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L’ANIMA DELLE ALTE TERRE

Centocinquanta anni con il CAI dell’Aquila per la montagna e gli alpinisti

L’Aquila, 28 febbraio 2024. Sabato 2 marzo 2024, alle ore 16.30, presso l’Aula Magna “Alessandro Clementi” del DSU – Dipartimento di Scienze Umane – dell’Università degli Studi dell’Aquila, verrà presentato il volume «L’Anima delle alte terre», ambizioso prodotto editoriale realizzato dalla Sezione CAI dell’Aquila, in stretta collaborazione con le realtà accademiche e scientifiche della città, con le migliori espressioni del mondo della cultura e del giornalismo, non solo di settore.

I temi trattati nel volume spaziano dall’alpinismo alla storia e struttura del Soccorso Alpino e Speleologico in Abruzzo, dal cinema di montagna in città al tema dei rifugi di montagna, dalla glaciologia alle trasformazioni dell’economia di montagna, dalla storia all’archeologia, dall’ambiente all’idrologia, dalle foreste alla fauna, dalla Perdonanza alla Transumanza e all’Alpinismo, che a L’Aquila vedono realizzarsi un incredibile crocevia di Beni Immateriali Unesco. Un libro – alla cui realizzazione hanno contribuito la Fondazione Carispaq e il Gruppo regionale CAI Abruzzo – pieno di significati simbolici, oltre che di prestigiosi contributi.

Un omaggio alla natura, alla montagna, un richiamo a rendere sempre più attuali i temi che riguardano la salvaguardia di un ambiente possente e delicato al tempo stesso, uno spaccato della nostra contemporaneità, una rappresentazione della necessità attuale, per gli esseri umani, di rivedere un rapporto con la natura liberato finalmente dai lacci del consumismo, nel senso letterale del consumo di una natura non depredabile in eterno. 150 anni di vita, per la Sezione aquilana del Club Alpino Italiano, rappresentano un’età importante. Il 2023 vede tanti Soci impegnati sui temi cari a tutti noi: l’informazione, la formazione, la tutela della natura alpina, la cura dei rifugi e dei sentieri, la diffusione continua di una cultura della montagna, di una montanità sempre più necessaria, continuando ad affermare un costante impegno per queste finalità. Il Club Alpino Italiano sa che mai come oggi è necessario rammentare, agli Associati e a tutti gli appassionati, quanto sia importante custodire, recuperare e valorizzare in modo sostenibile, curare, proteggere un ambiente così delicato, quanto e perché sia utile far crescere la cultura dell’andare in montagna con maturità.

I risultati della ricerca, presso l’Archivio nazionale del CAI, dei documenti attestanti la nascita della Sezione dell’Aquila nel 1873, ci permettono oggi di festeggiare questa ricorrenza così importante: le celebrazioni possono essere vuote esibizioni autoreferenziali ma, se la crescita ha un intrinseco portato di maturità, possono anche rappresentare occasioni per ricordare cosa il CAI è e rappresenta, in questa città e per questa città, da un secolo e mezzo. L’ultima pandemia ha lasciato dietro di sé un enorme vuoto, un desiderio di rivincita, di riscatto, di libertà nel potersi muovere, spostare, vivere i grandi spazi aperti. È stata una reazione più che comprensibile, giusta.

Questa tensione, questo desiderio, ha trovato nei vasti spazi che la montagna offre un naturale terreno di gioco, il primo luogo dove esistevano – non solo nell’emergenza sanitaria ma da sempre – il distanziamento e la possibilità di svolgere attività all’aria aperta. Il risultato di tutto ciò è stato un aumento impressionante dei frequentatori dei sentieri, spesso non educati, molto spesso non rispettosi dell’ambiente, nella maggior parte dei casi impreparati. Moltissimi hanno messo in pericolo se stessi e gli appartenenti al Soccorso Alpino, per inconsapevolezza, prima ancora che per un malinteso senso di avventura. Gli spazi delle montagne abruzzesi non sono paragonabili, per estensione, a quelli dell’arco alpino, anch’essi messi sotto pressione.

Tante persone, troppe, concentrate in poche zone e itinerari che attraversano territori delicati, non in grado di sopportare un impatto antropico così imponente. Cinquanta anni or sono, il bel libro “Omaggio al Gran Sasso”, che la Sezione dedicò ai suoi cento anni di attività, resta ancora adesso un documento fondamentale, perché racconta di un mondo che – pur non così distante nel tempo storico – oggi ci appare lontanissimo: allora la Sezione non disponeva di una sede di proprietà, oggi svolge le sue attività in un palazzo prestigioso, che fa parte del patrimonio culturale tutelato della città, con una bellissima sala conferenze dedicata a Michele Iacobucci, primo presidente del CAI cittadino, spazio acquistato con volontà e lungimiranza grazie alla generosità dei Soci. Il Parco nazionale del Gran Sasso – Monti della Laga non esisteva, se non nelle illusioni di pochi, considerati all’epoca dei visionari, come non c’erano il Parco nazionale della Majella e il Parco naturale regionale del Sirente Velino.

Il sistema delle aree protette, oggi, fa parte del sentire collettivo, è uno straordinario volano di potenziale crescita, culturale ed economica. L’esistenza di questo sistema è un risultato del quale anche la Sezione aquilana del CAI può vantarsi, avendo sognato, seguito, curato, analizzato, studiato e progettato quella che cinquanta anni fa era solo un’idea utopistica. È sufficiente pensare ai tanti e preziosi contributi, di carattere storico e tecnico-scientifico, ospitati nel “Bollettino” della Sezione, gemma dimenticata per troppo tempo.

La Sezione CAI dell’Aquila, a partire dal 1924, iniziò la pubblicazione di un “Bollettino Mensile”, imprescindibile fonte di sapere multidisciplinare sul Gran Sasso per chiunque volesse (e voglia ancora) approfondirne gli aspetti storici, sportivi, culturali, sociali e scientifici. Nel pieno di una crisi climatica globale, è su questa traccia che il Club Alpino Italiano prosegue il suo cammino, adattandosi ai tempi. La Sezione CAI dell’Aquila è cresciuta, è maturata e oggi è pronta per affrontare con rispetto, umiltà e fermezza, le sfide degli anni a venire.

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