scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Unione Nazionale Italiana Tecnici degli Enti Locali, solidarietà ai lavoratori e lavoratrici del Comune di Giulianova e alle forze dell’ordine: “La politica non umili chi compie il proprio dovere a servizio della collettività”
Giulianova, 8 settembre 2024. “I recenti episodi che hanno visto lo sgombero, a Giulianova, di un’area comunale, occupata abusivamente, dove dovrà sorgere un parco pubblico, ci ha fatto assistere al solito gioco delle contrapposizioni politiche che vedono, come vittime sacrificali, i dipendenti pubblici.” È quanto afferma la sezione Abruzzese dell’UNITEL, l’associazione che raduna gli impiegati del settore tecnico degli Enti locali.
“I filmati diffusi sui social vedono operatori comunali umiliati e offesi, mentre, nell’adempiere al proprio dovere istituzionale, provvedevano allo sgombero di un’area sottratta all’uso collettivo da un gruppo di soggetti che, per quanto animati da intenzioni di recupero sociale dell’area, non avevano alcun titolo per utilizzare gli immobili” – dichiara UNITEL.
“Ma la cosa più grave – continua l’associazione – è che da nessuna parte, fatto salvo un breve comunicato dell’amministrazione comunale, si è alzata una voce a difesa degli uomini e delle donne impegnate al servizio del Comune e, quindi, della collettività. Anzi, alcune forze politiche, e alcuni sindacati, hanno strumentalizzato la questione per logiche dalle quali ci dissociamo e che condanniamo”.
“I lavoratori e le lavoratrici – conclude UNITEL – sono tutti uguali, e vanno tutelati e difesi, soprattutto quando vengono attaccati e umiliati pubblicamente, solo per aver portato avanti il loro lavoro. Ci aspettiamo le scuse ufficiali di chi si è associato a questo clima di disprezzo verso le pubbliche istituzioni che, di certo, non giova a nessuno”.
QUEL NATALE NON C’ERA LA NEVE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Agnese Berardini alla prima edizione di LibRipa nel suggestivo borgo d’origine di Rocky Marciano presenta il libro della Bertoni Editore, per parlare di famiglia, emigrazione, sport e tanto altro
C’era più coraggio nel partire o nel restare? No, non era una questione di coraggio! Tanti erano già partiti prima della Grande Guerra, molti avevano deciso di espatriare dalla fine del secondo conflitto mondiale […] e prendevano ancora la via di Stati Uniti, Australia, Venezuela o preferivano l’Europa. Alcuni, ritornavano per le feste patronali una volta all’anno o ogni quattro o cinque anni; altri non erano mai più tornati.
(Agnese Berardini, Quel Natale non c’era la neve, p. 159, Bertoni Editore)
Ripa Teatina, 8 settembre 2024. Mercoledì 11 settembre 2024 presso la sala espositiva di Porta Gabella, a Ripa Teatina dalle ore 21:00 Agnese Berardini presenterà il suo romanzo: Quel Natale non c’era la neve. Storia d’amore di una famiglia”, Bertoni Editore. L’autrice ha accettato il graditissimo invito dell’amministrazione comunale del suggestivo borgo del chietino di partecipare alla rassegna letteraria LibRipa alla sua prima edizione, che si terrà dall’8 al 14 settembre 2024.
Sarà l’ennesima occasione per ribadire, con una storia di amore familiare, l’importanza delle radici e della memoria delle proprie origini,la dura necessità dell’emigrazione, il lascito di dolore e macerie della Seconda guerra mondiale, ma anche i sogni, le aspettative dei protagonisti nella consapevolezza della bellezza del loro cammino di vita. Tra la fatica, le gioie e i dolori quotidiani si racconta di una famiglia nata negli anni ’60 che non fece la Storia, ma la attraverso con determinazione e coraggio, tra Abruzzo e Puglia,terre di cui emergono leggende, usi e costumi e bellezze naturali e paesaggistiche.
L’autrice, nata a Foggia è per metà di origini marsicane e insegna lettere classiche presso il Liceo Classico “G. D’Annunzio” di Pescara. “Quel Natale non c’era la neve” è il suo primo romanzo, uscito ad ottobre 2023, con il quale ha conseguito il 2° posto del Premio internazionaleCasinò di Sanremo Antonio Semeria 2022 nella Sezione Narrativa Inedita. Ad ottobre 2021 aveva esordito con la raccolta poetica Vagabondaggi di un’anima, sempre con la Bertoni Editore.
NUOVI LOCULI
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Pronti a partire i lavori al cimitero del capoluogo
Roseto degli Abruzzi, 8 settembre 2024. Pronti a partire i lavori per la realizzazione dei nuovi loculi nel cimitero dei Roseto degli Abruzzi Capoluogo. La svolta verso la realizzazione dei nuovi padiglioni, tanto attesi per far fronte alla carenza di loculi, è arrivata ieri con l’approvazione della Delibera di Giunta che, di fatto, ha dato il via libera all’approvazione del Progetto Esecutivo revisionato dell’opera.
Un passaggio dovuto dopo l’entrata in vigore del nuovo prezzario regionale relativo all’anno 2024 che ha reso necessario l’aggiornamento dei prezzi del progetto già approvato, sempre dalla Giunta, nel settembre dello scorso anno.
Queste modifiche hanno comportato una lieve revisione del computo metrico e di alcuni elaborati grafici e tecnici ed una maggiorazione delle somme, con un costo complessivo dell’opera pari 831.371,46.
Il progetto prevede la realizzazione di 549 nuovi loculi, la sistemazione dell’area esterna, la predisposizione di un’area adibita alla collocazione dei campi di inumazione e la realizzazione di nuovi ossari.
Ora, l’Ufficio Tecnico del Comune di Roseto degli Abruzzi potrà avviare, quindi, tutte le procedure necessarie per l’appalto dei lavori e, successivamente, per l’apertura del cantiere nel cimitero di Roseto Capoluogo.
“Con l’approvazione di questa Delibera riusciamo a dare una risposta concreta all’emergenza dovuta alla carenza di loculi che riguarda Roseto degli Abruzzi e che rappresenta un problema che colpisce tanti Comuni abruzzesi e italiani – affermano il Sindaco Mario Nugnes e il Vicesindaco con delega ai Lavori Pubblici Angelo Marcone – Abbiamo lavorato con costanza, assieme agli Uffici Comunali, per trovare tutti i finanziamenti necessari e per approvare il progetto esecutivo che ora ci permette di procedere con la gara per l’affidamento e per l’avvio dei lavori di un intervento che, da un lato riuscirà a soddisfare le necessità di chi ha acquistato i loculi in passato e, dall’altro, ci permetterà di avere a disposizione gli spazi necessari per gestire l’ordinario.
Grazie alla nostra Amministrazione Comunale i loculi promessi e mai realizzati in passato saranno finalmente costruiti, dando una risposta a tutti coloro che hanno già pagato negli anni scorsi e che ora vedranno soddisfatte le loro legittime richieste”.
APNEA, RECORD DEL MONDO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Auteri, Carrera, Colanero e Pagani a Riva del Garda capitale dell’apnea outdoor, anche paralimpica
Lanciano, 8 settembre 2024. Grandi numeri a Riva del Garda in occasione dei Campionati Italiani Open di Apnea Outdoor, organizzati dalla FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee e Nuoto Pinnato) in collaborazione con la ASD Gruppo Sommozzatori Riva del Garda.
Quattro record del mondo CMAS (Confederazione Mondiale Attività Subacquee), di cui due paralimpici. Nello specchio d’acqua antistante il porto di San Nicolò di Riva del Garda (TN) Simona Auteri, Ilenia Colanero, Davide Carrera e Fabrizio Pagani hanno messo a segno prestazioni iridate straordinarie nella specialità dell’assetto costante con pinne. La prima, genovese, è scesa a quota – 76,00 m, mentre Davide Carrera, torinese, ha centrato la profondità di – 92,00 m.
“Incredibile – dicono all’unisono i due nuovi campioni italiani nonché recordisti mondiali – perché l’acqua dolce è molto diversa rispetto a quella marina. Le condizioni sono completamente differenti. Abbiamo raggiunto profondità importanti a coronamento di immensi allenamenti. Non ci fermeremo qui.”
Insieme a loro anche gli atleti paralimpici Ilenia Colanero, di Lanciano, e Fabrizio Pagani, di Terni, hanno stabilito i nuovi record mondiali CMAS di apnea in assetto costante con pinne. Riva del Garda è stato lo scenario pure di altre emozionanti performance, come quelle dell’apneista veronese Pietro Antolini e del trapanese Giacomo Sergi, autori entrambi di – 77,00 m. e di una meritatissima medaglia d’argento ex aequo sempre nell’assetto costante con pinne.
INIZIATI I LAVORI AL CAMPO CELDIT
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
L’assessore Pantalone: “Lieti dell’iniziativa, Stanno operando sul manto erboso per dare alla città un impianto funzionale e fruibile”
Chieti, 8 settembre 2024 – Iniziati stamani al campo Celdit i lavori di sistemazione del manto erboso a cura della società di gestione River Chieti 65. Stamane il sopralluogo dell’assessore allo Sport Manuel Pantalone con il presidente Mario Bassi e la ditta esecutrice. Si lavora al manto erboso, ma non solo a quello.
“Questi interventi consentiranno alla struttura di essere funzionale e pronta per la nuova stagione visto che da poco è arrivata anche l’omologazione in deroga per garantire la piena funzionalità – spiega l’assessore Pantalone – . Ad operare è il gestore, che alla fine degli interventi ci relazionerà su tutti i lavori, il River è una realtà importante che conta oltre 300 tesserati ed è anche una risorsa per la città per il grande lavoro che fa con la compagine giovanile. I lavori, partiti oggi, riguarderanno la sistemazione del manto e l’esecuzione di ulteriori migliorie che interesseranno l’intera struttura sportiva. Gli interventi, che avranno una durata di circa due settimane, puntano a migliorare l’efficienza e la funzionalità del campo, garantendo al contempo una maggiore fruibilità per i cittadini e le associazioni sportive che ne fanno uso. Siamo certi che questi miglioramenti contribuiranno a potenziare l’offerta sportiva e il benessere della nostra comunità, ringraziamo tutti coloro che collaborano con noi a questa importante iniziativa”.
IL CONCERTO DI ALFA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Teramo, 8 settembre 2024. Best Eventi comunica lo slittamento, per esigenze tecniche, dell’orario del concerto di Alfa che si terrà questa sera alle ore 21 e non più alle ore 18, come inizialmente previsto e il video dell’artista che dà appuntamento ai suoi fans in Piazza Martiri della Libertà.
Concerto gratuito.
IL RECUPERO DELLA CHIESA DI SAN MARTINO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Approvato l’intervento di riparazione danni e rafforzamento locale
Montorio al Vomano, 8 settembre 2024. Approvato in conferenza di servizi l’intervento di riparazione danni e rafforzamento locale della Chiesa di San Martino di Montorio al Vomano. Da documenti archivistici ecclesiastici redatti nel 1324 risulta che la chiesa apparteneva alla Pieve di Montorio al Vomano nei secoli XIV-XVI. La chiesa è documentata già nel secolo XIV. La sua parte più antica è incastonata nella roccia ed il resto della struttura presenta ampie tracce di un moderno restauro.
Il semplice portale è sormontato da una lunetta al cui interno si vede quel che resta di un piccolo affresco che raffigura una Madonna con Bambino. A seguito del sisma l’edificio in oggetto presenta alcune lesioni passanti sulla muratura soprastante il portone d’ingresso, sull’arco che separa l’aula dall’abside, in corrispondenza degli ammorsamenti tra pareti ortogonali e dissesti del manto di copertura. Il ripristino dell’agibilità sismica dell’immobile verrà conseguito primariamente attraverso interventi per l’eliminazione delle condizioni di pericolo, la riparazione e/o il reintegro degli elementi non strutturali e strutturali.
Il costo dell’intervento è di € 73.992,80 “Per noi è fondamentale non lasciare indietro nessuno. Anche in questo caso interveniamo per salvaguardare un luogo importante per la comunità come lo è la chiesa- dichiara il Commissario alla
Ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli- Una chiesa che, insieme al Presidente Marco Marsilio, al direttore dell’Usr Vincenzo Rivera, al sindaco Fabio Altitonante e al Vescovo Lorenzo Leuzzi vogliamo restituire ai fedeli. Sono luoghi da tutelare e da salvaguardare nella loro interezza”.
NASCE L’UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
In collaborazione con la BCC Abruzzi e Molise
Atessa, 7 settembre 2024. Ad Atessa nasce l’Unitre, Università delle Tre Età, istituzione dedicata alla promozione dell’apprendimento permanente, aperta a tutti e senza limiti di età. La sede dell’associazione è in Casa BCC, palazzo gentilizio nel cuore del centro storico di Atessa, in Corso Vittorio Emanuele.
“L’iniziativa – spiegano Fabrizio Di Marco e Vincenzo Pachioli, rispettivamente direttore generale e presidente della Banca di Credito Cooperativo Abruzzi e Molise – è nata dal progetto di un gruppo di amici, che hanno condiviso l’idea della Banca. La missione Unitre – aggiungono – è quella di offrire corsi e attività che stimolino la curiosità e il desiderio di conoscere, favorendo il dialogo intergenerazionale e la socializzazione. Si tratta di un’importante opportunità culturale e formativa per la comunità locale, che, il nostro istituto di credito, ha fortemente voluto e spalleggiato, mettendo a disposizione anche i locali”.
La presentazione dell’Unitre si svolgerà domenica 8 settembre prossimo in Piazza Benedetti ad Atessa, dalle ore 21. Sarà l’occasione anche per conoscere i corsi e le attività programmate per l’anno accademico 2024-2025, che coprono diverse aree tematiche e che sono: inglese, storia dell’arte, laboratorio di cucito fai da te, educazione finanziaria per la famiglia, fotografia, introduzione al video editing, introduzione alla creazione di videogiochi, estetica (valorizzazione del proprio viso), innovazione digitale (social media e altro), wellbeing, ossia benessere psico-fisico; storia dell’arte e canto.
Il Consiglio direttivo Unitre è formato da Antonella Pellegrini, presidente; Lorenzo Rucci, vicepresidente; Concetta Marcucci, direttore dei corsi; Gabriella Di Vincenzo, vicedirettore dei corsi; Ida D’Alonzo, segretario; Rosanna Tano, tesoriere; Maria Antonietta Natale, consigliere. Alla presentazione seguirà il concerto del maestro Michele Di Toro, pianista di fama internazionale.
TAGLIO DEL NASTRO PER MARSICALAND
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
In tanti al Mercato diretto della terra in piazza Risorgimento ad Avezzano
Avezzano, 7 settembre 2024. La musica della banda e il taglio del nastro da parte del sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, del vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente, dell’assessore regionale, Mario Quaglieri, del vicepresidente della Provincia, Gianluca Alfonsi, del vescovo della diocesi dei Marsi, monsignor Giovanni Massaro, e degli amministratori comunali del territorio hanno dato il via a Marsicaland. Il primo dei tre giorni di mercato, convegni, degustazioni e show cooking che valorizza e mette in mostra i prodotti del territorio: dagli ortaggi ai tartufi, dallo zafferano alla lavanda, fino al vino, ai cereali e alle castagne.
In tanti hanno preso parte al convegno “Marsica strategica. Le politiche di sviluppo locale tra operatività presenti e progettualità future” organizzato in collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura della Regione Abruzzo e con il Gal Marsica, rappresentato dalla presidente Lucilla Lilli, nel polo culturale ex Montessori dove è stata anche inaugurata la mostra fotografica “Fucinus Ager. Il lato femminile del lavoro agricolo” con scatti di donne nei campi dagli anni ’30 agli anni ’60.
“La donna del Fucino non è mai stata subalterna all’uomo, al contrario è sempre stata fortemente emancipata sia a livello familiare che di struttura sociale“, ha spiegato Ernesto Di Renzo, direttore scientifico dell’evento, “la mostra che abbiamo realizzato è il frutto della collezione di Franco Paris, storico imprenditore agricolo, e del lavoro dell’associazione Come chicchi di una sola spiga. Insieme hanno creato una raccolta di frammenti personali che è stata trasformata in un racconto corale”.
Il pomeriggio è proseguito in piazza Risorgimento con la degustazione di tre dei cocktail che hanno preso parte al contest Aperitivo Marso, lanciato a giugno da Marsicaland, e il via vai tra gli stand. A chiudere la prima giornata del Festival il concerto musicale dell’associazione bandistica Città di Avezzano. Domani e domenica si replica.
COMUNITÀ ENERGETICHE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Firmato l’accordo tra Federalberghi Abruzzo e il Gruppo Regalgrid. Supporto alle imprese alberghiere per avviare percorsi di transizione energetica delle strutture grazie allo sviluppo di Comunità Energetiche territoriali
L’Aquila, 7 settembre 2024. Le Comunità Energetiche rappresentano un sistema sostenibile, avanzato e innovativo di gestione dell’energia rinnovabile in cui un aggregato di utenti finali del sistema elettrico, produttori e consumatori di energia, possono produrre, accumulare e scambiare energia da fonte rinnovabile fra di loro al fine di ottenere benefici ambientali, sociali ed economici.
Stimolare lo sviluppo di CER sul territorio è un primo passo verso un lungo percorso di transizione energetica non solo individuale, ma soprattutto collettivo. Le CER, infatti, stimolano comportamenti virtuosi come la riduzione della carbon footprint sul territorio, la creazione di nuovi network virtuosi come smart city e smart grid, e l’ottimizzazione di installazione di nuova generazione fotovoltaica limitando e controbilanciando scompensi ed inefficienze della rete pubblica.
Per questo, Federalberghi Abruzzo, associazione di categoria rappresentativa delle imprese alberghiere abruzzesi, ha sottoscritto un accordo con il Gruppo Regalgrid, che al suo interno vede quattro partner strategici: Regalgrid Europe S.r.l, Cogenera Italia S.r.l., CER&GO S.r.l. e B-CER S.r.l. Società Benefit. Scopo dell’accordo è assistere le imprese in percorsi di sostenibilità e implementazione di progetti rinnovabili volti a valorizzare ulteriormente le risorse turistiche della regione, promuovendo iniziative atte a creare i presupposti per una costante qualificazione della ricettività dell’Abruzzo, con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile delle strutture e del territorio.
Con il fine di contribuire al raggiungimento dei target rinnovabili 2030 europei e di fornire progetti applicativi pratici indirizzati a rispondere alle esigenze delle associate, Federalberghi Abruzzo e il Gruppo Regalgrid intendono accompagnare le Associazioni territoriali e le aziende con strumenti e iniziative dedicate nel percorso volto a favorire gli investimenti indirizzati ad installazioni di impianti fotovoltaici, alla diminuzione dei costi energetici delle strutture, alla predisposizione degli impianti ad entrare in configurazioni CACER, alla gestione del ritiro e della fornitura di energia green. Denominatore comune dei progetti è rappresentato dalla piattaforma digitale Regalgrid® per l’ottimizzazione degli scambi energetici e dallo sviluppo di progetti articolati di condivisione collettiva dell’energia rinnovabile generata da gruppi di utenti eterogenei connessi alla rete elettrica.
“Un accordo di fondamentale importanza per supportare le imprese alberghiere nella transizione energetica delle proprie strutture – dichiara il presidente di Federalberghi Abruzzo, Giammarco Giovannelli – Grazie a questa collaborazione, gli albergatori abruzzesi avranno accesso a strumenti e risorse indispensabili per implementare sistemi di produzione energetica rinnovabile, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale e agevolando una considerevole diminuzione dei costi energetici del settore turistico. La nostra visione è quella di un futuro in cui le strutture ricettive siano protagoniste di un cambiamento culturale verso un modello di business più responsabile e sostenibile. Questa iniziativa non solo migliorerà la competitività del nostro territorio, ma rafforzerà anche l’impegno delle nostre aziende nel promuovere pratiche virtuose e rispettose dell’ambiente.”
“L’accordo con Federalberghi Abruzzo è un’importante opportunità per il territorio e le sue associate. Il Gruppo Regalgrid è a disposizione come partner dell’iniziativa per accompagnare le strutture interessate ad individuare la soluzione più idonea e compatibile con le loro esigenze strutturali – afferma Vincenzo Scotti, Direttore Marketing del Gruppo Regalgrid – Le strutture ricettive, infatti, sono caratterizzate da consumi stagionali che si riflettono come picchi di costi in bolletta e sovraccarichi della rete durante la stagione estiva. Le CER e gli impianti a fonte rinnovabile in questo possono essere uno strumento efficace per contenere costi energetici e inefficienze della rete, garantendo così servizi sempre più efficienti e sostenibili non solo per i residenti ma anche per gli ospiti delle strutture”.
Gruppo Regalgrid
Il Gruppo Regalgrid è un modello d’impresa che si fonda sulla forza di un Gruppo di sister company e sulla capacità di sviluppare, direttamente o in collaborazione con partner, progetti articolati di condivisione collettiva dell’energia rinnovabile generata da gruppi di utenti connessi alla rete elettrica. Le singole aziende del Gruppo possono operare tanto in modo autonomo quanto in sinergia, in funzione degli obiettivi dei singoli progetti, grazie alla complementarità delle competenze e al denominatore comune rappresentato dalla piattaforma digitale Regalgrid®. Il Gruppo Regalgrid rappresenta un interlocutore in grado di effettuare valutazioni di fattibilità e di sostenibilità degli investimenti, assistenza tecnica e legale, reperimento di materiali e di componenti tecnici, installazioni di impianti chiavi in mano e gestione degli asset attraverso servizi tecnici e piattaforme digitali, sostegno finanziario degli investimenti.
CANTINE APERTE IN VENDEMMIA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Settembre e ottobre in Abruzzo
Ortona, 7 settembre 2024. Dopo il Cantine Aperte dei record nel mese di Maggio e un’edizione di Calici di Stelle che – oltre allo splendido evento regionale di Ortona ha visto anche un ricchissimo calendario di eventi nelle cantine associate – con l’arrivo del mese di Settembre in Abruzzo è tempo della raccolta delle uve e quindi anche delle Cantine Aperte in Vendemmia la declinazione esperienziale del fortunato format ideato dal Movimento Turismo del Vino che per due mese rende protagonisti gli enoturismi con tanti weekend in cantina dedicati alla vendemmia didattica.
Famiglie e soprattutto bambini, gruppi di amici, che decidono di ritrovarsi nelle aziende e soprattutto nei vigneti del Movimento Turismo del Vino Abruzzo per conoscere e toccare con mano l’esperienza della vendemmia vissuta sia da un punto di vista culturale che di festa, come da storica tradizione abruzzese.
Il programma – in aggiornamento – prevede 18 appuntamenti diversi in 13 cantine di MTV Abruzzo che è possibile contattare per scoprire i programmi di giornata e relativi costi.
“Cantine Aperte in Vendemmia si conferma una manifestazione in forte crescita, l’Abruzzo e soprattutto le cantine del Movimento, sono state tra le prime in Italia a credere e ad investire in questa forma di turismo esperienziale che rende veri protagonisti per un giorno gli appassionati di vino e soprattutto i bambini” dice il Presidente MTV Abruzzo Nicola D’Auria “il calendario delle cantine aderenti così come quello dei singoli appuntanti, cresce di anno in anno e ne siamo estremamente orgogliosi”.
FRA[M]MENTI BOOK FESTIVAL
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Alla villa comunale Paolo Di Paolo, finalista del Premio Strega
Roseto degli Abruzzi, 7 settembre 2024. Chiusura in grande stile per la terza edizione di “Fram[m]menti Book Festival” che, negli appuntamenti svolti nel corso dell’estate, ha fatto registrare una grande partecipazione di pubblico e la presenza, sul palco della piazza sul Lungomare, di ospiti di caratura nazionale e internazionale.
Per il gran finale si cambia luogo, con l’appuntamento di “Fra[m]menti Book Festival – Special Edition Premio Strega” che si svolgerà sabato 7 settembre, a partire dalle 21.00, presso la Villa Comunale di Roseto, ritornata negli ultimi anni il cuore pulsante dell’attività culturale della città. E, ovviamente, l’ospite dell’ultima serata sarà un nome d’eccezione: Paolo Di Paolo, autore di “Romanzo senza umani”, libro finalista al Premio Strega 2024.
La terza edizione di “Fra[m]menti Book Festival” è stata organizzata dall’Amministrazione Comunale come un festival “diffuso” che ha visto le sei serate spalmate lungo tutti i mesi estivi in un cartellone eventi di altissimo livello. Un format che è stata ampiamente apprezzato dal pubblico che ha partecipato numeroso e con entusiasmo agli incontri con gli autori organizzati nella piazza del Lungomare, anch’essa approvata da turisti e cittadini come luogo deputato a eventi culturali e di intrattenimento.
“Fra[m]menti” è la dimostrazione che si può fare turismo anche attraverso l’organizzazione di serate di qualità con la presenza di artisti di caratura nazionale che hanno saputo trattare temi attuali e personali e che hanno raccontato storie di vita, di persone di difficoltà, i problemi della nostra società ma che hanno parlato anche di emozioni e di bellezza.
“Il Festival dedicato ai libri, alla cultura, al confronto “fra menti” e alle tematiche di stretta attualità, chiude in bellezza dopo aver annoverato la presenza di ospiti del livello di Franco Arminio, Carlotta Vagnoli e Flavia Carlini, che hanno portato a Roseto tanti appassionati di libri e cultura, provenienti da tutto l’Abruzzo. “Fra[m]menti Book Festival” è una rassegna che è destinata a crescere e a rimanere all’interno del panorama dei grandi eventi di Roseto – affermano il Sindaco Mario Nugnes e l’Assessore alla Cultura Francesco Luciani – Avere un Festival del libro affiancato allo storico e prestigioso Premio di Saggistica “Città delle Rose” è la realizzazione di un sogno e, questo dualismo, consente a Roseto di posizionarsi in maniera decisa fra le città della Costa Adriatica che più investono spingono su un turismo fatto di cultura. Il nostro è progetto avviato e concretizzato sia per i nostri turisti che, anche e soprattutto, per la nostra comunità che si dimostra ancora una volta viva e ricettiva rispetto ad eventi di alto livello culturale. E’ stato bello, infine, vedere la grande partecipazione del pubblico giovanile che inizia a fidarsi della proposta culturale della nostra città e che si rende sempre più partecipe, impegnandosi anche in prima persona. Ed è questa la cosa che, come amministratori, ci rende più orgogliosi”.
CAMPO DI VOLONTARIATO INTERNAZIONALE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Giovani volontari da tutto il mondo. Il sentiero del corbezzolo monumentale. Realizzato grazie alla collaborazione tra Comune e Legambiente
Archi, 7 settembre 2024. Da oltre 30 anni sono migliaia le persone che rispondono all’appello di Legambiente per contribuire a progetti di tutela e valorizzazione del territorio, in Italia e all’estero. I campi di Legambiente sono rivolti a chiunque abbia voglia di vivere un’esperienza fuori dal comune, magari con la voglia di arricchire il proprio bagaglio di esperienze, cambiare stile di vita e renderlo compatibile con la cura del nostro pianeta.
È un’esperienza di vita comune che resta: si lavora, si cucina, si scopre il luogo, si trascorrono momenti ludici, ci si diverte, tutto questo insieme agli altri giovani, provenienti da tutto il mondo, che hanno scelto di dedicare tempo ed energia al volontariato. Ogni anno sono migliaia le persone che rispondono all’appello di Legambiente per contribuire ad un progetto di tutela e valorizzazione del territorio. Legambiente propone campi in Italia (nazionali e internazionali) e all’estero. I volontari vivono un’esperienza per arricchire il proprio bagaglio di esperienze, cambiare stile di vita e renderlo compatibile con la cura del nostro pianeta. È un’esperienza di vita comune che resta impressa nel cuore dei volontari e lascia un segno positivo sul territorio.
Ad Archi, dal 2 al 13 settembre, sono presenti giovani volontari da tutto il mondo per il “Campo di volontariato internazionale – Il sentiero del corbezzolo monumentale” realizzato grazie alla collaborazione tra amministrazione comunale e Legambiente. Il campo rientra in un percorso condiviso che ha come obiettivo la valorizzazione del territorio e dei beni culturali del borgo di Archi, la tutela dell’ambiente ed il benessere dei cittadini. Al campo partecipano giovani volontari provenienti da varie nazioni europee ed extraeuropee che saranno coinvolti in attività di manutenzione, pulizia e ripristino dei sentieri ma anche in azioni di tutela dei beni comuni.
“I volontari presenti ad Archi – spiega Nicola De Laurentiis, sindaco di Archi – svolgono in questi giorni attività concrete a supporto e sostegno del territorio e della nostra comunità; da un lato, infatti, c’è il lavoro sul sentiero del corbezzolo su cui verrà effettuata la manutenzione e la segnaletica, dall’altro un lavoro importante ed utile per il paese con la manutenzione di alcuni spazi pubblici e la partecipazione ed il supporto ad iniziative, come “Piane d’Archi Street Food Fest”, prevista per sabato 7 settembre a Piane d’Archi. Abbiamo creduto in questo progetto condiviso con Legambiente perché mira a valorizzare le ricchezze del nostro borgo e a sviluppare un progetto di fruizione culturale e ambientale turistica sostenibile e rispettosa dei luoghi e delle persone.”
Rebecca Virtù, presidente del circolo Legambiente Geo APS dichiara: “I campi di volontariato Legambiente danno un esempio di cittadinanza attiva sui territori e la nostra speranza e che diano gambe a un cambiamento dal basso. All’inizio di ogni esperienza viene fornita un’attività di formazione ai partecipanti sulle attività previste, insieme alle informazioni sul contesto in cui si va ad agire, in modo che i volontari e le volontarie possano essere protagonisti attivi della rigenerazione di quel luogo. Per noi è un modo di far scoprire a volontari di tutto il mondo le ricchezze dei nostri borghi ed al tempo stesso valorizzare il nostro territorio per chi abita qui tutto l’anno.”
Le attività sono realizzate con il sostegno del comune di Archi e rientrano, inoltre, nel progetto “Custodi di bellezza, natura e benessere su monte Pallano”, finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalla regione Abruzzo, nell’ambito del sostegno alle iniziative e progetti di rilevanza regionale e promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del Terzo Settore per la realizzazione di attività di interesse generale di cui all’art. 5 del Codice del Terzo Settore e D.M. 141/2022 Risorse ADP 2022 – 2024, promosso dal Circolo Legambiente Geo APS (capofila ), Circolo Legambiente Green Lake APS, Il Melograno APS con il sostegno dei comuni di Atessa, Archi, Bomba, Colledimezzo, Tornareccio.
L’OPERA BUFFA DI MOZART
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Le nozze di Figaro apre la stagione 2024-25 del Royal Ballet and Opera al cinema. Martedì 10 settembre, in Abruzzo aderisce The Space
Montesilvano, 7 settembre 2024. Il regista David McVicar riporta in scena con la Royal Opera di Londra la gloriosa produzione del 2006 delle Nozze di Figaro, che verrà trasmessa in diretta nei cinema il 10 Settembre alle 19.30.
Ying Fang farà il suo atteso debutto alla Royal Opera nel ruolo di Susanna, accanto a Jacquelyn Stucker, già membro del Jette Parker Artists Programme, che interpreterà la Contessa. La direttrice d’orchestra Julia Jones guiderà un cast in gran parte internazionale, di cui faranno parte Luca Micheletti nel ruolo di Figaro, Huw Montague Rendall nel ruolo del Conte Almaviva e Ginger Costa-Jackson, che debutta al Covent Garden nel personaggio di Cherubino.
L’amata partitura di Mozart è immediatamente riconoscibile: dall’ironico addio di Figaro a Cherubino in “Non più andrai” all’aria d’amore di Cherubino alla Contessa “Voi che sapete”. Le Nozze di Figaro è un’opera ricca di umanità e arguzia, di dramma e comicità, elementi che la rendono un classico intramontabile dell’intero teatro musicale. Infine, le luci di Paule Constable e le scene di Tanya McCallintrasportano con intensità il pubblico nel dramma della “folle giornata”.
La stagione 2024/25 del Royal Ballet and Opera è distribuita nei cinema italiani da Nexo Studios in collaborazione con MYmovies.it e Danza&Danza Magazine.
The Royal Opera
LE NOZZE DI FIGARO
In diretta al cinema martedì 10 settembre, ore 19.30
Musica Wolfgang Amadeus Mozart
Direttrice d’orchestra Julia Jones
Regia David McVicar
Scene Tanya McCallin
Luci Paule Constable
Movement Director Leah Hausmann
Figaro Luca Micheletti
Susanna Ying Fang
Count Almaviva Huw Montague Rendall
Countess Almaviva Jacquelyn Stucker
Cherubino Ginger Costa-Jackson
Bartolo Peter Kálmán
Marcellina Rebecca Evans
Don Basilio Adrian Thompson
Antonio Jeremy White
Don Curzio Alasdair Elliott
Barbarina Isabela Díaz
Royal Opera Chorus
Orchestra della Royal Opera House
LA GRANDE PROSA TORNA PROTAGONISTA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Al teatro Maria Caniglia meta Aps presenta il cartellone 2024/2025. Su il sipario per la nuova stagione il prossimo 16 novembre con “l’anatra all’arancia” con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli
Sulmona, 7 settembre 2024. Torna in scena la grande prosa nel Teatro Maria Caniglia di Sulmona: per la quinta annualità consecutiva il cartellone è stato realizzato da Meta APS, affidataria della gestione della stagione di prosa, del teatro ragazzi e delle attività di produzione e collaterali del prestigioso teatro sulmonese in partenariato con il Comune di Sulmona, con il sostegno della Regione Abruzzo, della Fondazione Carispaq e con il contributo di MC Costruzioni. Le stagioni e tutte le attività collaterali anche quest’anno saranno coordinate e gestite da giovani professionisti del territorio, con la direzione artistica del sulmonese Patrizio Maria D’Artista.
Un ricco calendario di spettacoli, eventi e approfondimenti caratterizzato da grandi protagonisti del panorama teatrale e culturale nazionale e internazionale: Meta Aps presenta un’annualità costellata di momenti da vivere all’insegna della meraviglia, della riflessione e della condivisione, nell’ottica di continuare a rendere il “Maria Caniglia” uno spazio sempre più inclusivo e aperto alle infinite possibilità espressive del Teatro e della Cultura.
Ad inaugurare la stagione di prosa, composta anche quest’anno da 8 spettacoli, sabato 16 novembre alle ore 21:00 sarà lo spettacolo L’Anatra all’arancia di Williams Douglas Home e Marc Gilbert Sauvajon, con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli. Con la regia di Claudio “Greg” Gregori e la produzione affidata a Compagnia Moliere e Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona, la commedia narra della crisi di una coppia e trascina nel suo vortice di battute sagaci in cui il rovesciamento dei ruoli la fa da padrone tra gag e battute dal ritmo serrato.
La stagione proseguirà sabato 7 dicembre alle ore 21:00 con una produzione Arealive srl CRDL: Neapolis Mantra, un percorso emozionale di compenetrazione tra musica, danza e teatro ispirato alla cultura partenopea contemporanea; con la regia di Mvula Sungani lo spettacolo alterna momenti evocativi a momenti più etnici e spirituali grazie anche alla colonna sonora costruita sulle notissime musiche del maestro Enzo Gragnaniello e alla danza dell’étoile Emanuela Bianchini. Lo spettacolo rientra nel Festival di danza “I Cento Passi” organizzato dal Teatro dei 99.
Domenica 22 dicembre alle ore 18:00 Melania Giglio sarà protagonista di Edith Piaf – L’usignolo non canta più, accompagnata da Martino Duane con la regia di Daniele Salvo. Lo spettacolo prodotto da Bistremila di Marioletta Bideri narra il buio periodo della vita dell’artista francese precedente la storica esibizione sul palco dell’Olympia, dalla fine del 1960 alla primavera del 1961; un racconto intimo e profondo arricchito da canzoni dal vivo, per omaggiare una delle più belle e strazianti voci della canzone moderna.
A gennaio il Teatro Maria Caniglia ospiterà un altro grande nome del panorama teatrale e cinematografico nazionale come quello di Sergio Rubini, accompagnato da Daniele Russo, in scena lunedì 6 gennaio alle ore 18:00 con Il caso Jekyll, una produzione Fondazione Teatro Di Napoli – Teatro Bellini, Marche Teatro e Teatro Stabile di Bolzano; il celebre testo di Robert Louis Stevenson con l’adattamento e la regia di Sergio Rubini accompagnerà il pubblico in un viaggio che tenta di scandagliare la mente umana, tutta imperniata nell’eterno conflitto tra l’Io e la sua Ombra, tra Conscio e Inconscio.
Domenica 26 gennaio alle ore 18:00 andrà in scena Arlecchino muto per spavento di Stivalaccio Teatro, un grande omaggio alla Commedia dell’Arte che tra maschere, improvvisazioni ed equivoci farà immergere il pubblico in uno dei canovacci più rappresentati nella Parigi del ‘700. In questa coproduzione Stivalaccio Teatro, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Verona, con la regia di Marco Zoppello, la tradizione viene riletta e interpretata con gli strumenti contemporanei per trasmettere la poesia del teatro.
Si proseguirà domenica 9 febbraio alle ore 18:00 con un altro grande interprete quale Rocco Papaleo che sarà protagonista dello spettacolo L’ispettore generale di Nikolaj Gogol; una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e TSV – Teatro Nazionale, che con la regia di Leo Muscato, porta in scena uno dei più gradi capolavori della letteratura russa, un testo scritto più di duecento anni fa eppure tragicamente attuale che narra di un mondo dove l’ingiustizia e il sopruso dominano l’esistenza dell’essere umano.
Domenica 23 marzo alle ore 18:00 il Teatro Maria Caniglia ospiterà in prima nazionale un caposaldo della letteratura americana: Moby Dick di Herman Melville, una produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Quirino, e Compagnia Molière, per la regia di Guglielmo Ferro, con Moni Ovadia e Giulio Corso, che ci trasporteranno nella storia di un’ossessione epica che ha la fisionomia di una tragedia shakespeariana, storia di un conflitto in ogni forma, un conflitto senza redenzione.
La stagione di prosa si concluderà sabato 5 aprile alle ore 21:00 con lo spettacolo internazionale Hokuspokus della compagnia Familie Flöz; il Teatro Maria Caniglia ospiterà sul suo palco la compagnia tedesca, impegnata in una tournée mondiale, che fa teatro servendosi di mezzi che vengono prima del linguaggio parlato; strumento fondamentale è la maschera che prende vita innanzitutto nell’immaginazione dello spettatore, il quale in questo modo ne diventa, in una certa misura, anche il creatore. Questo delicatissimo; eppure, potentissimo spettacolo coprodotto da Familie Flöz, Theaterhaus Stuttgart e Theater Duisburg, e in cui per ogni spettatore sarà possibile immedesimarsi, ci parla del teatro come di una scatola delle meraviglie che visitiamo per celebrare il gioco della menzogna e della verità.
Non solo ospitalità di grande qualità ma anche produzione di nuovi spettacoli: per l’annualità 2024/2025 sarà Otello di William Shakespeare la quarta coproduzione del Teatro Maria Caniglia. La pièce riadattata da Dacia Maraini e con la regia di Giorgio Pasotti legherà il nome del teatro cittadino a tre prestigiose istituzioni teatrali quali il Teatro Stabile d’Abruzzo, Fondazione Teatro Luigi Pirandello – Valle dei Templi Agrigento e Marche Teatro, e debutterà nell’edizione 2025 del festival shakespeariano al Teatro Romano di Verona.
Come per le annualità precedenti il cartellone 2024/25 promosso da Meta Aps sarà arricchito da molti appuntamenti dedicati al Teatro Ragazzi, in collaborazione con la cooperativa Fantacadabra e diversi incontri con la rassegna “Oltre la Stagione”: tra le proposte spicca L’illusione della Libertà, una lectio magistralis del filosofo Umberto Galimberti su una delle tematiche più care all’essere umano, ovvero la libertà, il giorno sabato 11 gennaio alle ore 21:00 presso il Teatro Maria Caniglia. Sabato 12 ottobre alle ore 18:00 presso il Teatro Tony Del Monaco inaugurerà la rassegna lo spettacolo Generazione Pasolini, che approfondirà la complicata eppure così importante figura di Pier Paolo Pasolini, per passare poi alla presentazione del volume Naso Cothurnatus, in cui l’autore, il Prof. Luigi Di Raimo analizza alcuni aspetti e movenze teatralizzanti della poetica di Ovidio. A seguire il consueto appuntamento con “Theatron” Teatro antico alla Sapienza che il giorno 11 dicembre alle ore 10:00 sul palco del Caniglia ci proporrà Eraclidi di Euripide, e per concludere in occasione della Giornata della Memoria 2025 assisteremo a Sciabbadai, spettacolo vincitore del Premio Fersen alla drammaturgia contemporanea italiana.
Proseguiranno inoltre le attività legate al mondo della scuola con laboratori e masterclass, al mondo del sociale con gli incontri a cura del gruppo di psicologi e psicoterapeuti Parole in famiglia, il progetto teatrale Teatro Immaginario, condiviso con il Dipartimento di Salute Mentale ASL1 di Avezzano – Sulmona – L’Aquila, l’Istituto d’Istruzione Superiore “Ovidio” e Ecos Europe che da ben tre anni porta in scena gli spettacoli realizzati con gli utenti del Centro Diurno Psichiatrico “Giuliana Fapore” e che è parte del progetto Europeo SCORE – Strategy and Capacity Building of Ovidio Running In EU- co finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma ERASMUS+.
Nell’ottica della coesione territoriale, e per proseguire quanto iniziato durante la scorsa annualità grazie alla collaborazione con il comune di Gagliano Aterno, anche per questa stagione è confermato ed ampliato il progetto denominato: “Prossima fermata Teatro”, il servizio navetta gratuito pensato per poter raggiungere il Teatro Maria Caniglia e assistere agli spettacoli della Stagione di Prosa; grazie alla sinergia tra Meta Aps e i comuni di Gagliano Aterno, Villalago, Scanno, Anversa degli Abruzzi, Bugnara e Pacentro i cittadini di questi centri potranno usufruire del trasporto gratuito per le giornate degli spettacoli in cartellone, cui potranno accedere, aderendo a questa iniziativa, ad un prezzo ridotto.
«Ho motivo di ritenere che la stagione teatrale diretta da Patrizio Maria D’Artista costituirà espressione tangibile dell’importante ruolo che la nostra Città può vantare in ambito culturale e si dimostrerà all’altezza delle tradizioni che il nostro Teatro è riuscito a conseguire in oltre novanta anni di prestigiosa attività. Il grande attestato di riconoscenza che desidero tributare a tutti i professionisti che, con passione ed intelligenza, operano all’interno di Meta Aps non trova fondamento soltanto nella oggettiva qualità della proposta culturale o nel grande successo di pubblico che sono riusciti ad ottenere nel corso di questi anni, ma vuole evidenziare il loro straordinario e fruttuoso impegno nell’obiettivo, significativamente attinto, di coinvolgere ed appassionare all’arte teatrale le nuove generazioni della nostra comunità.» Queste le parole del Sindaco della Città di Sulmona Gianfranco Di Piero
«Attraverso linguaggi diversi affronteremo temi universali come la dualità della natura umana, la ricerca di sé, il confronto con il nostro lo più profondo e con l’altro e la costante necessità di ricercare la propria autenticità in un mondo sempre più frammentato, dove le innovazioni tecnologiche ridefiniscono continuamente il modo in cui interagiamo rendendo la comunicazione con l’altro un’esperienza sempre più complessa.» dichiara il direttore artistico della stagione di prosa Patrizio Maria D’Artista
Singoli biglietti disponibili a partire da € 13,00 e fino ad € 34,00 + DIP; Per gli studenti è stata invece pensata una tariffa unica di €10,00 a prescindere dall’ordine di posto scelto. L’ abbonamento per la stagione di prosa 2024/25 comporta invece l’acquisto di otto spettacoli ad un costo a partire da € 80,00 fino ad € 185,00 + DIP. Gli abbonamenti della stagione teatrale di prosa del Teatro Maria Caniglia saranno in vendita a partire dalle ore 16:30 di sabato 7 settembre presso il Centro di Informazioni Turistiche – IAT Sulmona situato nel Complesso della S.S. Annunziata in Corso Ovidio. I singoli biglietti saranno in vendita a partire dal martedì 1° ottobre presso il Centro di Informazioni Turistiche – IAT Sulmona, sulla piattaforma online Ciaotickets e nei punti vendita abilitati. Il giorno dello spettacolo sarà possibile acquistare i biglietti anche presso il Botteghino del Teatro.
TENZONE AUREA 2024
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Borgo San Panfilo ad Ascoli Piceno per il Campionato Nazionale F.I.Sb.
Sulmona, 6 settembre 2024. Sono partiti questa mattina i ragazzi del Gruppo Musici e Sbandieratori del Borgo San Panfilo di Sulmona in direzione Ascoli Piceno, città che quest’anno ospiterà la Tenzone Aurea 2024, il massimo campionato nazionale F.I.Sb. per gruppi storici. La città marchigiana, in occasione dei festeggiamenti del settantennale della Quintana di Ascoli Piceno, si trasformerà, per i prossimi tre giorni nella capitale nazionale delle bandiere, dei tamburi e delle chiarine con i 21 gruppi di musici e sbandieratori più forti d’Italia che si sfideranno sul campo di gara e a gareggiare in Piazza del Popolo e in Piazza Arringo ci sarà anche il Borgo San Panfilo di Sulmona, unica compagine abruzzese e una delle pochissime del Centro-Sud tra le partecipanti.
La Tenzone Aurea avrà ufficialmente inizio questa sera con la cerimonia di apertura e presentazione dei gruppi, con un corteo che si snoderà lungo le strade del centro storico di Ascoli Piceno fino a giungere a Piazza Arringo. Domani mattina, dalle 08:00 l’inizio delle gare eliminatorie con le Specialità di Singolo e di Grande Squadra e Musici; i primi classificati nelle specialità della mattinata, domani sera si contenderanno il podio nelle gare finali.
Domenica mattina, invece, sempre dalle 08:00, è la volta delle gare eliminatorie delle Specialità Coppia e Piccola Squadra e, anche in questo caso, i primi classificati delle specialità gareggeranno la sera nelle finali. Domenica sera, al termine di tutte le gare, verrà data lettura della classifica finale “Combinata” che decreterà il gruppo di Musici e Sbandieratori Campione d’Italia e le compagni retrocesse nella Tenzone Argentea 2025. I Cigni del Borgo San Panfilo saranno impegnati sabato alle ore 09:00 con il Singolo di Michael Forte, alle ore 10:30 con il Singolo di Matteo Scelli e alle 11:20 con la Grande Squadra e Musici; mentre, domenica, alle ore 08:32 la Piccola Squadra, alle ore 09:20 la Coppia Filippo Ficorilli e Michael Gasbarro e alle 10:30 la Coppia Michael Forte e Matteo Scelli.
“È una Tenzone Aurea che ci tocca molto sul lato emotivo e sentimentale – commenta il Capitano del Borgo San Panfilo e Responsabile del Gruppo Musici e Sbandieratori Filippo Ficorilli – sia perché torniamo ad affrontare un campionato nazionale ad Ascoli Piceno a 14 anni dall’ultima volta, in quel caso, nel 2010, fu la Tenzone Bronzea e fu il primo campionato in assoluto a cui partecipammo, sia perché nel corso di questi anni Ascoli è diventata per noi una seconda casa, abbiamo stretto molti rapporti e legami con i sestieri di casa che ci hanno sempre accolto nella maniera migliore possibile e di conseguenza gareggiare su quelle piazze ci farà sicuramente un certo effetto. È stato un anno di duro lavoro, abbiamo affrontato tante difficoltà, dagli infortuni dell’ultimo momento al meteo che nelle scorse settimane non ci ha aiutato, ma, del resto, tutto questo fa parte del gioco.
La soddisfazione e l’onore di partecipare per il quinto anno consecutivo alla Tenzone Aurea supera ogni difficoltà. Sarà senza dubbio un campionato molto complicato, ma tutto il gruppo si è allenato duramente, i ragazzi saranno pronti ad ogni evenienza, porteranno esercizi competitivi e, soprattutto, metteranno tutti il cuore nel campo di gara. E il mio ringraziamento va a loro per i sacrifici che fanno, per la dedizione con cui si allenano tutto l’anno, togliendo spazio al loro tempo libero per il bene del Borgo San Panfilo e questo mi inorgoglisce incredibilmente.
Colgo l’occasione anche per ringraziare i tanti soci e i tanti sostenitori che verranno questo fine settimana ad Ascoli per far sentire il loro supporto e il loro calore ai ragazzi in gara; li ringrazio a nome di tutti perché so già che si faranno sentire. Siamo, poi, onorati di poter rappresentare e onorare, con questa manifestazione, la Città di Sulmona e la Giostra Cavalleresca in campo nazionale. La speranza è che questo possa essere un campionato che ci porti soddisfazione riuscendo a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, sappiamo che sarà dura, ma non ci siamo mai spaventati davanti a nulla e non ci spaventeremo neanche questa volta”.
Sarà possibile seguire in diretta le gare del Gruppo Musici e Sbandieratori del Borgo San Panfilo sulla pagina Facebook della F.I.Sb. Federazione Italiana Sbandieratori sia sabato 7 settembre che domenica 8 settembre dalle ore 08:00.
Questi i ragazzi del Borgo San Panfilo che parteciperanno alla Tenzone Aurea 2024 di Ascoli Piceno:
Sbandieratori:
Di Cosmo Marco
Ferrara Francesco
Ficorilli Filippo
Forte Michael
Gasbarro Michael
Maggi Francesco
Pagliaro Ettore
Scelli Matteo
Tronca Samuele
Trotta Alessandra
Marsicola Lorenzo
Monterisi Giuseppe
Scelli Marco
Tronca Daniele
Virtuoso Alessandro
Musici:
Iacobucci Alice
Petracca Alissa
Salutari Andrea
Salutari Bianca
Ferrara Federica
Foglietta Gaia
Giammarco Chiara
Giammarco Francesco
Iacobucci Arianna
Leombruni Doriana
Leombruni Mariachiara
Susi Francesca
Villani Denise
Villani Lisa
Gonfaloniere:
Bebri Sara
ANEMONE EPATICA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Chieti, 6 settembre 2024. Il nostro Luciano Pellegrini al 19° Concorso Internazionale di Poesia inedita Dedicato a… Poesie per ricordare per la Giornata Mondiale della Poesia. La Aletti Editore, dopo aver visionato i componimenti giunti in redazione, ha deciso di inserire Luciano Pellegrini tra gli autori che possono contendersi la vittoria di questa prestigiosa edizione, con la poesia Anemone Epatica. Il riconoscimento con: elogio e menzione di merito
ANEMONE EPATICA
Nel bosco
Ancora coperto dalle foglie secche
Dell’autunno scorso
Il tuo colore blu
Colpisce gli occhi
Con i sei petali brillanti
O Anemone
Emozionato Ti ho accarezzato
E ti ho parlato
Il profumo umido del terreno
Per un momento
Mi ha allontanato
Dalla mia estasi
La originale figura della foglia
Che somiglia ai lobi del fegato
Mi ha risvegliato
Per seguitare a parlare con te.
Luciano Pellegrini
IL COSTUME POPOLARE DI ORTONA NEL SETTECENTO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Motivi di una ricerca
[Pubblicazione di Cercone Franco, Il Costume popolare di Ortona nel Settecento, Ed. Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq.) 2005. Con 7 riproduzioni]
Può sembrare incomprensibile in un’epoca come la nostra, dominata da “mode”massificate, una ricerca sull’antico costume popolare di Ortona. Tuttavia le perplessità svaniscono quando si riflette sulla circostanza che anche le fogge di vestire fanno parte della cultura materiale di un gruppo sociale e secondo P. Toschi esse rappresentano addirittura i reperti più preziosi e significativi dei Musei Etnografici, di recente sorti un po’ ovunque in Abruzzo.
Definiti da B. Tartaglia “strumenti di conoscenza della vita di un territorio”, i costumi popolari sono diventati simboli di una identità svaniti dal nostro orizzonte culturale circa sessant’anni fa, anche se in alcune località abruzzesi – si pensi per esempio a Scanno – essi persistono ancora sfidando l’azione logorante del tempo.
All’indomani del secondo conflitto mondiale, quando Ortona andava ricostruendo lentamente la sua immagine sconvolta dai drammatici eventi bellici, era ancora possibile nei giorni di mercato riconoscere la provenienza di qualche donna del contado in base al costume indossato o ad alcune sue componenti, come per es. il corpetto, il grembiule o il fazzoletto bianco sistemato sul capo.
Non altrettanto può dirsi del costume maschile. Infatti già nel 1853 il Dorotea sottolineava ne “Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato”, a proposito del costume maschile di Castel di Sangro, che “l’abito degli uomini non merita alcuna riflessione, essendo lo stesso nella maggior parte degli Abruzzi”[1].
In questo livellamento che investe l’abito maschile, puntualmente registrato dallo storico di Villetta Barrea, si coglie un processo di omologazione cui non è estraneo il fenomeno dell’emigrazione stagionale, il quale se è vistoso nella pastorizia transumante, si avverte in area frentana anche in alcune attività agricole, come per esempio nella mietitura, oppure artigianali. Così nel luglio del 1809 sono presenti a Cansano e Campo di Giove mietitori di Crecchio e Arielli, che seguono dal piano fino ai territori montuosi dell’interno la graduale maturazione del grano e di altri cereali, mentre “mastri bottai” di Ortona sono attivi in area peligna, dove verso la metà del XVIII secolo si verifica con l’introduzione del Montepulciano una vera e propria rivoluzione ampelografica, i cui benefici effetti si proietteranno nell’intera Regione.
Di rilevante interesse è poi l’annotazione dei “regi pittori” che nel 1791, come vedremo in seguito, ritraggono ad Ortona un uomo ed una donna in costume tradizionale. In base ad informazioni attinte in loco essi scrivono infatti che “gli abitanti di Ortona vanno a coltivare la terra dello Stato Pontificio, dove trasportano alcuni beni alimentari”.
La diffusione dei “panni carfagni”, prodotti per lo più a Taranta Peligna e Montorio al Vomano, accelerano quel fenomeno che abbiamo chiamato di “omologazione” del vestito maschile e che porta alla fine alla perdita della sua identità, ancora marcata – come vedremo in seguito – nel corso del XVIII secolo.
Al pari di tutte le altre località costiere, anche ad Ortona convivevano due fogge di vestire: quella contadina, che era preminente per essere la popolazione dedita maggiormente all’agricoltura[2], e quella “marinara”, una dicotomia storica questa di cui il trabocco costituisce una efficace sintesi semantica.
Il Politi, riferendosi ad un periodo ascrivibile all’ultimo ventennio dell’800, ci offre per Ortona il seguente quadro del vestiario marinaro: “Il copricapo era un berretto di lana (rossa o scura), con un bel fiocco che pendeva sulla spalla sinistra e un vistoso orecchino d’oro sulla spalla destra. Come pure bottoni, spesso a doppia fila (ricavati con antiche monete borboniche), e fermagli d’argento fissavano la camicia, giacca (di lana o velluto), panciotto e calzoni; lino o lana bianca per le calze; fibbie d’argento per le scarpe. Per ovviare ai rigori invernali l’indumento usuale e più economico era costituito dal mantello a tutta ruota, dalla palandrana (o zimarra) per i più abbienti” [3].
Per quanto concerne il Costume femminile ortonese occorre notare che le differenze fra i ceti rurali e marinareschi non dovevano risultare consistenti. In tale sede tuttavia vanno sottolineate le vistose diversità fra l’abito descritto dal Politi (riferibile all’ultimo ventennio dell’800) e quello riprodotto dai regi pittori Antonio Berotti e Stefano Santucci nel 1791. Con qualche precisazione, tuttavia, a proposito della mandisìme, che descritta dal Politi nel modo seguente, richiama l’immagine di tale parte del vestiario disegnata dai regi pittori: “la mandisìme, tessuto di tela o di lino che, applicato sul davanti, era tenuto fermo da un nastro le cui estremità giravano dietro la schiena per annodarsi sul ventre. Il quale nastro, raccordati i lembi posteriori del busto con quelli del dorso (incrociandosi), passava sulle spalle ricongiungendosi al busto stesso sul petto, e si otteneva così un fiocco elegante e sfarzoso (lu balème)” [4].
Indossato nei momenti festivi o più significativi del “ciclo dell’anno e della vita”, il costume femminile – a differenza di quello maschile – era realizzato al telaio che troneggiava in un angolo della casa contadina come un santo nella sua nicchia.
Anche se l’abito femminile, come “fatto culturale”, non poteva sottrarsi a processi innovativi che talvolta si presentano vistosi, come per esempio a Scanno, nell’arco di una stessa generazione, la fedeltà a forme tradizionali e ad aspetti cromatici di alcune sue componenti costituiva una tendenza costante che permetteva comunque di individuare una località e talvolta anche un gruppo etnico ad essa appartenente.
È il caso questo, delle fogge albanesi di Villa Badessa, completamente diverse da quelle di Rosciano, nel cui tenimento fu trasferita da Carlo III di Borbone nella prima metà del XVIII secolo una colonia di tale popolazione balcanica.
L’identità socio-culturale rappresentata preminentemente dalle fogge femminili, più conservative e tradizionali rispetto a quelle maschili, svanisce lentamente nel periodo compreso fra le due guerre mondiali e per quanto concerne Ortona il fenomeno si coglie nelle immagini fotografiche scattate in occasione delle celebri Maggiolate, nei carri allestiti nelle Feste dell’uva oppure in occasione di particolari ricorrenze religiose, soprattutto quella del Perdono.
Anche se in bianco e nero, tali immagini lasciano intravedere costumi del tutto diversi da quelli finora esaminati e fanno insorgere il dubbio che alcune componenti del vestiario, da non molto tempo passate in disuso, vengano etichettate come “tradizionali” oppure appartenenti ad una foggia di vestire ascrivibile alla seconda metà dell’800. A tale foggia pertanto occorre dare un pur fugace sguardo per comprenderne le trasformazioni subite nel corso del Novecento.
Infatti insieme ad altre località abruzzesi, fra cui Scanno, Castel di Sangro e Pettorano sul Gizio, Ortona possiede un modello del costume popolare risalente alla prima metà dell’Ottocento.
A differenza però delle località citate, le cui fogge apparvero sul Poliorama Pittoresco[5], il disegno del costume maschile e femminile di Ortona, in bianco e nero, apparve in un periodico edito a Chieti alcuni anni prima dell’Unità d’Italia e di esso occorre parlare in modo da porre in risalto le sue profonde differenze, sia sotto l’aspetto strutturale che cromatico, rispetto a quello disegnato dai regi pittori Berotti e Santucci nel 1791.
Il costume popolare di Ortona dalla seconda metà dell’800 alle “Maggiolate”.
Nell’Album Pittorico Letterario Abruzzese, pubblicato a Chieti nel 1859, apparve un breve saggio di Francesco Bruni dal titolo Costumi Ortonesi [6], corredato del costume maschile e femminile di Ortona disegnato da un artista, Raffaele Del Ponte, di cui non siamo riusciti a rinvenire notizie biografiche.
Il disegno [in appendice] è costituito da una sorta di “trittico” in cui il personaggio femminile è colto di prospetto e di spalle ed è completato dal personaggio maschile, cioè un “marinaio” ortonese in abito festivo.
Diciamo subito che il disegno di Raffaele Del Ponte fu riprodotto da Teodorico Marino nel saggio Gli antichi costumi ortonesi, apparso in un volume miscellaneo commemorativo pubblicato nel 1929 e dal titolo Decima Maggiolata Abruzzese. Ortona a Mare 26 maggio 1929 – A. VII, di cui fu “concertatore e direttore” Guido Albanese.
Il Marino non cita, forse volutamente, né l’autore del disegno, cioè Raffaele Del Ponte, e né Francesco Bruni e scrive in modo assai vago di aver rinvenuto l’immagine del costume ottocentesco ortonese “in una vecchia incisione di un giornale di un secolo dietro, Album Pittorico Letterario Abruzzese (Anno I, n° 3) di cui non si hanno più tracce”, affermazione questa che, come si è visto, non risponde a verità.
Noi non seguiremo pertanto il saggio di T. Marino, perché esso costituisce in più punti una pedissequa ripetizione del testo di Francesco Bruni, di cui soltanto terremo conto in seguito. Va ascritto tuttavia al Marino il merito di aver registrato puntualmente il trionfo nel 1929 della Maggiolata, manifestazione – come egli sottolinea – che aveva avuto “il merito piacevolissimo di aver fatto rivivere gli antichi costumi ortonesi che giacevano nascosti e dimenticati nelle cassapanche delle nostre case avite”.
Di conseguenza, sottolinea giustamente il Marino, “prima che gli ultimi avanzi delle vecchie gonne e dei corpetti si disperdano col volgere degli anni, le nostre Maggiaiuole, dopo la celebrazione del rito canoro, dovrebbero offrire in omaggio le loro vesti di autentica antichità al Museo Civico”.
L’appello del Marino restò purtroppo inascoltato ma resta nei nostri auspici il ripristino della Maggiolata, come chiariremo meglio in seguito.
Tuttavia i costumi indossati dalle “Maggiaiuole”, cioè dalle figuranti che partecipavano alle celebri Maggiolate, tutto erano ad onor del vero che “antichi” e lo dimostrano le immagini fotografiche in bianco e nero scattate sia in occasione delle Maggiolate che durante altre manifestazioni, come per esempio la “festa dell’uva” [in appendice]. Esse ci mostrano infatti gruppi di figuranti che indossano costumi l’uno diverso dall’altro e che comunque rappresentano una lenta evoluzione delle fogge disegnate nel 1859 da Raffaele Del Ponte.
Dalle immagini fotografiche delle maggiolate e delle feste dell’uva, alle quali partecipavano carri allestiti anche nel contado di Ortona, risulta innanzitutto che era scomparso il modo caratteristico di portare – come scriveva F. Bruni nel 1859 – “il capo all’impazzata, ciò è dire co’ capelli avviati tutti allo indietro, dove raccolti in una treccia, a più capi o in due trecce, li dispongono a spira…Nel far la treccia, girano con l’un dei capi un nastro rosso, verde, o nero, che son segnacoli dello stato maritale, nubile e vedovile”.
Questo nastro è ben visibile nel citato disegno di Raffaele Del Ponte (Ortona 1859), cioè nella figura femminile posta al centro del “trittico”, ma è del tutto assente nella donna riprodotta nel 1791 dai regi pittori Berotti e Santucci [cfr. immagine di copertina], la quale non ha capelli a treccia e porta sul capo la classica magnosa (dallo spagnolo manyossa), cioè un “panno da testa” o “fazzoletto” per lo più bianco comune a molte fogge di vestire nel Regno di Napoli e perciò detta magnosa neapolitana [7].
Dalla magnosa, in auge nel XVII secolo, deriva probabilmente lo strapizzo (o trapizzo), elemento dell’abbigliamento femminile che soprattutto dalla prima metà del ‘700 inizia ad indicare due capi del vestiario completamente differenti, anche sotto il profilo sociale. Infatti documenti notarili del XVIII secolo, pubblicati di recente da Nicola Fiorentino, parlano specialmente in riferimento ai centri della Valle dell’Aventino di : “Uno trapizzo seu cappatoreper la testa”; di un “faccioletto da capo, ossia trapizzo”; di “due trapizzi, o siano fazzoletti da testa” in uso sia per i giorni festivi (ed in tal caso risultavano merlettati o aggraziati da trine, dette anche pezzelle o pezzilli) che feriali, come si evince da un altro rogito in cui si parla di “tre trapizzi ordinarj d’ogni giorno” [8].
Come sottolinea il Fiorentino il trapizzo (o strapizzo) indica pertanto – almeno nell’area del medio corso del Sangro e nei centri dell’Aventino – un “fazzoletto quadrato, ma ripiegato in diagonale”, in uso presso il mondo rurale. Tale fazzoletto non ricopriva tuttavia le spalle e la parte superiore del petto, ma era poggiato sulla testa e trattenuto sui capelli da una sorta di spillone.
In Ortona invece – e presumibilmente anche nel suo entroterra – lo strapizzo indicava una diversa componente dell’abito femminile, che alla luce dei documenti iconografici superstiti, è diffusa nella prima metà dell’800 presso i ceti sociali borghesi e non rurali e copriva a mo’ di piccolo scialle le spalle ed il petto, ma non la testa.
Infatti se si osservano attentamente le due figure femminili riportate (recto e retro) da Raffaele Del Ponte nel 1859, nonché l’abito del personaggio maschile (marinaio) che completa il trittico, si ha la netta impressione che non si tratta di fogge tradizionali in uso presso i ceti popolari, bensì di veri e propri vestiti di moda riscontrabili ad Ortona presso le classi egemoni dell’epoca. Ne fa fede l’elemento del vestito femminile, cioè lo strapizzo, ben messo in evidenza nel disegno di Raffaele Del Ponte ed a proposito del quale il Bruni osserva: “Questo ornamento, che in buona lingua diremmo gala, le nostre chiamano strapizzo, che in generale significa fazzoletto quadro, scompartito in due con taglio diagonale”.
È quanto sottolinea nel 1929 anche il Marino, il quale scrive: “Al collo e sulle spalle (le donne) avevano un pizzo di seta o di lino bianco, liscio od operato, di ricami o di colori gai; il pizzo si estendeva anche al dorso, mentre le due estremità erano raccolte davanti al busto, al di sotto dei seni che sorgevano liberi sul loro taglio. Questo ornamento, che si diceva di gala, era chiamato strapizzo”.
Rispetto al costume settecentesco, quello del secolo successivo (nè poteva essere altrimenti) appare dunque completamente mutato nella struttura e nelle singole componenti, ma ha conservato, come scrive il Bruni, “il zinale o zinaletto, che in altri luoghi d’Abruzzo chiamano parnanza”.
La rappresentazione del personaggio maschile nel disegno del 1791 [in copertina] lascia insorgere il dubbio che i regi pittori Antonio Berotti e Stefano Santucci abbiano avuto per “modello” un contadino, come dimostra il cappello a larghe tese, e non un “marinaio”, come quello riprodotto da Raffaele Del Ponte nel 1859, il cui abbigliamento presenta molte affinità con la descrizione effettuata da A. Politi e che si riferisce all’ultimo ventennio dell’800.
Nel commentare il disegno di R. Del Ponte, Francesco Bruni notava nel 1859 che “il marinaio ortonese copre il capo di un berretto di lana rossa, turchina, bigia od anche nera, con in fondo una nappa che qui chiamano fiocco; cotal nappa pende sulla spalla sinistra”. Inoltre i marinai, prosegue il Bruni, indossano una “giacchetta di lana o di velluto, con ottonatura doppia o scempia a ciascun petto, fatta con pezzi di quattro o sei carlini d’argento. Il panciotto anch’esso ha le bottonature fatte con tari d’argento[9], dove s’abbottonano al ginocchio per poi affibbiarsi con fermaglio d’argento. Le calzette hanno di lino, di lana, e di seta bianche”. Inoltre “dall’orecchio destro ciondola un grossissimo orecchino d’oro diversamente foggiato”.
Il Politi sottolinea a proposito degli orecchini che fino agli ultimi decenni dell’800 “ce n’erano a forma di dondolo (campanule a festoncino con stelline annodate), di minuscoli panieri (le cestarelle) o di un ampio cerchio d’oro (le chierchje). Le collane risultavano piuttosto lunghe: a più giri intorno al collo (nastri rossi e verdi infilati a palline di corallo alternate a sferule d’oro: le còcchele), o pendenti fin oltre metà vita (lu lacce)”[10].
Una collana “a più giri intorno al collo” è proprio quella che spicca nella figura femminile disegnata da Berotti e Santucci nel 1791 [in copertina]. Questa indossa orecchini d’oro di forma difficile da individuare, che sembrano abbozzati anche nelle orecchie del personaggio maschile, a conferma di quanto scrive il Politi secondo cui “fino agli ultimi decenni del secolo (XIX) qualche anziano portava ancora minuscoli orecchini”[11].
Il Costume popolare di Ortona, disegnato dai “regi pittori”, fu completato nei suoi aspetti cromatici da Giacomo Milani nella Real Fabbrica di Porcellana a Napoli, secondo le indicazioni fornite da Berotti e Santucci. La foggia risale sicuramente alla metà del XVIII secolo, periodo in cui tutte le componenti dell’abito maschile e femminile si erano già cristallizzate nelle forme in cui appaiono nella gouache conservata a Palazzo Pitti a Firenze. Si tratta dunque della fonte iconografica più antica, una vera e propria foto a colori ante litteram che noi conosciamo e da considerarsi pertanto come prototipo, anche se precedenti e significative varianti potrebbero scaturire da ex voto pittorici conservati in qualche santuario situato in Abruzzo o altrove (si pensi per esempio a Casalbordino, a Monte S. Angelo, a San Nicola di Bari, a Loreto Marche ecc.), meta di frequenti pellegrinaggi da parte della devota popolazione ortonese.
Tuttavia è il costume disegnato da Berotti e Santucci, date le finalità per cui fu realizzato, che merita qualche riflessione. Infatti sulla scia di una tradizione da tempo consolidata, Ortona vanta uno dei più importanti cori abruzzesi che presenta un ricco repertorio di canti popolari. Poiché il costume indossato dalla Corale Ortonese nelle sue esibizioni non ha alcun rapporto gestaltico e cromatico con le antiche fogge locali, l’immagine dell’abbigliamento maschile e femminile realizzata ad Ortona nel 1791 costituisce un importante documento storico, un modello cui ispirarsi e che va fedelmente riprodotto pur con l’impiego di differenti tessuti offerti dall’odierna industria tessile.
A tal fine l’Amministrazione Comunale di Ortona potrebbe servirsi del locale Istituto Professionale per l’Industria e Artigianato che annovera fra i suoi corsi anche quello di Sarta per Moda, creando così un raccordo fra tale Istituzione Scolastica ed esigenze socio-culturali cittadine, che in altre occasioni è risultato assai fruttuoso.
Ferdinando IV di Borbone e la “Real Fabbrica di Porcellana” a Napoli.
Nel Novembre del 1782 si svolse a Napoli presso la RealFabbricadiPorcellana un singolare concorso patrocinato dallo stesso re Ferdinando IV e riservato ad artisti che operavano per lo più nella Fabbrica di Porcellana. Costoro dovevano ritrarre una giovane Luciana, cioè una donna del quartiere di Santa Lucia, nei suoi abiti caratteristici, assai apprezzati e noti sotto il profilo cromatico nonché per la ricchezza e fantasia degli ornamenti.
Si ritiene che il vero ispiratore del concorso sia stato il marchese Domenico Venuti, direttore artistico della Real Fabbrica dal 1779 ed ideatore del progetto “per l’assegnazione a due pittori dell’incarico di documentare con i loro pennelli i vari modi di vestire degli abitanti del regno”[12], da riportare poi sui servizi di porcellana prodotti nella Real Villa di Portici.
Questa era stata fondata da Ferdinando IV nel 1772, con sede prima a Portici e poi trasferita nel Real Palazzo a Napoli[13].
Fu “Sua Maestà Ferdinando IV in persona” a scegliere ed a rendere noto, l’11 dicembre 1782, il nome dei due pittori fra i tanti che avevano partecipato al concorso, e cioè Alessandro D’Anna e Saverio Della Gatta, due artisti assai noti nella capitale del Regno “nel settore della riproduzione dei costumi”.
Per motivi a noi sconosciuti Saverio Della Gatta rinunciò tuttavia all’incarico e venne sostituito da Antonio Berotti, cognato di Alessandro D’Anna.
Con “regal determinazione” di Ferdinando IV fu assegnato ai due pittori una paga mensile la cui diversa entità costituiva il riflesso delle quotazioni sul mercato dei due artisti[14].
A Berotti e D’Anna fu ordinato di partire subito per la loro missione ricognitiva, cosa che avvenne il primo febbraio del 1783 e dunque due mesi dopo lo svolgimento del famoso “Concorso”.
Su precisa indicazione di re Ferdinando IV e forse del direttore della Real Fabbrica di Porcellana, Domenico Venuti, i due artisti ebbero l’incarico di visitare i paesi del regno nei quali le fogge di vestire risultassero di grande interesse stilistico e cromatico, e di riprodurre solo i “semplici contorni dei costumi, perché il compito di colorare le varie componenti del vestiario, sulla base dei dati forniti dai due regi pittori, fu affidato dal re a Giacomo Milani, direttore dei Pittori della Real Fabbrica di Porcellana.
Dal febbraio del 1783 fino al mese di giugno di tale anno D’Anna e Berotti operarono in Terra di Lavoro e già alla fine di febbraio del 1783 trasmisero al Direttore della Real Fabbrica a Napoli i primi guazzi, chiamati “figurine” e riproducenti solo il costume femminile. Appena portati in visione di Ferdinando IV, il re ordinò subito ai due pittori “che in avvenire non lascino di comprendere nellostesso quadretto il modo di vestire e degli uomini e delle donne dello stesso paese”[15].
Non si conoscono i motivi per cui la missione dei due artisti si interrompesse per circa due anni e mezzo. Tuttavia, quando essa riprese nel gennaio del 1786 in provincia di Salerno, era avvenuto che il giovane pittore Stefano Santucci, stipendiato con 20 ducati al mese, aveva sostituito Alessandro D’Anna, sicché la coppia Antonio Berotti e Stefano Santucci è quella che per circa “15 anni, fra soste ed interruzioni varie”, visitò molte località per ritrarre le vestiture più caratteristiche del regno.
Non staremo a seguire le difficoltà che i due regi pittori dovettero affrontare durante le loro “peregrinazioni”. Diciamo subito – ed è ciò che in tale sede interessa – che la ricognizione di Berotti e Santucci nella nostra Regione iniziò nell’Abruzzo Ulteriore nel dicembre del 1789, anno memorabile della Rivoluzione Francese[16].
Data la rigidità del clima e l’impraticabilità delle strade che all’epoca, scriveva il De Sterlich, “non le farebbe nemmeno un diavolo col dolor di ventre”, si intuisce che i regi pittori poterono iniziare la loro attività nel Teramano solo all’inizio della primavera del 1790, per proseguirla in Abruzzo Citra ed in Molise nel periodo 1791-1793 con interruzioni dovute al loro frequente rientro a Napoli. Risale infatti al 1794 l’ordine di Ferdinando IV impartito a Berotti e Santucci di recarsi in Calabria Ultra per ritrarre le “vestiture” più significative di tale regione[17].
L’itinerario seguito dai due pittori negli Abruzzi non ci è noto. Tuttavia è possibile ipotizzare che essi lasciassero l’Abruzzo Ulteriore I, comprendente allora il Teramano con tutto il territorio posto sulla riva sinistra del Pescara, e pervenissero in Abruzzo Citeriore. L’ultimo costume disegnato fu forse quello di Schiavi d’Abruzzo, come suggerisce la “Carta delle località abruzzesi visitati dai Regi Pittori” tratta dal citato volume Napoli – Firenze e ritorno[Carta riprodotta in appendice].
Per quanto concerne la parte della fascia costiera frentana e del suo immediato entroterra, che in tale sede interessa, i Regi Pittori ritrassero le fogge di Ortona, Casalbordino, Mozzagrogna, e Paglieta.
Le località indicate nella Carta devono intendersi tuttavia in senso restrittivo, in quanto i paesi visitati da Berotti e Santucci furono certamente di più rispetto a quelli riportati sulla Mappa. Come sottolinea A. Carola-Perrotti, “non v’è dubbio che durante la campagna di ricognizione vennero eseguiti anche numerosi schizzi dei luoghi … e dopo il 1790, Berotti e Santucci devono aver inviato numerose vedute, …a ulteriore conferma della stretta connessione fra il tema dei costumi e quello delle vedute”, da utilizzare nei vari Servizi di porcellana prodotti nella Real Fabbrica di Napoli. Se ne ha conferma, prosegue la Carola-Perrotti, dall’inventario redatto nel 1807 a Napoli in occasione della chiusura della Real Fabbrica della Porcellana, quando appunto dopo la fuga di Ferdinando IV in Sicilia (23 gennaio 1806) fu redatto a cura del francese P. Chamboissier un elenco comprendente 84 disegni, 83 dei quali “passati a penna da Antonio Berotti” e relativi a vedute delle località visitate “ufficialmente” dai regi pittori per ritrarre le Vestiture[18].
Gli esempi che qui interessano riguardano:
Due vedute di Atessa
Tre vedute della Città di Ortona a Mare
Una veduta della Città di Lanciano.
Di queste tre località i regi pittori ritrassero solo le vestiture di Ortona, almeno alla luce delle fogge di vestire che ci sono pervenute, ma non sono da escludere altre possibilità.
La più suggestiva ipotesi è che siano stati disegnati anche i costumi di Atessa e Lanciano; ma ritenuti forse a Napoli poco rappresentativi sotto il profilo cromatico o stilistico, essi sono stati messi da parte e col tempo si sono perse le loro tracce.
Si vuol sottolineare in sostanza che è difficile immaginare Berotti e Santucci che sostano pur se brevemente ad Atessa e disegnino solo due vedute di questa località, tralasciando le fogge di vestire locali. Di altro avviso è invece la Masdea, la quale sostiene che “i due pittori inviati in ricognizione operarono una scelta prevedibile: ritrassero dove poterono, i costumi più belli, quelli più ricchi ed appariscenti”.
Come si è già detto, i regi pittori avevano solo il compito di realizzare il disegno dei costumi, indicando la coloritura delle loro componenti da eseguirsi nella Real Fabbrica da Giacomo Milani.
Secondo le “determinazioni reali”, i costumi così realizzati dovevano essere raffigurati sui servizi di porcellana prodotti nella Real Fabbrica, dei quali si intendeva rinnovare l’aspetto cromatico per far fronte alla porcellana d’importazione, soprattutto inglese. Tuttavia “ben presto il genere acquistò una sua completa fisionomia”[19]e lo stesso Ferdinando IV aveva compreso l’affaire, sulla scia dell’enorme richiesta delle figurine da parte dei viaggiatori europei che nell’ambito del Grand Tour sostavano a Napoli, “paradiso abitato da diavoli” come scrive Goethe nel suo Italienische Reise.
Il successo delle fogge di vestire era stato anticipato a ben osservare nel 1773 da Pietro Fabris, che aveva pubblicato a Napoli in collaborazione con Sir William Hamilton, Ministro plenipotenziario inglese accreditato presso la corte di Ferdinando IV, la fondamentale Raccolta di varii Vestimenti ed Arti del Regno di Napoli, ispirata a scene di vita popolare e dedicata allo stesso Hamilton[20].
Nell’interesse per i costumi tradizionali, fenomeno prettamente settecentesco, emergono aspetti culturali illuministici e nello stesso tempo preromantici che si colgono nel pensiero del direttore della Real Fabbrica di Porcellana, Domenico Venuti, e dello stesso Ferdinando IV, il quale in tale occasione tutto appare fuorché quel personaggio villereccio dipinto dalla storiografia post-risorgimentale.
L’intento del Venuti era innanzitutto quello di “distruggere l’abuso, che facevano i negozianti di stampe, di figure ideali” [21], laddove gli scopi del Direttore della Real Fabbrica erano invece squisitamente scientifici ed etnografici.
Pertanto con la ricognizione dei regi pittori, sottolinea la Masdea, si dovevano documentare “le immagini degli abiti realmente indossati dagli abitanti” nelle varie province del Regno.
D’altro canto, nella concezione romantica del paesaggio come “stato d’animo”, che inizia a diffondersi nell’ultimo trentennio del XVIII secolo, la figura umana fa parte di questa Kunstanschauung ed offre al vedutismo una ulteriore connotazione di colore quando essa è colta nei mestieri tradizionali, nei momenti festivi e di svago, nonché nelle attività stagionali sui campi [22].
La richiesta continua – e non solo da parte dei Viaggiatori Europei – di quadretti raffiguranti le fogge tradizionali, sia come souvenir che a scopi ornamentali e decorativi, indussero il Marchese Domenico Venuti a chiedere l’autorizzazione a Ferdinando IV di “incidere a proprie spese le figurine dei costumi popolari, ma il re rifiutò il suo consenso” ed affidò la loro vendita in esclusiva a Vincenzo Talani, all’epoca notissimo commerciante di stampe. “Gli ordini – sottolinea ancora la Masdea – non vennero rispettati da un mercato molto vivace, in cui la richiesta dei costumi popolari era sempre più forte”, malgrado che Ferdinando IV emanasse nel 1795 un decreto in cui “si proibiva la stampa e la vendita di immagini di costumi popolari prodotti sia dentro che fuori del regno”.
Basti pensare che Bartolomeo Pinelli pubblicò a Roma la nota “Raccolta di cinquanta costumi li più interessanti delle città, terre e paesi in provincie diverse del Regno di Napoli”, la cui fortuna è attestata dalle due edizioni del 1814 e 1817.Tuttavia essa non era equiparabile al successo ottenuto dalla raccolta di incisioni di Raffaele Aloja, colorate da Giacomo Milani, che fu pubblicata più tardi nel 1832 dalla Stamperia Reale a Napoli ed in cui stranamente sono compresi i costumi di Mozzagrogna, Chieti, Casalbordino, Vasto, Schiavi d’Abruzzo, Pietra Ferrazzana e Castiglione Messer Raimondo ma non quello di Ortona, di cui ci accingiamo a parlare nel paragrafo seguente.
Le tempere lorenesi ed il costume popolare di Ortona nel Settecento.
Come si è detto, il 9 dicembre 1789 il Preside di Teramo, capoluogo dell’Abruzzo Ulteriore I, ricevé un dispaccio reale da Napoli nel quale si preannunciava l’arrivo dei due regi pittori, Antonio Berotti e Stefano Santucci, per ritrarre le “vestiture” di questa regione del regno.
Nulla conosciamo in merito all’itinerario seguito dai due artisti, ma è probabile che essi abbiano raggiunto Teramo nella primavera del 1790 facendo il viaggio via mare da Manfredonia a Giulianova a causa della inesistenza delle vie di comunicazione e dato che i lavori di completamento della Real Strada di Fabbrica, nel tratto Pettorano-Roccavalloscura (Rocca Pia) erano iniziati – come ci informa il viaggiatore svizzero C. Ulisse De Salis Marschlins – “nel settembre del 1789” e dunque alcuni mesi prima del loro arrivo a Teramo [23]. L’ipotesi è avvalorata dalla circostanza che fra i disegni “passati a penna” da Antonio Berotti e di cui si è parlato in precedenza, sono annoverati una Veduta della Città di Giulianovain Abruzzo Ultra e Due vedute della Città di Manfredonia [24], località dunque visitate ai fini della ricognizione dei costumi da parte dei due regi pittori.
La “Carta delle località abruzzesi visitati dai Regi Pittori”, tratta dal citato volume Napoli – Firenze e ritorno, che abbiamo riportato in appendice, non deve trarre in inganno.
In essa non sono riportate località come Montorio al Vomano, Colonnella, Pietra Camela (da cui è stata ripresa forse la “Veduta di Montecorno, o sia Gran Sasso d’Italia”, ripassata a penna da Antonio Berotti) certamente visitate dai due regi pittori. Per cui si può ragionevolmente supporre che essi abbiano impiegato tutta la primavera e l’estate del 1790 a ritrarre le fogge dei paesi del Teramano segnati sulla “cartina” e poi da Pietracamela, attraverso pur impervi sentieri, abbiano raggiunto L’Aquila, data la breve distanza intercorrente fra i due versanti del Gran Sasso.
Se la nostra ipotesi è esatta, il viaggio compiuto dai due regi pittori a Mascioni deve essere avvenuto in tale circostanza [25].
È nella primavera del 1791 che Berotti e Santucci hanno fatto probabilmente ritorno negli Abruzzi. La località dove per prima si recano a ritrarre le Vestiture è incerta, ma si può immaginare che sia stata Penne, come suggerisce la citata “Carta”, da dove si sono recati forse a Rosciano e quindi a Chieti, trampolino delle loro ricognizioni in Abruzzo Citra e in Molise. Se è incerto l’anno in cui i due pittori soggiornano ad Ortona (1791 oppure 1792), appare certo che entro il triennio 1791- 93 i due artisti ultimarono i loro lavori in Abruzzo Citra e nel contado di Molise [26].
Provenienti da Francavilla, Berotti e Santucci entrarono forse ad Ortona attraverso l’antica Porta San Giacomo e come ovunque, il primo pensiero fu quello di presentare le loro credenziali ai Sindaci, sicuramente già informati del loro arrivo da parte del Preside di Chieti.
In Città, pur essendo i rapporti intercorrenti fra i vari ceti sociali alquanto critici, soprattutto a causa dell’elezione del primo Sindaco [27], la vita scorreva abbastanza tranquilla e non si immaginavano i funesti avvenimenti che si sarebbero verificati sette anni dopo a seguito dell’invasione del regno da parte delle armate napoleoniche [28].
Nella prima metà del ‘700 emerge certamente ad Ortona una forte disparità fra “possidenti” e non possidenti, che non deve aver registrato significativi mutamenti all’epoca dell’arrivo dei due regi pittori [29], allorché Ortona, con le sue ville,aveva “5.689 anime”, come ci informa puntualmente Giuseppe M. Galanti [30].
L’attività preminente era la viticoltura, mentre i pescatori ed i marinai erano occupati allo scalo anche nell’arrendamento del sale, gestito per lo più dai Veneziani residenti in città [31]. In questo periodo Ortona conservava forse un impianto urbanistico non molto dissimile da quello raffigurato nell’ultimo decennio del XVII sec. da Giovan Battista Pacichelli ne Il regno di Napoli in prospettiva, opera pubblicata postuma a Napoli nel 1703 [in appendice] .
La struttura socio-economica di Ortona era dunque preminentemente rurale e caratterizzata per lo più da mezzadri e fittavoli i quali – annotano i due regi pittori – “vanno a coltivare la terra dello Stato Pontificio”. Questo fenomeno di emigrazione stagionale non sfuggì all’attenzione del Galanti, il quale nel libro X della sua citata opera (1794) osserva come “Ortona, tutto che sia situata per il commercio, all’aspetto mostra di essere un paese abbandonato”.
La breve descrizione della situazione socio-economica e demografica della Città costituisce la cornice all’evento che in tale sede interessa: l’arrivo nel 1791 (o forse nel 1792) di Berotti e Santucci che disegnano la coppia “Uomo e Donna della Città di Ortona”, messa a loro disposizione dai Sindaci della Città.
I disegni dei costumi venivano portati a Napoli direttamente dai due artisti oppure inviati tramite corsori, cioè “procaccia” postali che prestavano servizio lungo il caminodegli Abruzzi [32]. I costumi erano forniti di precise indicazioni circa la coloritura delle varie componenti, secondo la collaudata tecnica a gouache.
Questo compito, come si è detto, era stato affidato da Ferdinando IV al direttore dei pittori presso la Real Fabbrica, Giacomo Milani, il quale evidentemente distribuiva a sua volta il lavoro fra gli artisti che operavano alle sue dipendenze. Ciò potrebbe spiegare il motivo per cui non tutte le gouaches relative ai tre Abruzzi, sulla base dei disegni fatti da Berotti e Santucci, vengono attribuite al Milani, anche se molte di esse furono comunque scelte per decorare le porcellane facenti parte del cosiddetto Primo Servizio delle Vestiture del Regno.
Le fogge riprodotte nel “Primo Servizio”, comprendenti anche quelle del Molise, sono considerate le più belle sotto il profilo cromatico ed artistico. I relativi “rami”, incisi da Raffaele Aloja, furono salvati miracolosamente da Domenico Venuti, direttore della Real Fabbrica della Porcellana, prima dell’ingresso del Generale Championnet a Napoli il 23 gennaio del 1799 [33].
Dal 1785 fino al 1799 vi furono diverse “visite di Stato di Ferdinando IV in Toscana, presso la Corte dei Lorena” [34] ed “alla data del 1799” risultano presenti a Firenze nella Villa di Castello 208 gouaches realizzate a tempera presso la Real Fabbrica di Porcellana da Giacomo Milani ed altri pittori, secondo le indicazioni cromatiche fornite da Berotti e Santucci. Queste tempere costituivano dunque un dono di Ferdinando IV ai parenti di Casa Lorena e giunsero pertanto in Toscana, come sottolinea la Masdea, in diverse fasi.
Le figurine risultano incorniciate da un passe partout a mo’ di quadretto ed ebbero successivamente diverse collocazioni. Nel 1911 – ci informa sempre M. Cristina Masdea – la raccolta venne smembrata: “82 quadretti vennero portati alla Villa della Petraia” [35]e gli altri che erano restati alla Villa di Castello “furono trasferiti nel 1954 nei depositi di Palazzo Pitti” a Firenze, fra i quali si trova appunto con numero d’inventario C202 la gouache riprodotta in copertina, dal titolo: “Uomo e Donna della Città di Ortona. Comune del Distretto di Chieti, Provincia di Abruzzo Citra” [36].
Vediamo innanzitutto le caratteristiche del costume maschile e femminile secondo la scheda originaria redatta da Berotti e Santucci, il cui testo fu successivamente “rivisto e corretto”, come si evince dallo stile della descrizione qui appresso riportata:
Uomo e Donna della Città di Ortona Provincia di Chieti
Ortona (comune del distretto di Chieti, provincia di Abruzzo Citra)
Costume maschile. Cappello di feltro nero a tesa larga. Cravatta bianca; camiciola rossa con pettini foderati di tela grigia, doppia filza di bottoncini di stagno; fusciacca di lino bianco a righe celesti annodata in vita. Giamberga celeste, paramani ai polsi con asole e bottoni di ottone. Calzoni blu. Calze bianche con legacci celesti,
scarpe nere con fibbia di metallo.
Costume femminile. Orecchini in oro a due elementi:
bottone rotondo, pendente a mezzaluna e dondolini. Collana di grani di corallo a più fili. Sul capo fazzoletto di lino bianco chiuso a triangolo annodato sotto il mento. Camicia bianca con scollo profondo, ricamatoall’orlo, maniche lunghe ricce ai polsi; corpetto rosso con maniche sagomate. Gonna verde a pieghe, bordo a linea spezzata di nastrino rosa, pettorale e tiranti guarniti di noche rosa. Grembiule bianco legato con fettuccia rosa.
Calze bianche, scarpe nere con fibbia di ottone. Ortona è circondata dai monti, dove frequentemente è praticata la caccia. Produce grano, legumi, noci, mandorle. Gli abitanti vanno a coltivare la terra dello Stato Pontificio, dove trasportano beni alimentari. [C 202]
Notiamo brevemente che nell’abito maschile, sottoposto da tempo come si è detto a processi omologanti, appaiono evidenti alcune caratteristiche che si riscontrano nei costumi di altre località abruzzesi visitate dai due regi pittori, come per esempio il “cappello di feltro nero a tesa larga” e la giamberga, specie di redingote di color celeste; il termine deriva dallo spagnolo chamberga e lascia supporre che questa specie di giacca, lunga fino al ginocchio, si sia diffusa nel Viceregno durante il XVII secolo e dunque sotto la dominazione spagnola.
Grazioso ed originale, pur nella sua semplicità, appare l’abito femminile.
In particolare le due rosette, che sembrano fissare l’attacco delle bretelle sull’ampia gonna, conferiscono al costume un tono di sobria eleganza che non si rinviene nelle altre fogge dell’area frentana. Inoltre, come sottolinea la Silvestrini, la botte su cui è appoggiato il personaggio maschile costituisce un “documento particolarmente interessante di cultura materiale folklorica”[37], un’efficace immagine semantica per mezzo della quale i due regi pittori ci hanno comunicato quale fosse la principale attività economica esercitata in Ortona e suo Contado.
Durante il loro soggiorno in Città, Antonio Berotti e Stefano Santucci non lavorarono soltanto sul costume popolare ortonese, indossato nei giorni festivi del ciclo dell’uomo e dell’anno. Infatti si ha notizia che “nell’inventario redatto nel 1807, al momento della chiusura della Real Fabbrica di Porcellana, venne trascritto un elenco comprendente 84 disegni, 83 dei quali passati a penna da Antonio Berotti, che si riferiscono a immagini di quegli stessi luoghi che Berotti e Santucci avevano visitato ufficialmente per le vestiture”[38].
Dall’inventario del 1807, stilato nella Real Fabbrica di Porcellana subito dopo la fuga di Ferdinando IV in Sicilia, risultano Tre vedute della Città di Ortona a Mare, in Abruzzo Citra, rifinite e passate a penna da Antonio Berotti ma che purtroppo non esistono più nell’Archivio di stato di Napoli, dove la Carola-Perrotti ha rinvenuto con inventario Casa Reale Antica, Fascio 1552, solo l’elenco delle località stilato nel 1807 da P. Chamboissier , ma non i relativi disegni , di cui si è persa ogni traccia[39].
Insieme alle fogge di vestire anche le vedute, antesignane delle moderne cartoline, costituivano immagini del meridione che il “turista europeo”, nell’ambito del Grand Tour, amava conservare quale souvenir del suo Viaggio in Italia.
Quello che abbiamo rinvenuto al Museo San Martino a Napoli è invece un interessante disegno, attribuibile ad Antonio Berotti, in cui sono riprodotti insieme alcuni costumi (maschili e femminili) della Provincia di Chieti, come risulta dalla scritta ancora visibile in basso, fra cui la foggia di vestire delle donne di Ortona [in appendice: terzo personaggio da sinistra].
È inutile sottolineare il danno derivato da questa scomparsa per la storia di Ortona.
Come ha ben evidenziato la Carola-Perrotti, anche i paesaggi disegnati dai due regi pittori dovevano essere utilizzati nei servizi di porcellana della Real Fabbrica, ed in particolare per i cosiddetti Servizi dell’Oca e del Fiordaliso; ma il precipitare degli eventi legati agli inizi del 1806 all’invasione francese del regno, vanificò il programma di Domenico Venuti e di Ferdinando IV, sicché restano solo pochi pezzi del Primo Servizio delle Vestiture del Regno, che fanno parte di collezioni private italiane ed europee oppure di raccolte museali.
Segnaliamo così una caffettiera conservata a Napoli nel Museo “Duca di Martina”, sulla quale è raffigurato il costume (maschile e femminile) di Massagrogna (Mozzagrogna) elaborato da Giacomo Milani sulla base del disegno di Berotti e Santucci ed inciso da Raffaele Aloja.
La coppia di Mozzagrogna si rinviene raffigurata anche in un Servizio da caffè prodotto dalla “Manifattura Poulard-Prad” nel decennio Murattiano, a conferma del successo riscosso dal costume popolare di questa località sangrina.
Successivamente, nel 1832, venne pubblicata dalla Stamperia Reale a Napoli la famosa raccolta di Costumi diversi di alcune popolazioni de’Reali Domini di qua del Faro, disegnati da Berotti e Santucci e dipinti da Giacomo Milani.
Questi costumi, sui quali invano Ferdinando IV aveva imposto fin dal 1795 una “privativa” per impedirne un commercio illecito, si vendevano ormai “a fogli sciolti”, fungendo da prototipi imitati in seguito da disegnatori ed artisti europei.
Anche in questa raccolta sono presenti molte fogge di vestire dell’area frentana ma manca quella di Ortona, a causa probabilmente – come si è sottolineato in precedenza – della sua semplicità e della sua modesta appariscenza, sicché la differenza fra abito giornaliero ed abito festivo non doveva risultare ad Ortona, come riteniamo, molto marcata.
Comunque, al pari di tutti gli altri costumi disegnati da Antonio Berotti e Stefano Santucci, anche quello di Ortona veniva indossato nei giorni di festa.
Tuttavia la festa non coincideva nel mondo rurale solo con le ricorrenze religiose, ma si ricollegava invece soprattutto alle fasi più importanti e vitali del ciclo coltivatorio ed allevatorio, accompagnato periodicamente da grandi momenti di tensione ed attesa. Festa, dunque, per l’uccisione del maiale, affidato alla protezione di S. Antonio Abate, per la mietitura e trebbiatura del grano, per la raccolta delle olive e dulcis in fundo per la vendemmia [in appendice: Festa dell’uva], specie quando l’uva si era salvata dall’azione devastante degli agenti atmosferici, fra cui la temutissima grandine.
Oltre alle feste del ciclo dell’anno, v’erano quelle legate al ciclo dell’uomo.
In occasione di battesimi e nozze il vestito, riposto nei tipici cassoni di legno, tornava a veder la luce del sole ed a far bella mostra di sé arricchito dagli ori famigliari e soprattutto dalle collane di corallo, come quella indossata dal personaggio femminile ritratto ad Ortona da Berotti e Santucci, perché da sempre il corallo è stato ritenuto un potente amuleto contro il malocchio.
Come si è detto in precedenza, il costume popolare costituiva un simbolo di appartenenza ad un determinato gruppo sociale, ad una comunità facilmente riconoscibile per via dei colori dell’abito e delle sue componenti. Altrove – si pensi per esempio, per restare in Italia, all’Alto Adige ed alla Val d’Aosta – il costume popolare, opportunamente adattato ai nostri tempi, viene ancora indossato nei giorni di festa specie dalle donne appartenenti ad ogni ceto sociale. Esso assurge a valore di identità culturale e di appartenenza storica ad un determinato territorio, di cui rappresenta una sorta di “bandiera”.
C’è da augurarsi pertanto che anche ad Ortona si riscopra questo anello di collegamento fra passato e presente, specie oggi in cui la moda è assurta ad elemento omologante e brancola nel buio alla ricerca di nuove fonti ispiratrici nel settore dell’abbigliamento.
Detto questo, non ci resta che esprimere un ulteriore augurio e cioè che la Civica Amministrazione di Ortona dedichi ad Antonio Berotti e Stefano Santucci una via cittadina, in modo che i due regi pittori possano essere degnamente ricordati dalle future generazioni ortonesi.
Franco Cercone.
Appendice
Didascalie e Riproduzioni citate e inserite nella Pubblicazione:
Disegno “Uomo e donna della città di Ortona” di Antonio Berotti e Stefano Santucci, Ortona 1791- “Palazzo Pitti” Firenze, con numero d’inventario C202 [la gouache riprodotta in copertina]
“Trittico” Disegno di Raffaele Del Ponte, Ortona 1859.
Ortona nell’ultimo decennio del XVII secolo. Da G. Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva. Opera postuma pubblicata a Napoli nel 1703.
Donne di Poggiofiorito in costume tradizionale. Contado di Ortona, Anni 30 del Novecento. [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]
Festa dell’uva. Contado Ortonese. Anni 30 del ‘900 [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]
Fogge di vestire della Provincia di Chieti, anno 1791. Museo di san Martino, Napoli. Antonio Berotti (?).
[1] Cfr. L. Dorotea, Monografia storica di Castel di Sangro; in “Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato”, diretto da F. Cirelli, Vol. XVI, Napoli 1852-53. Giova ricordare che disegni di costumi abruzzesi apparvero anche a cura di P. Castagna e P. De Stephanis in “Poliorama Pittoresco”, periodico edito a Napoli fino al 1859.
[2] Cfr. P. Di Lullo, Ortona durante la dominazione borbonica, Ortona 1987; id., Ortona nella prima metà dell’Ottocento, Ortona 1988. Quaderni del “Centro Studi Adriatici” e dell’Assessorato alla cultura del Comune di Ortona.
[3] A. Politi, Tradizioni popolari di Ortona, pp. 37-38, Ortona 1997.
[4] A. Politi, ivi p. 38. Nel disegno del Berotti manca il “busto”, la gonna è retta da due “straccali” ed al posto del fiocco sfarzoso (lu balème), compaiono due “rosette” che fissano le bretelle alla gonna.
[5]Il Poliorama Pittoresco, pubblicato a Napoli dal 1836 al 1848, all’incirca nello stesso periodo de L’Omnibus Pittoresco (1838-1853). I due periodici costituivano le più importanti “riviste illustrate” diffuse in tutto il regno di Napoli.
6 Anno I,1859, n° 3, pp. 18-20, Tipografia Del Vecchio, Chieti. Francesco Bruni, medico, nato a Crecchio nel 1818 e morto nel 1886, insegnò prima lettere latine ed italiane ad Ortona ed in seguito medicina e patologia prima nel Liceo Universitario di Chieti e dopo a Napoli.Fu anche Provveditore agli Studi in diverse città italiane. Al Bruni si devono alcune raccolte di poesia popolare abruzzese, fra cui ricordiamo Canti popolari in dialetto abruzzese e soprattutto Canti del mandriano abruzzese (Napoli 1855). Il Bruni è Autore anche di numerosi saggi nel campo della patologia e medicina generale.
[7] Cfr. A. Cirillo Mastrocinque, Usi e costumi popolari a Napoli nel Seicento, p. 180, Napoli 1978.
[8] Cfr. N. Fiorentino, Parole e cose dei nostri avi. Abruzzo Meridionale, secc. XVI-XIX. Dizionario, s.v. trapizzo, strapizzo e pezzelli; Edigrafital, S. Atto di Teramo 2004.
[9] Giova ricordare che il tarì era il doppio carlino del Regno di Napoli.
[11] A. Politi, ivi p. 37. Sulle tipologie di orecchini di moda nel corso dell’800 cfr. A. Gandolfi-E. Mattiocco, Ori e Argenti d’Abruzzo; Carsa Ed., Pescara 1996.
[12] M. Cristina Masdea, Le Vestiture del Regno di Napoli: Origini e fortune di un genere nuovo; in Napoli-Firenze e ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni Borboniche e Lorenesi, p. 41, Guida Ed. Napoli 1991. Si tratta del Catalogo della Mostra svoltasi a Firenze (Palazzo Pitti, 14 sett. – 14 nov. 1991) ed a Napoli (7 dic. 1991- 9 feb. 1992) a cura delle Soprintendenze per i B.A.S. di Firenze e Napoli. Sull’argomento cfr. anche V. Accardo – F. Cercone, Costumi popolari d’Abruzzo, L’Aquila 1982; AA. VV., Il Costume popolare Abruzzese tra 700 e 800, Catalogo della Mostra, Chieti 1985.
[13] Cfr. C. Minieri Riccio-G.Novi, Storia delle porcellane in Napoli e sue vicende, p. 13; rist. anast. dell’ediz. di Napoli, 1878, Forni 1980. Con dispaccio del 1772, Ferdinando IV “volle che si trasportassero da Capodimonte alla nuova Fabbrica del Real Palazzo di Napoli tutte le porcellane, tutto il materiale, tutti gli utensili, tutte le macchine e quant’altro vi rimaneva della distrutta antica fabbrica” di Capodimonte, fondata dal padre Carlo III.
[14] Ad Alessandro D’Anna fu assegnato uno stipendio mensile di 50 ducati, mentre quello di Antonio Berotti ammontava a ducati 25; cfr. C. Minieri Riccio, La Fabbrica di Porcellana in Napoli e sue vicende, Napoli 1878. Il volume è conservato presso la Biblioteca Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte di Roma con alcuni preziosi fogli manoscritti dell’Autore. Cfr. a tal riguardo AA. VV., Napoli- Firenze e ritorno ecc., op. cit. p. 179.
[15] Cfr. M. Cristina Masdea, Le vestiture del Regno di Napoli ecc., in Napoli-Firenze e ritorno, op. cit. p. 65.
[16] Cfr. V. Accardo – F. Cercone, op. cit. p. 14. Risale al 9 dicembre del 1789 il dispaccio reale con cui si comunicava al Preside di Teramo l’arrivo dei due Regi Pittori.
[17] Cfr. V. Accardo, Dal Mondo dei Costumi; in AA.VV., Costumi diversi di alcune popolazioni de’Reali Domini di qua del Faro. Abiti, Ori, Tessuti e Stampe del XVIII e XIX secolo d’Abruzzo e Molise, p. 55 Sulmona 1994.
[18] Cfr. A. Carola-Perrotti, Dalle guaches alla porcellana: il tema dei costumi regionali del Regno delle Due Sicilie tra Settecento e primo Ottocento; in Napoli – Firenze e ritorno ecc., op. cit. p. 65.
[19] K. Fiorentino, Le vestiture del regno nelle raccolte delle immagini a stampa; in Napoli-Firenze e ritorno ecc, op. cit. p. 101.
[20] Della preziosa opera esiste una ristampa anastatica a cura di F. Mancini; Napoli, Guida Ed., 1985.
[21] M. Cristina Masdea, ivi p. 46. Il passo è tratto da una comunicazione del Marchese Domenico Venuti al re Ferdinando IV.
[22] Lo stesso Ferdinando IV si lasciò ritrarre insieme alla Famiglia Reale da J. Philipp Hackert nella tenuta di Carditello (dove si attuavano “nuovi modelli aziendali per lo sviluppo dell’agricoltura”), ora in veste di vignaiolo nel periodo della vendemmia, ed ora come mietitore. I due capolavori pittorici di Ph. Hackert sono conservati a Napoli nel Museo Nazionale di San Martino. Va ricordato che a Philipp Hackert, “pittore di corte”, Ferdinando IV commissionò anche 15 tele raffiguranti i “porti del Regno di Napoli”, nelle quali l’aspetto vedutistico è animato da personaggi in costume tradizionale.
[23] Cfr. K. U. De Salis Marschlins, Viaggi nelle diverse Province del Regno di Napoli, p. 263; trad. a cura di I. Capriati, Trani 1906.
[24] Cfr. A. Carola-Perrotti, Napoli-Firenze e ritorno, ecc., op. cit. p. 82.
[25] Com’è noto a Mascioni soggiornò nel 1914 la pittrice inglese, di lontane origini italiane, Estella Canziani, che qui dipinse fogge di vestire di grande bellezza. Cfr. E. Canziani, Attraverso gli Appennini e le Terre degli Abruzzi, Roma 1979; traduzione dell’edizione di Cambridge, 1928, a cura di D. Grilli, M. Lusi e V. Bonanno.
[26] Cfr. V. Accardo, Dal Mondo dei Costumi ecc., op. cit. p.55.
[27] Cfr. G. Bonanni, Il Parlamento della Città di Ortona e i conflitti di preminenza per la nomina del primo Sindaco, in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte” diretta da G. Pansa e P. Piccirilli, n° 11-12, p. 192 sgg., Casalbordino 1900.
[28] G. Bonanni, Ortona resiste ai Francesi. 1798-1799, Lanciano 1900.
[29] Infatti nel 1723 Ortona registra solo 139 “fuochi possidenti”, con 3904 capi di bestiame così suddivisi: 393 bovini, 3299 ovini, 211 equini ed 1 suino! Cfr. Archivio di Stato Napoli, Frammenti di Catasti, n° 87, anno 1723.
[30] G. Maria Galanti, Della descrizione geografica e politica delle Sicilie, Tomo III, Libro X, p. 511; Napoli 1794.
[31] Cfr. A. Di Vittorio, Gli Austriaci ed il Regno di Napoli, 1707-1734. Ideologia e politica di sviluppo, pp. 234 e 327; Napoli, Giannini Ed., 1973. Come sottolinea P. Di Lullo, nel 1820 e dunque circa trent’anni dopo l’arrivo dei regi pittori, Ortona aveva una popolazione di 6481 abitanti, di cui solo 87 appartenevano a ceti possidenti, a conferma di una situazione che non aveva registrato considerevoli mutamenti.
[32] Cfr. A. Di Vittorio, Gli Austriaci e il Regno di Napoli, ecc, op. cit.p. 386 sgg.
[34] Ferdinando IV aveva sposato Maria Carolina, sorella del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena.
[35] Si trovano anche nei depositi di Villa della Petraia i seguenti costumi che in tale sede interessano: “Uomo e Donna del paese di Paglieta”, “Uomo e Donna del paese di Casalbordino”, “Uomo e Donna del paese di Massagrogna” (Mozzagrogna), “Uomo e Donna del paese di Vasto”. Mozzagrogna e Paglieta risultano ascritte tuttavia all’Abruzzo Ulteriore II.
[36] Sono anche conservati nei depositi di Palazzo Pitti: Uomo e Donna del paese di Civitella (Messer Raimondo), di Chieti, di Casoli , di Fraine, di Monteodorisio, di Lama (dei Peligni) e di Roccaspinalveta, tutti posti in Abruzzo Citra.
[37] E. Silvestrini, Documenti etnografici nelle tempere lorenesi; in Napoli-Firenze e ritorno, ecc., op. cit. p. 115.
[38] A. Carola-Perrotti, Dalle gouaches alla porcellana ecc.; in Napoli-Firenze e ritorno ecc., op. cit. p. 65.
–Carta delle località abruzzesi visitate dai Regi Pittori [da: “Napoli-Firenze e Ritorno. Costumi popolari del Regno di Napoli nelle collezioni Borboniche e Lorenesi” di M.C. Masdea, Napoli 1991]
“Trittico” Disegno di Raffaele Del Ponte, Ortona 1859
Ortona nell’ultimo decennio del XVII secolo. Da G. Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva. Opera postuma pubblicata a Napoli nel 1703.
Donne di Poggiofiorito in costume tradizionale. Contado di Ortona, Anni 30 del Novecento. [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]
Festa dell’uva. Contado Ortonese. Anni 30 del ‘900 [da: “Associazione Culturale T. Coccione” Poggiofiorito]
PERCHÉ IL POTERE CI NARCOTIZZA e perché prima che politico è un problema culturale ed etico
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Finché l’essere onesti, corretti, rispettosi degli altri solidali e accoglienti sarà ritenuto un’opzione per falliti o una bella favola, la situazione non migliorerà anzi peggiorerà
di don Rocco D’Ambrosio
Globalist.it, 6 settembre 2024. Ha detto bene Kets De Vries: “il potere è un grande narcotico: dà vita, nutre, ci rende schiavi”. Una volta narcotizzati, a destra come a sinistra e a centro, sembra quasi facile stilare un elenco dei sintomi che si manifestano. Provo ad elencare quelli che ritengo più vistosi:
elementi di immaturità umana e incapacità tecnica;
perdita dei riferimenti ai principi etici fondanti e allo spirito di servizio;
sentimento di superiorità nei confronti di tutti e di tutto, in particolare di leggi e procedure;
mancanza di esemplarità nel comportamento pubblico e privato;
tendenza ad occupare il potere ad ogni costo, in genere per tornaconto personale e/o di gruppo;
aumento dei costi relativi all’esercizio del potere, con frequenti utilizzi di risorse e privilegi istituzionali per fini privati;
aumento del divario nel rapporto con i membri dell’istituzione;
atteggiamenti di basso profilo culturale;
approccio superficiale alle emergenze, raramente affrontate con l’intento di sanare il tessuto sociale, culturale e politico in radice;
utilizzo non corretto dei mezzi di comunicazione sociale, spesso solo usati per carpire consensi;
limitazioni della libertà di stampa;
disinteresse, e spesso ostilità, a favorire percorsi di educazione e partecipazione, di corresponsabilità e verifica comunitaria della vita istituzionale;
coinvolgimento in reati di corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, ricettazione e associazioni a delinquere, anche di stampo mafioso;
partecipazione a realtà politico-mafiose e centri di potere occulto, per esempio le associazioni massoniche deviate (come la P2 e affini).
Certo c’è chi esercita il suo potere senza cadere in queste forme narcotiche, ma c’è anche chi si narcotizza e anche spesso.
Sono la maggioranza? Sono la minoranza?
Difficile a dirsi. È la stessa domanda che ci potremmo fare su adolescenti e giovani che fanno uso di sostanze stupefacenti.
Sono minoranza o maggioranza?
Ma il primo problema non è quello dei numeri (per quanto importante) ma ciò che cittadini e responsabili di istituzioni fanno quando riscontrano uno o più dei sintomi citati.
Le dimissioni (o l’invito a dimettersi da parte dei superiori nella catena di comando) sono molto fuori moda. Chi sbaglia paga vale solo per gli altri, non per sé o per i miei protetti. Quindi “evitato” lo scoglio dimissioni (spesso con scuse ridicole) si passa alla ricerca del capro espiatorio (a seconda dei casi: la stampa o la magistratura o l’opposizione politica o la cattiveria di compagnie discutibili), fino all’intento di modificare leggi perché questo tipo di notizie abbia meno rilievo e faccia meno rumore.
Senza dimenticare che il dio potere, da coloro che sono narcotizzati, è sempre in coppia con il dio consenso, quindi, tutte le parole e le bugie devono passare attraverso il bilancino degli addetti alla comunicazione, che dettano regole e parole sulla base di calcoli di consenso.
Un’istituzione che si comporta così è ovviamente seriamente malata; ciò non vale solo per la politica, ma per tutte le istituzioni (culturali, educative, religiose, economiche, amministrative). Il problema, infatti, non è politico ma è prima di tutto culturale, in particolare etico. Finché l’essere onesti, corretti, rispettosi degli altri e delle istituzioni, solidali e accoglienti, dediti e disponibili, pronti a riconoscere le proprie responsabilità e a educarsi, sarà ritenuto un’opzione per falliti o una bella favola, la situazione non migliorerà anzi peggiorerà. Finché parliamo solamente di formazione e non formiamo noi stessi e gli altri, a seconda delle nostre responsabilità, il baratro si avvicinerà sempre più.
I fondamenti etici delle persone e delle istituzioni non sono frasi retoriche di circostanza. Sono l’essenza della mia dignità. Coloro che si narcotizzano con il potere la propria dignità l’hanno macchiata o, addirittura, persa da tempo.
Certo ci sono ancora tanti – grazie a Dio – che non hanno venduto l’anima al potere e al denaro. A loro il compito di resistere e educare, con fermezza, coerenza e indignazione per tutte le forme narcotiche.
Scriveva Norberto Bobbio: “Per quanto io sia pieno di ammirazione per le grandi scoperte nel campo della scienza, ammiro con più devota reverenza la nobiltà di una coscienza morale. (…). In forma più drastica: non sono sicuro che la bomba a idrogeno salvi il mondo; potrebbe distruggerlo. Sono sicuro che la coscienza morale non solo non lo distrugge, ma, se sarà distrutto, lo salverà”.
PARCO LINEARE di Castellamare 9-15 settembre 2030
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
La seconda settimana di ITINERA, intitolata Scienza e Innovazione, sarà caratterizzata da una serie di eventi scientifici volti a promuovere la conoscenza e l’innovazione, coinvolgendo tutta la comunità
Pescara, 6 settembre 2024. La settimana inizierà con una cerimonia di apertura alle 10:00, dove la sindaca Alessia Naldi e scienziati locali daranno il via agli eventi presso la cupola della scienza. Alle 11:00 si terrà la conferenza inaugurale sul tema “Il futuro della scienza e dell’innovazione”, con relatori esperti di tecnologia, energia e ambiente. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 18:00, i visitatori potranno esplorare una mostra interattiva sull’energia rinnovabile, con modelli e pannelli informativi sulle tecnologie energetiche sostenibili. La giornata si concluderà alle 20:00 con un aperitivo scientifico, durante il quale il pubblico potrà discutere in modo informale con i ricercatori.
Il 10 settembre 2030 sarà dedicato all’energia rinnovabile. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, si terrà un laboratorio di costruzione di modelli di turbine idrauliche e eoliche per bambini. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, un seminario presenterà le nuove frontiere dell’energia solare, con un focus sulle innovazioni e le tecnologie emergenti. La giornata si concluderà alle 18:00 con una tavola rotonda, durante la quale esperti del settore energetico discuteranno le politiche e le strategie per un futuro sostenibile.
L’11 settembre 2030 sarà dedicato ai laboratori di robotica. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, si terrà un laboratorio di robotica per ragazzi di età compresa tra i 10 e i 14 anni, dove i partecipanti potranno avvicinarsi alla programmazione e costruzione di robot semplici. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, un workshop avanzato di robotica sarà destinato agli adolescenti dai 15 ai 18 anni, con attività di progettazione e competizione di robot (modello Arduino). Alle 18:00, i progetti realizzati durante i laboratori saranno presentati con dimostrazioni dal vivo.
Il 12 settembre 2030 sarà la giornata dedicata alla scienza per tutti. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, un laboratorio di chimica per bambini offrirà esperimenti sicuri e divertenti per scoprire i principi della chimica. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, una conferenza divulgativa esplorerà “La scienza nella vita quotidiana”, mostrando come la scienza influisce sulle nostre attività giornaliere. La giornata terminerà alle 18:00 con uno spettacolo scientifico interattivo per famiglie, caratterizzato da dimostrazioni di fisica e chimica con esperimenti spettacolari.
Il 13 settembre 2030 sarà dedicato all’innovazione e tecnologia. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, un workshop illustrerà le tecnologie emergenti nel campo della salute e della medicina. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, una conferenza sul tema “L’intelligenza artificiale e il futuro del lavoro” vedrà la partecipazione di relatori dal mondo accademico e industriale. Alle 18:00, una mostra di start-up innovative presenterà nuovi prodotti e idee tecnologiche.
Il 14 settembre 2030 sarà la giornata della biologia. La mattina, dalle 10:00 alle 12:00, un laboratorio di biologia per ragazzi proporrà esperimenti di genetica e microscopia. Nel pomeriggio, dalle 14:00 alle 16:00, un seminario tratterà “Le biotecnologie e l’agricoltura del futuro”, illustrando innovazioni per una produzione alimentare sostenibile. Alle 18:00, una discussione con biologi e ricercatori affronterà il tema “La biodiversità e la conservazione ambientale”.
Il 15 settembre 2030 si terrà la tanto attesa Notte dei Ricercatori. Dalle 17:00 alle 20:00, saranno organizzati esperimenti dal vivo e dimostrazioni scientifiche nelle diverse cupole, coinvolgendo il pubblico in attività pratiche. Dalle 20:00 alle 22:00, sarà possibile osservare il cielo con telescopi, guidati da scienziati che mostreranno stelle e pianeti. La settimana si concluderà alle 22:00 con un discorso della sindaca Alessia Naldi e simulazioni di fuochi d’artificio musicali con droni sincronizzati.
Questo programma settimanale offre un’esperienza immersiva nel mondo della scienza e dell’innovazione, promuovendo l’apprendimento e la partecipazione attiva di tutte le fasce di età.
Giancarlo Odoardi – Project manager ITINERA
IL VOLTO SANTO DI CRISTO UNISCE
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Storia e devozione nel gemellaggio tra Chiusa Sclafani (Sicilia) e Manoppello (Abruzzo)
Di Antonio Bini
Manoppello, 6 settembre 2024. Un inedito gemellaggio è intercorso tra il Volto Santo custodito nella chiesa di San Nicola di Chiusa Sclafani e il Volto Santo di Manoppello, dopo un percorso che si è sviluppato nel corso del 2024, iniziato con una visita a Manoppello di un gruppo di appartenenti alla Confraternita SS. Volto, in occasione del rito di Omnis Terra, celebrato il 28 gennaio.
È poi seguita la partecipazione del rettore del Santuario, padre Antonio Gentili, invitato in coincidenza con la festa del Volto Santo, che si celebra annualmente nella cittadina siciliana la prima domenica di maggio. In quell’occasione, è stato sottoscritto l’atto di gemellaggio da mons. Gualtiero Isacchi, arcivescovo di Monreale, dall’arciprete della chiesa di San Nicola di Bari don Bernardo Giglio, dal citato p. Antonio Gentili e da Manuele Ruvolo, presidente della Confraternita SS. Volto di Chiusa Sclafani. L’atto è stato in seguito sottoscritto anche da mons. Bruno Forte, arcivescovo della Diocesi di Chieti-Vasto.
Il documento riepiloga in sintesi le origini storiche del Volto Santo venerato nella cittadina siciliana, che si trova a metà strada tra Palermo e Agrigento, manifestando poi “il desiderio di rafforzare la radice della riparazione esprimendo il desiderio di guardare al Volto Santo di Manoppello” o velo della Veronica. In occasione della festa della trasfigurazione di Gesù, celebrata a Manoppello, si è registrato l’arrivo di numerosi fedeli appartenenti alla Confraternita del SS. Volto di Chiusa Sclafani, fondata nel 1900 e guidata dall’attiva e appassionata opera del presidente Manuele Ruvolo.
Al tramonto, dopo la celebrazione della messa pomeridiana, presieduta da padre Simone Calvare, ministro provinciale dei Cappuccini di Abruzzo, Lazio e Umbria, si è svolta la processione breve, dalla Basilica fino a Fonte Leone, preceduta da don Bernardo Giglio che portava tra le braccia il SS. Volto di Chiusa Sclafani, seguito dal grande stendardo della Confraternita e dai numerosi confrati, disposti in duplice fila, i quali indossavano tutti il caratteristico abitino (o scapolare).
Una partecipazione devota e al tempo stesso gioiosa, di persone che avevano percorso oltre mille chilometri per raggiungere l’Abruzzo. Una testimonianza coinvolgente di un gemellaggio sentito dalla comunità siciliana, che si è mescolata tra i tanti fedeli locali e provenienti anche dall’estero per seguire il solenne rito. La fede è certamente qualcosa di personale, ma di comunitario al tempo stesso. Presente anche padre Anatoly Grytskiv, in rappresentanza della Chiesa Ortodossa.
La processione lascia riflettere, con aspetti che vanno ben oltre l’evento religioso.
È opportuno spiegare brevemente la presenza del Volto Santo nel paese siciliano, che si deve al venerabile fra Innocenzo Caldarera (1557-1631).
Il frate aveva avuto in dono l’effige nell’anno 1623 da Gregorio XV di cui era fidato consigliere. Il papa, per riconoscenza, nella fase terminale della sua vita, propose a fra Innocenzo di scegliere per sé uno degli oggetti presenti nel suo appartamento. Il frate volse la sua attenzione sulla copia del Volto Santo, che a sua volta donò al convento dei frati minori riformati del convento di San Vito in Chiusa Sclafani, suo paese d’origine, con atto notarile del 21 settembre 1623.
La copia risulta eseguita dal canonico Pietro Strozzi nell’anno 1617 e reca l’iscrizione in latino “La santità di Nostro Signore Paolo V pronunciò anatema contro quanti osassero, senza il permesso che deve essere concesso da lui stesso o dai successori, di trarre copia da questa immagine”, e ritrae il volto di Cristo morto. L’opera, che corrisponde alla copia eseguita dallo stesso Strozzi nel 1616 e destinata a Costanza, regina di Polonia, appalesa l’evidente trasformazione dell’iconografia della Veronica (Vera icona), che appariva precedentemente con gli occhi aperti.
La presenza del Volto Santo generò subito la devozione locale e dei paesi vicini.
Riveste particolare interesse storico la documentazione intervenuta dopo il breve pontificio di Urbano VIII del 29 maggio 1628 che, nel ribadire il divieto di riproduzione dell’immagine della Veronica, già disposto da Paolo V, intimava la restituzione delle copie esistenti, pena la scomunica. La disposizione, come venne spiegato dallo stesso papa, non riguardava la riproduzione di una qualsiasi immagine di Cristo – che avrebbe avuto effetti paradossali per la Chiesa – ma solo quelle che “rappresentano la vera S. Immagine del Volto Santo che si osserva qui nella Basilica di San Pietro con macchie e lividi di sangue, di sudore e di percosse”.
La raccolta di tali documenti, pazientemente trascritti, costituisce l’appendice al saggio di Antonio Giuseppe Marchese, “Cristo a Chiusa Sclafani”, edizione fuori commercio del 2009, distribuita a cura dalla Confraternita del Santo Volto di Chiusa Sclafani.
Si può riscontrare che in data 11 luglio 1628, mons. Francesco Traina, vescovo di Girgenti (Agrigento), nella cui diocesi era allora compresa Chiusa Sclafani, ordinò al guardiano dei padri minori di consegnare la copia del Volto Santo entro otto giorni, con minaccia di scomunica papale. Il 13 luglio intervenne Lorenzo Gioeni Gardona, marchese di Giuliana e conte di Chiusa, a difesa del mantenimento dell’icona in paese, facendo presente che la copia era custodita in chiesa e non già da privati, sotto l’autorità pontificia, con riferimento alla donazione di Gregorio XV.
Venne nel frattempo informato a Roma fra Innocenzo Caldarera affinché agisse di conseguenza, a sostegno delle ragioni di Chiusa. Il buon frate evidentemente fece i suoi passi come risulta da una lettera inviata da Roma in data 23 agosto 1628, a firma del cardinale Mellini, diretta al conte di Chiusa, con cui si richiama la gratitudine nei confronti di p. Innocenzo, chiarendo finalmente che l’obbligo di consegna “non comprende la proibizione quelle immagini che si sono avute con l’autorità di questa Santa Sede”.
La copia poteva quindi rimanere a Chiusa Sclafani. Ma doveva evidentemente trattarsi di una interpretazione che si discostava dall’ordine imposto da Urbano VIII, tanto che nella stessa nota il cardinale raccomanda “che si tenga l’immagine secreta al più che si può, a ciò altri valere del suo esempio non fossero causa di fare uscire qualche nuovo ordine in ogni dubbia della grazia già ottenuta, perché Sua Santità va molto stretta in questa materia”. In buona sostanza, viene evitata la riconsegna del Volto Santo e la sua distruzione, ma in compenso viene imposta la secretazione dell’immagine e il silenzio su di essa.
Non appare comprensibile il senso di tali disposizioni, soprattutto dopo che negli anni precedenti era stata cancellata traccia dei “pictores veronicarum”, che sin dal medioevo riproducevano il volto di Cristo a richiesta dei pellegrini.
L’atteggiamento vaticano aiuta a comprendere i timori dei Cappuccini di Manoppello per proteggere il Volto Santo, di cui non a caso avevano evitato qualsiasi forma di culto e divulgazione della sacra immagine, rimasta a lungo murata. Un silenzio ben conservato, considerato che nessuna intimazione risulta presente negli archivi del Convento.
Con la morte di Urbano VIII, avvenuta il 29 luglio 1644, si concluse il suo lungo pontificato, durato 21 anni, e iniziò ad allentarsi la stretta sulle copie della Veronica, anche se le sue disposizioni non risulterebbero annullate. Anche durante il suo pontificato non mancò di concedere ad un nobile siciliano, in coincidenza del Giubileo del 1625, una copia della Veronica (“vera immagine del SS. Sudario”), dipinta su una lastra di rame, che si venera nella chiesa di San Nicolò a Venetico Superiore, in provincia di Messina. L’opera, pure eseguita dallo Strozzi, con il consueto divieto di riproduzione, si distingue dalla copia di Chiusa Sclafani, recando comunque gli occhi chiusi.
Una vicenda complessa e assai ingarbugliata, con atteggiamenti contraddittori e con molti aspetti misteriosi, in un periodo tormentato che mise a rischio la Veronica stessa.
Quando nel corso del Grande Giubileo del 2000 Giovanni Poalo II – il quale conosceva l’evolversi degli studi sul Volto Santo di Manoppello per i suoi frequenti rapporti con il cardinale Fiorenzo Angelini (presidente dell’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo) – con un atto eclatante, chiese perdono per i peccati della Chiesa, sostenendo: “non possiamo non riconoscere le infedeltà al Vangelo in cui sono incorsi certi nostri fratelli, specialmente durante il secondo millennio” (punto 4 – omelia pronunciata in San Pietro il 12 marzo 2000), si riferiva quasi certamente anche ai silenzi perpetrati dai suoi predecessori a proposito della Veronica, di cui soltanto nel 2011, durante il papato di Benedetto XVI, venne ammessa la scomparsa in occasione del Sacco di Roma del 1527.
Vale la pena di segnalare che una riflessione sul piano artistico e storico fu sviluppata da p. Heinrich Pfeiffer, invitato, dall’allora arcivescovo di Montereale, mons. Cataldo Naro, a partecipare ad un convegno organizzato a Chiusa Sclafani il 6 novembre 2004, con inevitabili confronti con la Veronica (vera icona), studiata da tanti anni. P. Pfeiffer espresse nell’occasione una approfondita analisi del Volto di Chiusa, pubblicata sul Bollettino Ecclesiastico della Arcidiocesi di Monreale, luglio-dicembre 2004. Anche la figura di p. Pfeiffer è virtualmente da considerare parte del percorso del gemellaggio, ricordando pure che i cardinali di Palermo, Salvatore Pappalardo e Salvatore De Giorgi negli anni scorsi, in tempi diversi, furono pellegrini tra i primi a Manoppello, appena vennero divulgati gli studi del gesuita tedesco sulla Veronica.
Nella preghiera scritta da Benedetto XVI ad un anno di distanza dalla sua visita a Manoppello, il papa parlò di “volto umano di Dio entrato nella storia per svelare gli orizzonti dell’eternità”. E su questi orizzonti si muovono libere e spontanee le vie della fede convergenti sulla persona di Cristo e del suo volto.
12 marzo 2000, Giornata del Perdono | Giovanni Paolo II (vatican.va)
LA SIECO SERVICE SI PRESENTA
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Stagione dedicata alla memoria di Tommaso Lanci
Ortona, 6 settembre 2024. È stata una conferenza stampa in differita quella della Sieco Service Akea Ortona che arriva a distanza di poco più di una settimana dalla ripresa degli allenamenti. Dopo le usuali foto di rito e le interviste nell’area antistante il palasport ortonese, si è finalmente pronti per cominciare. Da un lato, disposti a cerchio ci sono gli atleti, mentre “Dall’altra parte della barricata”, pronti ad esporre quello che sarà la prossima stagione, ci sono i volti nuovi e le conferme dello staff Impavido. A far da cornice all’evento un folto numero di tifosi intervenuti per conoscere di persona i propri beniamini.
Cerimonieri dell’evento sono il Presidente Andrea Lanci, che raccoglie l’eredità dell’indimenticabile papà Tommaso Lanci. Accanto a lui ci sono Giorgio Tenaglia, in rappresentanza del padre Rocco, Vicepresidente impossibilitato a presenziare, Francesco De Nora, il nuovo coach chiamato a sostituire la storica figura di Nunzio Lanci, e il Direttore Sportivo Massimo D’Onofrio.
Il primo a parlare è proprio quest’ultimo: «Quest’anno è stiamo vivendo qualcosa di molto diverso rispetto agli altri», dice Massimo D’Onofrio con voce rotta dalla commozione: «Di solito, in questa circostanza, qui accanto a me c’era Tommaso Lanci. Lui ha voluto che questa fosse una stagione importante e noi ci stiamo provando. Lo scorso anno le cose non sono andate proprio come volevamo ed il nostro intento è quello di riprovarci. Vogliamo riportare la gente al palazzetto, ricreare entusiasmo e vincere disputando la prossima stagione al meglio».
La parola passa poi al Presidente Andrea Lanci: «Volevo ringraziare tutti quelli che hanno pensato che io potessi sostituire mio padre, ma mio padre è insostituibile. Ringrazio quindi l’altra parte della proprietà, mio fratello e mia madre e la famiglia Tenaglia che ci affianca ormai da anni. Prendere in mano la situazione non sarà di certo una cosa semplice ma so di avere accanto a me dei validi collaboratori. Come diceva il Direttore Sportivo Massimo D’Onofrio questa sarà una stagione molto particolare, a maggior ragione per quanto mi riguarda. Dopo aver trascorso venticinque ad essere un giocatore di questa squadra, per cinque ne sono stato dirigente e oggi presidente. È indubbio che l’Impavida faccia parte della mia vita e della mia famiglia.
La sfida è grande. Dobbiamo ritrovare, noi prima di tutti, quell’entusiasmo di un tempo ma soprattutto sarà importante riuscire a coinvolgere di nuovo la città riaccendendo il calore dei nostri tifosi e magari appassionare e avvicinare nuovo pubblico». Lanci poi si rivolge direttamente ai giocatori: «I sacrifici sono veramente tanti, per questo vi chiediamo di dare il massimo in campo. Siamo convinti di aver costruito, sulla carta, una squadra capace di raggiungere traguardi importanti. Purtroppo, ci sono anche gli avversari e le vittorie arriveranno soltanto con il massimo impegno sia in gara, ma soprattutto in allenamento. Il mio augurio è quello che la squadra arrivi il più in alto possibile. Sarebbe davvero un bel regalo per il mio papà perché questa stagione sarà dedicata proprio alla sua memoria.
È poi la volta di Giorgio Tenaglia: «Forse non tutti mi conoscono perché non faccio parte ufficialmente dell’organigramma della società. Sono qui stasera a rappresentare mio padre Rocco, vicepresidente in quanto lui è momentaneamente impossibilitato a presenziare. Presto però tornerà e imparerete tutto a conoscerlo e a conoscere la sua voglia di essere presente e la sua forza di spirito. Come vedrete, mio padre è una persona forte in grado di dare molti stimoli e soprattutto molto supporto. Per quanto mi riguarda non posso fare altro che augurarvi buona fortuna per la stagione che sta cominciando».
«Vorrei ringraziarvi per essere qui presenti e ringrazio la società per avermi scelto». Esordisce così Coach Francesco Denora Caporusso. «La chiamata di Ortona mi ha riempito di orgoglio. Di certo il nostro obiettivo è quello di disputare una stagione ambiziosa e la stessa cosa la vedo ogni giorno nei ragazzi durante gli allenamenti. Sento spesso parlare di riscatto per la scorsa stagione e ci sta. C’è però da pensare anche che ormai si tratta del passato e che l’importante è concentrarsi sul presente, sul far bene così da riportare la gente al palazzetto. Creare entusiasmo non è solo una questione di vittore. Si tratta anche di qualcosa di più sottile, di qualcosa che dobbiamo essere bravi a trasmettere all’ambiente. Il mio augurio è quindi quello di riuscire in questo, trasmettere entusiasmo. Se raggiungeremo questo obiettivo sono sicuro che la gente verrà a supportarci».
Terminati i primi interventi, è stata la volta dei protagonisti in campo. I nuovi ne hanno approfittato per presentarsi mentre i confermati hanno potuto riabbracciare il pubblico caloroso.
Intanto si cerca di registrare i primi meccanismi di gioco testando quanto fatto durante la settimana con un allenamento congiunto. Sabato 7 settembre, gli Impavidi accoglieranno al palasport di Via Papa Giovanni XXIII i cugini dell’ABBA PINETO. L’ingresso è libero e l’orario previsto per l’inizio del riscaldamento sono le 17:30.
ITALIANI GIOVANILI CLASSI IN DOPPIO A PESCARA – DAY 1 –
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Grande primo giorno di regate con vento medio-leggero e tante regate
Pescara, 6 settembre 2024. Due regate per le classi 420 e 29er, quattro prove per RSFeva e per i catamarani Nacra 15, Hobie Cat 16 Spi e Hobie Dragoon: le prime classifiche – Eventi collaterali: scatta la regata nella regata per chi raccoglie più plastica! Primo giorno di regate a Pescara per i Campionati Italiani Giovanili delle classi in Doppio (per due persone di equipaggio), Regata FIV organizzata dal Club Nautico Pescara, con la collaborazione del club Svagamente e della Lega Navale Italiana di Pescara, che vede in gara sei classi per un totale di 281 barche e 562 veliste e velisti teenager da tutta Italia.
Una grande festa del movimento velico giovanile azzurro, che da anni si conferma tra i migliori a livello internazionale. Non a caso a Pescara da questa mattina è arrivata anche Alessandra Sensini, Direttore Tecnico Giovanile FIV. Il vento è arrivato verso le 13, prima sugli 8-10 nodi, poi dopo un breve calo sotto i 6 nodi ritornato a 10. Una situazione che ha consentito lo svolgimento di ben 18 prove complessive: due regate per batteria della classe 420, quattro per ogni batteria per la classe RSFeva, due per la classe 29er, e quattro prove anche per le tre classi di catamarani: Nacra 15, Hobie Cat 16 Spi e Hobie Dragoon.
La giornata è iniziata con i coach meeting del mattino ai quali hanno partecipato anche molti dei giovani velisti partecipanti. Il boat park dei 420, deriva classica con spinnaker (la classe più numerosa con 101 barche divise in due batterie) si trova all’interno del Marina di Pescara con due scivoli a disposizione nei pressi del FIVillage e del Club Nautico Pescara.
Il doppio per i più piccoli, RSFeva (75 barche divise in due baterie) è sulla spiaggia dell’Associazione Sportiva Svagamente, appena a nord del Marina di Pescara. I 29er, deriva acrobatica con terrazze e gennaker (51 barche) sono ospitate presso la LNI Pescara. Le derive esprimono un totale di 227 barche per 454 veliste e velisti. Le tre classi di catamarani: Hobie Cat 16 Spi (14 barche), Hobie Dragoon per i più piccoli (17 barche) e Nacra 15 (23 barche) sono a loro volta ospitate tutte sulla spiaggia di Svagamente. I multiscafi sono in totale 54, per 108 tra atlete e atleti.
CLASSIFICHE DOPO LE PRIME REGATE
CLASSE 420
Due prove per la classe 420, con vento leggero sugli 8-9 nodi e una forte corrente che ha reso difficile il campo di regata. In testa alla classifica c’è un equipaggio femminile: Emma Maltese (CV Antignano) e Sofia Titolo (CN Savio), che precedono Federico Frezza (CCR Tevere Remo) e Matteo Iannielli (LNI Ostia). Al terzo posto Matteo Mioni (SV Barcola e Grignano) e Samuel Noah Barbiero (Sirena KNT). Grazie alle due batterie di 36 e 37 barche ciascuna, la classifica è cortissima e apertissima. Quarti Francesco Kim e Noè Magnani (YC Adriaco), quinte Margherita Pillan e Giulia Massari (SN Pietas Julia).
29er
Dopo due prove in testa l’equipaggio misto di Federica Contardi e Lorenzo Di Pietro (CV3V), con 1 punto di vantaggio su Giulia Bartolozzi e Pietro Rizzi (SCG Salò), mentre al terzo di sono Massimo Perini e Augusto Cardellini (Fraglia Vela Riva). Quarti Pietro Scopsi e Giacomo Bargellini (CN Marina di Carrara), quinte Victoria Demurtas e Caroline Karlsen (Fraglia Vela Riva).
HOBIE DRAGOON
Dopo quattro belle regate guidano la classifica Elena Spalloni (Compagnia della Vela di Roma) e Francesca Tiseno (CV Ventotene), a pari punti con i locali Carlo Maria D’Amico e Alberto Dell’Atti (Svagamente). Terzi Roberto Marras e Riccardo Antinori (WC Cagliari), quarti Alice Ian Cacciotti (Tognazzi MV) e Duccio Pannocchia (CV Pietrabianca), quinto posto per Anna Azzurra Calvani e Corso Miniati (CBV Pietrabianca).
HOBIE CAT 16 SPI
In testa dopo le prime quattro prove i romani Carlo Mustacchi e Gaia Merli (CV3V), davanti ai sardi Paolo Pedde e Samuele De La Ville (WC Cagliari), terzi Valerio Tomassi e Benedetta Carlevaro (Compagnia della Vela di Roma). Quarto posto per Jacopo Caridi e Edoardo Truglia (CDV Roma), quinte Caterina Dall’Olio e Camilla Di Tillo (Svagamente).
NACRA 15
Quattro regate anche per i Nacra 15 con equipaggi misti e risultati altalenanti a dimostrazione di un campo di regata di non facile lettura. In testa i campioni del mondo Youth 2024 Lorenzo Sirena e Alice Dessy, a pari punti con Alessandro Vargiu e Margot Grace Fedeli (WC Cagliari). Terzi i campioni locali Enrica Morelli e Stefano Troiano (Svagamente). Quarto posto per Vincenzo Sebastiani e Marta Fiorenza (Svagamente) e quinti Leonardo Vascellari e Maria Eleonora Bandel (WC Cagliari).
RSFEVA
Quattro prove per entrambe le batterie del doppio giovanissimi, flotta coloratissima e sempre con grande entusiasmo. In testa Amerigo Bottura e Silvia Bonucci (CV Ravennate), secondi Mario Montanari e Domenico Bazzani (CV Ravennate) terzi Emma Bert e Achille Angelini (FV Riva), quarto posto per Leone Diego Severi e Vittorio Collini (YC Rimini) e quinti Luca Soprani e Luca Zamboni (CV Ravennate). In serata la giornata si è chiusa con uno degli incontri in programma come eventi collaterali, il Convegno all’Anfiteatro Marina sul tema Sostenibilità degli eventi FIV, relatori Alessandro Pavone, presidente Circolo Nautico Pescara, e Giancarlo Odoardi, ambientalista e giornalista.
ATHLETIC GREEN RACE 2024: LA REGATA DELLA SOSTENIBILITA
Venerdì 6 settembre durante gli Italiani Giovanili delle classi in Doppio 2024, l’Assonautica Pescara Chieti in collaborazione con il consorzio tra Circolo Nautico Pescara 2018, Lega Navale Italiana – sezione di Pescara e ASD Svagamente, e con il patrocinio della FIV IX Zona, organizza la prima edizione di un evento di sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente marino e all’uso sempre più responsabile e ridotto della plastica. Venerdì dalle ore 9 alle 11, prima di scendere in acqua, tutti gli atleti potranno raccogliere la plastica o rifiuti che si trovano nelle aree di preparazione delle barche e nelle zone circostanti (la banchina del Marina di Pescara, la spiaggia della Lega Navale Italiana e quella di Svagamente). Gli atleti consegneranno la plastica e i rifiuti raccolti ai giudici di Assonautica Pescara Chieti, si provvederà alla pesatura e alla predisposizione di una classifica Athletic Green Race 2024. E domenica 8 nel corso della premiazione dei Campionati Italiani Giovanili delle classi in Doppio 2024 saranno premiati i primi 3 equipaggi “campioni della sostenibilità.” Prossimi eventi: venerdì 6 sempre alle 19 e sempre all’Anfiteatro Marina il Convegno su D’annunzio e il mare, con Giordano Bruno Guerri, presidente fondazione del Vittoriale e il professore Andrea Lombardinilo giornalista e presidente fondazione MuMi Francavilla. Infine, sabato 7 stessa ora e location il terzo incontro sarà il Convegno dedicato all’evoluzione della vela e dello sport giovanile a Pescara, con gli eventi sportivi della Settimana dannunziana. Relatori Alessandra Berghella, vicepresidente CONI Abruzzo e FIV IX Zona Abruzzo. Tutte le sere nei pressi del FIVillage, cuore dell’evento, ci sarà musica per i giovani concorrenti. La premiazione è in programma domenica 8 settembre pomeriggio.
FIVILLAGE
Tutte le Regate FIV adottano formati e componenti aggiuntive secondo standard definiti. Tra questi il FIVillage, una struttura autonoma e itinerante che verrà utilizzata in occasione degli Eventi FIV dislocati sul territorio nazionale. Composto da un palco con maxischermo e una serie di stand di sponsor, partner e occasioni di animazione e servizi per gli atleti e il pubblico, il villaggio itinerante rappresenta uno spazio di aggregazione per i regatanti, gli accompagnatori e il pubblico, nonché una vetrina per gli sponsor.
LE TERRE DEL GUERRIERO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Capestrano la Capitale Italiana del Third Stream
Capestrano, 6 settembre 2024. Nel cuore del Parco Nazionale Gran Sasso-Laga e della Valle del Tirino, Capestrano, domina uno scenario ambientale, culturale e geologico di rara bellezza: un locus amoenus che accoglie il fiume Tirino, uno dei più limpidi d’Europa, attenzionato più volte da testate nazionali ed internazionali importanti (ultima in ordine di tempo THE GUARDIAN).
Cultura, archeologia, arte, tradizioni, architettura, natura, storia, ambientazioni da favola, sono le caratteristiche che rendono questo angolo d’Abruzzo una destinazione turistica di sempre crescente interesse. Proprio in questo scorcio d’Abruzzo, prende vita un Partenariato Speciale Pubblico Privato composto da: Comune di Capestrano; CAAM – Centro di Ateneo di Archeometria e Microanalisi, Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti-Pescara e DiLASS, Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali, Università degli Studi G. d’Annunzio Chieti-Pescara, Il Bosso Soc. Coop., Il Bosso Formazione Soc. Coop., Ud’Anet Srl, Pegaso Srl. che ha ricevuto un finanziamento attraverso il fondo complementare P.N.R.R. Misura B2.2. per il progetto: Le Terre del Guerriero .
Parco Turistico Culturale Diffuso e Digitale di Capestrano: Turismo, Cultura, Arte, Paesaggio. Tecnologie, Restauri, Allestimento e digitalizzazione per una fruizione integrata, inclusiva e sostenibile. L’obiettivo del progetto è quello di ridar vita e contenuti a quelli che sono veri e propri Monumenti Culturali, Ambientali, Geologici e Paesaggistici del territorio di Capestrano, creando opportunità anche occupazionali.
Tra le diverse azioni del progetto c’è anche quello della creazione di una Dimora Artistica presso il Convento di San Giovanni da Capestrano (XV sec.) per lo sviluppo di un laboratorio creativo, di musica, teatro, archeologia nel quale passato e presente convivono in sintonia, un incubatore di idee permanente, che prenderanno vita nell’organizzazione di International summer e winter school, masterclass e workshop con importanti nomi del panorama artistico mondiale. Dal 4 al 7 settembre 2024 si terrà il primo evento ad inaugurare la Dimora Artistica, The (R)evolution of ‘Third Stream, un workshop su un genere musicale in grado di compiere una sintesi tra la classica ed il jazz, dove l’improvvisazione è una componente fondamentale.
A tenere il workshop sarà il Maestro Orbert Davis direttore della Chicago Jazz Philharmonic e trombettista di fama internazionale con la collaborazione musicale del M° Carlo Morena. Questo percorso musicale proseguirà negli anni per far diventare Capestrano la Capitale italiana per il Third Stream.
La collaborazione tra la Cooperativa IL BOSSO e la Chicago Jazz Philharmonic è stata avviata nel 2022, grazie alla mediazione di un professionista e management musicale Cocò Bucci, trasferitosi da circa 30 anni negli Stati Uniti. L’iniziativa vede il patrocinio ed il supporto logistico del Conservatorio A. Casella dell’Aquila, del Centro Studi San Giovanni da Capestrano e della Proloco di Capestrano. L’edizione 2024 si concluderà sabato 7 settembre, con una visita guidata al borgo di Capestrano, a cura della Pro Loco e con il concerto finale in Piazza Mercato. Ad esibirsi M° Orbert Davis insieme alla Big Band del Conservatorio A. Casella dell’Aquila diretta dal M° Massimiliano Caporale.
LA GRANDE FESTA DELL’EQUINOZIO D’AUTUNNO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Immersi nel bosco e raggiungibili a piedi, il Villaggio dei Folletti e il Villagio degli gnomi sono caratterizzati da case, casette, personaggi fantastici, un Troll e una Pietra Parlante
Roccaraso, 6 settembre 2024. Dopo lo straordinario successo della Festa Internazionale degli Gnomi, un altro evento fantastico della Compagnia teatrale I Guardiani dell’Oca sabato 7 e domenica 8 settembre per la Grande Festa dell’Equinozio d’Autunno.
È il passaggio dall’estate all’autunno, un momento molto particolare, magico, denso di significato e di simboli, in cui la natura si tinge di colori caldi e profondi e si prende ispirazione e forza dai propri sogni. Gnomi, elfi, fate, folletti, nani e troll ti aspettano presso il Bosco delle Meraviglie Parco Tematico Fantastico a Roccaraso in località Aremogna – Pallottolieri.
Il parco, inaugurato lo scorso 9 settembre 2023, realizzato dal GAL Abruzzo Italico Alto Sangro, sostenuto dalla Regione Abruzzo con la Misura 19 del PSR 2014–2022 e cofinanziato dal fondo UE FEASR è la riproduzione di un luogo immaginario ambientato in una rigogliosa faggeta nella nota località dell’Alto Sangro.
Questo il programma:
SABATO 7 SETTEMBRE 2024
Ore 11.00 Apertura dell’arco magico e accoglienza del piccolo popolo
Ore 11.30 Apertura del villaggio dei folletti e degli gnomi e dei giochi silvestri
DALLE 11.30 ALLE 13.30 E DALLE 15.30 ALLE 18.30
I PASTICCI DELLE GNOME – LABORATORI CREATIVI
VILLAGGIO DEI FOLLETTI Trintrillo – Bastone sonoro da folletto
rabdomante; FarfaToma – Farfalla automa amica di folletto Tittino
VILLAGGIO DEGLI GNOMI Olme&ma – Olelito alla menta o olelito al
rosmarino? Scopri a cosa servono nell’ erbario gnomico e crea il tuo; Gufandolo –
Gufi di pigna ben augurali per affrontare l’ invernata
Ore 12.00 Apertura della Baita Paradiso – A pranzo con gli Gnomi
DALLE 12.30 IN POI PASSATEMPI DEGLI GNOMI – Giochi del piccolo
popolo (Villaggio dei Folletti – villaggio degli gnomi)
DALLE 13.00 ANIMAZIONE NEI VILLAGGI CON I PERSONAGGI DEL
PICCOLO POPOLO.
Ore 14.00 Soffio di Fata – Maria Elena Comperti
Ore 15.00 La Strega Bruttarella – Spettacolo con attori e pupazzi – Teatro Verde
Roma – (Villaggio degli gnomi)
Ore 16.00 La storia di una Bolla D’aria
Ore 17.00 Storie all’improvviso – Villaggio dei folletti
Dalle 16.30 alle 18.30 Il Bosco delle Meraviglie – Spettacolo itinerante- Partenza a
turni presso il Villaggio dei Folletti
Ore 19.00 Baita Paradiso – A cena con gli Gnomi
ORE 20.00 Il soffio dell’unicorno – SPETTACOLO ITINERANTE
NOTTURNO (Con supplemento)
Partenza Villaggio degli Gnomi. (I Guardiani dell’oca).
DOMENICA 8 SETTEMBRE 2024:
Ore 11.00 Apertura dell’arco magico e accoglienza del piccolo popolo
Ore 11.30 Apertura del villaggio dei folletti e degli gnomi e dei giochi silvestri
DALLE 11.30 ALLE 13.30 E DALLE 15.30 ALLE 18.30
I PASTICCI DELLE GNOME – LABORATORI CREATIVI
VILLAGGIO DEI FOLLETTI
Fiondola – Fionda per dispetti da folletti
Giragirasole – Gioco da folletti: Girasole girevole
VILLAGGIO DEGLI GNOMI
Oleolanda – Oleolito alla lavanda dell’ erbario gnomico
Piantala – Cosa coltivano gli gnomi per prepararsi all’ inverno? Vieni a scoprirlo
Ore 12.00 Apertura della Baita Paradiso – A pranzo con gli Gnomi
Ore 12.30 Soffio di Fata
DALLE 12.30 IN POI PASSATEMPI DEGLI GNOMI – Giochi del piccolo
popolo (Villaggio dei Folletti – Villaggio degli gnomi)
DALLE 13.00 ANIMAZIONE NEI VILLAGGI CON I PERSONAGGI DEL
PICCOLO POPOLO.
Ore 14.00 Il Drago cosetto – Bolle di sapone – Fata Maria Elena
Ore 15.00 Lo gnomo e la pentola d’oro – Spettacolo con attori e pupazzi – Teatro
Verde Roma – (Villaggio degli gnomi)
Ore 16.00 La storia di una Bolla D’aria
Ore 16.30 Ti racconto una storia – Teatro Verde – (Villaggio dei folletti)
Dalle 16.30 alle 18.30 Il Bosco delle Meraviglie – Spettacolo itinerante- Partenza a
turni presso il Villaggio dei Folletti
Ore 19.00 Baita Paradiso – A cena con gli Gnomi
ORE 20.00 Ballo collettivo dell’arrivederci – con Gnomi, Elfi e Folletti.
Per raggiungere il Bosco si può arrivare comodamente con la seggiovia di Pizzalto o
percorrendo il sentiero che parte da località Pallottieri. (ROCCARASO (AQ) – loc.
È consigliato un abbigliamento adatto, con scarpe da trekking e kway. Il percorso a
piedi dura circa 15 minuti; è un po’ ripido, ma piacevole e con calma e un pizzico di
energia, si arriva senza problemi! Per mangiare a pochi passi dal Bosco c’è la Baita
Paradiso, il luogo perfetto per una pausa gustosa.
PREMIO ERMINIO SIPARI
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Premiazione della seconda edizione e presentazione dell’inventario
Pescasseroli, 6 settembre 2024. Avrà luogo a partire dalle 10:30 di Sabato 7 settembre 2024, a Pescasseroli, presso Palazzo Sipari la cerimonia di premiazione della seconda edizione del Premio intitolato a Erminio Sipari, artefice e primo presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo (oggi Abruzzo, Lazio e Molise).
La Giuria, presieduta dal Prof. Carlo Alberto Graziani e composta da docenti universitari ed esperti, ha stabilito quanto segue: per la sezione riservata alle opere a stampa sul tema della conservazione della natura sono risultati primi, ex aequo, Emilio Bartolini, autore del libro “La riserva mancata – Il Padule di Fucecchio tra crisi ambientale e difficile tutela (1970-1989)”, e Corradino Guacci, che ha pubblicato “Storie di uomini, orsi e lupi nel Parco nazionale d’Abruzzo delle origini. 1921-1933”.
Il premio relativo alla sezione dedicata alle tesi di laurea è stato vinto da Giulia Gentile, con lo “Studio della struttura genetica di popolazione della lontra eurasiatica (Lutra Lutra) nel Parco Nazionale del Cilento tramite tecniche di genetica non invasiva”. Infine, per la sezione “Giovani, ambiente e sviluppo sostenibile” si è classificato al primo posto l’elaborato “Sulle tracce della linea Gustav” proposto dagli studenti del Corso CAT (Costruzione, Ambiente e Territorio) dell’Istituto Patini – Liberatore di Castel di Sangro (AQ).
Meritevole di speciale menzione il progetto ORSO GUARD, un interessante dispositivo di sicurezza che, tramite radiofrequenza, agevola la convivenza tra umani e orsi. Tale lavoro, svolto da un gruppo di studenti dell’Istituto omnicomprensivo di Popoli (PE), denota, sia nei ragazzi sia nei docenti che li hanno seguiti nell’elaborazione del progetto, un livello tecnologico ed una capacità creativa considerevole.
La Fondazione Erminio e Zel Sipari Onlus pubblicherà a breve il bando per la terza edizione del Premio.
Nel corso della giornata la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise presenterà l’inventario dell’archivio Sipari, dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza nel 2008. Il progetto di riordino ed inventariazione dell’ importante archivio, i cui documenti ripercorrono oltre duecento anni di storia della famiglia Sipari, è stato finanziato dalla Direzione Generale Archivi nel 2022.
Due nuclei distinti ma integrati compongono l’archivio: il primo comprende la documentazione della famiglia e le attività legate all’industria armentizia, il secondo è relativo all’attività dell’ingegnere Erminio Sipari che si adoperò per la modernizzazione e lo sviluppo del territorio attraverso la costruzione di impianti idroelettrici a Pescasseroli e in altri centri abruzzesi. Sipari è considerato un antesignano del concetto di tutela e valorizzazione, della natura e dell’ambiente.
Eletto alla Camera dei deputati nel 1913 fu tra i sostenitori dell’approvazione della legge 778 dell’11 giugno 1922 “per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico”, promossa da suo cugino Benedetto Croce.
All’evento interverranno, tra gli altri, il Direttore Generale Archivi, Antonio Tarasco, e Giuseppina Rigatuso, Soprintendente archivistica e bibliografica dell’Abruzzo e del Molise che presenterà il progetto di riordino e inventariazione dell’archivio.
PRESENTAZIONE LIBRO PROF. ENZO FIMIANI
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Sabato, 7 settembre 2024 alle ore 18 Sala Buozzi
Giulianova, 6 settembre 2024. Il 10 giugno 1924, poco più di cento anni orsono, fu barbaramente trucidato dai fascisti Giacomo Matteotti, deputato oppositore del fascismo nato a Fratta Polesine nel 1885. Matteotti aveva aderito da giovane al socialismo ed era stato soprannominato “Tempesta” per il carattere battagliero.
Nel 1924 tenne un celebre discorso alla Camera per denunciare le violenze del fascismo e, per rappresaglia, una squadra di camicie nere lo rapì e lo uccise. Si finge di ignorare che il delitto fosse stato ordinato personalmente da Mussolini, ma la vicenda provocò una grave crisi. Il governo sembrava sul punto di cadere, ma grazie a questo odioso delitto, invece, riuscì a riprendere il controllo della situazione e poté instaurare la dittatura vera e propria.
Nel centenario del crimine, esso è ritenuto un punto di svolta nella storia d’Italia e Matteotti è considerato un martire della libertà. Nonostante vi sia oggi chi ritiene che il fascismo sia morto e sepolto e che le cose avvenute cento anni fa appartengano a un passato remoto irripetibile, rispondiamo che chi non ha memoria del passato è destinato purtroppo a ripeterlo.
Il fascismo, invece, in Italia, è alle porte, rimodellato da scelte sclerate del Governo Meloni che puntano allo smantellamento della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza Partigiana. Proprio per l’attualità dell’uccisione di Matteotti, la Sezione ANPI di Giulianova promuove un incontro-dibattito “colloquiando con l’autore”, in occasione della presentazione di un recentissimo libro del Prof. Enzo Fimiani dal titolo “Un’idea di Matteotti un secolo dopo”.
PADRE SIMONE DA CASTILENTI AL PARAGUAY
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Come Tour Operator siamo lieti di segnalare questo importante evento che avrà luogo nella Valle del Fino, in Abruzzo
Castilenti, 6 settembre 2024. L’incredibile storia che ha ispirato il film The Mission vincitore della Palma d’oro al 39º Festival di Cannes e con la splendida colonna sonora del Maestro Ennio Morricone. Nel cast Robert De Niro, Jeremy Irons, Liam Neeson.
Sabato 7 Settembre 2024, ore 16:30 ex Convento Santa Maria di Monte Oliveto, Castilenti
Incontro pubblico sul tema: Padre Simone Mascetta da Castilenti al Paraguay, seguirà la presentazione della Monografia Padre Simone l’abruzzese che difese i Guarani, autore Antonio Di Donato
MIGLIORAMENTO SISMICO
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Approvato l’intervento per i lavori di ripristino della Chiesa di San Lorenzo
Montereale, 5 settembre 2024. La Conferenza dei servizi ha approvato l’intervento per i lavori di ripristino e miglioramento sismico della Chiesa di San Lorenzo (detta anche Madonna del Carmine) a Montereale. Situata nel quartiere di San Lorenzo, rappresenta un elemento architettonico caratterizzante l’assetto urbanistico della zona limitrofa, la sua posizione ha consentito la creazione di spazi, tra i quali l’omonima piazza ed il verde pubblico.
L’intervento di miglioramento sismico ha come obiettivo quello di migliorare il comportamento sismico della struttura, eseguire degli interventi limitatamente invasivi e recuperare e riutilizzare nella ricostruzione i materiali della fabbrica originaria. Ci saranno interventi di scuci – cuci, il miglioramento delle connessioni murarie nei martelli murari e nei cantonali dove si sono formati cunei di distacco con la formazione di lesioni, stuccatura dei giunti, interventi volti ad incrementare la resistenza degli elementi murari.
Il totale complessivo per gli interventi è di € 278.805,88 “Abbiamo un grandissimo patrimonio artistico che il sisma ha messo a dura prova e che è nostro dovere proteggere. Le nostre chiese che hanno subito danni vanno riportate al loro antico splendore – sottolinea il Commissario alla Ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli – Per il loro grande impegno ringrazio il presidente della Regione Marco Marsilio, l’Ufficio ricostruzione Abruzzo, il sindaco Massimiliano Giorgi e l’Arcidiocesi de L’Aquila nella persona dell’Arcivescovo Metropolita Antonio D’Angelo. Non possiamo fermarci nemmeno un minuto per portare avanti la nostra missione che è quella di far rinascere tutta l’Italia Centrale”.
NO VABBÈ …
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 8 Settembre 2024
Pure i Nov@x 3brei
Torrevecchia Teatina, 5 settembre 2024. La nuova vignetta di RU sulla notizia della tregua di Israele per la vaccinazione contro la Poliomelite a Gaza