LUTTO CITTADINO A ROSETO

I funerali di Don Pietro Cappelli

Roseto degli Abruzzi, 19 gennaio 2024. Con un’Ordinanza firmata dal Sindaco Mario Nugnes l’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi ha proclamato il lutto cittadino per domani, sabato 20 gennaio, in occasione della celebrazione dei funerali di Don Pietro Cappelli. Il Parroco della Parrocchia di Santa Maria Assunta è deceduto nella giornata di giovedì all’età di 74 anni.

La Camera Ardente è stata allestita a partire dalle 12 di oggi nella chiesa parrocchiale di “Santa Maria Assunta”. Qui, alle 20.30 di stasera, si svolgerà una veglia di preghiera che vivrà anche di momenti di ricordo dell’opera di Don Pietro.

Il funerale, presieduto dal Vescovo S.E. Lorenzo Leuzzi, sarà celebrato sabato 20 gennaio, alle ore 11, nella chiesa parrocchiale del “Sacro Cuore” di Roseto degli Abruzzi. Il funerale sarà preceduto da una solenne processione che accompagnerà il feretro, a partire dalle ore 10.30, dalla chiesa di “Santa Maria Assunta” a quella del “Sacro Cuore”

La proclamazione del lutto cittadino rappresenta un segno di cordoglio, di vicinanza e di riconoscenza a Don Pietro da parte della comunità cittadina tutta, rappresentata dal Sindaco, che si unirà in tal modo al dolore dei familiari, degli amici e della comunità religiosa. L’Ordinanza prevede l’esposizione della bandiera italiana e della comunità europea a mezz’asta presso la sede municipale; la partecipazione alle esequie da parte dell’Amministrazione Comunale mediante la presenza del Gonfalone Comunale e di un Picchetto d’Onore della Polizia Locale.

Inoltre, attraverso l’atto, si invitano i concittadini, le organizzazioni politiche, sociali e sportive, le attività commerciali e produttive, ad esprimere la loro partecipazione al lutto cittadino mediante la parziale sospensione delle rispettive attività nella fascia oraria che va dalle ore 11 alle ore 12 del giorno 20 gennaio 2024, nelle modalità ritenute più opportune.

“La scomparsa di Don Pietro è sentita profondamente da tutta la comunità di Roseto degli Abruzzi – il ricordo del Sindaco Mario Nugnes – Don Pietro è stato per me non solo un punto di riferimento spirituale, ma anche una guida preziosa per la mia crescita umana e quindi politica. Il suo spirito altruista e la sua dedizione rimarranno un faro per tutti noi. Da parrocchiano e da primo cittadino vorrei arrivasse a lui la mia immensa gratitudine”.




PREMIO SCRIBO IN GIALLO

Proclamati i vincitori

Lanciano, 19 gennaio 2024. L’agenzia Scribo ha decretato i vincitori della seconda edizione del Premio “Scribo in Giallo”, concorso letterario, organizzato dalla stessa agenzia, dedicato a racconti inediti di genere giallo, noir thriller, poliziesco.  Primo classificato è risultato il racconto “Il castello di carte” di Tiziana Colosimo (Latina), secondo “Vuoti di memoria” di Ilario Giannini (Empoli) e terzo “Melissa tra gli orchi” di Francesca Santi (Livorno)

Vista l’alta qualità stilistico-narrativa dei testi pervenuti, l’agenzia Scribo ha creduto di attribuire una menzione speciale ai seguenti racconti (in ordine alfabetico per cognome dell’autore):

“La pandemia in giallo” di Franco Amato – Lucca;

“Paradosso in giallo” di Franco Cadenasso – Genova;

“Occhio per occhio” di Analisa Casali – Cremona;

“Una vita, forse due” di Stefano Cossara – Treviso;

“Testimone silenzioso” di Antonino D’Accorso Li Destri – Varese;

“La bagnante dagli occhi verdi” di Roberto Dal Bianco – Manerba del Garda (BS);

“Un amore da magnum” di Franco Fiorucci – Soldano (IM);

“Thursday club” di Fabio Forlivesi – Cervia (RA);

“Il quinto comandamento” di Manuela Fucci – Napoli;

“Michi Martello” di Luigi Lazzaro – Pescara;

“La gita scolastica” di Mariangela Maretti – Mirandola (MO);

“Cravatta al ristorante” di Gisella Paccoi – Roma;

“Mutazione” di Fulvio Rombo – Sanremo (IM);

“Intrigo bollente” di Bruno Volpi – Alessandria.

I primi tre classificati vincono un premio in denaro, mentre i menzionati un attestato e un buono sui servizi di Scribo. Come da bando, non è prevista la cerimonia di premiazione, ma Scribo organizzerà nel mese di febbraio un incontro on-line per far conoscere i racconti premiati e i relativi autori.

“Questa seconda edizione ha registrato una crescita rilevante sia in termini numerici – 108 i racconti in gara da ogni parte d’Italia – sia dal punto di vista qualitativo. Ringraziamo tutti gli autori partecipanti per la fiducia che ci hanno accordato” affermano Giuseppina Fazio e Nicoletta Fazio, titolari di Scribo. “Il giallo, ma anche il thriller, il noir e il poliziesco si confermano generi molto amati da lettori e scrittori, oltre a costituire uno specchio, spesso impietoso, della nostra società e una sonda nei recessi più nascosti della psiche umana.”.

CHI SONO I VINCITORI

Prima classificata: docente di Musica, da sempre appassionata di arte, storia e mistero, Tiziana Colosimo ha pubblicato sette romanzi per ragazzi: “La Maledizione dello Scarabeo Blu” e “Il Tesoro del Pirata Fantasma”, rispettivamente finalisti al “Premio Dickens” 2007 e 2010; “Il Segreto del Settimo Sigillo”, risultato vincitore del Primo Premio al Concorso “I Gialli di Giò” e selezionato dalla Fondazione Città del Libro di Pontremoli tra i venti finalisti del “52° Premio Bancarellino 2009”; “Maschere e Segreti”, ambientato nella Venezia del ‘700, “La Chiave di Pietra”, risultato vincitore della III Edizione del Concorso Letterario “Giana Anguissola 2012” e finalista al Concorso Letterario Pontegobbo 2012 e “Un Magico Luna Park”, finalista al Concorso “6 Romanzi in cerca d’autore” bandito da Kobo Writing Life – Mondadori.

Il suo ultimo romanzo di avventura per ragazzi, “Il Mistero delle Tre Torri”, è stato presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino 2022.

Con racconti gialli, mistery e noir ha vinto numerosi riconoscimenti tra cui il 1° Premio al Concorso GialloLatino, il 1° Premio al Concorso BSF Contest Giallo-Noir, il 1° Premio al Concorso Scribo in Giallo, il 2° Premio all’Abruzzo Horror Festival, il 2° Premio Alcova Letteraria, il 2° Premio al Termini Book Festival, il 2° Premio Rodrigo di Nepi, il 3° premio al Concorso Torre Crawford, 3° Premio al Concorso Appuntamento in Nero, il Premio della Critica al Premio Letterario Città di Ascoli, Premio Costa Miglior Horror ed è stata finalista al Premio Nebbiagialla Giallo Mondadori.

Secondo classificato: Ilario Giannini è nato il 4 ottobre 1972 a Empoli (FI) dove tuttora vive ed esercita la professione di avvocato penalista del Foro di Firenze. Dopo la laurea ha coltivato privatamente per passione personale studi in materia di psicologia e criminologia e ha pubblicato diversi articoli e contributi in materia di diritto penale su varie riviste giuridiche quali: “Rivista di polizia”, “Rassegna penitenziaria e criminologica” e “Il nuovo diritto”. Tuttavia, la sua vera grande passione per la lettura e la scrittura è stata da sempre orientata alla narrativa. Lettore onnivoro e insaziabile, fin da giovane avverte l’impulso di scrivere, di raccontare storie, come uno sfogo, un bisogno personale. Ma solo di recente ha deciso di tirare fuori dal cassetto alcuni dei suoi scritti. I suoi romanzi ad oggi pubblicati sono: “La cura dal male”, Porto Seguro Editore (marzo 2023), “Sono qui per te – L’uomo delle scatole”, Edizioni Dialoghi (aprile 2023), “A caro prezzo” scritto assieme a Max Zocca, Porto Seguro Editore (dicembre 2023).

Terza classificata: Francesca Santi nasce a Livorno nel 1978, città dove tuttora vive e lavora. Dopo essersi diplomata alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, si laurea a Pisa in Letteratura Francese.

Dal 2008 al 2014 si dedica quasi esclusivamente alla sceneggiatura: vince “Lanciano nel Fumetto” con la storia breve “Senza parole”; pubblica in Francia la miniserie “Loumyx”; in Belgio, il primo volume della saga “Alo du Vent” e, in Italia, la graphic novel “Nelle lande dei giganti”, vincitrice del Lucca Project Contest nel 2010. In seguito, pubblica le sue storie brevi su varie antologie e riviste letterarie.

Nel 2020, vince il Premio Scerbanenco con il racconto “Fugu” e nel 2022 pubblica la sua prima raccolta di racconti con Watson Edizioni.




IL PIANO DI PROTEZIONE CIVILE

Gestione delle emergenze e ruolo dei cittadini

Castiglione Messer Raimondo, 19 gennaio 2024. Far sì che i cittadini, in caso di emergenze, sappiano come comportarsi e siano in grado di mettersi in salvo, così da dare il proprio contributo e collaborare con il volontariato. Queste le finalità dell’incontro di presentazione del Pec – Piano di emergenza comunale di protezione civile promosso dal Comune di Castiglione Messer Raimondo.

L’appuntamento è per domenica 21 gennaio, alle ore 9:45, nella Sala Polifunzionale di Castiglione. Oltre ai saluti del sindaco, Vincenzo D’Ercole, e del referente dell’associazione Protezione Civile Gran Sasso sezione Valfino, Mauro Bossi, sono previsti gli interventi del direttore dell’Agenzia regionale Protezione Civile Abruzzo, Mauro Casinghini, e del redattore del Piano di Emergenza comunale, Mario Mazzocca. Prevista, inoltre, l’esposizione dei mezzi in dotazione all’associazione Gran Sasso.

Il Piano di Protezione Civile, ricorda il Comune di Castiglione Messer Raimondo, è lo strumento principale per la corretta gestione di un’allerta meteo. Al suo interno sono presenti la descrizione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e le indicazioni utili da seguire in caso di criticità, non solo da parte degli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto da parte dei singoli cittadini.

“In un’epoca in cui i fenomeni meteorologici estremi e repentini sono sempre più frequenti – afferma il sindaco Vincenzo D’Ercole – è fondamentale che i cittadini sappiano come comportarsi in caso di criticità. Conoscere i comportamenti idonei e le azioni da mettere in pratica in caso di emergenza può consentire di mettersi in salvo e salvare vite umane. Le associazioni e il volontariato sono sempre pronti a fare la propria parte, ma è importante che vi sia anche il contributo della popolazione, per gestire al meglio eventuali situazioni di pericolo. Si tratta di un’iniziativa che ho fortemente voluto, interamente dedicata alla cittadinanza. Proprio per questo – conclude il sindaco – invito tutti i cittadini ad intervenire, con l’auspicio che vi sia ampia partecipazione”.




IMPIANTO DI IDROGENO NELLA VALLE PELIGNA

Patto di Intesa tra il Comune di Ortona dei Marsi e la società Infinite Green Energy Italia Spa

Ortona dei Marsi, 19 gennaio 2024. Il Comune di Ortona dei Marsi e Infinite Green Energy -IGE Italia Spa, hanno sottoscritto un patto di Intesa, alle ore 16,00 presso il Municipio di Ortona dei Marsi, con richiesta di Manifestazione Pubblica d’Interesse e locazione di spazi adatti a produrre energia da fonti rinnovabili.

È stata sottoscritta presso il Municipio del comune di Ortona dei Marsi, l’intesa tra l’Amministrazione comunale e la società Infinite Green Energy – IGE Italia SpA, finalizzata ad avviare una Manifestazione d’Interesse per la locazione di spazi da destinarsi a investimenti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, da utilizzare in Valle Peligna, per la produzione di idrogeno verde in larga scala. La lettera d’intenti è stata firmata dal sindaco Giuseppe Buccella e dal General Manager di IGE Italia Spa, Rocco La Rovere.

L’evento è stato coordinato da Abrex srl area sviluppo locale, nell’ambito del “Progetto Italico” che ha come obiettivo l’utilizzo di risorse esistenti con la compartecipazione di soggetti operanti sul territorio per creare benessere sociale e ambientale.

Il Sindaco, favorevole al Patto d’Intesa, ha dichiarato: “Il Comune di Ortona dei Marsi ha deciso di investire nella costruzione e nell’installazione di pale eoliche per la produzione di energia alternativa, riteniamo che tutto questo può portare a diversi vantaggi sia economici sia a livello locale. Le pale eoliche possono generare lavoro, perché richiedono manodopera locale e quindi si possono creare opportunità nella comunità, contribuendo a stimolare l’occupazione e l’economia del posto. Riteniamo che ci sarà una forte attrazione di investimenti perché l’implementazione di progetti di energia eolica può rendere la comunità più attraente per gli investitori interessati alle energie rinnovabili. Crediamo che gli investimenti nella produzione di energia pulita possono portare a ulteriori sviluppi economici e di crescita e ci potranno essere entrate da vendita di energia, se il comune produce un eccesso di energia eolica rispetto alle sue esigenze, può venderla alla rete nazionale. Tutto questo può generare entrate aggiuntive, aiutando a coprire i costi di investimento e manutenzione delle pale eoliche e soprattutto porterebbe ad un conseguente abbassamento delle tasse sulle case e alla costruzione di opere necessarie a tutta la comunità. La presenza di un parco eolico può stimolare l’industria locale fornendo opportunità per la produzione di componenti eoliche, la fornitura di servizi di manutenzione e la formazione di personale specializzato”.

Il primo cittadino ha poi concluso con un pensiero rivolto alla questione ambientale e climatica nonché all’economia del territorio: “Abbiamo fatto questa scelta perché crediamo fortemente che l’energia alternativa, ovvero pulita, sia la soluzione definitiva a tutti i problemi climatici che purtroppo ci stanno sommergendo e perché siamo convinti che questa sia la strada giusta per poter risollevare le sorti del nostro Comune”.

La società Infinite Green Energy è impegnata alla realizzazione nella Valle Peligna di un impianto di produzione di idrogeno verde certificato che verrà fornito all’industria e alla mobilità pesante del territorio. L’azienda australiana, con sede anche in Italia, sta valutando aree idonee alla installazione di impianti strumentali e diretti alla produzione di energie rinnovabili e in quest’ottica si colloca la lettera di intenti. Pertanto, la richiesta mostrata al Sindaco di Ortona dei Marsi è quella della disponibilità  a procedere ad una Manifestazione Pubblica d’Interesse per la valutazione della proposta IGE.

L’intesa sarà funzionale al progetto più ampio di investimenti che IGE Italia SpA ha programmato sul territorio.




SFILATA DEI TRATTORI E BENEDIZIONE ANIMALI

Il Vescovo Valentinetti alla giornata del ringraziamento domenica 21 gennaio 2024 dalle ore 9:30

Pianella, 19 gennaio 2024. Torna domenica 21 gennaio a Pianella la Giornata provinciale del ringraziamento di Coldiretti Pescara per celebrare lo stretto legame esistente tra l’agricoltore e la comunità cristiana. Agricoltori e semplici cittadini anche provenienti dalle comunità limitrofe, si ritroveranno per un antico rito che, inaugurato dalla Confederazione nazionale Coltivatori diretti nel 1951 e replicato ogni anno nelle diverse province italiane, nacque per ribadire l’ispirazione dell’organizzazione professionale alla dottrina sociale cristiana e per ringraziare il Signore del raccolto concesso. Saranno presenti il presidente regionale di Coldiretti Pietropaolo Martinelli, il direttore regionale Roberto Rampazzo, il presidente di Coldiretti Pescara Giuseppe Scorrano, la delegata regionale dei Giovani Carla Di Michele e i componenti dei consigli provinciale e sezionale.

L’appuntamento è alle 9:00 a Pianella con il raduno dei mezzi agricoli (Viale Regina Margherita) e alle ore 10:00 degli animali (piazza Garibaldi), seguito alle 10:30 dalla Messa nella Chiesa di Sant’Antonio officiata dall’arcivescovo di Pescara-Penne S.E. Mons. Tommaso Valentinetti con l’offertorio dei prodotti agroalimentari della provincia pescarese. Alle 12:00, al termine della celebrazione, benedizione e sfilata dei trattori nelle vie del centro storico e pranzo sociale.

In occasione della Giornata del Ringraziamento verrà consegnata al vescovo Valentinetti la statuina del Presepe 2023 nell’ambito dell’iniziativa promossa annualmente a livello nazionale in ogni diocesi da Fondazione Symbola, Confartigianato e Coldiretti. Il personaggio di quest’anno è doppio: il maestro imprenditore e il suo apprendista simbolo del passaggio di competenze tra generazioni.




DEMOCRAZIA A RISCHIO …

… la leaderpatia è una pericolosa malattia dell’ego

di Nino Labate

Politicainsieme.com, 19 gennaio 2024. Occorrono vaccini forti. E occorre che i partiti pongano dei freni e investano  urgentemente e per tanto tempo sulla  ricerca di antidoti immunizzanti. La mascherina non basta. E l’isolamento in casa favorisce, paradossalmente come non mai, la sua diffusione.

La democrazia e i partiti  politici del nostro paese si sono infatti ammalati gravemente, sino al  punto di scomparire dalla scena. E il virus della leaderpatia – malattia psicotica dell’ego – si è diffuso a macchia d’olio sotto i nostri occhi, toccando  perfino fasce di età cresciute e formate nel solco di una convinta democrazia rappresentativa, fondata sui rapporti interpersonali. E ciò è avvenuto senza che ce ne rendessimo conto, trascurando così le conseguenze autoritarie e post-democratiche che esso nasconde e si porta dietro.

Da un lato, come abbiamo letto in questi giorni, quasi tutti i leader di partito avrebbero  coltivato la strampalata  idea  di volersi candidare alle prossime elezioni europee. Idea ancora presente e non del tutto e per tutti accantonata. La prevedibile, conseguente assenza dal Parlamento di Bruxelles non scuote le coscienze, sia per un minimo di buon gusto etico-politico, sia per il rispetto dovuto ai propri elettori, essendo la coerenza un bene da preservare.

Conta solo avere le facce e i nomi sulle schede elettorali del prossimo giugno, avvalorando perciò la tesi di Bernard Manin secondo la quale il partito ai giorni nostri non conta più niente e non è più importante. Perché, grazie ai media e a quant’altro sopraggiunto di social diversivo, ingannevole e fazioso, arrivati al punto in cui siamo si vota solo per una faccia e per un nome. Per un leader. Il resto non interessa più. Anzi è superfluo.

Da un altro lato, Ilvo Diamanti ci ha fatto sapere su ‘La Repubblica’ che un suo recente sondaggio ha verificato come ormai ci sia una diffusa domanda di autonomi e solitari leader, e che i partiti farebbero bene a scomparire: soltanto il 37% degli italiani è convinto che i “Leader forti” siano un reale pericolo per la democrazia; mentre nella media degli elettori fra i 30 e i 54 anni, il 60 % è convinto che la democrazia può funzionare anche senza partito: forse, appunto, basta e avanza il viso del leader!

Da questo allarme, e da questa  tragica voglia di leaderismo e di segnali antidemocratici, si può dedurre che il momento che attraversa l’Italia – e sicuramente non solo l’Italia –  non è dei più favorevoli alla democrazia liberale. Anzi, che siamo maturi per sposare una monocrazia, depositata nelle sole mani di un Capo, unico detentore delle dinamiche parlamentari e solitario monarca.

Si badi anche bene, che queste tendenze si collocano all’interno dell’attuale governo di Giorgia Meloni con la sua proposta di Presidenzialismo mascherato e addolcito dal  Premierato, tanto cara al suo Giorgio Almirante.

Non si tratta, evidentemente, di fascismo storico e istituzionale, benché da qui provenga la Meloni: grazie a Dio questi pericoli non ci sono. Ci sono invece comportamenti e desideri, insondabili pulsioni, psicosi mentali che spingono ad essere dei leader a tutti i costi, anche senza averne le qualità e le competenze, come ci ha detto Umberto Eco nel suo Fascismo eterno.

C’è un Dante Alighieri di destra con le sue radici  patriottiche,  c’è Benito Mussolini, grande statista emerito da ricordare per il bene che ha fatto agli italiani, ci sono linguaggi, posture con l’indice della ‘mano destra’ minaccioso, desideri sottili mascherati di modernità sovranista e antieuropea. E c’è appunto un ego psicotico di elevata autostima con una certa spocchia di superbia e senza dubbi, tipica di un Narciso che si ammira  ogni giorno nello stagno.

Devono entrambi  preoccupare molto. Anche perché si riscontrano in una certa base sociale ed elettorale.

E perché è da un po’ di tempo che in Italia circola una voglia politica cesarista: il premier, il leader, il capo, l’uomo forte, il comandante, il capitano, il  primo, l’unico, perfino l’influencer. Insomma, l’individuo, il singolo e l’IO innanzitutto. E poi se rimane tempo il NOI, la comunità e la collettività, i mondi della vita. Il partito. Stiamoci bene attenti, e apriamo gli occhi.




RISCHI DELLA RETE E LA RESPONSABILITÀ EDUCATIVA

Al polo liceale Ovidio una giornata dedicata questi temi. Premio “Ovidio Giovani” a Crepet

Sulmona, 19 gennaio 2024. L’educazione, la scuola, la famiglia e i rischi della rete. Sarà una giornata dedicata a questi grandi temi quella di sabato 20 gennaio al polo liceale Ovidio di Sulmona. Prima due conferenze, una dedicata agli studenti e una aperta a tutta la città, sull’uso consapevole di Internet; in serata, il premio “Ovidio Giovani” allo psichiatra Paolo Crepet

Il primo appuntamento riguarderà gli studenti delle classi seconde e terze dell’Istituto d’istruzione superiore Ovidio: alle 9:30 saranno al teatro Maria Caniglia per incontrare e dialogare con Carlo Di Noto, direttore dell’associazione METER, che da anni lavora sul territorio in diversi ambiti dal cyberbullismo alla pedofilia.

“Navigare, incontrare e comunicare senza cadere nella rete” è il titolo della conferenza che ha come obiettivo quello di guidare ragazzi e ragazze ad un uso consapevole del web e dei social, tenendo alti i livelli di guardia sui rischi che spesso il mondo online porta con sé. L’associazione METER nasce in Sicilia nel 1989 per contrastare la piaga della pedofilia e della pedopornografia online.

Fondatore e Presidente dell’Associazione è un sacerdote, don Ferdinando Di Noto che, insieme a suo fratello Carlo, è costantemente in prima linea contro ogni forma di violenza, di sfruttamento e di abuso sui minor ed è riconosciuto come massima autorità nel contrasto alla pedofilia e pedopornografia online.

L’incontro è inserito all’interno del Progetto per il Contrasto al bullismo e cyberbullismo, coordinato dalla professoressa Alessia Verrocchi, a cui l’IIS Ovidio lavora da anni. In occasione dell’incontro si esibiranno la VicOvidio music band e un gruppo di ragazzi che metterà in scena una piccola rappresentazione.

Nel pomeriggio, alle 15, lo stesso Di Noto terrà un altro incontro, nell’aula magna del liceo Artistico Mazara: “Formarsi e intervenire per non cadere nella rete”. Sarà aperta alle famiglie, docenti e a tutta la cittadinanza.

In serata, in occasione della sua conferenza-spettacolo Prendetevi la luna al teatro Maria Caniglia una rappresentanza di studenti e docenti, insieme al dirigente scolastico, Caterina Fantauzzi, consegnerà il premio Ovidio Giovani a Paolo Crepet. Il polo liceale Ovidio ha deciso di conferire il riconoscimento al noto psichiatra e scrittore “perché con convinzione richiama scuola, famiglia e giovani alla responsabilità, alla collaborazione per la costruzione di un futuro migliore”.

“Quella di sabato sarà una giornata molto importante per tutto il polo liceale Ovidio – afferma la dirigente Caterina Fantauzzi – perché sarà interamente dedicata ad un tema, quello della responsabilità, responsabilità educativa, familiare, sociale, che deve vedere impegnati tutti, e la scuola in prima linea, per la formazione di giovani che siano costruttori consapevoli del proprio futuro e di quello della società in cui vivono.”




TORNA LA FESTA DI SANT’ANTONIO ABATE

Domenica benedizione degli animali e sfilata per le vie del paese con premi per quelli più belli, rari e ben tenuti

L’Aquila, 19 gennaio 2024. Torna a Paganica, frazione del comune dell’Aquila, la tradizione della festa di Sant’Antonio abate: l’appuntamento è a partire dalle ore 12  di domenica 21 gennaio, nel rione di Sant’Antonio, dove un tempo si svolgeva la grande fiera degli animali.

Ad organizzarla l’Amministrazione separata degli usi civici di Paganica e San Gregorio (Asbuc), e dalla Proloco di Paganica.

La peculiarità dell’iniziativa sarà un vero e proprio concorso con tutti gli animali, di tutte le specie e razze, portati dai proprietari, che saranno censiti alle ore 12, e poi dopo la benedizione da parte di don Dionisio, partiranno in sfilata lungo le strade del paese. Una giuria composta dai veterinari Natascia Di Filippo, Rolando Ciambotti e Annamaria Rotellini, valuteranno infine gli animali concorrenti in base alla “rarità”, alla “bellezza” e soprattutto al loro “grado di benessere”, ovvero al modo ottimale ed etico con cui tenuti e allevati dai proprietari, e assegneranno dunque ricchi premi. L’Asbuc offrirà vin brulè e cioccolata calda, la Proloco minestra di fagioli e cotiche.

“Un tempo la tradizione e la devozione di Sant’Antonio abate, in un paese a forte vocazione agro-silvo-pastorale come Paganica, era molto viva e sentita – spiega il presidente Asbuc Fernando Galletti -, e gli animali rappresentavano, e rappresentano ancora, un valore economico, sociale e affettivo determinante. L’ultima edizione, prima dell’emergenza covid, ha riscosso un forte successo, con grande partecipazione anche da parte delle attività commerciali di Paganica. Poi però abbiamo deciso di interrompere per ragioni di sicurezza. Ora è nostra ferma determinazione riportare in auge questo appuntamento, perché sono queste tradizioni, che affondano le radici nel genius loci, a rafforzare il senso di comunità, la partecipazione alla vita pubblica e dunque anche il senso civico”.

Sant’Antonio abate, vissuto in Egitto dal 251 al 356 dopo Cristo, stando alla biografia di Sant’Atanasio, vescovo di Alessandria e suo discepolo, è stato un santo eremita nel deserto, dopo aver donato tutto quello che possedeva ai poveri. Visse 105 anni, dedicandosi alla preghiera e al digiuno, amante del silenzio e della solitudine, uomo per cui la vita terrena era solo una preparazione a quella eterna, tanto da rinchiudersi in fortezza romana abbandonata sul Mar Rosso per 20 lunghi anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all’anno, e che resistette alle tentazioni del diavolo, che lanciava sul suo cammino pepite d’oro, che il santo scalciava via come vili ciottoli. 

Il legame della figura del santo con il fuoco e il maiale, è dovuta ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne, ordine ospedaliero che intorno all’anno Mille, curava tra le altre patologie, la dolorosa eruzione cutanea conosciuta come fuoco di Sant’Antonio, provocata in particolare dall’ingestione di segale, il cibo dei poveri, contaminata dal fungo claviceps purpurea, che poteva provocare anche delirio, allucinazioni e comportamenti violenti.

Gli Antoniani ottennero il permesso dal Papa di poter allevare maiali, dotati di un collare con un campanello, liberi di vagare anche lungo le strade di paesi e città, dove ad altri animali non era consentito. Maiali preziosi soprattutto perché con il loro grasso si producevano unguenti e preparati medici. Ecco dunque spiegato il nesso del santo con il fuoco, con le tentazioni demoniache e le visioni, e con il maiale.




GRANDE SUCCESSO AL MARCA DI BOLOGNA PER LA PATATA DEL FUCINO IGP FONTE DI FOSFORO

Lo Stand dell’Associazione Marsicana Produttori Patate ha fatto bella mostra di sé

Celano, 19 gennaio 2024. Mentre cala il sipario sulla ventesima edizione del Marca svoltasi a Bologna del 16 al 17 gennaio, per la Patata del Fucino IGP fonte di fosforo si aprono grandi opportunità dopo la partecipazione alla straordinaria kermesse del food che l’ha vista protagonista nel proprio settore.

“Il nostro stand al padiglione 21 si è fatto molto notare attirando l’attenzione di numerosi buyer della grande distribuzione – riferisce Alessandro d’Ovidio, commerciale dell’AMPP – che si sono mostrati molto interessati al nostro prodotto, soprattutto alla novità della patata fonte di fosforo”.

“Partecipare a mostre così importanti come il Marca – sottolinea Sante del Corvo direttore AMPP – costituisce sicuramente un grande sforzo per la nostra Associazione di Coltivatori, ma necessario se vogliamo stare al passo con i tempi e soprattutto per avere un ritorno dall’investimento sostenuto in studio e ricerca per portare sul mercato la patata fonte di fosforo e con essa il nostro territorio del Fucino”.

Infatti, l’AMPP si è presentata al Marca con uno stand capace di promuovere la Patata del Fucino IGP fonte di fosforo, ma anche il territorio di produzione, creando un binomio imprescindibile, con la sua storia unica per essere stato prima un lago, poi prosciugato, e oggi una delle terre tra le più fertili d’Italia.

Qui ha trovato terreno adatto la sperimentazione che gli agronomi dell’AMPP hanno condotto con esperti dell’Università dell’Aquila e che ha portato a brevettare la formula, tutta naturale, che attribuisce alle patate un’alta percentuale di fosforo, circa 50 mg. Questa esclusiva proprietà organolettica è data da una particolare procedura che stimola l’assimilazione da parte della pianta del fosforo presente nel terreno, in maniera del tutto naturale.

“È un risultato veramente straordinario che apre a tante possibilità per il futuro – dichiara Mario Nucci, direttore del Consorzio di Tutela Patata del Fucino IGP – soprattutto a tutela dell’ambiente e del consumatore.”




IN VISITA AI MUSEI CIVICI

La visita degli alunni del Liceo Artistico Grue di Castelli. Resta visitabile fino a domenica prossima la mostra “Come argilla nelle mani”

Giulianova, 19 gennaio 2024. Quello che sta per aprirsi è l’ultimo fine settimana utile per visitare Come argilla nelle mani, la mostra allestita nel Loggiato Riccardo Cerulli con il Patrocinio dall’Assessorato alla Cultura della Città di Giulianova.

I presepi  realizzati dalla Seconda Metà dell’ Ottocento fino ai primi del Duemila da allievi dello storico Istituto Grue  di Castelli, potranno infatti essere ammirati fino a domenica prossima, 21 gennaio. La mostra, promossa dall’ associazione ArkArte in collaborazione con il Polo Museale Civico, è curata da Ilaria Materazzo.

Ieri mattina, intanto, gli studenti del Liceo Grue hanno visitato la Casa Museo Bindi, la mostra nel loggiato ed i luoghi più significativi del centro storico. La mostra è aperta nei giorni di sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 20. Ingresso con biglietto unico del Polo Museale Civico.




INI CANISTRO: CONTINUA LO STATO DI AGITAZIONE

Presidio di rivendicazione e protestando

L’Aquila, 19 gennaio 2024. Le Organizzazioni Sindacali FP CGIL, CISL FP e UIL FPL annunciano la programmazione di un presidio di protesta per lunedì 22 gennaio, dalle ore 9:00 alle ore 11:00, presso la struttura del Gruppo INI di Canistro.

Questa azione si rende necessaria a causa del persistente mancato pagamento della tredicesima mensilità alle lavoratrici ed ai lavoratori della struttura sanitaria da parte della direzione del Gruppo INI, che sta mettendo in seria difficoltà numerosi lavoratori e le loro famiglie, rispetto al management familiare esponendoli ad una situazione di cattivi pagatori rispetto alle  scadenze di mutui, spettanze erariali, bollette, con conseguenti potenziali azioni di rivalsa ed applicazioni di sanzioni nei loro confronti.

Nonostante numerosi tentativi di dialogo, il diritto fondamentale del personale al pagamento della tredicesima mensilità rimane insoddisfatto, il che sta causando notevoli disagi economici per le lavoratrici, i lavoratori e le loro famiglie.

Con questo presidio di protesta, intendiamo rivendicare il pagamento immediato, nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della struttura sanitaria, delle spettanze economiche maturate e non retribuite (saldo tredicesima 2023) e  attirare l’attenzione delle istituzioni e della politica, alla quali chiediamo un intervento incisivo per la tutela dei diritti di questi lavoratori e delle loro famiglie; contestualmente, sollecitiamo la direzione del Gruppo INI di Canistro affinché ponga rimedio rapidamente all’enorme disagio causato a tutto il personale, ottemperando ai dettami contrattuali e normativi.

F.to Anthony Pasqualone FP CGIL

F.to Alessio Zanon F.to Barbara Amirante CISL FP

F.to Florindo De Angelis UIL FPL




GROOVY FRIDAYS

All’enoteca casale liberati di Stiffe il connubio tra grandi vini e i ritmi Rare Groove di dj Seb

L’Aquila, 18 gennaio 2024. Groovy Fridays: ovvero un incontro che coinvolge tutti i sensi  tra l’Enoteca Casale Liberati di Stiffe, in provincia dell’Aquila, e deejay Seb al secolo Sebastian Alvares, artista peruviano e americano residente nella vicina Fontecchio, con un’ampia selezione di vini naturali a cura di Bebbo Liberati, accompagnati un ricco buffet di prodotti genuini locali, e una avvolgente e pirotecnica proposta musicale di rare groove da tutto il mondo, sia quello delle origini che quello contemporaneo.

L’appuntamento è a partire dalle ore 19,00 di domani venerdì 19 gennaio, all’Enoteca Casale Liberati, nella frazione del comune di San Demetrio ne’ Vestini, celebre per le grotte e cascate. Il Rare Groove è un genere musicale influenzato da funk, soul, jazz e rhythm and blues, ed è caratterizzato dall’uso di brani oscuri e difficili da trovare, che non erano ampiamente conosciuti o trasmessi dalle radio tradizionali, ed è emerso durante un periodo di sconvolgimenti sociali e politici nel Regno Unito. Era un genere abbracciato allo stesso modo dal pubblico bianco e nero e divenne un simbolo di unità e inclusività.

Spiega ancor meglio deejay Seb, “La parola groovy ha origine nella cultura jazz degli anni ’20 e Il termine divenne molto popolare durante il movimento della controcultura degli anni ’60. In un numero del 1943 della pubblicazione Correct English, il batterista Gene Krupa disse che il groove venne fuori da quelle sessioni di musica nel back-room, in cui ogni musicista suonava il brano secondo le sue nozioni individuali… Uno era, o non era, melodicamente nel groove. Una recente ricerca dell’Università di Tsukuba in Giappone, ha poi rivelato che la musica con groove può aumentare significativamente la funzione esecutiva e l’attività cerebrale associata, nei partecipanti che hanno familiarità con la musica. E il professor Soya assicura che ‘i nostri risultati indicano che le differenze individuali nelle risposte psicologiche alla musica groove, modulano gli effetti corrispondenti sulla funzione esecutiva. Pertanto, gli effetti del ritmo groove sulle prestazioni cognitive umane possono essere influenzati dalla familiarità o dalla capacità di elaborazione del ritmo”.




MAXI ROTATORIA KILLER

Aggiornamenti e tavolo tecnico sul nucleo industriale

Luco dei Marsi, 18 gennaio 2024. Si è svolta nella mattinata di oggi, giovedì 18 gennaio, nella sala consiliare del Comune di Luco dei Marsi, la riunione del tavolo operativo sull’annoso problema relativo alla grande rotatoria, o più precisamente dello scheletro della grande rotatoria, che insiste nel nucleo industriale di Avezzano, nel punto di raccordo tra la Sp. 22 da e per la Vallelonga e i transiti relativi a via Nobel e alla Circonfucese, nodo cruciale per la viabilità dell’area.

La struttura, che avrebbe dovuto garantire sicurezza e disciplina ai vasti flussi di traffico che interessano la zona ogni giorno, ne rappresenta in realtà un punto critico, attraversata com’è di netto da una strada e teatro di numerosi e frequenti incidenti, anche gravi. A richiamare l’urgenza di una soluzione, nei mesi scorsi, a seguito dell’ennesimo sinistro, la sindaca di Luco dei Marsi, Marivera De Rosa, che aveva promosso un incontro tra i soggetti a vario titolo interessati, dall’ARAP, Azienda Regionale delle Attività Produttive, competente per il Nucleo industriale, alla Provincia, al Comune di Avezzano.

La riunione odierna ha visto la fattiva partecipazione del vicepresidente della Provincia, con delega in materia di Viabilità Area Marsica, Gianluca Alfonsi, accompagnato dai Tecnici dell’Ente, dell’ARAP, con l’architetto Pepe, che ha presentato un primo studio progettuale sulle possibili modifiche dell’infrastruttura, accolti dalla sindaca Marivera De Rosa e dal vicesindaco Giorgio Giovannone, alla presenza del responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Luco dei Marsi, l’architetto Piergiorgio Iannuzzi.

“All’esito delle valutazioni condivise, la direzione intrapresa  è quella dell’accordo di programma tra enti competenti e portatori di interesse – spiega la sindaca Marivera De Rosa – così da definire interventi sostenibili ed efficaci per la risoluzione di questo problema, che ha causato non pochi danni. Ringrazio il vicepresidente della Provincia, Gianluca Alfonsi, per la sollecita attenzione manifestata, l’architetto Sergio Pepe che ha approntato la bozza del progetto, e il consigliere regionale Massimo Verrecchia, oggi assente giustificato, come l’assessore del Comune di Avezzano, Emilio Cipollone, ma che segue con attenzione la vicenda sin dai primi passi. Si terrà a breve un nuovo incontro, per definire e formalizzare i prossimi passaggi, alla luce delle evidenze tecniche e delle indicazioni emerse nella riunione odierna. Confido che la buona volontà manifestata dal Comune di Avezzano e dall’ARAP, come dai Rappresentanti istituzionali di Provincia e Regione, si traduca presto in risposte efficaci e concrete alla cittadinanza, rispetto a una problematica molto sentita dalle migliaia di utenti che transitano quotidianamente nel tratto in questione”.




PER RICOMINCIARE

di Luciano Pellegrini

Chieti, 18 gennaio 2024. Ho scelto di fare la prima ciaspolata solitaria, da Passo Lanciano (1318 m), (nel territorio del comune di Pretoro CH, Parco Nazionale della Maiella), verso I PIANI DI TARICA, (1330m), direzione nord ovest. Temperatura mite, 5 gradi alla partenza, poca neve gelata, perché la notte il termometro scende sottozero. Parcheggiata la vettura, si procede per circa cento metri, seguendo la strada che scende a Lettomanoppello PE. Una carrareccia sulla destra, con segnaletica ROSSO/BIANCO D1- CP, indica il percorso. Volutamente ho scelto un giorno feriale, così non ho incontrato nessuno.

Ho goduto del silenzio, del profumo della neve e del panorama sulla catena del Massiccio del Gran Sasso, della Maiella, i Monti della Laga, il Mare Adriatico, i tanti comuni. Mi sono allontanato dal sentiero, seguendo una traccia, con solo orme di volpe, lepre, capriolo, cinghiale. Qualche difficoltà a superare i rami di ginepro abbassati dalla neve, ma, sono uscito sulla carrareccia che avevo abbandonato. Il mio obiettivo era di arrivare al PIANO DI RIENZI, per guardare attentamente una roccia, a forma conica, (così sembra), ma è una capanna pastorale realizzata da Alfonso Cerrone, un esperto scalpellino, (nacque a Vittorito di Caramanico PE nel 1845 e morì quasi centenario a Lettomanoppello PE).

Con tenacia e pazienza, riuscì a rimuovere la roccia con scalpello e martello e può darsi, che per riservatezza, realizzò la porta, ad un lato della costruzione, quasi nascosta. Infatti, la maggior parte delle persone, non se ne accorge. La capanna è abitabile e ci sono i necessari arredi, una utile porta con incisioni, un camino con focolare, alcuni ripostigli, un giaciglio. Qualche difficoltà per entrarci… Per chiudere l’anello, ho proseguito in direzione del bosco, seguendo il sentiero D1/CP, per PASSO LANCIANO. Insomma, è stata una bella ciaspolata, per ricominciare.

Dislivello +/- 200 metri

Distanza A/R 8 KM

Tempo 2 h 30 min.

Difficoltà EAI (escursione in ambiente innevato)




LU SANT’ANTONIE

Sinergia fra fede e tradizione popolare in Abruzzo per esorcizzare il male. Dalla “Notte della Taranta” pugliese a quella della “Notte dei Serpenti” abruzzese, la tradizione dei canti popolari si rinnova.

di Giovanni Pizzocchia

Castelvecchio Subequo, 18 gennaio 2024. Sant’Antonio abate fu un anacoreta, visse nel III secolo in Egitto, dove morì ultracentenario.

Visse nel deserto in contatto spirituale con Dio ed ebbe dei seguaci. È considerato protettore degli animali, degli allevatori e degli agricoltori.

Molto celebrato in varie regioni d’Italia nella vigilia del 17 gennaio e spesso nel weekend successivo.

 In molti paesi d’Abruzzo è ormai una consuetudine, molto sentita dalle popolazioni, che si intercala fra gli appuntamenti festaioli di Natale e Carnevale, mantenendo così vive le piccole comunità locali.

I figuranti interpretano una drammatizzazione in cui il Santo si scontra con il Diavolo tentatore, la simbologia del duello continuo fra il Bene ed il Male.

Sono vari i testi delle strofe, dei canti popolari abruzzesi riferiti allo scenario nel deserto con “Sant’Antonio e ju demonio”.  Le varianti esprimono anche la variegata antropologia culturale e caratteriale dei suoi abitanti fra le aree montane più aspre e quelle collinari e rivierasche più miti.

Il testo narra delle continue provocazioni del demonio contro l’abate, il quale si dimostra sempre resiliente nel neutralizzare le sue tentazioni.

Interessante rimarcare le interpretazioni dei cori, dal “Talia” di Tagliacozzo al “Sirente” di Castelvecchio Subequo, appartenenti all’Abruzzo montano aquilano, noto perché italicamente e storicamente più bellicoso, già in era precristiana, ricadente in quell’ area Marsica-Peligno-Supaerequana.

Nel testo, le ultime strofe vedono non più un santo soltanto paziente e tollerante ma reattivo che, giunto al limite della sopportazione, va al contrattacco e agisce contro satanasso: “ben ben lo sculaccette” e ” co’ nu cazzotto je rompe lu cornu”, strofe che non si cantano nelle altre versioni degli altri cori.

Aspetto non di poco conto se si considera che già nel 90 A.C. gli antichi popoli italici promossero la Guerra Sociale contro Roma, per il riconoscimento del Diritto di Cittadinanza. La rivendicazione esordì proprio per iniziativa di un condottiero marsicano: Poppedio Silone, a cui lo stesso Ignazio Silone si ispirò, mutando il suo nome anagrafico Secondo Tranquilli e aggiungendo quello del Santo dei Gesuiti.

Questa immagine del Santo reattivo e non solo resiliente è importante, poiché va a significare come la vittoria del bene sul male si possa ottenere mediante la forza. 

Richiama l’icona della “Madonna che schiaccia il serpente sotto i piedi”.

Il serpente, nella simbologia biblica della Genesi, nell’Eden fu il tentatore di Eva ed all’origine dei mali con la cacciata dal Paradiso, insieme ad Adamo e, a seguire, l’umanità.

Meritevole di nota, da quest’anno, è quella che si sta rappresentando a Castelvecchio Subequo, in provincia dell’Aquila, per iniziativa di alcuni parrocchiani della Chiesa di San Francesco, dei Frati Minori Conventuali.

Le manifestazioni si svolgono in due tempi. La vigilia del 17 gennaio insieme ad artisti della vicina città di Sulmona “Gli amici del DuBott”, quali “Compari di Sant’Antonio”. I questuanti con un intervento anche del parroco Padre Franco, già padre Provinciale francescano, sono portatori di gioia fra giovanissimi e “meno giovani”: ai docenti, agli alunni dell’Istituto Scolastico Comprensivo ed agli ospiti della Casa per Anziani “Villa Franca”.

La manifestazione continua sabato, 20 gennaio, per la benedizione degli animali alla quale è stato invitato il noto cantastorie teramano Roppoppò, Franco Palumbo, già componente del gruppo di artisti che sotto la guida del Maestro Melozzi, hanno rappresentato la prima edizione di “La notte dei serpenti”, presso lo Stadio del mare di Pescara, andato in onda sulle reti nazionali.

Il Maestro Enrico Melozzi è stato premiato, nel dicembre scorso, al Cinema Pacifico di Sulmona, dalla testata locale “Il Germe” che testualmente recita…”direttore di orchestra a Sanremo, già vincitore con i Måneskin del Festival della canzone italiana nel 2021, ma soprattutto motore e ideatore de La Notte dei Serpenti che a luglio scorso ha portato allo Stadio del Mare di Pescara alla rivincita della cultura abruzzese.

La storia della lotta fra “il Bene ed il Male” che si vuol rappresentare con la storia del canto abruzzese di Sant’Antonio ed il demonio”, ben si innesca nella narrazione artistica che il Maestro Melozzi vuol esprimere.

Il Meridione d’Italia, pertanto, attraverso “La notte della Taranta” salentina e con quella della “Notte dei Serpenti”, abruzzese, attraverso i canti popolari, vuol essere una notte sì di emozioni intriganti, di tentazioni, ma soprattutto di valori, di desideri e di aspirazioni del popolo, non solo locale ma universale, globale.

La lotta fra Bene e Male continua, resta attuale e le guerre ne sono la testimonianza, la ferita mortale aperta.

Riuscirà il Santo, oggi rappresentato dal Papa, definito da Fazio nella trasmissione televisiva CTCF “Guida morale del mondo” con i suoi appelli alla Pace a far tacere le armi?




PRESIDIO SGA

Davanti alla Prefettura di Pescara

Pescara, 18 gennaio 2024. “Difendiamo il diritto dei cittadini ad un’informazione completa corretta e documentata, in linea con i principi costituzionali”. Lo afferma la segretaria nazionale della Federazione della stampa, Alessandra Costante, durante il presidio sotto la prefettura di Pescara, promosso dal Sindacato dei giornalisti abruzzesi, allargato alla società civile, contro la norma Costa, già approvata alla Camera e al vaglio del Senato. Un provvedimento che impedisce la pubblicazione del contenuto delle ordinanze cautelari emesse da giudici.

Al presidio  hanno partecipato, l’Ordine dei giornalisti abruzzesi,  le delegazioni dei sindacati di Cgil, Cisl e Uil, Arci, Legambiente e Anpi. “La norma Costa – ha detto Ezio Cerasi, segretario dei giornalisti abruzzesi – mina la corretta informazione e arriva dopo la riforma Cartabia e i progetti di legge sulla diffamazione che prevedono ammende smisurate, oltre alla stretta sulle intercettazioni. L’ennesima misura bavaglio che crea un impedimento al rapporto dei cronisti con tutte le fonti”.

Costante, ha evidenziato l’appello al presidente della repubblica Mattarella e non firmare la norma Costa: “i giornalisti raccontano e non inventano, non sono ‘manettari’, ma contribuiscono a rendere vivo il campo della democrazia con il loro lavoro di controllo su ogni potere. I giornalisti – ha detto Costante – non agiscono nell’illegalità, sono sottoposti a un insieme di regole penali, civili e ordinistiche che determinano l’esercizio professionale per assicurare un’informazione corretta”.




GLI ARCHI DELL’ISA SUONANO LE OTTO STAGIONI

Con Pellegrino al violino e furia al bandoneon

L’Aquila, 18 gennaio 2024. Un viaggio musicale tra due secoli e due mondi: dall’Europa del ‘700 alla Buenos Aires del Novecento, da Antonio Vivaldi ad Astor Piazzolla. Un concerto in cui tradizione e modernità si incontrano grazie al dialogo fra le Cuatro estaciones porteñas proposte da uno dei più grandi interpreti internazionali di bandoneón, Fabio Furlia, e le Quattro stagioni di Vivaldi interpretate da Ettore Pellegrino, violinista dalla carriera internazionale. Con loro gli Archi dell’orchestra dell’ISA. È questo il programma musicale dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese per il prossimo fine settimana con due appuntamenti: sabato 20 gennaio 2024 alle 18.00 all’Aquila, sul palco del Ridotto del Teatro “V. Antonellini” e domenica 21, sempre alle 18.00, a Tortoreto presso l’Auditorium del Centro Congressi Salinello Village.

Un’occasione di ascolto di brani celebri e molto amati, tanto per il virtuosismo quanto per la forza comunicativa che sono capaci di esprimere.

L’accostamento tra le due partiture, scritte a circa 250 anni di distanza (quella di Vivaldi fu pubblicata nel 1725, le Estaciones di Piazzolla furono composte tra il 1965 e il 1970) mette in contatto due concezioni diverse dei ritmi circolari con cui si muove il mondo. Nella spettacolare invenzione del veneziano prendono forma le voci e i suoni della natura che da soave in primavera si fa aspra d’inverno, e si evocano le attività umane scandite dall’avvicendarsi delle stagioni dell’anno. Piazzolla, che usa le stesse tonalità dei quattro concerti vivaldiani e ne offre continui riferimenti, propone in chiave intima ed emotiva il cambiamento di ogni parte dell’anno, quasi trattasse stagioni dell’animo. Il ponte fra il Settecento veneziano e il Novecento porteño, fra il violino e il bandoneón diventa dunque un transfer dall’esterno all’interno, dalla natura del mondo all’anima dell’uomo.

Gli interpreti: si esibirà in veste di konzertmeister Ettore Pellegrino, direttore artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese e manager culturale di grande esperienza: ha ricoperto lo stesso incarico per il Teatro Marrucino di Chieti e, dal 2021 per la ICO Suoni del Sud di Foggia.

Svolge intensa attività concertistica in formazioni cameristiche e con istituzioni liriche e sinfoniche, sia come spalla che come solista, esibendosi in Italia ed all’estero. Lunghissimo l’elenco delle incisioni a cui ha preso parte. Dedica impegno e cura alle giovani generazioni: didatta da decenni, oggi è Docente di Violino presso il Conservatorio Statale di musica “A. Casella” dell’Aquila.

Fabio Furia compositore ed arrangiatore, è considerato uno dei più importanti bandoneonisti d’Europa. Il suo talento è noto a numerose istituzioni e festival musicali, nazionali ed internazionali e la sua attività concertistica lo ha portato ad esibirsi in tutto il mondo nelle più prestigiose sale da concerto, fra cui la Tonhalle di Zurigo, Dvorak Hall del Rudolfinum di Praga, il Teatro Bozar di Bruxelles, Parco della Musica di Roma, l’Auditorium Arvedi di Cremona, il Teatro Lirico di Cagliari, l’Onassis Culture Center di Atene e la Großer Saal di Klagenfürt.

I biglietti sono disponibili in prevendita online su ciaotickets.com e nelle rivendite del circuito. Vendita diretta il giorno stesso del concerto presso i botteghini a partire dalle ore 16.00.




IL CANTO DELLE CREATURE

Conclusione di un progetto di prevenzione delle dipendenze psicologiche

Giulianova, 18 gennaio 2024. Il canto delle creature, scritto e diretto dalla dottoressa Sonia Delle Monache, è il titolo della rappresentazione, patrocinata dal Comune di Giulianova e  andata in scena martedì scorso al Kursaal, nel corso di una entusiasmante mattinata d’arte, cultura e crescita personale.  Protagonisti dell’evento, gli studenti dell’ Istituto Crocetti- Cerulli che, supportati dalla Asl di Teramo,  hanno concluso, non sui banchi ma dal palco, un progetto di prevenzione delle dipendenze psicologiche.

Ludopatia, eccessivo uso di internet e altri comportamenti disfunzionali, sono stati individuati,  approfonditi e decodificati lungo un percorso formativo coordinato dal dottor Gaetano Ruggieri del Ser.D di Teramo e dalla dottoressa Lina Buchicchio del Ser.D  di Nereto-Giulianova. Ad una prima fase teorica, è seguita un’esperienza di teatralizzazione, presentata appunto martedì al Kursaal dalle classi coinvolte (  3E 3B 3C 4E 4I dell’ Ipsedoc, quarte dell’indirizzo Meccanico e Informatico dell’ Itt,  Terze e Quarte dell’  Ipsia). Il progetto, a cui hanno collaborato gli insegnanti Rolando Macrini e Giovanna Spinelli, ha avuto come referenti i docenti Rosaria Druda e Roberto Malavolta.

Erano presenti al Kursaal il Vicesindaco Lidia Albani, che ha espresso il plauso dell’ Amministrazione Comunale, ed il dirigente dell’ Istituto Luigi Valentini. Da entrambi, il ringraziamento sentito alla Asl di Teramo e ai Ser.D di Teramo e Nereto-Giulianova.

La collaborazione con gli operatori del Servizio territoriale ha portato a risultati più che positivi, risultati, sottolineano gli insegnanti, che hanno sorpreso tutti. Anche gli studenti più introversi hanno mostrato abilità comunicative inaspettate, segno evidente che la strategia educativa adottata ha grandi potenzialità e vantaggi preziosi.




LA STORIA D’ITALIA

Con Pino Aprile

Spoltore, 18 gennaio 2024. Il giornalista e scrittore Pino Aprile, sarà ospite del presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Spoltore, l’avvocato Luigi Spina, per parlare di due libri, freschi di stampa ossia: “Il nuovo terroni” che è la versione definitiva del bestseller di Aprile, “Terroni”, che ha riscritto per sempre la storia d’Italia e “La brigante bambina” (entrambe Libreria pienogiorno). L’appuntamento è per sabato 20 gennaio alle ore 18.00, l’autore dialogherà con la giornalista Alessandra Renzetti e l’appuntamento sarà impreziosito dalle letture di Valentina Cipollone e le musiche di Mario Canci.

“Il nuovo terroni” è “non solo un bestseller – come si legge nelle note di presentazione del volume – ma un longseller che è entrato di prepotenza nel dibattito storico e civile, conferendo nuova consapevolezza e restituendo orgoglio. Un libro spartiacque, se è vero, come ha scritto Giordano Bruno Guerri, che dopo la sua pubblicazione nulla sarebbe più potuto continuare allo stesso modo, e avremmo avuto un’Italia e una storia “prima” e “dopo” “Terroni”.

Tutto questo accadeva più di un decennio fa ed “Il nuovo terroni” ripropone quel libro manifesto con importanti integrazioni e con tre nuove e decisive parti, del tutto inedite: le prove del massacro, uno studio inappuntabile e clamoroso, lungo appunto dieci anni, dimostra con dati demografici incontrovertibili la dimensione di quello che è stato un vero e proprio genocidio; il caso Sardegna: ricostruendo la storia della presenza sabauda dal 1724 si scopre che i piemontesi anticiparono sull’isola tutto quello che poi fecero nel Regno delle Due Sicilie a partire dal 1861. Una parte del Paese considerata come colonia e terra di conquista, con saccheggi, stragi, privazioni di ogni diritto, plotoni di esecuzione itineranti che giustiziavano “alla voce”.  Le conseguenze politiche: con la nascita di iniziative e movimenti mai esistiti in un secolo e mezzo, e la conseguente denuncia di storture, diseguaglianze, iniquità.

“Io voglio un uomo solo. Voglio sceglierlo io. E dev’essere pieno di universi”. Luisa ha sedici anni, è vivace, appassionata, gran conoscitrice dei poteri delle erbe, atavicamente allergica al sopruso. Capelli folti, lunghi sulle spalle, occhi grandi color della terra bagnata, profondi come due pozzi, e una bocca rosso ciliegia che fin dalla culla le ha dato in sorte il soprannome di Cerasella ed è la protagonista del romanzo “La brigante bambina” di  Pino Aprile. Quando da ragazzina sta per sbocciare donna, l’invasione del Regno delle Due Sicilie da parte dell’esercito sabaudo per unificare l’Italia farà di lei una brigantessa, costretta dagli eventi a prendere le armi e la via del bosco, insieme al fratello e a un mite maestro, Antonio. Sarà la loro piccola banda a concepire il progetto di unire, sotto un unico comando e una sola strategia, tutte le formazioni sorte per contrastare l’occupazione militare. E sarà proprio lei, la più piccola di tutti, la brigante bambina, a guidare le peregrinazioni del gruppo in una terra devastata da un esercito invasore e da bande contrapposte, rivelando grandi doti di saggezza e di coraggio. Cosa non insolita, si vedrà, perché la guerra si farà tempo di emancipazione per molte donne: nella loro odissea fra formazioni di resistenti, incontreranno, alla testa di bande temibili, Michelina Di Cesare, la terribile Ciccilla e altre formidabili combattenti che la passione per i propri uomini e per la libertà ha portato a unirsi alla lotta. Con protagonisti che attraversano gli accadimenti di una storia per molti versi ancora misconosciuta, Pino Aprile dà vita all’epopea di un popolo e a un romanzo d’amore e libertà.




I GRANDI MAESTRI Alessio Bidoli – Bruno Canino

Omaggio a Milstein al Teatro Comunale “Maria Caniglia” domenica 21 gennaio ore 17.30

Sulmona, 18 gennaio 2024. Torna dopo due anni al Teatro Caniglia di Sulmona il grande musicista napoletano Bruno Canino, concertista di fama internazionale, riconosciuto come uno dei massimi pianisti e cameristi dei nostri tempi,  artista che ha attraversato per quasi un secolo la storia della musica, collaborando con i maggiori strumentisti e direttori d’orchestra contemporanei.

Bruno Canino, classe 1935, Alessio Bidoli  classe 1986:  due artisti   distanti cinquant’anni  che suonano sul palcoscenico in perfetta sintonia  annullando l’ ‘age gap’.

Domenica 21 gennaio alle ore 17.30 per la stagione della Camerata Musicale, il M° Canino in duo con il giovane violinista Alessio Bidoli saranno protagonisti dell’ omaggio al violinista russo Nathan Mironovič Milstein , proponendo un apposito repertorio che evidenzia la difficile tecnica dello strumento.

Alessio Bidoli, violinista classe 1986, raffinato interprete dotato di grandi qualità tecniche ed espressive, ha iniziato a studiare lo strumento a 7 anni e dopo aver insegnato al  Conservatorio Piccinni di Bari è attualmente docente al Cilea di Reggio Calabria.  E’ direttore artistico del Festival “Musica in Corte”  a Crema.

Pianista, clavicembalista e compositore napoletano Bruno Canino, classe 1935, allievo di Vincenzo Vitale e di Enzo Calace per il pianoforte, e di Bruno Bettinelli per la composizione, si è distinto nei concorsi internazionali di Bolzano e di Darmstadt già alla fine degli anni Cinquanta. Inizia poi una lunga carriera di concertista in tutto il mondo, durante la quale collabora con artisti come Cathy Berberian, Severino Gazzelloni, Itzhak Perlman, Salvatore Accardo, Uto Ughi, András Schiff e Viktoria Mullova, viene anche diretto da Claudio Abbado, Riccardo Muti Sawallisch, Boulez. Ha frequentato con particolare assiduità il repertorio moderno e contemporaneo (Busoni, Berio, Stockhausen, Rihm, Kagel) collaborando anche con giovani strumentisti. È stato docente di pianoforte al conservatorio di Milano e alla Hochschule di Berna. Tiene regolarmente corsi di perfezionamento nelle istituzioni musicali in tutto il mondo. E’ docente alla Scuola di musica di Fiesole e ha insegnato alla Escuela Reina di Sofia. Direttore artistico presso vari enti, dal 1999-2002  è stato direttore musicale della Biennale di Venezia.

Il Duo Bidoli-Canino si è formato nel 2013,  ha all’attivo l’incisione discografica di cinque album e rappresenta un esempio di come, in un dialogo generazionale, la musica può azzerare le distanze.

In questa serata con  “Omaggio a Milstein” offrirà al pubblico un percorso cronologico attraverso brani virtuosistici di diverse epoche, dal Settecento al Novecento, in un programma di grande difficoltà tecnica e di intenso impatto emotivo.

Il concerto si apre con la Sonata per violino in sol minore, più nota come “Il trillo del diavolo”: è una sonata per violino e basso continuo scritta dal compositore Giuseppe Tartini (1692-1770),  famosa per essere tecnicamente molto impegnativa. La versione più nota del pezzo è la revisione di Fritz Kreisler(1875-1962) che aggiunse fioriture e cadenze alla partitura originale. Il programma si completa con musiche di Saint-Saëns (1835-1921), Henryk Wieniawski (1835-1880), Camillo Sivori (1815-1894) e Maurice Ravel (1875-1937).

PROGRAMMA

Giuseppe Tartini (1692-1770) / Fritz Kreisler (1875-1962)

Sonata per violino e basso continuo in sol minore, B. g5 “Il trillo del diavolo”

II. Allegro

III. Andante

IV. Allegro

Camille Saint-Saëns (1835-1921)

Sonata in re minore per violino e pianoforte n. 1, op. 75

I . Allegro agitato

II. Adagio

III. Allegretto moderato

IV. Allegro molto

***

Henryk Wieniawski (1835-1880)

Polonaise Brillante in la maggiore n. 2, op. 21

Camillo Sivori (1815-1894)

Fantasia su temi tratti da “Un Ballo in Maschera” di Verdi op. 19

Maurice Ravel (1875-1937)

Tzigane, Rapsodie de Concert

PROSSIMO APPUNTAMENTO

domenica 28 gennaio 2024  ore 17.30

storia e leggenda di Wladyslaw Szpilman, il pianista del ghetto di Varsavia

Francesco Nicolosi pianoforte

Stefano Valanzuolo testo e voce narrante 




IL TURISMO DEI BORGHI

Attraverso la Wedding Destination

Città Sant’Angelo, 18 gennaio 2024. Sarà questo uno dei temi del convegno “Wedding destination e Turismo delle radici” che avrà luogo a Città Sant’Angelo il prossimo 23 gennaio. Tra i relatori anche Giovanni Maria De Vita, responsabile “Turismo delle Radici” Ministero degli Affari Esteri
e l’architetto e wedding planner Angelo Garini

Valorizzare il turismo che passa attraverso la wedding destination e la valorizzazione dei borghi. È questo l’obiettivo del convegno intitolato “Wedding destination e Turismo delle radici” che si terrà il prossimo 23 gennaio presso il Teatro Comunale di Città Sant’Angelo. Promotore dell’evento è l’Associazione Culturale Wedding Bureau che lo realizza con il contributo del Comune di Città sant’Angelo e della Camera di Commercio di Chieti-Pescara. L’associazione nasce da una condivisione di esperienze nel campo del marketing e comunicazione, organizzazione di grandi eventi e del mondo dei servizi wedding. “Siamo al fianco di enti locali e amministrazioni comunali per l’individuazione – spiega la presidente dell’associazione Francesca Schunck- e lo sviluppo di progetti speciali legati al mondo del wedding, inteso come ambito in cui investire per implementare una nuova tipologia di turismo sostenibile ed eco-compatibile, in linea con i goals dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.  Le differenti professionalità che animano il team di lavoro hanno dato vita ad un progetto pilota denominato “Matrimonio del Borgo”, dedicato allo sviluppo del prodotto turistico destinato al wedding destination per le regioni Abruzzo e Molise”.

Il convegno, che avrà inizio alle 9.30, prevede due sessioni, quella della mattina dedicata agli interventi istituzionali e quella pomeridiana di natura formativa rivolta sia ai wedding planner che agli operatori dei vari comuni che intendono promuovere i matrimoni di italiani e stranieri all’interno dei loro borghi. Diversi i relatori nazionali e locali che si alterneranno sul palco con i loro interventi. Nella prima parte parteciperanno tra gli altri anche Giovanni Maria De Vita, Responsabile “Turismo delle Radici” Ministero degli Affari Esteri, Tiziana Nicotera, Co-autrice del “Primo Rapporto sul Turismo delle Radici in Italia”, Angelo Sollazzo, Presidente nazionale della Cim Confederazione Italiani nel Mondo, Tosca Chersich, Dirigente Area Promozione e Sviluppo della CCIAA CH-PE, Laura D’Ambrosio, Division manager Italy for Wedding, l’architetto e designer di eventi Angelo Garini, Antonio Di Marco, Coordinatore Regionale Abruzzo e Molise dei Club “I borghi più belli d’Italia” e Francesca Schunck.

Il turismo delle radici è quel tipo di esperienza che i viaggiatori praticano per scoprire le proprie origini, ritornando ai luoghi della loro infanzia o a quelli in cui hanno vissuto i loro antenati alla ricerca di una esperienza esperienziale per apprendere qualcosa in più sul proprio passato e la loro identità.

In questo 2024 vi è l’avvio di una strategia integrata fra il Ministero della Cultura e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che punta a valorizzare e promuovere i viaggi in Italia degli italiani residenti nel mondo.

Gli italiani residenti all’estero e gli italodiscendenti sono un bacino di potenziali viaggiatori fondamentali per lo sviluppo dell’incoming. È da qui che l’Abruzzo può e deve ripartire puntando sulla riqualificazione dei borghi che diventano non solo una destinazione turistica ma che vengono scelti come ambientazione perfetta per i matrimoni.

“L’Abruzzo purtroppo è indietro nell’attenzione posta a questi temi – conclude la Schunck- e non ha compreso fino in fondo la potenzialità attrattiva del territorio legato al turismo delle radici e alla promozione dei borghi come wedding destination. Il convegno che stiamo organizzando per il 23 gennaio nasce proprio per colmare questo gap. Ad oggi segnali positivi arrivano anche dall’attenzione posta dalla Camera di Commercio CH- PE la quale ha inserito entrambi i temi nella programmazione pluriennale 2023-2025”.

A patrocinare l’evento: il MAECI, Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, il Consiglio Regionale degli abruzzesi nel Mondo, le Province di Pescara e Chieti e la Cim, Confederazione Italiani nel Mondo.




RIGOPIANO: UN DOLORE CHE SI RINNOVA

Un dolore che appartiene a tutta la comunità

Chieti, 18 gennaio 2024. A sette anni dalla tragedia dell’Hotel Rigopiano Chieti ha ricordato oggi le sue vittime, con la famiglia di Dino Di Michelangelo al monumento dedicato di via d’Aragona. Una cerimonia istituzionale, come sempre partecipata non solo dai colleghi del poliziotto scomparso con la moglie sotto le macerie del resort, ma anche da autorità e giovani, perché di quei fatti e di quelle 29 storie interrotte è importante e necessario coltivare la memoria.

“Un abbraccio che rinnoviamo alla mamma Loredana Lazzari e al fratello Alessandro Di Michelangelo, confermando la presenza delle istituzioni al loro fianco sempre, in attesa di una sentenza che renda veramente giustizia per le vite perse sette anni fa in quella tragedia”, così il sindaco Diego Ferrara, presente con gli assessori Alberta Giannini, Chiara Zappalorto, Manuel Pantalone e Massimo Cassarino e con i consiglieri Valerio Giannini e Silvia Di Pasquale, in rappresentanza anche della Provincia.

“Una memoria dolorosa che si rinnova – così Alessandro Di Michelangelo – , per noi è importante celebrare questo anniversario, continuare a parlare di Dino, delle altre vittime, perché ci fa forza e perché serve a tutti noi la forza di chiedere sentenze giuste sui fatti. Noi dobbiamo coltivare il ricordo di Dino, perché la sua scomparsa diventi per la comunità di cui era parte un momento di riflessione e per il nostro territorio un monito e perché mai più aree mamme, padri, figli, fratelli e sorelle vivano ciò che viviamo noi dai 7 anni”.




SENZA RADICI NON C’È QUALITÀ

Il 18 gennaio e i popolari

di Giancarlo Infante

PoliticaInsieme.com, 18 gennaio 2024. Un uomo senza radici è, come direbbe Robert Musil, senza qualità. E questo vale anche per quegli organismi collettivi che nascono per offrire una presenza organizzata in politica.

Se è vero che, ogni giorno, tutto ci dice  della nostra immersione in una visione utilitaristica della vita, e persino di mancanza di quello che dovrebbe essere un moto di passione per le cose che ci accomunano, è altrettanto vero che sempre più ci rendiamo conto di quanto, per questa mancanza di “qualità”, sia misera ed impoverita la nostra dimensione umana e di cittadini. Giovanni Cominelli ha esaminato qualche giorno fa una tale odierna condizione parlando di una società senza politica.

Invece, una diversa politica e un diverso modo di apportare un contributo alla cosa pubblica sono possibili. E questo soprattutto se, come scrivemmo nel Manifesto Zamagni, si ricercano le ragioni dello stare insieme accomunati da un pensiero forte.

Se ben guardiamo, al di là del momentaneo successo elettorale che porta a Palazzo Chigi questa o quella parte, nella nostra assoluta e malinconica indifferenza, entrambi gli schieramenti contrapposti sono in una profonda crisi esistenziale e concreta. Le cronache politiche di questi giorni ce lo confermano nella maniera più miserevole. E la cosa quanto riguarda anche i cattolici impegnati politicamente?

La diaspora e la divisione tra quelli della morale e quelli del sociale, divisione che ancora permane anche per quel crudo realismo secondo cui bisogna pur sempre schierarsi con qualcuno in grado di vincere, hanno portato inevitabilmente a far perdere per strada quello che, invece, per i popolari e i cattolici democratici dovrebbe essere la stella polare di riferimento rappresentata dal Pensiero sociale della Chiesa. Che è organicità e sapiente insegnamento.

Che guarda all’essere umano, alla Persona, nella sua completezza ed insieme delle sue connessioni. La cosiddetta Dottrina sociale della Chiesa non si affaccia fiduciosa solo sulle problematicità dell’odierno Homo oeconomicus, ma stimola ad andare oltre, verso la piena ricchezza che l’essere umano rappresenta con il suo senso della Vita e con le sue relazioni.

I popolari, richiamati dalla lucida visione di don Sturzo, in quel 18 gennaio del 1919, con il lancio dell’Appello ai liberi e forti, avevano ben chiaro il modo con cui fosse opportuno, e possibile, sintonizzarsi con le attese di una larga parte del Paese. Partendo da quei primi germogli della organica visione sociale, del tutto originale, sollecitata dai cattolici che aveva preso le mosse con la Rerum Novarum.

E quei cattolici riuniti all’Hotel santa Chiara di Roma sapevano di essere in grado d’illuminare le vicende umane con un proprio faro, con una propria luce distinta da quella emanata dalla visione liberale o da quella socialista. La conferma è venuta dalle successive elaborazioni. Da tutte le altre encicliche sociali, giunte oramai, con le ultime di Francesco, a ben oltre dieci. Così come, sul piano più strettamente politico, si è sviluppato e si è consolidato un forte movimento popolare d’ispirazione cristiana che, ad esclusione dell’Italia, riesce ancora a far sentire la propria voce e a rimarcare il senso di una visione che pone al centro della società, dell’economia, e dell’intero Creato, l’Essere umano.

Un movimento che è stato forte ed incisivo fino a quando è riuscito a concretizzare il “ragionare politicamente”, in azione di programma. Laico e progressista nel senso che, come scrisse Aldo Moro, Sturzo fu il primo ad indicare la necessità del superamento di quell’”ibridismo politico-religioso” che fino ad allora aveva caratterizzato l’impegno dei cattolici nei primi e difficili passi nell’Italia unita e dare vita ad una “coscienza unitaria e programmatica”.

Ecco perché l’Appello del 18 gennaio 1919 non fu un documento d’intellettuali, ma di “politici” sia pure poco adusi alla frequentazione dei palazzi romani delle istituzioni liberali. Partì da precise radici ed altre ne diffusero a loro volta credendo nella ripetuta successione della presenza e dell’impegno di donne e di uomini di buona volontà.

In effetti, dal famoso discorso di Sturzo, del 1905, quello della Croce di Costantino, era stata data vita alla creazione di un movimento dal basso. Fatto di esperienze cooperativistiche, di organizzazioni delle masse rurali e di una parte della borghesia cittadina. E non a caso, quel 18 gennaio di 105 anni fa,  si mettevano insieme le riforme democratiche, le questioni dell’autonomia e del decentramento amministrativo, oltre che originali intenti trasformatori che, in quella società, partivano dalla tutela e dallo sviluppo della proprietà contadina contro il latifondo nelle aree rurali e delle pulsioni di una borghesia cittadina che aveva bisogno di uno sviluppo che non poteva restare fermo ai modelli del liberalismo classico, privo cioè di un nèrbo autenticamente popolare.

Giuseppe Ignesti ha magistralmente spiegato la portata di quell’Appello nel suo “Voce del Lessico sturziano”(ed Rubbettino): “Ed è la prospettiva di un’ampia riforma della vita politica italiana imperniata sull’ideale della libertà che spinge Sturzo a delineare un vasto programma di rinnovamento dello Stato, della società e delle istituzioni, della legislazione e dell’ordinamento amministrativo. Una riforma della vita politica quindi che si basa essenzialmente su quella che egli chiama una vera e propria “inversione dei termini”: ad uno Stato concepito come “fine ultimo di ogni attività degli associati, legge a se stesso, principio di ogni altra ragione collettiva”, cioè ad una visione di tipo assoluto e panteista, deve sostituirsi la prospettiva profondamente liberale e democratica che “il vincolo sociale deve servire alla elevazione personale di ciascun associato”.

E Guido Bodrato nel suo “Le stagioni dell’intransigenza” (ed Celid – Fondazione Carlo Donat Cattin) scriverà: “Per Sturzo un partito deve qualificarsi per il programma e per le responsabilità che intende assumere anche quando è collocato all’opposizione; deve essere radicato nel territorio, avere un programma per l’azione e rivolgersi ai problemi concreti del paese”.

Non è la prima volta che viene da riflettere come l’Italia, per molti versi, cambiando ciò che c’è da mutare, sia tornata in quella stessa condizione di 105 anni orsono. E cioè nella necessità di avviare una stagione di trasformazione radicale politica, economica, sociale e, persino, antropologica. Un impegno cui devono dedicarsi tutte le forze più vive del Paese.

Quelle consapevoli del fatto che alle sfide dell’oggi non si risponde con lo sguardo nostalgico rivolto al passato. E neppure frammentando ulteriormente la nostra comunità nazionale e creando nuove fratture tra quelle regionali e locali.

Come allora è necessario offrire agli italiani un nuovo modello di sviluppo. E per fare questo, altra profonda analogia con gli intenti dei primi popolari raccolti da Sturzo, mettere mano a delle riforme istituzionale in grado di allargare e garantire gli spazi di partecipazione e d’inclusione a tutti i livelli e di ridurre la divaricazione createsi tra eletti ed elettori. Ecco perché è necessario pensare ad una legge elettorale che ridia voce a  tutte le componenti della società civile.

Le analogie, di cui è bene innamorarsi con discernimento, servono non per rimirare una commovente fotografia in bianco nero di un album di famiglia perennemente, però, riposto in un cassetto, ma per rinnovare la ricerca delle proprie radici e, con esse, di una propria qualità. Che dev’essere rivendicata e difesa, e soprattutto messa in pratica.

Il 18 gennaio e i popolari: senza radici non c’è “qualità” – di Giancarlo Infante – Politica Insieme




CINGHIALI NELLA ZONA NORD DI GIULIANOVA

Di giorno si rifugiano nella folta vegetazione del Salinello, di notte imperversano nelle strade della zona, danneggiando siepi, recinzioni e coltivazioni

Giulianova, 18 gennaio 2024. Il Comitato “Giulianova Zona nord”, ha inviato con pec una nota con la quale si segnalava la presenza, nelle aree urbane della zona nord di Giulianova (via Riva del Sole, Via Padova, zona ad ovest della SS 16), di un gruppo di cinghiali. Numerosi gli avvistamenti da parte dei residenti. La costante presenza degli animali selvatici è altresì comprovata da molte tracce (solchi nei giardini delle abitazioni e nelle aree pubbliche adiacenti; escrementi riconducibili ai descritti animali; etc.) e dai danni subiti dai cittadini alle siepi, ai giardini, alle recinzioni, alle coltivazioni.

La preoccupazione dei residenti è molto alta perché i cinghiali si manifestano nelle ore notturne, con sortite di gruppi di cinque/sette esemplari, e costituiscono un pericolo per cittadini che conducono il proprio cane a passeggio o che rientrano a casa dal lavoro.

Con la segnalazione, il Comitato ha chiesto a Regione Abruzzo (Dipartimento Agricoltura), Provincia di Teramo e Comune di Giulianova (la nota è stata inviata per conoscenza anche all’ATC Salinello), di intervenire con ogni sollecitudine, ciascun ente in ragione delle proprie competenze, “con idonee attività volte alla rimozione di qualsivoglia situazione di pericolo per l’incolumità delle persone e degli animali domestici  e per l’integrità dei beni mobili e immobili”.

Va detto, che i cinghiali trovano habitat ideale nella folta vegetazione che ha invaso il fiume Salinello. Al riguardo, si sottolinea che i ritardi dei lavori di rimozione della vegetazione  costituiscono motivo di ulteriore e più profonda preoccupazione.

Si ricorderà, il sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale d’Abruzzo, Umberto De Annuntiis, assunse l’impegno solenne di iniziare, tramite il Genio Civile, i lavori di rimozione della vegetazione fra ottobre e novembre 2023. Impegno clamorosamente disatteso!

Questa situazione di sostanziale immobilismo, oltre a determinare condizioni di pericolo per le comunità di cittadini residenti e per le attività produttive presenti in caso di piena del fiume, ha consentito la preservazione di un ambiente di foltissima vegetazione che è diventato habitat ideale dei cinghiali, la cui presenza pericolosa e dannosa nelle aree urbane della zona nord di Giulianova è stata segnalata.

Il Comitato “Giulianova zona nord” continuerà la sua attività di segnalazione dei disservizi e di vigilanza costante e attenta.




IL SINDACATO ITALIANO VISTO DALLA CIA

Un libro di Raffaele Romano. Il 26 gennaio alla Libreria Colacchi, alle 17, ne parleranno Giorgio Benvenuto, Fabrizio Marinelli e l’autore del volume

di Goffredo Palmerini

L’Aquila, 18 gennaio 2024. Sarà presentato a L’Aquila venerdì 26 gennaio, alle ore 17, presso la storica Libreria Colacchi (Corso Vittorio Emanuele II, 5) il volume “Il Sindacato italiano visto dalla CIA – Dal Fascismo alla Guerra Fredda” di Raffaele Romano. Pubblicato di recente da Amazon, secondo di una trilogia che ha già visto uscire nel 2022 “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA”, il libro amplia la ricerca condotta dall’Autore sul sindacato italiano avendo egli potuto accedere ai documenti segreti della CIA, l’Agenzia di Intelligence americana, e del Dipartimento di Stato grazie al FOIA (Freedom of Information Act). Obiettivo di Raffaele Romano è quello di far conoscere la Storia vera fondata su documenti, in contrapposizione alle narrazioni pregiudiziali. Le conclusioni a cui arriva l’Autore sono quelle di un capovolgimento di fatti storici dati per acquisiti che invece egli dimostra tali non sono.

Presentando il volume a L’Aquila ne parleranno GIORGIO BENVENUTO, presidente della Fondazione Bruno Buozzi, già Segretario Generale UIL e Parlamentare, FABRIZIO MARINELLI, presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria e ordinario di Storia del diritto presso l’Università dell’Aquila, e l’autore RAFFAELE ROMANO. Modererà l’incontro il giornalista e scrittore GOFFREDO PALMERINI.

Utilizzando numerosi documenti della CIA, del Dipartimento di Stato e di altre significative fonti, Romano presenta uno studio autorevole anche sull’OSS (Office of Strategic Services), il servizio segreto da cui nacque anni dopo la CIA. A capo dell’OSS in Italia, durante la Seconda Guerra mondiale e negli anni successivi, vi fu l’italo-americano Max Corvo che, in un suo libro, offrì un quadro dettagliato del lavoro della Sezione d’Intelligence segreta italiana, del suo rapporto con altre parti della comunità dell’intelligence e dell’impatto delle sue operazioni sulle relazioni italo-americane del dopoguerra. Ciò premesso, il saggio di Romano copre un arco temporale che va dagli anni ’30 agli anni ’80 del Novecento, con particolare attenzione ad una gran quantità di documenti desecretati riferiti al periodo 1941- 1951 in Europa ed in Italia e che afferiscono al mondo sindacale italiano ed europeo.

Scrive Romano: “Questo libro lo si è potuto scrivere, come il precedente Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA, solo in virtù della forza della democrazia statunitense.” In particolare, ciò è stato possibile grazie al sacro ed intoccabile “diritto all’informazione” da parte di ogni singolo cittadino, anche se non americano. Il periodo è contrassegnato da due fenomeni: la democrazia esportata da Washington nell’ovest dell’Europa e quella esportata da Mosca nell’est europeo, nelle Repubbliche Popolari sotto l’orbita sovietica. All’interno della guerra se ne aprì dunque un’altra, più cruenta e invisibile ai più, quella fra gli apparati di sicurezza per il controllo di Paesi che sarebbero ricomparsi sul proscenio mondiale in funzione del dominio economico e commerciale dei vincitori. In Italia, come in altri Paesi europei, si dovette scegliere fra il mondo capitalistico americano e quello collettivizzato dei sovietici. Per fortuna la maggior parte scelse la democrazia e il libero mercato e ciò determinò scelte dolorose, anche sopraffazioni. In Italia molti purtroppo, tra sindacalisti e politici, non compresero e scelsero l’oriente piuttosto che l’occidente.

In estrema sintesi il libro è uno spaccato storico di quanto accaduto in quei terribili 50 anni del XX secolo. In primis un’analisi sugli errori politici del partito socialista e di Nenni, in particolare, che si lasciò irretire da Togliatti in un patto d’unità d’azione fino al 1956 e che consacrò il partito ad un ruolo ancillare e subalterno, sia interno che internazionale, che solo l’avvento di Craxi e dei socialisti quarantenni nel 1976 ribaltò. Poi c’è il filo rosso dei socialisti riformisti nel Sindacato che, guidati da Bruno Buozzi, rimisero in piedi l’unità sindacale firmando il “Patto di Roma”, fino ai misteri legati all’uccisione dello stesso Buozzi nel giugno 1944. Inoltre, attraverso molti documenti riprodotti, si rovesciano in toto falsi storici come quelli legati alla nascita della CISL e della UIL in cui il vero finanziato dagli Stati Uniti fu il sindacato CISL di Giulio Pastore, mentre, contro una vulgata comune, si chiarisce che gli americani erano contrari alla nascita di un sindacato socialista UIL, in quanto Nenni faceva una politica che talvolta scavalcava a sinistra persino Togliatti. Dal riformista Bruno Buozzi, passando per Italo Viglianesi fino ad arrivare a Giorgio Benvenuto, nel volume si evidenzia che la forza del vero riformismo italiano, in contrapposizione al massimalismo dogmatico che non aveva mai consentito la nascita d’un grande movimento socialista come in tutti gli altri Paesi occidentali, fu quello dei sindacalisti socialisti italiani. 

Questo libro di Raffaele Romano è diretto ad una vastissima platea ed ha come scopo principale quello di far conoscere all’opinione pubblica, grazie ad un’accurata inchiesta giornalistica, fatti che i veri storici, quelli di professione, si incaricheranno poi di collocare in maniera scientifica. Il lavoro si basa su una ragguardevole quantità di documenti desecretati di Servizi di intelligence, Diplomatici, Dipartimento di Stato americano, Casa Bianca, e inoltre interviste, articoli ed atti di Commissioni parlamentari d’indagine, italiane e straniere.

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Raffaele Romano è un giornalista e scrittore di Storia contemporanea. Attualmente collabora con Pensa Libero, La Voce di New York, Avanti online e col Nuovo Giornale Nazionale. In passato ha collaborato con l’Avanti per diversi anni, col quotidiano economico finanziario Ore 12 e ha lavorato all’ufficio stampa del Sindaco Roma. Aver avuto per docenti all’università storici insigni quali Renzo De Felice, Gaetano Arfè e Gabriele De Rosa, e aver fatto la tesi in storia contemporanea col prof. Francesco Malgeri, lo hanno forgiato nella costruzione di una visione storico-contemporanea che lo ha guidato su tutto quanto egli ha scritto in articoli e saggi. Durante la pandemia ha avuto tempo e modo di mettere mano a tutta la documentazione che aveva accumulato in diversi anni e di ricostruire empiricamente le interferenze straniere nella politica interna dell’Italia, in un arco temporale che va dal 1941 al 1994, con la pubblicazione del volume “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA”. Il libro di recente pubblicato “Il Sindacato italiano visto dalla CIA. Dal Fascismo alla Guerra Fredda” è il sequel del precedente. L’autore si è avvalso del FOIA statunitense, che gli ha consentito di poter pubblicare documentazione desecretata dai precedenti “top secret” per il periodo che va dagli anni ’30 agli ’80 del secolo scorso. In passato Raffaele Romano ha pubblicato una biografia storico politica su Giacomo Matteotti, il piano sanitario per il Lazio, un’inchiesta sulle italiche corporazioni “I furbetti della penisola”, ed altro ancora.




SUGGESTIONI AL MAXXI L’AQUILA

Venerdì 19 gennaio primo appuntamento. Un lungo viaggio nella notte del regista cinese Gan Bì apre la rassegna realizzata in collaborazione con L’Aquila Film Festival

L’Aquila, 18 gennaio 2024. Saranno le atmosfere notturne della pellicola Un lungo viaggio nella notte del regista cinese Gan Bì a dare il via, venerdì 19 gennaio alle 19.30 nella Sala della Voliera di Palazzo Ardinghelli, a Suggestioni la rassegna cinematografica realizzata dal MAXXI L’Aquila in collaborazione con L’Aquila Film Festival che pone in dialogo alcune pellicole d’autore e Diario Notturno. Di sogni, incubi e bestiari immaginari, la mostra curata da Bartolomeo Pietromarchi con Fanny Borel e Chiara Bertini. Introduce la proiezione Federico Vittorini, Direttore Artistico di L’Aquila Film Festival.

Presentato a Cannes nel 2018, nella sezione “Un certain regard”, Un lungo viaggio nella notte, è un racconto sulla ricerca di un amore perduto, un’esperienza che supera lo schermo e i canoni di una narrazione logica e coesa, un affascinante intreccio di sogni e ricordi diluiti in una dimensione onirica e misteriosa in cui il tempo acquista una valenza soggettiva e non lineare. Un film colto ed elegante con tanti richiami alla letteratura e alle arti figurative occidentali da Marcel Proust, a Marc Chagall.

Sorprende la contiguità narrativa fra pellicola e mostra, legate in modo ambivalente: Diario notturno è, in effetti, in innumerevoli modi, “un lungo viaggio nella notte”. La notte del tempo, che passa dalla preistoria al linguaggio del futuro, quella dello spazio, che sovrasta i confini del finito per tendere all’infinito, la notte del nostro pianeta, che da verde diventa marrone e poi nero, la notte della fanciullezza con le sue durate individuali. Così il film è quasi un “diario notturno” fatto di oscurità, viaggi, sorprese, parole, di ritorni e andate, di amore e odio, ricerche e tempi che si mescolano, di verità e menzogne, “di sogni, di incubi, e anche di bestiari immaginari”.

Ingresso alla proiezione è libero fino a esaurimento posti su prenotazione al sito www.maxxilaquila.art. I possessori della MyMAXXI card potranno riservare il proprio posto singolo scrivendo a mymaxxi@fondazionemaxxi.it entro giovedì 18 gennaio.

Suggestioni continua poi venerdì 26 gennaio, sempre alle 19.30: per il secondo appuntamento al pubblico verrà proposto Cave of Forgotten Dreams, documentario realizzato nel 2010 dal regista bavarese Werner Herzog, uno dei massimi cineasti viventi. Girata in 3D, l’opera racconta della Grotta Chauvet nell’Ardèche, in Francia, che conserva i più antichi dipinti dell’umanità, segni ancora capaci di una grandissima forza espressiva, che richiamano alla mente i pittogrammi antropomorfi della sbalorditiva opera Resterai con me per tutta la notte che gli artisti di Numero Cromatico hanno realizzato proprio per la Sala della Voliera di Palazzo Ardinghelli.




LUTTO IN ATENEO

È scomparso il Prof. Luigi Bignardi. Il cordoglio del rettore Edoardo Alesse

L’Aquila, 18 gennaio 2024. L’Università dell’Aquila comunica, con dolore, che è venuto a mancare il Prof. Luigi Bignardi, già rettore di questo ateneo dal 1995 al 2004 e, dal 2011, anche professore emerito.

Nato il 20 gennaio 1937, il prof. Bignardi si era laureato in Ingegneria meccanica all’Università di Genova nel 1963, divenendo, subito dopo, prima assistente e poi professore incaricato di Macchine.

“All’Aquila arrivò nel 1971” lo ricorda il rettore Edoardo Alesse “Nel 1978 partecipò e diede un contributo fondamentale allo sviluppo della neonata Facoltà di Ingegneria, promuovendo il corso di Laurea in Ingegneria Meccanica, quello in Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio e quello in Ingegneria Elettronica. Della facoltà di Ingegneria fu anche preside, dal 1982 al 1995, anno in cui divenne rettore, succedendo a Giovanni Schippa e rimanendo in carica fino al 2004. Nel 2011 era stato insignito del titolo di professore emerito. Tra i tanti incarichi ricoperti, vorrei ricordare anche quello membro della Commissione nazionale il riordino degli studi di Ingegneria istituita dal Ministro della Pubblica Istruzione On. Franca Falcucci. Fu anche promotore del dottorato di Ricerca in Ingegneria delle Macchine in consorzio tra l’Università dell’Aquila e l’Università Federico II di Napoli, tra i primi istituiti a livello nazionale. Lo ricorderemo sempre non solo per il suo alto profilo di professore e studioso ma anche per le sue capacità gestionali e la sua grande umanità. Il nostro ateneo gli deve molto. Esprimo pertanto a nome di tutta la comunità accademica sentimenti di profondo cordoglio, rivolgendo un pensiero particolare alla sua famiglia e ai suoi amici più cari”.




DIALOGO SU PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA

Venerdì 19 gennaio 2024 palazzo d’Avalos, ore 18

Vasto, 18 gennaio 2024. Venerdì 19 gennaio, alle ore 18.00, presso il Palazzo d’Avalos a Vasto si terrà il primo incontro di preparazione alla 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia che si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024.  Mons. Bruno Forte, Arcivescovo della Diocesi di Chieti-Vasto e il Prof. Michele Cascavilla, Ordinario dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio”, dialogheranno su “PARTECIPAZIONE e DEMOCRAZIA”.

In questo tempo di grandi cambiamenti e di grandi speranze, sembra importante valorizzare le tante esperienze di impegno e di partecipazione che esistono nel nostro Paese e cercare insieme nuove forme di collaborazione nei territori e di coinvolgimento dei cittadini nella comune responsabilità per il bene comune.




PARADIGMI DELLA COMPLESSITÀ

Uscita la nuova raccolta poetica di Silvia Elena Di Donato

Nella collana Il gabbiere, diretta da Sante De Pasquale, la Di Felice Edizioni ha pubblicato di recente (gennaio 2024) Paradigmi della complessità, la nuova silloge della prof. poeta del Liceo “G.B. Vico” di Chieti. “Emozione e vertigine mi sembrano le chiavi di volta di questo edificio di parole”: così l’autorevole penna del noto leopardista Vincenzo Guarracino, che ha firmato la prefazione.

Una poesia in dialogo costante con grandi maestri del pensiero, spesso richiamati in esergo, che potrebbe per ampi tratti definirsi poesofia, in quanto declina, indaga e sviluppa nella forma peculiare della parola poetica una varietà di temi di caratura filosofica. Testi di grande suggestione e passaggi di notevole intensità lirica si accompagnano e si alternano ad una versificazione più distesa, capace sempre e comunque di limpida e delicata musicalità.

La prima recensione non si è fatta attendere e viene dal consueto acume della poetessa Nanda Anibaldi: “L’ha coniugata in ogni direzione: la complessità, certo. Quella complessità che per etimo intreccia la non omogeneità le cui parti, separate e distinte all’origine, per osmosi diventano Uno, senza perdere ciascuna la peculiarità dell’essenza del proprio essere. E non solo: l’ha vissuta sull’oggi con spietata consapevolezza o con dolce abbandono.

Alla lucidità di un pensiero messo sotto vetrino, si alterna così il ribollire di un pensiero che si racconta senza raccontare. L’autrice cattura la complessità che è nei primordi del Caos o dell’ἀπείρων e la fa sua con una poesia assai colta e certamente non di immediata lettura, che impegna invece in uno sforzo di comprensione, quando il pensiero si eleva al di sopra di sé stesso per scoprire il senso vero delle cose, veicolato dalle emozioni che Silvia Elena esplora dentro di sé e fuori da sé.

Tocca tutte le corde del diapason fino a salire sopra le righe, privilegiando la parola che chiama le cose per farle uscire dal loro anonimato, che dà ad esse un nome, che le disseppellisce dal profondo per portarle alla superficie. Una risalita di un gioco talvolta d’azzardo, ma sempre giocato a carte scoperte sul tavolo verde. Un gioco temerario che non teme la nudità, che non conosce nascondimenti, che si guarda allo specchio per conoscersi, che non disdegna lo sdegno e il peccato, che si accusa e si perdona, che si confessa aspettando l’assoluzione mai scontata, per quell’idea di Dio che può essere e non essere.

E così prende corpo nella sua poesia quella “armonia degli opposti” che esprime una straordinaria sinfonia. Silvia Elena Di Donato esplora le sconnesse geografie / di un non minuzioso presente con un’arsura che non si disseta e con una proiezione che spinge sempre avanti le proprie coordinate per costruire orizzonti d’un’ampiezza che non teme confronti.”

Attesa a breve la prima presentazione della raccolta.




SANTA ILDEGARDA DI BINGEN

Consigli per mantenersi in ottima forma di Don Marcello Stanzione e Elisa Giorgio

Recensione di Elia Lucchini

InNuovoArengario.it, 18 gennaio 2024. Con  questo bel libro (edito da Cerchio), Santa Ildegarda di Bingen: consigli per mantenersi in ottima forma, gli Autori, Don Marcello Stanzione ed Elisa Giorgio tornano a parlarci della grande Santa tedesca, proclamata Dottore della Chiesa da Papa Benedetto XVI.

La sua personalità era decisamente poliedrica, al punto da poter eccellere in discipline apparentemente molto lontane tra loro quali musica, medicina, teologia, drammaturgia e altre ancora. Ma non dobbiamo pensare che sia stata la “quantità” di cose che ha fatto a determinare la sua grandezza; ciò che impressiona oggi come allora è la qualità del suo lavoro e la raffinatezza delle sue opere specie quelle di composizione musicale. Di lei sappiamo che iniziò a scrivere mossa da visioni di carattere profetico, e che queste visioni oggi rappresentano un corpus di conoscenze davvero unico e senza precedenti nella storia della mistica della Chiesa cattolica, poiché gran parte di esse sono totalmente originali e non il frutto di esperienze tratte da testi derivanti dalla tradizione o che potevano venire da altre culture. Esaminando la sua opera si ha realmente la percezione di quanto essa fosse ispirata e vitale.

E proprio “vitale” è una parola importante, per comprendere il pensiero di Ildegarda: secondo la religiosa benedettina, infatti, ogni oggetto era intriso di una forza energetica, che ella chiamava “viriditas”, una sorta di energia germinativa di cui il cosmo, il creato, era intriso. La malattia, secondo la monaca di Bingen, era quindi uno squilibrio dello stato energetico che poteva essere corretto con i rimedi naturali attraverso il sonno, la corretta alimentazione, il digiuno e la vita di fede che si esplica nel canto religioso, nella preghiera e nell’esercizio di un agire virtuoso. La santa ci ha così lasciato, oltre alle indicazioni pratiche, un’idea e un’intuizione. Che vi sia un’unità nell’energia cosmica creata da Dio e che questa sia dentro ogni cosa. Che non c’è una divisione tra corpo e mente ma che, al contrario, la cura dell’uno passa attraverso la cura dell’altra. E che non esiste benessere senza armonia. Il concetto di viriditas è la pietra miliare degli insegnamenti di Ildegarda, che costella la sua intera opera e segna la via sia del corpo che dell’anima; è come un respiro che pervade tutta la sua visione dell’uomo e della vita, un movimento che unisce il cielo alla Terra.

Dal latino medievale Viriditas si traduce con viridità, energia verde della Natura, o energia vitale. In realtà, leggendo le sue opere, ci accorgiamo che Ildegarda attribuisce al concetto un si­gnificato più esteso e sottile della definizione naturalistica, specie quando lo ricollega alle risorse dell’anima: «L’anima è il principio vitale (Viriditas) della carne, perché il corpo umano ad opera sua cresce e progredisce» (Libro delle Opere Divine). L’essere in buona salute fisica e psichica è proprio l’espressione massima della viriditas. Carichi di energia vitale e attivi, ci relazioniamo e co­munichiamo in maniera armoniosa con gli altri, siamo creativi e affrontiamo le inevitabili difficoltà dell’esistenza con atteggiamento positivo e costruttivo.

In Natura come nell’uomo, l’assenza della viriditas si manifesta come inaridimento, secchezza, rigidità, sclerosi dell’ener­gia vitale, stagnazione. La viriditas risulta dallo stato di equili­brio tra i quattro elementi che compongono la vita fisica: terra, aria, acqua e fuoco.

Ildegarda concepisce che sin dalla sua nascita l’uomo è colmo di viriditas: sono gli incidenti d’animo, i pensieri oscuri e le emo­zioni negative a fargli perdere l’armonia vitale. Oltre a essere energia vitale, Viriditas rappresenta anche essere in relazione, essere connessi con Dio e con gli altri esseri della creazione.

Noi siamo fondamentalmente esseri di relazione perché è la prima esperienza che ci fa accorgere di esistere. Dal momento che lo sguardo di nostra madre si è posato per la prima volta su di noi, abbiamo percepito il suo odore e calore, la sua benevolenza, abbiamo sentito di esistere. È proprio la relazione con l’altro e con gli altri che ci fa percepire di esistere, di essere al mondo, e questa percezione si attiva sia attraverso le emozioni dell’amore sia at­traverso quelle generate dal dolore.

Quando viviamo una relazione felice, positiva, piena di fiducia, è difficile ammalarsi. Sappiamo che il sistema immunitario degli innamorati è sempre alle stelle! Se viviamo una relazione compli­cata e frustrante, in cui c’è molta critica e giudizio, e soprattutto una carenza di comunicazione profonda e autentica, si generano dolore e pensieri negativi, sull’altro ma soprattutto su sé stessi! Una perdita – che sia la fine di una relazione o un lutto – sono eventi che scuotono e aprono “buchi” nel campo vitale. Ci spin­gono spesso a operare scelte, perlopiù inconsce, verso la vita o verso la morte. Quando ci sentiamo visti e amati sappiamo di esi­stere, di essere vivi. Se nessuno ci guarda o ci ama non esistiamo, è come essere nulli, ovvero morti!

Sul piano propriamente viscerale, sia che viviamo uno stato di separazione sia che lo provochiamo, accade una specie di collasso generale. Il collasso non è la fine del mondo e può comportare aspetti positivi, come abbandonare finzioni e illusioni; ci consente di cambiare pelle e di trovarne una più consona al nostro essere profondo. Il collasso diventa drammatico soltanto se non viene ac­cettato o quando c’è una forte dipendenza emotiva. Le malattie del sistema immunitario, degenerative e autoim­muni, sono il risultato di uno stato di separazione e di non-amore, che sia nei confronti di Dio a causa dei vizi, di una persona, di sé stessi, di una comunità o della vita stessa, ed evidenziano una crisi di identità.

Per Ildegarda la salute è una condizione naturale e l’uomo si ammala quando odia, si adira, si vergogna, quando perde la con­nessione con il Bene e con la Verità. L’odio, la rabbia e l’orgoglio sono quelle passioni che deprivano l’uomo della forza verde delle virtù, lo indeboliscono fino a ucciderlo. La sua visione rimane, tuttavia, sempre ottimistica: se abbiamo il potere di ammalarci, altrettanto lo abbiamo di guarire e di rimanere in salute: «Tramite il sapere del suo intelletto e con spirito di contrizione, (l’anima) incalza il corpo, perché riconosce che la sua condotta non è buona. Così essa torna a fare verdeggiare il corpo inaridito at­traverso l’umidità della grazia divina» (Causae et Curae). Così la profetessa tedesca ci descrive il processo della guarigione mediante il recupero dell’energia verde della Viriditas, alla quale Ildegarda attribuisce un’origine prettamente spirituale. Per attivare questo processo, l’uomo non solo deve cercare nella Natura, attraverso una sana alimentazione, quegli elementi di cui è carente, ma deve anche coltivare, sul piano psicologico e spiri­tuale, la forza verdeggiante del suo cuore, cioè l’Amore Divino, l’energia dello Spirito Santo che unisce e che riunisce. Questo avviene specialmente attraverso la preghiera a Dio e una vita morale virtuosa coerente.