Il progetto di Vignola, presentato dal Comune di Vasto, non sembra rispettare, con ogni evidenza, le ultime direttive nazionali (2016/2018) in materia di erosione costiera.
Vasto, 22 novembre 2023. Secondo le “Linee guida nazionali per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici” dell’ultimo Tavolo Nazionale sull’Erosione Costiera del 2018 (sottoscritto peraltro anche dalla regione Abruzzo ), si evidenziano molteplici e sostanziali criticità legate alle barriere frangiflutti emerse e soffolte che non possono essere ignorate.
Quanto riportato nel documento redatto nel 2018 con la supervisione tecnica dell’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale e voluto dal MASE Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, mette in luce che riguardo le “barriere frangiflutti emerse e sommerse” gli “effetti indesiderati sono molteplici” Cit.
E ancora: “La diffusione che oggi si registra di queste tipologie di difesa non è quindi giustificabile con l’efficacia delle stesse, ma piuttosto con la mancanza in passato di studi, monitoraggi e analisi sufficienti a svelarne tutti gli aspetti, anche negativi, e con la necessità di rincorrere i fenomeni e le esigenze di protezione lungo zone sistemi costiere in rapido sviluppo (anni ’60 e ’70).” Cit.
Nonostante il progetto preveda a margine l’utilizzo di dispositivi recenti, le così dette Reef Ball, il cuore dell’opera si basa invero su classiche barriere soffolte, peraltro di grandi dimensioni ed estese a tutto il litorale interessato. Il progetto, così concepito, parrebbe quindi gravato da tutti gli effetti negativi dovuti alle barriere frangiflutti che, come detto, sono ampiamente documentati dalle direttive nazionali, che ne sconsigliano senza mezzi termini l’installazione.
I tempi e le tecnologie sono maturi per abbandonare un simile modello impattante, orientandosi verso soluzioni virtuose che risolvano il problema senza ledere il paesaggio, l’ambiente e i legittimi interessi della comunità tutta. Nelle prossime ore il Comitato sottoporrà all’attenzione del Comune di Vasto una bozza di progetto a supporto ed integrazione di quello esistente affinché tenga conto dei temi qui sollevati.
P.S. Di seguito si allega uno stralcio tratto dalle “Linee Guida Nazionali per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici”
fonte www.mase.gov.it (https://www.mase.gov.it/notizie/linee-guida-nazionali-la-difesa-della-costa-dai-fenomeni-di-erosione-e-dagli-effetti-dei):
“..Queste opere, sia nella versione emersa sia sommersa, fissano la linea dei frangenti, tendono a spostare verso il largo le correnti litoranee e creano una discontinuità nel trasporto solido con conseguente riduzione dell’apporto di sedimenti dalla spiaggia protetta ai litorali limitrofi ed eventuale innesco/accentuazione del fenomeno erosivo nel litorale sottoflutto. Frequentemente tali opere portano anche ad uno scadimento della qualità delle acque e dei fondali interclusi sottocosta (aumento della torbidità e della sedimentazione delle frazioni più fini).
Inoltre, per effetto del moto ondoso incidente, in corrispondenza del fianco esterno di queste opere, si determina un notevole approfondimento dei fondali e, per effetto delle correnti di ritorno durante le mareggiate, la formazione di approfondimenti locali in corrispondenza dei varchi che rappresentano vie preferenziali di allontanamento dei sedimenti dal sistema litoraneo, oltre che un pericolo per la balneazione.
Altro aspetto da tenere in considerazione nelle valutazioni e scelte progettuali, è che per l’effetto di contenimento delle onde di ritorno, quando vengono tracimate durante le mareggiate, in corrispondenza di queste opere si viene a determinare un sovralzo del livello marino e quindi una maggiore capacità di penetrazione delle onde sui litorali.
A fronte quindi di un effetto di protezione, che si esplica maggiormente in condizioni “normali” o di mareggiate di scarsa intensità, e di contenimento dei sedimenti nella spiaggia sommersa sul lato interno alla barriera, gli effetti indesiderati sono molteplici.
La diffusione che oggi si registra di queste tipologie di difesa non è quindi giustificabile con l’efficacia delle stesse, ma piuttosto con la mancanza in passato di studi, monitoraggi e analisi sufficienti a svelarne tutti gli aspetti, anche negativi, e con la necessità di “rincorrere” i fenomeni e le esigenze di protezione lungo zone sistemi costiere in rapido sviluppo (anni ’60 e ’70).”
Comitato Litorale Vivo
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