FESTIVAL DELLA CULTURA ROM E SINTI

Rom abruzzesi alla sesta edizione

Isernia, 6 aprile 2024. Domenica 7 aprile in occasione della giornata internazionale del popolo rom  presso l’auditorium Unità d’Italia a Isernia, si terrà la 6 edizione Festival della Cultura Rom e Sinti

L’evento promosso e distenuto dall’ UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) che si colloca nella settimana della cultura che va dal 3 al 10 Aprile dove ci saranno una serie di eventi. Il Festival vuole valorizzare le risorse artistiche della comunità rom, per far conoscere la bellezza di un popolo, proponendo esempi positivi di integrazione nel tessuto sociale.

Al Festival prenderanno parte anche rom abruzzesi : Angela De Rosa di Sulmona ( AQ)  vincitrice della quinta edizione del Festival e Veronica De Rosa  di Sulmona (AQ)

In veste di giurato poi vedrà la presenza di Virginia Morello  ( la prima donna rom  rappresentante sindacale ) di Martinsicuro (TE) e Giulia Di Rocco ( membro del Forum RSC UNAR e membro IRU)   originaria di Pratola Peligna (AQ)

Perché nasce questo festival:

• Combattere l’antiziganismo in Italia attraverso la conoscenza della nostra cultura

• Promuovere l’inclusione sociale dei gruppi Rom Sinti e Camminanti (RSC) in Italia attraverso la mobilitazione di risorse umane

• Promuovere giovani /e artisti emergenti

Il focus dell’ evento è quello di promuovere la cultura dando una visione diversa dai luoghi comuni, spesso propagata in maniera contorta ed equivoca.

Tale evento sostiene la Coordinatrice Saska Jovanovic, vuole essere una fusione con la comunità dominante attraverso un dialogo e partecipazione attiva alla realizzazione di questo evento dove tutti sono costruttori di proprie idee per combattere contro gli stereotipi comuni.

Il programma prevede:

• Artisti professionisti Rom e Sinti di elevato spessore

• Gara di artisti emergenti Rom e Sinti (con apposita giuria tecnica di artisti professionisti del mondo dello spettacolo)

• Sfilata di alta moda della stilista Sara Cetty

• Buffet della tradizione culinaria Rom e Sinti




PREVENZIONE RISCHI DISASTRI NATURALI

Presentati all’Aquila, alla presenza delle segreterie nazionali dei sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, i risultati del progetto Territori Aperti

L’Aquila, 6 aprile 2024. Venerdì scorso, a L’Aquila, nel Centro congressi Luigi Zordan dell’Università de L’Aquila, sono stati presentati i risultati di cinque anni di attività realizzate nell’ambito del progetto Territori Aperti.

Il progetto, condiviso con il Comune dell’Aquila e finanziato dal Fondo Territori Lavoro Conoscenza di CGIL, CISL e UIL, ha creato i presupposti per l’istituzione di un Centro interdisciplinare di documentazione, formazione e ricerca sulla prevenzione e sulla gestione dei disastri e sui processi di ricostruzione materiale e immateriale delle aree colpite, con particolare attenzione alle questioni economiche e sociali, alla pianificazione territoriale e alle questioni sanitarie. Il progetto è basato sui principi della open science e su un’infrastruttura tecnologica innovativa per la raccolta, il trattamento e l’analisi dei dati.

Nell’ambito del progetto è stato realizzato un Master in management tecnico-amministrativo post-catastrofe negli enti locali, giunto alla quarta edizione, che ha formato 154 professionisti e ha dato vita al Toolkit Disaster Preparedness, una raccolta a disposizione di cittadini e istituzioni composta da più di 90 esperienze che sono confluite in  22 raccomandazioni per la gestione dei disastri, elaborate dagli esperti accademici a partire dalle tesi del Master e dai progetti del Comitato sisma centro Italia.

Inoltre, è stata realizzata un’infrastruttura tecnologica per integrare e rendere disponibili i dati raccolti e analizzati, 23 banche dati di open data collegate direttamente al sito, 14 approcci di analisi e metodi sviluppati, 3 applicazioni, 10 tesi universitarie, 56 pubblicazioni scientifiche di cui 35 in riviste e conferenze internazionali di prestigio, e 26 rapporti tecnici prodotti dal progetto. Attualmente 6 centri collaborano al sistema informativo e ben 10 enti (locali e nazionali) partecipanti alla rete di istituzioni coinvolte nel progetto. Il numero delle visite al sistema informativo è attualmente oltre 35.000 e il numero di downloads dei documenti pubblicati del Centro (pubblicazioni, deliverables, ecc.)  è poco sotto i 21.000.

Oltre agli studenti universitari e a quelli del master, sono stati formati tre professionisti in ambito più strettamente tecnologico e sono stati svolti 27 tirocini interni. Nei cinque anni di progetto sono state assunte 39 figure professionali che grazie all’esperienza di Territori Aperti hanno potuto potenziare e ampliare le proprie conoscenze tecniche e le competenze trasversali, riuscendo tutti a progredire in tempi brevi nella propria carriera di lavoro. Il 26% dei contrattualizzati ha ottenuto un lavoro a tempo indeterminato.

Il numero dei progetti nazionali e internazionali in cui UnivAQ-Territori Aperti è partner è attualmente pari a 10, con 3 di rilevanza europea, permettendo alle attività di Territori Aperti di andare oltre il finanziamento originale. Infine, Territori Aperti ha partecipato a più di 60 eventi e organizzato più di 15 eventi che ha attratto in media sopra i 100 partecipanti.

All’evento di oggi hanno partecipato: il segretario generale della CGIL Maurizio Landini; Andrea Cuccello, della segreteria nazionale CISL; Ivana Veronese, della segreteria nazionale UIL; il rettore UnivAQ Edoardo Alesse; i professori UnivAQ Lelio Iapadre, Antinisca Di Marco e Donato Di Ludovico; Salvatore Provenzano e Raffaello Fico, titolari degli Uffici speciali della ricostruzione dell’Aquila e dei Comuni del Cratere. Presente anche, in videocollegamento, Stefano Massini, attore, drammaturgo, scrittore e narratore.

L’incontro è stata l’occasione per discutere sulle prospettive future del centro e sul suo ruolo nei processi di ricostruzione delle aree colpite da disastri naturali e antropogenici.

“È con molto piacere che tiriamo la somma del progetto Territori Aperti-dichiara Edoardo Alesse, Rettore dell’Università degli studi dell’Aquila- sperando di riuscire a stabilizzare i temi, i metodi ed anche lo spirito dell’iniziativa attraverso la costituzione di un centro di ricerca all’interno della nostra università, ma aperto e fruibile da tutti coloro che per varie ragioni ne avessero bisogno. In questo momento due parole mi vengono alla mente: gratitudine ed impegno. Gratitudine per le sigle sindacali, oggi presenti ai massimi livelli, ma soprattutto per i lavoratori che hanno contribuito in solido allo sviluppo del progetto; impegno forte, qualificato, introdotto con abnegazione da parte di tutti coloro che hanno fatto progredire le idee progettuali raggiungendo risultati pregevoli da un punto di vista formativo come il Master in management post-sisma ed operativo come il Toolkit di risposta alle calamità. Complimenti dunque ai sindacati, al Comune, agli uffici per la ricostruzione e naturalmente all’Università dell’Aquila”.

“L’infrastruttura tecnologica di Territori Aperti è connessa con l’infrastruttura europea SoBigData RI che garantisce la visibilità e il riuso dei risultati ottenuti nel progetto a livello europeo, nel pieno rispetto della Open Science” dichiara la prof.ssa Antinisca di Marco, “Rendere i dati e i metodi accessibili permette, in modo sostenibile, di rianalizzare fenomeni legati ai disastri e alla ricostruzione con innovative tecniche valorizzando in maniera continua i finanziamenti pubblici investiti per generarli. Inoltre, attraverso il finanziamento PNRR SoBigData.it che mira a rafforzare l’hub italiano dell’infrastruttura europea, l’Ateneo aquilano sta creando un nuovo data center ad alte prestazioni computazionali e di storage che, insieme con il virtual laboratory su Disaster and recovery di SoBigData RI, permetterà al nascente centro di avere a disposizione la necessaria tecnologia e competenza scientifica informatica per poter procedere con le sue attività.

L’incontro di oggi” dichiara Lelio Iapadre, prorettore delegato per lo sviluppo sostenibile e coordinatore del progetto Territori Aperti “è in primo luogo un’occasione per esprimere la gratitudine dell’Ateneo e della città dell’Aquila al Fondo Territori Lavoro e Conoscenza di CGIL, CISL e UIL per aver reso possibile la nascita del centro Territori Aperti, grazie ai contributi offerti da lavoratrici e lavoratori dopo il terremoto del 2009. Le attività di formazione, ricerca e collaborazione sociale del centro Territori Aperti rappresentano un esempio del ruolo che gli atenei possono svolgere per aumentare la resilienza dei territori ai disastri di origine naturale o antropica e per contribuire a generare percorsi di sviluppo sostenibile, coniugando l’apertura internazionale dei sistemi locali con obiettivi di giustizia sociale e ambientale. Il Toolkit Disaster Preparedness e la metrica di benessere sociale costruita insieme con le organizzazioni sociali attive nel territorio del sisma 2009 rappresentano strumenti fondamentali a disposizione delle istituzioni pubbliche e della cittadinanza per valutare la qualità delle politiche di ricostruzione”.

“Territori Aperti ha anticipato, ha sollecitato, ha spronato il dibattito sulla creazione di un Dipartimento Nazionale delle Ricostruzioni, dichiara Salvatore Provenzano, titolare dell’USRA. Il Paese ha necessità di un dipartimento che al pari del dipartimento della Protezione Civile (che coordina i processi in emergenza) coordini i processi di ricostruzione. Il dibattito parlamentare che seguirà alla presentazione del Disegno di legge appunto istitutivo del Dipartimento delle ricostruzioni può e deve trovare ottimi spunti dal  Toolkit Disaster Preparedness e più in generale dell’esperienza di Territori Aperti che ha messo in connessione le esperienze di ricostruzione dei territori colpiti dai più recenti eventi sismici mettendo in luce le buone pratiche e altresì evidenziando le criticità che inevitabilmente esistono in processi complessi quali quelli della ricostruzione.”

“Le aree del cratere 2009, ed in particolare quelle montane, sono state interessate da un progressivo spopolamento e marginalizzazione, a causa di mancanza di connettività, di produttività ed del limitato accesso ai servizi pubblici, tra cui l’istruzione e l’assistenza, che nel tempo ha contribuito alla minore attrattività di questi territori come luoghi in cui vivere e lavorare” osserva il responsabile dell’USRC Raffaello Fico “Di conseguenza , anche le risorse culturali, naturali ed il patrimonio materiale di queste aree hanno subito un progressivo declino e decadenza, in quanto non inclusi all’interno di sistemi economici in grado di valorizzarli. Nell’ambito dei progetti di studio di Territori Aperti, attraverso attività di ricerca e analisi in sinergia con l’Università dell’Aquila, l’USRC, ha contribuito ad aprire un percorso importante, volto a manifestare la capacità degli enti territoriali a sviluppare un processo di ricostruzione urbana, sociale ed economica delle aree maggiormente esposte a rischio. Grazie al lavoro dei comuni si può concorrere a promuovere lo sviluppo del territorio e la valorizzazione delle aree interne attraverso processi di partecipazione di cui l’Ufficio si fa promotore”.

“Il progetto che abbiamo deciso di finanziare” dichiara Maurizio Landini, segretario generale Cgil  “rappresenta per il nostro sindacato un motivo di orgoglio: in una condizione di profonda difficoltà, favorire occasioni di studio è indubbiamente uno strumento per scommettere sullo sviluppo di territori che, dopo la tragedia, rischiano di essere abbandonati. Ma il successo di questo lavoro comune non deve fermarci, i nostri sforzi devono proseguire per garantire a questi territori la valorizzazione necessaria. E questo lo si fa a creando lavoro stabile e di qualità, investendo sulle grandi scommesse a cui siamo chiamati per affrontare le due grandi transizioni, quella ambientale e quella digitale. La Cgil non si fermerà e continuerà a battersi per tutto questo”.

“L’incontro di oggi” sottolinea Ivana Veronese “dimostra come la solidarietà di lavoratrici e lavoratori abbia permesso di realizzare un progetto concreto nella ricostruzione post terremoto.   Siamo in un territorio che si trova all’incrocio di diversi assi: sotto un profilo economico presenta caratteristiche simili a quelle delle Regioni centro-settentrionali, ma sono presenti anche elementi tipici del Mezzogiorno, sotto il profilo sociale e istituzionale. La maggior parte dei Comuni del cratere, poi, sono caratterizzati da bassa densità di popolazione. La struttura industriale presenta un marcato dualismo: un gruppo ristretto e molto qualificato di aziende medio-grandi e una grandissima maggioranza di microimprese. Occorre sicuramente ammodernare le infrastrutture delle aree industriali, con il completamento della metanizzazione e l’infrastrutturazione digitale a banda larga. Serve investire nelle infrastrutture immateriali, come le cosiddette trasversali, e promuovere e stimolare i collegamenti tra mondo delle imprese, mondo della ricerca, dell’università e dei centri di ricerca interni ed esterni al territorio. Abbiamo, infine, la sfida dell’intelligenza artificiale e ci dobbiamo porre il tema di come governiamo il lavoro. Siamo convinti dell’importanza della ricerca e dell’innovazione tecnologica per anticipare le trasformazioni cruciali del sistema produttivo, ma dobbiamo mettere al centro della mission le persone. Di conseguenza abbiamo bisogno di più istruzione e più formazione”.

“Territori Aperti” dichiara Andrea Cuccello “è stata una straordinaria intuizione che ha messo in sinergia Enti Pubblici, Sindacati, Università grazie ad un finanziamento del fondo territori lavoro e conoscenza, costituito con una sottoscrizione tra i lavoratori aderenti a CGIL, CISL, UIL, è stato sicuramente un progetto che ha dato vita ad una eccellenza, un centro interdisciplinare di documentazione, formazione e ricerca, basato su una infrastruttura tecnologica integrata nella rete europea SOBIGDATA RI che lavora su tutti gli aspetti inerenti la prevenzione e la gestione dei disastri naturali e antropogenici, nonché dei processi di ricostruzione delle aree colpite. La Cisl, prosegue Cuccello, crede profondamente allo straordinario e fecondo supporto del mondo accademico, come conoscenza e come promotore di nuovo sapere ma anche per realizzare nuove idee e nuove modalità operative. E siamo convinti che tutto ciò deve essere preso in considerazione creando una osmosi ed un punto di riferimento  rispetto a quanto in questi mesi si è andato articolando presso la Commissione Ambiente di Camera e Senato, rispetto alle  tre proposte di legge inerenti le calamità naturali, sulle quali come Cisl abbiamo polarizzato le nostre osservazioni nelle quali abbiamo evidenziato come siamo efficienti nella gestione dell’emergenza, siamo più carenti nel sistema della programmazione di ricostruzione. Dobbiamo rendere protagonista una struttura già esistente che si chiama Casa Italia, la quale deve essere rafforzata nell’organico assegnandole il compito di essere Struttura di Missione di riferimento per la ricostruzione e la fase post-emergenziale. A 15 anni dal tragico evento del 6 aprile, si è posto il tema della ricostruzione, con i suoi tempi ed i suoi costi. Ma ci è chiara una cosa: un Paese come l’Italia ad alto rischio sismico deve aumentare la sicurezza del patrimonio edilizio esistente. Questo è possibile anche utilizzando l’esperienza dei nostri Enti Bilaterali presenti in edilizia e investendo sulla qualità ed innovazione delle nuove costruzioni. Temi quest’ultimi che sono stati recepiti anche dal Governo in occasione del confronto con il Ministro del Lavoro in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro”.




PER UNA SCUOLA PIÙ GREEN

Negli spazi esterni del Liceo Marie Curie, la messa a dimora di nuove essenze arboree nell’ambito del progetto di educazione ambientale

Giulianova, 6 aprile 2024. Sono stati messi a dimora tanti nuovi alberi, ieri mattina, nel giardino del Liceo Marie Curie. L’iniziativa, che  rientra nel progetto Per una scuola più green promosso dalla direzione scolastica, è stata organizzata dall’ associazione “Un albero in più” e dalla scuola di basket Happy Drake con il patrocinio della Provincia di Teramo e del Comune di Giulianova.

Alla fattiva lezione di educazione ambientale hanno partecipato numerosi alunni del Liceo. Erano presenti il Sindaco Jwan Costantini, la dirigente scolastica Silvia Recchiuti, i consiglieri provinciali Flavio Bartolini e Luca Lattanzi, il presidente di Un albero in più Nicola Di Battista e quello della scuola di basket Happy Drake Nicola Sacripante.

Si è trattato di un bel momento in cui scuola, istituzioni, associazioni hanno dato concretezza ad un impegno di riqualificazione e potenziamento del verde pubblico, a testimonianza di come un rapporto di collaborazione, specie se gestito su più livelli, possa portare a risultati utili e duraturi.




IN MEMORIA DELLE VITTIME DEL SISMA 2009

Domenica 7 aprile per la chiusura della settantunesima stagione della Camerata Musicale al Teatro M. Caniglia

Sulmona, 6 aprile 2024. Ultimo appuntamento di stagione per la Camerata Musicale Sulmonese che, quest’anno più che mai, con una proposta ampia e variegata, è riuscita a coinvolgere ed entusiasmare un vasto pubblico di varie età e aspettative. Dopo aver messo a segno una serie di serate sold out,  si chiude in bellezza nel segno del ricordo e della solidarietà. Con una grande produzione che vede coinvolti oltre cento artisti, l’Orchestra Sinfonica Abruzzese,  quattro cori,  con la voce solista del soprano Martina Tragni e la Direzione affidata al M° Pasquale Veleno, la Camerata Musicale rende omaggio alle vittime del sisma del 2009.  L’Istituzione Sinfonica Abruzzese ricorda il dramma del 6 aprile che 15 anni fa ha sconvolto la vita della città dell’ Aquila e di tanti comuni d’Abruzzo, con una produzione imponente e fortemente significativa, dedicata alla memoria delle vittime.

Tre i concerti nel programma, 4 aprile a L’Aquila, 5 a Pescara, e domani, domenica 7 aprile a Sulmona presso il Teatro M. Caniglia alle ore 18 per la Camerata Musicale Sulmonese.

La produzione – che si avvale della direzione del M° Pasquale Veleno,   e della presenza del soprano Martina Tragni – vanta la collaborazione del Conservatorio Statale di Musica “A. Casella” dell’Aquila e la presenza di alcune fra le compagini corali più importanti d’Abruzzo: Coro Gran Sasso e  Corale Novantanove dirette dai Maestri  Carlo Mantini ed Ettore Maria del Romano,   mentre il Coro della Virgola e il coro dell’ Accademia per il concerto di Pescara.

Al Teatro Caniglia di Sulmona,  per l’ultimo concerto dell’iniziativa con cui si conclude anche la settantunesima stagione musicale della Camerata Sulmonese, un grande coro composto da tutte le quattro corali stringerà, in un abbraccio ideale, tutta la popolazione abruzzese che ha vissuto il sisma e che continua la fondamentale opera di ricostruzione materiale e sociale.

La proposta musicale unisce fede e sinfonismo con una travolgente forza espressiva e narrativa nell’esecuzione di un programma interamente dedicato a Felix Mendelssohn Bartholdy che comprende la sua sinfonia più matura, la Sinfonia n. 3 op. 56 in La min. detta “Scozzese”, oltre a un’ esecuzione inconsueta e originale di un’opera di straordinaria ispirazione come il suo Salmo n. 42 “Wie Der Hirsch schreit nach frischern Wasser” per soli, coro e orchestra.

In conclusione, verrà eseguito il Mottetto op. 78 n. 2 “Richte mich, Gott” (Salmo n. 43) per doppio coro misto a cappella.

“Ricordare per alimentare la memoria e dare forza al futuro. -dice il M° Bruno Carioti,  Presidente dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese- Con questo spirito e con l’impegno di oltre cento artisti, affidiamo alle note di Mendelssohn l’omaggio alle vittime di quella terribile notte che ha segnato la storia della nostra comunità. L’emozione della musica è speranza e consapevolezza, amore e gratitudine per una ricostruzione che non ha mai dimenticato la dimensione umana. L’Aquila ed il suo cratere, con la forza dei suoi amministratori e dei suoi

cittadini, continua a percorrere con fierezza il suo percorso di rinascita. A nome dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese  il ringraziamento va al Comune dell’Aquila,  alla Curia aquilana, al Conservatorio Statale di Musica “A. Casella” il Coro dell’Accademia, il Coro della Virgola, il Coro Novantanove e il Coro Gran Sasso   voluto aderire a questa produzione tanto complessa quanto emozionante. L’Aquila e l’Abruzzo sapranno testimoniare ancora una volta come la musica e la cultura siano un baluardo senza tempo capace di unire nel ricordo”.

Con questo programma musicale il pubblico sarà coinvolto in un sensazionale viaggio musicale, tra i colori dell’orchestra sinfonica e le atmosfere del coro a cappella, permeato di afflato evocativo e perfezione stilistica, da cui traspare la vena felice e ottimistica che contraddistingue la penna del compositore tedesco. Egli è l’uomo moderno che crede in Dio, guarda a lui con fiducia, e in lui cerca l’ispirazione profonda per i suoi capolavori. La sensibilità d’animo e la fede autentica di Mendelssohn si riflettono perciò negli adattamenti dei Salmi che mettono in risalto anche le istanze estetiche e semantiche del Romanticismo. Una lettura che guarda da una parte

all’antica polifonia rinascimentale e alle possibilità espressive del contrappunto e dall’altra riprende le evoluzioni più vicine al periodo storico del compositore. Una traiettoria che Mendelssohn conduce secondo una visione certamente personale ma sempre aperta al confronto continuo con le tradizioni dei repertori sacri, una traiettoria che giungerà poi a sviluppi successivi con gli interventi dei grandi compositori dell’Ottocento.

ORCHESTRA SINFONICA ABRUZZESE

Coro Gran Sasso e  Corale Novantanove

Coro della Virgola e Coro dell’ Accademia

 Maestri di coro

Carlo Mantini –  Ettore Maria del Romano

soprano Martina Tragni

Direttore M° Pasquale Veleno

musica di  

Felix Mendelssohn Bartholdy

Teatro Comunale “Maria Caniglia” di  Sulmona

domenica 7 aprile ore 18.00




L’ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO

Quindici anni fa il terremoto, erano le ore 3 e 32 del 6 Aprile del 2009

L’Aquila, 6 aprile 2024. Nicola Labbrozzi  (Presidente dell’Ordine dei Geologi D’Abruzzo): “Il 100% dei comuni abruzzesi è a rischio sismico. Ad oggi completati, su tutto il territorio regionale, gli studi di microzonazione sismica. Quanto è accaduto a Taiwan, nella sua tragicità, ci conferma che una buona progettazione e un consapevole utilizzo del territorio possono consentirci di gestire i rischi ed evitare la distruzione di città e culture”.

“Alle ore 3 e 32 del mattino del 6 Aprile del 2009, un terremoto di magnitudo 6,3 con epicentro nella zona compresa tra le frazioni di Roio Colle, Genzano di Sassa e Collefracido, colpì l’Abruzzo, interessando il territorio posto a cavallo tra Italia Centrale e Italia Meridionale. Le vittime furono 309, i feriti 1.600, i danni furono di circa 10 miliardi di euro. Il 100% dei comuni abruzzesi è a rischio sismico. Ad oggi gli studi di microzonazione sismica di Primo Livello che hanno individuato le zone a comportamento sismico omogeneo, hanno coperto tutto il territorio abruzzese. 

Per la microzonazione sismica di II e III livello, dunque con caratteristiche più dettagliate a livello locale, gli studi sono stati conclusi per il 9% dei comuni abruzzesi ed avviati per il 30%. Nell’ambito della ricostruzione pubblica, su un totale di 758 interventi, ben 361 risultano conclusi, 126 sono in fase di attuazione, 107 in fase di collaudo, 139 in fase di progettazione e 25 in fase di programmazione.

Per quanto riguarda la ricostruzione privata su un numero di 29.830 pratiche presentate, ben 29.040 risultano concluse, mentre 790 sono da istruire. A quindici anni dall’evento sismico che ha scosso L’Aquila e l’Abruzzo tutto, siamo sempre più consapevoli di quanto sia importante la nostra figura per la tutela di vite umane, conservazione del patrimonio edilizio e per la conoscenza della vulnerabilità territoriale attraverso la prevenzione, vorremmo che ne fossero più consapevoli anche istituzioni e opinione pubblica”. Lo ha affermato Nicola Labbrozzi, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Abruzzo, alla vigilia dell’anniversario del terremoto de L’Aquila, che colpì l’Abruzzo il 6 Aprile del 2009.

Taiwan invita ad una profonda meditazione!

“Il terremoto di Taiwan, nella sua tragicità, ci conferma che una buona progettazione e un consapevole utilizzo del territorio possono consentirci di gestire i rischi ed evitare la distruzione di città e culture.

Anche per questo, da anni, l’Ordine dei Geologi della Regione Abruzzo – ha concluso Labbrozzi – è attivo nella sensibilizzazione della cittadinanza per la diffusione della cultura geologica e dei principi di Protezione Civile e coopera con gli enti preposti”.




#DOMENICALMUSEO

MuNDA entrata gratuita il 7 aprile

L’Aquila, 6 aprile 2024. Con i  dati di affluenza di Pasqua e Lunedì dell’Angelo, circa 2000 visitatori, che  hanno confermato nuovamente  il Museo Nazionale d’Abruzzo fra i musei   più visitati d’Italia nella classifica del MiC, il MuNDA il 7 aprile  rinnova l’appuntamento con #domenicalmuseo che consente l’ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.

Il Museo Nazionale d’Abruzzo sarà aperto nelle due sedi:

MuNDA – via Tancredi da Pentima, di fronte alle 99 cannelle orario 8.30/19.30. Ultima entrata ore 19.00.

La Sala francescana è stata  allestita  temporaneamente con 14 disegni provenienti dalla donazione di un collezionista privato, in memoria di Carmela Gaeta, in dialogo  con i sette dipinti su tela di Giulio Cesare e Francesco Bedeschini delle collezioni del MuNDA. Questo permetterà la manutenzione straordinaria delle opere che erano esposte nella Sala francescana   in previsione della loro futura esposizione negli spazi restaurati del Castello cinquecentesco. L’esposizione è corredata di stampe tattili 3D con descrizioni fruibili tramite QrCode e Braille e di due video realizzati in occasione della mostra, appena conclusa, “ Giulio Cesare e Francesco Bedeschini. Disegno e invenzione all’Aquila nel Seicento” da Altair4 Multimedia.

Il Mammut  al Castello Cinquecentesco orario 9.30/18.30. Ultima entrata ore 18.00

Biglietto: intero: 7 €, ridotto: 2 € (dai 18 ai 25 anni),  gratuito al di sotto dei 18 anni

I biglietti di accesso al Museo Nazionale d’Abruzzo possono essere acquistati direttamente in biglietteria,  sul portale dei Musei italiani al link www.museiitaliani.it o sull’app Musei Italiani.

Prenotazione obbligatoria per gruppi costituiti da più di 20 persone all’indirizzo e-mail mn-abr.urp@cultura.gov.it




GIORNATA INTERNAZIONALE DELLO SPORT

Sabato ricco di eventi a Castiglione Messer Raimondo

Castiglione Messer Raimondo, 6 aprile 2024. Sabato ricco di eventi, a Castiglione Messer Raimondo, oggi, 6 aprile, Giornata internazionale dello Sport. Non solo le iniziative interamente sportive, ma spazio anche alla prevenzione e alla salute, con gli screening ecografici gratuiti.

Si inizia alle 9:30, con il Calcio balilla umano, al campo sportivo di Piano San Donato, dove, alla stessa ora, ci sarà anche il mini golf. Poi, alle 10:00, nella palestra comunale, sarà la volta di basket e minibasket, a cura di Atri Basket e Penne Basket. Per tutta la giornata, dalle 9:30 alle 18:30, il campo di padel di Piano San Donato sarà aperto gratuitamente al pubblico, così come il campo di bocce, nella stessa fascia oraria.

Nel pomeriggio, alle 16:00, al campo sportivo, sarà la volta della partita Valfino Calcio – Torrese U15, mentre alla stessa ore, nella palestra comunale, sarà protagonista il Fatburner, con l’Asd I Professionisti delle Scienze Motorie. Alle 17:00, poi, si giocherà a Volley con l’Asd Watanka. Sempre nella palestra comunale, dalle 18:00, ci saranno i balli di gruppo a cura di Lory Dance. Per tutta la giornata di sabato e per domenica, infine, al laghetto del Pescatore, in contrada Cesi, si svolgerà la finale del campionato italiano individuale Trout Area.

In occasione della Giornata internazionale dello Sport, spazio anche alla prevenzione e alla sensibilizzazione delle malattie della tiroide: dalle 9:00 alle 13:00, nella sala polifunzionale del paese, è previsto lo screening ecografico gratuito. L’iniziativa è promossa da Esaote, Comune di Castiglione Messer Raimondo, Asl di Teramo e Croce Rossa Italiana – Comitato di Roseto.




ITINERARI SONORI. III^ Edizione

Appuntamenti di aprile

Teramo, 6 aprile 2024. Grande successo anche per la terza edizione di “ITINERARI SONORI. Orientarsi tra ricerca e progettazione dell’immateriale”, ciclo di seminari musicologici curato dal Conservatorio Statale di Musica “Gaetano Braga” di Teramo in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Teramo.

Gli appuntamenti di aprile:

– Sabato 6 aprile alle ore 17, L’orecchio intelligente. Proposte di didattica dell’ascolto e fruizione consapevole della musica nella metodologia di Mario Baroni di Elisabetta Piras, pianista, musicologa e docente al Conservatorio Statale di Musica di Novara.

– Giovedì 11 aprile alle ore 15, Dinko Fabris del Dipartimento di ricerca, editoria e comunicazione del Teatro San Carlo di Napoli con Musicologi senza frontiere.

– Sabato 20 aprile alle ore 17, Giuseppe Verdi, l’uomo oltre il genio con Alessandra Toscani, project manager e presidente di “…and arts”. Sono previsti in questa occasione interventi musicali di Sara Fulvi (soprano) e Martina Menei (pianoforte).

– Sabato 27 aprile alle ore 18, Ettore Picardi, magistrato e procurato della Repubblica, con L’uomo, la legge e la giustizia.

L’accesso ai seminari è libero, ma è gradita la prenotazione all’indirizzo m.tassone@istitutobraga.it




DIRE NO ALLA FOLLIA DEL METANODOTTO SNAM

Di Girolamo e Alessandrini (M5S) a Paganica

L’Aquila, 5 aprile 2024. Che questo governo e Snam non siano abituati ad ascoltare è cosa ben nota. Questo non significa che chi ha qualcosa da dire a questi signori debba rinunciare a farlo, anzi. La nostra presenza qui oggi (giovedì, ndr), a Paganica, testimonia semmai il contrario: noi del Movimento 5 Stelle ribadiamo la nostra ferma e convinta contrarietà a un’opera inutile e dannosa. Tra l’altro proprio qui a Paganica, in quel tragico 2009, le tubature del gas vennero tranciate di netto dalla forza del terremoto.

Il nostro personale ringraziamento va agli organizzatori e ai relatori dell’evento, in particolar modo a Ferdinando Galletti, Presidente ASBUC, e a Mario Pizzola del Comitato cittadini per l’ambiente.

In Senato e in Regione continueremo a far sentire la nostra voce e quella dei territori contrari allo scempio metanodotto.

Il futuro è nelle rinnovabili, lo sanno tutti, ma evidentemente qualcuno non l’ha ancora capito. Comprendiamo, non giustifichiamo, la scarsa predisposizione all’ascolto – innata e patologica in questo governo, tanto a Roma quanto in Abruzzo – ma qui si tratta di decisioni e scelte che avranno un forte impatto sull’ambiente, sulla biodiversità e sulle popolazioni di un’intera regione, si tratta di decisioni fondamentali per il futuro energetico del Paese. Si può essere anche così ciechi?

Si può continuare a scegliere il passato?

 Loro lo stanno facendo. È la politica delle fossili e dei fossili: noi l’abbiamo sempre combattuta e continueremo a farlo.

Così in una nota la senatrice Gabriella Di Girolamo e la consigliera regionale Erika Alessandrini.




UNITI E A GONFIE VELE

Al via la stagione velica del Circolo Nautico Pescara 2018 con il Campionato Primaverile d’Altura. Gli appuntamenti del 2024, conferme e novità della nuova stagione

Pescara, 5 aprile 2024. Con il 3^ Trofeo Primaverile i velisti abruzzesi tornano a sfidarsi in mare. Domenica 7 aprile a Pescara, con partenza dal porto turistico del Marina, parte la prima regata del Campionato che apre la stagione velica sportiva del Circolo Nautico Pescara 2018 in collaborazione con il Circolo Velico La Scuffia e sotto l’egida della IX Zona FIV Abruzzo e Molise.

Quella di domenica è la prima di quattro veleggiate che compongono il Campionato e dalla cui somma di punteggi uscirà l’imbarcazione vincitrice con il suo equipaggio. Le altre sfide si svolgeranno il 13, 14 e 27 aprile, data quest’ultima della classica “lunga” tra Pescara e Giulianova che vede la collaborazione tra Circolo Nautico Pescara, La Scuffia e il Circolo Migliori di Giulianova.  Le imbarcazioni iscritte sono circa una trentina e provengono da Pescara, Ortona, Vasto e Giulianova. Sabato 6 appuntamento per tutti gli armatori con un brindisi ben augurale presso lo Yacht Club CNP 2018.

Dopo il Primaverile l’11 e il 12 maggio sarà la volta della classica Regata dei Trabocchi tra Pescara e Vasto organizzata insieme al Circolo Nautico di Vasto, mentre il 22 e 23 giugno ritorna la Cerasuolo d’Abruzzo Cup Trofeo CNP con il suo carico di valorizzazione enogastronomica del territorio. Il 5, 6 e 7 luglio sarà il momento della coinvolgente Pescara-Tremiti e poi nei primi dieci giorni di settembre seguono, uno dietro l’altro, la Dannunziana, il Trofeo Aterno e i Campionati italiani giovanili in doppio. Il 6 ottobre c’è l’appuntamento con il gusto con la Cooking Cup.

Intanto continuano i corsi per la conoscenza delle tecniche della vela con Vivi la Vela, una filiazione del CNP guidata dall’istruttore Riccardo Asprea, che ha lo scopo di avvicinare gli appassionati alla conoscenza delle tecniche di vela: prevede corsi tutto l’anno di primo, secondo e terzo livello per arrivare a regatare con il CNP.

Alessandro Pavone, presidente del Circolo Nautico Pescara: “È una stagione molto impegnativa e ricca. Siamo orgogliosi della crescita del nostro Circolo e della crescente volontà di collaborazione nelle attività veliche tra tutti i circoli locali. L’unione è sempre vincente”.




MICHELA DI FABIO l’arte della narrazione astratta

“New dreams” inaugurazione a Pescara sabato 6 aprile 3^ stagione arti visive contemporanee ottobre 2023/maggio 2024

Pescara, 5 aprile 2024. Sabato 6 aprile dalle ore 16:30, inaugurazione di “New dreams” mostra personale della giovane pittrice abruzzese Michela Di Fabio, un progetto contemporaneo sulla nuova narrazione astratta. La mostra si terrà presso “Ci vuole un villaggio aps_ArtGallery” (Via Villetta Barrea 24 – Pescara), proseguirà fino a domenica 28 aprile. Promossa da Bibliodrammatica aps e AP/ArteProssima progetto #npittic, direzione artistica curatoriale Beniamino Cardines, nell’ambito della 3^ stagione di arti visive contemporanee, col Patrocinio del Comune di Pescara. Un progetto di promozione scoperta e sensibilizzazione sulla nuova pittura italiana.

Da quest’anno il programma si arricchisce di un’attenzione particolare verso la poesia contemporanea con il progetto #Distorsioni – La Poesia dialoga con l’Arte, ospiteremo: Tania Santurbano, Simona Novacco, Caterina Franchetta, Giulia Madonna, Sandra De Felice, Elena Malta, Manuela Di Dalmazi, Antonella D’Arrezzo, Annarita Pasquinelli, Francesco Di Rocco, Alessio Scancella, Assunta Di Basilico, Mariagrazia Genova. Un dialogo aperto tra poesia e arte, tra poetesse e pittori, da cui scaturisce un momento di confronto e rivelazione, mettendo a nudo la sensibilità di entrambi.

Continua la collaborazione con i ragazzi e le ragazze del centro diurno La Casa di Cristina odv-ets che visiteranno la mostra e saranno protagonisti sabato 20 aprile di un laboratorio di pittura ed espressività astratta. Accompagnati dalla direttrice Francesca Crescenti, da Maria Laura Pretaroli responsabile attività arti visive e da un gruppo di volontari.

Michela Di Fabio, artista: “L’arte è un viaggio che mai avrà fine e mai annoierà. Contrasta le ombre del mondo interiore e delle realtà in cui siamo immersi. Proteggiamo l’arte dall’incuria e da ogni forma di protesta. Aiutiamo chi non sa vederla a comprenderla. Proteggiamola come facciamo per i cambiamenti climatici. In essa c’è un messaggio non solo di bellezza ma di identità di tutta l’umanità.”

Beniamino Cardines, curatore e direttore artistico: “Oggi, l’arte vive ovunque. Un uomo, una donna, un bambino, un gesto creativo. L’arte oggi torna a liberarsi e a essere libertà. Concluso il tempo delle grandi scuole, dei grandi movimenti, delle rivoluzioni, delle avanguardie e delle sperimentazioni, oggi, l’arte si fa trovare a ogni angolo di strada, in ogni casa, garage, ovunque come è giusto che sia. Questo è il tempo in cui ogni artista è un linguaggio o più nella crossmedialità. Ogni artista lo è della sua arte, della sua creatività, della sua ricerca personale. Ogni artista è un individuo e, come tale, procede nella creazione di opere attraverso la propria esperienza, sensibilità, tavolozza o multistrato. L’astratto narrativo di Michela Di Fabio, incarna tutto questo, e risponde a tutto questo proponendo una pittura liberata nel gesto e nella presenza.”

Collaborano al progetto: Bibliodrammatica aps, AP/ArteProssima_pinacoteca d’arte contemporanea, Ci vuole un villaggio aps, La Casa di Cristina odv-ets, coop La Minerva, OL/Officine Letterarie e Ooops! (scrittura e narrazione), Eracle – Templari Federiciani aps, www.condividiamocultura.it, SL/SegnalazioniLetterarie, www.rtradioterapia.it, www.zaffiromagazine.it, Radio Città Pescara/Popolare Network, Cipas Abruzzo, www.alternewspress.eu.

AP/ArteProssima – terza stagione arti visive contemporanee 2023-2024

Terzo Anno del progetto #npittic/nuova pittura italiana contemporanea a cura di AP/ArteProssima – pinacoteca d’arte contemporanea, direzione artistica curatoriale Beniamino Cardines.

-sabato 28 ottobre/giovedì 30 novembre: (mostra collettiva) AP/ArteProssima – terzo anno di collezione: The Dwarf Artist/Luca Fagioli; EGO/Walter Colombo; Matteo Favi; Mauro Molle; Mauro Bellucci; Fabrizio Molinario; Gino Berardi; Vittorio Vertone; Anja Kunze; Gianni Chiriatti.

-domenica 3 dicembre/sabato 13 gennaio 2024: (mostra personale) Tiziano Calcari (Brescia – Lombardia)

-domenica 4 febbraio/domenica 25 febbraio: (mostra personale) Adriano Segarelli (Roma – Lazio)

-sabato 2 marzo/domenica 31 marzo: (mostra personale) Gianni Chiriatti (Borgagne – Puglia)

-sabato 6 aprile/domenica 28 aprile: (mostra personale) Michel’Art/Michela Di Fabio (Vasto – Abruzzo)

-sabato 4 maggio/domenica 26 maggio: (mostra personale) Vittorio Vertone (Pietragalla – Calabria)

L’intera programmazione si terrà presso Ci vuole un villaggio aps/ART_GALLERY, nuovo spazio per l’arte contemporanea a Pescara (Via Villetta Barrea 24). Ingresso gratuito.




LETTERA APERTA

Al Consiglio comunale di Giulianova

Giulianova, 5 aprile 2024. Lettera aperta sui progetti di legge autonomia differenziata e premierato.

Sono da tempo in discussione in Parlamento due progetti di legge, l’uno per una legge ordinaria sulla materia della c.d. “Autonomia differenziata”, l’altro di revisione costituzionale che punta a una forma di “premierato”. I due percorsi di riforma, da come sono portati avanti da parte del Governo centrale (anche con una certa fretta), causerebbero una trasformazione profonda delle forme di Stato e di Governo mai vista nella storia della nostra Repubblica. Essa darebbe vita a una trasformazione profonda del regionalismo solidale disegnato nella Costituzione (paradossalmente a Costituzione invariata) e ai rapporti democratici fra Parlamento, Governo e Presidente della Repubblica.

Si tratterebbe di una svolta epocale effettuata essenzialmente in una situazione di totale disinformazione dei cittadini che già pagano il prezzo di un profondo fossato fra politica e società civile anche per via di una legge elettorale che impedisce loro di scegliere i propri rappresentanti.

In questo quadro preoccupante, affinché si possano diffondere elementi conoscitivi fra i cittadini e maggiore consapevolezza su quello che si prepara, molto può essere fatto dai Comuni ai quali la Costituzione e le leggi conferiscono un importantissimo ruolo di promozione della partecipazione popolare. Solo a titolo di esempio, si faccia riferimento agli artt. 3.2 della Costituzione; 8.3 del D.Lgs 267/2000;  4, 10, 11 del vigente Statuto comunale. In particolare, quest’ultimo istituisce strumenti importantissimi di partecipazione come il Forum cittadino (art. 15). I Forum, recita la norma, sono «riunioni pubbliche finalizzate a migliorare la comunicazione e la reciproca informazione tra popolazione e amministrazione in ordine a fatti, problemi e iniziative, che investono la tutela dei diritti dei cittadini e gli interessi collettivi». Essi non limitano dunque la loro attività alla trattazione dei soli interessi della collettività locale, bensì la estendono anche agli interessi collettivi in senso ampio. Ne discende che attraverso i Forum è possibile quella elevazione del grado di informazione e di conoscenza popolare sulle tematiche che si propongono così urgentemente: autonomia differenziata e premierato.

Un Forum, come recita l’art. 46.1 del regolamento comunale sulla partecipazione popolare, «è convocato dal Sindaco o dal Presidente del Consiglio […], su iniziativa propria o su richiesta di almeno 1/5 dei Consiglieri o di almeno 100 cittadini, che abbiano compiuto il 16° anno di età […]». Ne discende che il Sindaco, il Presidente del Consiglio, i singoli consiglieri possono fare la loro parte, e per il Consesso civico cogliere queste opportunità, in una fase così delicata per il nostro Paese, sarebbe davvero importante per le finalità conoscitive sopra dette, ma anche per il necessario ricongiungimento della politica alla società civile.

Quanti, fra i destinatari della presente, volessero avviare questo percorso possono contare sull’affiancamento della nostra Associazione in ogni fase realizzativa.

Dott. Mario Arteconi, Coordinatore del Circolo di Giulianova

Prof. Carlo Di Marco Leone, Presidente DEMOS




L’AQUILA E L’ABRUZZO A 15 ANNI DAL TERREMOTO

L’Aquila, 5 aprile 2024.A 15 anni dal disastroso e tragico terremoto che nella notte tra il 5 e 6 aprile colpi L’Aquila e l’Abruzzo occorre prima di tutto fare il punto sulla ricostruzione delle abitazioni danneggiate e distrutte.

Dal rapporto sul sito dell’USRC leggiamo:

Ricostruzione privata

– nei 56 comuni del Cratere è pari al 64%

– nei 121 comuni fuori Cratere è del 56%

Ricostruzione pubblica

– nei 70 comuni tra dentro e fuori cratere siamo al 37%

– nei 98 comuni interessati per la ricostruzione delle scuole siamo al 54%

Fredde percentuali che possono essere meglio comprese riportando il numero  complessivo delle abitazioni nel cratere rese inagibili 23.240 di cui solo 11645 sono state oggetto di interventi di ricostruzione.

Fuori dal cratere su 3610 immobili inagibili solo 2072 hanno terminato i lavori.

Tutt’ora sono in attività ben 944 cantieri.

Un dato impressionante dopo 15 anni ci sono 2.323 pratiche in attesa di ammissione solo nel cratere.

Una complessità che solo il settore delle costruzioni può capire basti ricordare che i primi 5 anni sono passati per costruire una normativa che successivamente ha dovuto subire forti interventi di semplificazione.

Il tema del giorno è l’ultimo decreto governativo che dopo il dicembre scorso torna sul superbonus 110% per togliere la cessione del credito e lo sconto in fattura e poi a seguito delle proteste salvare la misura per le ricostruzioni post sisma ma stabilendo un finanziamento di 400 milioni di cui 330 per il sisma 2016/2017 e 70 per il terremoto 2009.

La reazione di tutti gli operatori del settore è a dir poco allibita e come dargli torto. Basti pensare che il superbonus è stato introdotto il 19 maggio 2020 come misura anticiclica per far ripartire l’economia devastata dalla pandemia da covid 19, ma solo il 23 aprile con la risoluzione n. 28/E si è chiarito la cumulabilità tra il contributo della ricostruzione e il superbonus. A questo punto tantissimi hanno cestinato tutto per fare nuovamente i progetti di ricostruzione prevedendo non solo l’antisismica ma anche i criteri del risparmio energetico e dell’antiacustica. Tanti di questi hanno gli iter in corso.

Nel frattempo, l’Europa a seguito dell’emergenza climatica e non avendo più a buon costo il gas russo, ha emesso la nuova normativa sulle case green, pertanto le abitazioni senza la classe energetica E, dopo il 2030 non saranno più vendibili e il percorso prevede la classe energetica D entro il 2033 ed entro il 2050 case a emissioni zero.

Aver azzerato in un primo momento il 110% alle ricostruzioni post sisma l’iniziativa governativa è risultata alquanto improvvida e poi si è messa la toppa del limite al finanziamento di 400 milioni affrettandosi a dichiarare che sono più che sufficienti, infine come se non bastasse, il Commissario Straordinario Castelli, ha dichiarato che stanno lavorando per sostituire il superbonus con l’aumento del contributo parametrico.

Un’altra toppa peggio della prima!

La politica non può agire come se  realizzare un progetto con delle caratteristiche ben precise si possa sostituire dalla sera alla mattina e pensare che l’iter di approvazione sia altrettanto veloce per cui ci si diverte a modificare continuamente la normativa come se non generi nessun sconquasso tra coloro che pregano per riavere una casa, coloro che impazziscono dietro le norme per adeguare progetti, coloro che titolari di un’impresa devono cambiare la pianificazione delle attività e con esse ne conseguono i rischi dei posti di lavoro. Dentro questa complessità poi rivendichiamo la qualificazione delle imprese perché stanchi di assistere a 3 morti al giorno.

Concludo, ma avuto la brillante idea di fissare con 400 milioni di euro il finanziamento per garantire il superbonus alle ricostruzioni post sisma, perché invece di negare l’emergenza climatica, interrompere gli interventi che assecondavano la normativa sulla casa green dell’Europa, non sarebbe meglio fare una seria programmazione annuale lasciando la cessione del credito e lo sconto in fattura unica modalità che al momento garantisce gli interventi anche a coloro non hanno liquidità e una deducibilità sufficiente a coprire gli interventi necessari. Insomma, questo Governo è in grado di fare interventi utili per le popolazioni e per l’edilizia e soprattutto che siano accessibili per tutti e non solo per i ricchi?

Silvio Amicucci Ioannone

Segretario Generale Fillea CGIL Abruzzo Molise




FONDI IN FAVORE DELLA RICERCA SCIENTIFICA

Il 14 aprile la camminata della fondazione veronesi

Roseto degli Abruzzi, 5 aprile 2024.Anche Roseto degli Abruzzi sarà protagonista della quinta edizione dell’evento “In cammino per la ricerca scientifica”, organizzato dalla Delegazione di Teramo della Fondazione Veronesi con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e la collaborazione di Guide del Borsacchio e Roseto Cammina.

L’appuntamento è fissato per domenica 14 aprile quando si svolgerà una camminata in contemporanea in cinque comuni della provincia che hanno patrocinato l’iniziativa: Teramo, Campli, Colonnella, Crognaleto e, appunto, Roseto degli Abruzzi.

La partecipazione alla camminata prevede una donazione minima di 10 euro a persona e i fondi raccolti grazie a questa iniziativa contribuiranno a sostenere gli studi di un ricercatore abruzzese impegnato a trovare nuove cure per le patologie oncologiche.

La manifestazione benefica è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del Sindaco Mario Nugnes; dell’Assessore al Sociale Francesco Luciani; dell’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio; dei delegati della Fondazione Veronesi Daniela Magno, Teresa De Rosa, Franco Di Bonaventura e Dana Pantic; di Marco Borgatti delle Guide del Borsacchio e di Roberta Tritella di Roseto Cammina.

Il percorso pensato per Roseto degli Abruzzi prevede la partenza da Piazza Ponno con sosta presso la Riserva Naturale del Borsacchio e ritorno. Il ritrovo è fissato alle ore 9.00 e la partenza alle ore 9.30.

Per prenotazioni e informazioni su orari e percorsi: Daniela, 349 5751634.

“La ricerca è vita, è speranza e in qualche modo è una responsabilità di tutti noi – ha detto il Sindaco Mario Nugnes – Quando ci è stata offerta la possibilità di collaborare a questo progetto tutta l’Amministrazione, qui rappresentata anche dagli Assessori Luciani e D’Elpidio si è dimostrata entusiasta. Eventi come questi mettono in moto una rete ampia fatta da associazioni del territorio e da cittadini che invitiamo a partecipare a questa giornata di condivisione e organizzata con uno scopo importante. Per fare questo c’è bisogno di impegno, di professionalità, di costanza e di lavoro di squadra, perché da soli non si raggiunge alcun obiettivo”.

“I rappresentanti locali della Fondazione Veronesi si impegnano da anni per il bene della nostra comunità – ha aggiunto l’Assessore Francesco Luciani – Quando si parla di malattia non ci sono colori politici o divisioni che tengano. Si tratta di battaglie di civiltà e sono convinto che Roseto saprà rispondere attraverso la presenza di tanti cittadini”.

“Lo sport che si combina alla solidarietà rappresenta un tema che mi sta molto a cuore – ha continuato l’Assessore Annalisa D’Elpidio – Attraverso la ricerca si possono raggiungere risultati incredibili, attraverso la ricerca si può dare speranza e dare risposte alle tante persone che lottano contro la malattia e alle loro famiglie. Sono certa che in tanti parteciperanno alla camminata, consapevoli che con un piccolo contributo si può fare veramente tanto”.

“Ringrazio l’Amministrazione Comunale per il patrocinio fattivo e concreto alla nostra iniziativa – ha affermato Daniela Magno – Massima disponibilità e collaborazione l’abbiamo ricevuta anche da Roseto Cammina e dalla Guide del Borsacchio. L’incontro tra attenzione all’ambiente, il benessere fisico e la ricerca ha subito convinto i nostri partner e i nostri sponsor a sostenere l’iniziativa senza se e senza ma, anche a loro va il nostro ringraziamento”.




NUOVI PARCHEGGI A VILLA CIPRESSI

Zona di riferimento per Città Sant’Angelo

Città Sant’Angelo, 5 aprile 2024.In sede di giunta sono stati approvati i lavori di realizzazione di nuovi parcheggi in Via del Cimitero di Villa Cipressi, un intervento dell’importo di 130.000 euro.

Il Sindaco Matteo Perazzetti: “Si tratta di un’opera in progettazione già da alcuni anni e che riusciremo presto a realizzare grazie anche ad un’interlocuzione con i proprietari per la cessione dei terreni. Il parcheggio risolverà la mancanza di punti la sosta nell’area densamente abitata e il restringimento della strada che non permette agevolmente il passaggio veicolare a doppio senso. Sarà realizzata inoltre una scala che permetterà il raggiungimento della Strada Provinciale sottostante, dove installeremo una fermata per autobus coperta. Un’opera utile alla qualità della vita e alla viabilità di tutta la comunità di Villa Cipressi.”




COSE DI OGNI GIORNO

Sabato 6 aprile  alle ore 21 Auditorium Cerulli la Casa delle Arti

Pescara, 5 aprile 2024.La compagnia teatrale Foxtrot Golf porta in scena la commedia presso l’Auditorium Cerulli la Casa delle Arti, con Denny Mendez (ex Miss Italia 1996) e Francesco Branchetti, testo di David Norisco, musiche di Pino Cangialosi e con la regia di Francesco Branchetti.Lo spettacolo: in una bella casa con domestica a tempo pieno, vive una famiglia ben organizzata, sorretta da due genitori giovani, attenti e amorosi, hanno una figlia sposata e un figlio laureato. In questo organizzato mondo borghese qualcosa si inceppa, niente di eccezionale, ma come tutte le situazioni diverse fa saltare l’equilibrio quotidiano.

Naturalmente sarà la madre, che è l’elemento affettivamente più fragile, a gestire con spirito aperto la paventata separazione della figlia e l’inattesa confessione del figlio. Il Padre, commercialista di successo, vive le situazioni con la foga canina di chi sente tremare la terra sotto i piedi della propria famiglia. In tutto questo un’affettuosa cameriera dagli amori sempre sbagliati, assiste combinando altri guai.

Lo scorrere della vita familiare non distrugge, ma trasforma i rapporti ben organizzati in rapporti più scoperti dove ognuno ritrova la sua dimensione vera ricomponendo così il nucleo sorretto dall’affetto di sempre. Se ci fosse una morale direi che niente è come noi la vediamo e vogliamo, ogni persona o situazione ha delle diversità che l’affetto e l’amore costruttivo possono benissimo ricomporre.

I biglietti sono acquistabili in prevendita presso l’Auditorium Cerulli in Via Francesco Verrotti 42, Pescara oppure online su Ciaotickets. 




AI CRITERIA NAZIONALI A RICCIONE

Due giovanissimi atleti della società sportiva Lanciano Nuoto da domani a Riccione

Lanciano, 5 aprile 2024. Due giovanissimi atleti della società sportiva “Lanciano Nuoto” parteciperanno ai Campionati italiani che si svolgeranno a Riccione dal 5 al 10 aprile prossimi. Martina Capuzzi e Pierpaolo Di Paolo sono i giovanissimi che scenderanno in vasca ai “Criteria nazionali

Martina Capuzzi, di Guardiagrele, categoria Ragazzi femmine, anno di nascita 2010, gareggerà nei 100 e 200 metri rana. Altro asso nella manica della società sportiva è Pierpaolo Di Paolo, di Lanciano (Ch), categoria Ragazzi maschi, del 2008, che gareggerà nei 100 e 200 metri, dorso e delfino.

Nella trasferta in Emilia-Romagna saranno accompagnati dall’allenatore Luca Fasoli, che dichiara: “Quest’anno entrambi hanno avuto un ottimo percorso di avvicinamento a queste gare, obiettivo di questa prima parte di stagione, vincendo diverse medaglie e titoli nei vari meeting e competizioni regionali disputati, allenandosi sempre con tenacia e voglia di migliorare giorno dopo giorno. Mi auguro – conclude – che in questi Criteria riescano ad esprimere a pieno il proprio potenziale, cercando di divertirsi e godere a pieno dell’esperienza agonistica. L’obiettivo è quello di dare il massimo e tornare a casa senza alcun rimpianto!”




VITTORIO VALENTINI: TESTIMONE DELL’ORRORE

Il Vajont e il profondo legame abruzzese con il disastro

L’Aquila, 5 aprile 2024. Vittorio Valentini, un valoroso abruzzese e sottotenente durante il servizio militare con gli Alpini presso la caserma Fantuzzi di Belluno, ha condiviso il suo straordinario racconto come soccorritore arrivato a Longarone la mattina dopo il disastro del Vajont in un’intervista esclusiva per il podcast “Voce del Vajont”.

Curato con grande attenzione e sensibilità da Andrea Di Antonio, teramano di origine e residente a Cambridge, nel Regno Unito, questo podcast si presenta come un punto di incontro cruciale per chi desidera conoscere e comprendere a fondo gli eventi legati al tragico evento del Vajont per mantenere viva la memoria.

Nell’episodio che lo vede protagonista, disponibile su YouTube al seguente link https://youtu.be/FOq-6Gt-9QE, Valentini ha condiviso dettagli e riflessioni su quei giorni tragici, offrendo uno sguardo unico sulle operazioni di soccorso e sulle difficoltà affrontate dal personale impegnato sul campo.

Andrea Di Antonio, curatore del podcast, ha dichiarato: “Sono grato a Vittorio per aver condiviso la sua testimonianza con noi. La sua partecipazione è stata fondamentale e l’importanza della sua voce si unisce a quella di altri soccorritori, contribuendo così a preservare la memoria storica di un evento che ha segnato profondamente l’Italia.”

La storia di Valentini aggiunge un altro tassello fondamentale al legame tra il disastro del Vajont e l’Abruzzo. Erano prevalentemente abruzzesi, infatti, i cosiddetti “acrobati delle dighe”, operai in grado di lavorare appesi sulla roccia ad altezze vertiginose, che hanno partecipato alla costruzione della diga.

È anche a L’Aquila che si sono svolti i primi due gradi di processo penale ai responsabili del disastro a partire dal 1969. Inoltre, presso l’Archivio di Stato del capoluogo abruzzese erano conservati, fino al tragico terremoto del 6 aprile 2009, anche i 256 faldoni di carte processuali, sottolineando ulteriormente l’importanza storica e culturale di questo tragico evento per la regione abruzzese.

Attualmente, tali documenti sono conservati presso l’Archivio di Stato di Belluno, dove dovrebbero essere trasferiti in maniera definitiva come auspicato dal Presidente della Repubblica Mattarella durante la sua visita ai luoghi del disastro in occasione del sessantesimo anniversario.

Con la sua testimonianza, Valentini continua a onorare la memoria delle vittime del disastro del Vajont e a portare avanti il ricordo di quelle tragiche ore che hanno segnato indelebilmente la storia della regione e dell’intero paese. Il suo impegno e la sua voce rimangono fondamentali nel mantenere vivo il ricordo di questa tragedia e nell’assicurare che le lezioni apprese non vengano dimenticate.




LA FONDAZIONE DELLA POLIZIA DI STATO

Celebrazione del 172esimo anniversario

Roseto degli Abruzzi, 5 aprile 2024.  La Questura di Teramo e il Comune di Roseto degli Abruzzi sono onorati di annunciare la celebrazione del 172esimo anniversario della fondazione della Polizia di Stato. La cerimonia avrà luogo il giorno 10 aprile 2024 presso il Lungomare Celommi di Roseto degli Abruzzi, con inizio alle ore 10.30.

Saranno presenti alla cerimonia il Questore della provincia di Teramo Dott. Carmine Soriente, il Prefetto della provincia di Teramo Dott. Fabrizio Stelo, il Sindaco di Roseto degli Abruzzi Mario Nugnes, nonché numerose autorità militari, civili e religiose.

In occasione dell’evento, saranno letti i messaggi inviati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dal Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Pref. Vittorio Pisani.

Nel corso della cerimonia, saranno inoltre consegnate onorificenze al personale che si è particolarmente distinto nell’espletamento delle attività istituzionali e verranno rilasciati i diplomi di “Cittadino Modello”.

La Questura di Teramo e il Comune di Roseto invitano la cittadinanza a partecipare a questo importante evento, momento di riconoscimento e apprezzamento per l’opera svolta dalla Polizia di Stato nel corso dei suoi 172 anni di storia.

In caso di maltempo la cerimonia si svolgerà presso il Palazzetto dello Sport “Remo Maggetti”, in via piazza Olimpia.

“L’Anniversario della fondazione della Polizia di Stato rappresenta un momento per celebrare il servizio dedicato alla sicurezza della comunità e per riconoscere l’importanza fondamentale della sua presenza sul territorio – afferma il Sindaco di Roseto Mario Nugnes – Siamo onorati di poter ospitare questa importante celebrazione nella nostra città e ringraziamo il Questore, Dott. Carmine Soriente, per aver scelto Roseto degli Abruzzi come luogo dove svolgere questa cerimonia solenne. Attraverso la presenza costante e l’azione tempestiva, la Polizia di Stato contribuisce a mantenere la serenità nelle comunità locali, rappresentando un baluardo di sicurezza e un punto di riferimento per tutti i cittadini”.




MUSICOTERAPIA PER BAMBINI

Erga Omnes organizza un’attività gratuita

Chieti, 5 aprile 2024. Erga Omnes, associazione di volontariato teatina attiva dal 2011, apre le iscrizioni ad una nuova iniziativa gratuita dedicata ai più piccoli che riguarda la musicoterapia.

La musicoterapia è una disciplina terapeutica che utilizza la musica e i suoi elementi per promuovere il benessere fisico, emotivo, mentale e sociale di un individuo.

Per i bambini la musicoterapia può offrire numerosi benefici, aiutandoli a esprimersi, a sviluppare abilità motorie e cognitive, e a gestire emozioni e comportamenti.

L’attività psico-educativa di gruppo organizzata da Erga Omnes è rivolta ai bambini dai 6 ai 9 anni. Sei incontri totali che si svolgeranno ogni martedì dalle ore 17 alle ore 18 (un’ora ad incontro), con inizio martedì 23 aprile 2024, presso la sede operativa di Erga Omnes in via Monte Grappa n. 176 a Chieti Scalo (ex centro sociale San Martino).

L’iniziativa sarà gestita dalla Dott.ssa Zaira Lazzari, psicologa e psicoterapeuta, volontaria di Erga Omnes. Per la partecipazione si richiede solo il tesseramento all’associazione. Iscrizioni aperte fino al 19 aprile, i posti sono limitati.




STORIA ISTITUZIONALE DI GIULIANOVA. Dall’antico regime alla prima repubblica

Sabato prossimo, 6 aprile ore 17 presentazione al Kursaal  del libro di Ottavio Di Stanislao

Giulianova, 5 aprile 2024. Storia istituzionale di Giulianova. Dall’antico regime alla prima repubblica” è il titolo del libro dello storico giuliese, presidente emerito dell’ Archivio di Stato di Teramo, Ottavio Di Stanislao, che sarà presentato sabato prossimo, 6 aprile, alle ore 17,  a palazzo Kursaal.

Come sottolinea nella prefazione il professor Federico Roggero, decente dell’ Università La  Sapienza di Roma, il volume è testimonianza di “una storia locale indagata ed esposta con criterio non localistico, ma scientifico, e nella quale si fondono i profili amministrativi, politici, economici (…) Fitto com’è di nomi, è dunque anche una storia di famiglie, e il lettore potrà sbizzarrirsi a trovare riferimenti a cognomi noti, verificandone la collaborazione con l’occupatore francese durante il decennio, l’adesione al Fascismo, l’assunzione di cariche pubbliche, la candidatura ad elezioni amministrative e politiche nell’età repubblicana.”

Il dibattito, presente l’autore, sarà introdotto e moderato da Sirio Maria Pomante, direttore della Biblioteca e dei Musei Civici.




RACCOLTA FONDI

A favore della popolazione palestinese

Vasto, 5 aprile 2024. Il massacro della popolazione palestinese di Gaza da parte di Israele supera ogni limite e immaginazione. Inoltre, molti governi e Stati non solo non condannano il massacro, ma continuano ad aiutare militarmente e a sostenere politicamente Israele, rendendosi così complici di ciò che anche l’ONU ha definito un genocidio.

La popolazione civile di Gaza da decenni è costretta a subire un’occupazione dei propri territori, nel mentre le bombe israeliane continuano a distruggere le abitazioni dei civili.

Tutto questo è umanamente inaccettabile. Per questo la Casa del Popolo La Conviviale lancia un aperitivo che è più di un aperitivo, ma una raccolta fondi a sostegno della popolazione palestinese da mesi è assediata da incursioni, bombe e privazioni. All’aperitivo sarà presente anche Smake, attivista, volontario e responsabile del gruppo arte del Gaza FREEstyle, a cui verranno devoluti i fondi raccolti, un progetto impegnato nella Striscia di Gaza da ben prima dell’ottobre 2023.

Unitevi al nostro aperitivo, ogni donazione è vitale! L’appuntamento è per sabato 6 aprile dalle 18, presso la Casa del Popolo in Corso Dante 50/52

La Conviviale.




CAMMINI APERTI

Tappa in Abruzzo sul Cammino dei Briganti, appuntamento il 14 aprile

Sante Marie, 5 aprile 2024. “Scopri l’Italia che non Sapevi – Viaggio Italiano”, progetto congiunto di promozione turistica delle Regioni Italiane facente parte del Piano di Promozione Nazionale 2022 del Ministero del Turismo, fa tappa in Abruzzo sul Cammino dei Briganti e sul Cammino grande di Celestino. Tra le attività̀ portate avanti per la valorizzazione del turismo lento, una modalità̀ di viaggio sempre più̀ in voga che permette di assaporare appieno anche angoli meno noti della nostra Penisola, magari con la primavera.

È “Cammini Aperti” che ideato dalla Regione Umbria – in qualità̀ di capofila per il turismo slow – si pone l’obiettivo di essere il più̀ importante evento nazionale dedicato ai sentieri/itinerari, promuovendo i valori dell’accessibilità̀. Si terrà il 13 e 14 aprile, 42 i cammini coinvolti, 2 per ogni regione e provincia autonoma, con oltre 2000 partecipanti, previa iscrizione sul portale dedicato. Le escursioni/passeggiate saranno condotte da guide ambientali escursionistiche o accompagnatori di media montagna. Tra le caratteristiche di ogni percorso: essere un anello e avere una lunghezza tra i 6 e i 10 km.

“Finalmente dopo otto anni dalla creazione il Cammino dei briganti trova i giusti riconoscimenti anche a livello istituzionale”, ha spiegato l’ideatore Luca Gianotti, “siamo il primo cammino riconosciuto dalla Regione Abruzzo, e abbiamo tante iniziative importanti in cantiere, non ci fermiamo mai. Abbiamo partecipato alla fiera di Milano, e tra pochi giorni saremo alla Fiera del cicloturismo a Bologna per promuovere il percorso per mountain bike. Un altro appuntamento importante sarà a maggio, per la seconda volta accompagneremo un gruppo di camminatori non vedenti e ipovedenti sul cammino, bel progetto di inclusione”.

A essere coinvolti in “Cammini Aperti” anche due importanti partner il CAI – Club Alpino Italiano e FISH – Federazione Italiana Superamento Handicap. In Abruzzo “Cammini Aperti” si terrà sul Cammino dei Briganti e sul Cammino Grande di Celestino. Due importanti realtà del territorio che fanno registrare sempre importanti numeri di camminatori ogni anno.

La prima tappa sarà sul Cammino Grande di Celestino, sabato 13 aprile. Si percorrerà̀ il tratto che da Badia di Santo Spirito al Morrone porta al borgo medievale di Pacentro, per vivere un’esperienza tra le più̀ suggestive della regione.

Domenica 14 sarà la volta del Cammino dei Briganti. Si percorrerà̀ l’itinerario ad anello lungo 11 chilometri che parte dal pittoresco borgo di Sante Marie passando per Scanzano e Tubione, nei luoghi un tempo frequentati dai briganti, in cui non mancheranno degustazioni e musica lungo il percorso. Il Cammino dei Briganti nella sua complessità̀ è lungo 108 chilometri ed è dislocato tra la Marsica e il Cicolano, percorribile in 7 tappe attraversando un territorio ricco di storia e natura su quel confine di Abruzzo che un tempo era confine tra Stato Pontificio e Regno Borbonico.

“L’accoglienza sta diventando sempre di più la parola d’ordine del nostro territorio”, ha spiegato il sindaco di Sante Marie, Lorenzo Berardinetti, “ed è per questo che siamo onorati di accogliere “Cammini aperti”, una delle prime iniziative di questa stagione che si preannuncia molto ricca di idee, progetti e camminatori”.

Per il sindaco di Magliano de’ Marsi, Pasqualino di Cristofano, “i cammini, soprattutto nel post covid, stanno rappresentando un importantissimo strumento di attuazione di quel turismo green, piuttosto che di prossimità di cui il nostro territorio detiene le principali caratteristiche. Una opportunità di vita dei nostri luoghi che lancia anche una sfida a noi amministratori e cioè cogliere la grande occasione di fare finalmente rete, nell’esclusivo interesse delle nostre comunità”.

“Cammini Aperti” mostrerà̀ l’Abruzzo più̀ tipico portando i partecipanti proprio laddove questo cammino ha inizio e dove si trovano attrazioni quali il Museo del Brigantaggio e l’esposizione di radio d’epoca.

Soddisfatto il sindaco di Scurcola Marsicana, Nicola De Simone, per il quale “l’iniziativa sarà un’ottima vetrina per i paesi attraversati dal Cammino a dimostrazione della bontà dell’idea originaria di Gianotti e del lavoro svolto dalle nostre amministrazioni teso a sviluppare i servizi offerti lungo il percorso del Cammino dei Briganti”. 

Della stessa opinione anche il primo cittadino di Massa d’Albe, Nicola Blasetti, per il quale “iniziative come queste certificano l’importanza del Cammino dei Briganti e l’impegno che tutti noi stiamo mettendo per far crescere questa realtà diventata ormai parte integrante della nostra offerta turistica”.

Si ricorda che “Scopri l’Italia che non Sapevi” è una strategia di promozione comune delle Regioni Italiane frutto di un accordo di programma tra il Ministero del Turismo e la Commissione Politiche per il Turismo – coordinata dalla Regione Abruzzo – della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in collaborazione con ENIT. Un progetto che vede il coinvolgimento in qualità di capofila delle Regioni Emilia-Romagna, Umbria, Marche e Abruzzo, ognuna per la valorizzazione di una tematica specifica (borghi, turismo lento, turismo attivo, natura e parchi) con quest’ultimo anche responsabile degli aspetti legati all’interoperabilità con il Tourism Digital Hub.




CONVEGNO SU DIABETE

A cura di Chieti Solidale e farmacie comunali nel Tempietto del Tricalle

Chieti, 4 aprile 2024. Si prepara una due giorni di prevenzione e informazione sul diabete a cura di Chieti Solidale e con la partecipazione attiva delle farmacie comunali gestite dalla società partecipata del Comune.

La Chiesa di Santa Maria in Tricalle sarà la sede del convegno “Le misure del diabete”, in collaborazione con la Asl 2. Due le fasi: il convegno che prevede due giorni di relazioni e argomenti sabato 6 e domenica 7 aprile; c’è poi la prevenzione, con la possibilità, dall’8 all’11 aprile di fare screening gratuiti nelle tre farmacie municipalizzate.

“Il protagonismo delle nostre farmacie torna a dare un contributo importante per la conoscenza e la prevenzione di una delle patologie più diffuse in Abruzzo e in Italia qual è il diabete – così il sindaco Diego Ferrara e il presidente di Chieti Solidale Pierluigi Balietti – In trincea durante il covid, aperte e a disposizione della comunità per vaccini, tamponi e diverse altre tipologie di prestazioni volute per alleggerire la sanità territoriale, si presenta ora una due giorni che serve a creare conoscenza intorno a una materia comune a oltre 100.000 persone in Abruzzo e con la quale si può convivere se si sceglie uno stile di vita sano e si fa prevenzione.

L’occasione per farlo c’è e siamo lieti che l’iniziativa arrivi da presidi a diretto contatto con la comunità e il territorio quali sono le nostre farmacie. L’invito è a partecipare numerosi sia alla parte informativa, sia agli screening che sono per noi l’occasione per fotografare la situazione e di metterci a servizio della comunità”.

Programma 6 Aprile 2024

h 9:00. Presentazione del progetto, e inizio dei lavori. Interverranno:

–        Diego Ferrara, Sindaco di Chieti

–         Pierluigi Balietti, Presidente Chieti Solidale

h 9:15: “A proposito delle Misure”, dott.ssa Anita Minnucci

h 9:30: “L’autocontrollo della glicemia su capillare”, Int. Simona Di lulio.

“Autocontrollo glicemico: dalla teoria alla pratica”, Inf. Claudia Delli Calici:

“Monitoraggio del glucosio con sensore”, Inf. Claudia Delli Calici:

h 10:00: Discussione

h 10:30: “Dalle Misure alla… Cura”, relatrice dott.ssa Anita Minnucci

h 11:00: “Il counting dei carboidrati nel paziente diabetico”, relatore dott. Alessandro Mobilia:

h 11:30: “Il Diabete: un Killer silenzioso del Rene”, dott. Lorenzo Di Liberato

h 12:00: Tavola rotonda, moderatore Dott.ssa Simona Pizzica.

Programma 7 aprile 2024

h. 9.30: “Camminiamoci su”: camminata di 45 minuti guidata dalla dott.ssa Simona Pizzica con partenza e arrivo in piazzale Sant’Anna.




NUOVO CONCERTO AL KURSAAL

L ’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese torna domani, 5 aprile. L’evento  è promosso dall’associazione Nota Fulgens con il patrocinio dell’ Assessorato alla Cultura.

Giulianova, 4 aprile 2024. Dopo il grande successo del concerto inaugurale tenutosi lo scorso gennaio, l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese (Isa) torna a ad esibirsi a Giulianova, a palazzo Kursaal. L’appuntamento è per domani,  5 aprile alle 18.30, con il recital pianistico di Antonio Di Cristofano, che eseguirà  musiche di Beethoven, Liszt, Brahms e Rachmaninoff.

Il concerto è organizzato dall’Associazione Culturale Musicale “Nota Fulgens” con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, a testimonianza di un solido sodalizio avviato già nei mesi scorsi per diffondere anche a Giulianova l’attività concertistica di questa prestigiosa realtà abruzzese. L’Isa è infatti tra le tredici istituzioni concertistico-orchestrali italiane riconosciute dal Ministero della Cultura allo scopo di promuovere e coordinare attività musicali nel territorio di riferimento.

“Giulianova – sottolinea il presidente di Nota Fulgens Susy Rizzo –  è pronta a vivere un altro importante appuntamento all’insegna della grande musica. Finora i cittadini hanno risposto in maniera molto positiva alle attività proposte dalla nostra associazione. Siamo per questo davvero felici di promuovere questo nuovo concerto e di contribuire alla crescita artistica e musicale di Giulianova. Pensiamo infatti che l’educazione all’ascolto passi attraverso eventi di spessore, quali appunto quelli proposti dall’Orchestra Sinfonica abruzzese, che svolge attività concertistica in Italia e all’estero. Desidero ringraziare pertanto il sindaco Jwan Costantini ed in particolare l’Assessore alla Cultura Paolo Giorgini per la volontà di portare avanti un percorso musicale di altissimo livello, come dimostra l’inserimento della 49esima stagione dei concerti dell’Isa nel programma culturale di questa città”.




FLIC*35 – VETRINA UNDER 35

I^ edizione 11,12,13 aprile 2024. Teatro Comunale Fedele Fenaroli

Lanciano, 4 aprile, 2024. In occasione della X edizione, si amplia la proposta di FLIC – Festival Lanciano in Contemporanea diretto da Antonella Scampoli; dal 11 al 13 aprile 2024 il Teatro Comunale Fedele Fenaroli di Lanciano (CH) ospiterà infatti una nuova proposta dedicata alla danza contemporanea: FLIC*35 – Vetrina Under 35, tre serate in cui si alterneranno 5 spettacoli di altrettanti/e artisti/e e compagnie italiane sotto i 35 anni, affiancati da momenti di incontro con il pubblico e talk.

Obiettivo di FLIC*35 è creare un ponte generazionale tra autori e pubblico attraverso la scelta e la condivisione di tematiche attuali e sentite: si parlerà di rapporto tra genitori/figli con Hansel & Gretel Alteration di Compagnia Vidavè (11 aprile), di riscoperta delle tradizioni in Come Neve di Adriano Bolognino e POPoff di Compagnia Lost Movement (12 aprile), di violenza di genere attraverso From C. To You di Giovanni Careccia e Christian Consalvo e del rapporto uomo/ambiente con Africa di Ocram Dance Movement (13 aprile).

Verrà inoltre attivato il progetto tuttoFLICdanza, rivolto alle scuole di danza della regione Abruzzo che coniuga la pratica del fare danza con quella del vedere la danza all’interno di un percorso artistico e didattico altamente professionalizzante. Un percorso di masterclass appositamente organizzato per i centri di danza del territorio affiancato dalla visione degli spettacoli proposti dalla rassegna.

PROGRAMMA

Giovedì 11 aprile 2024

Compagnia Vidavè | Hansel & Gretel Alteration

Coreografie Noemi Dalla Vecchia & Matteo Vignali

Alterando la struttura narrativa della celebre fiaba dei fratelli Grimm, l’opera si concentra sul concetto di famiglia liquida e sulle difficoltà che questa provoca nei rapporti tra adulto e adolescente. Tre danzatori animano un ambiente fiabesco ma al tempo stesso freddo e minimale, dove continuano a rimbombare voci provenienti dal passato e i rapporti famigliari continuano a cambiare a causa della difficoltà di comunicazione tra i componenti. I ruoli di genitore e figlio vengono manipolati dal ricorrente individualismo che prevale ed intesse una storia fatta di scontri e allontanamenti, anche tra i due fratelli che si trovano dalla stessa parte.

Venerdì 12 aprile 2024

Adriano Bolognino | Come Neve

Coreografia Adriano Bolognino

Danza Rosaria Di Maro e Noemi Caricchia

Alla base del lavoro di Adriano Bolognino, vincitore del premio Danza&Danza 2022 come Coreografo Emergente, c’è il significato che per l’autore assume lo “stare bene” e il modo in cui la danza possa tradurre questa condizione.

L’immagine di partenza è quella della neve che si osserva alla finestra da bambini, quando fuori tutto è bianco e freddo, mentre all’interno si è al caldo, protetti.

È questo senso di protezione che Bolognino tenta di ricreare in scena, a partire dai costumi realizzati dal “club dell’uncinetto” di Napoli. Nella poesia che trasforma un filo in un abito Bolognino intravede i corpi dei danzatori che, come artigiani, attraverso il movimento sono capaci di dare vita a qualcosa di unico, come un fiocco di neve che cade al suolo.

Nasce così una coreografia intessuta come fosse uncinetto: una trama intricata e sofisticata, un intreccio consapevole che genera nuove forme.

A seguire

Compagnia Lost Movement | POPoff

Coreografie Nicolò Abbattista

Drammaturgia Christian Consalvo

Interpreti Chiara Borghini, Giovanni Careccia, Gioele Cosentino, Arianna Cunsolo, Francesca Lastella, Enrico Luly, Susanna Pieri

Musiche Faraualla

La Compagnia Lost Movement porta in scena un lavoro travolgente sui ritmi tradizionali della pizzica e della taranta, interpretate dal celebre quartetto polifonico pugliese Faraualla, in una perfetta fusione di musica e danza.

Tema portante del lavoro è il richiamo alla terra e al rituale sociale del pasto: esso scandisce le nostre giornate e ci introduce alla vita di relazione.

In POPoff il grano, simbolo antico di rinascita e fertilità, diventa filo conduttore con cui tessere le relazioni fra i personaggi, il legame tangibile con la Natura e allo stesso tempo trappola mortale per l’uomo che vi si inoltra.

Sabato 13 aprile 2024

Giovanni Careccia e Christian Consalvo | From C. to You

coreografia e danza Giovanni Careccia

drammaturgia Christian Consalvo

From C. to You è una lettera che sa di confessione. In uno stanzone buio si susseguono ombre e suggestioni appartenenti ad un inconscio condiviso. Immagini frammentate prendono vita guidate da frasi e domande che brillano su un display. Sono pensieri casuali che potrebbero appartenere ad ognuno di noi. Sono le parole che scegliamo di non dire tutte quelle volte che decidiamo di spegnere quella fastidiosa vocina nella testa.

È il luogo dove finiscono i pensieri che non confessiamo a nessuno, un viaggio all’interno del labirinto della mente di un uomo qualsiasi, un flusso di coscienza in movimento che sfida il voyeurismo del pubblico. Mettere in luce ciò che dovrebbe rimanere al buio.

A seguire

Ocram Dance Movement | Africa

Coreografie Claudio Scalia

Africa nasce dall’esigenza del coreografo Claudio Scalia di esprimere, attraverso un personalissimo linguaggio coreografico, la sua opinione sul rapporto tra uomo e natura, tentando al contempo di sensibilizzare le nuove generazioni all’ecologia per un futuro comune migliore.

Le parole di Greta Thunberg risuonano all’interno del lavoro coreografico e sembrano voler regalarci una speranza: “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia… Ci state deludendo, ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento, gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi, e se sceglierete di fallire non vi perdoneremo mai… Il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”.

Un lavoro che ci ricorda che la vita dell’universo è un ciclo perpetuo da rispettare.

Informazioni

Giovedì 11, venerdì 12 e sabato 13 aprile ore 21.00

Teatro Comunale Fedele Fenaroli, Strada de’ Frentani, 6, Lanciano (CH)

Ingresso: 10€ a serata, ridotto 8€ (under35, over65, disabili, partner del FLIC), gratis sotto i 12 anni, PROMOZIONE 3 serate al prezzo di 2: 20€ intero, 15€ ridotto

Sara Prandoni




SPRECO: UNA COMÉDIE HUMAINE SULL’ARTE DI VIVERE SENZA SCIUPARE

Storia di un’umanità tradita dalla mania per l’accumulo nell’ultimo spettacolo del Contemporaneo al Fenaroli di Lanciano 

Lanciano, 4 aprile 2024. È una carena che s’inabissa nelle profondità di molte questioni del mondo moderno e nella quale s’impigliano grandi tematiche e infinite suggestioni lo spettacolo Spreco, in scena al Teatro Fedele Fenaroli di Lanciano dopodomani, sabato 6 aprile, alle ore 21 (prenotazione obbligatoria al 340.9775471; biglietto 10 euro).

Ultimo appuntamento della fortunata stagione 2023/2024 del Teatro Contemporaneo, diretta dagli attori e registi Rossella Gesini e Stefano Angelucci Marino, e promossa dal Comune, la pièce teatrale, prodotta dal Teatro del Sangro in collaborazione con Ecolan spa, s’impone per la poliedricità di spunti di riflessione che è capace di far affiorare e per il suo dinamismo narrativo e scenico; una comédie humaine nella quale s’intersecano molte storie e molti volti, che incarnano i tic, le bizzarrie, le stranezze, le anomalie e finanche i drammi personali e collettivi di una società del consumo, sbranata dalla mancanza di certezze e di baricentri, e tradita dal suo stesso accumulare, che annaspa e che spesso è soverchiata dal vivere quotidiano e dalle eterne, insolubili lotte generazionali, sociali e familiari.

L’intento centrale è nobile: sensibilizzare il pubblico e, in particolare, i più giovani al tema dello spreco alimentare, piaga del nostro tempo, che ha forti ripercussioni sul piano sociale, ambientale ed economico, e incoraggiare comportamenti virtuosi che abbiano come obiettivo quello di non sprecare cibo e alimenti preziosi. 

Lo spettacolo sarà interpretato da Autilia Ranieri, nota al grande pubblico per il suo ruolo da protagonista nella serie “Gomorra”, da Stefano Angelucci Marino e da undici giovani allievi-attori del Teatro Studio di Treglio: Antonino Antonini, Maria Vittoria Coletti, Domiziana Cuonzo, Paolo Del Peschio, Giulia Di Paolo, Gabriella Galante, Giordano Gaspari, Chiara Maccione, Emanuela Presicce, Domenico Rosato, Angela Rachele Staniscia. La trama, apparentemente elementare, prende corpo da una tranquilla cena a casa, organizzata da Samanta per i suoi due figli e per tre loro amici, che diventa motivo di apprensione e di scompiglio: tutti i ragazzi, infatti, dopo aver mangiato, si sentiranno male. Da qui inizierà un viaggio infernale, tra medici, visite e ospedali, alla ricerca delle cure e delle cause dei malori improvvisi.

Sebbene la traccia principale sia quella dello spreco alimentare, cattiva abitudine da emendare, la trama dello spettacolo non rimane schiacciata sotto il peso di un intento esclusivamente didascalico né viene modulata per attorcigliarsi lungo quest’unico motivo né si compiace di vezzi e tirate moraleggianti. Lo spreco è insieme trait d’union e spunto narrativo per il racconto di un’umanità osservata attraverso lo specchio dell’arte teatrale che la riflette così fedelmente da deformarne i contorni; che la coglie sic et simpliciter nelle sue inquietudini, antinomie, amarezze e grottesche manifestazioni, e persino nella sua vitalità, che fa capolino nelle scene di frizzante ilarità, nel vociare dei ragazzi, che è quasi un cadenzato frinire, un gorgheggio esuberante e frenetico, un inno alla vita e un invito a non sciuparla. Lo spreco, qui, da letterale si fa metaforico, allegoria neppure tanto celata né sottaciuta nella quale, come spiega Rossella Gesini, che cura la regia dello spettacolo, «lo spreco di cibo, che è vita, diventa anche similitudine dello spreco della vita». La meticolosa mano di Gesini, coadiuvata da quella di Angelucci Marino, s’avverte nella sapienza e nella cura con cui sono cesellati i personaggi, nello scandaglio delle molte anime, delle molte sfaccettature e dei paradossi della contemporaneità, nell’ampio respiro che forniscono al pubblico alcuni fermoimmagine inseriti ad arte, ossimorico contraltare al dinamismo narrativo, e all’ampia plasticità dei gesti e dei movimenti degli attori. 

Giuseppina Fazio




DIECI ALBERI IN PIÙ

Pescara, 4 aprile 2024. Come sono belli gli alberi, quanto sono importanti e quanta gioia danno al nostro animo, lo sappiamo in molti. Di questo ne abbiamo conferma anche in questi giorni: il nostro Sindaco è così fiero dei nuovi alberi in corso Umberto (chissà perché si tace su piazza Sacro Cuore) tanto che le foto ci allietano sui giornali e sui social. Alberi grandi e belli (e costosi), freschi di vivaio, appena piantati, perfino annaffiati. Quanta bellezza al posto dei poveri lecci che c’erano prima.

E quindi cambiamo alberi, come si cambiano i vestiti, a seconda delle mode. Adesso è il momento giusto per sfoggiare i finanziamenti e i nuovi alberi costosi. Ma gli alberi sono esseri viventi, non durano una stagione, e nelle città vanno curati, e conservati, non sfoggiati. E nessuno oggi si ricorda dei pini che si stanno seccando per la cocciniglia perché non curati. Non si possono curare, dicono, perché non ci sono soldi. Quindi i finanziamenti van bene per livree nuove, ma non per la cura e per la manutenzione delle vecchie? Cosa ne sarà allora di questi giovani alberi bellissimi nel futuro?

Tra Piazza Sacro Cuore e corso Umberto c’erano 174 lecci. Sono stati abbandonati, non curati, non innaffiati, capitozzati. Nessun investimento per alberi che hanno fatto la nostra storia. Dopo la loro eliminazione sono stati piantati i nuovi alberi, ben 184: 10 in più. Dieci alberi in più non possono rappresentare la forestazione urbana, concepita dal Green Deal.

Questi pochi alberi in più non possono essere spacciati per una rivoluzione green di questa città. L’operazione va chiamata con l’unico nome che rappresenta la realtà: si è trattato di una sostituzione arborea, perché non siamo riusciti a conservare i nostri alberi. L’incremento avuto, del 5%, è un incremento non contabilizzabile per un piano di forestazione urbana.

Quanto accaduto in centro città si ripete in altre parti: sono stati abbattuti innumerevoli esemplari di alberi adulti, e si sta procedendo, quando va bene, alla loro sostituzione, semplicemente, senza andare a calcolare un vero bilancio di assorbimento della CO2 e di altri inquinanti, senza calcolare la superficie ombreggiata.

Bisogna imparare a descrivere i fatti con i loro veri nomi, bisogna confrontare i dati, bisogna spiegare perché finanziamenti le cui finalità dovrebbero essere l’investimento nelle periferie, vengano utilizzati per una sostituzione di alberi e pavimentazione del centro della Città. E spiegare perché non esistano investimenti per la cura degli altri alberi. Bisognerebbe spiegare perché ci si fa belli della parola permeabilità e si cementificano le aiuole in Piazza Sacro Cuore.

Infatti, l’intervento in centro città, come più volte detto, peggiora l’isola di calore in quanto in Piazza Sacro Cuore è stato scelto di andare a cementificare le aiuole esistenti, ben 600 mq, pavimentandole, lasciando piccole asole asfittiche per le nuove alberature.

I numeri sono importanti: nel solo quinquennio 2019-2024 a Pescara dovrebbero essere stati piantati più di 3.500 alberi per la legge 10/2013 (un albero per ogni nuovo nato), alberi che devono aggiungersi ai nuovi obiettivi prefissati dall’Europa, di pianificazione di forestazione urbana, che si possono quantificare in decine di migliaia di nuovi alberi in più oggi rispetto all’esistente.

La strada per tutti è chiara: conservare e gestire il patrimonio esistente, i grandi alberi, e implementare con migliaia di alberi dall’altra. Benvenuti 10 alberi in più tra Piazza Sacro Cuore e Corso Umberto, che di strada ne dobbiamo fare tanta.

Simona Barba – Radici in Comune




BENESSERE IN CAMMINO

Appuntamento domenica sui sentieri della riserva grotte di Luppa

Sante Marie, 4 aprile 2024. Si può ritrovare il benessere psico – fisico camminando? La risposta è sì. Domenica 7 aprile l’associazione Parks Trail La Brigantessa ha organizzato un particolare appuntamento lungo i sentieri della riserva naturale regionale grotte di Luppa, di Sante Marie. Si tratta di un’iniziativa all’insegna del camminare e del benessere “Benessere in cammino” che apre di fatto la stagione già ricca di eventi e di iniziative.

La camminata sarà guidata da Paola Compagno, camminatrice Psicologa e Psico Terapeuta. Il tutto si svolgerà all’interno della splendida riserva naturale regionale grotte di Luppa, con i suoi suggestivi sentieri che verranno percorsi insieme a tutti i partecipanti.

“Qui, tra la natura rigogliosa e i paesaggi mozzafiato”, hanno spiegato dall’associazione, “si avrà l’opportunità di imparare a guardare le situazioni in modo creativo e di trovare soluzioni efficaci ai problemi che ogni incontriamo quotidianamente. Unisciti a noi per una splendida giornata di benessere fisico e mentale, in una cornice unica e accogliente”.

PROGRAMMA

Ore 8:30 ritrovo presso il parcheggio della riserva naturale regionale grotte di Luppa

Ore 8:40 inizio escursione

Ore 8:45 Laboratorio di creatività a cura della nostra socia

Paola Compagno – Psicologa Psicoterapeuta

Ore 9:30 Escursione all’interno della riserva/visita della parte

turistica della grotta

Ore 12:45 Fine dell’evento

Note sul percorso

> Lunghezza circa 9 Km

> Dislivello Positivo 330 Mt

( è richiesta buona preparazione fisica)

> Equipaggiamento consigliato:

Scarponcini da trekking o scarpa da trail running con buon grip

Cappello , Acqua, Alimenti , Crema solare.

Le iscrizioni sono a numero chiuso, max 20 persone e possono essere fatte entro il 6 aprile utilizzando la seguente piattaforma: https://www.avaibooksports.com/inscripcion/benessere-in-movimento/inscripcion_datos/




IL CULTO DI S. AMICO IN ABRUZZO E MOLISE

Santi ed anacoreti Benedettini domatori di lupi. Il Culto di S. Amico a Cocullo e S. Pietro Avellana

[Pubblicazioni in “Rassegna Culturale del Centro Abruzzo” Ed. Qualevita, Torre dei Nolfi 2006; “La Gazzetta della Valle del Sagittario”, Villalago 2001; “Rivista Abruzzese”, N 3-4 Lanciano 2009]

di Franco Cercone

Fra le chiese esistenti a Cocullo e menzionate nella Bolla Corografica di Clemente III (ll88) ne troviamo una dedicata a Sant’Amico, vissuto fra la seconda metà dell’XI ed i primi decenni del XII secolo. Secondo fonti benedettine egli sarebbe morto infatti nel 1123 nel monastero di San Pietro Avellana, fondato intorno agli anni 1023-1025 da San Domenico di Cocullo, della cui opera Amico può essere considerato un fedele prosecutore[1].

Del nostro S. Amico si è occupato recentemente il Chiocchio in un interessante lavoro dal titolo I serpari di Cocullo[2], nel quale l’A. parla anche di un affresco esistente nella chiesa della Madonna delle Grazie a Cocullo e di particolare interesse agiografico.

Il sacro edificio dedicato alla Vergine si presenta oggi modificato rispetto ad “un impianto più antico risalente al XIII secolo”[3] e nell’interno, a navata unica, si possono ammirare affreschi del XVI secolo nonché un Trittico raffigurante ai due lati S. Antonio da Padova e S. Maria Maddalena con al centro Sant’Amico.

Quest’ultimo è chiamato in alcune fonti cassinesi Ramibonensis, forse dal nome di un’Abbazia (Arabona o Rambona) che sorgeva nel Piceno, area geografica che sembra aver dato i natali al santo anacoreta. L’annalista cassinese Berardo si chiede infatti: “Cur vero Ramibonensis a Pietro Damiani appelletur, divinare non licet, nisi forte Arabonensis seu Arambonensis legendum est” [4].

Insomma, per mutuare una felice espressione del Chiocchio, il nostro Sant’Amico è “una figura affascinante e un pochino misteriosa…; in una chiesa di Rambona è effigiato con attrezzi agricoli ed in un’altra stampa trasporta legna…Nella chiesa della Madonna delle Grazie è raffigurato invece con l’ascia sulle spalle”[5], come in un affresco del ‘400 che si ammira appunto nel Monastero di Sant’Amico a L’Aquila e che secondo F. Giustizia sarebbe un “simbolo eloquente del disboscamento monacale nell’altomedioevo”[6], attività nell’ambito della quale non è agevole cogliere la concezione di boschi e foreste come immagine di “solitudo e di horrendum desertum”, dato che la presenza delle selve, dono secondo San Francesco di Dio agli uomini, costituiva una condicio  fondamentale e pertanto ideale per la fondazione di cenobi da parte dei Benedettini ed altri Ordini monastici.  

Se le vicende biografiche di S. Amico sono caratterizzate dalla massima incertezza, non altrettanto si può dire degli aspetti iconografici con cui è stato rappresentato e tramandato ai posteri sulla base di leggende agiografiche[7].

La vita di S. Amico, scritta verso la fine dell’800 dal parroco Frazzini di S. Pietro Avellana, può essere definita un compendio di tali leggende e fra esse la più notevole, per i riflessi esercitati sotto il profilo iconografico, è quella che attribuisce al Santo il potere di rendere mansueti i lupi.
L’episodio agiografico è così narrato dal Frazzini: “In seguito, ridottosi Amico nel monastero di S. Pietro Avellana, per umiltà volle un giorno recarsi con una mula in un bosco vicino, per caricarla di legna, di cui si aveva bisogno nel monastero. Mentre legnava, un lupo di straordinaria grandezza, avventatosi sulla povera bestia, in men che si dica la uccise e pareva che volesse sfamarsene, allorché alla vista di S. Amico, che moveva a quella volta, si cacciò a precipitosa fuga giù per quei burroni… S. Amico chiamato a sé il carnivoro animale, se lo vide venire tutto umile ai suoi piedi. Allora lo rimproverò del danno commesso, e gli fece precetto di portare in pena, la legna al monastero. Il lupo accettò, facendo un certo atto di riverenza, ed infatti, dimentico della naturale ferocia, si lasciò caricare e condurre da S. Amico al monastero. A memoria di quel fatto, da antichissimo tempo si dipinge Amico con a fianco un lupo carico di legna” [ivi, p. 29].

Nell’affresco della chiesa di Santa Maria delle Grazie, a Cocullo, S. Amico è raffigurato invece con un’accetta da legna sulle spalle, che richiama semanticamente l’attività svolta dal Santo nel monastero di San Pietro Avellana.

Più poetica appare tuttavia la versione popolare, trasmessasi oralmente di generazione in generazione e dalla quale si apprende che nella suddivisione del lavoro i confratelli del piccolo cenobio avevano assegnato a Sant’Amico il compito di recarsi ogni giorno a tagliare la legna in un bosco sito nei pressi di San Pietro Avellana. Fedele compagna delle sue diuturne fatiche era una mula adibita al trasporto della legna ed alla quale il Santo eremita era particolarmente affezionato. A tal punto che S. Amico – narra un’altra leggenda agiografica – trovandosi a legnare nel solito bosco, volle dissetare la paziente mula e rivolti gli occhi al cielo, conficcò il suo bastone nella terra e dal buco scaturì subito una sorgente freschissima d’acqua. In ricordo di tale miracolo sia la sorgente che il bosco furono chiamati in seguito di S. Amico.

Avvenne un giorno che mentre il Santo monaco era intento a spaccare la legna nel bosco, un feroce lupo divorasse la povera mula lasciata incustodita a pascolare. Alla vista di sì immane misfatto S. Amico, al lupo accorso mansueto ad un suo cenno, tenne questo breve sermone: “Io capisco che l’hai fatto per fame, ma come faccio io a trasportare la legna? Perciò ti dico che da oggi in poi e per tutto il tempo che Dio ti darà da vivere, tu svolgerai il lavoro che faceva la mia buona mula”. Detto questo S. Amico legò la sella della mula sulla groppa del lupo, vi sistemò la legna tagliata e fece ritorno a San Pietro Avellana, fra il generale stupore della gente, meravigliata nel vedere un lupo pazientemente adibito ad un lavoro svolto di norma da asini e muli. Non mancarono inoltre persone, come si racconta a San Pietro Avellana, che ignare dell’accaduto presero addirittura “per pazzo” il buon Sant’Amico.

Va osservato che la matrice di questo racconto sembra costituita da un noto episodio agiografico, quello cioè dell’asino di San Guglielmo, che fu divorato, secondo una leggenda, da un lupo mentre fervevano i lavori per la costruzione del celebre santuario della Madonna di Montevergine, fondato com’è noto nel 1119 e dunque molto tempo dopo la morte di S. Amico, la quale, secondo l’attenta ricostruzione del Settefrati (ivi, p. 102), sarebbe avvenuta “ancor prima dell’anno 1069”.  Il lupo “fu poi reso mansueto dal Santo e ridotto all’obbedienza, tanto da prendere il posto dell’asino nel trasporto dei materiali da costruzione”[8].

Questa sacra leggenda, adattata alle varie realtà locali, deve essersi diffusa assai presto in tutti i cenobi benedettini dipendenti da Cassino o da San Vincenzo al Volturno, ma con varianti di grande interesse demologico concernenti l’atavica negatività del lupo.

Alla luce di tali racconti non è infatti solo il lupo ad attentare alla vita dei bambini lasciati incustoditi dai genitori – come per es. nel noto episodio di San Domenico di Cocullo che si rappresenta a Pretoro – ma anche il lupo mannaro, che specie presso i ceti rurali suscitava non pochi timori ed angosce ancestrali. Così una sacra leggenda raccolta dal De Nino narra come a San Rainero, vivendo a Bagno, località presso L’Aquila, venisse a mancare l’acqua mentre era intento “a fabbricare una chiesa”. Pertanto egli chiese ad una donna che passava col bambino in braccio: “Fammi la carità, va alla fontana per una conca d’acqua, se no non posso continuare la fabbrica”.

La donna lascia momentaneamente incustodito il bambino e va ad attingere l’acqua. Ma “in quel mentre – prosegue il racconto – passa il lupo mannaro e si ruba il bambino”. San Rainero però, prontamente accorso alle grida della donna, fece tintinnare una campanella che portava con sé e recitando il seguente scongiuro: “Nchu ju tocche de la mia campana nen ce pozzene lupemenare, né serpente velenose e né acque in furiose”, rese mansueto il lupo mannaro, che riportò sano e salvo il bimbo alla madre[9].

Ricordato che il tema del lupo che restituisce il bimbo alla madre si rinviene anche in un racconto agiografico relativo a San Franco d’Assergi[10], occorre notare come alcuni “poteri” di San Rainero (quelli antiofidico e antitempestario) evidenziati nello scongiuro appaiano mutuati da San Domenico di Cocullo, cui è estraneo peraltro un patronato contro i lupi mannari, uno “status” che nelle leggende e superstizioni d’Abruzzo e Molise si acquisisce dai bambini fin dalla nascita, se questa avviene durante la notte o “a mezzanotte in punto” di Natale[11], tempo fatale anche per la nascita delle bambine, destinate a diventare “streghe”[12].

Ma al di là dei meri episodi agiografici, arricchiti dalla splendida fantasia popolare, va rilevata comunque la diffusione del culto di Sant’Amico non solo nel medio corso del Sangro -e principalmente a San Pietro Avellana, dove riposerebbero secondo alcune fonti le sue spoglie- ma anche in area peligna e nell’Aquilano. Ne fanno fede alcuni affreschi, come quelli esistenti nel monastero di S. Amico a L’Aquila, nella chiesa cinquecentesca di S. Francesco a Carapelle Calvisio ed in quella rurale dell’Icona Pastora di Amatrice, sub anno 1494, a riprova della diffusione del culto anche in Alta Sabina e nel Piceno. A Sulmona in particolare fu eretta in suo onore nel XIII secolo una chiesetta accanto a quella di San Panfilo. Inoltre una porta cittadina, attigua al piccolo tempio, era denominata Porta S. Amici e risultando diruta a seguito di terremoti, fu inglobata poi da Porta S. Panfilo[13].

Quale testimonianza della diffusione del culto di S. Amico nel Piceno va citato un episodio riferito da fra’ Serafino Razzi, il quale, partito in data 17 giugno 1575 dal castello di Quintodecimo, distante 15 miglia da Ascoli, pervenne, dopo aver superato altissime montagne, “lungo la riva del Tronto e ci fu da uno del paese mostrata una pietra, detta la Pietra di S. Amico, sopra della quale dicono che detto Santo giunse, cioè saltò dall’alta montagna che sta sopra di lei, in cui egli facea penitenza e ci si veggono ancora le vestigie e i piedi”[14]. Il Carderi riferisce in nota, sulla base di documenti tratti dalla “Biblioteca Sanctorum” (primo, 1600-700), che S. Amico di San Pietro Avellana, sul Sangro, nacque tra il 920 e 930 presso Camerino e visse per tre anni presso “una spelonca del monte Torano dell’Aquila, ma in diocesi di Ascoli” poi all’età di 90 anni si ritirò nel Monastero di S. Pietro Avellana, “dove trascorse gli ultimi anni isolato in una cella alla maniera dei reclusi”. Nessun cenno dunque si fa nella Biblioteca Sanctorum dell’episodio del lupo reso mansueto, che fu aggiunto molti secoli dopo nella Prima vita del Santo, come sottolinea a ragione il Settefrati.

Sant’Amico e S. Domenico di Cocullo, per tacer di S. Guglielmo, Sant’Eustorgio, S. Francesco d’Assisi e S. Franco d’Assergi, benedettino quest’ultimo vissuto nella seconda metà del XII secolo, si presentano dunque come dominatori della natura bruta, la quale nelle società agropastorali abruzzesi ed appenniniche in genere, viene a coincidere non solo con l’ambiente ostile, ma anche con alcuni animali che vi dimorano. Con alcune differenze tuttavia decisamente sostanziali. L’orso, per esempio, animale soprattutto erbivoro, non costituisce un pericolo grave come il lupo, che non attenta solo alla vita dell’uomo, di cui ha comunque paura, ma soprattutto a quella degli animali indispensabili al suo lavoro e sostentamento, come appunto gli equini ed ovini. Tale rilievo è valido inoltre anche per gli ofidi, poiché oltre a quelli velenosi, come le vipere, pericolosi per la vita dell’uomo, ve ne sono altri, per es. le cosiddette ‘mpastoravacche, che sono capaci come è noto di sottrarre latte alle poppe delle mucche che pascolano. 

Sicché mentre la leggenda di S. Domenico di Cocullo[15], come quella di S. Rainero, è costituita da una mera inventio, forse dei monaci cassinesi, in cui l’uomo è sostituito necessariamente da un bimbo indifeso, non altrettanto si può dire di quella relativa a S. Guglielmo e S. Amico, che riflette invece una situazione reale ed assai temuta dal mondo agropastorale[16]. Così le immagini rassicuranti del lupo, reso mansueto, rivelano il superamento dello “stato di natura” della “fiera”, la quale, grazie all’intervento mediatorio ed indispensabile dei monaci benedettini,viene inserita come animale da trasporto nell’economia del gruppo e dunque in uno “stato di cultura”.

A San Pietro Avellana la chiesa di S. Amico, che forma un unico plesso con la parrocchia dedicata ai SS. Pietro e Paolo, sembra antecedente alla data del 1585 contenuta in un concio infisso sulla facciata ed indicante forse l’anno di uno dei tanti restauri cui il tempio è stato in passato sottoposto. Nell’interno della chiesa, a navata unica, si ammirano due affreschi, forse tardo seicenteschi, raffiguranti i due più noti miracoli di S. Amico: la restituzione della vista ad un servo del conte Borrello, che recava al suo padrone delle trote acquistate a San Vincenzo al Volturno[17],  ed il lupo reso mansueto da S. Amico e recante addosso la legna. Una statua di recente fattura e conservata in una nicchia della parete di destra, raffigura lo stesso santo con a fianco il lupo che trasporta la legna. Un’altra statua di S. Amico, rappresentato “con la barba”, fu in un certo senso “ripudiata” dai fedeli di San Pietro Avellana, i quali ritengono tuttora che si tratti dell’immagine di San Domenico di Cocullo, fondatore del locale monastero.

Emergono così straordinari elementi comuni negli episodi agiografici relativi a molti santi benedettini, vissuti nella prima metà del seco XI. Questa caratteristica, che colpisce subito l’attenzione dello studioso, lascia supporre, come si è detto, una matrice comune che si è evoluta e diversificata a contatto con le singole realtà locali. I “registi” di questa agiografia leggendaria sono sempre loro: i Benedettini, che vivono nei cenobi sperduti in gole impervie o al limite di folti boschi, ma sempre vicini – a differenza di altri ordini religiosi – alle comunità rurali di cui hanno saputo interpretare i bisogni specie nella fase di passaggio dalle “ville e casali” a quella dell’incastellamento.

Alla base dei racconti agiografici v’è tuttavia il lupo. Simbolo di un terrore ancestrale ed irrazionale, alimentato dalla favolistica e dagli scrittori di fiabe, il lupo è stato in realtà un animale oggetto di caccia spietata da parte dell’uomo, che ha saputo sfruttare nelle vesti di luparo un atavico timore radicato soprattutto nella Weltanschauung dei ceti agro-pastorali. Andando in giro per casolari di campagna e per stazzi con il lupo morto legato sulla groppa di un asino o di un mulo, il luparo, ben fiero del suo macabro trofeo, riceveva gran copia di beni alimentari e nell’estate del 1956 noi stessi ne siamo stati testimoni. Un cacciatore di Cansano, tal Rocco De Santis, raccolse in questua più di un quintale di formaggio e salumi donati dai pastori di Cansano e Pettorano sul Gizio quale ricompensa per un lupo da lui ucciso in contrada Vertoli, sita fra Cansano e Pescocostanzo[18].

Gli episodi agiografici di San Guglielmo e Sant’Amico lasciano supporre che esistano casi analoghi di cui sono protagonisti altri santi, e non solo benedettini, che hanno operato in aree diverse da quella abruzzese-molisana. Nella cappella del Palazzo Majer, a Fossacesia, si ammira per es. un quadro che raffigura forse San Vincenzo Ferreri con accanto un lupo che lo segue mansueto. Probabilmente questo Domenicano spagnolo, titolare – e non solo in Abruzzo – del singolare patronato contro gli animali danneggiatori delle campagne, soprattutto bruchi e cavallette, è stato il protagonista di un episodio leggendario in parte analogo a quello di S. Amico, che non siamo riusciti tuttavia ad individuare, pur frugando fra i suoi numerosi testi agiografici.

Il culto di Santo Stefano “del lupo” a Carovilli e Manoppello.

Un particolare aspetto del patronato antirabbico è offerto dal culto professato a Carovilli, paese della provincia di Isernia, ed un tempo anche a Manoppello (Pescara), ad un altro Santo non Benedettino, ma appartenente all’Ordine dei Celestini fondato da fra’ Pietro dal Morrone.

Si tratta di Santo Stefanodetto appunto “del lupo”, che alcune fonti chiesastiche qualificano come Beato ma che comunque va annoverato fra i Santi domatori di fiere.

Il beato Stefano è personaggio storico. Di lui il Ricchiuti pubblicò nella prima metà del secolo scorso notizie agiografiche che, derivate da quelle formatesi nel corso dei primi decenni del XVII secolo attorno alla figura di San Domenico di Cocullo, assumono notevole importanza proprio per il loro aspetto leggendario[19].

Secondo il Ricchiuti, Stefano “fondò nel 1149 il monastero sotto il titolo di San Pietro Apostolo, detto San Pietro di Vallebona”, nei pressi di Manoppello, e di tale località fu anticamente anche protettore[20]. Dal Pansa, che ha pubblicato L’antico regesto del monastero di Vallebona, si apprende invece che la fondazione della chiesa e del monastero appartenuti dal 1285 ai Celestini di S. Spirito a Maiella, “avvenne per opera di Boemondo, conte di Manoppello”. Inoltre sulla base dei manoscritti dell’abate Zanotto[21], risulta che “il monastero in seguito si appellò con diversi titoli. Da San Pietro di Vallebona, titolo di fondazione, passò a chiamarsi Santa Maria di Vallebona…In un altro istrumento del 1576 ed in alcuni privilegi della stessa epoca, si trova cambiato il nome in quello di Santo Stefano di Vallebona[22], quel Santo appunto che in tale sede interessa e che assume in seguito l’appellativo “del lupo” secondo una leggenda agiografica così riassunta dal Ricchiuti: “Stefano vien detto del lupo. Avvenne che un giorno in Manoppello si vide girare un lupo che faceva vittima della sua rabbia tutti coloro che incontrava, destando il massimo terrore in quel pacifico paese. In sì grave pericolo i Manoppellesi ricorsero a S. Stefano e lo scongiurarono a liberarli da tanto male. Stefano, mosso a pietà dalle lagrime dei suoi Manoppellesi, elevò lo sguardo al cielo e dopo breve orazione, con un segno di croce, ammansì la belva feroce che, legata, condusse presso di sé per parecchio tempo. Per tale miracolo Stefano venne detto del lupo e con questo animale egli, dopo la morte, venne dipinto ed esposto alla pubblica venerazione” [S. Ricchiuti, cit., p. 21].

L’episodio, leggendario al pari di quello di S. Amico, dovette ben presto diffondersi in tutti i cenobi celestini e se ne coglie un’eco nel fatto che il monaco Carl Ruther, artista di origine polacca vissuto nel XVII secolo e facente parte della comunità celestina di Collemaggio, ci ha lasciato fra le numerose tele conservate oggi nel Museo Nazionale di L’Aquila (Sala Carl Ruther) un dipinto raffigurante Santo Stefano che regge al guinzaglio il famoso lupo affetto da rabbia e reso innocuo dal Santo benedicente. La tela presenta in basso un cartiglio con la seguente scritta:

B.(eatus) STEPHANUS  E  VALLEBONA  MIRA  MOR^^U (m)  SUAVITATE  EX MANSUEFACTO LUPO

HOMINES  AD DEUM ALLEXIT EIUSQ.(ue) CORPUS IN DIE DEDICAT (ionis) ECCLESIAE S. SPIRITUS

MAGELLA (e) MAGNO POPULOR. (um) CONCURSU (ad) VENERANDUM EXPONITUR

[Beato Stefano da Vallebona, di meravigliosa santità di costumi; a causa del lupo ammansito

attrasse gli uomini a Dio ed il suo corpo nel giorno della dedicazione della Chiesa di S. Spirito a Maiella

viene esposto alla venerazione con grande concorso di genti][23].

Come si è visto, il Pansa scrive che il monastero di Manoppello, sub titulo di Santa Maria di Vallebona, “si ritrova cambiato in un istrumento del 1576 in quello di Santo Stefano di Vallebona, ma il Beato compare tuttavia citato per la prima volta nel Digestum dello Zanotto in un documento del 1208, e dunque di molto anteriore, in cui vengono invocati oltre alla Beata Vergine e San Pietro Principis anche Santo Stefano Confessore, protettori in vari periodi del cenobio, all’epoca, benedettino.

Di Santo Stefano in particolare nulla si dice circa il suo luogo d’origine, anche se una “tradizione ininterrotta ed altri documenti” non citati lo vogliono nato a Carovilli (Isernia), come sostiene appunto il Ricchiuti nell’opuscolo citato, “tra il 1099 ed il 1118”.

È utile ricordare che di tali notizie nebulose non si rinvengono tracce nel Regesto dello                  Zanotto, dal quale apprendiamo che “nel 1591, essendo già diruti chiesa e monastero di Vallebona, il corpo di Santo Stefano, che vi si venerava, fu solennemente trasportato e riposto nella chiesa di S. Spirito a Maiella”[24].

Ma non finiscono qui le “disavventure” dei resti mortali del Beato (o Santo) Stefano del lupo.

Informa sempre il Pansa, sulla base di documenti trascritti dallo Zanotto, che nel 1645 all’immagine “antichissima” di un Crocifisso, affrescato su uno dei muri della chiesa diruta di Vallebona e salvatosi dall’ingiuria degli agenti atmosferici, furono attribuiti portentosi miracoli che richiamarono “una moltitudine di popolo dalle terre convicine e da quelle lontane”.

Sicché grazie anche alle numerose “oblazioni ed elemosine”, l’Università di Manoppello diede inizio al restauro del monastero e della chiesa e qui “nel 1646 il corpo di Santo Stefano fu di nuovo trasportato”.

Ma i monaci celestini, scrive il Pansa sulla base di documenti contenuti nello Zanotto, non vi vollero più restare ed è probabile che per tal motivo i resti del Santo furono trasferiti negli anni seguenti nella chiesa parrocchiale di Roccamorice, dove restarono fino al 1807.  Il 29 settembre di tale anno le spoglie di S. Stefano “del lupo” furono riportate a Carovilli e collocate nell’artistico altare di marmo policromo del XVIII secolo, che tuttora si ammira nella navata sinistra della chiesa parrocchiale di Carovilli, e dedicato appunto al Beato Stefano[25].

Il Ricchiuti riporta nel citato volumetto sul culto di Santo Stefano “del lupo” una strofa, precisamente la quarta, tratta da un canto devozionale in latino – e pertanto di origine colta e chiesastica – che “ab immemorabili” si cantava nella chiesa madre di Carovilli.

Don Mario Fangio, parroco di tale località, ha riproposto l’intero canto con il titolo di Responsorium [26]  che manca tuttavia di una versione dialettale locale e non può essere ascritto alla tipologia delle Orazioni. La terza e quarta strofa, trascritte qui di seguito, sono corredate della necessaria versione in italiano ad opera di Ilio Di Iorio.

III Strofa:   In oneratas frugibus  nostras difendit segetes  a strage dira grandinis ortos depellens turbines   [Difende i nostri campi Carichi di biade, dal terribile danno della grandine, respingendo le insorte tempeste]

Come si vede questi versi accennano ai primigeni patronati di San Domenico di Cocullo, il quale secondo le Vitae coeve del discepolo Giovanni e del Monaco Alberico di Montecassino possedeva, oltre a quello antifebbrile, un patronato antitempestario, dunque contro le piogge e soprattutto contro la grandine devastatrice dei raccolti e particolarmente temuta ancora oggi dai ceti rurali.

Ma vediamo la IV Strofa:

        Is lupi morsus rabidi, non dibiae necis nuncios, ut saepe experti novimus veneno prorsus exuit. [Egli in verità priva del veleno i morsi del lupo affetto da rabbia, forieri di morte sicura, come sappiamo avendolo spesso sperimentato]

Qui viene menzionato un patronato antirabbico, posseduto da S. Stefano, da ritenersi decisamente singolare, perché non esercitato come nel culto di S. Domenico di Cocullo, contro il morso dei cani, ma addirittura contro quello dei lupi affetti da rabbia, i quali aggiungono questa ulteriore negatività al pericolo reale rappresentato per il gregge nelle società agro-pastorali appenniniche.

Vanno sottolineati inoltre in questo particolare episodio di religiosità popolare i tentativi della gerarchia ecclesiastica locale di ricondurre i patronati di Santo Stefano “del lupo” nell’ambito di generici e non precisati “mali dell’anima e del corpo”, come si legge appunto nella citata Novena, che contrastano con la precisa richiesta di protezione “dal terremoto”, come indicata nel succitato Responsorium ed esercitata soprattutto nell’Italia Centrale da Sant’Emidio.

Come ha ben evidenziato Giuseppe Profeta, cui si deve l’importante passo in avanti compiuto in campo storico-antropologico, nella conoscenza della dinamica di formazione del culto di S. Domenico di Cocullo[27], l’acquisizione del patronato antirabbico è precedente a quello antiofidico e di conseguenza ogni influenza marsa, presupposta nella formazione iniziale del culto, diventa del tutto inconsistente[28].

Circa il periodo storico in cui S. Domenico si arricchisce dei nuovi e singolari patronati antirabbico ed antiofidico, occorre partire da una precisa data di riferimento: la visita pastorale compiuta a Cocullo nel 1629 dal Vescovo di Valva e Sulmona Francesco Cavalieri e conseguente relazione “ad Limina” trasmessa a Roma nello stesso anno alla Sacra Congregazione dei Riti.

In essa il vescovo Cavalieri comunica che a Cocullo “vi è la chiesa di S. Egidio et S. Domenico con un dente di questo Santo, dove concorrono quelli che sono morsi da cani rabbiosi”.

Il primo ventennio del XVII secolo appare pertanto decisivo per la formazione del culto, tutto incentrato sulla presenza a Cocullo del sacro dente, donato secondo una leggenda agiografica da S. Domenico ai nativi di Cocullo e menzionato per la prima volta dal vescovo di Valva Del Pezzo nella visita pastorale fatta il 21 aprile 1594 a Cocullo[29].

Giuseppe Profeta evidenzia la funzione del sacro dente, cioè il dente buono che costituisce una difesa contro i denti cattivi del mondo animale, quali appunto i denti dei cani affetti da rabbia e i denti dei rettili velenosi. È proprio questa dicotomia, “buono – cattivo”, messa in evidenza negli ambienti benedettini, che viene recepita dal clero di Cocullo, il quale comprende bene l’affaire legato al sacro dente.

Ora, fra le leggende agiografiche registrate nei libretti devozionali, va ricordata quella contenuta nella fondamentale Vita di San Domenico da Foligno (Foligno 1645), perché in essa l’Autore, L. Iacobilli, scrive come fosse “fama che il Santo liberasse gli habitatori (di Cocullo) da un feroce lupo che gli soleva andar divorando”e guarisse le persone morse “da cani rabbiosi o da serpenti”, introducendo così accanto al primigenio patronato antirabbico quelli antiofidico e antilupesco.

Il lupo è assunto qui solo come uno dei simboli del negativo esistenziale, in quanto attenta alla vita dell’uomo ed a quella degli animali che coadiuvano con lui, come nel caso di S. Amico, alle diuturne e faticose attività lavorative. È con il Febonio, autore delle note Historiae Marsorum, pubblicate postume nel 1687, che il lupo diventa “rabbioso” in una leggenda agiografica da ritenersi fondamentale e così riassunta dallo storico marsicano: allorché S. Domenico fa il suo ingresso a Cocullo, “gli va incontro piangendo una gran turba che inseguiva un lupo rabbioso, che aveva rubato un bambino e si dirigeva verso la vicina selva. Il Santo, commosso dalle lacrime dei genitori, chiamò la rabbiosa bestia e, in nome di Dio, le ordinò di lasciare la preda; immantinente il lupo, dimentico della sua ferinità, restituì il piccolo ai genitori senza danno”[30].

L’episodio del lupo affetto da rabbia è riferito anche dallo storico sulmonese E. De Mattheis[31], nell’opera tuttora allo stato di manoscritto e dal titolo Memorie storiche de’ Peligni divise in tre libri ecc., composta nel decennio 1660-1670. In tale periodo il De Mattheis ricopriva la carica di “Pubblico Archiviario” di Sulmona ed ebbe perciò “tutto l’agio – come scrive il Pansa – di studiare le antiche scritture per corredarne le sue Historiae Peligne[32].

Questa precisazione non è di poco conto, dato che alcuni studiosi attribuiscono al De Mattheis la prima notizia della leggenda del lupo rabbioso, che appartiene invece di diritto al Febonio.

È da ritenersi che la leggenda intorno al lupo rabbioso risalga agli inizi del XVII secolo oppure allo stesso periodo 1640-1645, quando cioè cominciarono a registrarsi a Vallebona i primi “portentosi miracoli” operati dal Crocefisso affrescato nella chiesa. Ma a creare la leggenda di Santo Stefano “del lupo” non furono questa volta gli ambienti benedettini bensì quelli celestini, i quali ispirandosi ai patronati di San Domenico di Cocullo, ormai “codificati”, ampliarono l’unico aspetto tralasciato dal clero di Villalago e Cocullo: la rabbia del lupo, la cui leggenda di fondazione, come si è detto, è riferita per la prima volta dal Febonio.

È possibile anche ipotizzare i motivi per cui il lupo rabbioso non abbia costituito un tema sviluppatosi nell’ambito della agiografia leggendaria di San Domenico. Il lupo infatti, poiché attenta alla vita del gregge, degli equini e delle stesse persone (soprattutto bambini), non reclamava nella Weltanschauung dei ceti agro-pastorali segnali di ulteriore negatività.

La leggenda di Santo Stefano del lupo ci pare pertanto il tassello che mancava alla ricostruzione di quell’affascinante mosaico che è appunto la storia devozionale di San Domenico di Cocullo e dei Santi benedettini domatori di lupi.  


[1] Per la leggenda di fondazione del monastero di San Pietro Avellana e per le incerte fonti storiche benedettine relative a questo cenobio cfr. G. Profeta, Un culto pastorale sull’Appennino contro i morsi di lupi, serpenti e cani rabbiosi. Inchiesta sul culto popolare di S. Domenico di Cocullo, Pescara 1988; G. Celidonio, La Diocesi di Valva e Sulmona, vol. II, Casalbordino 1910.

[2] A cura dell’Associazione Abruzzese di Roma,1986.       

[3] Cfr. Cocullo. Il paese dei serpari, Corfinio, Amalthea Ediz.,2000; N. Chiocchio I Serpari di Cocullo cit.

[4] Cfr. S. Frazzini, Vita di Santo Amico eremita e monaco cassinese, Isernia 1807; ristampa anastatica S. Pietro Avellana 1990, a cura del “Museo di tradizioni popolari e del costume d’epoca” e dell’Archeoclub “Volana”.

[5] Cfr. N. Chiocchio, cit. Non poche perplessità suscita il toponimo Arambona. Ci viene in aiuto a tal proposito P. Settefrati, il quale in un recente lavoro dal titolo La prima Vita scritta di S. Amico di S. Pietro Avellana dal Codice 34 dell’Archivio di Montecassino (Roma 2004), elimina non pochi dubbi sulla vita del Santo, nato presso Camerino (Mc) in loco Arabona, Abbazia presso Montemilone. Negli Acta Sanctorum (mese di novembre) si legge però che presso il Comune di Pollenza (Mc) sorge l’Abbazia di Rambona, una volta chiamata Arabona, il che spiegherebbe perché San Pietro Damiani chiama il nostro S. Amico Ramibonensis. La prima vita di S. Amico, scoperta dal Settefrati, è un manoscritto conservato nell’Archivio di Montecassino ed ha di notevole che in esso compare per la prima volta “il miracolo del lupo”, il quale – sottolinea a ragione il Settefrati – “sembra essere stato aggiunto nella sequenza narrativa successivamente”. Malgrado le indicazioni, comunque contrastanti, offerte dalle diverse Vite, le date di nascita e di morte di S. Amico restano assai incerte.

[6] F. Giustizia, Prolegomeni e frammenti di Storia di un territorio. Clima ambiente vegetale, metrologia e cultura della sopravvivenza all’ombra del Gran Sasso d’Italia dall’epoca recente al medioevo, L’Aquila 2005.

[7] Nell’opuscolo citato il Frazzini scrive che S. Amico addirittura chiese e ottenne, forse mentre era nel Piceno, “di percorrere apostolicamente la Contea di Valva travagliata da grande carestia”. Nell’episodio leggendario si coglie forse l’eco della diffusione del culto del santo, assai venerato -come vedremo- a Sulmona.

[8] G. Ranisio, Il lupo mannaro nella tradizione demologia abruzzese. In L’incantesimo del lupo. Viaggio nell’immaginario folklorico, a cura di A. Gandolfi, Ediz. Ecoesse, Roccamontepiano (Ch.) 2001. Sulla genesi della leggenda cfr. A. D’Amato, Reliquie di sacre rappresentazioni nell’Irpinia, in “Il Folklore Italiano”, diretto da R. Corso, n° III, 1927-28.

[9] Cfr. A. De Nino, Usi e costumi abruzzesi, vol. IV, “Sacre Leggende”, Firenze 1882: San Rainero (o Raniero) proteggeva anche dai “dolori di capo”. Cfr. G. Pansa, Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo, vol. I, Sulmona 1924.

[10] Cfr. G. Pansa, Miti, leggende ecc., vol. I; sulla figura di San Franco, vedasi il fondamentale saggio di A. Clementi, L’organizzazione demica del Gran Sasso nel Medioevo, L’Aquila 1991.

[11] Sulla genesi delle credenze relative al “Lupo mannaro”, cfr. G. Ortalli, Lupi, genti, culture, uomo e ambiente nel Medioevo, Torino 1977; G. Ranisio, op. cit. e relativa bibliografia; C. Corvino, Lo sguardo del lupo, Napoli 2003; A. Gandolfi, Le Storie di sangue nella tradizione orale abruzzese, Quaderno n. 22 del “Museo delle Genti d’Abruzzo”, Pescara 1994. Per tali superstizioni nella Marsica cfr. Q. Lucarelli, Biabbà. Storia di una cultura subalterna, vol. II, a cura di T. Lucarelli e F. Cardarelli, Centro Studi Marsicani, Avezzano 2003. Leggende sul lupo mannaro sono riportate da E. Canziani in Attraverso gli Appennini e le Terre degli Abruzzi, Roma 1979.

[12] Cfr. a tal riguardo F. Cercone, La strega e il mietitore nelle credenze natalizie peligne; in “Abruzzo Oggi”, Anno II, n° 4, Pescara 1978; G. Finamore, Tradizioni Popolari Abruzzesi, rist. Forni Ed. Bologna.

[13] Cfr. G. Pansa, Di un antico rituale membranaceo della chiesa Cattedrale di Sulmona e di alcune ricerche storiche sulla topografia di questa città nei tempi di mezzo, Sulmona 1891. Attiguo alla chiesa esisteva anche il “Cimitero” di S. Amico. Al Santo era dedicato inoltre un altare nella chiesa dell’Annunziata.

[14] Cfr. fra’ Serafino Razzi, Viaggi in Abruzzo, a cura di B. Carderi, L’Aquila 1968.

[15] “Secondo la leggenda popolare -scrive il Pansa- San Domenico Abate nel passaggio che fece per Cocullo incontrò una lupa, la quale recava nella bocca un pargoletto, unico figliuolo di una povera vedova che, disperandosi, correva appresso alla fiera. Alle invocazioni della madre, San Domenico si commosse e ordinò alla lupa di lasciar tosto la sua preda. Quella docilmente obbedì e depose a terra il bambino…”; cfr. G. Pansa, Miti, leggende ecc., vol. I. Va notato che dell’episodio del lupo non v’è traccia nella Vita di San Domenico scritta dal suo discepolo Giovanni, la nota Vita Johannis contenuta nel I° vol. degli Analecta Bollandiana. La prima citazione dell’episodio leggendario si rinviene nell’opera Historiae Marsorum del Febonio, pubblicata a Napoli nel 1678.

[16] Su queste fondamentali tematiche confronta G. Profeta, Un culto pastorale sull’Appennino ecc., op. cit.; idem, Lupari, incantatori di serpenti e Santi guaritori, L’Aquila 1995; id., Il serpente sull’altare. Ecologia e demopsicologia di un culto; A. Di Nola, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Torino 1976; E. Giancristofaro Tradizioni popolari d’Abruzzo, prefazione A. Di Nola, Roma 1995.

[17] Le trote, tramutate in serpi, costituiscono come è noto un episodio agiografico di S. Domenico di Cocullo. La perdita della vista, da parte del servo del conte Borrello avvenne mentre attraversava il Volturno. Per ulteriori notizie sull’episodio leggendario cfr. P. Settefrati, op. cit.

[18] Su tale argomento cfr. le opere: U. D’Andrea, Notizie relative a cattura ed uccisione di lupi in provincia di L’Aquila tra gli anni 1810-1823 e 1877-1924. Casamari 1976; id.: Cattura ed uccisione di lupi ed orsi in provincia di Chieti durante i secoli passati, Casamari 1988; G. Profeta, Il serpente sull’altare, L’Aquila 1998.

[19] Giova ricordare -come ha ben messo in evidenza G. Profeta, cui si deve un notevole passo in avanti nel campo delle conoscenze sulla dinamica di formazione del culto- che San Domenico di Cocullo, detentore inizialmente soltanto di un patronato antifebbrile ed antitempestario, si arricchisce prima di un potere antirabbico -come risulta dalla Visita Pastorale compiuta dal vescovo di Valva Francesco Cavalieri nel 1629- e solo successivamente (anno 1645) di quello antiofidico. Cfr. soprattutto di G. Profeta, Lupari, incantatori di serpenti ecc., op. cit.; id., Un culto pastorale sull’Appennino ecc., op. cit.; A. Di Nola, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, II Edizione, Torino 2001.

[20] Cfr. S. Ricchiuti, Brevi cenni intorno alla vita ed al culto di S. Stefano da Carovilli, monaco benedettino, Agnone1923. Secondo una tradizione non suffragata da precise testimonianze storiche, il beato Stefano sarebbe nato a Carovilli agli inizi del sc. XII.

[21] Il Regesto dello Zanotto, (citato spesso da Giovanni Pansa, che ne era proprietario), è stato di recente pubblicato a cura della Deputazione Abruzzese di Storia Patria.

[22] Cfr. G. Pansa, L’antico Regesto del monastero di Vallebona (1149- 1383), in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte”, n° 8, Casalbordino 1899.

[23] La versione italiana riportata è a cura di Ilio Di Iorio, cui va il nostro ringraziamento

[24] G. Pansa, op. cit. Secondo alcuni storici Santo Stefano “del lupo” non fu altro che il Beato fra’ Stefano de Calvellis, discepolo di fra’ Pietro dal Morrone. Scrive per es. il Fiocca in merito a tale vexata quaestio: “Noto in primis che in fondo gli storici di San Pietro Celestino, nell’indicare tra i seguaci del Santo anche fra’ Stefano di Calvelli, non hanno avuto tutti i torti a tradurre Calvelli  in Carovilli e che, probabilmente, Santo Stefano del lupo, protettore di Carovilli, non sia altro che il Beato Stefano de Calvellis ordinis Coelestinorum , citato dagli storici e dipinto accanto a Celestino V nei quadri della Badia di Sulmona”; cfr. G. Fiocca , Carovilli. Per lumi sparsi, Isernia 1985.  Il Fangio ribadisce invece senza però addurre documenti probanti che Santo Stefano del lupo “non è in alcun modo da confondere con Stefano de Calvelli, vissuto un secolo dopo”. La situazione in cui versa attualmente la Badia di Santo Spirito a Sulmona, adibita fino ad alcuni decenni fa a carcere, rende problematico un riscontro della tesi sostenuta dal Fiocca e comunque la quaestio appare di secondaria importanza rispetto all’episodio creatosi attorno al singolare patronato che fa di Stefano un altro Santo benedettino domatore di lupi.

[25] Cfr. Novena a Santo Stefano “del lupo”, monaco benedettino di Carovilli, a cura di D. Mario Fangio, Isernia, tip. Minichetti-Guglielmi, senza anno di edizione (1987?).

[26] Cfr. Novena a Santo Stefano “del lupo”, ecc., op. cit.

[27] Cfr. G. Profeta, Un culto pastorale sull’Appennino Edizione rinnovata ed ampliata Pescara 1993; id., Lupari, incantatori di serpenti ecc., op. cit.

[28] La tesi dell’ascendenza marsa sulla formazione del culto di S. Domenico fu sostenuta soprattutto da G. Pansa in uno studio apparso in più puntate sui periodici “Luci Sannite” (1938) ed “Attraverso l’Abruzzo” (1957), dal titolo Un capitolo di psicologia popolare. L’ordalia totemica dei Marsi e il Santuario di S. Domenico di Cocullo. Lo studio è stato di nuovo pubblicato in G. Pansa, Miti, leggende, superstizioni. Scritti inediti e rari, a cura di F. Cercone, Japadre Ed., L’Aquila 1979.

[29] Cfr. al riguardo R. Colapietra, Zelo di pastori e protervia di greggi in Diocesi di Sulmona (1573-1629) in “Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria”, Annata LXXV (1985), L’Aquila 1986.

[30] M. Febonio, Historiae Marsorum Libri tres, una cum eorundem episcoporum catalogo ecc., Napoli 1678; G. Profeta, Il serpente sull’altare ecc., op. cit.; A. Di Nola, Gli aspetti magico-religiosi ecc., op. cit.; L. Iacobilli, Vita di S. Domenico da Foligno, Abbate dell’Ordine di San Benedetto, Fondatore di diece monasterij dell’istesso Ordine in Italia, e Protettore di Sora e Arpino, Foligno 1645.

[31] E. De Mattheis, Memorie storiche dei Peligni, a cura di E. Mattiocco e G. Papponetti, DASP L’Aquila 2006.

[32] Cfr. G. Pansa, Emilio De Mattheis, l’Opera sua e i cronisti sulmonese, in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte”, n° 2, Lanciano 1897.