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UN ALBERO per ogni nuovo nato

Una legge di 30 anni fa!

Pescara, 30 novembre 2022. Era il 1992 quando venne promulgata la L. 113/92: “Obbligo per il comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica” (la cosiddetta Legge Rutelli). Un legge di grande importanza e lungimiranza, potremmo diure oggi, essenzialmente per due ragioni: la prima perché questa è nata come una legge proiettata verso il futuro, visto i tempi con cui gli alberi crescono, quindi rivolta ai cittadini di domani, alle future generazioni; la seconda, allo stesso modo, perché le aree destinate ad accogliere le piante poi non potevano e non possono cambiare di destinazione d’uso (“Tali   aree   non   possono   comunque   essere successivamente destinate a  funzione  diversa  da  quella  di  verde pubblico”, recita l’articolo 3).

Più recentemente la norma è stata modificata e completata, con la L. 10/2013: “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, che introduce anche il “bilancio arboreo”: ogni sindaco deve far sapere quanti alberi ha trovato al suo insediamento e quanti ne lascia al termine del mandato.

Una norma nel complesso ancora troppo disapplicata in ambito nazionale, in quanto non sono previste sanzioni per gli inadempienti, se non quella politica, e che solo localmente ha avuto riscontri interessanti. Pescara è una delle città in cui dal 1992 si è fatto qualcosa, ma evidentemente non in termini incisivi, come auspicato dalle norme.

Se dal ‘92, fossero stati piantati alberi 800 piante ogni anno, ovvero circa il numero dei nuovi nati da quell’epoca per ogni anno, oggi avremmo un bosco con 24.000 alberi per una estensione anche di 60 ettari, vincolato, cioè il raddoppio della Riserva Dannunziana (56 ha).

Una breve nota esplicativa del DM 2 aprile 1968, n. 1444 può far capire meglio il senso della proiezione. La norma disciplina gli aspetti quantitativi del verde pubblico e fissa come soglie minime per abitante: (…) 9 mq di aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade e 2,5 mq di aree di parcheggi. Prendiamo Pescara come esempio, con 120.000 abitanti:

9 mq/ab fanno 108 ettari: la Riserva Dannunziana è poco più di 50 ha, poi ci sono tante altre aree verdi …

2,5 mq/ab di parcheggi per auto fanno 30 ettari. Se però moltiplichiamo il numero di auto per abitanti (media Italia oltre 6/10) e considerando lo spazio statico occupato da un’auto in 10 mq, si ottengono 72 ettari, ovvero già oltre 40 in più di quelli minimi previsti dalla normativa. Ma se consideriamo lo spazio dinamico (25 mq, dovendo un’auto entrare e uscire da un parcheggio), allora gli ettari diventano 150, cioè 120 in più, cioè oltre 10 volte l’area del Parco centrale. Dentro 120 ettari, con un sesto di impianto 5×5, ci entrano quasi 50.000 alberi, ADULTI;

Se applicassimo quindi lo stesso schema logico del parcheggio per il verde pubblico, dovremmo avere una superficie dedicata al verde di 540 ettari, cioè 10 Riserve Dannunziane, oppure 40 volte il Parco centrale, a verde!

Qualcosa non torna.

Giancarlo Odoardi

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