Chieti, 5 novembre 2024. “A margine della presente una lettera pubblica che ho rivolto 3 settimane fa a Marco Marsilio, presidente della Regione Abruzzo, sulla delibera da parte della giunta regionale abruzzese circa l’abbattimento di 500 cervi. Marsilio si è chiuso dietro un tronfio silenzio sulla questione senza mai mettersi in discussione, in accordo evidente con le lobby dei cacciatori, che lucrano sulle vite di animali inermi, decidendo con una ristretta élite politica di attuare un massacro senza fondamenti statistici reali né giustificabili.” Valentina Coladonato, membro del direttivo di Formiche d’Italia, associazione in difesa degli animali e della vita.
Presidente Marsilio,
forse lei dormirà sonni tranquilli in questo periodo; molti abruzzesi, a causa Sua, no.
Prima di leggere del rinvio del Consiglio di Stato in attesa di decisione finale, ero al computer a scriverle, come hanno fatto in molti, in un ultimo, disperato tentativo di farla tornare sui Suoi passi. Il rinvio poi mi ha soltanto risollevata per un attimo, ma è come sentire comunque in sottofondo il ticchettio di una bomba a orologeria.
Le scrivo per dirle che dal giorno in cui si dovesse iniziare la caccia al cervo, per moltissima gente Lei sarebbe ufficialmente dalla parte dei “cattivi”. Si apre la stagione della caccia (che io abolirei per legge ovunque e a tutti i livelli), e quest’anno leggo che ci saranno in palio anche “trofei” come cuccioli di cervo fino ad adulti, per l’abbattimento dei quali si pagheranno oboli da 50 a 600 euro: così poco vale una vita?
Voi, in Giunta, dovreste rappresentare tutti gli abruzzesi, ma oggi non è così: se avesse indetto un referendum su questo tema, stia sicuro che lo avrebbe perso.
GLI ABRUZZESI QUESTA MATTANZA NON LA VOGLIONO.
Mi chiedo come una persona con la Sua cultura abbia potuto fare una scelta non solo così impopolare, ma soprattutto atroce. Credo, con facilità di pensiero, che Lei non abbia neanche provato ad aprire il dossier che lo scorso 12 settembre l’associazione Formiche d’Italia, presenziata da Gianluca Tursini (imprenditore aquilano), le ha consegnato alla terza Commissione Agricoltura. E’ un vero peccato perché i dati raccolti da Tursini hanno una valenza scientifica, frutto di un alacre e lungo lavoro di ricerca, che sventa statistiche evidentemente falsate che l’hanno condotta alla decisione dello sterminio di quasi 500 cervi, tra adulti e cuccioli. Se lei avesse davvero letto il dossier non avrebbe dato il via a questa operazione.
Se non altro, per esprimere la sua umanità, che oggi non riesco a scorgere.
Un sovrannumero reale di cervi intanto non c’è: sono numeri gonfiati, e forse lo sa già; in ogni caso sarebbe stato più facile (come Le è stato suggerito) spostare gli esemplari eccedenti in un’altra regione piuttosto che lasciarli trucidare. Inoltre le ulteriori baggianate che qualcuno le ha venduto per convincerla sono fumo negli occhi: che i cervi rubino il mangiare agli orsi, quando è noto che si nutrono di cibo ben diverso; che provochino incidenti, che invece non arrivano all’1% di tutti quelli che occorrono in un anno nella nostra regione, non costituendo perciò un pericolo tale da decretare uno sterminio di animali (gli investimenti con l’auto sono più numerosi, e lei che fa,ammazza forse gli automobilisti?); o che i cervi distruggano le colture dei contadini. Anche lì basterebbe alzare delle reti a protezione dei campi di un paio di bifolchi che si sono lamentati delle incursioni degli animali selvatici e che si stanno macchiando di sangue come lo stolto che ha ucciso l’orsa Amarena, cosa che lei stesso definì “un atto scellerato e ingiustificato”. Ora che fa,passa dall’altra parte?
Pensi onestamente se un cespo di insalata coltivata può valere la vita di un cervo.
Ma forse i motivi del decreto sono altri, di interesse politico ed economico?
La decisione della ristretta oligarchia a favore dell’abbattimento dei cervi copre l’Abruzzo intero di una vergogna paragonabile a quella sulla vicenda degli orsi in Trentino e dei lupi in Liguria. Alla fine, come vede, è sempre per mano dell’uomo che la natura subisce crimini efferati, perché l’uomo, l’essere più intelligente della terra, ha anche il potere e l’arroganza di decidere la vita o la morte degli esseri viventi, soprattutto di quelli che non hanno le sillabe per poter esprimere il loro dissenso: gli animali. Essi hanno un linguaggio diverso da noi, ma i sentimenti sono identici, mi creda. Io sono profondamente antispecista, e Lei?
Se ascoltasse la voce di tutta la gente sensibile che sui giornali e sul web si mostra indignata, oggi questi cervi non rischierebbero la mattanza in una delle regioni più belle d’Italia per mano di cacciatori cui lei dà pieno appoggio senza invece chiedere nulla al plebiscito popolare. I cacciatori uccidono per diletto, ed è cosa aberrante; non posso neanche chiamarlo “sport”; lo sport è cosa nobile, questa è disgustosa.
Lei vuole davvero stare dietro a questa lobby di assassini?
La notizia positiva di tutto questo è che Lei ha la possibilità di ritrattare il provvedimento elegantemente, ritrovando consensi in tutta Italia, non solo in ambito locale. Si affretti, perché di tempo non ce n’è più. Tre settimane di rimando per cavilli burocratici volano via. Riunisca la giunta, faccia un vero gesto da signore: dimostri di amare davvero l’Abruzzo, non badi a convenienza politica o economica. E soprattutto arrivi prima che si pronunci il Consiglio di Stato (guardi dove gli animalisti sono dovuti arrivare per difendere la vita…): ci farà bella figura. La natura, con flora e fauna, è l’orgoglio dell’Abruzzo, il nostro fiore all’occhiello. I cervi e le altre specie vanno difesi: Lei può farlo con uno schiocco di dita. Non rientri a casa a sera, dicendo ai suoi cari: “sono dalla parte dei cattivi delle favole”. Le favole sono altra cosa: in questo mondo già troppo a rotoli ci sono anche vite innocenti in gioco, non importa se siano persone o animali.
Non si volti dall’altra parte, è ancora in tempo.
Valentina Coladonato
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