Molti conoscono il significato del titolo, ma pochi lo mettono in pratica. Nella città di L’Aquila si rileva un silenzio assordante nei confronti delle persone con disabilità gravi le quali, al venir meno del sostegno familiare, si trovano ad essere collocati in uno degli istituti gestiti dallo stato. Cerchiamo, pertanto, di fare un po’ di chiarezza in merito.
La Città dell’Aquila devastata dal terremoto di oltre 14 anni fa, avrebbe dovuto trovare una soluzione ai persistenti problemi dei disabili gravi, aprendo così una strada anche per la così detta ricostruzione sociale.
Grazie alla presenza dell’importante patrimonio immobiliare pubblico presente in Città – in gran parte già messo in sicurezza, ristrutturato e agibile dopo l’ultimo sisma – sarebbe stato possibile trovare spazi edilizi adeguati al sostegno delle persone disabili. Si sarebbe potuto realizzare un Centro di servizi, con il coinvolgimento, da subito, di associazioni attualmente operanti nel capoluogo: (Comunità 24 Luglio, AIPD, Autismo Abruzzo Onlus, 180 Amici, A.P.T.D.H., Abitare Insieme, Progetto di Vita, AISM L’Aquila) con accesso gratuito per soggetti diversamente abili.
Appoggiarsi a: L’Università dell’Aquila, il Gran Sasso Science Institute, il Centro di Riferimento Regionale per l’Autismo, che avrebbero contributo significativamente a fornire strategie e metodi funzionali affinché questi soggetti, diversamente abili, potessero esprimere le loro attitudini & capacità con eventuale impiego anche nel mondo del lavoro, favorendo sia il processo di autonomia individuale e d’inclusione sociale.
Questo unitario percorso avrebbe potuto trovare spazio utilizzando i fondi del PNRR, prevedendo l’assunzione di personale specializzato da affiancare ai disabili, operatori della riabilitazione, personale di sostegno, ecc. Attualmente nella città di L’Aquila sono presenti solo centri diurni, gestiti da associazioni di volontariato quali APTDH, Comunità 24 luglio, Abitare Insieme, AIPD, Autismo Abbruzzo, AISM, le quali ospitano, in totale, un consistente numero di disabili, con contributi principali dal privato e a seguire dal Comune.
Purtroppo, per quanto concerne la residenzialità permanente, in linea a quanto indicato dalla legge Voi dopo di Noi, in particolare per la disabilità psico-fisica, a tutt’oggi non si è fatto nulla.
Nel pomeriggio, il diversamente abile torna a casa insieme ai propri familiari. Il giorno successivo, è un altro giorno come tanti altri, non esistendo alcuna realtà operativa sociale per la residenzialità (come indicato nella legge Voi dopo di Noi) già consolidata, invece, in altre città dell’Abruzzo e in Italia. Quale sarà il futuro delle persone aventi disabilità?
Dove e come potranno trascorrere la loro vita allorché le famiglie di appartenenza non saranno più in grado di assisterli?
Il Protocollo Durante e Dopo di Noi formalizzato il 13-04-2018, con la partecipazione dall’attuale sindaco, al primo mandato, dal Disability Manager, allora in carica, i responsabili degli attuali centri diurni, è rimasto solo un sogno, o meglio, il libro dei sogni. La cronaca di allora riporta che il sindaco Biondi si pronunciò così: Un principio sacrosanto, un elemento d’attenzione non accessorio ma dovuto: stiamo provando a rendere migliore la città.
Inoltre, sempre secondo la cronaca: parlando ancora del Dopo di Noi, si è parlato della realizzazione di una struttura moderna ad hoc, una sorta di ‘cubo’ posto nel cuore del Centro storico dove accogliere le persone portatrici di handicap.
L’amministrazione civica ed attuale sindaco, al secondo mandato, non ha ancora deciso, dopo cinque anni, se e come portare avanti i progetti preannunciati o continuare a lasciarli ammuffire in un cassetto. Il Sig. Sindaco sta, forse, ancora valutando?
I cittadini aquilani, ahimè, hanno preso amara coscienza di trovarsi davanti soltanto a sterili e propagandistici proclami su proclami. Nel contempo, le famiglie aventi congiunti disabili sono rimaste sempre più sole e abbandonate a sé stesse.
Leonello Del Signore
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