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TERME DI CARAMANICO, DESERTA ANCHE LA QUARTA ASTA

Malgrado le promesse della Giunta Marsilio l’impianto resterà chiuso anche nel 2024. Rischio di desertificazione commerciale sempre più concreto, è tempo di prestare ascolto alle nostre proposte

Pescara, 17 febbraio 2024. Come ampiamente prevedibile, anche la quarta asta relativa agli immobili delle Terme di Caramanico è andata deserta. Nonostante sia stata assegnata la concessione per lo sfruttamento delle acque delle due sorgenti “La salute” e “Santa Croce – Pisciarello”, nessuno ha partecipato all’asta per i due lotti in cui sono stati ripartiti i beni oggetti del fallimento (lo stabilimento termale e l’ex hotel “La Réserve”).

Sono dunque evaporati nel nulla gli annunci trionfali di Marsilio, Sospiri e D’Incecco, giusto per citarne alcuni, che si dicevano ottimisti circa il buon esito della procedura dando per imminente la riapertura delle terme. La verità è che ci troviamo ancora ad un punto morto, dinanzi ad una situazione che vede ormai la Dre s.r.l., affidataria della concessione delle sorgenti, in posizione dominante, avendo acquisito il diritto allo sfruttamento delle acque. Un vantaggio che con ogni probabilità la società sfrutterà lasciando trascorrere altro tempo fin quando il prezzo degli immobili all’asta subirà un ribasso per loro soddisfacente, col risultato che l’impianto resterà chiuso ancora a lungo.  

Il Partito Democratico ha più volte paventato una simile prospettiva. Mediante comunicati, appelli, mozioni e ordini del giorno abbiamo denunciato la scarsa appetibilità dell’investimento alle condizioni previste, indicando la soluzione più adeguata e facilmente percorribile: la partecipazione all’asta della stessa Regione Abruzzo, quantomeno in relazione al primo lotto (lo stabilimento termale), al fine di riunire in un unico soggetto la titolarità di acqua e beni immobili, e poi successivamente – nel caso non ci fosse l’intenzione di gestire le terme in maniera diretta – espletare un’unica gara per affidare la concessione e rientrare dell’esborso economico. Anche considerati gli investimenti operati in questi anni dalla Giunta Marsilio su altre zone del territorio, come ad esempio il ritiro del Napoli Calcio a Castel di Sangro per una cifra di 12 milioni di euro. Insomma, la Regione avrebbe potuto e dovuto intervenire su Caramanico, anche per consentire, in caso di eventuale fallimento del nuovo gestore, di rientrare in possesso dei beni scongiurando le lungaggini cui stiamo assistendo.

L’incapacità della Giunta Regionale di garantire in tempi brevi la riapertura del complesso termale è ormai acclarata. Cinque anni fa in campagna elettorale il centrodestra prometteva rapide e durature soluzioni del problema; tuttavia, continuiamo ad assistere ad un’infruttuosa reiterazione di aste e gare, in attesa che qualcuno aderisca, che sta producendo quale unico risultato una grave desertificazione commerciale. La prolungata chiusura delle terme sta infatti compromettendo la spiccata vocazione turistica non solo di Caramanico ma di tutto il comprensorio della Maiella, paralizzando e martoriando strutture ricettive e attività.

La nostra proposta continua a rappresentare, con ogni evidenza, l’unica strada che può consentire alla struttura di tornare operativa nel 2024 e a Caramanico di tornare a rivestire il ruolo di centro di eccellenza del settore termale. Albergatori ed esercenti sono sempre più allo stremo, si presti finalmente ascolto al loro grido d’allarme ponendo fine a questo stallo prolungato ed operando le scelte più opportune. 

Ad esprimere profonde amarezza e delusione sono anche i consiglieri comunali di Caramanico, Luca La Selva e Rita Silvaggi: «Cinque anni di promesse vane e toni trionfalistici con cui è stata di fatto presa in giro un’intera comunità, cinque anni di atti che invece di agevolare la soluzione del problema hanno finito per complicarlo ulteriormente. Nel frattempo, l’annuncio della disponibilità di oltre 9 milioni per il termalismo, nell’ambito dei fondi per lo sviluppo e la coesione, conferma che la nostra proposta è assolutamente valida, oltre che l’unica in grado di garantire la ripartenza dell’intero comprensorio».

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