Certi luoghi, pur avendo perso nel tempo una certa destinazione d’uso, per taluni continuano ad averla
Pescara, 3 settembre 2022. Parlo in particolare della postazione di raccolta rifiuti rilevata il 27 e il 29 agosto scorso lungo la Strada Parco, a 50 metri dal Conservatorio, lato monte in direzione nord: materiali di ogni tipo tracimavano abbondanti dai cassonetti ormai sommersi.
Più di uno, commentando la mia segnalazione, aveva fatto risalire il disservizio alla chiusura della Strada Parco per via de lavori in corso e quindi all’impossibilità per i mezzi di nettezza urbana di raggiungere la postazione. Cosa che poi però è avvenuta.
Oltre a rimuovere i rifiuti, però, sono stati giustamente tolti anche i cassonetti.
Senonché c’è chi crede che quel luogo sia ancora deputato al conferimento dei sacchi di monnezza, differenziata o meno, e continua a portarla lì, incurante dell’assenza dei contenitori. Una sorta di “ricordo” non rimosso che fa vedere quello che non c’è più, ma che, con incivile presunzione, si ritiene debba “logicamente” ancora esserci.
Ma un altro esempio di “effetto memoria”, e che anche in questo caso non saprei a chi attribuire, l’ho rilevato dietro il recinto dell’edificio di Via Passolanciano dove hanno sede diversi uffici della Regione e della Provincia. In prossimità del cancello di ingresso, in uno spazio interno riservato che quindi si suppone custodito, vi è una postazione di raccolta dei rifiuti, differenziati e no, ad uso di chi frequenta quell’edificio. La presenza degli uffici richiamati, della Regione che “legifera” in materia di gestione dei rifiuti, e il cui assessorato di riferimento aveva la sede proprio lì, ma anche della Provincia, a cui una volta faceva capo il relativo osservatorio, dovrebbe richiamare scenari di efficienza ed efficacia, a partire dai luoghi delle rispettive sedi. E invece prevale l’incuria e l’abbandono: quando i cassonetti tracimano, per un’imprecisione nel calcolo dei tempi di riempimento, gli utenti si sentono autorizzati a buttare tutto nei dintorni, e chi raccoglie si limita a svuotare i contenitori, lasciando il resto sul prato o in strada.
Si tratta di un “effetto memoria”, che colpisce chi conferisce male le bottiglie di plastica (senza schiacciarle per far occupare meno spazio), il rifiuto di gran lunga più diffuso nei dintorni (ma le famose borracce?), e poi anche carta e cartone, ma anche chi raccoglie, a cui evidentemente non viene sufficientemente ricordato di dare una pulita nei dintorni.
Solo un problema di memoria? Non credo, purtroppo.
Giancarlo Odoardi
Rifiuti Zero Abruzzo
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