ALLA BORSA INTERNAZIONALE DEL TURISMO DI MILANO

Promuovere le bellezze della via Verde, della Costa dei Trabocchi e del borgo medievale

Rocca San Giovanni, 5 febbraio 2024.  Promuovere le bellezze della via Verde, della Costa dei Trabocchi e del borgo medievale: con questo intento il sindaco di Rocca San Giovanni Fabio Caravaggio e alcuni amministratori stanno partecipando alla Borsa Internazionale del Turismo (Bit) di Milano.

“C’è un numero crescente di turisti che apprezzano le nostre ricchezze e hanno voglia di scoprire il territorio e l’intero Abruzzo”, queste le parole del primo cittadino Caravaggio che aggiunge: “La partenza del Giro d’Italia dell’anno scorso sicuramente ci ha aiutato molto così come il lavoro di squadra fatto con gli altri comuni. Credo che siamo sulla strada giusta e dobbiamo continuare a percorrere il cammino della promozione con costanza e tenacia, proprio come abbiamo fatto finora”.

Parlando di turismo, Rocca San Giovanni offre degli itinerari che spaziano dalla natura alla storia. “L’abbinamento che il nostro paese, che è uno dei borghi più belli d’Italia, offre, spazia dal mare alla ricchezza del centro storico. È una particolarità alla quale teniamo molto che ci fa ribadire come il territorio possa essere visitato in tutte le stagioni – spiega il sindaco Fabio Caravaggio -. Poi abbiamo le 4 vele di Legambiente che confermano la qualità e la bellezza del nostro mare”.

“L’attrattiva turistica di Rocca San Giovanni si completa con l’aspetto enogastronomico – aggiunge il sindaco – che parte dai numerosi vigneti, uliveti e agrumeti e che si traduce in eccellenti prodotti molto apprezzati dai visitatori”.

Sono più di trenta gli operatori turistici provenienti da tutto l’Abruzzo che in questa edizione della Bit – dal 4 al 6 febbraio – stanno presentando progetti di valorizzazione e promozione del territorio, grazie al coordinamento congiunto dell’Assessorato regionale al Turismo e delle Camere di Commercio Chieti-Pescara e Gran Sasso d’Italia (L’Aquila-Teramo).




SEDE VIGILI DEL FUOCO SIA PARTE DELL’ATENEO

Il candidato sindaco sulla vendita dell’edificio della Provincia che ospita la caserma: “Si lavori su un grande campus universitario”.

Pescara, 5 febbraio 2024. “Il Comune di Pescara deve rinunciare all’assurdo ed irrazionale spostamento di una parte dell’Università nelle aree adiacenti al porto turistico e, nel contempo, mettersi immediatamente a disposizione della Provincia e dell’ateneo per integrare nel suo nuovo polo l’attuale caserma dei Vigili del fuoco, per la quale andrà trovata una migliore e più funzionale collocazione. La nostra università è attesa nei prossimi anni da sfide cruciali. Il Comune deve essere al suo fianco convincendo la Provincia e la Regione Abruzzo a sedersi attorno ad un unico tavolo, perché dal futuro della sua università dipende il suo stesso futuro”. Lo afferma il candidato sindaco di Pescara per il centrosinistra, Carlo Costantini, a proposito dell’iter per la vendita, da parte della Provincia, della struttura che attualmente ospita il Comando dei Vigili del Fuoco e del rapporto tra la città e l’università.

Il punto, stamani, nel corso di una conferenza stampa nella Sala consiliare del Comune. Costantini ha ricostruito la vicenda ed ha ricordato che “la Provincia di Pescara ha manifestato il proprio intento di mettere all’asta l’immobile che ospita la Caserma dei vigili del fuoco di viale Pindaro, dopo avere tentato, vanamente, un’interlocuzione con il Comune di Pescara. La decisione della Provincia di fare cassa, avendo valutato il bene circa 4.5 milioni di euro – ha detto il candidato sindaco – può sembrare legittima, se posta in relazione agli oneri dei quali fino ad oggi è stata costretta, da sola, a farsi carico. Lo è molto meno, se posta in relazione alla natura strategica di quel sito per lo sviluppo della nostra università e la realizzazione di un grande campus universitario. In ogni caso, il Comune di Pescara si conferma il grande assente. Ha preso una sola decisione e pure sbagliata”.

“Di fronte a scelte così strategiche per il futuro di Pescara e del suo sistema universitario – ha detto Costantini – abbiamo deciso di mettere subito le cose in chiaro. Siamo e resteremo contrari al tentativo di spostare una parte dell’Università a ridosso del Porto Turistico (aree ex Cofa). Siamo e resteremo favorevoli all’espansione della nostra università e alla realizzazione di un campus universitario nell’area di viale Pindaro, che inglobi in primo luogo quella attualmente occupata dalla Caserma dei Vigili del Fuoco”.

“L’avere consentito la realizzazione della Caserma della Guardia di Finanza costituisce un sacrificio già troppo grande, per le vocazioni di quell’area. Richiederne un altro – ha proseguito – sarebbe davvero troppo. Del resto, il Comune di Pescara ha già operato le proprie scelte con il Masterplan del Polo della Conoscenza e le attività economiche ed i residenti di Via Marconi hanno già pagato un prezzo altissimo per il tentativo, non riuscito, di favorire il trasporto pubblico di massa nella direzione di viale Pindaro. Sarebbe, quindi, del tutto illogico ed irrazionale spostare una parte dell’Università a ridosso del Porto Turistico, che migliaia di studenti, docenti, operatori e visitatori sarebbero costretti a raggiungere con mezzi privati, così aggravando ulteriormente i già fragili equilibri sui quali poggia l’attuale sistema della mobilità”.

“Oggi la competitività e l’attrattività del nostro sistema Universitario si misurano anche e soprattutto sulla qualità dei servizi, ai quali il Comune deve riservare un’attenzione prioritaria, se davvero vuole porre l’università nella condizione di ospitare centri di ricerca ed erogare servizi al nostro sistema economico, sociale e produttivo, che vadano oltre la sola formazione”, ha concluso Costantini.




IL 32° PREMIO NAZIONALE BORSELLINO

Il vicecapo della Polizia, il prefetto Vittorio Rizzi: “Seminiamo legalità, i nostri ragazzi sono il futuro”

Teramo, 5 febbraio 2024. Riparte dalla città che lo ha tenuto a battesimo il Premio nazionale Paolo Borsellino, giunto al 32esimo anno di impegno sociale e civile ed organizzato dall’Associazione Società Civile (prima associazione della provincia di Teramo, insieme al Wwf, ad essere riconosciuta meritevole d’iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo Settore – vedasi scheda allegata).

Ad illustrare il fitto programma di incontri, spettacoli, iniziative pubbliche e momenti di riflessione, è stato il Prefetto Vittorio Rizzi, vicedirettore generale vicario della Pubblica sicurezza (vicecapo vicario della Polizia di Stato), accolto dalle massime autorità civili locali e regionali, autorità militari e religiose oltre ai rappresentanti del mondo della Scuola, all’interno della corte interna della

Biblioteca Delfico a Teramo.

Al suo fianco, il vicario del Prefetto di Teramo, il dottor Alberto Di Gaetano, il questore Carmine Soriente, il procuratore del tribunale dei minorenni dell’Aquila, David Mancini e l’assessore regionale alle Politiche Sociali e alla Pubblica Istruzione Pietro Quaresimale.

“Abbiamo ancora tanta strada da fare per raggiungere livelli sempre più alti di legalità, ma non bisogna stancarsi di parlare ai nostri ragazzi, a chi deve gestire le insidie di un mondo virtuale con

strumenti concreti che devono richiamare i valori dell’impegno civile”, ha dichiarato Rizzi rivolgendosi ad una rappresentanza di studenti in sala e che lo ha accolto con uno striscione.

Il Premio Borsellino, dopo il ciclo di incontri appena conclusi sulla Giornata della Memoria, porterà

a Teramo il pullman della Polizia Stradale davanti alle Scuole teramane domani, 6 febbraio, mercoledì 7 febbraio e giovedì 8 febbraio nell’ambito del progetto regionale “Abruzzo contro il bullismo” e all’interno della campagna di sensibilizzazione per la legalità (si allega il programma dettagliato delle tre giornate) La cerimonia conclusiva del Premio si svolgerà a fine ottobre, dopo mesi di eventi, spettacoli e incontri incentrati, oltre che sul tema della Shoah e del Bullismo, su Memoria, Ambiente e commemorazione dei caduti delle stragi di Capaci e via D’Amelio




PISTA PIÙ LUNGA E PIÙ SICURA per Abruzzo Airport

Prendono il via le attività per l’allungamento della pista di 386 metri

San Giovanni Teatino, 5 febbraio 2024. Abruzzo Airport avrà una pista più lunga. Oggi si è svolta la cerimonia inaugurale che sancisce il punto di partenza delle attività che porteranno all’infrastruttura abruzzese un tracciato più lungo di 386 metri, a cui hanno preso parte, tra gli altri, i membri del CdA della Società di Gestione Aeroportuale, il direttore generale Luca Bruni, il presidente della Regione Marco Marsilio, il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri, i sindaci di Pescara, Carlo Masci e di San Giovanni Teatino, Giorgio Di Clemente, il presidente della Provincia, Ottavio De Martinis, e Grazia Caligiore, funzionario Enac.

L’estensione della pista fino a 2 km e 800 metri circa consente l’aumento della corsa al decollo in direzione mare. Con l’occasione verranno adeguate le superfici di sicurezza per gli atterraggi da direzione mare. Tutto questo si tradurrà in un incremento della sicurezza, ma anche aprirà la possibilità di accogliere nello scalo abruzzese voli intercontinentali.

Per la realizzazione dell’opera sono stati effettuati gli espropri di terreni che erano destinati all’uso aeroportuale fin dal 2006. Gli interventi sono finanziati attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014/2020 di 7 milioni e mezzo, circa, cifra che copre anche le attività di esproprio necessarie. Le opere affidate alla Rti composta dalla Laghetto Conglomerati di Roma, Zappa Benedetto srl di Sulmona e Appalti Engineering di Elice hanno un importo di 4 milioni 720 mila euro circa.

“Con questa giornata”, commenta Alessandro D’Alonzo, vicepresidente della Saga, “cogliamo un obiettivo centrale per lo sviluppo di Abruzzo Airport, atteso da almeno 20 anni. L’allungamento della pista è un’opera che va innanzitutto nella direzione della sicurezza, adeguando le superfici per gli atterraggi e le attrezzature di avvicinamento strumentale, rendendo l’aeroporto più appetibile nei confronti dei vettori. Al tempo stesso ci consente di aprire la nostra regione al mondo, andando a guardare anche i voli intercontinentali. Avere a disposizione una pista più lunga significa far partire aerei con un carico maggiore, anche di carburante, e quindi raggiungere mete più lontane. Il 2023 si è concluso con record di passeggeri da 872.700, che ci ha riempito di orgoglio e che ci fa guardare all’obiettivo del milione con concretezza. Ora questo allungamento è un passo in avanti in più”.

“Questa era una delle grandi incompiute che molti si erano rassegnati che non si sarebbe mai fatta”, ha sottolineato Marco Marsilio, presidente della Regione. “Con questo giorno di festa abbiamo smentito i profeti di sciagure, lavorando a fondo perché non era facile. È stato un gioco di squadra da cui è l’Abruzzo a uscire vincitore. Avere una pista intercontinentale apre prospettive enormi, anche considerando il fatto che l’aeroporto di Ciampino è sempre più saturo e noi saremo pronti a raccogliere la crescita del trasporto aereo. Dopodomani”, annuncia poi il presidente, “nell’accordo di coesione, finanzieremo la realizzazione di un impianto fotovoltaico e il raddoppio del parcheggio, con un ulteriore investimento di sette milioni di euro”.

Le opere consistono nella realizzazione di una nuova recinzione perimetrale, nel rinforzo dei terreni su cui insisterà il nuovo tratto di pista e le superfici di sicurezza, nella realizzazione di una nuova porzione di strada perimetrale, nel rinforzo dei sottoservizi, verrà realizzato un nuovo tratto di pavimentazione della pista, con una racchetta finale per l’inversione di marcia degli aeromobili. Contestualmente verranno spostate le attrezzature di avvicinamento strumentale, ILS Cat.3 che l’Enav andrà a rimodernare. Infine, verrà apposta segnaletica orizzontale, verticale e luminosa. Le lavorazioni avranno una durata di quattro mesi e mezzo, al netto di eventuali sospensioni per consentire il regolare traffico aereo nei mesi di punta della stagione estiva.




LE NOSTRE PROPOSTE PER IL VINO ABRUZZESE

Martedì 6 febbraio al Caffè Vittoria di Chieti

Chieti, 5 febbraio 2024. Martedì 6 febbraio (ore 10,30) al “Caffè Vittoria” in corso Marrucino a Chieti, si terrà una conferenza tematica sul settore agricolo abruzzese. A lanciare le proposte relative a progetti, finanziamenti e prospettive future del vino abruzzese saranno:

Chiara Zappalorto, attuale assessore all’Ambiente e alla transizione Ecologica, Verde pubblico, Politiche comunitarie, Pari opportunità al Comune di Chieti e candidata nella lista del Partito Democratico alle prossime elezioni regionali.

Angelo Radica, sindaco di Tollo e presidente nazionale “Città del Vino”

Silvio Paolucci, consigliere regionale del Partito Democratico.

«La bellezza della nostra regione – spiega Zappalorto – è intrinsecamente legata all’importanza dell’agricoltura, e riteniamo che il vino e i nostri produttori ne siano la testimonianza più profonda e vera».




CONQUISTARE IL SECONDO STORICO MANDATO

Entusiasmo e invito ad andare avanti. Tour di ascolto di Sabrina Bocchino già in 40 comuni della provincia di Chieti. Le tappe dei prossimi giorni

Vasto, 5 febbraio 2024. Consigliere e candidata della lega proseguono con nuovi incontri in altri centri. “i cittadini sanno del buon lavoro fatto negli ultimi cinque anni

“Ovunque respiriamo  entusiasmo e chiari inviti ad andare avanti a testa bassa nella fase decisiva della campagna elettorale”. Il tour di ascolto di Sabrina Bocchino, consigliere regionale ricandidata con la Lega alle prossime elezioni in programma il 10 marzo in Abruzzo, ha già toccato 40 comuni della provincia di Chieti e nei prossimi giorni proseguirà con altri appuntamenti in programma nel territorio.

In particolare: domani martedì 6 febbraio, alle 11:30, a Pretoro; venerdì 9 febbraio, alle 18, a Bucchianico; sabato 10 febbraio, alle 18, a Monteodorisio; il 12 febbraio, alle 18, a Pollutri.

“Il mio tour di ascolto tra i centri della provincia di Chieti ha già toccato 40 comuni. Ho raccolto tanti attestati di stima e ricevuto un sostegno così forte che non posso che proseguire con lo stesso entusiasmo, incontrando cittadini e sostenitori del nostro splendido territorio. Insieme continueremo a scrivere le pagine più importanti del programma che ci condurrà in Regione per il secondo storico mandato finalizzato a proseguire con il percorso di crescita avviato in questi ultimi 5 anni dalla Lega insieme alla coalizione di centrodestra – spiega Bocchino – i cittadini sanno del nostro buon lavoro negli ultimi cinque anni”.




LA TESI E IL DIPLOMA IN EPMC

Piattaforma di valutazione dei servizi dedicati alle biciclette e a chi le usa

Pescara, 5 febbraio 2024. Sabato 3 febbraio, presso la Sede del Corso di Laurea in Scienze Motorie del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’Università degli Studi di Verona, si è concluso il 10° Corso di perfezionamento e aggiornamento professionale per la qualifica di “Esperto promotore Mobilità Ciclistica”.

Ben 63 gli attestati assegnati, con tesi sviluppate su argomenti vari e di grande interesse. Tra queste anche quella relativa all’Osservatorio sulla Mobilità Ciclistica “OSMOCI” per cui, in questo modo, si è chiusa la fase di ricerca e di sperimentazione. Ci si appresta ora, dopo una rivalutazione descrittiva e a una più ampia presentazione dei dati, a sviluppare una parte più sistematica ed esplorativa di possibili interessi attuativi e collaborativi, perché la modularità progettuale prevista trovi applicazione in altri contesti territoriali e operativi.

Giancarlo Odoardi, esperto promotore mobilità ciclistica

OSMOCI prende corpo all’interno del Corso di Formazione post-universitario dell’Università degli Studi di Verona, e in particolare di perfezionamento e aggiornamento in: “Esperto promotore della mobilità ciclistica – EPMC“. Ideatore, curatore e referente del progetto è Giancarlo Odoardi. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito: www.osmoci.it e sulla relativa pagina FB




IL PIANO MATTEI…

… buone intenzioni con le gambe corte o propaganda?

di Maurizio Cotta

Politicainsieme.com, 5 febbraio 2024. Ci sono ottime ragioni per mettere a fuoco l’Africa e i suoi problemi. Molti paesi europei (tra i quali anche l’Italia) hanno gravi responsabilità per il periodo coloniale, le condizioni di vita e il rispetto dei diritti umani fondamentali sono gravemente deteriorati in vaste aree del continente, dall’Africa arriva una parte molto rilevante dell’immigrazione irregolare, ma anche molte risorse naturali indispensabili che attirano le attenzioni predatorie delle grandi potenze, e via discorrendo.

In prima battuta la decisione del governo di mettere con il “Piano Mattei” l’Africa ai primi posti della sua agenda è certo da condividere. Ma subito dopo ci si deve chiedere se si tratta di una iniziativa che ha la adeguata serietà che il tema richiede o se si tratta di una bandierina da sventolare. Lasciamo al futuro la risposta, ma rileviamo sin da ora alcuni problemi. Le risorse introdotte (si parla di 5 miliardi, dirottati da altri fondi) appaiono piuttosto esigue. In secondo luogo, ha senso che un piano con simili ambizioni sia una iniziativa nazionale? o non sarebbe meglio farne uno strumento per stimolare una più vigorosa azione di tutta l’Unione Europea e in questo caso il coordinamento con altri paesi (in primis la Francia la cui presenza in Africa non può essere dimenticata) dovrebbe far premio sul protagonismo nazionale?




PATRIMONIO CULTURALE IN ABRUZZO

Volano per il turismo delle radici

L’Aquila, 5 febbraio 2024. Evento in programma a L’Aquila, giovedì 8 febbraio alle ore 16, presso l’Auditorium della Fondazione in Corso Vittorio Emanuele, 196.




PIAZZA STRAPIENA PER L’INAUGURAZIONE del comitato elettorale di Carla Zinni

L’On. Fabio Roscani a sostegno della Zinni: “È importante il 10 marzo accordare fiducia a Carla”

Pollutri, 5 febbraio 2024. Una piazza piena per Carla Zinni, candidata di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale d’Abruzzo ieri, a Pollutri, in occasione dell’inaugurazione del suo comitato elettorale. Una iniziativa che si è trasformata in un vero comizio di piazza, visto il numero straordinario di persone presenti per sostenerla.

L’On. Fabio Roscani è intervenuto a suo sostegno sottolineando come Carla sia “prima di tutto un’amica, una persona con la quale mi sono confrontato tante volte per i problemi del territorio. È importante e fondamentale accordare, il 10 marzo, la fiducia a Carla Zinni”. Anche Nicola D’Ambrosio, Presidente nazionale di Azione Universitaria ha preso la parola durante la cerimonia di inaugurazione del comitato elettorale dicendo come “è un’opportunità grande avere la candidatura di Carla in lista, e per noi è stato semplice e sin dal primo momento stare dalla sua parte”. Il Sindaco di Monteodorisio, e Consigliere provinciale, Catia di Fabio, ha speso parole in favore della Zinni: “È una persona sulla quale poter contare, con la quale abbiamo condiviso battaglie; Carla è sempre stata presente, coerente, Carla è una amministratrice preparata”.  Tra gli interventi, quello di Roberto Miscia, Consigliere comunale di Chieti e coordinatore regionale di Gioventù Nazionale, Antonio Di Martino, Assessore del Comune di Pollutri e del Sen. Etelwardo Sigismondi, coordinatore regionale del partito di Giorgia Meloni che ha chiosato come “sono sicuro che il 10 marzo per Carla sarà un trionfo”.

Non ha nascosto l’emozione Carla Zinni, nel suo intervento:  “Devo dire che l’emozione di oggi, di inaugurare il comitato elettorale qui a Pollutri ha un gusto davvero particolare, per me. Una sensazione, non so se a qualcuno di voi è mai capitato, come di sentire profumi, di vedere i colori, con gli occhi di un bambino; come fare un tuffo nell’età in cui si è piccoli, quella che ognuno di noi porta nel proprio cuore. Perché è qui, a Pollutri, che sono cresciuta; è qui che ho frequentato l’asilo, con Suor Pia; è qui che ho trascorso le estati della mia infanzia; è qui che venivamo in colonia; è qui, che non sono mai mancata ad ogni festa. È questo, il luogo che ha dato i natali a mio padre, che oggi, tra quelle nuvole bianche che se alziamo lo sguardo scorgiamo, mi starà con orgoglio dando il suo in bocca al lupo, con la fierezza di vedere che le sue origine non le abbiamo mai dimenticate”.




SEI DOMANDE PER IL PARCO NAZIONALE DELLA MAIELLA

Pescara, 5 febbraio 2024. Ne è passata parecchia di acqua sotto i ponti dalla nostra conferenza stampa del 16 novembre scorso in cui abbiamo illustrato la situazione, a dir poco imbarazzante, prodotta dalla mancata nomina, ormai da oltre 12 anni, del Direttore dell’Ente Parco Nazionale della Majella, causata dagli organismi direttivi del parco.

In questi mesi abbiamo registrato sull’argomento dichiarazioni di diversi amministratori e politici, articoli di stampa, osservazioni puntuali di altri soggetti e un circostanziato “Atto di Sindacato Ispettivo” del Senato della Repubblica Italiana pubblicato il 30 novembre 2023 a cura dei senatori Di Girolamo, Sironi, Marton e altri. Insomma, non vi è alcun dubbio che abbiamo fatto centro nel denunciare un sistema di gestione dei beni comuni molto discutibile e nell’aver posto all’attenzione di tutti il tema importantissimo dei parchi abruzzesi.

Ebbene, nonostante le bocciature del Ministero, del TAR Abruzzo, le censure, le cause perse, gli esposti alla Corte dei conti e al Tribunale, le varie richieste di commissariamento e quant’altro, l’Ente Parco della Majella non ha modificato di una virgola la sua strategia amministrativa e continua a seguire imperterrito una strada che danneggia gravemente il parco e la comunità abruzzese. Di più, a seguito della pubblicazione del verbale del Consiglio Direttivo del 19 dicembre scorso, abbiamo appreso che il Parco ha nuovamente disatteso la richiesta del Ministero di designare, entro 15 giorni, i nominativi dei tre candidati idonei a alla carica di direttore.

Perché siano ancora più chiari, a noi e a tutti, i termini della questione, abbiamo stilato sei domande alle quali ci piacerebbe che gli organismi direttivi del Parco della Majella rispondessero pubblicamente, in maniera chiara e senza fantasiose divagazioni. Eccole:

La nomina dei Direttori degli Enti Parco Nazionali è disciplinata dall’art. 9, comma 11, della legge 394/91, ai sensi del quale: “Il Direttore del Parco è nominato, con decreto, dal Ministro dell’Ambiente, scelto in una rosa di tre candidati proposta dal consiglio direttivo tra soggetti iscritti ad un albo di idonei all’esercizio dell’attività di direttore di parco istituito presso il Ministero dell’Ambiente, che non ha scadenza, al quale si accede mediante procedura concorsuale per titoli”. Perché Presidenti e Consigli Direttivi dell’ente Parco si ostinano da 12 anni ad eludere la legge, contro due sentenze del Tar Abruzzo e provvedimenti del Ministero vigilante, arrogandosi un diritto inesistente: quello di attribuire arbitrariamente patenti di non idoneità a candidati idonei? E perché si ostinano a parlare di graduatorie scadute come se si trattasse di un concorso espletato, quando invece si tratta di un semplice elenco di nomi di idonei da cui attingere? 

Sulla base di quale criterio l’Ente Parco, per ben due volte (2018 e 2023) ha inserito, nella terna proposta al Ministro dell’Ambiente, soggetti non idonei a ricoprire il ruolo di direttore? In particolare, per quale motivo, nell’ultima terna proposta, pure conoscendo l’età anagrafica dei candidati, ne ha designati due che avevano superato l’età pensionabile da tempo?

Perché l’Ente Parco, nella terna del 2018 ha designato un candidato, mentre in quella successiva del 2023 lo stesso candidato è stato inspiegabilmente ritenuto non idoneo?

Chi ha pagato i costi sostenuti per remunerare gli avvocati del libero foro incaricati di seguire le cause temerarie intentate dall’Ente Parco della Majella per non avere voluto nominare uno degli idonei che partecipano alla selezione? Chi pagherà l’indennizzo per i danni subiti, richiesti dal candidato che ha citato in giudizio l’Ente davanti al TAR Abruzzo, vincendo la causa?

In più occasioni il Ministero dell’Ambiente e quello dell’Economia e Finanze hanno ribadito che, nelle more dell’iter di nomina dei direttori dei Parchi, considerato che tale procedura dovrebbe svolgersi in tempi ristretti, gli Enti possono nominare direttore facente funzione, a rotazione, funzionari con contratto a tempo indeterminato, responsabili di Area e titolari di posizione organizzativa, per un periodo massimo di un anno, senza oneri per l’Ente Parco, così da impedire l’instaurarsi di un rapporto di lavoro continuativo ed esclusivo con i relativi oneri aggiuntivi.  Perché per 12 anni l’Ente Parco ha affidato l’incarico di direttore facente funzione, senza alcuna scadenza e rotazione, a soggetti non rientranti in questo principio categorico?

Chi pagherà le somme che sarà necessario versare per compensare la differenza fra l’attuale retribuzione e quella di Direttore di Parco, all’attuale facente funzione in carica, che ricopre questo ruolo in maniera continuativa ed esclusiva dal novembre 2018 ad oggi?

Attendiamo fiduciosi le risposte.

USB Pubblico Impiego

Federazione Abruzzo e Molise




LE BORSE DI STUDIO

Luciano D’Amico e il dibattito social

Pescara, 5 febbraio 2024. La Regione Abruzzo ha finanziato l’Università degli Studi di Teramo per l’attivazione di un Corso di laurea triennale in Diritto dell’ambiente e dell’energia; e l’Università, nella sua legittima autonomia, ha affidato al professor Enzo Di Salvatore la progettazione dell’offerta formativa e il coordinamento del corso. Un lavoro svolto egregiamente, come si evince dall’alto numero di iscritti e dai riconoscimenti ottenuti dal Corso e dallo stesso Docente, tra cui il Premio Internazionale Sustainability & Excellence Euro Med Awards.

La questione, però, negli ultimi giorni ha sollevato un dibattito politico, a seguito di uno scambio di commenti avvenuto sui social network tra lo stesso Di Salvatore e il Presidente del Consiglio regionale, impegnato nella campagna elettorale per la sua rielezione.

Sulla vicenda interviene Luciano D’Amico, Candidato alla presidenza della Regione per la coalizione Patto per l’Abruzzo: “Suona stridente il commento del Presidente uscente del Consiglio regionale, con cui, ricorrendo alla locuzione latina pecunia non olet, stigmatizza le legittime riflessioni del professor Di Salvatore, riferite a quanto da lui asserito nel corso di un comizio elettorale sul finanziamento delle borse di studio. Con il commento, il Presidente del Consiglio regionale sottolinea, inoltre, quasi ne fosse una colpa, che il Professor Di Salvatore, nel suo tempo libero e in qualità di libero cittadino, scriva il programma elettorale della coalizione Patto per L’Abruzzo, che mi vede candidato Presidente, nonostante sia docente di un Corso di laurea che annovera tra i co-finanziatori la Regione Abruzzo.

Sono affermazioni che non passano inosservate perché contrastano con la Costituzione italiana, che garantisce la libertà di espressione e di opinione.

Piuttosto sarebbe stato grave se il professor Di Salvatore, al mio invito di collaborare per la stesura del  programma elettorale di Patto per l’ Abruzzo, avesse declinato l’invito perché  lo schieramento era alternativo all’attuale governo regionale.  E non c’ è nessuna incompatibilità o inopportunità, rispetto a dei diritti tanto importanti, che chi li invoca dimostra di non conoscere la Carta costituzionale.

È importante sottolineare che le risorse della Regione devono essere impiegate per il bene dei cittadini e non per conquistare una qualche fedeltà elettorale. È impensabile e anacronistico immaginare che un dipendente pubblico di qualunque categoria, nell’esercizio del suo ruolo o del suo tempo libero, debba sentirsi vincolato perché, direttamente o indirettamente, interseca quei progetti che sono sostenuti dalle istituzioni pubbliche.

Ipotizzare questa sorta di sudditanza, seppur solo nella sfera dell’espressione, significherebbe riportare il Paese a una modalità di gestione del consenso politico del ventennio più buio della nostra storia” conclude.




LA SCHLEIN IGNORA LA STORIA

Campagna senza argomenti e senza contenuti, fatta di mera demagogia

di Riccardo Leone, responsabile organizzazione DC

L’Aquila, 5 febbraio 2024. Se questo è il livello e il tenore del confronto politico, il Pd può solo augurarsi di fare presto un cambio di segretario nazionale. Quando la Schlein apre bocca si verificano situazioni imbarazzanti, grottesche, ridicole.

E in politica si può tollerare quasi tutto, ma non il ridicolo.

Quando la Schlein attacca il governatore uscente dell’Abruzzo Marsilio, uomo di provata capacità amministrativa e di indiscusso valore politico, ci troviamo di fronte ad una dispensatrice di Demagogia spiccia, tipica di chi è senza storia e senza cultura politica.

Davvero viene voglia di replicare: ma da che pulpito viene la predica?

La Schlein forse ignora che il centralismo democratico, di staliniana memoria, appartiene alla cultura del partito di cui è segretaria?

Capiamo che lo sia diventata da semplice cittadina, da militante senza tessera e senza storia, ma almeno si aggiorni prima di dare del cornuto all’asino. A proposito di appartenenze, la Schlein critica l’Abruzzese Marsilio, che ha vissuto a Roma, di venire da Roma.

Suona strano da una globalista come lei che viene dalla Svizzera, eppure è stata vicepresidente della Regione Emilia e oggi fa il segretario nazionale di un partito in Italia. Noi in Abruzzo come lista UDC-DC sosteniamo Marsilio con convinzione e faremo una campagna elettorale all’insegna del lavoro, della sanità e della buona amministrazione.

Il centrosinistra sta purtroppo ricalcando la campagna elettorale della volta scorsa, una campagna senza argomenti e senza contenuti, fatta di mera demagogia. Noi per onestà intellettuale non parliamo male di D’Amico, professore stimabile, ma vittima di giochi di partito e presa di interessi locali del Pd, tant’è che è in atto una lotta con le liste centriste che non riescono ad emergere e ad avere il loro giusto riconoscimento e spazio politico perché schiacciate dalla macchina di potere del Partito Democratico che in questo modo si candida a perdere già a tavolino.




NIENTE DA FARE PER LA SIECO

Torna a mani vuote da Ravenna

Ravenna, 5 febbraio 2024. Finisce tre a zero per gli emiliani. Non riesce l’impresa della Sieco a Ravenna, con i padroni di casa che si affidano ad un incontenibile Bovolenta per incassare tutti i tre punti in palio. Alla fine dei conti, la Sieco fa registrare una migliore ricezione rispetto agli avversari, ma non riesce paradossalmente ad attaccare con successo. Di 82 attacchi tentati dagli ortonesi, solo 31 sono andati a segno. La Consar, invece, lavora meglio in ricostruzione capitalizzando il lavoro della solerte retroguardia emiliana grazie a Bovolenta e Goi, capaci di trasformare in oro qualunque palla arrivasse dalle mani del palleggiatore Mancini. Mancini che quando la situazione si faceva scomoda, sapeva bene a chi affidarsi. Micidiale l’opposto della Consar che ha messo a terra venti punti, migliore dei suoi. Meglio anche il muro della Consar. Partito un po’ in sordina, questo fondamentale ha spesso fermato i tentativi di Ortona. La Sieco dal canto suo ci prova, ma Ravenna, questa sera avrebbe fermato anche il più classico dei treni in corsa. Ai ragazzi di Coach Lanci, capaci di farsi staccare per poi tornare prepotentemente a ridosso degli avversari, è mancata una buona dose di continuità e di sangue freddo, soprattutto nei singoli. Tra gli impavidi spiccano le prove del centrale Patriarca 8 punti, 2 muri e 71% in attacco e del Libero Benedicenti che tocca quota 73% di ricezione positiva.

È Ravenna, nel primo set, a scavare il primo solco, Ortona prova e riprova ad attaccare forte, ma il Libero Ravennate è bravo a difendere. Bovolenta risulta un cliente scomodo sin da subito per il muro abruzzese. Tanti errori al servizio per Ortona con Ravenna più precisa dai nove metri. La trama non cambia. Gli impavidi non giocano male ma la difesa dei padroni di casa e Bovolenta non lasciano scampo ad Ortona.

Ortona sembra partire meglio, in questo secondo set e nelle prima battute di gioco trova una migliore impostazione in campo e Ravenna è costretta inizialmente ad inseguire. Squadre che giocano alla pari ma Ravenna punta tutto su Bovolenta e fa bene. L’opposto Ravennate è il terminale ovvio per Mancini quando vuole un punto (quasi) sicuro. Sul finale del parziale Il muro di Ravenna funziona meglio e Ortona non trova più la via del punto.

Nel terzo set il muro di Ravenna cresce ulteriormente e gli attacchi di Ortona si infrangono su di esso inesorabilmente. I padroni di casa scappano subito avanti. Ottima la reazione di Ortona che rosicchia punti, si rifà sotto ma poi è vittima del ritorno dei padroni di casa che tornano ad allungare.

PRIMO SET

Ravenna in campo con Mancini in regia e Bovolenta opposto. Mengozzi e Bartolucci al centro con schiacciatori Benavidez, e Orioli. Goi libero

Ancora indisponibile il Capitano Leo Marshall, Ortona si schiera con Dimitrov palleggiatore e Cantagalli opposto. Al centro prendono posto Fabi e Patriarca mentre schiacciatori Bertoli (capitano) e Lapkov. Libero Benedicenti.

Tutto pronto in campo e al servizio va Bovolenta e Bertoli fa il primo punto: 0-1. Bovolenta mani-out e 1-1. Bertoli il Pipe 2-3. Cantagalli impatta male la palla e la palla schizza via 4-3. Ace fortunato per Mancini, la palla cade a piombo dopo aver colpito il nastro 6-3. Out il servizio di Lapkov 9-5. Cantagalli passa al secondo tentativo 12-9. Orioli passa attraverso il muro 15-10. Bovolenta per il 17-11 che costringe Coach Lanci al primo time-out. Primo tempo di Patriarca 18-13. Ottimo il muro di Dimitrov 18-15. Mengozzi attacca forte al centro 22-15. Passa ancora Bovolenta 23-16. Murato Cantagalli 24-16. Orioli chiude il primo set 25-17.

SECONDO SET

Tocca a Ortona partire dai nove metri con Dimitrov. Mancini, di prima intenzione beffa la Sieco 1-0. Bertoli serve troppo corto e la palla si spegne in rete 2-1. Fischiata una palla accompagnata a Ravenna 2-3. Muro di Lapkov 2-5. Bovolenta passa con il muro a tre 4-5. Ace di Mancini 5-5. Muro di Lapkov 6-7. Stavolta è proprio Lapkov a trovare il blocco del muro 7-7. Fuori la pipe di Bertoli 6-7. Ace di per Orioli una incomprensione tra Bertoli e Lapkov in ricezione. Fuori la float di Bartolicci 11-9. Ace di Patriarca 11-11. Cantagalli va a segno 12-12. Orioli trova il tocco del muro 15-14. Bovolenta murato da Patriarca 17-16. Ace di Lapkov 18-18. Invasione fischiata a Fabi 21-19. Benavidez serve sulla rete 22-21. Bartolucci ferma Lapkov a muro 24-21. Orioli in pallonetto trova il punto del secondo set.

TERZO SET

Il primo servizio di Ravenna è sulla rete 0-1. Murata la Pipe di Lapkov 3-1. Murato anche Cantagalli 4-1. Fuori la pipe di Lapkov 5-1. Errore di Bertoli al servizio 6-2. Cantagalli murato 7-2. A segno il pallonetto di Patriarca 9-5. Out il servizio di Lapkov 11-7. Cantagalli prova l’attacco da posizione impossibile ma la palla finisce in rete 14-9. Ace per Dimitrov 15-11. Orioli ha buon gioco sul muro di Cantagalli 21-13. Out il servizio di Lapkov 23-16. Cantagalli mette a terra dopo un lungo scambio 23-17. A segno Bovolenta 24-17. Il solito Bovolenta mette fine alla gara.

Consar Ravenna – Sieco Service Ortona 3-0 (25-17 / 25-21 / 25-18)

Durata Set: 24’ / 26’ / 27’

Durata Totale: 1h 17’

Arbitri: Merli Maurizio, Lorenzin Ruggero

Consar Ravenna: Mancini 4, Bovolenta 20, Mengozzi 9, Bartolucci 4, Benavidez 4, Orioli 14, Goi (L) 43% –% perfetta, Russo, Feri. Ne: Chiella (L) % –% perfetta, Arasomwan, Grottoli, Menichini, Falardeau. Coach: Bonitta M. Vice: Di Lascio S.

Aces: 3 – Errori Al Servizio: 11 – Muri Punto: 13 – Ricezione Positiva: 54% – Attacco:  47%

Sieco Service Ortona: Fabi 3, Broccatelli (L) % –% perfetta n.e., Bertoli 7, Benedicenti (L) 73% – 27% perfetta, Del Vecchio 1, Marshall n.e, Patriarca 8, Cantagalli 10, Falcone n.e., Tognoni n.e., Donatelli n.e., Lapkov 8, Dimitrov 3, Lanci E. n.e. Coach: Lanci N. Vice: Di Pietro L.

Aces: 3  – Errori Al Servizio: 11 – Muri Punto: 7 – Ricezione Positiva: 56% – Attacco:  38%




ZAFFERANO. L’ORO D’ABRUZZO

[Articolo apparso su Il Gambero Rosso (n. 39, 1990 Roma). Pubblicato anche in Franco Cercone: Articoli. Contributi. Spunti. Edizioni Nuova Gutemberg, Lanciano 2021]

Un piccolo fiore violaceo, con al centro tre lunghi fili di color rosso fuoco: il suo nome è croco o zafferano [dall’arabo za’fa-ranj]. La leggenda, tramandata da Ovidio nel­le metamorfosi [IV, 283], narra come il giovane Croco, innamorato della ninfa Smilace, ven­ne trasformato in fiore di zafferano. In realtà questa pianta, originaria dell’Asia centrale, attecchì in molti paesi dell’area Mediterra­nea, e trovò il suo habitat ideale in Italia, in particolare lungo gli altipiani dell’Abruzzo, a Navelli e nella Conca di Sulmona.

E, a detta degli esperti, lo zafferano abruzze­se è il migliore del mondo, di gran lunga supe­riore a quelli prodotti nella penisola iberica o in Turchia, che attualmente   monopolizzano   il mercato mondiale per via del prezzo più competitivo.  Oggi   l’offerta   di zafferano sui mercati mondiali è assorbita pressoché totalmente dal settore gastronomico, ma fino alle soglie dell’età contem­poranea gli impieghi di questa spezia erano ben più vari. Oltre che nell’arte culinaria, infat­ti veniva utilizzata nella preparazione dei profumi, nella farmacopea, e soprattutto nella pre­parazione dei colori e nella tintura di stoffe pregiate. E qui conviene introdurre qualche cenno storico sullo zafferano d’Abruzzo, e sul ruolo cardine che ebbe in passato nell’economia della zona.

Epi­centri storici della coltivazione dello zafferano abruzzese sono la Piana di Navelli e la Conca di Sulmona, distanti tra loro 35 chilometri e geograficamente situate lungo una direttrice nota nel Medioevo come “la via degli Abruzzi”, annoverata tra i gran­di itinerari commerciali, cultu­rali e militari dell’Italia trecente­sca. La via degli Abruzzi, che congiungeva Firenze con Napo­li    attraverso l’Umbria, Rieti, L’Aquila, Sulmona, l’Altopiano delle Cinque Miglia, Castel di Sangro, Venafro e Caserta, era nota in epoca medievale anche come la via della lana, delle stoffe, della seta e soprattutto dello zafferano, assai richiesto sulle piazze europee.  

Di tali scambi commerciali si coglie ampia eco negli Statuti Civitatis Aquilae [sec. XIV], negli Statuti della Bargliva di Sulmona e in numerosi istrumenti della prima metà del XIV secolo conservati negli Archivi di Stato de L’Aquila e di Sul­mona. Il documento più antico relativo al commercio dello zafferano è un diploma di re Ro­berto (D’Angiò), datato marzo 1317, che attesta la condi­zione di privilegio fiscale della quale godevano i mercanti aquilani.

Nel 1343 un diploma emanato dalla regina Gio­vanna I D’Angiò decretò il raddoppio del prezzo all’ingrosso di seta cruda e zafferano, con tutta probabilità in relazione all’aumento della doman­da sui mercati europei.  Si può dare un’idea dell’importanza e del volume degli scambi commerciali che ruotavano attorno alla prezio­sa spezia citando un documento del 17 settembre 1395, conservato presso l’Archivio di Stato di Sulmona. È la prova testimoniale che tal Onofrio di Carnizio, mercante sulmonese, aveva consegnato a ser Jacobello di Giorgio, mercante veneziano, “due fardelli di croco del peso di 200 libbre”, cioè l’equivalente di circa 70 chilogrammi di prodotto: una quantità enorme, se si considera che il raccolto totale per il 1989 nella Piana di Navelli è stato di 80 chilogrammi.

Lo zafferano veniva acquistato per lo più da mercanti veneziani, inviato verso i porti abruzzesi dell’Adriatico e spedito via mare nel­la città di San Marco, principale piazza europea di smistamento del prodotto. Da Venezia, la spezia prendeva in gran parte la via delle Fian­dre, dove era particolarmente richiesta per i suoi impieghi nella tintura della seta e nella pit­tura a tempera, tecnica questa che esigeva co­lori minerali e vegetali, a differenza di quella “a fresco”, per la quale occorrevano colori a base di calce.

Parte dello zafferano finiva ovviamen­te nelle cucine della ricca borghesia europea e delle case regnanti: gli antichi trattati ci tra­mandano molte ricette che ne prevedono l’im­piego. Al contrario, non è ipotizzarle il suo uso nell’alimentazione di sussistenza dei contadini produttori, i quali lo adoperavano per colorare la pasta solo in occasione di determinate ricor­renze. La spezia costituiva una delle poche ri­sorse per entrare in possesso di denaro liquido, indispensabile all’acquisto di sementi e attrezzi agricoli o di altri beni di consumo.

Non a caso nella cucina popolare, soprattutto meridionale, è stato tramandato un solo piatto con largo uso di zafferano, cioè la scapéce [pezzi di pesce razza macerati in botte di legno con aceto e odori vari]. Una curiosità: ancora nel XIX secolo, come leggiamo nel IV volume degli Usi e Costumi Abruzzesi di A. De Nino, “l’applicazione in loco di zafferano in fili” era considerata un efficace analgesico per i dolori mestruali. Nel corso dei secoli la destinazione e gli usi del croco non hanno subito mutamenti sostanziali.

È intorno alla seconda metà del­l’Ottocento, con l’avvento dei colori sintetici, che la situazione cambia radicalmente: dei tra­dizionali impieghi di questa preziosa spezia permane prevalentemente quello gastronomi­co. La domanda sul mercato viene cosi in gran parte a cadere, mentre aumenta la concorren­za di prodotti analoghi, dal basso costo ma dalla qualità decisamente inferiore. Inevitabile conseguenza è stata la decadenza – se non ad­dirittura l’abbandono, come è avvenuto nella Conca di Sulmona – di coltivazioni un tempo fiorentissime. Fortunatamente, in questi ultimi anni si sta assistendo ad una “rinascita” dello zafferano d’Abruzzo: a Sulmona, in particolare, la coltivazione della spezia è ripresa su iniziati­va di alcuni giovani agronomi, decisi a recupe­rare quella che era stata una delle principali ri­sorse del territorio.

Vale la pena a questopunto accennare, sia pure in sintesi, al ciclo di produzione di questa straordinaria pianta dai fioriviolacei. Il Crocus satìvus richiede innanzi tutto un particolare ter­reno, di originealluvionale, drenato e dunque filtrante, perché i bulbi, estremamente sensibili al ristagno idrico, tenderebbero altrimenti a marcire. I limiti altimetrici per l’impianto delle coltivazioni oscillano tra i 350 e gli 800 metri, sicché il rispetto di queste condizioni assicura quella che oggi viene definita una produzione DOC, riconoscimento per il quale i produttori abruzzesi si stanno battendo da tempo. I bulbi vengono annualmente spiantati, selezionati e messi a dimora nella prima decade di settem­bre, in filari semplici oppure a file binate o ter­nate. Dopo appena un mese comincia la fiori­tura. Da ogni bulbo sbocciano più fiori di colore violaceo, i quali in condizioni climatiche otti­mali possono raggiungere il numero di undici. La raccolta comincia all’incirca alla metà di ot­tobre per terminare entro la prima decade di novembre. La tecnica atavica consiste nel separare delicatamente dal resto del fiore gli stig­mi, carichi della preziosa polvere gialla, e farli essiccare con vari metodi vicino a una fonte di calore. Quest’anno, nella piana di Navelli sono stati raccolti circa 80 chilogrammi di prodotto finito, mentre le risorte piantagioni sulmonesi ne hanno resi appena due chilogrammi, desti­nati ad aumentare nel corso dei prossimi anni. Un mondo di molteplici interessi sta quindi nuovamente ruotando intorno all’ oro giallo d’Abruzzo.

Franco Cercone




PREMIO NAZIONALE GIOVANNI GRILLO NONA EDIZIONE

Dedicato alle migliaia di Internati Militari italiani della Seconda Guerra Mondiale, ideato e promosso dalla Fondazione Giovanni Grillo.

Roma, 4 febbraio 2024. Lo scorso 25 gennaio, presso la Sala Regina della Camera dei deputati, si è svolta la cerimonia di premiazione delle scuole vincitrici. L’iniziativa si svolge in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito e gode del patrocinio del Ministero della Cultura, dell’Aeronautica Militare, dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, di Rai per la Sostenibilità ESG e Media Partnership di Rai Cultura.

L’edizione 2024, “MEMORIA: bene comune di ogni popolo e fulcro di un rinnovato impegno sociale”, ha inteso far riflettere gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado sul valore della Memoria, intesa come bene comune di ogni popolo, da cui trarre l’ispirazione per un rinnovato impegno sociale e la cerimonia di premiazione ha rappresentato un momento di celebrazione e riflessione su questo importante percorso educativo che il Premio Nazionale Giovanni Grillo offre agli studenti.

Sono intervenuti alla cerimonia il Vicepresidente della Camera dei deputati On. Le Giorgio Mulé che ricordando gli Internati italiani, ha detto: “800 mila persone, 650 mila militari, prese e rubate alla loro vita quotidiana perché non giurarono fedeltà al nazifascismo. Giovanni Grillo è stato l’esempio quotidiano nell’essere retti rispetto ad una missione civica e civile che ognuno di noi ha”.

 Anche il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha inviato un messaggio per la cerimonia di consegna dei premi: “La storia degli internati militari è un promemoria cruciale della necessità di difendere i diritti umani e la dignità di ogni individuo indipendentemente da circostanze politiche e storiche e la memoria collettiva è simbolo che ci unisce tutti come cittadini e custodi dei valori della nostra civiltà”.

Michelina Grillo, Presidente e ideatrice del Premio, sottolinea l’importanza della Memoria come tesoro inestimabile che illumina il passato, il presente e il futuro di ogni nazione. “La Memoria non è solo l’insieme di eventi storici, ma un patrimonio immateriale che plasma l’identità e il carattere di una comunità. Grillo invita a un nuovo e più intenso impegno civico ispirato al dovere sacro di difendere la Patria, richiamando l’esempio degli Internati Militari italiani che, rifiutando il nazifascismo, hanno sacrificato la loro vita per la democrazia e la pace. L’articolo 52 della Costituzione repubblicana richiama un patto morale di difesa della Patria che si manifesta non solo attraverso le armi, ma anche tramite azioni di solidarietà, amore per il dialogo e rispetto reciproco. La difesa della Patria diventa così un impegno personale per contribuire alla tutela dei valori fondamentali della Repubblica”.

A premiare gli studenti sono stati il generale di squadra aerea dell’Aeronautica Militare, Alberto BIAVATI, il direttore di Rai Per la Sostenibilità ESG Roberto NATALE, il Vicedirettore di Rai Cultura Giuseppe Giannotti e la dott.ssa Maria Costanza CIPULLO del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Per gli Istituti secondari di primo grado il Premio è stato attribuito all’elaborato:

“Quello che le foto ci dicono” – video – presentazione sito internet- realizzato dalla classe 2°B della Scuola Media Giovanni Pascoli di POLCENIGO –Istituto Comprensivo ZANZOTTO di CANEVA(Pordenone).

Per gli Istituti secondari di secondo grado, il Premio è stato attribuito ex aequo agli elaborati:

“Liberi di scegliere” (video)realizzato dalla classe 4°E dell’Istituto Istruzione Superiore “B. CELLINI di Firenze;

“Never Forget” (cortometraggio) realizzato dalla classe 5°A dell’Istituto Istruzione Superiore Camillo RONDANI Parma.

Menzione Speciale agli elaborati:

“La marcia del soldato” – Canzone – realizzata dalla classe 2°B dell’Istituto Comprensivo Statale “M. BUONOCORE- A. FIENGA” di META (NA);

“Giorno 22 Novembre” – video – realizzato dalle classi 2°F e 3° B dell’istituto Comprensivo Statale “Dante ALIGHIERI” di SALZANO (VE).




CARO CANDIDATO TI SCRIVO

Otto domande ai candidati alla Presidenza alla Regione Abruzzo

Pescara, 4 febbraio 2024. Cosa farà, una volta eletto, per le persone autistiche? Sanità e sociale, oltre che costituire pilastri importanti della gestione regionale, contemplano servizi vitali per le famiglie con disabilità.

Non conosciamo ancora i vostri programmi e ci auguriamo che l’autismo possa essere tra gli argomenti che affronterete. La nostra Regione è stata la prima ad aver recepito la normativa nazionale, ma la concreta attuazione dei provvedimenti da essa derivanti avviene in modo non uniforme nel territorio. Molte sono le zone prive di servizi adeguati e le strutture territoriali della sanità stentano a comprendere ed applicare i nuovi percorsi riabilitativi. Partendo da quelle che sono le maggiori difficoltà e quelle che sembrano le esigenze più sentite dalle famiglie abbiamo pensato di rivolgere delle domande puntuali ai candidati alla Presidenza delle Regione. Ci farebbe inoltre piacere conoscere il punto di vista dei Consiglieri candidati nei diversi schieramenti.

Dal territorio in cui è nata la prima legge regionale sull’autismo e che dunque per primo ha dato interesse e valore alle persone autistiche e alle loro famiglie, ci attendiamo un cambio di passo, una programmazione rilevante che assicuri i percorsi riabilitativi senza ritardi e senza liste di attesa. Una programmazione che contempli finalmente l’integrazione sociosanitaria e un effettivo percorso di avvio al lavoro, inteso come primo processo di creazione del “durante e dopo di noi”. Tante le esperienze positive provenienti da famiglie, associazioni ed enti locali. Alla Regione spetta il compito di coordinare e indicare strumenti adeguati e assicurare i fondi necessari per tutto quanto previsto dalla normativa nazionale al riguardo.

Pertanto, senza indugiare oltre esponiamo di seguito le nostre istanze.

1 – Accesso alle terapie – Cosa farà per le tante famiglie in lista di attesa?

La Legge nazionale 134/2015 e i nuovi LEA hanno di fatto segnato una vera e propria rivoluzione normativa che impone alle Regioni e alle ASL l’erogazione di specifici servizi riabilitativi per le persone con autismo. La DGR 360/2019 e la DGR 807/2022 ha regolamentato per l’Abruzzo setting, criteri di accesso e budget per il triennio 2022-2024 ma ad oggi riscontriamo tanti bambini e ragazzi in lista di attesa. La nostra associazione, negli ultimi 5 anni ha proposto e conseguito oltre 100 ricorsi, sembra dunque molto urgente rivedere il modello organizzativo dei servizi.

2 – Protocollo per la salute orale di utenti non collaboranti. Quale risposta intende dare?

Le famiglie con autismo chiedono l’immediata attuazione di un Protocollo per la salute orale di utenti non collaboranti. Non più mesi di attesa per interventi per la tutela della salute orale, non più solo anestesia generale e sale chirurgiche per estrazioni, cure o pulizia dentale. I nostri figli, i nostri familiari, hanno il diritto di essere curati e di poter contare su un servizio accessibile e funzionale che assicuri anche attività di prevenzione e igiene orale.

3 – Accesso semplificato e diretto ai servizi sanitari – Applicazione delle norme nazionali sulla semplificazione dei processi. Cosa intende fare per giungere all’azzeramento della burocrazia, impraticabile nella nostra condizione?

Per un prelievo, per una valutazione, per una prestazione ambulatoriale, nonostante esenzioni e diritti, si è costretti a procedure inutili e dispendiose. Un vero e proprio calvario la verifica della disabilità presso le Commissioni medico legali. Norme e circolari indicano procedure semplificate, ma le Commissioni continuano a stabilire revisioni annuali per l’autismo, che come noto è una condizione con cui si nasce e che permane per tutta la vita, costringendo famiglie ed utenti ad un inutile percorso ad ostacoli. La semplificazione dei processi e l’accesso diretto ai servizi migliora la vita quotidiana delle persone con disabilità.

4 – Centro di Riferimento Regionale per l’Autismo (CRRA) – Occorrono risorse finanziarie dedicate e risorse umane stabili per continuare a garantire il servizio di grande qualità. Come intende valorizzare e potenziare questo organismo di eccellenza della nostra Regione?

Il CRRA, organismo di valenza regionale, fu istituito nel 1997 con Legge regionale n. 92 e la Legge nazionale 134/2015 ha attribuito ulteriori compiti. Ogni anno si rivolgono a questa Struttura ospedaliera circa 5/600 famiglie, molte delle quali alle prese con l’emissione della prima diagnosi. L’esperienza e la professionalità acquisita è riconosciuta in campo nazionale, ma questa struttura, coordinata dalla ASL 01, è priva di risorse da anni ed è costretta a lavorare con personale precario. Il CRRA individua il percorso riabilitativo o abilitativo più adeguato e centrato sulla persona con autismo (e non sulle risorse disponibili); questo permette di ridurre sensibilmente i costi sociosanitari per la presa in carico, cura ed assistenza. Un valore importante per le famiglie con autismo ed anche una risorsa per il rilancio della città dell’Aquila.

5 – Inclusione scolastica. servizi sociali e diritto allo studio degli studenti con disabilità. Come intende garantire il diritto allo studio e l’inclusione?

Con il Decreto Interministeriale 182/2020 le basi dell’inclusione scolastica sono state pesantemente minate. Dalle attività avviate per la tutela dell’inclusione scolastica sta nascendo la federazione nazionale Osservatorio 182, composta da oltre 20 associazioni e che si proporrà al tavolo ministeriale per l’inclusione scolastica. Una collaborazione proficua con il sistema scolastico regionale potrebbe rendere l’inclusione scolastica più concreta e dare risposte puntuali anche nelle situazioni complesse.

6 – Formazione specifica per docenti di sostegno. Ritiene possibile l’utilizzo di risorse del Fondo Sociale Europeo sia nella programmazione in corso sia in quella futura per organizzare ed erogare percorsi specifici ed efficaci?

Sono necessari percorsi formativi specifici per docenti di sostegno. Nonostante l’impegno del MIUR con la piattaforma standard non esistono percorsi formativi rispondenti alle necessità delle persone con autismo. Lo spettro autistico richiede costanti aggiornamenti e sinergia diretta con le Istituzioni sanitarie preposte.

7 – Avvio al lavoro tutelato per le persone con grave disabilità. Quali azioni prevede al riguardo?

I nostri figli spesso non possono essere inclusi nelle liste agevolate previste dalla Legge 68/99, da ciò consegue la preclusione all’inserimento nel mondo del lavoro. Un percorso semplificato, attraverso tirocini di avvio al lavoro col supporto di tutor aziendali, può garantire l’accesso al mondo del lavoro anche per loro.

8 – Dopo di Noi – È la preoccupazione più grande per le famiglie con autismo. Quale sarà la sua azione per il riconoscimento di questo diritto?

È necessario un percorso di accompagnamento per gli adulti che devono imparare a vivere senza il supporto delle famiglie. Ma è altresì importante che ciò avvenga non troppo distante dal contesto familiare: non è pensabile il “ricovero” dei nostri familiari presso strutture specializzate attualmente presenti solo in pochissime Regioni (Campania, Lombardia, Toscana, Piemonte … ) e con costi per le ASL della nostra regione a dir poco esorbitanti, parliamo di circa 300€ al giorno!

Un percorso virtuoso è già nato a L’Aquila con l’Accordo sottoscritto tra Comune e ASL per la sperimentazione di piccole comunità residenziali. Beni immobili del Comune e risorse umane specializzate della ASL 01 potrebbero dar vita alla prima sperimentazione di un “Durante e dopo di noi”.




TORNANO I CARRI ALLEGORICI PER IL CARNEVALE

Uno degli eventi più amati in città torna in auge grazie alla sinergia tra amministrazione comunale, quartieri e associazioni.

Martinsicuro, 4 febbraio 2024.  Due sfilate di gruppi mascherati e carri pronti di nuovo ad animare tutta Martinsicuro per la gioia di grandi e bambini: si parte domenica 11 febbraio a Villa Rosa (appuntamento in via Filzi) mentre martedì 13 via al Carnevale per le strade di Martinsicuro. 

“È un lavoro che l’amministrazione comunale sta portando avanti da anni – commenta il consigliere con delega al Turismo, Umberto Barcaroli –  Riportare il Carnevale di Martinsicuro ai vecchi splendori è un percorso che stiamo affrontando insieme ai quartieri e alle associazioni, passo dopo passo. Già in questa edizione verranno riportati in auge tre carri allegorici, i quali daranno un bell’impatto alla manifestazione. Ovviamente speriamo già questa estate e negli anni avvenire di ampliare la manifestazione con ulteriori carri e gruppi mascherati. Un evento sicuramente importante per il nostro turismo e per la città tutta. Ringrazio i quartieri e le associazioni per il grandissimo impegno, senza il loro aiuto, tutto questo non sarebbe possibile”.

“Il carnevale è tornato a Martinsicuro – le parole di un soddisfatto Marco Massetti, consigliere con delega ai Quartieri – Come sempre, l’unione fa la forza e la sempre più stretta collaborazione tra quartieri, associazioni ed amministrazione comunale ha fatto la differenza. Sarà una nuova occasione per rilanciare questo bellissimo evento che negli ultimi anni si era perso”.




AENIGMA volume a fumetti

Al CLAP Museum presentazione giovedì 8 febbraio 2024, ore 18 CLAP Museum

Pescara, 4 febbraio 2024.  La sala incontri del CLAP Museum di Pescara ospita la presentazione del volume a fumetti Aenigma, alla presenza dell’autore Alberto D’amico, in dialogo con il designer e editore Maurizio Ceccato (IFIX edizioni), preceduto dai saluti del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, giovedì 8 febbraio prossimo, dalle 18, con ingresso gratuito. Il formato del libro ricorda gli albi dei fumetti degli anni Sessanta.

I testi, i disegni, scherzano su alcuni personaggi famosi dei fumetti americani: l’uomo mascherato, i fantastici quattro che D’Amico chiama i fanatici quattro, Superman, Nembo Kid, e nostrani come Diabolik, la cui classicità sembra così ovvia e stereotipata da meritare una interpretazione in chiave parodistica. L’autore si diverte da un lato a sovvertire i modelli di comportamento usualmente proposti al lettore, i supereroi sono di una moralità noiosa, e dall’altro a rilevare la sfera intima dei singoli personaggi immaginando, e disegnando, sulla base della caratterizzazione propria di ciascuno di essi, quali potessero essere le loro reazioni ad un approccio con la sessualità.

NOTA DELL’EDITORE: Un albo ellenistico, sottratto all’oblio della tecnica, dove Kant incontra l’Übermensch e sposa seducenti haiku con collage in technicolor che tramano sequenze distoniche in asemici fumetti: forme in continuo conflitto tra artificio e feticcio in salsa erotica. Poliedrici omaggi su un immaginario carico di icone provenienti dal nostro passato recente, mixate con la postmoderna classicità dei fumetti. Icastiche divinazioni in formato strip. Cabine retrofuturiste abbandonate.

Uomini mascherati depressi. Donne volanti arrapate. Cartoline con caroselli pornografici. Uraniche visioni freudiane nello spazio siderale. Supereroi col senno di poi. Rappresentazioni iconoclaste come alfabeti scenici dove fanno capolino i Supererhaiku di Marco Giovenale che generano un ulteriore corto circuito semantico minacciando senza via di scampo il rito dell’industria del mito. Alberto D’Amico si definisce un dilettante professionista. Le sue opere sono state esposte in gallerie e musei come lo Studio Miscetti, il PalaExpò, lo GNAM, il Museo Pecci di Prato e numerosi festival, tra cui la Biennale del Cinema di Venezia.




ELEZIONI EUROPEE: UNA OCCASIONE IMPORTANTE DA NON SPRECARE

di Maurizio Cotta

Politicainsieme.com, 4 febbraio 2024. Tra il 6 e il 9 giugno i cittadini europei (cioè tutti coloro che hanno la cittadinanza di uno dei 27 stati membri dell’Unione Europea e per effetto di questo anche quella europea) potranno votare per l’elezione del Parlamento Europeo (PE). In Italia si voterà il 9 giugno.

La campagna elettorale non è ancora ufficialmente aperta ma è già di fatto in pieno svolgimento e vediamo sotto i nostri occhi le prime mosse dei vari partiti. Per ora in Italia sembra che la questione principale sia se Meloni si

presenterà in tutte le circoscrizioni (per poi ovviamente rinunciare al seggio al PE!), se questo avrà effetti negativi sugli altri partiti della sua coalizione di governo e come andrà la competizione tra PD e M5Stelle. Ma non succede solo in Italia: se guardiamo oltralpe, vediamo che la prospettiva di un risultato poco buono a giugno ha portato il Presidente Macron a indurre le dimissioni del Primo Ministro in carica e a sostituirlo con il giovane Gabriel Attal (anche se le elezioni europee non avranno nessun effetto diretto sul parlamento francese da cui dipende la fiducia al governo).

Gli effetti nazionali dell’elezione europea sembrano dunque prevalere! Per carità, tutto lecito … ma non c’è forse prima di tutto qualcosa di più importante e non strettamente nazionale nelle elezioni europee? Sebbene possa sembrare ovvio, ricordiamoci (e se possibile ricordiamolo ai nostri politici) che queste elezioni sono elezioni europee per un Parlamento europeo!

Partiamo da questo e, lasciando per il momento la cronaca politica nazionale, soffermiamoci invece sul significato di un evento che ha molti aspetti peculiari ai quali si presta troppo poca attenzione. Il primo aspetto da sottolineare è che si tratta di un grande evento democratico, grande proprio nel senso della misura: dopo quello indiano, l’elettorato europeo è il secondo elettorato democratico più grande nel mondo.

I votanti nel 2019 sono stati 198 milioni (su 392 milioni di aventi diritto), a fronte dei 614 milioni in India, dei 158 milioni in USA e in Indonesia (ovviamente escludiamo dal novero l’elettorato cinese che opera in ambiente totalitario e quindi è tutt’altra cosa). E aggiungiamo che questo evento democratico si svolge ormai regolarmente e senza contestazioni ogni cinque anni dal 1979 quando solo nove paesi facevano parte dell’Unione. Si dirà che è un elettorato composito, che mette insieme componenti nazionali, linguistiche, culturali, religiose molto diversificate e che spesso faticano ad intendersi; è certamente vero e tuttavia merita proprio sottolineare il fatto che queste realtà convivono insieme ormai da anni in un quadro giuridico, politico ed economico comune e crescentemente integrato e lo hanno largamente accettato come un “terreno di gioco” condiviso. D’altra parte anche in vari stati nazionali, in Europa e altrove, convivono componenti etniche diversificate e a volte non del tutto pacificate tra loro (basti pensare al Belgio o alla Spagna). Ma soprattutto, se ci guardiamo intorno, anche limitandoci alle regioni confinanti con l’Unione (l’Africa del Nord e il Medio Oriente, oppure gli stati successori dell’ex Unione Sovietica), vediamo che popoli (in qualche caso anche più simili tra loro per religione, lingua e cultura) non convergono in processi elettorali comuni ma sono addirittura impegnati in aspre contese o guerre (per non parlare del fatto che le loro elezioni nazionali sono per lo più eventi non democratici).

Possiamo certo evidenziare i difetti delle elezioni europee (e lo faremo), ma…teniamocele intanto ben strette e usiamole al meglio! Le consultazioni europee che portano tante realtà nazionali diverse a concorrere insieme ad un comune obiettivo – l’elezione di un parlamento nel quale saranno tutte rappresentate – costituiscono di per sé un fattore di grande importanza per la riduzione delle distanze tra i paesi, per mostrare come sia possibile lavorare insieme e quindi costruire e tenere in vita uno spazio di pace in gran parte dell’Europa.

Il secondo punto sul quale soffermarsi è la posta in gioco di queste elezioni. Le elezioni europee, che riproducono il modello istituzionale prevalente nei paesi dell’Unione, sono elezioni parlamentari e non presidenziali; è quindi sul parlamento europeo e il suo ruolo nell’Unione che occorre soffermarsi. Contrariamente a quello che spesso si dice questa istituzione, dopo la sua evoluzione negli ultimi anni, non sfigura affatto nei confronti di gran parte dei suoi omologhi nazionali se pensiamo alle funzioni tipiche di questi – dare legittimità democratica all’esecutivo e controllarlo, partecipare all’attività legislativa, essere un foro fondamentale del dibattito politico.

Quanto al primo punto guardiamo al rapporto tra Parlamento Europeo e Commissione, lasciando per ora da parte il fatto che il governo dell’Unione è una realtà composita nella quale convergono appunto la Commissione, ma anche il Consiglio Europeo (composto dai capi di stato e di governo dei paesi membri) e il Consiglio dell’Unione (composto dei ministri nazionali dei vari dicasteri). In questo campo il modello parlamentare classico (per esempio quello oggi in vigore in Germania o in Italia) è pienamente rispettato. Infatti, dopo la designazione del presidente della Commissione ad opera del Consiglio Europeo (che funziona quindi come una sorta di capo dello stato collettivo e

deve tener conto dei risultati elettorali), l’incaricato si presenta al parlamento per un voto di approvazione, vengono quindi nominati i commissari (poi scrutinati dal PE) e infine tutta la Commissione si sottopone ad un voto di fiducia del PE.

D’altra parte il PE può successivamente esprimere un voto di censura nei confronti della Commissione costringendola a dimettersi. Il Parlamento, nella configurazione partitica che esce dalle elezioni, ha quindi un peso determinante nella definizione dell’orientamento politico di una delle componenti fondamentali del governo europeo. Il pluripartitismo, finora emerso dalle elezioni europee, e la presenza di forze estreme ed euro-critiche sulla sinistra e sulla destra ha favorito il formarsi di larghe coalizioni tra i partiti (Popolari, Liberali e Socialisti) che più convintamente sostengono il processo di integrazione europea.

La partecipazione determinante del PE al processo legislativo comunitario è il secondo elemento caratterizzante di questa istituzione. Dopo il Trattato di Lisbona il PE opera sostanzialmente come una delle due camere di un sistema bicamerale: il PE ha quindi potere di emendamento e di veto su tutta la legislazione ordinaria dell’Unione. Inoltre, partecipa al processo di definizione del bilancio comunitario. Questi processi sono spesso risolti attraverso i cosiddetti “triloghi”, cioè le trattative a tre tra Commissione, Consiglio Europeo e PE. Infine, terzo elemento, il PE è diventato ormai uno dei luoghi principali dove avviene un pubblico e vivace dibattito sulle grandi questioni europee.

Se mettiamo insieme questi elementi (elezioni che consentono la partecipazione democratica del grande bacino dei cittadini europei e accresciuti poteri del PE) e le importanti sfide che l’Europa tutta deve oggi affrontare sul terreno della sicurezza, della competitività mondiale, della transizione ambientale, possiamo ben dire che l’appuntamento del 6-9 giugno offre un’occasione da non sprecare. Una occasione per i politici per presentare ai cittadini le loro idee sull’Europa e per i cittadini per chiedere ai partiti serietà di proposte e non modesti giochetti ad uso politico interno.

Naturalmente ci sono dei problemi. Come molti hanno sottolineato le elezioni europee rimangono in buona misura la somma di 27 elezioni nazionali.

I partiti che si presentano sono partiti nazionali; i candidati sono quasi esclusivamente di provenienza nazionale; i programmi e le campagne elettorali sono fortemente focalizzati su problematiche nazionali. Se pensiamo al nostro caso sembra (almeno per ora) che la questione principale sia l’effetto che potranno avere sugli equilibri della coalizione di governo o su quelli dell’opposizione. La ragione essenziale di questo è che i partiti europei sono ancora entità molto deboli, aggregazioni “leggere” di partiti nazionali che trovano una loro capacità di azione nella istituzione parlamentare piuttosto che nel momento elettorale.

Assomigliano un po’ ai partiti del parlamentarismo ottocentesco di molti paesi europei (Italia compresa). Ma di fronte all’importanza crescente delle sfide che l’Unione Europea deve affrontare unitariamente possiamo prevedere che i partiti europei dovranno presentare sempre più un profilo politico proprio e unitario sulle scelte da offrire agli elettori. E gli elettori possono cominciare a chiedere con forza ai candidati che cosa pensano di fare in Europa.

Maurizio Cotta




LO INSEGNAVA ANCHE GESÙ

Buttare ciò che è quantità e accrescere le qualità

di don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 4 febbraio 204. Spesso c’è spazio per tante cose nella nostra vita, ma forse poche sono di qualità. Le quantità ci distruggono, solo le qualità ci edificano.

Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo, infatti, sono venuto!».

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. (Mc 1, 29-39 –  V TO/B).

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Con il Vangelo di domenica e quello di oggi, Marco ci propone una giornata tipo di Gesù, che si svolge a Cafàrnao, di sabato. I cardini di questa giornata sono: insegnare, curare e pregare. Se fossimo dei bambini il primo esercizio da fare sarebbe confrontare la nostra giornata tipo e quella di Gesù. I piccoli – ma non solo loro – farebbero tante domande, forse metterebbero persino in dubbio che sia possibile un paragone. Gesù è Gesù e noi siamo noi: vite, contesti, relazioni e mondi tanto diversi. Eppure, questa giornata tipo ha molto da insegnare, a piccoli e grandi. Anche in giornate in cui siamo chiamati continuamente a rivedere tempi e impegni, considerate le varie limitazioni.

Partirei da una premessa: Gesù fa sostanzialmente tre cose. Noi più di tre, spesso tante, veramente tante. Sono numerose le attività (familiari, professionali, relazionali magari anche ecclesiali, civili, politiche, sociali) che ci assorbono in una nostra giornata tipo. E ci tolgono energie contemporaneamente. Pensieri che passano da un problema all’altro in un battito d’ali; attività che si sovrappongono (digitare al computer, rispondere al telefono, sbrigare faccende pratiche e cosi via. Forse è troppo, ma veramente troppo; specie se si considera che la nostra velocità mentale non è tanto diversa dall’homo sapiens. Direbbero i tecnici che il nostro microprocessore non è tanto più potente del suo. Quindi facciamo troppo, spesso e in poco tempo. Le tre attività di Gesù, nella quantità e qualità, ci aiutano a migliorare la nostra vita? Vediamo un po’.

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Nella quantità. Dovremmo assolutamente selezionare ed eliminare qualcuna delle nostre attività, forse dovremmo seguire una gerarchia di valori e di priorità, altrimenti rischiamo di essere assorbiti e distrutti dalla mole di impegni programmati. E poi c’è il riposo; sacrosanto: spesso dimentichiamo che anche il buon Dio si è riposato dopo la creazione! E noi ci riposiamo? Conosco bene le risposte – perché sono quelle che anch’io esprimo per difendermi: ma non posso dire di no – ho preso impegni – ho delle scadenze – non so dove ridurre… Il criterio per ridurre impegni è: buttare ciò che è “quantità” e accrescere le “qualità”. Forse non fa male ricordarci che la qualità è più importante della quantità. magari riprendendo la riflessione di Bonhoeffer: “Le quantità si contendono lo spazio, le qualità si completano a vicenda”. Spesso c’è spazio per tante cose nella nostra vita, ma forse poche sono di qualità. Le quantità ci distruggono, solo le qualità ci edificano.

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Nella qualità. Gesù sceglie tre cose di qualità. Le ripeto in un’altra formula: comunicare, aver cura e pregare. Le tre attività le potremmo leggerle anche “economicamente”: servono? accrescono le nostre risorse e quelle altrui? Ci aiutano a investire in qualità più che in quantità? Le potremmo anche leggere in termini di felicità e serenità. Comunicare, aver cura e pregare ci rende più felici e sereni? Ci aiuta a star meglio? Per Gesù è stato così, potrebbe essere anche per noi. Se non l’avessimo già fatto, potremmo provarci: eliminando molto superfluo, il comunicare, l’aver cura e il pregare possono diventare l’asse portante della nostra giornata…




ANDREA ACQUAVIVA

Il conte fotografo a Giulianova tra Otto e Novecento

Giulianova, 4 febbraio 2024. Sala Buozzi al completo e grande apprezzamento per l’incontro organizzato ieri dall’ Associazione Fare Giulianova. Le immagini. di una Giulianova che non c’è più sono di assoluto interesse. Se poi ad illustrarle è Sandro Galantini, il successo di un incontro sull’argomento è assicurato.

Era strapiena, infatti, la sala Bruno Buozzi, dove alle 18 di ieri l’altro si è tenuta la conferenza Andrea Acquaviva. Il conte fotografo a Giulianova tra Otto e Novecento organizzata dall’ Associazione giovanile Fare Giulianova.  Relatore, come detto, lo storico Sandro Galantini.

Il suo intervento è stato preceduto dal saluto del Sindaco Jwan Costantini, del Vicesindaco Lidia Albani, del Console regionale dell’ Abruzzo del Touring Club Elio Torlontano e del direttore dell’ Istituto Ricerche storiche di Teramo Ottavio di Stanislao. Nelle parole del Presidente di Fare Giulianova, Andrea Marà, tutto l’entusiasmo per un’iniziativa che ha caratterizzato in senso culturale un’originale e vitale proposta associativa.

Moderato da Azzurra Marcozzi, l’incontro ha dato la possibilità di godere di un patrimonio fotografico preziosissimo, messo generosamente a disposizione dal collezionista Marco Marà.




LE BELLEZZE DI ROSETO DEGLI ABRUZZI

In mostra alla borsa internazionale del turismo di Milano

Roseto degli Abruzzi, 4 febbraio 2024. Il Comune di Roseto degli Abruzzi è lieto di annunciare la sua partecipazione alla Borsa Internazionale del Turismo (BIT), che si terrà presso l’Allianz MiCo a Milano dal 4 al 6 febbraio 2024. L’evento rappresenta uno delle principali fiere di settore per gli operatori del settore turistico e offre l’opportunità di favorire l’incrocio tra domanda e offerta.

L’obiettivo della partecipazione ad uno degli eventi più importanti nel settore è soprattutto quello di valorizzare le bellezze di Roseto degli Abruzzi e di portarle all’attenzione dei tanti operatori provenienti da tutto il mondo che prenderanno parte alla manifestazione milanese.

Grazie allo spazio messo a disposizione dalla Regione Abruzzo, nello stand condiviso di circa 300 metri quadrati, sarà esposto il materiale informativo, ma non solo. La Città di Roseto e tutto il suo territorio saranno tra le poche in Abruzzo ad avere a disposizione un importante spazio di promozione esclusiva grazie alla conferenza, intitolata “Roseto degli Abruzzi, che scoperta!”, che si terrà martedì 6 febbraio alle ore 11:00 presso lo stand dell’Abruzzo.

Durante l’evento, il Sindaco Mario Nugnes presenterà le bellezze e le peculiarità di Roseto degli Abruzzi anche grazie alla proiezione di un video promozionale realizzato appositamente per la BIT. Sarà un’occasione per raccontare la storia, la cultura e la natura della nostra affascinante località e di promuovere il portale Visitroseto.it. Assieme al Sindaco interverrà l’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio che racconterà le strategie messe in atto per promuovere il turismo familiare e le iniziative in corso e quelle future per valorizzare tutto il territorio di Roseto e l’area del Borsacchio. A seguire, sono previsti gli interventi dei rappresentanti delle strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere che si incentreranno sulle esperienze offerte ai turisti e sul turismo sostenibile.

“Come amministratori di Roseto siamo felici di condividere l’autenticità e il patrimonio del nostro territorio con il mondo attraverso la BIT 2024 – affermano il Sindaco Mario Nugnes e l’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio – Dopo la partecipazione a TTG di Rimini per due anni consecutivi, Roseto sbarca anche a Milano con un ruolo d’eccezione visto che sarà protagonista di uno degli spazi messi a disposizione dalla Regione per organizzare le conferenze promozionali. Durante la fiera avremo inoltre l’opportunità di incontrare numerosi operatori del settore, giornalisti, blogger e visitatori interessati alle proposte turistiche della nostra città. Inoltre, prenderemo parte a workshop e seminari che ci permetteranno di approfondire le tendenze e le sfide del mercato turistico internazionale. Questa manifestazione rappresenta un’occasione unica per promuovere Roseto degli Abruzzi come destinazione turistica di qualità e per creare nuove opportunità di business e di collaborazione con altri operatori del settore”.




PADEL SENZA BARRIERE

Ieri mattina l’incontro con le scuole al Kursaal, oggi l’allenamento al Chico Padel

Giulianova, 3 febbraio 2024. Il Sindaco Jwan Costantini ha partecipato ieri mattina, al Kursaal, all’incontro conclusivo di “Padel Senza Barriere”, incontro che ha visto  protagonisti oltre 400 studenti dell’Istituto Comprensivo 2 di Giulianova. I ragazzi  hanno potuto ascoltare dalle voci di Marco Ciafardoni  ed Eugenio Maglia i tratti salienti  di un progetto europeo fondato sui valori dello sport e dell’inclusione.

Il sindaco ha ribadito il ruolo centrale della città di Giulianova, in questo ambito punto di riferimento regionale.

Presente anche Michela Core, delegato provinciale Cip, che ha illustrato tutte le azioni portate avanti sul territorio e sottolineato come un progetto come questo del Padel senza barriere possa essere virtuoso e vitale  per l’intero tessuto sociale.

L’appuntamento è per oggi,  3 Febbraio,  alle 15,  presso l’impianto Chico Padel, per un’esibizione ed un allenamento inclusivo.




I BEDESCHINI INCONTRANO LA CITTÀ

Venerdì 9 febbraio, ore 18, Oratorio di Sant’Antonio de’ Cavalieri de Nardis. concerto dell’Ensemble Anima&Corpo “Così mi disprezzate. La musica al tempo di Bedeschini”

L’Aquila, 3 febbraio 2024. Nell’ambito delle attività collaterali alla mostra Giulio Cesare e Francesco Bedeschini. Disegno e invenzione all’Aquila nel Seicento, in corso al MuNDA fino al 3 maggio prossimo, venerdì 9 febbraio, ore 18, all’Oratorio di Sant’Antonio de’ Cavalieri de Nardis (via San Marciano) è in programma il concerto dell’ensemble Anima&Corpo diretto dal violinista Gabriele Pro con Aloisia de Nardis soprano, Sara Meloni violino e Nicola Procaccini organo. Il programma “Così mi disprezzate. La musica al tempo di Bedeschini” comprende musiche di Frescobaldi, Colista, Mannelli, Rainaldi e Landi, tutti autori attivi in Italia nella prima metà del Seicento.

L’evento promosso dalla Società Aquilana dei Concerti B. Barattelli, dall’Università degli Studi dell’Aquila e dall’Associazione Angelo de Nardis di Prata, sarà introdotto dai saluti istituzionali del professor Edoardo Alesse, Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila e della dottoressa Federica Zalabra, Direttrice del Museo Nazionale d’Abruzzo. Interverranno i Professori Michele Maccherini e Arnaldo Morelli, docenti dell’Università degli Studi dell’Aquila.

L’ensemble Anima&Corpo nasce nel 2015 con l’intento di diffondere e riscoprire i tesori musicali della musica vocale e strumentale dal XVII al XVIII secolo con uno sguardo ai repertori eseguiti meno di frequente e tenendo presente i contesti artistici e culturali in cui i compositori hanno operato.

L’ingresso è libero.

NOTE STORICHE SULL’ORATORIO

L’Oratorio di Sant’Antonio dei Cavalieri de Nardis è un edificio religioso edificato da e per la famiglia de Nardis,  a partire dal 1646, dal Cavaliere di Santo Stefano di Toscana Ottavio de Nardis, insieme ad altri esponenti della nobile famiglia aquilana. Sembra sia stato eretto come ex voto per l’aura devozionale che il dipinto di San Antonio da Padova,  eseguito ad affresco da Francesco Bedeschini e collocato come pala dell’altare maggiore, acquisì.

L’edificio fu gravemente danneggiato nel terremoto del 1703. Numerosi, quindi, i  rimaneggiamenti  e le  modifiche successive, tra cui la sostituzione del soffitto voltato con uno ligneo ad opera dell’ebanista Ferdinando Mosca da Pescocostanzo, autore anche del magnifico soffitto di San Bernardino, arricchito da un dipinto di Vincenzo Damini, raffigurante Sant’Antonio da Padova che riceve il Bambino Gesù dalla Madonna.

Fra le due porte di ingresso, una nicchia contenente una statua a grandezza naturale di Sant’Antonio è opera dello scultore comasco Ercole Ferrata. Tra le opere rilevanti, il paliotto dell’altare maggiore composto da ventisette formelle istoriate di maiolica di Castelli e due pale d’altare di Lorenzo Berrettini e del cavalier Giacomo Farelli: la Fuga in Egitto e l’Immacolata Concezione.

All’interno l’organo di Luca Neri del 1650, fieramente italiano con influenza olandese. Quando venne realizzato, infatti, ancora esistevano in città  quelli di Balthasar Ruytsgheens, venuto all’Aquila con Madama Margherita e  specializzato nella costruzione di questi strumenti studiati dal leonessese Luca Neri per carpirne segreti e peculiarità riproposti nello splendido organo dell’Oratorio, giunto fino a noi nella totalità della sua composizione fonica. Preziosa testimonianza  e punto di riferimento per tutti gli esecutori specializzati nella prassi esecutiva storicamente informata,  la “voce” del Luca Neri è espressione fedele dell’epoca.

L’Oratorio è stato restaurato a seguito del sisma del 2009.




REGALI A STUDENTI MERITEVOLI

Il dono della signora Concetta De Luca

Paglieta, 3 Febbraio 2024. Una storia toccante e ispiratrice, proveniente da Paglieta, viene resa nota oggi dal sindaco, avv. Ernesto Graziani e dal vicesindaco, il dott. Antonio Demattia. La protagonista di questa straordinaria vicenda è la  stimata concittadina, la signora Concetta De Luca, che, in occasione del suo novantesimo compleanno, ha compiuto un gesto di grande altruismo rinunciando ai regali ricevuti e decidendo di donarli al  Comune di Paglieta.

La decisione della signora Concetta di devolvere i regali ricevuti da familiari e amici alle borse di studio per gli studenti meritevoli di Paglieta è stata accolta favorevolmente e  condivisa anche dal figlio, il prof. Michele Di Matteo. Le borse di studio sono state istituite dall’Amministrazione Graziani tre anni fa e rappresentano un fondamentale sostegno per gli studenti locali che si distinguono per il loro impegno e merito accademico.

Il sindaco Graziani ha dichiarato con profonda gratitudine: “Il gesto generoso di questa eccezionale concittadina riflette la vera solidarietà e il senso di comunità che caratterizzano Paglieta. Questo atto di altruismo contribuirà significativamente alla formazione educativa degli studenti locali, dimostrando quanto sia preziosa la connessione tra generazioni nella nostra comunità. La signora Concetta è un esempio luminoso di dedizione al bene comune.”

Il vicesindaco, il dott. Antonio Demattia, ha aggiunto: “La signora Concetta non è nuova a queste attenzioni verso la comunità di Paglieta, in particolare nei confronti dei più giovani. In passato, al taglio della torta per le sue ottanta candeline, aveva già fatto una donazione al nostro Comune. Le borse di studio saranno conferite a conclusione dell’Anno Scolastico 2023/2024 e al termine degli Esami di Stato, suddivise per gli studenti degni di lode per la licenza della scuola primaria, secondaria  di 1° e 2° grado, e saranno intitolate alla nostra concittadina che le ha date in dono.  Oltre a rinnovarle gli auguri, la ringraziamo di cuore per questo nobile gesto che lascerà un’impronta indelebile nella storia della nostra comunità.”

Da parte sua, la signora Concetta ha affermato: “Sono veramente contenta che gli studenti di Paglieta possano ricevere anche con il mio contributo un piccolo, ma comunque importante, stimolo per la loro crescita. Auguro ai vincitori delle borse di studio un futuro ricco di soddisfazioni”.

Si ricorda che l’Amministrazione comunale di Paglieta ha già un regolamento per l’erogazione di borse di studio attraverso i fondi del Bilancio comunale. Questa ulteriore erogazione si andrà ad aggiungere a quella  esistente,  restando divise.




SMART BUSINESS CIA

L’innovativa consulenza aziendale per le imprese presentata a Fieragricola

Pescara, 3 Febbraio 2024. È stato presentato, durante l’edizione 2024 di Fieragricola a Verona, il Progetto Smart Business, l’innovativo servizio di consulenza alle imprese di CIA Chieti-Pescara. Il servizio fornisce consulenze personalizzate e flessibili, in presenza, a distanza e in modalità ibrida, offrendo un’esperienza semplice, intuitiva e altamente personalizzata.

Il Progetto Smart Business, sviluppato in collaborazione con Zoom, permette di accedere alla consulenza aziendale in modo del tutto facilitato. Basta seguire pochi semplici passaggi: scegliere il servizio di cui si ha bisogno, selezionare giorno e ora più comodi, inserire i propri dati e scegliere la modalità di partecipazione preferita, sia essa in videoconferenza su Zoom, al telefono o presso gli uffici Cia nelle innovative Business Rooms.

Una mail di conferma e il successivo promemoria permetterà di non perdere l’appuntamento. Il portale permette di gestire e tenere d’occhio le proprie pratiche, i  contratti ed essere sempre in contatto con i consulenti. Il progetto Smart Business ha ricevuto anche un contributo dalla Camera di Commercio Chieti-Pescara, al fine di condurre un’analisi dei fabbisogni sulla digitalizzazione e l’innovazione delle imprese agricole.

Circa 200 aziende sono state intervistate e presto verranno presentati i risultati, che contribuiranno a informare ulteriormente le iniziative del progetto e a adattarle alle esigenze del settore.

“La presentazione del Progetto Smart Business è stato un momento fondamentale per il nostro settore”, ha dichiarato il direttore Alfonso Ottaviano, “Smart Business elimina i confini e ti permette di scegliere in quale modalità usufruire della tua consulenza. Siamo consapevoli che ogni impresa ha esigenze diverse e con Smart Business vogliamo garantire un servizio che si adatti perfettamente alle loro necessità.”

La presentazione del Progetto Smart Business a Fieragricola rappresenta solo l’inizio di un percorso che promette al settore di affrontare sfide e opportunità con una mentalità orientata al futuro.                               




IL SECOLO DI CALVINO

Un tributo di affetto a una intelligenza proteiforme

Teramo, 3 febbraio 2024.  Il prossimo 7 Febbraio  2024 alle 18:15  il Salotto culturale di Prospettiva persona 2024 (Patrocinio MIC e Fondazione Tercas) anno XXIV  presso i locali della SS. Annunziata, Teramo, via Nicola Palma 33 , propone: IL SECOLO DI CALVINO

Impressioni e ricordi in margine al Calvino favoloso

Il salotto di mercoledì 7 Febbraio presenta un percorso particolare: un tributo di affetto a una intelligenza proteiforme e insieme rigorosa, ma soprattutto trascinante, invitante, liberatoria: Italo Calvino. Dalle Fiabe italiane ascoltate da bambino alle numerose suggestioni intellettuali e fantastiche dei suoi scritti, Calvino ha esercitato su molti di noi un’impressione profonda,   coltivata con  assiduità,  sentita, goduta e apprezzata.

L’incontro con Calvino, quello favoloso – ammesso che sia davvero “bifronte” – non può che avvenire nel terreno dell’antichità. Si tratta soltanto di sottolineare la longevità di alcuni motivi che esaltano la capacità di intuizione dello scrittore e la sua intelligenza.

Ne parlerà il prof. Raffaele Giannetti, accademico dei Fisiocritici di Siena, professore di lettere italiane e latine presso il Liceo Poliziano. Ha scritto testi di archeologia e di botanica oltre che di letteratura  e una fiaba andata in scena nel 2010 con la regia di R. Nemack e la musica di S. Taglietti (RAI Trade 2014).




LA CITTÀ CHE MUORE

Civitella del Tronto secondo l’Associazione Nuova Rotta

Civitella del Tronto, 3 febbraio 2024. Civitella del Tronto come Civita di Bagnoregio, ma mentre quest’ultima oggi è più che mai viva grazie ai grandi flussi turistici e morirà (si ipotizza) fra centinaia di anni a causa di un problema geologico, il borgo dell’entroterra teramano si sta a mano a mano “spegnendo”.  

Il Paese, che un tempo pulsava di vita e attività, si trova oggi ad affrontare una crisi profonda e dolorosa. Lo spopolamento, la chiusura delle attività commerciali, la carenza di servizi e l’assenza di aggregazione e circoli culturali locali hanno trasformato il centro storico in un luogo desolato, quasi spettrale. Attraversare le strette vie lastricate, una volta animate dalle voci degli abitanti e dai visitatori, è diventato un viaggio nel passato, un’esperienza nostalgica che oggi si scontra con la cruda realtà di un borgo in totale declino.

Le serate nel centro storico di Civitella del Tronto sono particolarmente tristi, con le serrande abbassate dei tanti esercizi commerciali. La mancanza di iniziative culturali e di intrattenimento ha contribuito a un’atmosfera cupa, accentuata dall’assenza di colori e attività che animano le vie nelle vicine località più vivaci. L’Amministrazione comunale sembra non curarsene, immobile, incapace di rispondere al declino che la Città Fortezza sta vivendo.

L’assenza di politiche efficaci nell’ambito della promozione culturale e turistica, ha fatto sì che Civitella smarrisse la sua attrattività, perdendo visitatori ed investitori. Le attività commerciali, gravate dai crescenti costi e dalla mancanza di sostegno, stanno chiudendo una dopo l’altra. Per quelle poche realtà, che con tanta fatica riescono ancora ad andare avanti, la riduzione degli orari di apertura è diventata la strategia per sopravvivere, segno tangibile delle difficoltà che affrontano quotidianamente.

L’Amministrazione Di Pietro, che è al Governo della Città da più di dieci anni, ha mostrato tutti i suoi limiti. Leggere ed ascoltare il Sindaco che per le strategie turistiche declina ancora i verbi al futuro invece che al passato o al presente, non è più accettabile.

La Fortezza, che per fortuna grazie alla sua importanza storica continua ad essere il monumento più visitato d’Abruzzo, ha visto in questi anni diminuire drasticamente il numero dei visitatori. Il bando della gestione del forte è scaduto nel 2017 e da allora l’Amministrazione comunale va avanti di proroga in proroga: in 7 anni non sono stati capaci di elaborare un nuovo bando che permettesse nuovi investimenti in promozione ed un nuovo progetto per il rilancio della Fortezza.

I calendari estivi degli eventi, se realizzati, vengono pubblicati sempre ormai a stagione iniziata, poco pubblicizzati e poco attrattivi. Non esistono, inoltre, politiche di destagionalizzazione turistica che consentano la redistribuzione dei flussi su periodi diversi o più lunghi. Il Comune di Civitella, a differenza di quelli limitrofi, non partecipa mai alle fiere nazionali ed internazionali per la promozione turistica. Il turismo odierno vive di programmazione e pianificazione, termini che, visti i risultati, la Giunta Di Pietro a quanto pare non conosce o conosce molto poco.

“Ci vogliono politiche serie per rivitalizzare il Paese, investimenti mirati per attirare nuovi residenti e turisti, e misure concrete per sostenere le attività economiche locali. La Città sta morendo, è indispensabile un cambio di rotta, un impegno concreto per invertire la tendenza negativa che sta segnando negativamente il destino di Civitella.” conclude Marco Di Berardino Presidente dell’Associazione Nuova Rotta




LE SACROSANTE RAGIONI DEL SUD

di Michele Rutigliano

Politicainsieme.com, 3 febbraio 2024. Forse è un po’ prematuro tracciare un bilancio della politica meridionalista di questo Governo. Ma, se il buon giorno si vede dal mattino, a chi ci chiede come stanno effettivamente le cose, potremmo  tranquillamente rispondere (parafrasando Erich Maria Remarque) che non c’è  “Niente di nuovo sul fronte meridionale” .

Se al Sud, contrariamente alle indicazioni del Pnrr, continuano ad essere riservate solo avanzi e briciole , allora non ci resta che proclamare Vincenzo De Luca  unico, vero e autentico “Avvocato del popolo meridionale”.  Lui sì che difende le regioni del Sud, altro che i fratelli, le sorelle o i cognati d’Italia.  Ma quali sono  gli argomenti  su cui sta martellando il Governatore della Campania?  Questa volta, dobbiamo riconoscerlo, non c’entra né il piagnisteo né il mai sopito vittimismo di alcuni politici meridionali che non vogliono mai assumersi la responsabilità dei loro fallimenti.

Questa volta non è così.  Il Presidente della Regione Campania ha ragioni da vendere quando protesta contro le discriminazioni e le umiliazioni che il Governo sta riservando al Mezzogiorno. Dopo aver definito una “Legge Truffa”, quella sull’Autonomia differenziata, De Luca è andato giù ancora più duro. Ha accusato il Governo di centralizzare i fondi europei destinati al Sud, sottraendoli alle amministrazioni locali e affidandoli al Ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, da lui sfidato ad un dibattito pubblico sui dati  forniti e sui criteri utilizzati nella ripartizione dei fondi. Un altro provvedimento, anche questo bersaglio delle sue critiche, è la creazione di una Zes Unica per il Mezzogiorno. Una Zona Economica Speciale che vorrebbe scimmiottare la Cassa per il Mezzogiorno.

Ma non è aria per i tempi che corrono.  Se consideriamo la penuria di risorse e la lentezza nella realizzazione dei progetti previsti nel Pnrr a favore del Sud, con ogni probabilità la Zes Unica andrà a finire su un binario morto.  Ebbene, pur considerando la forte diversità storica, economica e politica del nostro Secondo dopoguerra con il tempo attuale, balza subito agli occhi una cosa. La totale assenza di visione per il Mezzogiorno, oggi più che mai, in preda alla desertificazione industriale, alla denatalità e al progressivo spopolamento delle sue aree interne.  E allora, cosa fa il Governo, per contrastare questo scenario? Fa votare alla sua maggioranza una legge come quella sull’Autonomia differenziata. Un provvedimento molto simile ad una estrema unzione per le regioni più svantaggiate del nostro Paese.

Come sono lontani i tempi della Cassa per il Mezzogiorno. Un Ente che, nei suoi primi vent’anni, operò una vera e propria rivoluzione per il Sud. Vogliamo ricordare ai patrioti quali erano i suoi punti di forza? Innanzitutto, la sua dotazione finanziaria. Ebbe la capacità di attrarre risorse finanziarie sia nazionali che internazionali, sia dallo Stato italiano che da organismi internazionali, c come la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo e la Banca europea per gli investimenti. Tutto questo  permise alla Cassa di disporre di un ampio budget, che raggiunse, nel 1962, il 4,5% del PIL nazionale.

Un secondo punto di forza fu la capacità di innovare la struttura e la funzione dell’amministrazione pubblica. La Cassa fu  un modello di riforma amministrativa che si distinse per la sua autonomia, la sua efficienza, la sua competenza tecnica e la sua visione strategica. Si dotò, inoltre, di una pianificazione degli interventi, basata su studi e analisi scientifiche. Con una programmazione dei complessi organici, ovvero di insiemi coordinati di opere e progetti che miravano a creare poli di sviluppo integrato. In questo modo, esercitò  un ruolo di coordinamento tra i vari ministeri e le regioni interessate, con  una strategia che seppe evitare sovrapposizioni e conflitti di competenza.

Un terzo punto di forza fu la capacità di realizzare opere e progetti di grande rilevanza come strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, acquedotti, centrali elettriche, scuole, ospedali, case popolari.

Senza dimenticare che fu proprio la Cassa a favorire  lo sviluppo economico del Mezzogiorno, attraverso la creazione di aree industriali, la concessione di incentivi fiscali e finanziari, la partecipazione a società miste pubblico-private, la promozione di settori strategici come la siderurgia, la chimica, la meccanica, l’elettronica, la petrolchimica. Così come sostenne  lo sviluppo agricolo e sociale del Sud, attraverso la riforma agraria, la bonifica di aree paludose, la lotta alla malaria, la formazione professionale, la cooperazione e la cultura

Ma la più grande soddisfazione per De Luca e, sia detto per inciso per tutti i meridionali che non vogliono rassegnarsi al lento declino del Sud, non è tanto il risalto e l’eco che sta ottenendo sulla stampa e presso l’opinione pubblica più avveduta. La soddisfazione è  ben altra.  La sua battaglia per difendere le ragioni del Sud risale nientedimeno che ai primi del Novecento. Con le stesse argomentazioni e lo stesso rigore documentale, fu Francesco Saverio Nitti a denunciare lo stato di abbandono in cui si sarebbe trovato il Sud se si fossero  applicati due pesi e due misure nel governo del neonato Regno d’Italia. Andiamo a vedere cosa scrisse Nitti in un suo volumetto, pubblicato a Torino nel 1900, dal titolo “Nord e Sud”, proprio sul tema della ripartizione territoriale delle entrate e delle spese dello Stato. A soli trentadue anni, già docente ordinario di Scienza delle Finanze e Diritto finanziario presso l’Università di Napoli, affrontò il tema del bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97. E subito fece notare l’iniqua ripartizione della Spesa pubblica in Italia. Dall’unità in poi il Mezzogiorno aveva subito un continuo e costante drenaggio di risorse solo per favorire lo sviluppo infrastrutturale e industriale dell’Italia settentrionale.  Confutate, in poche righe, quelle analisi di comodo e superficiali  che tentavano di ridurre a motivazioni antropologiche la natura del divario,  documentò  con  analisi, studi e  statistiche che il divario tra le due aree del paese era diventato così consistente  a  seguito di precise scelte di politiche finanziarie, economiche e doganali.  E contestò duramente  quella tesi  «molto comune […] non solamente radicata nel Nord d’Italia», che il Sud avesse sfruttato il bilancio nazionale.

Era del tutto falso, scriveva Nitti, che i meridionali pagassero meno tasse e meno imposte e conservassero i propri risparmi in maniera improduttiva. Era esattamente il contrario. E fu il solo a documentare come il  Mezzogiorno, fino al 1860, avesse conservato «più grandi risparmi che in quasi tutte le regioni del Nord». Prima delle politiche doganali del 1887, tra il 1880 e il 1888, aggiunse ancora Nitti,  «la ricchezza agraria del Veneto non era superiore a quella della Puglia, e tra Genova e Bari, tra Milano e Napoli era assai minore differenza di sviluppo economico e industriale che ora non sia».

Ma a fine Ottocento, «insieme a una diminuzione nella capacità di consumo», si notavano chiaramente «i sintomi allarmanti dell’arresto del risparmio, dello sviluppo della emigrazione povera, della pigra formazione dell’industria di fronte al bisogno crescente. Tra il 1870 e il 1888 la importanza del Mezzogiorno nella vita sociale ed economica dell’Italia era molto maggiore che oggi non sia».  Quanto sarebbe utile al governo dei sovranisti e dei patrioti ripassare un po’ di storia della questione meridionale.  Dice bene De Luca: al Sud non servono le nozze con i fichi secchi dei tagli, dei rinvii e degli accantonamenti. Servono certezze e coraggio nell’affrontare le sfide. Don Luigi Sturzo sosteneva che la questione del Sud la dovevano risolvere soprattutto i meridionali. E, in larghissima parte, dovrebbe essere così. Ma oggi, in questo rinnovato contesto europeo, da questione economica è diventata soprattutto una questione politica e morale. Ed è in questi termini che andrebbe affrontata. E non con provvedimenti discriminatori e punitivi che, ove mai fossero attuati, sposterebbero indietro di 163 anni l’orologio della nostra Storia.

Michele Rutigliano