Di W. Centurione
La tragedia dell’Aquila ha tolto uno splendido bambino a due genitori, ed ecco che la disperazione va di pari passo con l’impotenza. Un incidente, pochissimi secondi che spazzano via tutto; quanto costruito non avrà sviluppo perché non ha più senso senza il proprio bimbo.
Eventi come questi vorresti mai accadessero e la rassegnazione poi la fa da padrone. Il piccolo Tommy, quattro anni giocava e adesso non gioca più, sorrideva e adesso non sorride più, piangeva e adesso non piange più, insomma il vuoto assoluto, mercoledì 18 maggio 2022 sancisce che il piccolo bimbo indifeso e incosciente non tornerà più a casa dai suoi genitori.
Dopo molteplici tentativi di rianimarlo nella speranza che il cuoricino del proprio figlio torni a battere; poco dopo apprendi che non batterà più.
Un padre, una madre, una famiglia affranti e presi dalla totale disperazione, ma protetti da una grande fede, trovano la forza di perdonare la donna indagata per omicidio colposo, proprietaria dell’auto che, sfrenandosi, ha investito uccidendo il piccolo Tommy e ferito altri quattro bambini.
Le parole del padre di Tommaso, stravolto da una perdita che non ha paragoni, non restituiscono alcuna vendetta nei confronti della donna; è convinto che la tragedia appartiene anche a lei e si dicono (moglie e marito) pronti ad abbracciarla perché la fatalità ha colpito non solo la loro famiglia ma anche quella della donna, madre dei due gemelli frequentanti lo stesso asilo del piccolo Tommaso che è volato in cielo.
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