cofinanziato dal fondo UE FEASR è la riproduzione di un luogo immaginario ambientato in una rigogliosa faggeta nella nota località dell’Alto Sangro.

Questo il programma:

SABATO 7 SETTEMBRE 2024

Ore 11.00 Apertura dell’arco magico e accoglienza del piccolo popolo

Ore 11.30 Apertura del villaggio dei folletti e degli gnomi e dei giochi silvestri

DALLE 11.30 ALLE 13.30 E DALLE 15.30 ALLE 18.30

I PASTICCI DELLE GNOME – LABORATORI CREATIVI

VILLAGGIO DEI FOLLETTI Trintrillo – Bastone sonoro da folletto

rabdomante; FarfaToma – Farfalla automa amica di folletto Tittino

VILLAGGIO DEGLI GNOMI Olme&ma – Olelito alla menta o olelito al

rosmarino? Scopri a cosa servono nell’ erbario gnomico e crea il tuo; Gufandolo –

Gufi di pigna ben augurali per affrontare l’ invernata

Ore 12.00 Apertura della Baita Paradiso – A pranzo con gli Gnomi

DALLE 12.30 IN POI PASSATEMPI DEGLI GNOMI – Giochi del piccolo

popolo (Villaggio dei Folletti – villaggio degli gnomi)

DALLE 13.00 ANIMAZIONE NEI VILLAGGI CON I PERSONAGGI DEL

PICCOLO POPOLO.

Ore 14.00 Soffio di Fata – Maria Elena Comperti

Ore 15.00 La Strega Bruttarella – Spettacolo con attori e pupazzi – Teatro Verde

Roma – (Villaggio degli gnomi)

Ore 16.00 La storia di una Bolla D’aria

Ore 17.00 Storie all’improvviso – Villaggio dei folletti

Dalle 16.30 alle 18.30 Il Bosco delle Meraviglie – Spettacolo itinerante- Partenza a

turni presso il Villaggio dei Folletti

Ore 19.00 Baita Paradiso – A cena con gli Gnomi

ORE 20.00 Il soffio dell’unicorno – SPETTACOLO ITINERANTE

NOTTURNO (Con supplemento)

Partenza Villaggio degli Gnomi. (I Guardiani dell’oca).

DOMENICA 8 SETTEMBRE 2024:

Ore 11.00 Apertura dell’arco magico e accoglienza del piccolo popolo

Ore 11.30 Apertura del villaggio dei folletti e degli gnomi e dei giochi silvestri

DALLE 11.30 ALLE 13.30 E DALLE 15.30 ALLE 18.30

I PASTICCI DELLE GNOME – LABORATORI CREATIVI

VILLAGGIO DEI FOLLETTI

Fiondola – Fionda per dispetti da folletti

Giragirasole – Gioco da folletti: Girasole girevole

VILLAGGIO DEGLI GNOMI

Oleolanda – Oleolito alla lavanda dell’ erbario gnomico

Piantala – Cosa coltivano gli gnomi per prepararsi all’ inverno? Vieni a scoprirlo

Ore 12.00 Apertura della Baita Paradiso – A pranzo con gli Gnomi

Ore 12.30 Soffio di Fata

DALLE 12.30 IN POI PASSATEMPI DEGLI GNOMI – Giochi del piccolo

popolo (Villaggio dei Folletti – Villaggio degli gnomi)

DALLE 13.00 ANIMAZIONE NEI VILLAGGI CON I PERSONAGGI DEL

PICCOLO POPOLO.

Ore 14.00 Il Drago cosetto – Bolle di sapone – Fata Maria Elena

Ore 15.00 Lo gnomo e la pentola d’oro – Spettacolo con attori e pupazzi – Teatro

Verde Roma – (Villaggio degli gnomi)

Ore 16.00 La storia di una Bolla D’aria

Ore 16.30 Ti racconto una storia – Teatro Verde – (Villaggio dei folletti)

Dalle 16.30 alle 18.30 Il Bosco delle Meraviglie – Spettacolo itinerante- Partenza a

turni presso il Villaggio dei Folletti

Ore 19.00 Baita Paradiso – A cena con gli Gnomi

ORE 20.00 Ballo collettivo dell’arrivederci – con Gnomi, Elfi e Folletti.

Per raggiungere il Bosco si può arrivare comodamente con la seggiovia di Pizzalto o

percorrendo il sentiero che parte da località Pallottieri. (ROCCARASO (AQ) – loc.

AREMOGNA – coordinate: 41.82532280381784, 14.02938109525224).

È consigliato un abbigliamento adatto, con scarpe da trekking e kway. Il percorso a

piedi dura circa 15 minuti; è un po’ ripido, ma piacevole e con calma e un pizzico di

energia, si arriva senza problemi! Per mangiare a pochi passi dal Bosco c’è la Baita

Paradiso, il luogo perfetto per una pausa gustosa.




PREMIO ERMINIO SIPARI

Premiazione della seconda edizione e presentazione dell’inventario

Pescasseroli, 6 settembre 2024. Avrà luogo a partire dalle 10:30 di Sabato 7 settembre 2024, a Pescasseroli, presso Palazzo Sipari la cerimonia di premiazione della seconda edizione del Premio intitolato a Erminio Sipari, artefice e primo presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo (oggi Abruzzo, Lazio e Molise).

La Giuria, presieduta dal Prof. Carlo Alberto Graziani e composta da docenti universitari ed esperti, ha stabilito quanto segue: per la sezione riservata alle opere a stampa sul tema della conservazione della natura sono risultati primi, ex aequo, Emilio Bartolini, autore del libro “La riserva mancata – Il Padule di Fucecchio tra crisi ambientale e difficile tutela (1970-1989)”, e Corradino Guacci, che ha pubblicato “Storie di uomini, orsi e lupi nel Parco nazionale d’Abruzzo delle origini. 1921-1933”.

Il premio relativo alla sezione dedicata alle tesi di laurea è stato vinto da Giulia Gentile, con lo “Studio della struttura genetica di popolazione della lontra eurasiatica (Lutra Lutra) nel Parco Nazionale del Cilento tramite tecniche di genetica non invasiva”. Infine, per la sezione “Giovani, ambiente e sviluppo sostenibile” si è classificato al primo posto l’elaborato “Sulle tracce della linea Gustav” proposto dagli studenti del Corso CAT (Costruzione, Ambiente e Territorio) dell’Istituto Patini – Liberatore di Castel di Sangro (AQ).

Meritevole di speciale menzione il progetto ORSO GUARD, un interessante dispositivo di sicurezza che, tramite radiofrequenza, agevola la convivenza tra umani e orsi. Tale lavoro, svolto da un gruppo di studenti dell’Istituto omnicomprensivo   di Popoli (PE), denota, sia nei ragazzi sia nei docenti che li hanno seguiti nell’elaborazione del progetto, un livello tecnologico ed una capacità creativa considerevole.

La Fondazione Erminio e Zel Sipari Onlus pubblicherà a breve il bando per la terza edizione del Premio.

Nel corso della giornata la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise presenterà l’inventario dell’archivio Sipari, dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza nel 2008.  Il progetto di riordino ed inventariazione dell’ importante archivio, i cui documenti ripercorrono oltre duecento anni di storia della famiglia Sipari,  è stato finanziato dalla Direzione Generale Archivi nel 2022.

Due nuclei distinti ma integrati compongono l’archivio: il primo comprende la documentazione della famiglia e le attività legate all’industria armentizia, il secondo è relativo all’attività dell’ingegnere Erminio Sipari che si adoperò per la modernizzazione e lo sviluppo del territorio attraverso la costruzione di impianti idroelettrici a Pescasseroli e in altri centri abruzzesi. Sipari è considerato un antesignano del concetto di tutela e valorizzazione, della natura e dell’ambiente.

Eletto alla Camera dei deputati nel 1913 fu tra i sostenitori dell’approvazione della legge 778 dell’11 giugno 1922 “per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico”, promossa da suo cugino Benedetto Croce. 

All’evento interverranno, tra gli altri, il Direttore Generale Archivi, Antonio Tarasco, e Giuseppina Rigatuso, Soprintendente archivistica e bibliografica dell’Abruzzo e del Molise che presenterà il progetto di riordino e inventariazione dell’archivio.




PRESENTAZIONE LIBRO PROF. ENZO FIMIANI

Sabato, 7 settembre 2024 alle ore 18 Sala Buozzi

Giulianova, 6 settembre 2024. Il 10 giugno 1924, poco più di cento anni orsono, fu barbaramente trucidato dai fascisti Giacomo Matteotti, deputato oppositore del fascismo nato a Fratta Polesine nel 1885. Matteotti aveva aderito da giovane al socialismo ed era stato soprannominato “Tempesta” per il carattere battagliero.

Nel 1924 tenne un celebre discorso alla Camera per denunciare le violenze del fascismo e, per rappresaglia, una squadra di camicie nere lo rapì e lo uccise. Si finge di ignorare che il delitto fosse stato ordinato personalmente da Mussolini, ma la vicenda provocò una grave crisi. Il governo sembrava sul punto di cadere, ma grazie a questo odioso delitto, invece, riuscì a riprendere il controllo della situazione e poté instaurare la dittatura vera e propria.

Nel centenario del crimine, esso è ritenuto un punto di svolta nella storia d’Italia e Matteotti è considerato un martire della libertà. Nonostante vi sia oggi chi ritiene che il fascismo sia morto e sepolto e che le cose avvenute cento anni fa appartengano a un passato remoto irripetibile, rispondiamo che chi non ha memoria del passato è destinato  purtroppo a ripeterlo.

Il fascismo, invece, in Italia, è alle porte, rimodellato da scelte sclerate del Governo Meloni che puntano allo smantellamento della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza Partigiana. Proprio per l’attualità dell’uccisione di Matteotti, la Sezione ANPI di Giulianova promuove un incontro-dibattito “colloquiando con l’autore”, in occasione della presentazione di un recentissimo libro del Prof. Enzo Fimiani dal titolo  “Un’idea di Matteotti un secolo dopo”.




PADRE SIMONE DA CASTILENTI AL PARAGUAY

Come Tour Operator siamo lieti di segnalare questo importante evento che avrà luogo nella Valle del Fino, in Abruzzo

Castilenti, 6 settembre 2024. L’incredibile storia che ha ispirato il film The Mission vincitore della Palma d’oro al 39º Festival di Cannes e con la splendida colonna sonora del Maestro Ennio Morricone. Nel cast Robert De Niro, Jeremy Irons, Liam Neeson.

Sabato 7 Settembre 2024, ore 16:30 ex Convento Santa Maria di Monte Oliveto, Castilenti

Incontro pubblico sul tema: Padre Simone Mascetta da Castilenti al Paraguay, seguirà la presentazione della Monografia Padre Simone l’abruzzese che difese i Guarani, autore Antonio Di Donato




MIGLIORAMENTO SISMICO

Approvato l’intervento per i lavori di ripristino della Chiesa di San Lorenzo

Montereale, 5 settembre 2024. La Conferenza dei servizi ha approvato l’intervento per i lavori di ripristino e miglioramento sismico della Chiesa di San Lorenzo (detta anche Madonna del Carmine) a Montereale. Situata nel quartiere di San Lorenzo, rappresenta un elemento architettonico caratterizzante l’assetto urbanistico della zona limitrofa, la sua posizione ha consentito la creazione di spazi, tra i quali l’omonima piazza ed il verde pubblico.

L’intervento di miglioramento sismico ha come obiettivo quello di migliorare il comportamento sismico della struttura, eseguire degli interventi limitatamente invasivi e recuperare e riutilizzare nella ricostruzione i materiali della fabbrica originaria. Ci saranno interventi di scuci – cuci, il miglioramento delle connessioni murarie nei martelli murari e nei cantonali dove si sono formati cunei di distacco con la formazione di lesioni, stuccatura dei giunti, interventi volti ad incrementare la resistenza degli elementi murari.

Il totale complessivo per gli interventi è di € 278.805,88 “Abbiamo un grandissimo patrimonio artistico che il sisma ha messo a dura prova e che è nostro dovere proteggere. Le nostre chiese che hanno subito danni vanno riportate al loro antico splendore – sottolinea il Commissario alla Ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli – Per il loro grande impegno ringrazio il presidente della Regione Marco Marsilio, l’Ufficio ricostruzione Abruzzo, il sindaco Massimiliano Giorgi e l’Arcidiocesi de L’Aquila nella persona dell’Arcivescovo Metropolita Antonio D’Angelo. Non possiamo fermarci nemmeno un minuto per portare avanti la nostra missione che è quella di far rinascere tutta l’Italia Centrale”.




NO VABBÈ …

Pure i Nov@x 3brei

Torrevecchia Teatina, 5 settembre 2024. La nuova vignetta di RU sulla notizia della tregua di Israele per la vaccinazione contro la Poliomelite a Gaza




PRONTO SOCCORSO ASL TERAMO

Matteucci (Ugl): dall’inizio dell’estate cosa è cambiato?

Teramo, 5 settembre 2024. “Nonostante le continue segnalazioni che stiamo lanciando da tempo sulle criticità strutturali delle Unità di Pronto Soccorso aziendali, Hub o Spoke, ad oggi la situazione non sembra affatto cambiata” dichiara in una nota Stefano Matteucci, segretario provinciale della UGL Salute Teramo.

“Anzi, alla cronica ed oramai consolidata insufficienza dei valori minimi di fabbisogno di personale – prosegue il sindacalista – si potrebbe a breve aggiungere, aggravando la situazione, la fuoriuscita dal servizio di alcuni medici per pensionamento e per trasferimento in altre strutture. Situazione analoga a quanto si potrebbe verificare tra gli infermieri.

Sono infatti molti i professionisti ad aver chiesto di essere assegnati ad altre strutture. E non potrà essere il prossimo e tanto atteso concorso pubblico per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato di dirigenti medici in possesso dei requisiti specifici per il 118, a risolvere le profonde carenze della pianta organica. Così come rischiano di restare invariate le criticità logistiche concernenti le postazioni periferiche del Servizio 118 con assegnazione di locali non idonei sia per il personale ma anche per i mezzi di soccorso. 

Come accaduto al presidio ospedaliero di Atri con vetture danneggiate a causa dell’esposizione alle elevate temperature del periodo estivo. Tutto questo continua ad influire sulla qualità del servizio, mantenuto elevato solo per l’instancabile spirito di abnegazione di tutto il personale in servizio” conclude Matteucci.




CASTIGLIONE IN FUORIGIOCO ANCHE SULLO STADIO

Ora viene fuori il problema dell’inagibilità

Ortona, 5 settembre 2024. Ogni anno si sono vantati di aver risolto il problema mettendoci una pezza, ma adesso che Castiglione e la sua giunta non sono più al governo della città gli ortonesi hanno contezza della situazione in cui si trova lo stadio. Le cui tribune non sono più accessibili perché il commissario straordinario non ha adottato l’ennesima ordinanza in deroga, perpetuando quello che per l’ex sindaco era un sistema, ritenendo più opportuno spingere sul percorso di messa a norma della struttura.

“Un problema che si è trascinato per anni – dichiarano gli ex consiglieri comunali Simonetta Faraone, Simonetta Schiazza, Gianluca Coletti, Angelo Di Nardo, Franco Vanni, Italia Cocco, Antonio Sorgetti e Simona Rabottini – e ora possiamo dire che solo grazie alle continue sollecitazioni dei Consiglieri comunali di minoranza a breve lo stadio comunale potrà essere omologato e avere tutte le agibilità previste dalla normativa in materia di impiantistica sportiva.

Basti ricordare l’interrogazione urgente nella seduta del Consiglio comunale del 1° luglio 2023 dell’ex Consigliere comunale Antonio Sorgetti a nome dell’opposizione sulla situazione vergognosa dei servizi igienici in occasione delle finali giovanili regionali e il proficuo lavoro dell’ex assessore allo Sport Paolo Cieri. Resta però l’amarezza di dover constatare che non soltanto ci sarà il problema di non poter aprire le porte dello stadio al pubblico in occasione dell’inizio del campionato ma non sarà neanche possibile celebrare i 100 anni di calcio ad Ortona il prossimo 14 settembre. Il problema dell’idoneità degli impianti sportivi in città purtroppo non riguarda solo il calcio ma anche altri sport con società che militano in campionati nazionali e sono costrette a migrare in impianti di altre località.”




NE UCCIDE PIÙ IL RIDICOLO DELLA SPADA

PoliticaInsieme.com, 5 settembre 2024. Un Ministro della Repubblica non può permettersi, nell’esercizio delle sue prerogative istituzionali, infantilismi tali da cadere nel ridicolo e non deve permettersi di trascinarvi il suo Paese, né gli deve essere consentito; soprattutto se questo avviene in una particolarissima contingenza che lo sovraespone sul piano internazionale, come capita a Gennaro Sangiuliano che si appresta a presiedere il G 7 della cultura.

Se avesse rispetto per l’Italia e contezza della dignità che compete alla sua funzione pubblica al Ministro Sangiuliano sarebbero già state accolte le dimissioni. Senza nemmeno aspettare lo chiedano le opposizioni o meglio annunciandolo direttamente in aula, subito dove aver doverosamente riferito al Parlamento – come persona informatissima dei fatti – su questa penosa ed avvilente vicenda. Avrebbe già sgombrato il campo, consentendo al nostro Paese – soprattutto trattandosi di “cultura”, dove non siamo secondi a nessuno – di presentarsi di fronte alle maggiori potenze mondiali (il G 7 ed altri del più vasto clan del G 20) con il volto di una persona inappuntabile per serietà personale, consapevolezza istituzionale, dimestichezza con gli ambienti ed i comportamenti politico-diplomatici di più alto lignaggio.

Sangiuliano, invece, dall’ alto della sua ben nota ed esibita alterigia, si è fatto il complotto da solo, come il bambino che si fa scoprire dalla mamma con il ditino nella marmellata. Si è infilato in una pochade che rischia di far ridere il mondo. Tenuto sotto schiaffo da una signora che sta generando, con le sue mosse, pare nottetempo, dei movimenti sussultori che fanno fremere l’intera impalcatura del governo.

Vada, dunque, il Ministro in Parlamento e poi a casa, piuttosto che al Tg Uno. Dove – che si riveda e lui stesso se ne renderà conto – è stato avvilente ed imbarazzante vederlo esibire le note spese che avrebbe personalmente sostenuto per la signora in questione, alla stregua dello scolaretto che consegna alla maestra i compiti delle vacanze, puntualmente svolti in ogni loro parte. Dalla vicenda emerge, peraltro, un dato su cui si renderà necessario tornare, cioè la sorprenderete debolezza di Giorgio Meloni che appare sempre più imbalsamata e prigioniera del suo stesso governo.

Ne uccide più il ridicolo della spada – Politica Insieme




DI SALI D’ARGENTO E PIXEL

Danilo Balducci, venticinque anni di fotografia a cura di Antonio Di Cecco. Inaugurazione 13 settembre 2024 ore 18 Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre – Palazzo Cappa Cappelli Corso Vittorio Emanuele II, 23 – Fino al 29 settembre 2024

L’Aquila, 5 settembre 2024. Venerdì 13 settembre 2024 alle ore 18, presso la sede della Fondazione de Marchis, al primo piano di Palazzo Cappa Cappelli, la Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre è lieta di ospitare la mostra Di sali d’argento e pixel. Venticinque anni di fotografia di Danilo Balducci, a cura di Antonio Di Cecco.

In mostra una selezione degli ultimi lavori di Balducci, i quali conducono lo spettatore a scambiare quasi uno sguardo con i soggetti delle opere: le immagini mostrano non solo quello che è davanti all’obiettivo ma restituiscono la sensibilità e la volontà di cercare un dialogo e diventare parte delle storie che l’artista vuole raccontare.

Infatti, come scrive il curatore, Antonio Di Cecco: «Di sali d’argento e pixel, di questi elementi sono composte le fotografie. I sali sono microscopici cristalli di argento sensibili alla luce che, mescolati con la gelatina e poi spalmati sulla pellicola – un sottile nastro di materiale trasparente – permettono di registrare le immagini fotografiche. I pixel del sensore della macchina fotografica digitale invece sono elementi in grado di convertire la luce di una immagine ottica in un segnale elettrico. Lo sa bene Danilo Balducci che da 25 anni lascia passare la luce all’interno degli obiettivi delle sue macchine fotografiche, quel che resta nei suoi occhi e nella macchina fotografica sono memorie a volte fatte di un severo bianco e nero, altre di vividi colori. Quello del fotografo è un lavoro paziente, il lavoro di chi è sempre alla ricerca della luce giusta. Forse il fotografo, come i sali d’argento e i pixel, è sensibile alla luce ma altrettanto sensibile alle storie che decide di raccontare. Balducci, attraverso il linguaggio del reportage, dal 1998 continua a raccontare storie e luoghi lontani metaforicamente e materialmente dalla nostra quotidianità. […] Un archivio di fotografie che continua a crescere nel tempo, un insieme di lavori accomunati dal medesimo soggetto: l’essere umano. Balducci è sì dietro l’obiettivo ma sceglie di essere vicino, riesce a scambiare lo sguardo con i soggetti che rappresenta nelle immagini e invita lo spettatore a fare altrettanto, a cercare vicinanza e non distanza. Il suo è un mosaico di vicende, gesti e azioni che documentano e diventano, al contempo, memoria collettiva.»

All’interno del percorso espositivo sarà allestito uno spazio che richiama l‘ambiente della camera oscura e che vedrà l’intervento e la presenza di Stefano Schirato di Leica Akademie Italy.

Il progetto è parte del programma degli eventi della 730° Perdonanza Celestiniana e si avvale del patrocinio del Comune de L’Aquila – L’Aquila Capitale della Cultura 2026.

La Fondazione Giorgio de Marchis Bonanni d’Ocre viene istituita a L’Aquila nel 2004 allo scopo di conservare, tutelare e valorizzare il patrimonio documentario e librario raccolto dal professor Giorgio de Marchis nel corso della sua carriera di storico dell’arte. Manifesti, locandine, inviti e brossure sono solo alcuni esempi delle tipologie documentarie che caratterizzano l’archivio composto da quasi 200.000 pezzi. Cataloghi di mostre, monografie e saggi, che popolano la biblioteca, contribuiscono a restituire l’immagine di un periodo denso di cambiamenti non solo a livello sociale ma anche storico-artistico, quale gli anni Sessanta e Settanta in Europa. Dal 2018 abita gli spazi del primo piano del Palazzo Cappa Cappelli che apre costantemente per eventi, mostre e collaborazioni con artisti ed enti.

BIOGRAFIA

Danilo Balducci, nato a L’Aquila nel 1971, è sempre stato affascinato dalla fotografia e dal potere comunicativo delle immagini. Reportage e fotografia sociale sono i suoi interessi principali. Diplomato presso l’Istituto Superiore di Fotografia e comunicazione integrata di Roma è professionista dal 1998. Docente di fotografia e reportage presso l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Fornisce regolarmente immagini ad agenzie fotografiche italiane ed estere. Le sue immagini e le sue storie sono state pubblicate su giornali e riviste nazionali ed internazionali: Time, Life, Denver Post, Internazionale, Der Spiegel, Daily News, L’Espresso, Repubblica, Panorama. Vincitore di diversi premi, nel 2002 è vincitore del primo premio Carla Mastropietro per il fotogiornalismo; nel 2005 vincitore del Premio per la pace e per la libertà ad Atri (TE); nel 2008 ha ricevuto 2 Bronze award dall’Orvieto International Photography Awards (sezioni reportage e portraits) e vari premi nazionali e internazionali; nel marzo 2009 vince il B.O.P. 2009 (Best of Photojournalism) indetto dalla NPPA (National Press Photographer Association) negli USA classificandosi terzo nella categoria “Non Traditional Photojournalism Publishing”. Un’immagine del terremoto in Abruzzo è inserita da LIFE Magazine tra le Pictures of the Year 2009. Nel 2015 è Absolute Winner nella categoria “People” al FIIPA (Fiof Italy International Photography Awards) e si classifica secondo nella stessa categoria. Riceve inoltre cinque Honorable Mention nelle categorie “Reportage”, “Portraits” e “People”. Nel 2016 è 1° classificato al MIFA (Moscow International Foto Awards) Categoria Edit e 2° classificato (Merit of Excellence) all’International Color Awards. Nel 2017 è fotografo dell’anno al concorso Spider award.




MARATONA DI LETTURA

Narratori d’Abruzzo; dalla metà del Novecento ad oggi

Pescara, 5 settembre 2024. Dopo il notevole successo riscontrato in occasione della Maratona Flaiano organizzata nell’estate 2022, la Sezione Italia Nostra L. Gorgoni di Pescara, nell’ambito del ciclo Paesaggi letterari, con la cura e la supervisione di Lucilla Sergiacomo e la collaborazione del Gruppo di Lettura e dei volontari della Biblioteca Falcone Borsellino che la Sezione gestisce, ha organizzato un evento dal titolo Maratona di lettura – Narratori d’Abruzzo; dalla metà del Novecento ad oggi che si terrà oggi, giovedì 5 settembre nel Parco di Villa Sabucchi, alle ore 20:30 (in caso di maltempo, l’evento si terrà nel Teatro “Gianni Cordova” in V.le Bovio, 446).

Nella cornice dello storico parco urbano, dopo i saluti e la presentazione della serata da parte del Presidente Italia Nostra Pescara Massimo Palladini e della curatrice Lucilla Sergiacomo, si avvicenderanno lettori volontari con brani scelti della miglior produzione letteraria di autori abruzzesi e di autori che hanno scritto significativamente sull’Abruzzo.

La Maratona si svolgerà quasi come una staffetta di letture che, dall’una all’altra, tracceranno un percorso articolato per grandi temi, non ponendo gli autori in sequenza cronologica. Perciò, dopo l’introduzione affidata ad un testo di Ignazio Silone del 1963 che traccia una panoramica sulla ripresa sociale ed economica della Regione, si leggeranno brani su: Sacralità e superstizione (Giovanni D’Alessandro, Ennio Flaiano, Eraldo Miscia); L’Abruzzo nella narrativa meridionalistica (Gianluigi Piccioli e Renzo Paris); Il romanzo dell’emigrazione (Pascal D’Angelo e John Fante); Pagine di guerra (Laudomia Bonanni e Natalia Ginzburg); Ritratti d’Abruzzo. Tra nostalgia e rifiuto (Ottaviano Giannangeli, Mario Pomilio, Anna Ventura, Renato Minore, Remo Rapino, Donatella Di Pietrantonio, Giovanni Di Iacovo).

Durante le letture scorreranno immagini curate da Claudio Sarmiento e verranno proposte registrazioni sonore di canti della tradizione abruzzese selezionati da Gianfranco Miscia dell’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona.




SPORT, NATURA E TRADIZIONE

Cicloturistica della castagna 2024

Sante Marie, 5 settembre 2024. Torna l’appuntamento più atteso per gli appassionati di ciclismo e natura: la XIII Edizione della Cicloturistica della castagna, che si terrà il 27 ottobre a Sante Marie. Quest’anno l’evento sportivo è organizzato dal Centro Sportivo Italiano, comitato provinciale L’Aquila in collaborazione con la Pro Loco di Sante Marie. La manifestazione, che offrirà un’opportunità unica per immergersi nei colori e nei sapori dell’autunno abruzzese.

L’evento, che partirà alle 9.30, propone tre diversi percorsi cicloturistici di 18 chilometri, 28 chilometri e 38 chilometri, studiati per offrire a tutti i partecipanti, dai più esperti ai neofiti, l’occasione di vivere una giornata all’insegna dello sport e della scoperta del territorio.

La Cicloturistica della castagna non è solo una gara, ma un vero e proprio viaggio tra i paesaggi mozzafiato di Sante Marie e dei paesi circostanti, tra boschi di castagni e borghi storici. Le iscrizioni sono aperte su ENDU.net, dove è possibile trovare anche il regolamento completo dell’evento. Non perdete l’occasione di partecipare a questa esperienza indimenticabile, che unisce la passione per la bicicletta alla tradizione e alla cultura del territorio.




X VILLA: I° CONCORSO DI PITTURA

Concorso di pittura estemporanea. Notte di fine estate, Piano Grande

Torricella Sicura, 5 settembre 2024.  Sabato 31 agosto 2024, nell’ambito della manifestazione “Notte di fine estate” a Piano Grande di Torricella Sicura di Teramo, si è tenuto il I Concorso di Pittura Estemporanea “X VILLA” dal tema “Fisica e Metafisica”. Il Concorso è stato organizzato dall’Associazione Villa di Piano Grande, in collaborazione con la Fondazione Pasquale Celommi ETS e la galleria d’arte HEART.

La kermesse “Notte di Fine Estate – Emozioni di Arte e Musica” ha visto la partecipazione di oltre 500 persone ed è stata una giornata alla scoperta del borgo di Piano Grande in una sapiente commistione di arte, ballo e valorizzazione dei prodotti enogastronomici del territorio. Questi ultimisono stati rappresentati da quattro eccellenze del settore quali l’Azienda Agricola Bio Tassoni, la Tenuta Zuppini, la Cantina Villa Colle e Scuppoz Liquori.

Il I Concorso di Pittura Estemporanea “X VILLA” ha accolto 35 artisti, di cui 2 concorrenti per la categoria “Teen”, provenienti dalle regioni del centro Italia. Il tema “Fisica & Metafisica” ha valorizzato gli scorci e i colori del borgo di Piano Grande di Torricella Sicura inserendoli in un contesto che andasse oltre la pura e semplice rappresentazione realistica.

I membri della giuria sono stati Emidio Di Carlo, critico d’arte alla Biennale di Venezia e personalità di fama internazionale, Michele Melarangelo, docente di discipline artistiche, Gianni Tarli, artista, Giulia Sacchetti, dottoressa in Beni Culturali, Anna De Paulis, responsabile della galleria d’arte “HEART” di Teramo ed esperta d’allestimento mostre. I vincitori sono stati i seguenti:

1° classificata: Sofya Abalmasova

2° classificato: Antonio Mazziale

3° classificato: Francesco Costanzo

4° classificato: Giovanni Mastrantonio

5° classificato: Marco Pace

6° classificato: Antonio Civitarese

7° classificato: Luigi Cappelluti

Il Premio “X Villa” è stato assegnato a Sara Ripa.




IN VIGORE NUOVO REGOLAMENTO DI CIRCOLAZIONE

L’accesso al porto di Giulianova diventa digitale

Giulianova, 5 settembre 2024. Importante rivoluzione del sistema di accesso per gli autoveicoli all’interno dell’area portuale di Giulianova. È stato infatti adottato oggi dall’Ufficio Circondariale marittimo di Giulianova, il Regolamento per l’accesso – la circolazione e la sosta di veicoli e persone nel porto di Giulianova.

Il provvedimento, recepisce le indicazioni contenute nel Piano Regolatore Portuale di Giulianova approvato dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo con verbale n.83/2 nella seduta del 31/01/2023 e sancisce l’avvio di quella che sarà la futura destinazione degli spazi portuali con l’area del molo Nord, oggetto a breve dell’avvio dei lavori per il prolungamento del braccio esterno, riservata alle circolazione di addetti e veicoli diretti alle unità navali commerciali (pesca e traffico) e l’area della banchina di “Marinai d’Italia” a vocazione turistico-diportistica.

Grazie al lavoro di squadra tra l’Ufficio Circondariale marittimo – Guardia costiera di Giulianova, Ente Porto, Comune Di Giulianova e Regione Abruzzo, è stato implementato un nuovo sistema di lettura targhe nei due varchi nord e sud del porto che consentirà la regolamentazione degli accessi all’interno dell’area portuale.

Ma la novità più grande riguarda le procedure per la richiesta dei permessi di accesso in porto che veniva effettuata in modo cartaceo ed aveva validità annuale.  Dopo uno studio durato quasi un anno, è stato realizzato un software che consentirà la dematerializzazione del processo di richiesta ed il rilascio delle autorizzazioni di accesso nell’area portuale in modalità digitale. Sarà possibile, collegandosi ad una pagina web, inserire tutte le informazioni relative al soggetto richiedente e la documentazione necessaria per il rilascio dell’autorizzazione.

In questo modo l’autorizzazione verrà rilasciata direttamente per via telematica. È stato anche previsto dal nuovo Regolamento un periodo transitorio che consentirà a tutti i titolari di permessi, rilasciati ai sensi del precedente Regolamento, di richiedere l’eventuale rinnovo entro il 31 ottobre 2024,  mentre i veicoli indicati nei permessi di accesso rilasciati nel 2024, sono già stati abilitati ad accedere al porto di Giulianova. Le modalità di accesso al porto di Giulianova, contemplate dal precedente Regolamento, cesseranno di efficacia alla data del 01 novembre 2024.

Grande soddisfazione da parte del Comandante dell’Ufficio Circondariale marittimo di Giulianova, il Tenente di Vascello Alessio Fiorentino, che ringrazia il Comune e la Regione Abruzzo per averci dato fiducia in questo progetto ed all’Ente Porto di Giulianova per il grande lavoro svolto affinché tutto ciò fosse realizzato. Abbiamo creduto fermamente in questo progetto che consentirà l’avvio di un radicale processo di snellimento dell’azione amministrativa, di dematerializzazione, di informatizzazione ed efficienza del procedimento di rilascio dei permessi, facendo ridurre i tempi per il rilascio e darà la possibilità all’utenza portuale di effettuare istanze di autorizzazione, anche tramite il proprio smartphone, senza doversi recare per forza negli Uffici. Inoltre, il sistema di lettura delle targhe ci permetterà di avere una conoscenza reale dei veicoli che accedono all’interno del porto, grazie all’automatizzazione dei varchi che consentiranno l’apertura delle sbarre di accesso ai soli mezzi autorizzati, senza l’intervento dei nostri operatori.

Per l’Ente Porto queste nuove procedure rispondono ad una richiesta avanzata più volte sia dei diportisti che degli operatori della pesca per la semplificazione nelle procedure di ottenimento del permesso di accesso in porto.

Commenta soddisfatto il Sindaco di Giulianova Jwan Costantini. Grazie al lavoro congiunto degli Enti coinvolti siamo riusciti a raggiungere la digitalizzazione degli accessi all’area portuale mediante un software dedicato. Con questo sarà garantita una maggior efficienza burocratica – come richiesto dai diportisti ed operatori della pesca – ed inoltre con il nuovo sistema di letture delle targhe dei veicoli autorizzati chiunque potrà godere degli spazi dell’area portuale con maggiore sicurezza.

Un ulteriore passo in avanti per la modernizzazione del porto e la migliore fruibilità dei suoi servizi – dichiara l’ Assessore regionale alle Infrastrutture ed ai Trasporti Umberto D’Annuntiis – la Regione continua ad investire sullo sviluppo del porto di Giulianova, i lavori del molo sud sono in fase conclusiva, a breve partiranno i lavori per il prolungamento del molo nord ed è in corso l’iter amministrativo per il completamento dei lavori di adeguamento del porto per un importo di oltre 18 milioni finanziati con FSC 2021/2027.




WORLD SKATE GAMES

Dal 6 al 14 settembre Chieti sarà protagonista dell’evento internazionale che coinvolge tutte le province abruzzesi. Amministrazione e Fisr: “Una settimana di sport e spettacolo per far conoscere le discipline e sostenere i territori”

Chieti, 5 settembre 2024. Chieti protagonista dell’evento mondiale dedicato a tutti gli sport su rotelle. La Città teatina ospiterà le gare del Mondiale di Inline Slalom e Skateboarding Slalom, dal 6 al 14 settembre, all’interno dei World Skate Games Italia 2024, in programma in Abruzzo, Roma, Novara e Rimini, fino al 22 di settembre.

Ieri mattina in Comune la conferenza stampa di presentazione dell’appuntamento internazionale, per fornire tutti i dettagli delle tante sfide che si svolgeranno fra via Vernia e via IV Novembre a cui hanno preso parte il vicesindaco e assessore agli eventi, Paolo De Cesare, l’assessore allo Sport, Manuel Pantalone, il segretario generale della Federazione Mondiale World Skate, Roberto Marotta, Giovanni Di Eugenio, Presidente Comitato Regionale Fisr e Maurizio Formichetti per conto della Federazione per gli aspetti logistici.

“Siamo lieti e felici di poter annoverare questo importante traguardo per la nostra città e farlo alla vigilia dell’inizio ufficiale dell’anno di eventi per Chieti, città europea dello sport – hanno sottolineato il vicesindaco Paolo De Cesare e l’assessore allo Sport Manuel PantaloneSi tratta di un appuntamento importante per il nostro territorio, che ha una vocazione storica alla pratica sportiva e che porterà anche a Chieti rappresentanze da tutti i Paesi del mondo, facendoci rimbalzare sulle ribalte internazionali di questa diffusissima disciplina. Per accogliere i World Skate Games abbiamo profuso impegno e la necessaria sinergia anche perché le gare si svolgano in piena sicurezza. Per questo il ringraziamento va alla Federazione italiana sport rotellistici e a quella mondiale Wolrd Skate e a tutti i soggetti che hanno contribuito allo scopo, fornendoci la possibilità anche di mettere in sicurezza parte delle due vie in cui si svolgono con il rifacimento del manto stradale a costo zero per l’Ente. Eventi di questa portata producono anche economia positiva, un marketing territoriale che fa bene a tutte le forze vive della città, unendo sport e spettacolo. La migliore apertura dell’anno speciale di celebrazioni dell’identità sportiva di Chieti che potessimo immaginare. Una grandissima occasione di risonanza per la città, che si svolge nel cuore dei suoi più prestigiosi luoghi culturali e archeologici, per questo siamo molto grati alla Federazione che si è spesa perché questa tappa si concretizzasse. Grazie anche al presidente Sabatino Aracu che ci ha aiutato a fare in modo che questo grande evento mondiale arrivasse in Abruzzo e anche a Chieti”.

“Grazie all’Amministrazione che ci ha seguito in questa avventura – così il segretario generale della Federazione Mondiale World Skate, Roberto Marotta – Come il presidente Aracu sono abruzzese, dunque entrambi abbiamo lavorato con grande lena per portare questo evento in Italia e nella nostra regione. Un traguardo importante, perché i Games arrivano da noi per la prima volta e dopo Nanchino, Buenos Aires e Barcellona. Sono 4 le regioni sono coinvolte dal 6 al 22 settembre e ogni evento avviene nel cuore delle città tra Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio e Piemonte. Abbiamo avuto grandissime collaborazioni e tanta disponibilità anche dalla Regione che ha messo a disposizione le risorse. Per le location abbiamo cercato di abbracciare tutto il territorio. Per Chieti sarà un evento straordinario, perché è uno sport per giovani, è una disciplina ecosostenibile e questo ci consente di portarlo nel cuore delle città. Sicuramente ci sarà una grandissima partecipazione di pubblico per due discipline che sono di matrice invernale e sciistica, vedremo lo slalom con i pattini e lo skate che è già sport olimpico. Avremo in Italia 12.000 arrivi fra atleti e i vari entourage, in città saranno 100 gli atleti per le sfide inline e 90 per skate, rappresentanti di 14 nazioni dove queste discipline sono maggiormente praticati. Per il territorio è una grande opportunità di visibilità e vista l’accoglienza, Chieti si potrà proporre per successivi eventi: troverà di certo le porte aperte”.

“La candidatura dell’Italia è stata un successo, il coinvolgimento dell’Abruzzo come regione importantecomitato regionale Fils Abruzzo – conclude Giovanni Di Eugenio, Presidente Comitato Regionale Fisr il ringraziamento va a tutte le amministrazioni che ci hanno supportato, guardando alla qualità sportiva e al potenziale che questo evento offre anche a livello turistico. Ci preme fare arrivare gente e offrire uno spettacolo per tutti, per il territorio e per l’Abruzzo principalmente. Speriamo di arrivare al 25 settembre fieri e orgogliosi del riscontro avuto da questa spettacolare manifestazione”.

Cosa c’è da sapere.

I campionati mondiali di slalom saranno una competizione straordinaria da vivere. A sfidarsi i migliori atleti del panorama internazionale, nel centro storico cittadino, per l’inline slalom dal 6 al 10 settembre e per lo skateboarding slalom dall’11 al 14 settembre. Le vie interessate saranno Via Nicoletto Vernia e Viale IV Novembre. Tutte le premiazioni si terranno nella splendida cornice della Villa Comunale. Più di 200 i partecipanti totali. Oltre 110 gli atleti dell’Inline, 90 quelli dello skateboarding e 27 le Nazioni rappresentate, dai continenti dell’ America, Sudamerica, Europa e Asia. Il coordinatore della manifestazione sul territorio sarà Maurizio Formichetti, il direttore operativo Federico Barboni.

Tra gli atleti azzurri riflettori puntati su Mattia Pè che ha conquistato gli Italiani nel gigante, slalom e combinata, riconfermandosi campione. Cristian Rondi e Antonio Fanchini, Junior maschi. La Senior femminile Lorenza Cesaris, riconfermata campionessa italiana in tutte le specialità. David Fiorot, tra i Senior maschi.

Le discipline e le città abruzzesi dei World Skate Games

Roccaraso: Inline Hockey; Montesilvano: Pattinaggio Corsa su Pista e Roller Derby; Pescara: 100 mt. Pattinaggio Corsa; Sulmona: Pattinaggio Corsa su Strada; Chieti: Inline e skateboarding Slalom; Tortoreto: Inline Downhill e Skateboarding Downhill; Roller Marathon Pattinaggio Corsa: Pescara, Montesilvano e Francavilla al Mare.

I Numeri dei World Skate Games Italia 2024

12 discipline, tra cui quella olimpica dello skateboarding, 4 regioni coinvolte, 20 differenti locations, 12.000 tra atleti e team, 600 competizioni, 100 Paesi partecipanti, oltre 100 broadcasting tv e media, più di 150 titoli iridati, per la manifestazione che, a livello internazionale, assegna più titoli nella storia degli eventi sportivi. Sono solo alcuni dei numeri dello straordinario Mondiale dei Mondiali. Gli sport su rotelle godono, ormai da diversi anni, di un grandissimo appeal mediatico, di migliaia di followers e di un seguito internazionale in costante aumento, grazie a tantissimi appassionati e a una crescita continua di anno in anno.

WORLD SKATE GAMES

Chieti respirerà in questi giorni il clima di gran festa: gli skaters sono anche amici di vecchia data e le competizioni e contests sono l’opportunità di rivedersi e dopo gli impegni agonistici festeggiare insieme. Lo skateboard è nel comitato Olimpico nazionale Italiano, dal 1978 è entrato nella federazione hockey pattinaggio ora federazione Italiana sport rotellistici e l’Italia ha sempre avuto un bellissimo palmares a livello mondiale e per la tappa si celebrerà il ritorno di un grande atleta già campione del mondo di slalom parallelo nel 1990, Paolo Gatti Veronese.

Tra i vari aneddoti ci sarà un Guinness dei primati dove l’americana più di Judie Oyama sarà l’atleta che ha avuto più anni di attività partendo dal 1978 con un palmares anch’essa di tutto livello in tutte le discipline dello skateboard sia acrobatiche che veloci figura di riferimento del movimento americano. Altri italiani in gara i fratelli Zattoni in particolare Giorgio Zattoni che ha praticato e ha vinto gare professionistiche di rampa in questa occasione si è dedicato e ha guadagnato spazio nei selezionati nella disciplina veloce slalom carving.

Per la squadra italiana sarà anche presente Aurora Drolma, giovane atleta del circuito mondiale e promettente nella specialità bordar cross che si cimenta a Chieti nelle gare di slalom skateboard Paolo Gatti World Champion 1989 Titus Germany, in gran rientro a Chieti professionista laureato grande sciatore ai tempi in gioventù al trofeo Topolino batte il grande Mark Girardelli. Altro italiano in gara promettente il milanese Zaccaria di Giorgio.

DETTAGLI TECNICI

 Sugli eventi di slalom gigante con velocità sui 40/60 km/h dipende dalle strade e tracciati,cronometrati,Hybrid   con  porte segnate    da coni colorati   nel percorso che   varia  da  misto gigante  e speciale e  parallelo, e dual  head to head,sfida al centesimo anche qui  con testa a testa CRONOMETRATI  .Si pensi che  sul piano si puo’  raggiunfere senza toccare per terra e spingendo tra i coni con  tecnica pumping,oltre i 40 km/h in progressione.

Esiste un Guinnes dei primati imbattuto per oltre 13 anni dell’azzurro Luca Giammarco, torinese, talentuosissimo vincitore dei Mondiali in usa 2003 che eseguì 100 coni equidistanti 1,75 mt   in linea dritta in 20,56 sec. ( quasi come un duecentometrista). Tutti con tagli a 16/8 finalisti e finale Importante anche la precisione che a fine gara viene computata in penalizzazione eventuale con addizione di 0,10- 0,25 sec a seconda della specialità

STORIA

Lo skateboard nasce negli Stati Uniti alla metà degli anni 60. Tecnicamente per qualche anno si restò in fase pionieristica e solo l’introduzione delle ruote in uretano (primi anni 70) ne permise il suo enorme sviluppo unitamente all’affinarsi di tutte le componentistiche dell’attrezzo. Furono i giovani surfisti californiani che praticavano il surf a voler provare sulla terraferma le stesse sensazioni di VELOCITA’ ed EQUILIBRIO.

Diffuso in Europa da circa 30 anni, nel 1978 è stato riconosciuto ufficialmente dal C.O.N.I. come sport federale, all’interno della Fihp,su proposta del campione di Atletica  anni 60e primo Presidente Fisk Gianfranco Baraldi.Nel medesimo anno si sono tenuti i primi campionati ufficiali italiani di skateboard a Courmayeur, in concomitanza con l’ingresso dello skateboard nel CONI e Coniskate. Particolare attività   svolta anche dalla Federazione Sci e snowboard per allenamento estivo. Prima delle vittorie di Luca Giammarco e Paolo Gatti, ricordiamo ai lettori che l’Italia ha da sempre dominato nelle velocità slalomcarving con i campionissimi Gatti Giammarco Bianciardi Ugolini Ferrero e la nuova guardia   DiGiorgio,Zattoni,e nel femminile   Drolma.

In Italia è il C.O.N.I. che organizza il calendario di Coppa Italia, i Campionati Italiani e che seleziona la rappresentativa italiana per i Campionati Europei e Mondiali collaborando con la Federazione Internazionale anch’essa “presieduta dall’ex campione azzurro “past president” Gianluca FERRERO  che ha  sicuramente avuto il merito di far conoscere lo SKATEBOARD sin dagli inizi  in Italia dapprima  come atleta testimonial del gruppo FIAT-om in commercials televisivi , collaboratore con numerosi articoli  promozionali e tecnici didattici . Successivamente  come dirigente Gianluca Ferrero ha  dato  luogo in Goteborg,Svezia, alla International Slalom Skateboard Association di cui  ne è stato presidente i primi anni, attualmente presieduta dallo svedese  Jani SODERHALL introducendolo in  numerosi palinsesti televisivi dei quali ha fatto parte sia come  coreografo , partendo  dalla collaborazione con  Tullio Grazzini e Antonio Ricci  sia nel casting  e preparazione  delle VELINE sullo SKATEboard in “STRISCIA LA NOTIZIA” ,allo spazio Jovannotti  con Pippo Baudo ,alla realizzazione  con SMH Italia del mese di SWATCH EMOTIONs  per la presentazione della SMART collaborando direttamente con l’arch.Alessandro Mendini , Franco Bosisio e la famiglia Hajeck ,al FESTIVAL DEL FITNESS- di Rimini, passando per  le grandi competizioni del pattinodromo  di Finale Emilia organizzate dal Campione del Mondo di Rotelle Guido RIVAROLI,Dirigente Federale dell’epoca,fino ad arrivare alle XX OLIMPIADI INVERNALI TORINO2006-Cerimonie di Apertura Mondovisione-segmento “Scintille di Passione” con i caschi infuocati e le rosse divise protettive.

Dal 1990-1991 ha presentato lo skateboard anche nei Giochi della Gioventù con un particolare progetto didattico per le scuole inferiori. Compito della Federazione è anche la formazione dei Giudici e degli Allenatori.  Gli atleti Probabili Azzurri si allenano nei centri di Alta Specializzazione, diffusi soprattutto nel Nord Italia, selezionati dai tecnici.

SPORT E STILE DI VITA

Proprio per il suo fascino di libertà e spettacolarità oltre che fenomeno di massa e giovanile , dopo la rivoluzione nel  mondo dello sci dovuta al CARVING ( termine da sempre usato dagli skaters per alcune loro curve lunghe e tirate come sulla cresta delle onde. ndr) e l’arrivo di una forte spinta  di tendenza dagli USA lo skateboard ha  suscitato da sempre nei Media e nel pubblico grandi simpatie tanto da ispirare giochi play-station abbigliamento ed accessori .

Tutto questo è emerso grazie anche alla spettacolarità   dello skateboarding illustrata dalle riprese televisive che ne hanno diffuso il suo spirito in tutto il mondo aumentandone la schiera di praticanti che vengono uniti ancor più dallo slang skeitistico, un vero e proprio linguaggio tecnico.

Dal 1989 la Federazione con i principali network nazionali e mondiali tra i quali ricordiamo le produzioni di “Striscia la Notizia”, “Telethon”, “Rai UnoMattina”, “Scommettiamo Che?” “Fantastico” varie edizioni, ESPN-EUROSPORT Extreme Games,e all’organizzazione di eventi del calibro della mostra SWATCH Emotion-Torino Lingotto ,Festival del Fitness: California-Rimini per non dimenticare  gli interventi  per la realizzazione dell’enciclopedia “Piccola TRECCANI “e di molti spot televisivi, commercials  e presentazioni  di collezioni sportive.

ATTREZZATURA TECNICA

Indispensabile l’equipaggiamento di sicurezza e PROTEZIONI GLOBALI come quelle Zandona’,  leader degli sport d’azione e fornitrice delle squadre nazionali e della Campionessa del Mondo di SNOWBOARD…  tutta la linea su Zandona’ Global ProTECHtions…  per sport d’azione Moto-SKATEBOARD-Snow-SCI   consistente in casco, ginocchiere, gomitiere,CORPETTI CORAX SHIELD guanti e parapolsi come quelli a dettagli testati della Zandona’(V.LINKS) e l’utilizzo di scarpe da ginnastica (disponibili anche in linee specifiche), occhiali protettivi e tute in pelle per velocità e global shield della Zandona’ ProTECHtions (v. Home page).

In base alla specialità scelta cambierà l’attrezzo base che nella tavola: per il carving legno e fibra carbonio INDIANA; per lo street sandwich legno e doppio kicktail-spoiler, barre di alluminio oltre i 2 metri per lo streetluge) e anche per i trucks-carrelli che funzionano come sterzo.  Le ruote ideali per strada e asfalto saranno più morbide 78 shore, mentre per pista saranno più piccole e supereranno i 100 shore

 NUMERI

  • Oltre 45 km/h la velocità raggiungibile in pianura senza spingersi, toccando il terreno con la tecnica pumping carving
  • 28           le persone trasportate da un unico skate di 4 metri
  • 16%       la pendenza della strada  carvabile dai piu’ esperti
  • 1,67 mt.               l’asticella superata con  salto atletico in alto sullo skateboard senza rampe
  • 38           le nazioni rappresentate nell’ultima WORLD CUP RUSSIA
  • 20 secondi e 56 centesimi              il record del Campionissimo Giammarco per eseguire uno slalom in piano tracciato con 100 porte equidistanti a 1,70 mt. !!
  • 148,727 km/h     record di velocità  streetluge
  • oltre 100 km/h   record di velocità supino
  • 113,65 km/h        il record italiano di velocità streetluge detenuto da Aldo Grippaldi
  • oltre 2 metri       la lunghezza di un luge in alluminio
  • 8             i cuscinetti di uno skateboard
  • 4             le ruote che cambiano mescola come le Formula 1 a seconda dei terreni
  • 2             i pads antivibranti
  • 2             i trucks-carrello
  • 78 cm.   la lunghezza tavola professionale da slalom
  • da 90 a 140 cm   la lunghezza delle tavole longboard
  • oltre 3.000.000  di attrezzi venduti in Italia nel 2000
  • 23           gli anni di attività federale
  • 360°       esercizio di figure libere in terra o aereo
  • 720°       stesso esercizio ripetuto 2 volte
  • 30 mesi il praticante più giovane
  • 840 mesi              il praticante più anziano…
  • 3g           la forza centrifuga nelle curve veloci più estreme…
  • 360° = Rotazione di 360 gradi eseguita sull’asse delle ruote posteriori,replicabile in piu’  giri o manovra aerea o flat(720,920 etc- record Ricky Carrasco con più di 145 rotazioni spin complete in continuo!) v.link team carrasco
  • 180° = curva di kicktail su transizione, manovra di flat o aerea con tale angolazione.
  • 180 OUT/OFF = Quando si chiude un grind o una slide uscendo dall’ostacolo in 180 ollie.
  • 360 FLIP O FLIP SHOVE IT = È un trick composto da due manovre eseguite contemporaneamente: il pop shove it e il kickflip. Cosi’ facendo otterrete un giro completo della tavola di 360 gradi sia in flip che in shove it.
  • AIRWALK = Grabbare in nose grab la tavola e divaricare le gambe.
  • AXLE STALL = Fermarsi su un bordo o sul coping di una rampa in posizione “fifty fifty”.
  • BARLEY GRIND = Fare un ollie di 180 gradi si atterrare su un bordo in “switch smith grind”.
  • BACKFOOTLIP =  Imprimere un flip premendo con la punta del piede nel concave della parte inferiore laterale della tavola durante la sua permanenza in aria.
  • BACKSIDE=curva o esercizio trick eseguito verso  la schiena
  • BOARDSLIDE = Slidare con la parte centrale inferiore della tavola.
  • BENYHAMA = Grabbare il tail come un “tail grab” tenendo fuori dalla tavola la gamba che sta nella parte posteriore dello skate.
  • BLUNTSLIDE = Slaidare con il tail e le ruote posteriori in posizione perpendicolare all’ ostacolo.
  • BIG SPIN = è un “ollie varial” o uno “shove it”, in cui la tavola gira di 360 gradi mentre il corpo gira soltanto di 180 gradi.
  • CABALLERIAL = È un backside ollie 360°eseguito in fakie (piede posteriore avanti).
  • CAMBER = È la centina delle tavole performanti da   freeride e carving slalom
  • CARVE= curva surf eseguita in velocità e posizione   surf-raggruppata
  • CONCAVE = È la concavità della parte superiore della tavola.
  • CROOKIE GRIND O K-GRIND (KOSTON GRIND) O POINTER GRIND =  E’ l’ insieme di due manovre fatte contemporaneamente:il nosegrind e il nose.
  • DAFFY= movimento in freestyle utilizzando 2 skate,impennando il nose anteriorecon il piede anteriore ed il tail di quello posteriore con il piede posteriore
  • DOWNHILL= tecnica di velocità in posizione raccolta con record oltre i 100 km/h.
  • FAKIE= curva o manovra eseguita in movimento contrario al senso di marcia.
  • FREERIDE= tecnica di conduzione carve e surfstyle slalomeggiante su discese o piani,eseguita  utilizzando  lo sterzo dei trux.
  • FREESTYLE=tecnica old school base dello streetstyle,eseguita su base musicale di 2 minuti e giudicata secondo stile,difficoltà,utilizzo spazzi,errori,coreografia
  • FRONTSIDE= curva o esercizio trick eseguito frontalmente
  • FIFTY FIFTY  = È la manovra base di tutti i grinds tricks, si esegue facendo grindare contemporaneamente su di un bordo i due trucks dello skate.
  • FLIP OUT/OFF = Quando si chiude un grind o una slide uscendo dall’ostacolo in kickflip.
  • FRONTFOOTFLIP = Consiste nell’imprimere un flip premendo con la punta del piede nel concave della parte superiore laterale della tavola,durante la sua permanenza in aria.
  • FINGERFLIP = Grabbando la tavola dal nose,girando il polso,la tavola compie un giro completo sul suo baricentro(tenendola sempre con la mano);tutto cio’ si esegue durante la vostra permanenza in aria.
  • FEEBLE GRIND = È l’insieme di un manual grind e un boardslide eseguiti contemporaneamente, la posizione e’ molto simile a quella dello smith grind, ma per ottenere una migliore riuscita di questa manovra conviene farla su un tubo o su un muretto a doppia uscita.
  • GOOFIE=   posizione di partenza sulla tavola con il piede anteriore destro ( v. regular)
  • HEEL FLIP = È quando la tavola compie un giro completo sul baricentro causato dal colpo scalciato con il tallone impresso nel concave superiore della tavola.
  • HANDPLANT = Si esegue mantenendosi in verticale con un solo braccio, gabbando la tavola nella parte laterale; generalmente si esegue sul coping di una rampa.
  • HALF CAB = È un backside ollie 180 eseguito in fakie.
  • HARDFLIP = È un flip shove it 180 (o varial flip) eseguito in frontside.
  • HURRICANE = È un ollie180 atterato su uno spigolo o su un tubo grindando e slidando contemporaneamente con il truck posteriore e la pancia della tavola; la posizione è simile a quella del feeble grind pero’ andando in fakie.
  • INDY GRAB = Quando si grabba la tavola durante la sua permanenza in aria, nella parte laterale centrale frontale (in mezzo ai piedi per intenderci, dalla parte delle dita), con la mano posteriore.
  • INWARD HEELFLIP = È l’insieme di un heelflip e un pop shove it eseguito in backside.
  • ISSA= ISSA-Int.Sk8brd Ass. dal 1990 organi ufficiali internazionali   collaborazione CIO -X GAMES
  • JAPAN MUTE-GRAB = Quando si grabba la tavola durante la sua permanenza in aria, nella parte centrale corrispondente alla parte frontale del nostro corpo con la mano corrispondente al piede che sta nella parte anteriore della tavola.
  • KICKFLIP = Come dice il nome, e’ quando la tavola compie un giro completo sul proprio baricentro, dovuto al “calcio”che imprimete nel concave laterale superiore della tavola.
  • LIPSLIDE = Andando paralleli all’ostacolo (panchina, passamano) si esegue un ollie di 90 gradi atterrando in boardslide sull’ostacolo.
  • LATE FLIP = Consiste in un ollie e un flip eseguito durante la permanenza in aria della tavola.
  • LATE SHOVE IT = Consiste in un ollie e uno shove it eseguito durante la permanenza in aria della tavola.
  • MANUAL GRIND o FIVE o GRIND o PIVOT GRIND = Si esegue facendo grindare solamente il truck posteriore, tenendo la tavola impennata a 45 gradi rispetto al bordo che grindate durante l’esecuzione della manovra.
  • MELON = E’ un sad con le gambe totalmente stirate sulla tavola.
  • NOSESLIDE = E’ quando eseguite uno slide con il nose della vostra tavola.
  • NOSEGRIND = Si esegue facendo grindare solamente il truck anteriore, tenendo la tavola impennata a 45 gradi rispetto al bordo che grindate durante l’esecuzione della manovra.
  • NOLLIE = E’ l’opposto dell’ollie, facendo leva sul nose con il piede anteriore e portando quello posteriore in direzione del tail si ottiene l’elevazione totale dello skate.
  • NOSEGRAB = Quando si grabba la tavola durante la sua permanenza in aria nel nose, con la mano corrispondente al piede che sta nella parte anteriore della tavola.
  • NOSESTALL = Appendersi con il nose della tavola su un bordo o su un coping di una rampa.
  • NOSEBASH = Sbattere con il nose su un bordo o su un coping di una rampa durante l’atterraggio di una manovra.
  • NOSE WHEELIE = Andare avanti in equilibrio con le due ruote anteriori.
  • NOSEBLUNTSLIDE = Quando la tavola slaida con il nose e le ruote anteriori in posizione perpendicolare all’ ostacolo che slaidate.
  • NOSE PICK = Ollie di 90 gradi atterrato su uno spigolo e fermandosi su quest’ultimo con il solo truck anteriore.
  • OLLIE = È la manovra base dello skate e la piu’ importante. Facendo leva sul tail, premendolo con il piede di dietro e portando quello anteriore in avanti si ottiene l’elevazione totale dello skate.
  • OLLIE KICK = Si esegue ollando e uscendo il piede che sta nella parte superiore della tavola durante la permanenza in aria della tavola per poi rientrarlo in atterraggio (il movimento e’ simile a quello di quando date un calcio).
  • OLLIE ONE FOOT = È lo stesso principio dell’ollie kick, ma stavolta la gamba viene portata fuori lateralmente e magari piu’ a lungo.
  • PLYES = Strati orizzontali di cui è composta la tavola, per la maggior parte delle volte sono 7 ma possono arrivare fino a 9 (più sottili), questo dipende dalla casa costruttrice.
  • PADS= correttori di curva ed ammortizzatori di vibrazione sono posti tra il truck-carrello e la tavola
  • POP = E È la distanza che intercorre tra il suolo e l’altezza del tail e del nose. Più alto è il pop maggiore sarà la leva per fare alzare la tavola.
  • POP SHOVE IT o OLLIE VARIAL = E’ quando fate un ollie facendo variare la tavola di 180 gradi sotto i vostri piedi senza cambiare il vostro senso di marcia.
  • PRESSURE FLIP = È un flip o flip shove it eseguito pressando con la punta del piede nel concave inferiore laterale della tavola.
  • PUMPING= incremento della velocità sullo sk8 senza toccare con i piedi per terra, utilizzando l’uso del carrello-truck, sfruttando la forza muscolare, la coordinazione e i materiali freeride-slalom-possibilità di raggiungere oltre i  40 km/h in piano!”!  v. link e trailers su you tube
  • ROASTBEEF = Si grabba con la mano posteriore, nella parte centrale laterale della tavola in mezzo ai piedi lato talloni.
  • REGULAR= posizione di partenza sulla ta
  • SAD-BACK SIDE GRAB = Quando si grabba la tavola, durante la sua permanenza in aria, nella parte laterale centrale corrispondente alla parte posteriore del nostro corpo, con la mano corrispondente al piede che sta nella parte anteriore della tavola.
  • SHAPE = Forma, profilo, sagoma della tavola.
  • SHOVE IT = Quando la tavola compie un giro di 180 gradi o più, sotto i vostri piedi senza cambiare il vostro senso di marcia.
  • surfslalom skate = tecnica di base ed alta performance professionale con percorso a cronometro e penalità-destrezza, velocità stile, adrenalina sono gli elementi di base- old school  – dogtown & Z boyz
  • STALEFISH = Quando si grabba la tavola durante la sua permanenza in aria, nella parte laterale centrale corrispondente alla parte posteriore del nostro corpo, con la mano corrispondente al piede che sta nella parte posteriore della tavola.
  • STREETLUGE= tecnica di grande velocità eseguita sdraiati sulla schiena su skateboard evoluti e tuta di pelle
  • SMITH GRIND = Si esegue facendo grindare solamente il truck posteriore tenendo la tavola inclinata di 45gradi rispetto al bordo che grindate durante l’esecuzione della manovra.
  • SHOVE IT OUT/OFF = Quando si chiude un grind o una slide uscendo dall’ostacolo in shove it.
  • SALAD GRIND = È l’insieme di un bluntslide e un manual grind, si esegue facendo grindare il truck posteriore tenendo la tavola inpennata a quasi piu’ di 45°orientata verso l’interno dell’ostacolo che grindate.
  • SUGARCANE = Andando paralleli all’ostacolo (tubo,spigolo?.) eseguite un ollie 180 in verso opposto rispetto alla vostra posizione, se date le spalle all’ostacolo (backside) ollate in frontside 180 e viceversa, atterando con il truck posteriore e la pancia della tavola sull’ostacolo grindando e slidando contemporaneamente. La posizione e’ simile a quella del feeble grind, pero’ andando in fakie.
  • TAILSLIDE = Quando eseguite una slide con il tail della tavola.
  • TAILGRAB = Quando si grabba la tavola durante la sua permanenza in aria nel tail, con la mano corrispondente al piede che sta sul tail.
  • TAILSTALL = Appendersi con il tail della tavola su un bordo o su un coping di una rampa.
  • TAILBASH = Sbattere con il tail della tavola su un bordo o su un coping, durante l’atterraggio di una manovra.
  • TAIL WHEELIE = Andare in avanti in equilibrio con le due ruote posteriori.
  • TIC TAC= curva kicktail  alzando  le ruote anteriori verso destra  e verso sinistra,aggirando ostacoli-kickturn
  • TRUCKS= carrelli  di sterzo sui quali sono montate le ruote ,in alluminio  v. link
  • UNDERFLIP = Flip o flip shove it eseguito posizionando la punta del piede nella parte inferiore della tavola; dando un colpo verso sopra con il piede, si ottiene li giro completo dello skate.
  • VARIALHEELFLIP = È l’ insieme di un heelflip e un pop shove it eseguito in frontside.
  • WALLIE = Quando si esegue un ollie mentre si cammina su una su una superfice verticale sfruttando quest’ultima come una jump.
  • WALL RIDE = Consiste nel camminare con le ruote su una superficie totalmente verticale.
  • 180 OUT/OFF = Quando si chiude un grind o una slide uscendo dall’ostacolo in 180 ollie.
  • 360 FLIP O FLIP SHOVE IT = È un trick composto da due manovre eseguite contemporaneamente: il pop shove it e il kickflip. Cosi’ facendo otterrete un giro completo della tavola di 360gradi sia in flip che in shove it.



CRISI STELLANTIS ATESSA

Usb chiede incontro al presidente Marsilio e assessore Magnacca

Pescara, 5 settembre 2024. La crisi che sta vivendo lo stabilimento Stellantis di Atessa, e di conseguenza tutto l’indotto, non ci sorprende poiché da anni i segnali mandati dalle politiche di investimenti della Stellantis e le dichiarazioni del CEO Tavares, anche durante la visita presso lo stabilimento di Atessa, erano abbastanza chiari.

A nostro avviso i motivi dell’attuale stato di cose sono molteplici e non risiedono solo ed esclusivamente sul calo di richieste da parte del mercato dei veicoli leggeri. Gli effetti sull’occupazione sono passati in sordina, ma la perdita di circa 2000 addetti nello stabilimento negli ultimi anni era più che un indizio e le ricadute sulle aziende dell’indotto sono ancor più preoccupanti.

Il massiccio ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria da parte di Stellantis Atessa, utilizzata con rotazione poco equa per parte dei lavoratori, richiede un deciso intervento da parte delle istituzioni. Avevamo pubblicamente denunciato i pericoli anche a seguito del primo tavolo ministeriale specifico su Stellantis, convocato dal Ministro Urso e tenutosi a Roma il 14 febbraio 2023, a cui abbiamo partecipato e al quale non siamo più stati invitati, senza apparente motivazione.

Nel periodo successivo si sono tenuti altri tavoli i cui sviluppi non sono stati nemmeno oggetto di assemblee dei lavoratori, da parte delle OOSS firmatarie del CCSL, creando una situazione di smarrimento tra i lavoratori, sia direttamente impiegati nello stabilimento Stellantis, che ancor più in quelli delle aziende dell’indotto.

Le uniche informazioni sono quelle divulgate a mezzo stampa o in comunicati sindacali poco esaustivi. Anche gli esiti e le informazioni sul tavolo in cui è partecipe la Regione Abruzzo non sono stati oggetto di coinvolgimento dei lavoratori, che hanno bisogno di certezze e non di rassicurazioni:

Quali investimenti ha garantito Stellantis in Val di Sangro?

Con quali tempistiche?

Quali garanzie occupazionali ha fornito l’azienda?

La Regione Abruzzo cosa ha messo sul piatto degli investimenti infrastrutturali e con quali tempistiche?

Queste sono le domande che vorremmo porre al Presidente Marsilio e all’assessore Magnacca ai quali abbiamo chiesto un incontro urgente per comprendere come stanno le cose in concreto, non limitandosi alle rassicurazioni mediatiche del CEO Stellantis, che non rispecchiano la realtà.

È fondamentale sapere quali iniziative sta introducendo la Regione Abruzzo a tutela dei lavoratori e del territorio, impegnare la stessa a far sì che gli effetti della crisi vengano equamente distribuiti anche a carico di Stellantis e delle aziende dell’indotto senza scaricarli esclusivamente sui lavoratori oltre che sulle casse dell’INPS.

USB Lavoro Privato Abruzzo e Molise




ECCELLENZE ITALIANE

La Banda Giovanile Sinfonica Nazionale ANBIMA APS al Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini per il 70° Festival

Pisa, 5 settembre 2024. Domenica 8 settembre 2024, alle ore 21, la Banda Giovanile Sinfonica Nazionale ANBIMA APS si esibirà nel Gran Teatro all’aperto Giacomo Puccini di Torre del Lago, palcoscenico dei 120 musicisti, giovani talenti di età compresa tra i 16 e i 25 anni, costituenti la prima formazione bandistica giovanile della nostra Nazione, che, sotto la direzione del Capitano di Vascello Maestro Antonio Barbagallo, Direttore della Banda Musicale della Marina Militare Italiana, eseguiranno la Sinfonia in Si bemolle minore op. 153 del compositore cremonese, anche direttore delle Bande di Cremona e Piacenza, Amilcare Ponchielli; Core e Pluto del compositore urbinate Michele Mangani, anche Coordinatore artistico dell’ANBIMA APS, brano nato dalla collaborazione con il Premio Nobel Dario Fo; Viaggio in Italia di Salvatore Schembari, un Gran Tour musicale, ripercorrente quello letterario di Goethe nella nostra penisola; Xenia Sarda di Haddy Mertens, inno all’ospitalità, agli usi e alle tradizioni della nostra Isola maggiore; Farewell di Pierre-Antoine Savoyat, world premiere; Gaelforce di Peter Graham, omaggio alle terre gaeliche d’Irlanda e al suo repertorio musicale folk.

La composizione del Maestro Pierre-Antoine Savoyat sarà eseguita in prima assoluto mondiale, quale opera vincitrice della 6th International competition for band composition “Angelo Inglese” | 2023-2024 Special Edition for Puccini, nel centenario dalla morte.

La Giuria del Premio, costituita dai Maestri Johan de Meij (Presidente), Angelo Inglese Jr., Otto M. Schwarz, Massimo Martinelli, Lito Fontana e Fabrizio Papi, ha decretato Farewell – Reflections on «Crisantemi» by Puccini. Dedicated to Florent. Bonnetain & Alexandre Comble” di Savoyat, trombettista e compositore francese, uno delle più attive personalità della scena jazz belga, classe 1993, nato a Villefranche sur Saône (Francia), vincitrice della Categoria A ‘Brano sinfonico per Banda’. È lo stesso Savoyat che ci informa sulla genesi della sua creazione: «Nel 2023 ho perso, improvvisamente, due amici intimi. Li ho conosciuti entrambi in band importanti nelle quali ho suonato e sono stati entrambi importanti per il mio sviluppo come compositore.

Florent Bonnetain era direttore d’orchestra e suonatore di ottoni e Alexandre Comble era suonatore di tuba e direttore di una scuola di musica. Erano entrambi molto devoti alla didattica, muovevano montagne per creare progetti incredibili e hanno sempre supportato i loro colleghi e i giovani musicisti professionisti per lo sviluppo dei loro sogni. È quindi logico che io scelga una delle poche opere da camera di Puccini, Crisantemi. Puccini ha scritto questa elegia per quartetto d’archi in una notte, dopo aver appreso della morte del suo amico, il Duca di Savoia.». Ricordiamo che il Premio, è stato sostenuto da ANBIMA APS Rete Associativa insieme a tutte le altre istituzioni patrocinanti, quali il MIC (Ministero della Cultura), il Comune e la Città Metropolitana di Bari, il Comune di Molfetta, l’Ambasciata dei Paesi Bassi in Italia e il Centro Studi Giacomo Puccini.

La Banda Giovanile Sinfonica Nazionale ANBIMA APS è un’eccellenza della penisola; dal 2020 ad oggi, oltre mille giovani musicisti, già selezionati dalle Bande giovanili provinciali italiane, si sono perfezionati nel repertorio musicale contemporaneo per banda sinfonica con i più noti e prestigiosi professori d’orchestra, prime parti delle compagini sinfoniche nazionali ed europee, delle Bande militari, dei Conservatori statali di musica italiani e delle più prestigiose Fondazioni e Istituzioni lirico-sinfoniche, per entrare a far parte di questa realtà, unica nel suo genere, che ha calcato i palcoscenici del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, del Teatro Morlacchi di Perugia, del Teatro Carlo Felice di Genova.

Ingresso libero e gratuito fino ad esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria. In caso di maltempo il concerto si terrà nella Sala Concorde dell’Hotel Galilei di Pisa, in Via Darsena 1 (PI).

Sabrina Malavolti Landi




ARRAMPICATA SPORTIVA

Respira il Gran Sasso lancia il Corso di Ottobre 2024

L’Aquila, 4 settembre 2024. Con l’arrivo di ottobre e la fine del caldo estivo, Respira il Gran Sasso è entusiasta di annunciare il nuovo Corso di Arrampicata Sportiva, che si terrà durante il mese di ottobre 2024. Questa iniziativa si rivolge sia ai principianti che desiderano apprendere le basi dell’arrampicata in sicurezza, sia agli arrampicatori più esperti che vogliono perfezionare le loro abilità, imparare a scalare da primi e gestire i voli.

L’autunno in Abruzzo offre condizioni ideali per l’arrampicata, con temperature miti e panorami mozzafiato, rendendo questo corso un’opportunità unica per vivere la montagna in tutto il suo splendore. Le attività saranno condotte da guide alpine , che garantiranno un apprendimento sicuro e coinvolgente per tutti i partecipanti.

Dettagli del corso:

– Periodo: Ottobre 2024

– Luogo: falesie , Abruzzo

– Destinatari: Neofiti e arrampicatori con esperienza

– Organizzatore: Respira il Gran Sasso

– Guide: Guide alpine certificate

Respira il Gran Sasso è un’associazione dedita alla promozione delle attività outdoor e alla valorizzazione del territorio montano dell’Abruzzo. Con una particolare attenzione alla sicurezza e al rispetto dell’ambiente, l’associazione si impegna a rendere la montagna accessibile e apprezzabile da un pubblico sempre più vasto.




A MODO TUO

Spettacolo di inclusione a cura di AIPD di San Benedetto del Tronto e promosso dall’amministrazione Comunale

Martinsicuro, 4 settembre 2024. L’Associazione Italiana Persone Down di San Benedetto del Tronto è lieta di annunciare la quinta replica del suo spettacolo di inclusione dal titolo “A MODO TUO” , che si terrà giovedì 5 settembre 2024 a Martinsicuro presso l’anfiteatro in via Napoli 5 alle ore 21:00.

Questo evento rappresenta il culmine di un progetto di teatro sociale che ha impegnato i ragazzi dell’associazione per un intero anno. Il progetto ha coinvolto persone di tutte le abilità in un’avventura artistica che comprende canto, balli e recitazione, dimostrando che l’arte può essere uno strumento potente di inclusione e crescita personale. Siamo orgogliosi di comunicare che tutti gli spettacoli finora messi in scena hanno già attirato più di mille spettatori, testimoniando il grande successo e l’apprezzamento del pubblico per l’iniziativa.

A MODO TUO non è solo un’esibizione, ma un vero e proprio viaggio emozionante che ci porta a riflettere sull’importanza dell’inclusione e della solidarietà. Un inno alla gioia di vivere e alla bellezza di essere unici.

L’ingresso è libero e gratuito.




NUOVA LEGGE ELETTORALE

Per passare da una politica di potere ad una di programma

di Giancarlo Infante

PoliticaInsieme.com, 4 settembre 2024. Il sistema elettorale è stato utilizzato per imporre il bipolarismo in Italia. Un elemento funzionale alla contrapposizione tra Berlusconi e i suoi oppositori. Entrambi convinti che la cosa più importante da acquisire fosse la governabilità a scapito della rappresentanza.

Il metodo elettorale del proporzionale andava stretto un po’ a tutti. A destra e a sinistra. Come a quelli del centro, in particolare agli eredi della DC che non capirono, o fecero finta di non capire, che la loro fine sarebbe stata quella dei “Capponi di Renzo”. Ma quel metodo stava stretto anche a tanti soggetti economici e della grande impresa che nei cinquant’anni precedenti, pur imponendo la loro forza, erano stati comunque costretti a fare i conti con i grandi partiti popolari della Prima Repubblica.

Il nuovo quadro politico italiano, emerso esattamente 30 anni fa, era inoltre funzionale a quegli interessi stranieri che, in qualche modo, erano interessati all’avvio di un processo di privatizzazione che non portava ad un ampliamento del mercato, né a una maggiore tutela dei consumatori, ma a un’autentica “spoliazione” dei gioielli di famiglia del nostro paese. E, così, da un gruppo di “capitani coraggiosi” ad un altro, abbiamo assistito al progressivo declino dell’Alitalia, ovviamente profumatamente pagato dagli italiani.

Quello era anche il periodo del cosiddetto “gigantismo bancario” di cui ha fatto le spese un articolato complesso di Casse di risparmio e di piccole banche locali, ma anche quelle più importanti della Sicilia e dell’intero Meridione. Tutte letteralmente scomparse, privando un importante segmento della struttura delle piccole e medie imprese di un fondamentale rapporto diretto con il sistema finanziario.

Potremmo continuare con l’elenco dei “disastri” conseguenti al cambio di “regime”. Come quello della nostra industria chimica. Montedison, ma anche il disfacimento dell’impero Ferruzzi di Raul Gardini, cosa furono se non un fallimento dell’intero sistema Paese? Ed è giunto pure lo spezzatino dell’Iri e, poi, delle cartolarizzazioni dei beni immobiliari pubblici. E abbiamo dovuto scoprire che sono mancati i tanti sbandierati investimenti dei privati così tanto garantiti in sostituzione di quelli pubblici per fare davvero moderna e all’avanguardia l’amata Italia. Così come siamo finiti con il ritrovarci con un’unica marca automobilistica quando, invece, c’era la possibilità di creare una competizione nella produzione delle auto che non sarebbe probabilmente, poi, sfociata nel deserto imprenditoriale di oggi.

Nonostante la lunga presenza di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, non si è avviata una riforma del mondo delle comunicazioni di lungo respiro in grado di mettere il Paese sulla cresta dell’onda dell’evoluzione digitale. Troppo presi dal pensare all’esistente … fatto di tanti interessi di parte. Il fallimento del Piano dell’elettronica Iri – Stet fu una delle tante e definitive conferme. Doveroso, ovviamente, parlare dei duri colpi portati nel frattempo alla qualità e alla dignità del Lavoro, operazione in qualche modo funzionale al nuovo modo di governare i fenomeni del Paese.

A chi dovesse trovare questa disamina troppo impietosa non può che essere rivolto l’invito a comparare la collocazione dell’Italia degli inizi del ’90 nelle classifiche internazionali, quando, ma solo per fare un esempio, il nostro Paese era diventato il quarto più industrializzato al mondo, scavalcando addirittura il Regno Unito. Uno dei risultati pratici  sul piano imprenditoriale, ha riguardato, e riguarda, il Nord est  costretto, com’è oggi, ad una inevitabile integrazione con la Germania, se non ad una vera e propria dipendenza da questa.

Ecco, molte delle cause di questi negativi fenomeni devono essere fatte risalire alle modifiche portate al nostro sistema politico istituzionale e ad una politica quasi esclusivamente ripiegata su se stessa e sui propri equilibri ed esclusivamente interessata all’auto conservazione.

Un sistema che oggi, oltre ai dati negativi di natura economica, non è riuscito ad assicurare la governabilità ed ha più che mortificato la rappresentanza. Al punto che il Parlamento può essere definito un “buco nero” della decisione pubblica a favore di pochi capo partito che ne “nominano” i componenti. In guisa tale che questi non sono affatto i rappresentanti della intera Nazione, come recita la Costituzione, ma di un sistema di potere ben più forte di ciascuno di loro e di tutti loro messi assieme. Da qui l’inevitabile conseguenza di un Paese “eterodiretto” come dimostrano in questi ultimi mesi il diverso sentire degli italiani su temi importanti come la guerra in Ucraina e quella di Gaza, rispetto a quello dei decisori politici, e come dimostra il continuo e malinconico rifugio nell’astensionismo.

Del resto, cosa ci si deve attendere da partiti che da decenni e decenni rinunciano a misurarsi su progetti di medio e lungo periodo, abbandonati come sono alla sola gestione dell’esistente e condizionati, ed interessati, esclusivamente all’ immediato ritorno elettorale. Sia ben chiaro. Non è che una diversa legge elettorale risolverà d’amblée tutti i nostri problemi. Ma è certo che abbiamo bisogno di avviare un processo attraverso cui sia possibile restituire la chiave, la voce, e la capacità di decidere, e di governare, a tutti gli italiani.

Il ritorno al proporzionale consentirebbe la riorganizzazione del sistema politico e dei partiti sulla base di autentiche proposte programmatiche e non solo di potere com’è, invece, oggi. La politica non resterebbe imprigionata nelle mani di pochi e le necessarie coalizioni governative nascerebbero sulla base dei programmi delle forze politiche. Costrette a risolvere e superare le loro contraddizioni e incoerenze, vedi quelle che furono ai tempi dei “Dico” di Bertinotti e Prodi. E che sono evidenti anche oggi, al tempo della destra al potere, in materia di Europa e di rapporti con l’Occidente e con la Russia. Cioè su materie dalla cui evoluzione dipenderà in maniera assai rilevante il prossimo futuro, e la necessità per l’Italia di prendere decisioni di grande importanza strategica per invertire la strada imboccata verso un sostanziale declino.




ABBATTERE I CERVI NON SERVE

Abruzzo, Oipa: annullare delibera regionale

Milano, 4 settembre 2024. L’associazione si unisce all’appello lanciato anche da altre associazioni affinché venga fermato l’abbattimento e venga annullata la delibera. Abbattimenti inutili, decisione che irrompe come un fulmine a ciel sereno. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) definisce la delibera della Giunta della Regione Abruzzo n. 509 dell’8 agosto 2024 che ha approvato l’abbattimento di 469 cervi, tra cui cuccioli, che prevede persino un “prezziario minimo”: un tanto a esemplare, a seconda dell’età e del genere. Tariffe maggiorate per i cacciatori non residenti in Abruzzo. (Vedi tabella in calce).

Secondo l’associazione questa è una delibera tutto inaspettata poiché l’Abruzzo è una Regione che, prima della delibera in questione, aveva gestito la fauna selvatica in modo corretto.

Il problema della convivenza dell’uomo e delle attività agricole con un numero rilevante di questi animali può essere affrontato in maniera diversa. L’abbattimento non risolve il problema: sono disponibili varie misure preventive per evitare gli impatti negativi che gli animali possono avere sul territorio.

L’Oipa si unisce all’appello lanciato anche da altre associazioni affinché venga fermato l’abbattimento e venga annullata la delibera e ci uniamo anche alla proposta d’istituire un tavolo di esperti intorno al quale tutte le parti interessate possano discutere e cercare di trovare soluzioni alternative nel rispetto di questi meravigliosi animali.

La fauna selvatica è un bene indisponibile dello Stato, cioè di noi tutti, ed è tutelata, come tutti gli altri animali, dall’articolo 9 della Costituzione. La Regione Abruzzo torni sui suoi passi anche nel rispetto della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica che ama gli animali ed è contraria alla caccia.




C’È ACQUA, MANCA L’ACQUA

Il punto di Michele Marino, segretario provinciale SI Chieti

Chieti, 4 settembre 2024. In Abruzzo c’è acqua potabile in abbondanza, tanto che si pensa di venderla ad altre regioni. L’acqua manca nelle case perché gli acquedotti sono vecchi: oltre il 60% si perde lungo il percorso. Inoltre, i partiti in molti casi hanno trasformato i troppi enti di gestione in baracche per trombati e clienti. A questo punto per risolvere il problema c’è da fare due cose, per niente semplici.

In primo luogo, occorre rimodernare le reti idriche. Non lo si farà facilmente perché servono investimenti ingentissimi (centinaia di milioni di euro) che i partiti non sono interessati a spendere. Rifare le reti significa privarsi della possibilità di investire in attività politicamente più remuneranti. Invece rifare le reti idriche farà arrabbiare la gente che si vedrà scassare la via sotto casa, mentre i partiti committenti non guadagneranno voti e ringraziamenti (se non dalle imprese appaltanti).

In secondo luogo, occorre che la ristrutturazione delle reti e la gestione sia affidata ad un solo ente regionale, così da consentire sinergie oggi impossibili. Un unico ente dotato di apparecchiature moderne e personale qualificato. Lo vorranno i tanti politici che da presidente o dirigente guadagnano oltre 100.000 euro l’anno?

A fronte di queste due evidenze assistiamo a politici del centro destra che, senza pudore e senza coerenza, protestano contro amministratori del centro sinistra e viceversa, anche qui senza pudore e senza coerenza.

Questa politica partitica meschina e miope ha causato il problema. Se ci si concentra sui singoli episodi locali non si va lontano. Mentre occorre affrontare il problema alla radice.

I partiti di destra e di sinistra dicano la verità: servono molti soldi per rinnovare le reti idriche, serve che i partiti non moltiplichino e si spartiscano le costosissime poltrone: basta un solo ente regionale.

PS Se anche il mio piccolo partito nel passato avesse avuto piccole responsabilità, quanto scritto non risulta meno vero. Discutiamo del sempre più drammatico futuro.