Vengono messe in modo definitivo alla Ex Caserma militare
L’Aquila, 31 luglio 2023. Un complesso formato da 3 palazzine, più di 360 posti letto, provvisto di mensa, viene sbarrato. Una struttura che per ben 13 anni ha ospitato centinaia e centinaia di studentesse e studenti che hanno deciso di abitare quello spazio, di viverlo, di renderlo un luogo di aggregazione, di comunità. Una storia molto sofferta quella della residenza universitaria Campomizzi, dove per anni si è minacciata la sua costruzione.
Una soluzione provvisoria, che sarebbe stata utile fino alla costruzione della nuova casa dello studente. Un provvisorio che è durato 14 anni e che non ha mai avuto una progettualità definitiva, concreta. Una storia che parla di amministrazioni competenti, Regione, Adsu e Comune, che non hanno minimamente sostenuto un percorso per la costruzione di una residenza universitaria alternativa e non hanno né lavorato per trasformare Campomizzi in una Residenza Universitaria permanente, non mancando certo gli spazi per le attività dell’esercito nell’enormità della Caserma Pasquali, né hanno difeso strutturalmente il principio della permanenza almeno fino alle chiavi in mano di una Residenza pubblica alternativa e comparabile per capienza e posizione.
Così come negli ultimi anni la stessa Università non ha dato forza all’esigenza di permanenza della Residenza pubblica rivolta agli studenti aventi diritto nel rispetto dell’Art.34 della Costituzione, quindi dando centralità alla condizione economica, preferendo invece spendere il proprio peso su soluzioni, peraltro anch’esse in ritardo di anni, che non saranno nell’alveo delle normative del diritto allo studio universitario. Anni ed anni di lotta dell’UDU L’Aquila, al fianco dei lavoratori di Campomizzi e della CGIL, hanno permesso a Campomizzi di restare aperta per questi lunghi anni, dando una reale possibilità a tante studentesse e tutti gli studenti bisognosi di un posto letto e aventi diritto ad avere risposte pubbliche.
Esattamente, bisogno. Questo luogo era destinato per tutte quelle ragazze e quei ragazzi che non potevano permettersi di pagare un affitto, di sostenere le spese delle utenze, del cibo ma soprattutto era per tutte quelle ragazze e ragazzi aventi diritto. Coloro che sono realmente sconfitti dalle vicissitudini e dai conflitti sulla residenza universitaria Campomizzi sono le studentesse e gli studenti.
Questo perché ancora oggi la comunità studentesca e la città dell’Aquila troveranno un tipo di accomodamento provvisorio, ovvero l’Ater a Cansatessa, con pochi posti e ad oggi senza servizi. Un “tappabuchi”, in attesa di un reale progetto che determini la costruzione della nuova residenza universitaria pubblica cittadina.
Una città che si pronuncia “Città universitaria”, ma che sembra far di tutto per non meritare questo titolo. La chiusura di Campomizzi non è da intendersi semplicemente come un evento a sé stante: è da intendersi anche a livello globale, come di fatto un fallimento. La storia vuole che per la Ex Caserma militare Campomizzi non ci sarà più futuro.
Noi, come Udu L’Aquila, siamo orgogliosi delle lotte fatte che hanno permesso di arrivare, tra mille difficoltà, fino ad oggi. Non siamo stati complici di questa chiusura, abbiamo anche quest’anno proposto percorsi sostenibili di proroga della Residenza.
Insieme a noi ci hanno creduto e sostenuto in pochi. Troppi invece hanno accompagnato, agevolato, se non anche voluto, chiudere questa storia che è stata capace di accogliere in questi lunghi anni migliaia e migliaia di studentesse e di studenti, molti dei quali probabilmente non avrebbero potuto permettersi un alloggio privato in Città. Chiude Campomizzi. Insieme alla Caserma, si chiudono tutte le esperienze, i sorrisi, le ore di studio che molte ragazze e molti ragazzi hanno vissuto lì dentro.
Si mettono le catene, ingiuste, su una parte di storia di questa città.
UduAq Responsabile Stampa UduAq
Chloe Marrone, Martina Coccia
Coordinatore UduAq
Giacomo Piccolo
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