PoliticaInsieme.com, 18 novembre 2024. Mala Tempora Currunt. La politica ci sta dando il peggio di sé in tutto il mondo. Oramai, la rozzezza in cui sono scaduta linguaggio e comportamenti sembra costituire un’epidemia condita dalla politica scambiata con la continua propaganda basata sull’assunto che una menzogna ripetuta tante volte finisce per diventare verità. Al punto che già si parla dell’era della “post truth”, la post verità. L’importante è “surfare” sull’onda della polemica ed andare oltre il rispetto delle regole che ci accomunano.
In Italia, in particolare, il doppio binario delle dichiarazioni e la pratica dell’opera concreta, in fondo, sembra pagare molto più del vivere all’insegna rispetto del senso delle istituzioni e del diverso ruolo loro definito dalla Carta costituzionale e dalla tradizione. In fondo, l’astensione della parte raziocinante del Paese favorisce il predominio dei facinorosi di parte. Grave quando questa attitudine pervade i massimi livelli.
Però dovrebbe pur esserci un limite. Ma non sembra che lo si voglia rispettare. Così, mentre Giorgia Meloni cerca disperatamente di portare Raffaele Fitto con il minor danno possibile alla Vicepresidenza della Commissione europea, chiedendo alla sinistra italiana quel supporto che ella negò a Paolo Gentiloni, ogni questione è portata alla estrema conseguenza alla ricerca di uno scontro che praticamente investe tutto.
In queste ore non possiamo ignorare, ed è cosa ben più importante, soprattutto la polemica in corso con la Magistratura. Un conto è la battaglia politica, un altro quello che sembra sia stato avviato già prima dall’insediamento formale dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni nei confronti di un altro Organo fondamentale dello Stato. Tutto cominciò con le dichiarazioni del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che riverberò la possibilità che taluni giudici fossero già pronti a sabotare il Governo. Iniziò così l’ennesima stagione del complottismo, una delle pratiche più consuetudinariamente presente nella nostra storia patria.
La successiva cronaca ci ha detto che non è stato proprio tutto così. Gran parte delle vicende pubbliche che hanno assunto anche un aspetto giudiziario, in cui sono finiti coinvolti la destra ed esponenti governativi, sono state create da loro stessi. Santanchè, Donzelli Delmastro, Sangiuliano, e via dicendo: tutte storie frutto dei fatti, non certo dalla Magistratura. E persino l’ultimo caso di dossieraggio, che ha del clamoroso visto che si è provato anche a violare la privacy del Quirinale, ci rivela della lotta al coltello che, per motivi ancora da chiarire, colpisce tutto l’arco costituzionale, oltre che tante altre persone che con la politica hanno poco da fare. Una lotta all’ultimo sangue che sembra rivelare l’esistenza di un conflitto tra molte figure interne alla stessa destra.
Una brutta Italia, insomma, che andrebbe raddrizzata in qualche modo. A partire dalla riscoperta dei fondamenti costituzionali che invitano a ritrovare attorno al ruolo e alla dignità delle istituzioni un elemento di garanzia che non può venire meno, come invece accade, per lo stato di clima elettorale che quotidianamente si coltiva.
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