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BANKITALIA: IL PIANO DI RIASSETTO

Fisac-Cgil Abruzzo Molise: “Anche la Banca d’Italia volta le spalle ad Abruzzo e Molise”

Pescara, 23 ottobre 2024. La Banca d’Italia ha annunciato un piano di riassetto della rete delle Filiali presenti sul territorio nazionale. Si tratta di un intervento organizzativo che suscita tanti interrogativi, incertezze e paure sul destino del personale coinvolto e sulle funzioni svolte dall’Istituto al servizio della cittadinanza.

Bankitalia non è nuova a interventi drastici di riassetto della rete territoriale, che dal 2008 in avanti hanno ridotto la presenza sul territorio – prima capillare a livello provinciale – a poche Filiali, spesso una sola per Regione, con una concentrazione dell’attività spinta sempre più verso Roma.

La presenza della Banca d’Italia sul territorio era rimasta fino a questo punto come riferimento istituzionale importante per la cittadinanza, per gli Enti e per le imprese, per le funzioni svolte dalle Filiali – circolazione monetaria, vigilanza prudenziale e di tutela, educazione finanziaria, analisi economica territoriale – e non si avvertiva affatto il bisogno di ulteriori interventi di arretramento e depotenziamento.

Leggendo il Piano intitolato “Sviluppo delle funzioni e adeguamento degli assetti della rete territoriale”, non si percepiscono evidenze del citato sviluppo, mentre è palese il depotenziamento della rete territoriale.

In Abruzzo e Molise saranno oggetto di rimodulazione le Filiali regionali di L’Aquila e Campobasso e quella provinciale di Pescara. Nelle Filiali di L’Aquila e Campobasso verrà soppressa la funzione di gestione del contante. La Vigilanza prudenziale, che il personale di L’Aquila e Campobasso svolgeva in collaborazione col Polo di Roma, verrà sottratta alle Filiali e accentrata sulla Capitale. Alla Filiale di Pescara verrà ulteriormente sottratta l’attività di Segreteria, che verrà nella sostanza completamente accentrata su L’Aquila. Vi rimarrà in via prevalente l’attività di gestione del contante.

La riforma si sostanzia evidentemente in un allontanamento dai territori, in un minor coinvolgimento delle Filiali, in particolare quelle delle zone interne, in un accentramento presso le sedi più grandi.

L’impatto sarà evidente: le filiali delle nostre regioni risulteranno in sovrannumero di organici per via delle funzioni sottratte. Gli addetti e le addette a tali mansioni, fortemente specialistiche e professionalizzanti, tenderanno a cercare un ricollocamento nelle regioni in cui resteranno maggiori funzioni. Anche le funzioni potenziate risultano incerte: l’educazione finanziaria era già svolta dalle filiali di Abruzzo e Molise e la vigilanza di tutela resta un punto interrogativo, visto che non è noto il criterio di assegnazione dei volumi di lavoro da parte della Sede centrale di Roma che, peraltro, così come oggi li assegna, potrebbe domani sottrarli.

A preoccupare maggiormente sono le prospettive future: basti pensare che le stesse funzioni che vengono sottratte a L’Aquila e Campobasso sono state il presupposto per precedenti chiusure di altre filiali e che, in futuro, anche a Pescara potrà essere sottratta l’attività sul contante.

Ciò che maggiormente fa male è vedere come non solo le Banche abbandonino i territori, ma anche le Istituzioni, e come questo processo si accanisca con intensità crescente sulle zone interne, che diventano deserti nella civiltà. La logica dei costi e degli utili che appartiene agli Enti privati non è sempre giustificabile. Non lo è mai quando si parla di funzioni e Istituzioni pubbliche.

Mille e una ragione esistono per giudicare il progetto dannoso per la collettività: il valore della presenza delle Istituzioni e la prossimità ai cittadini, le opportunità occupazionali che vengono sottratte ai territori favorendo la fuga dai piccoli centri, l’assenza di qualunque iniziativa di contrasto allo spopolamento delle aree interne, il conseguente crescente congestionamento dei grandi centri, ormai invivibili, l’indifferenza rispetto alle tematiche ambientali per le maggiori distanze necessarie a raggiungere le sedi, la sottovalutazione della capacità di resilienza davanti a eventi calamitosi, poiché l’attività è concentrata in pochi luoghi.

Nulla di questo sembra importare, quando le uniche direttrici sono l’incremento di utili e il taglio dei costi da parte delle Banche e, oggi, anche da parte della nostra Banca centrale.

La Fisac Cgil Abruzzo Molise continuerà a svolgere la sua azione di denuncia rispetto al processo di abbandono dei territori e di allontanamento dalla cittadinanza, a maggior ragione ora, dal momento che dalle Istituzioni non sembrano giungere segnali di contrasto al fenomeno ma anzi, come accade con la Banca d’Italia, scelte che vanno nella stessa direzione.

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