Pescara, 11 dicembre 2024. Quando si realizzano opere stradali, buona parte del lavoro è già stato fatto, prima, nella ricerca delle necessità, delle risorse economiche, degli obiettivi funzionali, nei calcoli, nella progettazione. Poi, come si dice, viene la “messa a terra”, nella certezza di aver considerato e valutato tutte le opzioni di fattibilità e di rispondenza dell’opera alle esigenze degli utenti.
E allora, per venire subito al sodo, mi chiedo: come è stato possibile lasciare per tanti anni l’arteria stradale di collegamento tra Pescara e Francavilla, zona a sud della Riserva Dannunziana e retrostante il quartiere di Villaggio Alcyone, senza marciapiedi? Come lo è ancora oggi, con un tratto ancora più invalicabile nella zona di raccordo con lo svincolo a trombetta (prossimo all’abbattimento). Eppure siamo in presenza di una arteria urbana, che collega due comuni che si toccano senza soluzione di continuità, se non fosse per l’area protetta della Riserva.
A mio rischio e pericolo, ho provato a farla, anche più di una volta, a piedi, ma anche in bici, nelle vesti quindi di utente vulnerabile. Provenendo da sud, il marciapiede si interrompe su entrambi i lati all’altezza di Via Celommi, poco prima del sottopasso ferroviario, per poi tornare ad essere parzialmente disponibile ben 700 metri dopo, nei pressi del cancello di ingresso/uscita sud della Riserva Dannunziana.
Lungo questo tragitto ci sono, come già detto, un lungo sottopasso ferroviario e addirittura una fermata del bus (il 21), con una panchina in mezzo all’erba. Inoltre, da tantissimi anni e a cavallo di Fosso Vallelunga, lo svincolo a trombetta vi è connesso con le rampe di ingresso e di uscita, modello raccordo autostradale (ora funzionalmente dismesse). L’intero tratto è in sostanza interdetto all’utenza vulnerabile, come fosse delimitato da un muro che, come dicono certi cartelli di presidio delle zone militari, è vietato oltrepassare!
Sarebbe ora necessario porre fine a detta condizione di esclusione, soprattutto per la vicinanza dell’area protetta della Riserva della Pineta Dannunziana, luogo di grande frequentazione di persone che paradossalmente, ma forse anche indotti dall’assenza di altre opportunità, vi si recano in auto.
L’abbattimento del tratto stradale in sopraelevata della circonvallazione dovrebbe trainare un ripensamento complessivo dell’intera viabilità, soprattutto a favore dell’utenza più vulnerabile, e magari anche dei residenti, a cui andrebbe riservato uno spazio agevole, protetto e sicuro, esclusivo possibilmente, al riparo dagli automezzi di cui bisognerebbe invece gestire la riduzione, con azioni anche restrittive, come la limitazione della velocità, interventi di dissuasione visiva, mitigazione, divieti, compensazioni, ma anche con campagne motivazionali modello “nudging” (aiutare gentilmente a capire e a fare).
La restituzione di un’opera stradale da parte di una impresa all’ente appaltante, come nel caso di un Comune, avviene non prima che la stessa venga sottoposta a collaudo. Tra le prove, quella del pedone, ma anche delle bici, e magari dei residenti delle zone circostanti, non dovrebbero mai assolutamente mancare.
Giancarlo Odoardi Esperto Promotore Mobilità Ciclistica (EPMC)
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