di Filippo Paziente
Chieti, 9 novembre 2024. L’8 novembre, ricorrendo l’81° anniversario del loro sacrificio, abbiamo commemorato gli eroici partigiani Francesco Sciucchi e Antonio Aceto, presso il cippo che li ricorda, eretto l’8 novembre 1945 da Alessandro Sciucchi, padre di Francesco. Erano presenti alcuni congiunti, i sindaci di Bucchianico e Palombaro, dirigenti e soci dell’ANPI e dello SPI. Abbiamo scoperto una pietra della Maiella, donata dall’amministrazione di Palombaro, su cui sono impresse le foto dei due Martiri.
Erano componenti di un nucleo della banda Palombaro operante nella contrada Santa Barbara. Sciucchi, di anni 35, era tenente medico, aveva partecipato alla campagna d’Albania e prestato servizio nell’ospedale militare di Chieti. Aveva tre fratelli, due sposati e uno celibe. Con una radio ricetrasmittente, manteneva i collegamenti con gli inglesi, di cui aveva studiato la lingua. Aceto, di anni 24, aveva quattro figli in tenera età: lavorava come mezzadro nella proprietà del suocero di Carlo Cavorso, fratello di Nicola, uno dei nove partigiani fucilati a Colle Pineta di Pescara l’11 febbraio 1944. Aveva Aveva combattuto in Grecia, in Albania e in Africa. Tornato in patria, si unì al nucleo di Sciucchi, aiutando gli ex prigionieri inglesi ad attraversare il fronte.
In seguito alla delazione di alcune spie prezzolate, furono entrambi arrestati dai tedeschi, trasportati a un paio di Km sotto Bucchianico e fucilati.
L’8 novembre 1943 furono uccisi dai tedeschi altri due partigiani del nucleo di Santa Barbara: Roberto Agostini e Ruggero Carlone, in modo diverso. Carlone era un giovane contadino di 21 anni. Secondo la testimonianza della signora Anna Carlone, sua lontana parente, “cadde falciato dalla mitragliatrice tedesca nel disperato tentativo di proteggere Sciucchi mentre stavano per sparargli”. Trasportato agonizzante all’Ospedale Civile, morì il giorno dopo. Agostini era un colonnello di artiglieria; aveva partecipato alla campagna di Grecia accanto al capitano di artiglieria Trieste Del Grosso. Per la sua esperienza, fu nominato componente del comando militare del Comitato Provinciale di Liberazione. Quando i nazisti spararono un colpo di pistola per segnalare ai camerati la cattura di Sciucchi, il colonnello, che si era rifugiato in una masseria per sottrarsi ai pericoli dei bombardamenti, udito lo sparo, temendo di essere arrestato, cercò di scappare, ma fu raggiunto in pieno da una raffica di mitraglia, che lo stese morto sul posto.
Una riflessione sui tre militari partigiani. Nei territori occupati dai fascisti, al pari degli altri militari italiani, anche loro avevano compiuto rastrellamenti feroci contro i coraggiosi partigiani che combattevano per liberare la loro patria dagli invasori. Dopo l’8 settembre, tutti i soldati furono posti di fronte al dilemma: che fare? Alcuni, i fascisti “duri e puri”, scelsero di restare fedeli a Mussolini e di entrare nella RSI; altri, come Sciucchi, Aceto e Agostini, scelsero di combattere per la libertà della propria patria: dopo aver combattuto a fianco dei nazisti contro partigiani dei territori occupati, divennero partigiani italiani combattenti contro i nazifascisti.
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