Chieti, 10 maggio 2022. Nella piazza più scombussolata d’Italia il lavoro continua. Il campo invita; tutto va avanti a San Giustino. Questo ben di Dio, nelle mani di un archeologo, non può che richiamare all’immenso piacere del movimento degli attrezzi, degli ingegni e della bellezza nascosta che riemerge e rinasce. La città e lì che attende; ogni giorno, ogni raschiata, ogni spolverata, ecco, un’attesa irrequieta per un rinvenimento storico, per un segreto svelato: per un motivo d’orgoglio che stupisce ancora.
Il tempo assiste; per una comunità che reclama storia, arte, cultura e preziosi saperi non c’è tempo inutile, tutto è votato al comune arricchimento.
I risultati comunque aiutano; dal passato sembrano emergere oggetti, reperti e vicende, tutto avvolto nel mistero. Individui dai volti incomprensibili e strutture enigmatiche ma che chiariscono bene, ed in modo inequivocabile, il duro e lungo lavoro che ci attende: impossibile progettare il proprio futuro senza conoscere le proprie origini, senza svelarne ogni mistero, ogni pertugio arcano, senza conoscere ogni angolo recondito della propria storia. Chieti ha bisogno di ricerca per il proprio futuro, ma di tanta tanta ricerca ancora, e siamo solo all’inizio.
nm
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