Tre personaggi in cerca di priapo

Il culto di San Cosma e Damiano ed i rapporti fra Andrea Pigonati, William Hamilton e Michele Torcia

Abruzzo, 3 agosto 2020 –

La recente pubblicazione del Diario segreto di Sir William Hamilton (1730-1803), ministro plenipotenziario di Sua Maestà d’Inghilterra a Na­poli (i), e di alcuni documenti finora sconosciuti sugli antichi “rituali fallici” che si svolgevano nella notte fra il 26 e 27 settembre presso il Santuario di San Cosma e Damiano ad Isernia nel (presunto) dies natalis dei due santi anargiri (ii), hanno contribuito a gettar luce sui rapporti, finora insospettati, tra Andrea Pigonati, Sir William Hamilton e Michele Torcia, personaggi che a vario titolo interessano la storia degli Abruzzi nell’ultimo ventennio del XVIII secolo.

Il fulcro di questi rapporti è costituito dalla complessa personalità di Andrea Pigonati, “l’architetto” siciliano entrato nelle grazie di Sua Maestà Ferdinando IV di Borbone. Tra numerose polemiche ed avversità, egli ave­va progettato infatti la Real Strada degli Abruzzi da Napoli alla fortezza di Pescara, ed in special modo il difficile tratto Castel di Sangro-Sulmona at­traverso gli Altopiani Maggiori (i), il ripopolamento (ma forse sarebbe meglio parlare di “incremento demografico”) dell’isola di Ustica e la riapertura del porto di Brindisi (ii), inaugurato nel 1776 e dipinto più tardi, nel 1789, dal ce­lebre pittore di corte Jacob Philipp Hackert, su incarico di Ferdinando IV (iii).

Non si vuole in tale sede affrontare il tema “viabilità” nel regno di Na­poli, decisamente assai complesso, in cui emerge comunque la genialità del Pigonati, malgrado le astiose riserve del Torcia nella fase di progetta­zione e direzione dei lavori della Strada degli Apruzzi. Diciamo solo che i lavori della costruzione dell’arteria da Napoli fino a Castel di Sangro, passando per Venafro ed Isernia, erano stati agevolmente completati nel 1783 e nell’anno successivo, come ci informa lo stesso Pigonati, “si do­veva intraprendere il prolungamento da Castel di Sangro in avanti”, cioè per Roccaraso e Sulmona, lungo il terribile e funesto Piano delle Cinque Miglia.

È proprio in questo periodo che entra in scena Sir William Hamilton, ambasciatore e ministro del re d’Inghilterra a Napoli. Nella capitale del regno egli era noto come “antiquario”, che commerciava tuttavia in re­perti archeologici per lo più provenienti da scavi clandestini a Pestum, Pompei ed Ercolano e che finivano – alla luce del sole – al British Museum di Londra, malgrado qualche protesta inoltrata al Tanucci da parte di stu­diosi napoletani, e fra questi Michele Torcia, Bibliotecario di Sua Maestà Ferdinando IV.

Agli inizi del 1784 finisce nel celebre museo londinese anche “una rac­colta di modelli di cera a forma di membro virile”, donata personalmente da Sir William e proveniente dal santuario di San Cosma Damiano di Isernia.

Il colto ministro inglese, che nel 1773 aveva pubblicato insieme a Pietro Fabris la famosa Raccolta di vari vestimenti ed Arti del Regno di Napoli, si interessava in questo momento – alla luce dei reperti restituiti dagli scavi di Pompei ed Ercolano – al culto di Priapo, di cui gli ex voto fallici, offerti dalle donne al santuario “più di San Cosma che di San Damiano”, costituivano secondo Sir William una incredibile “continuità concettuale e cultuale” proprio nel Secolo dei Lumi.

Nel 1786 appare a Londra una “Dissertazione” di Sir W. Hamilton e R. Payne dal titolo “An account of thè remains of thè worship of Priapus, lately existing at Isernia, in thè Kingdom of Naples”.

Hamilton scrive di “essere stato in questa cittadina del Molise nel feb­braio del 1781 e di essersi riproposto di assistere alla successiva festa di San Cosma e Damiano (27 settembre)” (iv). La suddetta dissertazione riporta il testo di una “Lettera da Isernia nell’anno 1780”, scritta da un “anoni­mo” informatore il quale, qualificandosi come “ingegnere che sovrintende a Isernia alla costruzione della Real Strada degli Apruzzi”, è stato facil­mente individuato. Si tratta proprio di Andrea Pigonati, e se ne ha una conferma non solo da Michele Torcia, ma anche da Sir William Hamilton nel suo “Diario segreto napoletano”, il quale conferma che la sua prima esperienza ad Isernia risaliva al 1779 ed a tale data devono fissarsi anche i suoi primi contatti con l’architetto di Ferdinando IV, “informatore” di Sir William in merito ai rituali di Isernia, che furono osservati personalmente dal ministro inglese nella notte fra il 26 e 27 settembre 1780, travestito per l’occasione da frate.

In tale ricorrenza le donne sterili (e non solo del contado di Isernia) giacevano da sole nel Santuario di San Cosma e Damiano. Era interdetta infatti la presenza dei loro uomini, che trascorrevano in ansia la notte nei pressi del Santuario, nella erronea convinzione che la sterilità fosse da addebitare solo alle donne e non anche ai mariti. Il giorno dopo, la festa terminava, come si apprende dal Diario segreto di Sir William, con la spar­tizione da parte dei canonici del danaro offerto e dei falli di cera depositati la sera precedente nel Santuario dalle pie donne, le quali – sottolinea Ha­milton – “tornano gravide al loro paese e la grazia si estende senza destare meraviglia anche a zitelle e vedove”.

Nel Diario segreto viene svelato così l’arcano mistero. Sir William ed il suo amico D’Ancarville “assistono segretamente al rito notturno” grazie ai buoni uffici dell’ingegnere, cioè Andrea Pigonati, che conosceva un vec­chio monaco, il quale “dietro pingue offerta pecuniaria e copiosa libagio­ne”, offre a Sir William ed a D’Ancarville “due oscuri sai da cappuccino”, due magici mantelli con cui, calata la notte, si introducono “nel tempio avvolto dall’oscurità”. Dai sedili del coro, dove immobili si erano acco­vacciati, essi assistono al furtivo ingresso di “uno stuolo di frati giunti dai conventi di Isernia. I loro volti balenano infuocati di sacro ardore al lume delle candele, mentre portano alla bocca le capaci borracce di vino gene­roso legate ai fianchi”. Così “le nere Madonne schiavone, prive del figlio e vogliose della gratia piena del nascituro”, restano “in attesa che il Santo (quale dei due?) assuma le spoglie dell’ariete infuriato”.

Il resto non reclama delucidazioni… Tuttavia una copia della “disser­tazione” dal titolo “An account of thè remains of thè worship of Priapus”, in precedenza citata, pervenne nelle mani del bibliotecario di Sua Maestà Ferdinando IV, cioè Michele Torcia, che ne da contezza nell’opera Saggio Itinerario Nazionale pel Paese de’ Peligni fatto nel 1792 (Napoli 1793) e di grande importanza per la storia d’Abruzzo. “

Fra Torcia e Hamilton – sottolinea il Carabelli – non correva buon sangue”, dato che il Bibliote­cario di Ferdinando W, nel suo saggio sullo “Stato presente d’Inghilterra”, aveva accusato i viaggiatori inglesi dì “far incetta e rapina del patrimonio archeologico e d’arte italiano”, donde le rimostranze ufficiali espresse da Sir William Hamilton allo stesso Tanucci. Ma il giudìzio negativo era stato esteso dal Torcia anche ai “fiancheggiatori” che favorivano il commercio di reperti archeologici, fra cui Andrea Pigonati, accusato dal Torcia nel suo “Saggio Itinerario Nazionale pel Paese de’ Peligni” di essere anche “l’informatore” di Sir William in merito al rito di Isernia, che tanto discre­dito aveva gettato sulle miti e “devote” popolazioni abruzzesi e molisane.

In tale circostanza il Torcia appare proprio “filosofo e bacchettone”, data la precisa testimonianza sui “portentosi episodi” nel Santuario di San Cosma e Damiano ad Isernia, e sembra ignorare gli straordinari ed imper­scrutabili miracoli che avevano reso famosi i due Santi anargiri.

Il culto dei “due Santi Medici” appare codificalo, infatti, in una agio­grafia ormai ovunque diffusa nell’Europa cristiana e fatta di episodi che affascinavano forse il fedele per il paradossale modo con cui si manifesta il loro provvidenziale intervento. Ad un paralitico, per esempio, che chiede di essere guarito. San Cosma e Damiano “prescrivono come cura di violen­tare una donna muta, che si metterà ad urlare, facendo scappare di corsa il paralitico” (v).

Una doppia guarigione, dunque, che si realizza al di fuori degli schemi devozionali, ma in modo comprensibile. Vi sono altri episodi invece che lasciano perplessi e ingenerano non pochi dubbi. Così, non si comprende l’episodio narrato in un affresco dipinto nella chiesa dì San Paolo Vecchio a Ferrara, in cui i due Santi medici sono raffigurati mentre trapiantano ad un malato bianco la gamba nera di un etiope! Forse un esempio profetico ed antìcipatore delle odierne esigenze di “convivenza multietnica”?

Non lo sappiamo. Tuttavia i miracoli più straordinari avvenivano cer­tamente nei “santuari-ospedale” come appunto quello di Isernia, dove si praticava “il rito dell’incubazione cristiana” grazie al quale anche “le ve­dove”, malgrado le rimostranze del buon Torcia, riacquistavano la propria fertilità. È proprio il caso di dire: potenza della fede!

[i] Cfr. A. pigonati, La parte di strada degli Apruzzi da Costei di Sangro a Sulmona descritta dal Cavalier Andrea Pigonati, Napoli 1783; rist. anast. A.S.T. Roccaraso, a cura di F. Cercone, Genova 1983;

[ii] Nel 1781 il Pigonati aveva pubblicato a Napoli, per i tipi dello Stampatore M. Morelli (lo stesso che due anni dopo pubblicherà La parte di Strada degli Apruzzi ecc., in precedenza citata) una Memoria del riaprimento del porto di Brindisi sotto il Regno di Ferdinando IV, che Giulio Cesare – assediando a Brindisi Pompeo – aveva fatto ostruire per impedire la fuga del rivale e che da allora non era stato più riaperto. Su questo episodio cfr. il saggio di R. lefevre Su e giù per Brìndisi in tempo di guerra (“Le Vie d’Italia”, n° 11, 1942), la cui conoscenza devo all’Arch. Giacomo Pignatone di Palermo che in tale sede ringrazio vivamente. Assecondando il suo “desiderio di conoscenza”, tipico dell’Età dei Lumi, Andrea Pigonati si interessò nel suo periodo di permanenza a Brindisi (1775-1779) anche del fenomeno del tarantismo e dello scottante problema del concubinato in cui vivevano i “canonici locali”;

[iii] II dipinto fa parte di una serie dedicata ai Porti del Regno di Napoli, commissionati a Ph. Ackert dal re Ferdinando IV, ispirato dal­l’esempio di Luigi XV che aveva affidato a J.Fernet il compito di ritrarre i porti di Francia. La serie dei porti borbonici è tuttavia incompleta: essa consta solo di 15 tele che sono conservate oggi nella Reggia di Caserta;

[iv] G. carabelli, op. cit. p. 17;

[v] A. acconcia longo, La cultura bizantina. In Lo spazio letterario del medioevo,p. 205, Salerno Ed., Roma 2004.




Un reading

Le risposte da Mark Twain

Teramo, 17 aprile 2022 –

Mercoledì 20 Aprile  2022 alle ore 18,  nella Sede Caritas, la stagione primaverile del Salotto culturale “Prospettiva Persona” 2022 (patrocinio  MIC e Fondazione Tercas), insieme con l’UPM, propone un Reading da Mark Twain a cura di Lucia Pompei

L’incontro sarà contemporaneamente in presenza e sulla piattaforma Google Meet

È possibile iscriversi gratuitamente, inviando l’adesione all’indirizzo segreteriasalottoculturale@gmail.com

In presenza: si richiedono Green Pass  e mascherina FPP2.    

Come si comporterebbero Adamo ed Eva se, invece che nell’Eden, vivessero nel Parco delle Cascate del Niagara?

E siamo sicuri che sia meglio essere bambini buoni piuttosto che bambini cattivi?

Mercoledì 20 Aprile avrete le risposte, direttamente da Mark Twain




Un ritorno perfetto

Al lavoro perché la processione diventi patrimonio immateriale dell’umanità

Chieti, 17 aprile 2022 –

Il giorno dopo la processione arriva il ringraziamento dell’Amministrazione agli organizzatori, alla città e a tutte le forze dell’ordine e volontarie che hanno lavorato alla buona riuscita del ritorno in presenza del rito più antico e partecipato d’Abruzzo

“Un sentito ringraziamento a tutte le forze dell’ordine, alle associazioni di protezione civile, ai volontari, ai sanitari del 118, che, con ammirevole senso del dovere e grande competenza, hanno reso possibile vivere in totale sicurezza uno dei momenti di più alta spiritualità e identità qual è la processione del Venerdì Santo a Chieti – così il sindaco Diego Ferrara – Ringrazio il Prefetto e il Questore che non mi hanno fatto mancare la loro vicinanza in questi giorni non facili di organizzazione dell’evento. 

Un pensiero affettuoso al nostro arcivescovo, monsignor Bruno Forte, che ha sempre parole buone e incoraggianti che ci confortano sulla strada del perseguimento del bene comune. Una lode incondizionata a tutti coloro, arciconfraternite, musici, coristi (spero di non dimenticare nessuno) che con la loro bravura continuano, anno dopo anno, a farci sentire i “brividi sulla pelle” al loro passaggio cantando il Miserere di Selecchy.

Un grazie ai miei concittadini che si sono comportati benissimo al passaggio della processione: ieri a Chieti c’erano oltre 12.000 persone, molte sono tornate alla propria  processione, altre sono arrivate da fuori, ma tutti hanno partecipato con le mascherine e con il trasporto che rende questo appuntamento di fede unico in Abruzzo e fra i più belli e intensi d’Italia.

Un saluto carico di gratitudine arrivi anche a tutti i commercianti che hanno dovuto patire qualche disagio per motivi logistici e organizzativi, nella speranza che il dialogo e la collaborazione con l’Amministrazione rimanga sempre fertile. Tutto ha funzionato anche perché la città ha risposto nel migliore dei modi, a tutti giunga la mia Buona Pasqua”.

“Aspettavamo con particolare attenzione questo ritorno – così il vicesindaco e assessore alla Cultura Paolo De Cesare – perché vogliamo vedere crescere la processione e farla assurgere fra i riti tutelati dall’Unesco. Com’è noto, abbiamo iniziato il cammino per il riconoscimento, affinché la solenne Processione del Venerdì Santo di Chieti, scandita dalle note potenti del Miserere di Selecchy, diventi patrimonio dell’Umanità: non è un percorso facile, perché per arrivare al traguardo c’è bisogno di un rigido iter, ma siamo fiduciosi di poter toccare questo orizzonte, capace di dare al rito che si ripete da secoli in città e che potrebbe addirittura essere fra i più antichi d’Italia, la sua origine, infatti, risalirebbe all’842, il riconoscimento che merita e alla città un grandissimo onore.

La nostra appartenenza, così fusa nella storia, nella cultura di Chieti e anche nelle testimonianze religiose, ha un valore grande su cui vogliamo puntare, perché tanta bellezza è un motore anche economico che non può restare spento e perché siamo certi che possa contribuire a un patrimonio nazionale di tradizioni, che bisogna tramandare e rafforzare”.




Campionato Nacra 15

Secondo giorno di regate giovanili under 19 a Pescara

Pescara, 17 aprile 2022 –

Seconda di tre giornate di regate per gli oltre 30 atleti che partecipano alla Tappa Nazionale specialità Nacra 15, catamarano da competizione del settore giovanile della Federazione italiana vela, che ha portato a Pescara velisti anche dal Lazio, dalla Sardegna e dalle regioni limitrofe al Lago di Garda come il Trentino. Le gare sono iniziate venerdì scorso con quattro prove nel tratto di mare antistante lo stabilimento “Il Traghetto” sede del circolo velico che ha organizzato tutto, Svagamente, diretto dall’istruttore federale Mauro Di Feliciantonio, in collaborazione con la Fiv IX Zona Abruzzo e Molise e con il patrocinio dell’assessorato allo Sport del Comune di Pescara. 

La giornata di ieri è stata caratterizzata da cielo azzurro e un buon vento proveniente da nord tra i 5 e 8 nodi che ha permesso ai giovani atleti, tutti under 19, di mettere in luce le proprie doti tecniche e tattiche. In testa nella classifica provvisoria odierna dopo 8 prove totali ci sono i laziali Carlo Mustacchi e Nicole Bianco del circolo velico 3V del Lago di Bracciano con 18,5 punti seguiti con 27 punti da Giorgio Bona e Isotta Poggi del circolo velico Riva del Garda che ieri erano primi.

Al terzo posto in rimonta gli abruzzesi Vincenzo Sebastiani e Maria Sofia Rubino, entrambi pescaresi e quattordicenni, del circolo velico Svagamente diretto da Mauro Di Feliciantonio, che ha organizzato questa bellissima tre giorni, con 27 punti. L’altro equipaggio locale formato da Enrica Morelli e Stefano Troiano, sempre di Svagamente, per ora ha raggiunto il settimo posto con 41 punti. Domani, terza e ultima giornata di regate, la partenza è prevista per le ore 10 e si disputeranno almeno altre 4 prove.

Nel pomeriggio le premiazioni con il podio alla presenza dei vertici federali nazionasli Fiv, del presidente della IX Zona Fiv Abruzzo e Molise Domenico Guidotti, del sindaco di Pescara Carlo Masci e dell’assessore allo sport Patrizia Martelli che hanno patrocinato con entusiasmo l’iniziativa. Intanto continuano ad iscriversi atleti alla settima edizione della Tappa Nazionale Multiclasse prevista per il prossimo fine settimana, il 23, 24 e 25 aprile, sempre organizzata dall’instancabile Di Feliciantonio.

Parteciperanno le classi Hobie Cat 16 spi under 21, Hobie Cat classico, Hobie Cat Dragoon e Catamarani Formula 18 open: già previsti circa 150 atleti provenienti da tutta l’Italia e anche dall’Estero. Le squadre abruzzesi sono presenti in quasi tutte le categorie. 

.stk-e5b6bce .stk-img-wrapper{width:30% !important}



Buona Pasqua 2022

La passione, la morte e la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo ci dice che l’Amore è più forte del tradimento, che l’Amore è più forte della morte e che l’Amore dura nel tempo.

Buona Pasqua da tutta l’associazione Abruzzo Popolare, dal presidente, Tommaso Coletti, dalla redazione e dal direttore Nando Marinucci. 

.stk-e2ff930{margin-bottom:0px !important}.stk-e2ff930 .stk-img-wrapper{width:30% !important}



Videosorveglianza: nella graduatoria dei comuni ammessi al finanziamento per il 2021

Civitella Alfedena, 16 aprile 2022 –

Tra gli ammessi al finanziamento statale, sulla base degli importi richiesti, insieme ad altri 416 comuni, tra cui molte grandi città, c’è anche il piccolo borgo di Civitella Alfedena nel PNALM. Il decreto che approva la graduatoria  al finanziamento statale pari a 27 milioni di euro, diretto a sostenere gli oneri sopportati dalle amministrazioni municipali per l’installazione dei sistemi per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza urbana,  previsti nell’ambito dei Patti per la sicurezza urbana sottoscritti tra i prefetti e i sindaci per l’anno 2021 e stato firmato  dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. 

“Un intervento fondamentale per il potenziamento della sicurezza del  nostro Comune, di cui, com’è noto, i sistemi di videosorveglianza sono un elemento essenziale”, commentano dalla sede Municipale, dove emerge  soddisfazione di aver potuto beneficiare di questa iniziativa e della relativa provvista economica per poter soddisfare una richiesta avanzata da diverso tempo dagli abitanti.

Per la piccola comunità si tratta di un importante contributo statale e investimento per migliorare la sicurezza dei cittadini e tutto il Consiglio Comunale, si ritiene soddisfatto e apprezza il lavoro del tavolo tecnico del Prefetto e del Questore di L’aquila, che, “ha compreso in pieno che si tratta di uno strumento che  serve a contrastare anche nei piccoli centri le attività illecite ed episodi di microcriminalità , sia facilitando l’attività di repressione dei reati, ma anche quella di prevenzione e deterrenza , nonché  di controllo e tutela di un territorio interessato da flussi turistici proventi da altre regioni”.

La sfida di una migliore qualità della vita per i propri cittadini, la necessità di creare un’effettiva percezione di vivibilità in termini di sicurezza, abitabilità, salubrità, era uno degli obbietti che l’Amministrazione Comunale del piccolo borgo si era posta e ha affrontato e preannuncia l’avvio delle procedure per  l’installazione del sistema.




I due mondi, quale umanità stiamo diventando.

Pescara, 11 aprile 2022 – C’è un mondo in cammino alla ricerca di una salvezza e invece un altro che è rimasto fermo agli istinti primordiali.

C’è un mondo del buon senso, che vive con buoni propositi ed obiettivi puliti, ed un altro del malessere, che vive nel disagio e nella miseria; un mondo pericolosissimo, oscuro ed imprevedibile che vive vicino, accanto, dentro ognuno di noi, di cui tener conto e farsi carico in qualche modo, senza ignorare e tralasciare nulla.

[Un mondo che vive dentro ognuno di noi, pronto ad esplodere]

La cronaca dell’ultimo evento pazzesco registrato in terra d’Abruzzo ci racconta di un tentato omicidio nella nostra Pescara. Ucciso o meno, non sappiamo ancora se e per cosa, un cameriere, studente e giovane padre di 23 anni, intento al suo lavoro, viene preso di mira e fatto oggetto di una violenza inaudita.

Siamo umani e anche questi sono fatti umani che, necessariamente, hanno bisogno di una dovuta, giusta analisi; soprattutto, visti i caratteri delle ultime sciagure umane nel mondo, hanno bisogno del dovuto approfondimento per capire quale umanità stiamo diventando.

Siamo diventati davvero brutti …

nm




Cuore abruzzese

Avezzano, 15 giugno 2021 –

In Abruzzo c’è un lago a forma di cuore, perchè la nostra sorgente è l’Amore, la nostra fonte è Dio che è il cuore dell’Amore

Siamo chiamati a dare amore, perché riceviamo da tutti i fiumi e ridoniamo a tutti i fiumi l’amore: l’essenza della vita.

In Abruzzo c’è un’anfiteatro romano ad Alba Fucens, una città costruita in onore del Sole, in questo teatro dove parli o canti, senza microfono, ascolti la tua voce amplificata pulita e chiara, senza eco e senza rumori che disturbano, grazie alle pietre che i geniali romani hanno messo. Noi siamo “pastori” schietti, senza maschere, senza il politicamente corretto o il linguaggio diplomatico, semplici, spontanei e genuini.

L’ Abruzzo: terra bagnata dal mare Adriatico ed elevata verso il cielo dalle vette delle bellissime montagne, mistica e incontaminata, terra di santi e di briganti, di orsi e di agnelli, di eremiti e di inventori. Se usiamo ogni giorno questa “geografia” del nostro carattere unendo: la forza e la gentilezza, la creatività e la perseveranza, la solitudine e l’accoglienza, la responsabilità e l’umorismo: solo allora sarai un vero abruzzese.

fra Emiliano Antenucci




I luoghi dell’Amore

La bellezza della nostra religione

Avezzano, 29 agosto 2021 –

Dio è vicino più di quanto noi immaginiamo. Il cielo è il nostro cuore, e questa è la bellezza della nostra religione, del Cristianesimo. Ma cos’è veramente il Cristianesimo, cos’è la nostra fede? La nostra fede? Chiaramente ognuno pensa e vive a modo proprio, ma se non facciamo esperienze concrete d’amore … a cosa serve pregare, andare a messa o fare processioni ? Tutto è inutile. L’amore dunque; abbiamo imparato che bisogna amare Dio e amare il prossimo.

Ma qui, oggi  sembra di vivere in un mondo diviso tra Buoni e Cattivi. Buoni e Cattivi?

Ma è chiaro che abbiamo contratto un virus che è quello dell’egoismo; quello che ci porta a sbagliare sempre; a peccare sempre e gli errori, i peccati li facciamo noi tutti, nessuno escluso!

Per noi cristiani, siamo tutti peccatori dunque, ma amati dal Signore; da un Signore che è fallito. Si fallito sulla Croce, che si carica di tutti i nostri fallimenti per amore. E allora dove troviamo Dio ?

lo troviamo proprio nel nostro cuore, che è il luogo dell’amore, il luogo meno visitato.

L’auspicio migliore non è che cercare di scoprire questo luogo, e di visitarlo per renderlo meno misterioso di quanto sembra.




Tumore del polmone

Un nuovo studio sulla rivista Cell Death & Disease

Chieti, 1 aprile 2022 –

È stato pubblicato sulla rivista internazionale “Cell Death & Disease”, uno studio sulle potenzialità terapeutiche di una nuova combinazione di farmaci a bersaglio molecolare per la cura di un particolare tipo di tumore del polmone

Lo studio è il frutto di una collaborazione tra i ricercatori del CAST (Center for Advanced Studies and Technology) dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, del King’s College di Londra coordinati dal professor Tony Ng, e di MediaPharma, biotech nata nel 2009 come spin-off della “d’Annunzio”.

Gli studiosi hanno dimostrato che per mezzo della terapia di combinazione con l’anticorpo monoclonale anti-HER-3, chiamato EV20, è possibile contrastare l’insorgere della di resistenza all’Osimertinib, farmaco utilizzato in prima linea nel trattamento di pazienti affetti da carcinoma del polmone con mutazioni del recettore EGFR.

Il tumore del polmone – sottolinea il professor Gianluca Sala, docente di Biochimica presso il Dipartimento di Tecnologie Innovative in Medicina & Odontoiatria della “d’Annunzio” e co-autore dello studio – rappresenta la prima causa di morte per neoplasia nei paesi industrializzati.

Sebbene le terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia abbiano aumentato in maniera significativa la sopravvivenza dei pazienti affetti da cancro al polmone, l’insorgenza di fenomeni di resistenza legati alle terapie rappresenta un grave problema a livello clinico.

Questo nuovo studio, seppur preclinico, – spiega il professor Sala – identifica una nuova efficace formulazione terapeutica composta da due farmaci a bersaglio molecolare, un inibitore chimico delle tirosin-chinasi (small molecule) ed un anticorpo monoclonale (immunoterapico). È importante notare – conclude il professor Gianluca Sala – che questo studio pone le basi molecolari per sviluppare terapie di combinazione personalizzate trasferibili alla sperimentazione sull’uomo in tempi ragionevolmente rapidi.”

Maurizio Adezio




Arte Internazionale

Niente di speciale… Menomale! L’ordinario nello straordinario

Fontecchio, 1 aprile 2022 –

Sabato 2 aprile dalle 16 alle 23 oltre 30 artisti per 14 mostre, concerti e performance organizzati in cantine, vicoli, abitazioni private, spazi culturali e sociali del paese medievale da residenti e nuovi abitanti arrivati da vari luoghi d’Italia e del mondo

Collegamento streaming con MAPPA Mission Art & Performance Project di San Francisco e gallerie di Barcellona.  Niente di speciale… menomale! un raduno internazionale di artisti, amici, residenti e sconosciuti che ha l’intento di ravvivare e nutrire l’ecosistema di relazioni dimostrando come l’anima della cultura può ripopolare, risollevare, incoraggiare condividendo esperienze di arte visiva, performance, musica, poesia e videoarte che esplorano tematiche attuali e incisive nelle nostre vite.  

Sette intense ore con protagonisti oltre 30 artisti, 14 mostre in cantine e piazzette lungo i vicoli del paese, in abitazioni private e spazi pubblici, da trascorrere sabato 2 aprile, dalle ore 16 alle 23 a Fontecchio, in provincia dell’Aquila, paese medievale di 300 abitanti nel Parco regionale Sirente-Velino che, dopo essere stato colpito duramente dal sisma del 6 aprile 2009, sta ora vivendo un rinascimento culturale, con oltre venti nuovi abitanti arrivati anche dall’estero, a costituire una vera e propria comunità.

L’evento, arrivato alla seconda edizione e che avrà una cadenza periodica, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Fontecchio e prevede un gemellaggio con il MAPPA Mission Art & Performance Project, che si svolgerà nelle stesse ore a San Francisco, in California, e un collegamento streaming con Dina Zarif direttrice del celebre spazio interdisciplinare e culturale Red Poppy art House. Lo stesso avverrà in contemporanea con gallerie, librerie e artisti a Barcellona.

Organizzatori del “niente di speciale… menomale!” sono gli artisti Sebastian Alvarez dal Perù, Todd Brown dagli Usa, Patryk Kalinski dalla Polonia, Nespy5€ dal Messico, Bruno Morello dall’Argentina, Alessandro Costa da Roma: solo una parte degli artisti e creativi che si sono trasferiti a vivere a Fontecchio negli ultimi due anni.

“In un momento storico in cui accade di tutto, dalla pandemia all’innesco di una guerra che rischia ogni giorno di diventare mondiale – spiegano gli organizzatori -, per gli artisti residenti a Fontecchio la cosa migliore che ci si possa augurare per il futuro è che, appunto, niente di speciale accada.

La realtà ormai è iperbole di se stessa, perciò concetti quali la specialità, la straordinarietà rappresentano paradossalmente l’ordinario. La conquista di una qualche normalità piuttosto, è la vera chimera a cui tendere. “niente di speciale… menomale!” quindi, si configura come la normalità auspicata, sognata, desiderata che si dipana tra i vicoli di Fontecchio e si concretizza nelle cantine riempite d’arte, sia essa figurativa, astratta o concettuale, di foto, di performance artistiche e teatrali, di letture, di musica, di contenuti audio e video”.

Queste le mostre d’arte in programma.

Allo Spazio Officine, nello studio personale di Massimo Piunti opere opere dalla serie “Universo parallelo”, un live paintig curato dall’artista argentino Bruno Morello, opere di alcuni artisti dell’Associazione YAW (Young Artist Workers), e ancora l’artista Francesca Racano e l’installazione di Luca De Julis. 

Mentre nello spazio della Libera Pupazzeria porte aperte al laboratorio permanente sulla tradizione della pupazza abruzzese a cura di Silvia Di Gregorio. 

Nello Spazio Circolare, a cura di Teresa Ciambellini, la mostra “Sineddoche (guarda che non sono io)” dell’artista Monica Zeoli.

Nelle cantine messa a disposizione dal fontecchiani Davide Benedetti e Sara Ciancone, opere degli artisti Stefano Divizia, Davide Serpetti, Davide Figurelli e performance di Franco Di Berardino, fotografie di Tahani Hadia, sculture di Mascia Cima e musiche di Javier Stalinski. 

Nella cantina Capocroce la proiezione video del collettivo Afedia.

All’ex Mattatoio mostra fotografica di Debora Panaccione; alla Yoni House, a cura di Debora Frasca, opere di Serena Ciccone, Raffaella Capannolo, Alessandro Costa, Debora Panaccione, Collettivo Fuori Genere, Nespy5€, Filippo Tronca, Yoni e Francesca Racano, con uno spazio libri a cura di Radici dell’Aquila.

Nello Spazio “Fonte d’Arte” a cura di Alessandro Costa opere di Alessandro Costa, Nespy5€, Debora Frasca, Bruno Morello, Lorenzo Mucè, Debora Panaccione.

Nella Cantina studio di Todd Thomas Brown, una mostra di dipinti a tecnica mista su carta e tela.

Nell’adiacente abitazione di Sebastian Alvarez, la mostra di video e animazioni a cura dello stesso artista e regista peruviano.

Nella cantina Arcoinpietra mostra delle opere fotografiche di Filippo Zoccoli e Linda Pezzano con installazioni polimateriche di Cervo Zoppo.

In via Balzorelle, il Teatro delle Essenze a cura di Iana proporrà la performance  Morfologica mè, una passeggiata che “a partire dalla forma la trascende, incorporando una relazione al contempo sacra e profana del paesaggio”.

Nello spazio sociale e culturale La KAP opere di Nespy 5€, Debora Frasca, Debora Panaccione e Raffaella Capannolo. 

Ricco anche il programma musicale e teatrale. Si esibirà con uno spettacolo di manipolazione l’attore comico Franco Di Berardino in arte Mister Musthace, con le tarantelle lungo il tratturo i Cadicanpo, i pirotecnici The Colleagues, band composta da Francesca Catenacci, Fabio Iuliano e Stefano Millimaggi.

Infine, la proposta culinaria: in Piazza del Popolo con food truck e bevande, mentre in via del Vallone saranno offerte preparazioni salate e dolci della tradizione dalla comunità locale per i partecipanti alla manifestazione.

Gli eventi si svolgeranno nel rispetto delle vigenti norme anti-covid ed è richiesto il possesso del green pass e l’uso della mascherina Fpp2 negli spazi chiusi; alcune cantine – adeguatamente segnalate – prevedono un ingresso contingentato.




Cittadinanza onoraria

CITTADINANZA ONORARIA
Il Prof. Francesco Sabatini candida la città a Capitale dell’Appennino

di Groffredo Palmerini

L’Aquila, 28 marzo 2022 –  Una cerimonia sobria ma densa di suggestioni ha fatto da cornice al conferimento della Cittadinanza onoraria de L’Aquila al prof. Francesco Sabatini, linguista e filologo insigne, Presidente emerito dell’Accademia della Crusca. A mezzogiorno del 18 marzo scorso, nell’auditorium progettato da Renzo Piano nel Parco del Castello cinquecentesco, l’accoglienza del prof. Sabatini con il saluto del presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari e del sindaco Pierluigi Biondi, quindi la lettura della pergamena con le motivazioni del conferimento della più alta onorificenza civica, qual è la Cittadinanza onoraria, e la consegna della riproduzione in argento del magnifico rosone di Collemaggio. 

Alcuni minuti di forte emozione per tutti, rappresentanti della Municipalità aquilana e pubblico che ha ricolmato l’Auditorium del Parco. Intensa la commozione del prof. Sabatini, grande amico dell’Aquila. Sulla particolare amicizia verso la città si era parlato nel corso della seduta del Consiglio comunale, convocata alle 10 per trattare l’unico argomento all’ordine del giorno di convocazione – il conferimento al prof. Francesco Sabatini della Cittadinanza onoraria dell’Aquila – e per deliberare al riguardo.
 
Dopo l’introduzione del presidente dell’Assemblea civica, Roberto Tinari, e la lettura della proposta di deliberazione, i due gli interventi concordati tra i gruppi consiliari: il primo del consigliere Stefano Palumbo a nome dei gruppi di minoranza in Consiglio, il secondo di Ersilia Lancia per i gruppi di maggioranza.
 
Entrambi gli interventi sono stati contrassegnati dalla solennità del momento e dalla particolare rilevanza per la città capoluogo con l’atto di conferimento della cittadinanza onoraria al prof. Sabatini, non solo per gli indiscussi meriti scientifici e culturali, ma soprattutto per quanto egli ha fatto per L’Aquila dopo il terremoto del 2009, rafforzando quel legame affettivo nutrito da sempre per l’amata città capoluogo d’Abruzzo. Il voto unanime del Consiglio comunale ha suggellato il conferimento della Cittadinanza onoraria, seguito da un prolungato applauso, certamente appropriato pur se un po’ fuori dalle regole formali dell’organo consiliare.
 
E a questo punto che il presidente Tinari e il sindaco Biondi sono andati ad accogliere al suo arrivo il prof. Sabatini e ad accompagnarlo in auditorium, salutato da un caloroso applauso del pubblico in piedi. E quindi seguita la cerimonia ufficiale. Il presidente del Consiglio comunale, dopo parole di affettuoso saluto al prof. Sabatini, ha espresso tra l’altro le considerazioni che seguono.
 
Come tutti sappiamo – ha evidenziato il presidente Tinari – il prof. Sabatini è stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce OMRI, della Medaglia d’Oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte, e di altri mille riconoscimenti ancora… La medaglia più grande, la più preziosa, che gli Aquilani le riconoscono, caro Professore, è quella che porta nel cuore. Ed è quella che tutti gli Aquilani le hanno riconosciuto quando le sue commoventi ed efficaci iniziative hanno concentrato l’attenzione nazionale sulla nostra città ferita dopo il disastroso terremoto…


La gente dell’Aquila non dimenticherà mai come quali espressioni, gesti e parole Lei ha fatto sentire quando nei momenti bui ha parlato di noi, della nostra città, della sua indiscussa rinascita.


E per questo che oggi siamo qui, caro Prof. Sabatini. Allora eravamo nelle tende e non l’abbiamo potuto fare. Siamo qui per dirle grazie, un grazie carico di affetto e di profonda stima e riconoscenza…


E da quel momento che lei è per tutti noi Cittadino onorario della nostra città. E per lei, per i suoi figli, per i figli dei figli e per le generazioni che verranno ci sono e ci saranno sempre porte aperte nella città dell’Aquila!”. Tinari ha quindi ricordato come il prof. Sabatini sia un figlio della nostra terra, essendo nato a Pescocostanzo e “soprattutto colui che più di tutti, con i suoi studi ovunque conosciuti e universalmente considerati in modo profondo, ha insegnato a intere generazioni l’uso corretto e il valore della lingua più bella del mondo: l’italiano. 


Per quanto riguarda noi – ha concluso Tinari – abbiamo avuto il privilegio di avere il nostro beneamato concittadino quale Presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, da sempre punto di riferimento istituzionale della nostra città in fatto di cultura. Inoltre, essenziale è stato il suo apporto che ha consentito di tagliare il traguardo del riconoscimento della Perdonanza come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco”.
 
Tinari ha infine ricordato che la proposta della cittadinanza onoraria al prof. Sabatini sia pervenuta dal Lions Club dell’Aquila, presente all’auditorium del Parco con il presidente Massimiliano Laurini e con altri esponenti, tra i quali Duilio Chilante dal quale l’idea era nata.
Il sindaco Pierluigi Biondi, sottolineando il valore della cittadinanza onoraria tributata al prof. Sabatini, ne ha voluto richiamare il particolare significato: “Conferire la cittadinanza onoraria al professor Francesco Sabatini in questo tempo di guerra che ha colpito il cuore dell’Europa, non è solo un gesto di riconoscenza da parte della municipalità nei confronti di una personalità di indubbia caratura culturale nel campo della linguistica e della filologia, ma è anche un gesto etico che pone l’accento sul portato valoriale delle donne e degli uomini che hanno fatto della salvaguardia della cultura e del patrimonio storico-artistico il fulcro della loro esistenza.


Le terribili immagini che giungono dall’Ucraina, con le strade affollate di profughi, le città oltraggiate dalle fiamme e dalla distruzione, i bombardamenti sul patrimonio culturale e lo spettro che si aggira tra le macerie di una possibile quanto antistorica epurazione culturale, ci raccontano di un popolo fiero e coraggioso che difende la propria identità culturale e del personale museale che disperatamente cerca di mettere in salvo le opere d’arte. A Kiev, per spostare nei depositi cittadini la collezione del museo nazionale di storia, gli ucraini, lo scorso 3 marzo, hanno impiegato 12 ore.


Intanto, si cerca il sostegno internazionale per evacuare opere d’arte, archivi, libri, da tutto il territorio ucraino. La Pace di Antonio Canova, era esposta nel museo di Kiev fino a pochi giorni fa, ora è in un bunker, protetta dalle bombe, affinché il valore universale che esprime, umiliato dalla guerra in atto, possa presto disvelarsi di nuovo in tutta la sua potenza evocativa. Salvare il patrimonio culturale significa salvare la propria storia, le proprie radici, quelle radici che sono la forza viva delle donne e degli uomini in tutte le latitudini.


All’Aquila – in una scala storica, esistenziale e territoriale indubbiamente minimale rispetto a un teatro di guerra – la distruzione causata dal sisma, le conseguenze dolorose, la comunità dispersa, l’incommensurabile vuoto identitario che ne è derivato hanno trovato nella cultura – nella sua potenza emotiva, nella sua capacità di declinare e finalizzare la caparbietà e la determinazione degli aquilani – la forza per rivendicare e costruire un futuro.


E, in questo processo di ridefinizione fisica e identitaria, il professor Sabatini ha contribuito a permeare di conoscenza e bellezza la rinascita dell’Aquila, sollecitando l’attenzione e la solidarietà degli ambienti culturali anche attraverso la Deputazione Abruzzese di Storia Patria, di cui è autorevole componente.


La città è espressione dell’umanità e, nella divaricazione tra la città amabile e la città funzionale, irrompe la cultura a storicizzare la trama urbana. Questo sta accadendo all’Aquila, questo ci dobbiamo augurare accadrà in Ucraina, dove sono a rischio importanti monumenti e siti Unesco, come la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev o il centro storico di Leopoli. A proposito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, nel segno dell’Aquila rinascente nel suo tessuto urbano e nella ridefinizione della propria anima, Sabatini è stato uno dei principali artefici del riconoscimento, da parte dell’Unesco, della Perdonanza celestiniana quale patrimonio immateriale dell’umanità.


E se L’Aquila si va sempre più caratterizzando come un laboratorio di idee – in un’alterità feconda dove il sapere è fabbricatore di crescita, la memoria è nutrimento per la rifioritura e la contaminazione delle culture è visione e progettualità – lo si deve a uomini come il professor Sabatini che ha condiviso la sua conoscenza con tantissimi studenti, ma anche con studiosi, ricercatori e appassionati della lingua. La grandezza di Sabatini sta nella generosità con la quale ha saputo trasmettere il suo sapere alle giovani generazioni, il suo sentimento di appartenenza all’Aquila in uno dei momenti più drammatici della nostra storia cittadina, la sua disponibilità a dare alla linguistica una comprensione la più ampia possibile. Il nostro grazie, convinto e imperituro, al professor Sabatini si concretizza oggi nel conferimento della cittadinanza onoraria dell’Aquila.”
 
È a questo punto che il prof. Sabatini, ringraziando per il riconoscimento tributatogli, ha fatto al Consiglio comunale, al pubblico presente e a tutti gli Aquilani, il dono d’un discorso memorabile, elevato, culturalmente solenne. Una vera e propria lectio magistralis, sebbene proclamata con il personale suo tratto di sobrietà, quasi di discrezione, che ha colpito nel profondo la silenziosa e assorta attenzione degli astanti.
 
Un discorso di alta politica economica e infrastrutturale, riguardante il presente e il futuro di una città di grande cultura, qual è L’Aquila, che deve aspirare a diventare “Capitale dell’Appennino”. Una visione progettuale di ampio respiro, ancorata alla gloriosa storia civica, che ha intrigato tutti i presenti che magari s’attendevano altre considerazioni di circostanza. Si è respirata un’atmosfera sospesa tra lo stupore e l’incanto di tanta sapienza, scioltasi con una interminabile ovazione finale, tutti in piedi in calorosa acclamazione.
 
Il prof. Sabatini, lo ha pronunciato in piedi il suo discorso, del quale chi scrive è riuscito a registrare solo la parte che qui di seguito è trascritta. La prima parte, affidata alla labilità della mia memoria per la quale chiedo indulgenza, ha avuto per incipit il richiamo ai suoi natali in Pescocostanzo, il ricordo di suo padre Gaetano e dell’amore che serbava per L’Aquila dove aveva seguito gli studi nel prestigioso convitto liceo classico “Cotugno”, poi medico e fine storico, peraltro tra i fondatori della Deputazione Abruzzese di Storia Patria. Dell’istituzione ha quindi a lungo parlato il prof. Sabatini, un po’ sorvolando per discrezione sul triennio della sua presidenza vivace e stimolante – durante la quale si sottolinea il forte impulso da lui dato alle attività della Deputazione, anche con la nascita del Notiziario semestrale –, affiancato dal vicepresidente vicario Walter Capezzali, che gli sarebbe succeduto alla presidenza e che l’ha visto poi guidare l’istituzione per quasi un trentennio.
 
Proprio Capezzali è stata la prima persona che il prof. Sabatini ha citato, richiamandone il rapporto di amicizia e di forte collaborazione, ringraziandolo peraltro per la presenza. Nel contempo, illustrando il valore culturale della Deputazione, Sabatini ha voluto sottolineare il contributo scientifico reso all’istituzione dalle nuove leve, come le docenti Silvia Mantini, Maria Rita Berardi, Valeria Valeri e il dr. Paolo Muzi. 
 
E seguito quindi il puntuale richiamo alla consuetudine di relazioni che egli ha intrattenuto con la città capoluogo e le intense collaborazioni culturali con persone speciali, come il prof. Alessandro Clementi, il prof. Marcello Vittorini, il prof. Ferdinando Bologna, il prof. Raffaele Colapietra, il prof. Fabrizio Marinelli. E inoltre Duilio Chilante, anch’egli presente all’evento. Per ciascuno di loro, ma anche di qualche altro di cui la memoria non mi viene in soccorso, il prof. Sabatini ha in sintesi richiamato i progetti condivisi e realizzati, come pure le grandi amicizie che si sono cementate con loro.
 
Con altri studiosi aquilani – ha poi continuato il prof. Sabatini, come in questa trascrizione letterale – ho lavorato ad altre iniziative, professionisti eccellenti nei loro campi, ma anche fervidi operatori culturali, come Giandomenico Cifani e Mario Centofanti e i docenti dell’università aquilana Carlo De Matteis e Francesco Avolio, Luigi Gaffuri e Lina Calandra. C’è un tema di studio che mi ha sempre condotto a visitare la storia aquilana, quella della via degli Abruzzi, l’asse delle comunicazioni che da Firenze collegava la Toscana per l’Italia centrale con Napoli, soprattutto dal Duecento al Cinquecento. L’asse al quale è legato il sogno del fiorire del comune aquilano dal Medioevo al Rinascimento, fino a quando non ha preso il sopravvento il ramo lombardo emiliano, e quindi adriatico, di questo asse peninsulare.


Molti dei miei rapporti di amicizia con cittadini aquilani sono legati a questi miei studi, dai quali è partita anche la scintilla dell’iniziativa del riconoscimento Unesco della tradizione della Perdonanza, una battaglia alfine vinta e consegnata alla vittoria con l’apporto di tanti aquilani a questa città. Per concludere questo mio ringraziamento desidero tornare al gran tema della viabilità. Un tema che ora vorrei consegnare ad un’altra categoria che non è più quella degli studiosi del passato, ma quella degli operatori del presente, soprattutto gli ingegneri, gli urbanisti, gli architetti.


Da questo settore delle professioni ho ricevuto attestati di amicizia e di stima dei quali ancora una volta li ringrazio, mostrando anche il segno tangibile di questa loro benevolenza consegnandomi in una cerimonia del 5 ottobre del 2013 questa meravigliosa riproduzione del rosone di Collemaggio. Li ringrazio ancora, ma anche li sollecito a studiare bene i problemi della viabilità esterna regionale ed interregionale che riguardano L’Aquila.
 
Nonostante il sopraggiungere da più di 30 anni del collegamento autostradale, L’Aquila non è stata ancora strappata al suo isolamento. Un centro urbano, se non è un grande o addirittura un grandissimo polo di vita e di attività, non riesce ad essere un polo di riferimento. Rischia di essere solo legato da un cordone ombelicale ad un altro grande centro. E’ proprio questa la situazione dell’Aquila nei confronti di Roma, con la quale ha per fortuna un collegamento veloce e sicuro per tutte le attività o in caso di calamità, ma si tratta di un legame di dipendenza o poco più. Un centro cittadino di media o medio-piccola dimensione ha necessità di essere anche un centro di passaggio aperto e funzionale nelle due direzioni.


Ebbene la funzione vitale per L’Aquila deve essere quella di centro di passaggio nelle due direzioni. Mi sto avventurando su un terreno che non è certo quello delle mie modeste e ben diverse competenze. Ma la lezione che ho ricevuto dalla conoscenza storica delle comunicazioni appenniniche dall’epoca delle attività delle banche e dei commerci della grande Firenze del Duecento e Trecento e dell’allora capitale Napoli, quelle comunicazioni attraversavano e facevano fiorire L’Aquila. La lezione ricavata da quegli studi mi porta a concludere che la città vive e soffre per la sua mono-dipendenza da Roma e che è ancora poco collegata con gran parte della regione di cui è tuttavia la capitale amministrativa e che dunque soffre dello scarso lungo e tortuoso collegamento con l’altro polo importante dell’intera regione, la concorrenza – e lo sappiamo su quali piani – di Pescara e del suo territorio.
 
Lasciatemi dire, anzi lasciatemi sognare che si realizzi un collegamento più diretto tra L’Aquila e Pescara, e Chieti con il suo entroterra pulsante di industrie e di feconda agricoltura. Un collegamento che parta dall’autostrada subito dopo l’uscita dal traforo del Gran Sasso e che raggiunga il semi-anello che aggira alle spalle la città di Pescara e la congiunga al grande asse adriatico.


Con il grande flusso dalla riviera adriatica, ancor meglio da una posizione di transito, la città vivrebbe di una posizione di incrocio non solo per traffici tra Roma e l’Adriatico ad una latitudine maggiore rispetto al braccio autostradale Avezzano Sulmona Pescara, ma per traffici che dal cuore dell’Umbria e dell’alto Lazio siano diretti alla sponda adriatica per San Benedetto del Tronto, il Molise e la Puglia. Perdonate questa incursione in campi che non sono quelli del filologo e del linguista quale io sono professionalmente, ma che è dettata dalla conoscenza storica e in misura meno sufficiente da quella geografica ed economica di questo nostro territorio.


Nei tempi in cui L’Aquila è fiorita prodigiosamente si incrociavano qui traffici delle merci che venivano dalla città adriatiche, ce lo dicono gli studi di uno storico giapponese Idetoshi Hoshino, pubblicato dalla Deputazione di Storia Patria. E c’era qui anche il baricentro del commercio della lana. Questa grande risorsa del passato non ha certo il ruolo del tempo antico, ma la rete dei tratturi era orientata in questo senso e in particolare il Tratturo magno L’Aquila-Foggia seguiva esattamente a grandi linee il tracciato ideale che ho indicato poco sopra. Non posso spingermi oltre.
 
Qualche anno fa dal gran tumulto di idee seguite al trauma del terremoto sono emerse due indicazioni che hanno avuto anche un seguito, come il riconoscimento della Perdonanza celestiniana come Patrimonio culturale dell’Umanità. Dopo tanti sforzi di tanti soggetti l’iniziativa ha avuto successo, come certamente sapete, ed ora è affidata alle vostre mani perché dia i suoi frutti. Parallelamente ha preso forma, anche definitiva e statutaria, l’idea di un Centro italiano di studi storici e geografici sull’Appennino affiancato all’università di questa città. Il sopraggiungere delle tante difficoltà create dalla pandemia del Covid ha impedito che questo Centro avviasse le proprie attività. Finora me ne sono assunta la responsabilità principale, essendo affiancato da validissimi compagni di lavoro.


Si tratterà di ripartire con maggiore decisione ed iniziative precise non appena possibile. Confesso che la propulsione a questo ben amato organismo attende ora la guida più incisiva di un vertice pienamente operante in questa città. Le forze non mancano, ma saranno chiamate a prendere direttamente le redini dell’organismo che può portare proprio a quella ridefinizione o meglio al riconoscimento di questa città come Capitale dell’Appennino.


O, se volete, potrà condurre a raccogliere l’eredità di quella città peligna che nel primo secolo avanti Cristo, in antagonismo con Roma, si definì capitale d’Italia. Si tratta, come avrete ben capito, dell’antica Corfinio. L’allora capitale dell’Appennino non è più nemica di Roma, ha dato moltissimo con trasferimenti di capitale umano a tutti i livelli alla capitale della nuova Italia. Ha ricevuto appoggi qualificati, che oggi permettono l’esistenza di grandi centri di ricerca – il Laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso e il Gran Sasso Science Institute -, ma c’è tutto lo spazio perché con molte strutture di studio e di ricerca la città dell’Aquila prenda su di sé il carico di promuovere gli studi sull’intera catena dell’Appennino.


Il tema che ad Ascoli Piceno ha affrontato un gruppo di studio – che ha preso nome, non lo credereste, dal santo protettore contro i terremoti Emidio di Treviri, nato appunto a Treviri in Germania -, è cresciuto ad opera di giovani ricercatori dotati di grande slancio in tutti i sensi, punto di riferimento nelle vicine Marche, in Umbria, nell’alto Lazio e nell’Abruzzo. Il tema è riassunto nel titolo di un loro recentissimo libro a più voci, che mi fa piacere mostrarvi e nominare nel titolo “Sulle tracce dell’Appennino che cambia”, a cura di Emidio di Treviri.


È ora che l’altera città dell’Aquila sposi decisamente il ruvido e tumultuante Appennino, si sciolga un po’ dai lacci dell’ammaliante Roma e si congiunga appunto al ruvido e tumultuante Appennino. Con questa immagine di amore coniugale tra montagne e città, vie e mari, ringrazio tutti voi e il Consiglio comunale che mi ha dato questo riconoscimento di straordinaria impressione per me a compimento dell’itinerario alle mie spalle. Vi ringrazio di cuore, ringrazio tutti i presenti, tra i quali ci sono gli amici che ho nominato. A voi questo avvio a celebrare il matrimonio tra L’Aquila e l’Appennino. Grazie! “


Ora qualche breve annotazione biografica. Destò non poca sorpresa, nel marzo del 2000, l’elezione di Francesco Sabatini alla presidenza dell’Accademia della Crusca. E non certo perché mancasse di fama, ma per il fatto che il prof. Sabatini rompeva una tradizione secolare secondo la quale alla guida della più antica e prestigiosa istituzione linguistica del Paese c’era sempre stato un toscano, docente dell’Università di Firenze.
 
Francesco Sabatini invece è abruzzese, nato nel1931 a Pescocostanzo, in provincia dell’Aquila. Laureatosi nel1954 inLetteratura italiana all’Università di Roma, dal 1971 egli è stato professore ordinario nella stessa disciplina. Ha insegnato nelle università di Lecce, Genova, Napoli, Roma, dapprima alla Sapienza e infine alla Terza Università della capitale.
 
E stato presidente della Società Linguistica italiana e poi dell’Associazione per la Storia della Lingua italiana. Socio dell’Accademia della Crusca dal 1976 ed Accademico dall’88, ne diventò Presidente appunto nel marzo 2000, confermato per tre successivi mandati. Il 16 maggio 2008, in coincidenza con l’approvazione del nuovo Statuto e con un anno d’anticipo, Sabatini lasciò la guida dell’Accademia della Crusca e della prestigiosa istituzione fu nominato Presidente onorario. A succedergli fu eletta presidente Nicoletta Maraschi, d’origine pavese – ormai la tradizione dell’Accademia era già stata infranta – docente all’Università di Firenze, prima donna a guidare dell’Accademia.
 
Nel suo lungo mandato Sabatini ha portato nella storica istituzione una vera e propria rivoluzione organizzativa. Sotto la sua innovativa e feconda presidenza l’Accademia della Crusca ha attuato un vasto programma di informatizzazione che ha reso ogni ricerca su documentazione e storia della lingua italiana funzionale ed efficiente, ha realizzato un sito web molto curato ed ha messo in rete l’intero archivio storico. Un impegno particolare la presidenza Sabatini ha profuso nella promozione della lingua italiana all’estero, progettando e dirigendo i programmi della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che ormai dal 2001 annualmente si svolge in tutti gli Istituti Italiani di Cultura nei cinque continenti.
 
Iniziativa davvero preziosa per la nostra cultura all’estero, arricchita dal forte impulso dato dall’Accademia alle relazioni con la scuola, in Italia ed all’estero, attraverso seminari con gli ispettori della Pubblica Istruzione e con i docenti delle Scuole europee, quindi con corsi d’aggiornamento per gli operatori dell’educazione linguistica.
 
L’Accademia della Crusca, riconosciuta nelle sue competenze e funzioni “nella revisione del dizionario della lingua italiana e nella conservazione della purità della lingua medesima”, per oltre quattro secoli – nacque a Firenze nel 1583 ed è la più antica accademia linguistica del mondo – ha portato avanti la sua missione, ampliando progressivamente lo spettro delle iniziative a favore della nostra lingua. Dopo la riforma del 1923 ad opera di Giovanni Gentile, promuove lo studio e l’edizione critica degli antichi testi e dei classici della letteratura italiana, dalle origini al XIX secolo, mentre per le attività lessicali è insediato nella sede dell’Accademia un Istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che con essa opera sinergicamente.
 
Al governo dell’ente, Francesco Sabatini ha costruito uno speciale rapporto con la Presidenza della Repubblica, la quale ha concesso in via permanente all’Accademia l’Alto Patronato sulle numerose iniziative. Le nostre comunità all’estero ricordano davvero fortemente l’utilissimo programma televisivo di Rai International “Le voci dell’italiano”, che il prof. Sabatini curava quale autore e conduttore. Successivamente il suo straordinario contributo scientifico si è spostato su Rai Uno con la seguitissima rubrica settimanale “Pronto Soccorso linguistico”. Numerosi i riconoscimenti tributati all’illustre accademico, quali le lauree honoris causa conferitegli dall’Università “Aldo Moro” di Bari in Lingue e Letterature moderne e dall’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara in Scienze Sociali.
 
Come pure gli sono state conferite le cittadinanze onorarie dai comuni di Gravina di Puglia, Introdacqua e nel 2019 dal comune di Palermo, consegnatagli nel corso della XXIII Settimana di Studi Danteschi dal sindaco Leoluca Orlando. Infine, nell’ottobre 2021, presso la sede centrale della Società Dante Alighieri a Roma, nell’ambito del VII Premio Letterario internazionale “Città del Galateo”, gli è stato tributato honoris causa il Premio d’Eccellenza per la Cultura. Francesco Sabatini è un abruzzese di grande valore, una delle personalità più eminenti della cultura letteraria italiana.
 
E tuttavia egli non perde un filo dell’indole dell’uomo di montagna, retaggio dei propri natali nell’incantevole borgo dell’Abruzzo interno, situato lungo l’antico tracciato del Tratturo magno che per oltre due millenni e mezzo ha visto passare le greggi transumanti dai monti dell’aquilano fino al Tavoliere delle Puglie. Il carattere degli abruzzesi di montagna è essenziale, semplice, ispirato alla modestia ed al profilo discreto. Sabatini ne porta l’impronta. Palese. Immediata. Un cordone ombelicale lo riporta nella sua terra in ogni occasione culturale di rilievo, quasi a ricollegarsi alle proprie origini, come in questo caso per diventare Cittadino onorario dell’Aquila.




Finalmente

Riapre il Cinema Zambra!

Ortona, 28 marzo 2022 –

Un’iniziativa ideata ed avviata dalla passata amministrazione, guidata dal Sindaco d’Ottavio e dal Presidente del Consiglio Comunale Ilario Cocciola, oggi candidato alla carica di Sindaco, dopo cinque anni, finalmente si realizza con soddisfazione della cittadinanza ortonese

Il recupero del Cinema Zambra è stato avviato, infatti, nel 2015 quando, dopo una serie di incontri tra i vertici del Comune e quelli della “Circoscrizione Salesiana Sacro Cuore Italia Centrale”, il Consiglio Comunale, con deliberazione n. 50 del 6 luglio 2015, ha approvato una mozione con la quale ha impegnato il Sindaco e la Giunta a trovare un accordo tra l’Ente Comune e la famiglia Salesiana per la gestione del Cinema Zambra.

Successivamente con nota del 24 ottobre del 2016 i vertici della famiglia Salesiana hanno formalmente manifestato il desiderio di mettere a disposizione del Comune il fabbricato dello Zambra per contribuire al bene della Città di Ortona.

Con deliberazione della Giunta Comunale n. 331 del 24 novembre 2016 l’Amministrazione comunale ha accettato la proposta ed ha dato mandato ai dirigenti competenti di predisporre il contratto da portare in approvazione in Consiglio Comunale e da sottoscrivere tra le parti.

Il Consiglio Comunale, pochi giorni prima del suo scioglimento, con l’impegno dell’allora Vice Sindaco Luigi Menicucci, con deliberazione n. 9 del 27 marzo 2017, votata all’unanimità, ha approvato il contratto di comodato dell’immobile del Cinema Zambra per la durata di anni sessanta così come proposto dalla “Circoscrizione Salesiana Sacro Cuore Italia Centrale”.

A luglio del 2017 si è insediata la nuova Giunta comunale guidata dal Sindaco Leo Castiglione che ha continuato il lavoro avviato dalla precedente amministrazione con la progettazione dell’intervento di ristrutturazione, il finanziamento e l’appalto dei lavori.

Finalmente, quindi, un’altra delle numerose opere programmate ed avviate dalla passata Amministrazione guidata da Vincenzo d’Ottavio si concretizza con grande soddisfazione di quanti hanno contribuito a portare avanti l’iniziativa e di tutta la comunità ortonese profondamente legata alla famiglia salesiana.

Un grazie di cuore da parte mia al compianto Don Antonio Di Renzo e a Don Alvaro Forcellini che hanno aiutato noi amministratori comunali, coadiuvati anche dall’ex assessore Pasquale Alfery, a portare a termine la stipula del contratto con i vertici dei Salesiani.

Tommaso Coletti




IL BUON SENSO

Ogni giorno che passa, anche noi lontani, leggiamo, ascoltiamo e viviamo notizie sempre più incredibili ed assurde

Una guerra brutale che uccide e distrugge nel cuore dell’Europa, eserciti che invadono, popoli sotto le bombe, gente che fugge, capi di stato che dichiarano guerra, leader che alimentano violenza, discordia ed ostilità perfino con minacce nucleari, con le logiche e note conseguenze.

Rimaniamo senza parole e senza idee; sembra rimanere addirittura senza difese. Quello che accade nel mondo, e che stiamo vivendo anche direttamente, ogni giorno che passa sembra più slegato dalle nostre piccole logiche quotidiane. Con  gli strumenti a nostra disposizione, però, possiamo sempre registrare le nostre pur limitate capacità che, se tese al bene, possono offrire utili e forse necessari contributi. 

Si può essere inermi di fronte alle armi e all’inquietante crudezza della guerra, ma fondamentalmente possiamo sostenere la pace ed essere vicini, concordi e solidali, in tutte le forme possibili, al popolo che soffre; abbiamo tutto quello che serve, non ci manca nulla. Il mondo che viviamo è sicuramente complesso, disordinato e belligerante. Mondo squilibrato e soprattutto irrazionale, con linguaggi, strumenti e metodi, sembrerebbe, altamente imprevedibili. Comunque, per i portatori di pace, comportamenti prevedibilissimi quelli tendenti al male. 

Facile riconoscerli, adesso sono molto chiari. Una volta riconosciuti, cosa si può fare? 

Intanto avere riferimenti di garanzia e sicurezza istituzionale per la pace chiari, sicuri e fermi. Ognuno ha il dovere di tutelare la propria esistenza, quale principale dei doveri dettati dal nostro codice genetico; questo può rendersi possibile attraverso il riconoscimento del proprio ruolo, delle proprie capacità e soprattutto dei propri limiti. Sarebbe poi opportuno adottare linguaggi e comportamenti composti con informazioni e comunicazioni dirette, precise e trasparenti, solo così si potrebbe riconquistare quel tanto agognato buon senso delle idee, dei pensieri e delle intenzioni per evitare azioni, decisioni e scelte istintive, imprudenti ed avventate e magari rendersi davvero utile per la pace. 

NM




Ventesimo anniversario

A Castiglione del Lago i borghi più belli d’Italia

L’Associazione de I Borghi più belli d’Italia festeggia quest’anno il ventesimo anniversario dalla sua costituzione. A Castiglione del Lago, nel  luogo dove si svolse la prima assemblea nazionale – nel marzo del 2002 – che approvò il primo programma di attività, sono stati convocati, dal Presidente dell’Associazione Fiorello Primi (allora sindaco di Castiglione del Lago) i componenti del Consiglio Direttivo nazionale, i coordinatori regionali, i valutatori del Comitato tecnico scientifico coordinati da Livio Scattolini, i Sindaci dei comuni fondatori, tutto lo staff guidato dal Direttore Umberto Forte e i rappresentanti delle società e dei consulenti che operano per l’associazione nei vari campi della promozione turistica, dell’editoria, della gestione dei social network e del web e della valorizzazione delle produzioni tipiche.

Nel marzo del 2001 tra i 13 Borghi fondatori dell’Associazione nazionale c’era anche Scanno, oltre a Anghiari, Apricale, Arquà Petrarca, Castel di Tora, Castelmezzano, Castiglione del Lago, Chiusa, Cisternino, Furore, Gerace, Montefiore Conca e Monzambano.

La celebrazione del ventesimo anniversario della costituzione dell’Associazione si è svolta questa mattina nella sede prestigiosa di Palazzo della Corgna dove sono state ripercorse le tappe e i successi ottenuti nei 20 anni di attività dall’Associazione, alla presenza anche di alcune delle personalità che nel corso degli anni sono state vicine all’associazione, come Oscar Farinetti, Vittorio Sgarbi, il presidente dell’ENIT Giorgio Palmucci, il presidente di Symbola Ermete Realacci, la sottosegretaria al ministero della Economia e delle Finanze  Alessandra Sartore, il presidente dell’assemblea nazionale dell’ANCI Enzo Bianco e l’ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia Osvaldo Bevilacqua.

In questi anni molte cose sono cambiate rispetto all’attenzione che la politica e le istituzioni hanno avuto ed hanno nei confronti delle problematiche dei Borghi. È anche grazie all’intenso lavoro prodotto dalla nostra associazione nell’opera di sensibilizzazione verso le problematiche dei piccoli centri e all’impegno dei Sindaci e delle amministrazioni che si sono succedute alla guida dei comuni valutati come “uno dei Borghi più belli d’Italia” che finalmente i Borghi cominciano ad avere un posto di prima fila nelle politiche di sviluppo sia a livello regionale che nazionale.

C’è ancora molto lavoro da fare e c’è ancora molto da progettare e da investire per portare a compimento l’opera di messa a valore del patrimonio culturale, storico, artistico e architettonico ma la strada è aperta.

I 334 Borghi che fanno parte dell’Associazione, selezionati attraverso una rigorosa procedura certificata ISO9001, rappresentano la punta di eccellenza di migliaia di realtà che sono la vera spina dorsale dell’Italia in quanto luoghi che custodiscono un immenso tesoro di cultura e tradizioni unico al mondo per la sua diversità e importanza.

Il compito della associazione è quello di aiutare queste comunità a continuare a vivere e, magari, a prosperare all’interno di questi luoghi dell’anima e della memoria, contrastando il fenomeno dello spopolamento che purtroppo sta interessando molti di loro, con lo scopo di mantenere stabile la popolazione residente e attrarne di nuova. È compito delle Istituzioni a tutti i livelli di mettere a disposizione dei Comuni le risorse necessaire per investire sulla tutela e valorizzazione del passato per costruire un futuro, nei Borghi, per le giovani generazioni.

C’è ancora molta strada da fare e l’associazione de I Borghi più belli d’Italia sarà sempre pronta a cogliere ogni opportunità per aiutare i Comuni nel loro sforzo di mantenere viva e prospera la comunità borghigiana.

La celebrazione dei vent’anni di Associazione è stata anche l’occasione per mostrare ai presenti un primo filmato di presentazione del quattordicesimo Festival nazionale de I Borghi più belli d’Italia che nel settembre 2022 sarà ospitato in Abruzzo dai Comuni di Abbateggio e Caramanico Terme!

Antonio Di Marco

Presidente Associazione, I Borghi più Belli d’Italia in Abruzzo e Molise




Il Summit di Versailles

Riferimento lontano da fraternità, libertà e democrazia

Chieti, 12 marzo 2022 –

Summit di Versailles con Mosca bandita da ogni rapporto economico con l’occidente. Decisioni forti, provvedimenti d’emergenza, forse anche necessarie, comunque solo palliativi per alleviare il dolore delle attuali ferite

Decisioni che, comunque, non aiutano a guarire da quel grave male della condivisione perversa e disturbata di cui soffre il popolo europeo. Un popolo ancora diviso fra chi gode nella ricchezza sfrenata e chi soffre vicino nella miseria oscura; fra chi domina con subdoli sistemi, violenza varia e sfruttamento e chi invece subisce, dipende ed è costretto all’inquietante obbedienza.

Un popolo che vaga fra gli effetti del delirio di supremazia dell’élite, dell’oligarchia e delle classi abbienti e la silente lucidità ed il buon senso delle genti umili e bisognose.

Versailles, luogo d’antica, bizzarra ed iniqua memoria per un mondo in evoluzione e che si crede moderno. Versailles riferimento lontano, se non antitetico, per ambire e progettare una vera idea di fraternità, libertà e soprattutto democrazia.

Cambiare indirizzo, cambiare metodo, cambiare ogni distorto pensiero e soprattutto cambiare riferimenti per non rischiare maldestri ed improvvisi ritorni al passato.

NM




L’ISTITUTO DEL COMPARTICO

La tradizione in Abruzzo

Abruzzo, 4 agosto 2020. II tradizionale istituto del comparatico, che resiste ancora tenacemente in Abruzzo soprattutto nelle aree dell’entroterra montano, è stato oggetto di un approfondito studio da parte di E. Giancristofaro e ad esso si fa rimando per la relativa bibliografia.

Questi appunti che siamo andati man mano annotando sull’argomento sembrano tuttavia presentare caratteri degni di nota e pertanto suscettibili di apportare ulteriori contributi per la messa a fuoco dell’importante tema culturale nei gruppi sociali subalterni. Come è noto, l’istaurazione del rapporto di comparatico veniva scelto, ma non sempre, il giorno di S. Giovanni Battista ed a proposito ha osservato il Fiordigigli: “La promessa di comparaggio, effettuata nel giorno di S. Giovanni, creava e crea vincoli d’affetto più stretti della parentela; i1 recederne significava attirarsi odio implacabile, violento attrito…».

II corsivo del passo citato è nostro ed introduce alcuni rilievi che scaturiscono, come ci è sembrato, dall’analisi comportamentale di un gruppo di informatori intervistati. 

La persona scelta come compare («lu San Giuànne») non è quasi mai un parente nè si trova in condizioni economiche inferiori rispetto a quella di chi ha operato la scelta. La struttura del modello operativo che si incentra nel «comparatico» sembra pertanto rivelare complesse determinazioni di natura economica o di integrazione economica

che vietano ai parenti o consanguinei la possibilità della funzione di «alter ego» o persona cui si possa far affidamento nei momenti di bisogno, dato che è proprio con essi che insorgono contrasti in occasione soprattutto di suddivisione ereditaria.  

II proverbio popolare i parenti sono come gli stivali: più sono stretti e più fanno male,  assai in uso ad Opi (e l’informatore di tale località mi ha assicurato che è comune anche in diversi centri della Marsica), Castel di Sangro e Forti del Sannio, risulta a proposito assai significativo. Notevole è poi la norma che nell’area dell’alto Sangro spetti

al padrino la scelta del nome da imporre al nascituro e quest’ultimo porta assai spesso il nome del primo. Ad Opi poi vige l’usanza ormai codificata dalla ripetizione costante ed uniforme nel tempo del comportamento che i1 compare debba essere scelto assai lontano dal paese, donde il proverbio: la moglie della tua villa e compare de cento miglia.

Poiché in un piccolo centro non è difficile reperire un padrino al di fuori del parentado vien fatto di chiedersi quale sia la logica o le motivazioni che spingono una persona a cercare altrove quei vincoli così stretti che derivano dal rapporto di comparatico, o, in altri termini, quali siano le ulteriori funzioni cui l’istituto del comparatico adempie o in passato abbia adempiuto.

Pur nell’evidente eufemismo, l’espressione «cento miglia» alludente alla lontananza del compare, sottolinea probabilmente la necessità, in una società omogenea rurale, di scegliere l’alter ego sia al di fuori dei rischi incombenti in una determinata area sul ciclo economico annuale (come la siccità, la quale se colpisce una zona può risparmiare un’altra) che dall’esigenza dell’integrazione di colture diverse.

D’altro canto nel viaggio compiuto per raggiungere il compare lontano, da effettuarsi «almeno una volta all’anno e preferibilmente nel giorno di S. Giovanni Battista» (Opi), è possibile intravedere anche un aspetto culturale dato dal trasferimento delle persone da una zona all’altra e non dissimile sotto certi aspetti dal «viaggio» compiuto in occasione dei pellegrinaggi. Dalle dichiarazioni degli informatori intervistati è risultata anche la diversa posizione della donna nei confronti dei diritti-doveri che la legano al proprio compare.

Essi infatti restano immutati fintante è nubile, ma da sposata, entra a far parte dei diritti-doveri che scaturiscono dal rapporto di comparatico esistente tra il

marito ed il compare di quest’ultimo, secondo uno schema che sembra

rivelare residui di un’antica struttura patriarcale della famiglia abruzzese:

A): Padre – Madre                           B): Padre – Madre

Figlia      Compare

Figlio     Compare 1

                B1: Padre – Madre

Figlio Figlia (nuora)

Compare 1

Secondo gli informatori intervistati, i rapporti della donna con il primo compare tendono col tempo ad affievolirsi, mentre quelli con il compare del marito, da lei acquisiti con il matrimonio, si cementano e si sacralizzano soprattutto in occasione della nascita del primo figlio. Aggiungiamo a chiusura di queste brevi note due consuetudini sull’argomento registrate a Pacentro e Collepietro. A Pacentro (Inf.ce Sig.ra Antonietta Buccitelli, casalinga di anni 81) chi si recava di mattina in campagna o al cimitero passava sempre davanti alla casa del compare e sull’uscio deponeva una pietra.

A Collepietro (Inf.re Sig. Domenico Varrassi, insegnante di anni 50) nell’ultimo bicchiere durante la consumazione del consólo si lascia sempre un dito di vino. Forse da tale usanza deriva la norma, assai comune in Abruzzo, di non versare ancora da bere nel bicchiere se questo non sia stato prima completamente vuotato, perché il «dito di vino» richiama alla mente il lutto e perciò è di cattivo augurio.

Franco Cercone

[1] Cfr. «Rivista Abruzzese», 1977, n° 1, pag. 16 segg.

[1] G. Fiordigigli, Un paese d’Abruzzo nella leggenda e nella tradizione, vol. 2° pag. 157; L’Aquila 1977. Il Giancristofaro definisce appunto il comparatico «una parentela fìttizia» (ivi, pag. 16).

[1] Signori: Franco Turco, contadino di anni 28, Forlì del Sannio (Is.); Cesidio Serene, di anni 59, contadino, Opi (Aq.); Anna Carugno Rosati, di anni 35, insegnante, Castel di Sangro (Aq.): Pia Amicucci, di anni 57, bidella, Roccapia (Aq.).

[1] A Cansano (Aq.) nelle, liti per la suddivisione della proprietà e per il diritto all’asse paterno è noto il detto vuoglie l’aadòre de tata meja.

[1] A Villalago: frate e parente come serpente.; cfr. A. D’Antonio, Villalago. Storia, leggende, usi. costumi, pag. 199; Pescara 1976.