LA GUERRA FREDDA: DI NUOVO L’UNICA PACE POSSIBILE?

di Umberto Baldocchi

PoliticaInsiem.com, 29 giugno 2024. Tra le tracce della maturità 2024 non si è forse prestata la dovuta attenzione ( politica oltre che culturale e didattica) alla  interessante traccia sulla “guerra fredda” ( non sull’atomica, come si è scritto) dello storico  Giuseppe Galasso.  E’ il tema che hanno svolto il 17,3% dei maturandi , a testimonianza che forse l’interesse o il desiderio di una storia “fatta sul serio”  non è ancora  svanito nelle nuove generazioni.

Il contesto storico entro cui si svolge la vita pubblica italiana genera inevitabilmente però anche considerazioni di attualità politica che forse non sono sfuggite ai maturandi.   Il testo di Galasso non propone tanto un discorso di denuncia dei pericoli della guerra atomica e degli arsenali nucleari, quanto invece una interessantissima riflessione sulla “guerra fredda” letta  in prospettiva storica. Che cosa è stata la “guerra fredda”? Il testo si esprime in questi termini:

“La condizione così determinatasi nelle relazioni internazionali, e in particolare fra i grandi vincitori della guerra e in Europa, fu definita «guerra fredda». La definizione, volutamente antitetica, esprimeva bene la realtà delle cose. Lo stato di pace tra le due massime potenze dei rispettivi campi e tra i loro alleati non poteva ingannare sulla realtà di un conflitto ben più consistente…”(Giuseppe Galasso, Storia d’Europa, Vol. III, Età contemporanea, CDE, Milano, 1998, pp. 441- 442. ) 

Forse bisognerebbe precisare che la “guerra fredda” in realtà non è una “definizione antitetica” ( come definizione mancherebbe dei due elementi classici della definizione il genus e la species) È però un concetto rovesciato, che usa il termine antitetico per designare la pace, che è notoriamente, nell’uso corrente, un concetto debole, costruito per negationem vale a dire in relazione al suo opposto, alla guerra. Semplicemente nel linguaggio corrente  la PACE o è assenza di guerra oppure è un equilibrio precario tra forze ostili, cioè una “guerra” mascherata. Non ha alcuna consistenza autonoma, indipendente. Vale a dire   PACE può solo significare una SITUAZIONE, un RAPPORTO DI FORZE  non un  ORDINE delle cose.

Nessuno oggi sembra notare questa anomalia. Eppure, in piena “guerra fredda” vi è stato chi forse aveva avvertito il pericolo delle “parole tiranniche” ed aveva  usato un termine diverso. Poteva farlo  anche perché possedeva un diverso concetto di PACE. Si tratta di Papa Pio XII, che certamente non ignorava il termine “guerra fredda”, ma  usava per il medesimo  contenuto concettuale il termine PACE FREDDA. Un termine sicuramente più rigoroso e coerente, caratterizzato da  quel rigore che dovrebbe piacere anche agli storici e non soltanto a chi si deve attenere alla rigorosa logica evangelica che vuole un linguaggio umano dica sì al sì’ e no al no e non inverta mai la realtà. Così si esprimeva infatti Pio XII nel Radiomessaggio natalizio del 1954:

“ Che cosa si intende infatti  nel mondo della politica per pace fredda se non la mera  coesistenza di diversi popoli, sostenuta  dal vicendevole timore  e dal reciproco disinganno? ora è chiaro che la semplice coesistenza non merita il nome di pace quale la tradizione cristiana , formatasi alla scuola  dei sommi intelletti di Agostino e di Tommaso D’Aquino , ha appreso a definire tranquillitas ordinis. La pace fredda è soltanto una calma provvisoria, il cui durare è condizionato dalla sensazione mutevole del timore  dal calcolo oscillante delle forze presenti, mentre dell’ordine giusto , il quale suppone una serie di rapporti convergenti  in un comune scopo giusto e retto , non ha nulla”.

La pace fredda (guerra fredda) non è dunque mai un ordine , ma una situazione provvisoria anche se essa produce una pericolosa illusione così descritta da Galasso:

“Come non era mai accaduto prima, l’uomo restava, così, prigioniero della potenza che aveva voluto e saputo raggiungere. Uno strumento di guerra, di distruzione e di morte di inaudita efficacia si convertiva in una garanzia, del tutto impreveduta, di pace a scadenza indefinita”.

A prima vista pare essere la stessa straordinarietà della potenza umana  a garantire la pace . A prima vista un comodo meccanismo automatico, una sorta di pilota invisibile infallibile, in realtà una incredibilmente ingenua illusione. L’illusione di chi può pensare che l’uomo, essere naturale non rinchiuso entro confini prestabiliti, ma essere libero essenzialmente, non possa mai far saltare questa estrema misura, e non rechi in sé la possibilità della tragedia esistenziale, la possibilità di rivolgere questo potere contro sé stesso.

Ma c’è di più. La deterrenza nucleare può assicurare (precariamente, si è visto) la pace, ma  solo a certe condizioni. E qui Galasso è chiarissimo. 

“Che cosa sarebbe potuto accadere se essi fossero venuti nella disponibilità di un gran numero di paesi e, soprattutto, se si fossero ritrovati nelle mani di leader che non fossero quelli di grandi potenze aduse a una valutazione globale dei problemi politici mondiali e continentali e fossero, invece, fanatici o irresponsabili o disperati o troppo potenti in quanto non soggetti al controllo e alle limitazioni di un regime non personale e alle pressioni dell’opinione pubblica interna e internazionale?”.

In altri termini cosa potrebbe succedere oggi se il nucleare non fosse più monopolizzato dalle grandi potenze (un tempo solo due), le potenze  “aduse ad una valutazione globale dei problemi” ma se esso fosse in mano di leader “fanatici, o irresponsabili o disperati” ? Se cioè il nucleare fosse nelle mani di leader come quelli della Corea del Nord, del Pakistan, magari anche dell’ Iran, se non vogliamo aggiungerne altri e se per ora escludiamo ancora di porre i leader della ex potenza sovietica tra i “fanatici” e gli “irresponsabili”? E’ evidente, e l’alunno intelligente o con buone antenne, avrebbe dovuto scriverlo, che la guerra fredda e cioè la miserabile pace assicurata dalla deterrenza nucleare non può più funzionare e che la guerra deve tornare all’ordine del giorno per la nostra difesa. Cominciando dal riarmo e dall’educazione dei giovani. Sarà  certo una guerra diversa fatta coi droni e con l ‘ Intelligenza Artificiale, ma ancora uno strumento che lavora attraverso morti e massacri. 

E’ questa in effetti una conclusione logica, che non fa una grinza, a patto ovviamente che noi non conosciamo altri concetti di PACE se non quello debole prima citato costruito a partire dal concetto di GUERRA.  Possiamo solo notare  che non è così strano chiamare pace la guerra come si fa nel mondo orwelliano, non lontano dal nostro mondo della comunicazione vincolante e accecante del “pensiero unico”.

   Bisogna per avere questo risultato  però cancellare del tutto l’altra idea di pace quella che è stata la “pace europea”, la pace come “invenzione moderna” della civiltà europea dopo i due grandi cataclismi mondiali. Bisogna cancellare cioè la storia e la logica della intelligenza  umana.  E bisogna cancellare il compito storico dell’ Europa, vale a dire quello di dominare e criticare la potenza che solo essa è stata in grado di creare. Bisogna cioè travolgere queste che sono le vere frontiere che consentono di costruire la pace.

Le parole mediatiche e culturalmente deprivate e deprivanti-   che siamo indotti ad usare in realtà imprigionano il pensiero, lo rendono meno capace o del tutto incapace di pensare in modo difforme. Non possiamo difendere la PACE se non riusciamo nemmeno a pensarla. Il termine “guerra fredda” ci ostacola a farlo. La “guerra fredda” come termine storico è stato, credo, introdotto  da Walter Lippman nel 1947. Ma il termine era già esistente. Lo aveva usato un finanziere,  Bernard Baruch (1870-1965), un ex consigliere di Roosevelt.  Un termine di geopolitica coniato da un finanziere, Già, che strano! Un termine riguardante le vicende militari coniato da un finanziere. Chi  avrebbe mai potuto immaginarlo ? 

Umberto Baldocchi




DELLE STRANE IDEE SUL GIORNALISMO

A Giorgia Meloni è proprio andata di traverso la lunga inchiesta giornalistica su quale razza di “allevamento” è stato, anche da lei, messo in piedi nella sua organizzazione di partito, Gioventù Nazionale.

PoliticaInsiem.com, 29 giugno 2024. Non l’è andata giù per tanti motivi. Perché gliel’hanno buttata tra i piedi in un momento delicato nel pieno della definizione degli incarichi europei. Perché è costretta a vedere nello specchio riflesso di un reportage quel che motiva la “pancia” del suo mondo, fatto di modestia intellettuale ed intellettiva. Perché svela la “doppiezza” nel presentarsi diversi da chi si è. Una pratica che non le è del tutto sconosciuta, in particolare, in campo internazionale.

E c’è voluto l’antisemitismo dilagante tra i suoi giovani a svegliarla. Chissà se questo non fosse venuto fuori come avrebbe provato a continuare a fare finta di niente. L’imbarazzo verso ambienti che pure l’hanno sostenuta e la sostengono nonostante tutto, perché sulla questione della razza Giorgio Almirante, che ha formato quasi tutti i dirigenti di Fratelli d’Italia che contano, fa parte dei punti di riferimento suoi e di tanti altri.

Ma si sa, ognuno si cerca i compagni di strada. Salvo poi ritrovarsi di fronte a delle brutte sorprese. E magari qualcuno degli eletti è costretto a scoprire che quella ragazza o quel ragazzo tanto perbenini, e che t’hanno votato, t’hanno aiutato a raccogliere voti, sono in realtà tuoi nemici dentro.

Il punto vero, però, non è solo l’antisemitismo. E finalmente, dopo un lungo silenzio, e anche questa la dice lunga, Giorgia Meloni si è accorta di come stanno le cose. Ma ha pensato bene di rimarcare come il problema principale non fosse l’oggetto della sconvolgente inchiesta, bensì com’è stata realizzata.

È giunta persino a rivolgersi a Mattarella parlando di un metodo da regime. E che c’entra Mattarella?

Questa è un’altra cosa che Giorgia Meloni poteva risparmiarsi. O  cosa vuole insinuare?

E per di più sorvolando su come i suoi stanno gestendo la Rai: questa sì che appare sempre più irreggimentata.

Il giornalismo d’inchiesta, fortunatamente, c’è sempre stato e speriamo che aumenti in un Paese che ha sempre bisogno di trasparenza e di libertà di stampa. Oltre a dimenticare altre inchieste clamorose che hanno pure ricordato la sinistra, forse Giorgia Meloni è troppo giovane per ricordare cosa s’inventavano i giornalisti del passato per scoprire gli altarini dei politici della Prima repubblica.

Avrebbe saputo delle esilaranti gesta di che giunse persino a nascondersi nello studio del Segretario della Dc per carpirne i segreti o affermazioni imbarazzanti. Ma il tutto finì a risate perché nessuno era permaloso, o lo nascondeva bene, come invece sembrano esserlo un po’ tutti quelli di Fratelli d’Italia che ogni giorno annunciano due, tre querele. Certo, nel caso dei suoi giovani ragazzotti c’è un qualcosa che ammette poco umorismo giacché di mezzo ci sono cose tanto odiose come l’antisemitismo e il razzismo.

E allora che Giorgia Meloni spolveri davvero, ma con le grandi pulizie di fine stagione, in casa sua. Getti via, e faccia gettare via, i busti di Mussolini, leghi quelle mani sempre pronte ad alzarsi con il saluto romano e, soprattutto, faccia una scuola di partito vera dove non ci si appassioni solo di ingialliti ricordi di brutti personaggi e di brutte storie, come quelle legate al fascismo e al neofascismo.




TORNA ALESSANDRO DI TULLIO

Ad Ortona nel ruolo di schiacciatore

Ortona, 29 giugno 2024. Ancora un rientro in Casa Impavida, questa volta si tratta di Alessandro Di Tullio, nato a Lanciano il 9 luglio 2001 e cresciuto a Vasto. Con i suoi 194 cm di altezza, Alessandro ha già giocato in Serie A3 proprio con gli ortonesi nel ruolo di opposto.

Di Tullio ha mosso i suoi primi passi nella pallavolo indoor con l’Enjoy Volley Vasto, ma è nel Beach Volley che ha scoperto la sua vera passione. La svolta della sua carriera è arrivata quasi per caso, quando, ancora giovane opposto dell’Enjoy Volley, ha sfiorato l’ingresso nella selezione abruzzese per il Trofeo Delle Regioni. Tuttavia, il suo talento non è passato inosservato ai tecnici della Sieco Impavida Ortona, che lo hanno accolto nel loro settore giovanile.

Con i colori bianco-azzurri della Sieco, Alessandro ha ottenuto le sue prime grandi soddisfazioni, vincendo i campionati regionali under 18 e under 20. Questi successi gli hanno permesso di crescere e confrontarsi con altri giovani talenti nelle Finali Nazionali. Inoltre, è diventato un punto fermo nella squadra di Serie C della Sieco ed è stato spesso chiamato a supportare gli allenamenti della squadra di Serie A2.

Nonostante la sua giovane età, Alessandro ha già compiuto il salto di categoria, disputando due stagioni con la Virtus Paglieta in Serie B, dove al primo anno ha anche raggiunto i playoff promozione. Il trampolino di lancio arriva nella stagione 2022/2023 quando la Sieco lo sceglie come vice dell’opposto Bulfon.

Dopo la stagione ad Ortona, Alessandro accetta la proposta della Canottieri Ongina in Serie B dove gioca da schiacciatore terminando la stagione con un buon piazzamento al quinto posto.

Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova, recita un vecchio adagio, ma quello che Alessandro Di Tullio trova nella sua nuova strada da giocatore di banda è una nuova e congeniale dimensione nella quale cresce rapidamente.

Il Di Tullio che giocherà per la Sieco la prossima stagione in A3 è un giocatore nuovo sotto ogni punto di vista: «Come mi sono trovato a giocare in posto quattro? Benissimo», risponde Alessandro. «Mi sono allenato tantissimo in questo ruolo e soprattutto ho vissuto il campo. Questo mi ha permesso di crescere tecnicamente come schiacciatore di mano. Sono pronto a dimostrare quello che valgo e quanto sono migliorato rispetto all’ultima stagione ad Ortona. Anche se consapevole di avere davanti giocatori di grande livello ed esperienza darò il massimo per continuare a migliorarmi e farmi conoscere ed apprezzare da Coach Denora sperando di riuscire a ripetere un’annata vincente come quella della promozione in Serie A2 nel 2022-2023»

Alessandro Di Tullio

Nascita: 9/07/01

Luogo: Lanciano

Nazionalità Sportiva: Italiana

Ruolo: Opposto

Altezza: 194cm

Carriera

2024 / 2025 Sieco Service Impavida Ortona (Serie A3)

2023 / 2024 Canottieri Ongina Volley (Serie B)

2022 / 2023 Sieco Service Impavida Ortona (Serie A3)

2021 / 2022Virtus Paglieta (Serie B)

2020 / 2021 Virtus Paglieta (Serie B)

2019 / 2020 Sieco Service Impavida Ortona (Serie C)




STORIA DELLA MIA VITA

Incontri d’autore e musica nell’isola pedonale delle Vacanze luchesi. Protagonista dello spazio letterario, Alessandro Faonio

Luco dei Marsi, 29 giugno 2024.  Sarà un’opera toccante, un tratteggio di vita vissuta che intreccia radici antiche e lo sguardo vivido, tenace delle donne, capace di superare le tempeste e condurre verso ogni futuro possibile sé stesse e i mondi di cui si prendono cura, ad inaugurare il nuovo ciclo di appuntamenti a tema “Incontri d’Autore – Giardino letterario” a Luco dei Marsi, nell’ambito della rassegna estiva “Vacanze luchesi”, giunta alla settima edizione.

Protagonista dello spazio letterario, Alessandro Faonio presenterà questa sera, alle 21, in piazza Alfidi, nell’isola pedonale di viale Duca degli Abruzzi, il libro “Storia della mia Vita”, uno sfogliare epoche e personali epopee, celate tra le pieghe della quotidianità, che tracciano, con la storia della protagonista, Vita Mongelli, nonna dell’Autore, le linee dell’emancipazione e della libertà collettive che nel tempo saranno, conquistate per tutte attraverso percorsi costellati di lotte, dolori e sacrifici spesso consumati nella silenziosa “dignità dell’altruismo”.

Vita attraversa “Un’Italia perduta, bombardata… che rinasce, che cresce e che costruisce, un’Italia che man mano si assopisce e resta a guardare”, tessendo la propria storia, dal caos a un ordine nuovo e in perenne mutamento, senza mai perdere la capacità di sorridere e accelerare il passo negli snodi più critici della sua esistenza. Parteciperanno all’incontro Maria Gabriella Martignetti, docente; Angelo Rosati, avvocato e scrittore; Claudio Greco, scrittore; Gianni De Rosa, presidente dell’associazione culturale Lucus, organizzatrice dell’incontro. Reading e intermezzi musicali nell’interpretazione di Domenica Stornelli, con musiche a cura di Giovanni Stornelli.

“Alessandro Faonio è uno scrittore che non smette di stupirci”, sottolinea la sindaca Marivera De Rosa, “Abbiamo avuto la fortuna e il piacere di essere testimoni dei suoi esordi e di poter apprezzare il percorso, la crescita e il progressivo disvelarsi di un talento caleidoscopico, capace di toccare corde profonde nei lettori con ogni produzione, come certamente sarà con questa nuova opera, da leggere e custodire nel cuore insieme alla figura di Vita, potente ed emblematica. Invito tutti a non mancare”. La serata delle “Vacanze luchesi” continuerà con la musica del duo “Stornelli” nell’isola pedonale del viale Duca degli Abruzzi.




LA FABBRICA DI SAN PIETRO

Si inaugura  la mostra fotodocumentaria visitabile fino al 15 agosto. La storia della chiesa di San Pietro Apostolo raccontata in 14 pannelli per celebrare il cinquantesimo anniversario della dedicazione

Giulianova, 29 giugno 2024. Si inaugura domani, e sarà visitabile fino al 15 agosto,  “La Fabbrica di San Pietro”, mostra fotodocumentaria allestita nella chiesa di San Pietro Apostolo, nell’ambito delle iniziative organizzate per celebrare il cinquantesimo anniversario della dedicazione dell’edificio.

La mostra, curata da Giovanni Basilici, Marco Cappelletti e Marzia Tassoni, ripercorre in 14 pannelli la lunga storia della realizzazione della chiesa, iniziata nel 1951, come testimoniano i giornali dell’epoca, con la costituzione di un comitato promotore, ad opera del parroco don Raffaele Baldassarri. La prima battuta d’arresto, sul finire degli anni Cinquanta, fu superata, quando, nel 1961, don Ennio Lucantoni divenne titolare della parrocchia. Il 16 agosto 1964, la posa della prima pietra. Nel 1969, l’impresa Albani avviò  i lavori di realizzazione, per concluderli cinque anni dopo, nel 1974. Il 29 Giugno di quell’anno, con una Messa solenne, il Vescovo Abele Conigli celebrò la Messa di dedicazione e di intitolazione della chiesa a San Pietro Apostolo.

La mostra mette a disposizione lettere, fotografie, schede di progetto, documenti. Ricostruisce la storia dell’edificio, proponendo in sintesi una galleria testimoniale che racconta di un passato significativo, per la parrocchia e per l’intera città.

Le ultime due tavole, conclusa la ricostruzione diacronica, descrivono gli arredi sacri che, negli anni, sono stati collocati nella chiesa.

Il primo pannello reca invece una breve presentazione della mostra. “La vita di tanti – si spiega – è trascorsa dentro queste mura. Sacramenti, anniversari, festività,  momenti di preghiera e di riflessione, ricordi (…) “La Fabbrica di San Pietro”, al di là della ricostruzione temporale degli eventi,  intende assecondare e rendere visibile  il profondo attaccamento delle famiglie a questa chiesa, che da sempre testimonia il fraterno spirito di appartenenza, la devozione, la fede, della comunità parrocchiale.”




QUANDO IL GRANO MATURÒ

Festa di apertura dell’Estate dell’Aratro. Il Presidente Mattoscio “in questo spettacolo c’è la verità storica”

Pianella, 29 giugno 2024. In occasione dell’Estate dell’Aratro a Pianella, ci sarà lo spettacolo “Quando il grano maturò” di e con Marcello Sacerdote, della produzione CuntaTerra, per la regia di Laura Curino e le musiche originali di Vonric. L’appuntamento è per domenica 30 giugno alle 21:30 e rappresenta la conclusione della Festa di apertura della rassegna estiva della Compagnia dell’Aratro nelle Terre di Arotron con la direzione artistica di Franco Mannella.

Si tratta di uno spettacolo di narrazione teatrale sul tema della Resistenza Umanitaria durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale in Abruzzo: il punto di di vista è quello della gente comune, la “Storia” viene messa in scena insieme alle storie di donne e uomini che, con azioni tanto eroiche quanto silenziose, espresse il più delle volte in termini di solidarietà indiscriminata e umana fratellanza, hanno contribuito in maniera fondamentale alla lotta di Liberazione del Paese.

Una Resistenza che è donna: molti momenti del lavoro sono dedicati a figure femminili che in quel contesto storico furono attive su più fronti.

Lo spettacolo è un intreccio di memorie, racconti e musica contemporanea, risultato di un lungo lavoro di ricerca sul campo, tra l’analisi di fonti storiche e le interviste  realizzate con i testimoni del passato.

Il lavoro si colloca sul territorio abruzzese che in quegli anni fu un vero e proprio laboratorio della Resistenza, per molti versi unico, in Italia. L’Abruzzo infatti, oltre a essere la regione con il maggior numero di campi di prigionia per prigionieri di guerra e prigionieri politici, è stato anche attraversato in pieno dalla famosa Linea Gustav, nota per essere la principale linea difensiva tedesca sul fronte dell’Italia meridionale, divenendo quindi scenario di una delle fasi più drammatiche dello scontro bellico. Ma fu altresì il territorio in cui si accesero i primi moti resistenziali e dove nacque la celebre Brigata Maiella, unica formazione partigiana in tutta Italia decorata con la medaglia d’oro al valor militare alla bandiera e tra le pochissime aggregate all’esercito alleato, con il quale combatte anche dopo la liberazione del territorio di origine.

Come spiega il Presidente della Fondazione Brigata Maiella/Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio: «Lo spettacolo “Quando il grano maturò” è eccellente. Per raggiungere l’eccellenza abitualmente gli addetti ai lavori descrivono se c’è stata una buona scrittura, un buon soggetto, una buona impostazione scenica, una buona narrazione, le musiche appropriate e così via. Io invece desidero sottolineare tre aspetti che hanno reso questo spettacolo un grande successo: la verità storica, la grande passione civile che traspare da ogni passaggio scenico, la straordinaria bravura professionale dell’attore protagonista, Marcello Sacerdote.

La Fondazione Brigata Maiella, che mi onoro di presiedere, ha un debito morale in più di riconoscenza verso questo lavoro, poiché tutta la narrazione ha come filo conduttore gli anni tragici e gloriosi che la videro protagonista».

La prenotazione è obbligatoria al numero 3455411135, numero a disposizione per ulteriori informazioni e biglietti.




ARCHITETTURE E CITTÀ NEL CORNO D’AFRICA

Un patrimonio condiviso

L’Aquila, 29 giugno 2024. Architetture e città nel Corno d’Africa. Un patrimonio condiviso, a cura del MAXXI Architettura con Andrea Mantovano, è una riflessione sul processo di decolonizzazione del patrimonio architettonico in Etiopia, Eritrea e Somalia attraverso lo sguardo contemporaneo di artisti, architetti e studiosi locali e internazionali.

Se da un lato i paesi del Corno d’Africa continuano a soffrire, in misura diversa, gli effetti di conflitti mai completamente estinti, dall’altro mostrano grandi energie per costruire il proprio futuro, nella consapevolezza di un passato che li accomuna. Dalla devastazione di Mogadiscio alla rapidissima trasformazione di Addis Abeba, fino alla consapevole conservazione di Asmara, emergono approcci differenti nei confronti di questo patrimonio architettonico e urbano che, a tutti gli effetti, può essere definito un patrimonio condiviso. La mostra inoltre racconta la corposa eredità dell’attività progettuale italiana, per rileggerla alla luce di nuove conoscenze e sensibilità.

Con il Patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei ministri, Ambasciata d’Italia ad Addis Abeba, Ambasciata d’Italia ad Asmara, Ambasciata d’Italia a Mogadiscio, Comune dell’Aquila. Con il sostegno di CDP – Cassa Depositi e Prestiti. Sponsor tecnico Parco 1923.

Alessandro Giuli, Presidente Fondazione MAXXI: «Questa mostra si inserisce in una linea di ricerca molto importante per il MAXXI, che volge lo sguardo a Sud, verso il Mediterraneo e oltre fino ai paesi dell’Africa. L’intento è esplorare e approfondire le radici di un’identità comune, creando occasioni di confronto e scambio attraverso i linguaggi universali dell’arte e dell’architettura. Rappresenta inoltre il contributo del MAXXI al rafforzamento delle relazioni culturali nella cornice istituzionale del Piano Mattei. Grazie al rigoroso lavoro scientifico portato avanti dal Dipartimento Architettura, alla curatela di Andrea Mantovano e al prezioso apporto di architetti, studiosi e creativi locali, questo progetto restituisce un panorama complesso ed estremamente interessante, in cui protagonista è la capacità dei popoli africani di acquisire il lascito architettonico italiano e di riappropriarsene in quanto parte della propria storia».

Lorenza Baroncelli, Direttore MAXXI Architettura e Design contemporaneo: «Architetture e città nel Corno d’Africa è la prima vera mostra di architettura esposta al MAXXI L’Aquila. Ben radicata nella tradizione costruita in questi quindici anni nella sede romana e nella missione del museo nazionale di arte e architettura contemporanea, la mostra orienta il suo sguardo su un tema di estrema attualità concentrandosi sul destino del patrimonio architettonico italiano nel Corno d’Africa. Grazie al coinvolgimento di artisti, architetti e studiosi locali l’esposizione documenta i diversi modi e atteggiamenti che i tre paesi del Corno D’Africa mettono in atto nei confronti dell’heritage italiana».

Michael Tsegaye, fotografo etiope: «il mio lavoro incoraggia una riflessione sullo sviluppo urbano collegando esperienza umana e cambiamento fisico e ci invita a riconsiderare le città, non solo come paesaggi in evoluzione, ma come registri viventi di memoria e identità».

Nelle sale maggiori di Palazzo Ardinghelli si articola un percorso che documenta le differenti dinamiche di approccio all’eredità architettonica e urbana del Novecento.

Per l’Etiopia, a testimoniare il repentino processo di modernizzazione delle città di Addis Abeba e Jimma, sono le immagini del fotografo locale Michael Tsegaye che con il suo lavoro, realizzato su committenza del MAXXI, documenta le rapide trasformazioni di questo patrimonio. Parallelamente le voci di studiosi e architetti italiani e locali raccontano un processo spontaneo di appropriazione culturale che rappresenta uno strumento di resistenza alla cancellazione indiscriminata del passato attualmente in atto a favore di una “modernizzazione” considerata anonima e poco attenta alla salvaguardia dell’identità storica della città e delle comunità che la abitano.

Per la Somalia è invece il fotoreporter e giornalista Farah Omar Nur a documentare le poche tracce quasi irriconoscibili di ciò che resta della città di Mogadiscio dopo anni di conflitto. La mostra accoglie poi la testimonianza dell’encomiabile lavoro di documentazione e archivio delle architetture storiche che studiosi locali e giovani professionisti, come gli architetti del gruppo Somali Architecture, portano avanti, consapevoli dell’importanza di tramandare testimonianze del passato per costruire una coscienza futura.

Diametralmente oppostala situazione dell’Eritrea dove il lascito architettonico del Novecento è considerato un bene da curare e conservare. Ne è un esempio la città di Asmara, al centro del racconto del MAXXI, portato avanti con l’aiuto dell’Asmara Heritage Project, in particolare dell’Ingegnere Medhanie Teklemariam e del fotografo inglese Edward Denison. Qui passato, presente e futuro sono legati agli edifici realizzati dagli italiani nel secolo scorso, diventati luoghi simbolici e identitari per le comunità locali che, attraverso la candidatura e il riconoscimento quale Patrimonio Unesco nel 2017, sono riuscite a evitare il rischio di trasformazioni indiscriminate. In mostra è presentato anche l’esito del programma di ricerca Decolonizing Architecture Advanced Studies (DAAS) del Royal Institute of Art di Stoccolma, guidato da Alessandro Petti che, nel 2019, ha sollevato interrogativi sul controverso tema dell’eredità coloniale proprio a partire dalle conseguenze che la nomina di Asmara a Patrimonio dell’Umanità avrebbe comportato.

Architetture e città nel Corno d’Africa. Un patrimonio condiviso è anche un omaggio all’eredità dell’attività progettuale italiana, opera di architetti e urbanisti noti e meno noti. Nella sequenza di sale più piccole, attraverso materiali d’archivio, alcuni focus storici raccontano le città di Addis Abeba, Asmara e Mogadiscio e le storie, fatte di scambi e relazioni, di due professionisti italiani – Arturo Mezzedimi in Eritrea e Etiopia e Veglio Bertani in Somalia – che hanno avviato la propria attività negli anni Trenta del Novecento per poi continuare a lavorare intensamente che nei decenni successivi. 

Lungo il percorso, infine, tre monitor, uno per ogni Paese, offrono ai visitatori la possibilità di ascoltare il racconto diretto di ambasciatori, accademici e professionisti locali e italiani, che hanno collaborato con il MAXXI per la realizzazione della mostra.

Elisa Cerasoli




LA NOTTE BIANCA DEI BAMBINI

Torna il 6 luglio una festa dedicata alle famiglie, al divertimento e alla creatività

Roseto degli Abruzzi, 29 giugno 2024. Dopo il grande successo dello scorso anno torna, con la seconda imperdibile edizione, “La Notte Bianca dei Bambini – Roseto Junior Fest” organizzata dall’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi in collaborazione con “Chronos Animazione”. Appuntamento sabato 6 luglio, a partire dalle ore 19 sul lungomare Celommi, con l’evento dedicato alle famiglie e ai più piccoli, che promette di essere anche quest’anno una serata indimenticabile caratterizzata da intrattenimento e attività creative.

I bambini potranno partecipare a laboratori artistici, spettacoli circensi e altre attività che stimolano l’immaginazione. Inoltre, sarà predisposto un angolo dedicato al “Truccabimbi” e allo zucchero filato e attività dedicate ai giochi di legno e al “Circo Ludobus”. Ad allietare la serata sarà la presenza di personaggi simpatici e colorati, come trampolieri e mascotte, che intratterranno i bambini durante tutta la manifestazione. Non mancheranno, ovviamente, la musica e gli show con esibizioni diffuse su tutto il lungomare che renderanno l’atmosfera ancora più festosa.

L’evento riflette l’impegno dell’Amministrazione Comunale e della comunità di Roseto nel promuovere momenti culturali e ricreativi per i più giovani.

La serata sarà arricchita dalla festa ufficiale per la consegna della Bandiera Blu, organizzata dall’Amministrazione Comunale per aver ricevuto anche quest’anno il prestigioso riconoscimento che certifica la qualità del mare di Roseto.

“Siamo entusiasti di presentare la seconda edizione de “La Notte Bianca dei Bambini” – affermano il Sindaco Mario Nugnes e l’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio – Questo evento rappresenta un momento di aggregazione e divertimento per le famiglie di Roseto degli Abruzzi e per i tanti turisti che arrivano in città durante l’estate. Sarà una serata speciale, all’insegna della gioia e della spensieratezza. Organizzare eventi che coinvolgono sia i più giovani che le famiglie è di fondamentale importanza per la nostra Amministrazione perché questi momenti di condivisione e divertimento creano legami tra le diverse generazioni e promuovono uno spirito di amicizia. Ci piace rimarcare come si sia riusciti ad organizzare un cartellone delle manifestazioni ricco e variegato, dove grandi eventi dedicati ai bambini e alle famiglie si affiancano a importanti manifestazioni per i giovani e per gli adulti, garantendo un’esperienza completa per tutti”.




COAPI LANCIA LA SFIDA ALLA POLITICA

Agricoltori e pescatori in un’affollata sala del Parlamento Europeo  

Roma, 29 giugno 2024. Il Coapi a Roma ha sviluppato l’iniziativa ‘Per una Europa Giusta e della Sovranità Alimentare con gli agricoltori, i pescatori e gli artigiani’. Hanno partecipato anche i sindaci della Rete dei Municipi Rurali, CNA Agroalimentare e l’ANAPI (Associazione Nazionale Pescatori Italiani). È stata condivisa la piattaforma rivendicativa in vista della manifestazione del 14 luglio a Roma, quando sarà precisata e adottata

Comunicato Stampa – Roma 28 giugno 2024. Vedi e approfondisci (documenti, foto e video): https://coapi.sovranitalimentare.it/articoli/in-una-affollata-sala-del-parlamento-europeo-a-roma-agricoltori-e-pescatori-lanciano-la-sfida-alla-politica/

Il Coapi – Coordinamento Agricoltori e Pescatori Italiani – che affilia non meno di 40 tra associazioni locali e nazionali di agricoltori, pescatori e cittadini, ha tenuto oggi a Roma nella sede italiana del Parlamento europeo, l’iniziativa “Per una Europa Giusta e della Sovranità Alimentare con gli Agricoltori, i pescatori e gli artigiani” nel quadro della campagna “#99 giorni per salvare l’agricoltura e la pesca, riaprendo alla speranza” e ha sviluppato il focus sul necessario cambiamento delle politiche europee su agricoltura e pesca.

Gianni Fabbris, portavoce del movimento ha ripercorso le tappe del Coapi, nato lo scorso febbraio, e ha confermato l’ampliamento in corso del Coordinamento che culminerà nella manifestazione del 14 luglio 2024 alla Città dell’Altra Economia a Roma (lo stesso luogo in cui il Coapi è nato a fine febbraio scorso). In quella occasione è attesa una larga partecipazione di realtà sociali e movimenti espressioni delle mobilitazioni dei trattori dei mesi scorsi.

Il 14 luglio verrà decisa nel dettaglio e ampliata la piattaforma rivendicativa del movimento, mentre nella giornata di oggi è stata condivisa con tutti i partecipanti mettendo a fuoco le 10 proposte di cambiamento delle politiche europee.

Nel dettaglio le proposte del Coapi sono a questi link:

https://coapi.sovranitalimentare.it/wp-content/uploads/2024/06/invito_e-proposte_28.6.24.pdf

Dagli interventi è uscito confermato l’impianto della piattaforma, nella quale verranno rafforzati alcuni punti, a cominciar da quello della tutela del lavoro nel mondo agricolo. In secondo luogo sono state confermate due iniziative operative: una delegazione del movimento sarà a Bruxelles per incontrare le rappresentative italiane di tutti i gruppi politici per aprire il confronto su tutte le proposte del Coapi; fra settembre e ottobre sarà messa in cantiere la due giorni di Ventotene per scrivere la Nuova Carta di Ventotene per un Mediterraneo della Sovranità Alimentare, con l’invito a partecipare a tutte le realtà associative dei pescatori e degli agricoltori del Mediterraneo.

Durante l’incontro di oggi è stata rilanciata l’idea di una sanatoria d’emergenza europea dei debiti delle imprese agricole e della pesca– già condivisa con il Governo Italiano – sottolineando come al centro delle scelte di politica comunitaria dovrà esservi la tutela dei redditi delle aziende agricole, insidiata dalla speculazione internazionale e dalla grande industria e l’agroecologia, per risolvere le contraddizioni tra produzione e ambiente.

Carmine Caputo, sindaco di Ventotene, che ha ospitato recentemente l’iniziativa del Coapi per un Nuovo manifesto di Ventotene, ha inteso essere presente e portare un saluto ed un augurio di buon lavoro

Francesca Petrini (imprenditrice produttrice di olio Evo a Monte San Vito, Marche – presidente CNA Agroalimentare) “Vedo con molto favore i contenuti espressi oggi in questa sala, perché contengono la forte domanda di una nuova rappresentanza.” Nel suo intervento, la Petrini ha parlato delle sfide poste all’Unione europea nell’ultimo mandato dell’Europarlamento e della necessità di un’Europa capace di semplificare innanzitutto la vita delle piccole imprese. “Vogliamo un’Europa che salvaguardi i diritti civili e in grado di tutelare l’ambiente e pesare nel mondo, un’Europa che finalmente torni a parlare di agricoltura e che faccia dell’agricoltura il suo fiore all’occhiello, promuovendo una concezione olistica del cibo”. “Occorre ridare dignità all’agricoltura e al cibo – ha sottolineato la Petrini.” A favore di un modello “agroartigianale” e ad un approccio agroecologico della produzione primaria.

Dario Dongo, candidato di Pace Terra e Dignità alle ultime elezioni europee, esperto di diritto agroalimentare. “Mi sono sempre occupato di tradurre in regolamenti e posizioni le istanze delle parti. Mi sento di raccomandare al movimento di darsi una stabile rappresentanza presso l’Unione europee, perché è impossibile avere ascolto in Europa senza una rappresentanza.” Dal mio punto di vista l’unica forma di rappresentanza europea è quella della Via Campesina europea.” “È urgente modificare la direttiva sulle pratiche commerciali sleali, che è ancora troppo debole, è la priorità assoluta, perché bisogna ridare marginalità alle aziende agricole, che devono essere in grado di dare sostentamento delle famiglie degli imprenditori e dei dipendenti”.

Marco Giani, direttore Caa Canapa – Ha comunicato che Agea da oggi ha riammesso gli Agrotecnici a trattare le domande Pac e ha dato la disponibilità a partecipare delle iniziative della Campagna sulla libertà sindacale e contro la burocratizzazione del sistema.

Angelo Di Stefano, dell’Associazione Partite Iva, esportatore di ortofrutta “L’Agricoltura è stata svenduta dai tempi di Spadolini, quando fu deciso che l’Italia deve essere un paese industriale”. “Abbiamo gli accordi bilaterali che stanno favorendo l’ingresso in Italia di qualsiasi prodotto agricolo a prezzi bassi da parte di Paesi a basso livello di democrazia come Turchia ed Egitto”. Con il Piano Mattei, secondo Di Stefano “Non stanno portando sviluppo in Africa, fanno accordi con aziende agricole enormi, che hanno i dipendenti che vivono

Annamaria Mele, Associazione nazionale pescatori italiani “Il 41% della Sau italiana rappresenta una quota importante del territorio nazionale, mentre noi condividiamo il mare con i pescatori non professionali e le aziende di pesca sono più esposte alle problematiche climatiche che hanno impatto diretto sugli stock ittici. La Pcp è finalizzata allo sfruttamento sostenibilità delle risorse, per cui a cascata implica delle limitazioni, la programmazione del Feamp quotava appena 520 milioni di euro contro gli ingenti contributi pagati all’agricoltura. Le imprese di pesca sono 22mila appena. Serve uno spostamento dal basso, un approccio diverso al

Adriano Noviello, allevatore casertano della Rete Interregionale Allevamento di Territorio “Nella lettura del programma del Coapi trovo la strada per la salvezza del Made in Italy, occorre invertire così la rotta rispetto al modello industriale imposto dall’Europa.” Sull’allevamento “Sul prezzo di mercato, esiste un solo reddito, la vendita o di latte o di carne, mentre le voci di costo sono tante, per noi il reddito è il primo tema e va assolutamente garantito contro la concorrenza sleale.” Poi c’è il problema dei nitrati: “Chi ha detto che bisogna per forza realizzare denitrificatori e impianti a biogas? Non sarebbe meglio ottimizzare l’utilizzo del letame nella concimazione del terreno?” Sul piano sanitario Noviello ha ricordato come il mondo allevatoriale del Centro – Sud sia in attesa della nomina del commissario nazionale sulla brucellosi e la tubercolosi. Infine l’allarme per il prezzo di latte di bufala “A settembre i caseifici non pagheranno più di 1,40 euro al litro, ma abbiamo costi alla stalla di 1,48 euro al litro chiediamo ad Altragricoltura e Cna di intervenire prontamente perché c’è il rischio di chiudere molti allevamenti nel casertano”.

Stefano Di Gianmatteo, Associazione agricoltori e allevatori del Lazio, “Stiamo ancora pagando le conseguenze degli accordi bilaterali, poi con la pandemia e la guerra sono aumentati i costi, che hanno mandato al fallimento delle aziende.” “La madre di tutti i problemi è quello dei prezzi che non coprono i costi di produzione, i soldi stanziati dal Governo vanno solo in direzione delle Op e delle Aop, mentre le aziende agricole sono in sofferenza”. Di Gianmatteo ha inoltre sottolineato il problema del costo del lavoro, per il quale occorre chiedere la defiscalizzazione al Governo. Inoltre, ha concordato con la proposta Dongo sull’inasprimento della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali. Sul clima: “le ore di freddo mancanti hanno prodotto le gemme cieche e i danni sono ingenti nell’ortofrutta, occorre modificare il Piano assicurativo nazionale”.

Dino Rossi, candidato al Sud nelle ultime elezioni europee. “Siamo stati snobbati dai nostri amici agricoltori, non abbiamo unione per diventare una forza politica, adesso non siamo nessuno, rappresentiamo poche persone e stiamo qui a leccarci le ferite.” “Dobbiamo battere il Green Deal, contro il quale sono scesi in piazza i trattori, se abbiamo un pezzo di terra in un parco dobbiamo chiedere il permesso all’Ente parco per poterlo coltivare.” “Il mondo ambientalista ci sta mettendo il bastone tra le ruote!” “Il Coordinamento va bene e deve essere riconosciuto come le associazioni ambientaliste”. “Chi ha permesso la costituzione di società fantasma per i Pascoli.

Francesco Zizzo, pescatore palermitano marineria di Porticello “Siamo solo 230 barche, abbiamo dimezzato naviglio e forza lavoro dagli anni ’80 ad oggi, la responsabilità è delle politiche comunitarie, perché mentre noi subiamo le restrizioni dell’Unione europea, gli altri Paesi fanno quello che vogliono”. “L’agroalimentare e la pesca vanno inquadrati dentro una filiera per cambiare le politiche”. Per … occorre tornare alla pesca stagionale tipico degli areali del Mediterraneo “che consentiva ai pescatori di stare fermi 4 mesi all’anno, tra un cambio di tipo di pesca e l’altro senza bisogno di chiedere soldi per il fermo pesca, perché le catture e le vendite garantivano reddito e sostenibilità”.




CONCERTO CULTURALE

Parco Villanesi il prossimo 20 luglio, ore 19 e ss.gg.

Francavilla al Mare, 29 giugno 2024. La Confederazione Politica Insieme Liberi inaugura in Abruzzo, unitamente alla Associazione KFK Project KontrofabbriKa, il format Concerto Culturale, indirizzato a quanti, come i Fiori di Cactus, sono in grado di meravigliare.

Il primo Concerto Culturale si terrà il 20 luglio p.v., ore 19 e ss.gg., c/o il Parco Villanesi ,in compagnia del CantaUntore Rocco e con la partecipazione straordinaria dei Giornalisti indipendenti Franco Fracassi e Arnaldo Vitangeli. Approfondimenti e dibattito sulla tematica: Sotto Scacco!?

Nel contributo libero e consapevole è compresa l’Apericena.




L’ESTATE È INIZIATA GIÀ DA UN PO’

Al netto del lungomare sud non ancora terminato nonostante le rassicurazioni del sindaco De Nicolis del fine lavori prima dell’estate, San Salvo Marina come sempre pecca di scarsa o meglio assente manutenzione e programmazione.

A cura del Pd San Salvo

San Salvo, 29 giugno 2024. “Ad oggi, infatti, non è ancora dato sapere quando verrà fatta la manutenzione del verde pubblico. Erba alta e aiuole non curate regnano ovunque. Basta farsi un giro nelle arterie principali come via Magellano, via Caboto, via Andrea Doria e via Vespucci per rendersi conto di quanto indecorosa sia la nostra città. Per non parlare poi delle strade secondarie e dell’Icea”, afferma la consigliera comunale del Pd, Michela Torricella.

“Che San Salvo Marina fosse un quartiere abbandonato dalle amministrazioni di centrodestra in termini di cura del verde e di manutenzione ordinaria durante i mesi invernali era noto a tutti ma almeno una parvenza di attenzione nei tre mesi estivi “Giugno-Settembre” c’era. Ora neanche più quello. Uno schiaffo ai residenti e uno scenario non decoroso per turisti e vacanzieri”, incalza il Capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Emanuela Tascone.

“Per non parlare poi delle strisce blu a San Salvo Marina che tra gestione concessa tardivamente e novità delle aree di parcheggio a pagamento ha creato non poca confusione. Una gestione affidata tardivamente – aggiunge la consigliera Torricella – che non solo ha reso difficile il lavoro della cooperativa nell’ottemperare in “poche ore” agli adempimenti che erano chiamati a compiere, ma che ha mandato anche in confusione i cittadini in merito all’inizio delle strisce blu tra un iniziale 24 giugno ad un successivo 27 giugno, ed un ufficiale 28 giugno come comunicato stamane. Insomma, un gran caos dettato solo dall’evidente incapacità amministrativa di pianificazione e programmazione”.

“Altro punto, infine, sul quale invece dissentiamo nella maniera più netta e categorica – aggiunge la consigliera Tascone – è il parcheggio di piazza Arafat, che di fatto è un “terminal” degli autobus, e che da quest’anno invece è stato messo a pagamento. Una vergogna, un altro schiaffo a cittadini e non che parcheggiano lì perché “diretti” a lavoro nelle aziende a noi vicine quali la Sevel o perché “diretti” a lavoro o ancor peggio (per loro) a Roma per prendere l’aereo o per impegni nella capitale (e quindi con il progetto di restare più giorni nel medesimo parcheggio) con un incremento ancor più gravoso per le tasche dei cittadini. Chi non ha l’abbonamento perché non residente dove dovrebbe parcheggiare?”

“Un inizio stagione dunque pessimo, una pianificazione mancante, una programmazione assente. Nullo di nuovo rispetto agli altri anni, ma almeno San Salvo Marina veniva in qualche modo pulita e resa decorosa. Ora neanche più quello! E pensare che non abbiamo neanche avuto, purtroppo per altri aspetti, un inverno e una primavera piovosa”, concludono la Torricella e la Tascone.




NASCE IL PRIMO DOTTORATO NAZIONALE IN PEACE STUDIES

Progetto promosso dalla Rete delle università italiane per la pace al quale aderiscono 34 atenei tra cui l’Università de L’Aquila

L’Aquila, 29 giugno 2024. Su iniziativa della Rete delle università italiane per la pace (RUniPace) è stato istituito il dottorato di ricerca di interesse nazionale in Peace Studies. Le università italiane partner sono 34. Tra queste c’è anche l’Università dell’Aquila, nel curriculum 4 “Educazione alla pace e migrazioni”.

Il Dottorato in Peace Studies costituisce la principale, concreta risposta delle università italiane di fronte al dilagare delle guerre, ai rigurgiti di nazionalismo, alla crisi dello stato di diritto e dei principi democratici, all’aumento delle diseguaglianze e della violenza di genere.

Le Università aderenti si propongono di sviluppare in Italia, in una vivace interazione con progetti tematici già avviati a livello internazionale e in stretta collaborazione con le pertinenti organizzazioni internazionali intergovernative e non governative, una formazione superiore di alto livello a carattere genuinamente interdisciplinare sulle tematiche della pace, dei diritti umani, degli studi su conflitto e pace, del disarmo e della costruzione di società inclusive e sostenibili.

Ispirato ai valori universali e agli obiettivi di sviluppo sostenibile, il Dottorato si concentra sulle tematiche del conflitto e della pace contribuendo significativamente alla costruzione di una società più giusta e pacifica attraverso la ricerca avanzata e l’applicazione pratica delle competenze da acquisire attraverso 10 curricula formativi:

Curriculum 1 – Tecnologia, sostenibilità e pace

Curriculum 2 – Identità, Memorie, Religioni e Pace

Curriculum 3 – Costruzione della pace, diritti umani, diritti dei popoli

Curriculum 4 – Educazione alla pace e migrazioni

Curriculum 5 – Architetture e paesaggi di pace

Curriculum 6 – Spazio, territori, risorse e narrazioni nella prospettiva della pace

Curriculum 7 – Economia della pace

Curriculum 8 – Letterature, arti, filosofie e immaginari di pace

Curriculum 9 – Giustizia riparativa, giustizia di transizione e trasformazione nonviolenta dei conflitti

Curriculum 10 – Dinamiche, processi e attori nelle relazioni internazionali

La/Il candidata/o deve indicare nella domanda il curriculum che intende seguire.

Per informazioni relative esclusivamente al programma di ricerca del Curriculum 4 “Educazione alla pace e migrazioni” inviare una mail a: silvia.nanni@univaq.it

La presentazione, il bando e le modalità di candidatura del corso di Dottorato in Peace Studies sono disponibili su: https://phd.uniroma1.it/web/national-phd-in-peace-studies_nd4085.aspx

Per informazioni di carattere amministrativo scrivere a: phdpeacestudies.saras@uniroma1.it




L’OMICIDIO DI THOMAS A PESCARA

La lunga strada verso il ritorno all’umanità

di Domenico Barillà

Tg24.sky.it, 28 giugno 2024. Affermare che manca l’empatia è il minimo, ma non ci serve. Il fatto è che non ci poniamo mai la domanda precedente, ossia come ci si è arrivati, chi sono i responsabili, quanto le testimonianze dei personaggi pubblici, in quella che è diventata, che afferma un filosofo francese, “la società dello spettacolo”, stanno sdoganando la violenza come modalità per dirimere ogni controversia, una scorciatoia sempre più “naturale”

Almeno stavolta per arrivare a Pescara bisognerà passare da Udine, dove si è compiuto, in contemporanea con l’eccidio del quasi bambino Christopher Thomas, il destino di un imprenditore cinese, colpevole di essere intervenuto per difendere un ragazzo che stava subendo un pestaggio.

Un pugno l’ha fatto sbattere con il cranio sullo spigolo di un marciapiede, mandando prima in coma e poi alla morte il soccorritore.

Ma mentre scrivo non mi abbandonano le immagini di un altro pestaggio, non in qualche periferia degradata ma alla Camera dei deputati, il cui valore simbolico è enormemente più alto degli altri, sia per il luogo, sia per i responsabili, pagati dai cittadini per fare altro e non per sfogare i loro istinti con metodi da angiporto.

Quando un paese decide di accettare questi spettacoli, deve sapere che sta perdendo il diritto di eccepire sul comportamento dei ragazzi.

Fatico a separare i contesti, non perché la mia mente sia impastata, ma perché in realtà non ci sono differenze, i giovani semmai servono come arma di distrazione. “Di malessere se n’è visto in giro, certo, talvolta tanto, ma per fortuna non è stato monopolizzato solo dai ragazzi. Forse dovremmo perdere l’abitudine di parlare di loro per non parlare di noi”. Mi scuso per l’autocitazione, ma sono parole di quindici anni fa, allora il processo era già in fase avanzata, adesso è nel pieno della sua maturazione e promette evoluzioni inquietanti.

In psicologia esiste un fenomeno che prende nome di sincretismo e dovrebbe riguardare soprattutto i bambini, quando tendono a percepire il mondo nella sua globalità e non nei particolari. In questo momento avverto forte un legame tra le aggressioni di cui sopra, almeno nella forma esteriore, anzi soprattutto nella forma esteriore, nella brutalità di esecuzione che rimanda alle caverne. I ragazzi questi film li vedono tutti i giorni, pensare che non lascino tracce nelle loro prassi è solo l’ennesima mancanza di rispetto nei confronti delle giovani generazioni.

Non possiamo portare i giovani cittadini dove noi stessi non siamo in grado di andare, solo una generazione di adulti stupidi può pensare il contrario.

Sempre noi grandi in queste circostanze ci affanniamo a dare un nome alle cose, un esorcismo collettivo, la parola magica del momento è empatia, data per lo più come carente o assente, ma dare i nomi alle cose e agli eventi non serve a molto, se non a fare sembrare colto chi li sceglie -si pensi a tutta la mistica creata intorno al concetto di resilienza, sostituta abusiva della vecchia e meravigliosa forza d’animo- oppure a trasferire da una persona all’altra un concetto, un’informazione.

Ora, posto che il brodo culturale è comune e che il nostro si è avvelenato da tempo, i fenomeni psicologici non si somigliano mai, si possono prendere solo uno alla volta, perché il campo di applicazione delle discipline della mente è il singolo individuo, solo secondariamente “gli” individui. Questo impedimento alla generalizzazione è dovuto al costruttore dei significati presente nel nostro mondo interiore, la “logica privata”, un filtro irreplicabile, uno stampo che modella tutti gli stimoli in entrata elaborandoli secondo criteri specifici di ogni individuo.

C’è una persona e c’è una logica privata. Per questo cadiamo in errore quando ripetiamo cose del tipo “questi giovani mancano di empatia”, per la stessa ragione fatichiamo a capire quello che agli esecutori di certi gesti appare naturale.

Se un testimone riferisce che mentre Christopher Thomas agonizzava gli aguzzini gli intimavano di stare zitto, come se gli stessero infliggendo solo coltellate virtuali, noi troveremo assurdo tutto questo, mentre per gli accoltellatori si tratterà di una conseguenza logica, anzi per ciascuno di essi sarà una rappresentazione diversa.

Basterebbe leggere i verbali delle bravate di gruppo di vario genere, si tratti di abusi piuttosto che di omicidi, per darsi conto dell’impossibilità di fare entrare tutti sotto lo stesso ombrello. Ragionare per blocchi sociali è ottuso, ma anche la prima causa dell’incapacità di trovare risposte.

Affermare che manca l’empatia è il minimo, ma non ci serve, è come dire a un uomo investito sulle strisce che la sua gamba è fratturata. Cose talmente evidenti che possiamo anche levarci il disturbo di ripeterle, tutti le conosciamo, il fatto è che non ci poniamo mai la domanda precedente, ossia come ci si è arrivati, chi sono i responsabili, quanto le testimonianze dei personaggi pubblici, in quella che è diventata, che afferma un filosofo francese, “la società dello spettacolo”, stanno sdoganando la violenza come modalità per dirimere ogni controversia, una scorciatoia sempre più “naturale”.

Se vogliamo dare la colpa alla droga, facciamo pure, bisogna però avere l’onestà di ricordare che la droga appartiene più agli effetti che alle cause.

Se vogliamo fare il processo ai genitori, facciamo pure, ma spero non si azzardino coloro i quali pensano che basti procreare per salvare la società. La famiglia non è mai stata così sola, disperatamente sola, ma in cambio riceve, da pulpiti squalificati, silenzi, risposte banali e involute o reprimende moralistiche.

Un uomo, disperato per la morte della figlia a causa di un incidente stradale, se la prende con Dio. “Questo non doveva farmelo -mi dice- vado a messa da quando sono piccolo e dico il rosario tutti i giorni”.

Floria Tosca, protagonista dell’omonima opera di Giacomo Puccini, dopo avere ricordato al Creatore di avere aiutato i bisognosi con discrezione, pregato con impegno, omaggiato la madonna con fiori e gioielli, gli chiede come mai “nell’ora del dolore” la rimunera così, considerato che il suo amato, Mario Cavaradossi, era finito in mano agli aguzzini della polizia vaticana.

Eccola l’ultima carta per molti cittadini scoraggiati, Dio, ma non è a questo che dovrebbe servire, non è uno spacciatore di premi, non è il suo lavoro, lo diventa quando c’è troppa gente sbagliata nei posti sbagliati.

Domenico Barrilà, analista adleriano e scrittore, è considerato uno dei massimi psicoterapeuti italiani. È autore di una trentina di volumi, tutti ristampati, molti tradotti all’estero. Tra gli ultimi ricordiamo “I legami che ci aiutano a vivere”, “Quello che non vedo di mio figlio”, “I superconnessi”, “Tutti Bulli”, “Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere”, tutti editi da Feltrinelli, “Volere bene” (Ed. Castelvecchi) .

Nella sua produzione è presente il romanzo di formazione “La casa di Henriette” (Ed. Sonda) e non mancano i lavori per bambini piccoli, come la collana “Crescere senza effetti collaterali” (Ed. Carthusia).

È autore del blog di servizio, per educatori, https://vocedelverbostare.net/

https://tg24.sky.it/cronaca/2024/06/27/omicidio-pescara-christopher-udine-tominaga



UN TUFFO NELLA TRADIZIONE E NEI SAPORI D’ABRUZZO

Tornano la Fiera della Pastorizia a Piano Roseto e la Rassegna Ovini a Campo Imperatore

Teramo, 28 giugno 2024. La tradizione millenaria della pastorizia abruzzese torna protagonista con due appuntamenti imperdibili: la Fiera della Pastorizia di Piano Roseto (TE) e la Rassegna Ovini di Campo Imperatore (AQ). Eventi storici che vedono la Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia in prima linea nella valorizzazione di questo patrimonio culturale e produttivo d’eccellenza con un importante sostegno economico e organizzativo.

La Fiera di Piano Roseto, giunta alla sua 161esima edizione, si terrà sabato 6 e domenica 7 luglio sull’altopiano di Piano Roseto, uno degli scenari montani più suggestivi d’Abruzzo. Un appuntamento storico che richiama ogni anno migliaia di visitatori per immergersi nell’atmosfera autentica della transumanza, ammirare le razze ovine autoctone, degustare i prodotti tipici della gastronomia pastorale e partecipare a convegni e momenti di intrattenimento.

La Rassegna Ovini di Campo Imperatore, in programma il 4 e 5 agosto a Fonte Mancina, celebra la sua 64esima edizione. Migliaia di capi di bestiame sfileranno in questo scenario mozzafiato, dando vita a un vero e proprio spettacolo della natura. Un’occasione unica per incontrare allevatori e produttori, conoscere le tecniche di allevamento e assaporare i sapori genuini dei formaggi, dei salumi e degli altri prodotti derivati dal latte ovino. Nell’ambito della Rassegna si terrà, infatti, anche il Concorso dei formaggi ovini e caprini “Fonte Macina” giunto quest’anno alla 23^ edizione.

“Questi eventi sono un tassello fondamentale per la promozione del nostro territorio e delle sue eccellenze”, afferma la presidente della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia, Antonella Ballone. “La pastorizia rappresenta una parte vitale della nostra identità e un motore trainante dell’economia montana. Sostenere e valorizzare questa tradizione significa tutelare un patrimonio prezioso e offrire al contempo un’esperienza unica ai visitatori, attratti dalla bellezza incontaminata dei nostri paesaggi e dalla genuinità dei nostri prodotti”.

Un invito a vivere un’esperienza autentica e a riscoprire i valori della tradizione pastorale, tra cultura, sapori e natura.




CHIETI CLASSICA

Parata di stelle internazionali per la settima edizione

Chieti, 28 giugno 2024- Il prossimo appuntamento della rassegna Chieti Classica è per l’8 luglio, ma sono già iniziati gli eventi della rassegna giunta alla settima edizione, sotto la direzione artistica di Giuliano Mazzoccante e organizzata  dal Comune di Chieti e ArtEnsemble, con il patrocinio del Comune, della Provincia di Chieti, della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio d’Abruzzo, Teatro Marrucino, i Musei archeologici nazionali La Civitella e Villa Frigerj, il Museo Universitario, Convitto Nazionale G. B. Vico e l’istituto superiore Gonzaga. Stamane la presentazione del programma da parte del vicesindaco e assessore agli Eventi Paolo De Cesare, dal motore dell’evento il Maestro Giuliano Mazzoccante, dagli altri soggetti promotori.

“Siamo orgogliosi di affermare la nostra compartecipazione alla realizzazione di questa autorevole rassegna pronta a crescere e diventare ancora più grande, grazie al lavoro dell’associazione ArtEnsemble del Maestro Mazzoccante che ci affianca in ogni circostanza situazione e luogo ove è possibile promuovere arte e musica – così il vicesindaco e assessore a Cultura ed Eventi Paolo De Cesare – . Una rassegna che è anche occasione per animare e riscoprire i più antichi e prestigiosi palazzi e luoghi della nostra città. Il circolo virtuoso di valorizzazione del nostro patrimonio tangibile e intangibile attraverso Chieti Classica è evidente e di riferimento, un valore aggiunto irrinunciabile, per dare alla città occasioni di vita e animazione di qualità. Un importantissimo palinsesto con musicisti provenienti da ogni parte del mondo che riempiranno il centro storico muovendo l’economia e la vita culturale teatina e del territorio. Un ringraziamento voglio farlo anche al Ministero della Cultura per il patrocinio e sostegno, qui rappresentato dal direttore del Museo Archeologico De La Civitella, Marcello Iannicca, che crea una sinergia preziosissima per la nostra città. La rassegna è sempre più partecipata da quando è nata, nel nome della musica, del territorio e del talento delle generazioni più giovani”.

“Questa settima edizione si presenta molto laboriosa, con un elevato livello qualitativo e con la volontà di mantenere per Chieti l’identità di una città che accoglie gli artisti – così il Maestro Giuliano Mazzoccante – , che apre le porte agli artisti e diventa scenario. Un programma importante e anche fluido, a cui si aggiungono presenze e sorprese in progress, come la presenza dell’Australian Youth Orchestra che approda oggi in Abruzzo, non era prevista nel programma, ma terrà il concerto finale della masterclass al Marrucino. Docenti importantissimi e di levatura internazionale: Dora Schwartzberg, Eva Binder, Zvi Carmeli, Luigi Piovano, Antonio Tinelli, Gaetano di Bacco, Rita D’Arcangelo, Stefania Morselli, Patrizio De Ritis, Alberto Negroni, che oltre a proporre musica e formazione per piano, archi, fiati, alimenteranno concerti, dibattiti e convegni fino a luglio inoltrato. I musicisti allievi vengono da ogni parte del mondo, sono presenti anche in altri ambiti internazionali e sono artisti in carriera. Abbiamo tanti iscritti alle masterclass con partecipanti in lista di attesa il calendario principale è definito, ma ci saranno sorprese, come il concerto di rock and roll del 10 luglio, genere che per noi è un classico, come avvenuto in passato con il tributo a Lucio Battisti. Ringrazio la direzione museale, partner preziosi e con cui siamo in piena sinergia, perché attraverso l’arte non circola solo la cultura, ma anche legami di stima e affetto. Quest’anno come sede il Festival avrà anche il museo Barbella che in tutta la sua bellezza ospiterà delle masterclass, lezioni confermate anche al G.B. Vico, a cui si è aggiunto anche il Gonzaga”

“Porto i saluti del nuovo dirigente Massimo Sericola – dice Marcello Iannicca, direttore del museo La Civitella e di Villa Frigerj – che quando è venuto la prima volta ci ha detto che i Musei devono vivere ed essere aperti, una filosofia che da anni abbiamo fatto nostra. La scelta del museo di Villa Frigerj è gratificante, perché questo evento si ponga come un punto di riferimento della cultura di Chieti. Crediamo molto nelle sinergie, quella con il Comune di Chieti è preziosa e continuerà nel migliore dei modi”.

“Ringraziamo per aver accolto il progetto Monteverdi, partito dall’Aquila e che tocca tutte le province ed ha una cura importante verso i giovani – conclude Maria Cristina Esposito, referente del progetto sul Combattimento di Tancredi e Clorinda di C. Monteverdi proposto dall’11 al 13 luglio con la rielaborazione, il concerto e una tavola rotonda – .

 – per Chieti classica ha scelto una chiave specifica, una formula che ha coinvolto anche studiosi e ricercatori nazionali e internazionali, per questo abbineremo concerti ma anche tavole rotonde e conferenze”.




CHI RICERCA…GIOCA

Al via la dodicesima edizione della manifestazione di sport e solidarietà nata per ricordare il giovane Carlo Graziani. Sabato 29 giugno a Castel di Sangro. In 11 anni raccolti oltre 50.000 € per la ricerca sul cancro.

Castel di Sangro, 28 giugno 2024 – Si rinnova anche quest’anno a Castel di Sangro l’atteso appuntamento con Chi ricerca…gioca! la giornata di solidarietà e divertimento organizzata dall’Associazione di promozione Sociale Spazio Pieno. L’edizione di quest’anno si terrà domani, sabato 29 giugno dalle 14.30, nei giardini della Villa Comunale della cittadina abruzzese. La manifestazione è nata nel 2012 per ricordare Carlo Graziani, giovane ragazzo della zona colpito da osteosarcoma che nonostante la malattia ha continuato ad occuparsi di sport e di animazione sociale con l’associazione La Clessidra.

Nel corso della giornata si alterneranno tornei e gare per bambini e ragazzi, musica e stand di street food. Quest’anno, in occasione della partita di calcio Italia-Svizzera degli Europei, sarà allestito anche un maxischermo dalle ore 18:00.

L’evento si è consolidato negli anni ed ha acquisito importanza a livello locale e nazionale grazie al coinvolgimento di tanti giovani di ogni età su una tematica importante come quella della ricerca sul cancro. “Siamo davvero convinti che soltanto grazie ai bambini, ai giovani, alle famiglie, alle Associazioni, ai commercianti e agli imprenditori di Castel di Sangro è stato possibile continuare la tradizione di questa giornata. È davvero emozionante vedere come tutti si riuniscano, ognuno calato nel proprio ruolo, in una giornata che lascia il segno nei nostri cuori e che aiuta concretamente nella ricerca contro il cancro” – commenta Erminia Scioli, Presidente dell’Associazione Spazio Pieno.

Da 12 anni, il ricavato della giornata viene interamente devoluto all’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) di Candiolo, a Torino, a cui l’Associazione ha donato oltre 50.000 euro per sostenere la ricerca contro il cancro. Una struttura unica nel panorama italiano, in cui la ricerca in laboratorio è applicata ai percorsi di cura, un luogo dove pazienti e ricercatori vivono fianco a fianco e che contribuisce a stimolare nuovi studi sperimentali.

Il legame tra l’IRCCS di Candiolo e Chi ricerca…gioca è stato rafforzato dalle parole di apprezzamento della Presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro, Donna Allegra Agnelli; tramite il Responsabile eventi e iniziative della Fondazione, Massimiliano Valente, la Presidente ha voluto ringraziare l’Associazione Spazio Pieno per l’attività di sensibilizzazione e per i contributi che destina ogni anno alla ricerca.

“Le parole di gratitudine e di riconoscenza che la Presidente Allegri ha avuto per la nostra Associazione e per l’intera comunità di Castel di Sangro hanno contribuito a consolidare il rapporto di fiducia con i sostenitori abruzzesi.” – conclude la Presidente Scioli – “Vedere da vicino la passione e l’impegno dei ricercatori fa sperare nella fine di una malattia che ancora oggi si ha paura a chiamare con il proprio nome”.




XIV CAMMINO INTERREGIONALE DELLE CONFRATERNITE 2024

La conferenza stampa di presentazione giovedì prossimo 4 luglio alle ore 12 presso l’episcopio

Sulmona, 28 giugno 2024. Giovedì 4 luglio alle ore 12:00 presso il palazzo dell’Episcopio, presso la Sala dei Vescovi, si terrà una conferenza stampa per presentare il XIV Cammino Interregionale delle Confraternite 2024, che si svolgerà a Sulmona il 7 luglio prossimo.

L’evento, organizzato dalla Diocesi di Sulmona-Valva in collaborazione con la Federazione Confraternite d’Italia, vedrà la partecipazione di confratelli e consorelle provenienti da diverse regioni d’Italia.

Durante la conferenza stampa, i relatori illustreranno il programma del Cammino, che prevede l’accoglienza dei pellegrini, la visita all’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, la Santa Messa presieduta da S. Em. Rev. Cardinale Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e la processione delle Confraternite.

La conferenza stampa sarà anche l’occasione per presentare il convegno “Pietro del Morrone/un sì per sempre a Dio”, che si terrà nel pomeriggio del 7 luglio e che sarà incentrato sulla figura di Celestino V, Papa nato a Sulmona.




GLI OLI ALIMENTARI ESAUSTI

RenOils: in Abruzzo aumenta la raccolta. Ritirati 306.182 kg (+17% rispetto all’anno precedente)  i punti complessivi di raccolta sono 813

Roma, 28 giugno 2024. RenOils, uno dei soggetti attivi in Italia per il recupero degli oli e grassi alimentari esausti, ha reso noto il report 2024 con i dati riferiti al 2023, da cui emerge non solo l’aumento complessivo nazionale di punti ritiro e raccolta (58.5 milioni di kg in in 61.387 punti ritiro), ma anche il prezioso lavoro svolto nei territori.

In Abruzzo la raccolta complessiva è stata di 306.182 kg, +17% rispetto all’anno precedente, presso gli 823 punti di prelievo. A Chieti un significativo aumento (218.414 kg, +24 % rispetto all’anno precedente) e poi anche a Pescara (52.053 kg, +13%).

RenOils fa affidamento su una capillare rete di partner operativi, costituita da 34 aziende coinvolte nella raccolta e da 18 impianti di rigenerazione.

Fra gli obiettivi del Consorzio, anche una maggiore sensibilizzazione delle famiglie: ad oggi, infatti, il quantitativo totale di rifiuto recuperato nelle case rappresenta il 32% del totale, il restante da attività commerciali, mense e altri settori della ristorazione.

“Per questo, abbiamo intensificato le relazioni con i Comuni al fine di facilitare e incrementare la raccolta differenziata” – spiega Ennio Fano, Presidente di RenOils – “la risposta della cittadinanza nei borghi e nei territori più piccoli è sempre molto positiva, perciò, continueremo a mettere in campo ulteriori azioni di sensibilizzazione per massimizzare la raccolta differenziata”.

“Nell’anno 2023 l’attività del Consorzio RenOils è cresciuta e abbiamo aumentato la raccolta complessiva, come sempre vorrei ringraziare tutti gli operatori consorziati per la fattiva collaborazione, fondamentale per la riuscita”, conclude Fano.

L’olio esausto in cucina? Se finisce nel lavandino inquina le acque

Ad oggi ancora molti italiani gettano l’olio esausto nel lavello di casa, ma è un’abitudine sbagliata.

L’olio utilizzato per cucinare e friggere, così come l’olio presente negli alimenti sottolio, non è biodegradabile e va smaltito correttamente. Quando viene buttato nel lavandino finisce negli scarichi fognari delle città alterando la corretta depurazione delle acque, l’efficienza dei depuratori con conseguente aumento dei costi di gestione e di manutenzione degli impianti.

Secondo uno studio condotto da CNR-UTILITALIA e commissionato da RenOils i quantitativi di rifiuti di oli e grassi di origine domestica che vengono dispersi nell’ambiente a seguito di cattiva gestione rappresentano 60.000/70.000 tonnellate all’anno.

Se, invece, gli oli esausti vengono versati sui suoli rendono la terra impermeabile all’assunzione di sostanze nutritive e quindi sterile. Gestire in maniera corretta gli oli e i grassi vegetali e animali esausti rappresenta un’opportunità per l’ambiente e un valore economico.

Benefici ambientali

Al netto dei trasporti, il risparmio di gas serra è pari a circa 2,4 tonnellate per ogni tonnellata di rifiuto raccolto e non disperso nell’ambiente.

RenOils, ha ridotto le emissioni in atmosfera di CO2 di circa 140.000 tonnellate.

Non dimentichiamo che il rifiuto rappresentato da oli e grassi vegetali e animali esausti viene trattato per la produzione di biodiesel, lubrificanti, materie prime per detersivi con una riduzione consistente nell’importazione di materie prime (rilevante in un periodo di crisi globale acuito dal conflitto russo-ucraino) e conseguenti benefici in termini ambientali e industriali.

Consorzio RenOils

Il Consorzio aggrega ad oggi più di 250 tra associazioni di categoria e imprese. La mission di RenOils è quella di aumentare e rendere più efficiente la raccolta degli oli e grassi vegetali ed animali alimentari esausti in Italia e garantirne la corretta gestione per salvaguardare l’ambiente.




PARTE DA MILANO L’ABOLIZIONE DEL ROSATELLUM

PoliticaInsieme.com, 28 giugno 2024. Parte oggi da Milano la raccolta firme per eliminare le parti della legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, che nel loro complesso hanno consegnato la scelta dei rappresentanti del popolo in Parlamento alla cerchia ristretta dei capi Partito.

INSIEME, con voto unanime del Consiglio nazionale, ha aderito al Comitato promotore per contribuire a una buona battaglia in difesa della democrazia rappresentativa.

Alle ore 21, al Teatro Franco Parenti (via Pier Lombardo 14 – Milano) vi sarà anche il nostro Stefano Zamagni al lancio dell’iniziativa, con Giorgio Benvenuto, presidente emerito del Comitato referendario, Elisabetta Trenta, presidente effettivo, e altri esponenti politici accomunati dalla volontà di ribaltare una legge pensata per creare un bipolarismo forzato e tutelare l’oligarchia del teatrino mediatico.

Il Comitato, costituito da cittadini di diverso orientamento politico e formazione culturale, accomunati dal proposito di restituire a ciascun italiano il diritto di scegliere chi debba rappresentarlo, si impegna a raccogliere entro il 30 settembre le firme  per l’abrogazione parziale  della legge elettorale tramite i quesiti referendari depositati  alla Suprema Corte di cassazione il 3 aprile  2024.

I quesiti sono quattro e precisamente:

1) Abolizione del voto congiunto tra candidati uninominali e liste plurinominali;

2) Niente soglie di accesso per liste autonome e per coalizioni

3) No pluricandidature e ogni candidato solo nel suo collegio;

4) Tutte le liste devono raccoglire le firme per proporre candidature.

Al di là dei particolari tecnici, si tratta di una battaglia di libertà per la democrazia disegnata dalla Costituzione. Un Parlamento di “nominati” è una vergogna per la Repubblica: restituiamo il potere di scelta ai cittadini!

INSIEME si impegnerà al massimo per far conoscere le buone ragioni che hanno portato al referendum e nella raccolta firme.

https://www.politicainsieme.com/parte-da-milano-labolizione-del-rosatellum/




L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: gli incontri di Abruzzo Popolare, oggi pomeriggio ore 18:30 all’Eden di Ortona

Attenti e vigili sulle minacce per la sopravvivenza dell’umanità

Ortona, 28 giugno 2024. Oggi pomeriggio presso la sala Eden incontro di cartello per la nostra associazione politico – culturale Abruzzo Popolare. Alle ore 18:30 si parlerà dell’intelligenza artificiale e di quanto pericoloso ritardo si sta accumulando da noi rispetto alle dinamiche di un certo mondo, che noi chiamiamo avanzato.

Ricerche scientifiche nelle scienze informatiche sono in evoluzione da tempo e stanno raggiungendo limiti estremi tali da mettere in moto attività frenetiche di vari tavoli tecnici e scientifici: di filosofia, di etica e di spiritualità.

Il tavolo della sala Eden di questo pomeriggio non può che sottolineare la necessità di un impegno anche da parte del nostro piccolo mondo popolare fermamente radicato nelle tradizioni, nelle consuetudini e nei riferimenti indissolubili sviluppati e maturati nella nostra storia.

Inutile dirlo, scriverlo o pensarlo, oramai la condivisione delle informazioni reali, utili ed essenziali per la nostra vita, per la nostra società  giunge dappertutto, raggiunge perfino i luoghi più sordi, duri ed ostinati della nostra politica, della nostra società,  della nostra spiritualità. Ecco, quelli che viviamo sono tempi nuovi, tempi di trasformazione ovvero tempi di cambiamento radicale: bisogna essere svegli e vigili, tutti.

Stephen Hawking, uno scienziato dei nostri tempi, nel 2014 ha messo in guardia dai pericoli di questa intelligenza artificiale: la considerava una minaccia vera e propria, addirittura, per la sopravvivenza dell’umanità.

All’incontro saranno ospiti: Padre Emiliano Antenucci, il Col. Franco Sivilli, Germano D’Aurelio, l’On. Tommaso Coletti, l’Arch. Nando Marinucci.

nm

foto WiredItalia




MARSICA BLOODY, L’APERITIVO MARSO

Ieri la gara e la premiazione di Gianluca Mariani

Avezzano, 28 giugno 2024.  L’aperitivo Marso “Marsica Bloody” di Gianluca Mariani vince il contest di Marsicaland.Il cocktail dedicato alla Dea dei serpenti e delle erbe, a base di estratto di pomodoro, con Gin sapido che ricorda il lago del Fucino, una spolverata di erbe aromatiche del bosco di Angizia e una spuma di pancotto con il pane di Conte raffermo a base di pane si è aggiudicato il podio del concorso lanciato da Marsicaland, festival diffuso dell’Agroalimentare. Alla gara per incoronare l’aperitivo Marso, che si è svolta nello spazio Me&Fu Go di Avezzano, hanno partecipato Michele Escalona, dell’Alchimista di cuori di Tagliacozzo con “Il bosco marso“, Diego Di Giannantonio, dell’Old Tom di Tagliacozzo con “Chimera“, Fabio Cardone, de La Birraia e Zest di Celano con “Don Antonio“, Giuseppe Michetti del “Madera” di Avezzano con Marsicano, Joel Culter Sanchez di Bibò di Magliano de’ Marsi con “Marruvium” e Mariani.

A giudicare i drink preparati sul momento la giuria tecnica composta da Massimo Macrì, Matteo Petrella di Blue Blazer e il formatore Alvaro Pagnanelli, insieme alla giuria popolare presieduta da Franco Santini. I barman partecipanti hanno utilizzato prodotti del territorio per esaltare i sapori e i profumi della Marsica: dalla carota Igp allo zafferano della Vallelonga, dalla Genziana ai finocchi, dalla lavanda alle erbe aromatiche.

Marsicaland è un progetto partito da lontano che vuole arrivare lontano”, ha spiegato il vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente, “il piatto Marso prima e il drink ora ne sono l’esempio. Noi dobbiamo essere coraggiosi nell’andare avanti, non sarà facile ma continueremo a crederci perché questo è un territorio che ha necessità di essere promosso. La cultura del cibo e la cultura del bere hanno una capacità di raccontare una terra incredibile, siamo sulla buona strada”. Durante la preparazione dei cocktail, alcuni dei quali accompagnati anche da stuzzichini a base di prodotti tipici locali, i barman hanno raccontato da dove sono partite le loro ricette e come sono arrivati alla composizione del drink. Il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, si è complimentato con i professionisti in gara, mentre il vicesindaco, Domenico Di Berardino, intervenuto insieme ad altri amministratori, ha ricordato come questo progetto “ci faccia capire quanto sia importante per questa terra creare una propria identità”.

Prima della consegna del podio dell’Aperitivo Marso a Mariani il direttore artistico, Giuliano Montaldi, ha ricordato che “sulla scia di quanto è già avvenuto con il contest della ricetta tipica marsicana anche con il concorso di idee l’Aperitivo marso abbiamo voluto sostenere un processo culturalmente creativo a favore dell’identità territoriale e della crescita del senso di appartenenza ai luoghi”.




LA GIUNTA MARSILIO DECIDE DI AUMENTARE

Dopo la stangata sul trasporto ferroviario, anche le tariffe del trasporto pubblico su gomma

Pescara, 28 giugno 2024. Che fine ha fatto la risoluzione approvata a novembre anche dal centro destra e che prevedeva l’estensione del biglietto unico su base regionale?

Con un trafiletto fatto passare quasi in incognito ed a margine del comunicato stampa della Regione con il quale sono stati formalizzati i provvedimenti adottati dalla Giunta Marsilio nella seduta del 26 giugno, abbiamo appreso (a dir vero da pochissimi organi di stampa) che “Su proposta dell’Assessore Regionale Umberto D’Annuntiis, è stato approvato l’adeguamento al tasso di inflazione delle tariffe del trasporto pubblico locale su gomma con specifico riferimento ai servizi urbani, suburbani e interurbani e alla tariffa “Unico” applicata nell’area metropolitana Chieti-Pescara”.

DOPO GLI AUMENTI DEL 35% SUL TRASPORTO FERROVIARIO ORA TOCCA AL TRASPORTO SU GOMMA – Provando più semplicemente ad interpretare questo scarno comunicato e per il quale soltanto a distanza di 24 ore lo stesso Assessore D’Annuntiis ha chiarito quale sia effettivamente il campo di applicazione del provvedimento, quale sia la decorrenza temporale degli incrementi tariffari e soprattutto quale sia l’entità degli aumenti in termini percentuali, è stato svelato quanto ai più era apparso alquanto scontato, ovvero che ci sarà un’ulteriore stangata sui cittadini abruzzesi che fruiscono di un servizio pubblico.

Un provvedimento che colpisce quell’utenza del trasporto pubblico che notoriamente è composta da cittadini a basso reddito, pensionati, studenti e che si va a sommare ai 10 anni di costanti rincari per il trasporto ferroviario che la stessa Giunta Marsilio ha concordato con Trenitalia, prevedendo nel Contratto di Servizio un aumento del costo dei biglietti che sarà del 15% nel 2025 e poi di un ulteriore 5% a cadenza biennale fino al termine del contratto di servizio, cioè il 2033. Il che significa per i pendolari abruzzesi  che sceglieranno di viaggiare in treno, un incremento complessivo del 35% rispetto alla spesa attuale del biglietto o dell’abbonamento che si acquista.

Aumenti che sanno davvero di beffa se pensiamo ai continui appelli rivolti alla cittadinanza affinché si privilegi e si utilizzi maggiormente il mezzo pubblico che costituisce ancora oggi la migliore opzione per ridurre l’inquinamento atmosferico. Per non parlare della scarsa attenzione che sia la politica regionale che le stesse imprese di trasporto riservano alla diffusa evasione tariffaria generata da chi viaggia sprovvisto di biglietto.

QUANDO LE STANGATE CAMBIANO COLORE…

È un provvedimento che davvero ci indigna, soprattutto se rammentiamo le reazioni altrettanto indignate di coloro che oggi governano la Regione e che dai banchi dell’opposizione gridavano allo scandalo quando ad aumentare le tariffe erano “gli altri”. Memorabili alcune affermazioni dell’epoca che ci permettiamo di riportare integralmente ….. “Purtroppo non siamo riusciti a evitare questa ennesima stangata a carico degli abruzzesi e in particolare delle fasce più deboli della popolazione – tuonavano esponenti del centro destra e che oggi governano la Regione – Sono state messe le mani nelle tasche dei cittadini” Eppure anche quelli dell’epoca erano aumenti legati all’adeguamento al tasso d’inflazione…

LE QUATTRO PROPOSTE DELLA CGIL E DELLA FILT

Volendo tuttavia mettere da parte le strumentalizzazioni politiche, la Cgil e la Filt provano a formulare le seguenti proposte costruttive in grado di ovviare ai deleteri aumenti tariffari decisi dal Governo Regionale:

1.            Si azzerino gli aumenti tariffari previsti nel settore del trasporto pubblico (gomma e ferro) utilizzando le “scandalose prebende” distribuite dal Governo Regionale, senza prevedere nemmeno l’attivazione di un bando pubblico, attraverso l’emendamento Omnibus di fine anno ad oltre duemila beneficiari per un totale di 18 milioni di euro;

2.            Si intervenga urgentemente sul Governo nazionale e sul Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini affinché sia lo Stato che fino a prova contraria finanzia ancora il trasporto pubblico locale (visto che l’autonomia differenziata non è ancora diventata operativa), ad adeguare urgentemente al tasso d’inflazione il previsto Fondo Nazionale dei trasporti con il quale si distribuiscono le risorse per il trasporto locale alle regioni a statuto ordinario. Il fondo eroga per il 2024 poco più di 5 miliardi di euro (e ne occorrerebbero almeno 6 per finanziare adeguatamente il settore) e di queste risorse appena il 2,69%, corrispondenti a poco più di 138 milioni di euro, finiscono all’Abruzzo. Risorse insufficiente per una Regione dove persistono aree interne e spopolamento.

3.            Si estendano su base regionale i benefici del biglietto unico, così come il Consiglio Regionale si è impegnato a fare con le diverse risoluzioni approvate a fine della precedente legislatura, ponendo fine ad una assurda discriminazione tra territori e cittadini abruzzesi che va avanti dal 2004 e che determina svantaggi per i cittadini delle aree interne che pagano le imposte al pari degli altri abruzzesi.

4.            Si introducano al pari di altre realtà regionali, agevolazioni tariffarie e finanche la gratuità del trasporto pubblico per i cittadini a basso reddito e in generale per tutti gli studenti che frequentano istituti scolastici abruzzesi.

Carmine Ranieri – Segr. Gen.le Cgil Abruzzo Molise

Franco Rolandi – Segr.Reg.le Cgil Abruzzo Molise – Resp. Infrastrutture trasporti

Aurelio Di Eugenio – Segr Gen.le Filt Cgil Abruzzo Molise




CAMPO SCUOLA PEGASO

Un’Esperienza Unica per i Giovani del nostro territorio

Fara San Martino, 28 giugno 2024. Dopo un successo durato oltre un decennio, la Pubblica Assistenza PEGASO organizzazione di volontariato ripropone il suo attesissimo Campo Scuola Anch’io Sono la Protezione Civile, giunto ormai alla sua nona edizione. Questo evento, che si terrà dal 5 al 9 agosto 2024 a Fara San Martino, offre un’opportunità unica per ragazzi e ragazze dai 14 ai 16 anni di immergersi nel mondo del volontariato e della protezione civile.

L’Iniziativa Nazionale

Il Campo Scuola “Anch’io Sono la Protezione Civile” fa parte di una campagna nazionale promossa dal Dipartimento della Protezione Civile in stretta collaborazione con la Regione e numerosi enti di volontariato nazionali e locali. Lanciato nel 2007, l’obiettivo di questa iniziativa è sensibilizzare i giovani sulle tematiche sociali e ambientali, insegnando loro a tutelare il territorio e la collettività. In tutta Italia, questa campagna coinvolge migliaia di giovani, promuovendo valori di cittadinanza attiva e consapevolezza delle emergenze.

Un’Esperienza Formativa Completa

Durante il campo, i partecipanti avranno la possibilità di apprendere e mettere in pratica le principali attività svolte quotidianamente dai volontari della Protezione Civile e del soccorso sanitario. Il programma formativo include argomenti obbligatori come il Servizio Nazionale della Protezione Civile, i Piani di Emergenza e il rischio di incendi boschivi. Oltre a queste lezioni, i ragazzi potranno incontrare rappresentanti delle forze dell’ordine, funzionari regionali e nazionali, e altre figure istituzionali.

Tra le attività previste ci saranno corsi di primo soccorso, disostruzione delle vie aeree, montaggio di tende da campo in situazioni di emergenza e orientamento cartografico. I ragazzi saranno accompagnati da volontari esperti che garantiranno una formazione avanzata e un supporto continuo durante tutta la settimana.

Vita da Campo

I partecipanti condurranno “la vita da campo” 24 ore su 24, affiancati da volontari esperti che assicureranno il corretto svolgimento di tutte le attività. Dovranno portare con sé il minimo indispensabile, come ricambi intimi per tutta la durata del campo, almeno un pantalone lungo, scarpe da trekking, coperte e cuscini. L’associazione fornirà tende campali e brandine per il pernottamento, e i pasti saranno preparati secondo un regime alimentare adeguato alle attività previste.

L’Importanza dei Volontari

I volontari sono il cuore pulsante della Pubblica Assistenza PEGASO e del Campo Scuola. Essi dedicano il loro tempo e le loro energie per garantire che ogni aspetto dell’evento si svolga senza intoppi. Ogni singola attrezzatura, mezzo e alimento è frutto del loro duro impegno. Durante il campo, i volontari supervisionano tutte le attività, assicurando che i ragazzi siano sempre accompagnati e supportati. Le giornate saranno arricchite da giochi di squadra e attività pratiche che favoriranno l’affiatamento tra i partecipanti, molti dei quali non si conoscono.

Perché Partecipare

Partecipare al Campo Scuola PEGASO rappresenta un’opportunità irripetibile per i giovani di imparare, crescere e diventare cittadini attivi e consapevoli. Le attività, che includono formazione su antincendio, rischi del territorio, soccorso e altro, permettono ai ragazzi di incontrare e collaborare con vari enti e strutture operative del sistema nazionale di protezione civile.

L’esperienza lontano dalla famiglia è fondamentale per sviluppare autonomia, responsabilità e spirito di squadra. Gli organizzatori garantiscono la supervisione h24, con volontari che assistono i ragazzi in tutte le attività del campo, favorendo l’integrazione e l’affiatamento attraverso giochi di squadra e attività pratiche.

Modalità di Iscrizione

Le iscrizioni devono essere inviate esclusivamente tramite il modulo Google disponibile al seguente link: https://forms.gle/SeSBDcBfG6da1JS27

Qualsiasi altra modalità di iscrizione non verrà presa in considerazione. Le iscrizioni verranno valutate in ordine di arrivo e accettate fino al raggiungimento dei posti disponibili, che saranno limitati per sesso dei partecipanti. Superata la data di scadenza del 12 luglio 2024, verranno accettate ulteriori iscrizioni solo se i posti saranno ancora disponibili.

Sostenere l’Associazione

Il campo scuola è gratuito per i partecipanti, ma il Dipartimento della Protezione Civile partecipa solo in parte alle spese. La nostra associazione desidera mantenere il campo accessibile a tutti, senza alcun costo per le famiglie. Eventuali donazioni saranno sicuramente ben accette per supportare le spese che l’associazione dovrà sostenere per la buona riuscita del campo. Le aziende interessate a contribuire con la fornitura di prodotti sono invitate a contattarci.

Un altro modo per sostenere il nostro lavoro è attraverso la destinazione del 5×1000 nella vostra dichiarazione dei redditi. Donare il 5×1000 alla Pubblica Assistenza PEGASO non comporta alcun costo aggiuntivo per voi, ma rappresenta un enorme aiuto per noi. Questi fondi ci permettono di acquistare attrezzature, migliorare le nostre strutture e continuare a offrire esperienze formative come il Campo Scuola PEGASO. Per destinare il 5×1000 alla nostra associazione, basta inserire il nostro codice fiscale 90005250692 nell’apposito spazio della vostra dichiarazione dei redditi.

Conclusione

Non esitate a contattarci al numero associativo 3337299845 o tramite mail info@pegaso.online per ulteriori informazioni. La Pubblica Assistenza PEGASO è pronta a rispondere a tutte le vostre domande e a rendere questa esperienza indimenticabile per i vostri figli. Scegliete la sicurezza, scegliete la formazione, scegliete il futuro: scegliete il Campo Scuola PEGASO




TERAMO A TAVOLA

Una Cucina Italiana. Progetto promosso da Italia Nostra Patrocinio del Comune di Teramo

Teramo, 28 giugno 2024. Grande partecipazione all’inaugurazione della mostra sulla gastronomia teramana. Le sale dell’Archivio di Stato di Teramo hanno visto un buon afflusso di gente per l’evento di apertura della mostra di Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana, il progetto promosso da Italia Nostra Sez. “Valerio Croce” Teramo, con il patrocinio del Comune di Teramo.

L’esposizione di utensili da cucina, ceramiche, contenitori, oltre a ricette e documenti risalenti a secoli fa, racconta al visitatore la storia della gastronomia della Provincia di Teramo e di come essa sia parte integrante della più ampia Cucina Italiana. Ricordiamo come l’esposizione sia frutto di quasi due anni di studi storici, ricerche archivistiche e di una raccolta di dati e di ricette culinarie creata con l’aiuto prezioso della cittadinanza.

Un’esperienza multisensoriale che coinvolge manoscritti originali (alcuni inediti!), arti decorative, testimonianze audiovisive del secolo scorso, effetti sonori che ricordano l’atmosfera di un banchetto e odori che catturano l’attenzione del visitatore anche tramite l’olfatto. Oltre 130 visitatori hanno assistito al momento dei saluti iniziali, con gli interventi della Presidente di Italia Nostra Sez. Teramo, Paola Di Felice, dell’Assessore del Comune di Teramo Antonio Filipponi, della Direttrice dell’Archivio di Stato di Teramo Valentina Carola e dei due curatori della mostra, il teramano Fernando Filipponi, chargé de recherche presso il Museo del Louvre di Parigi, e il Professor Massimo Montanari dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

La mostra è a ingresso libero, presso la sede di Sant’Agostino dell’Archivio di Stato di Teramo, visitabile durante il periodo estivo tra il 24 giugno 2024 e il 24 agosto 2024, seguendo gli orari di apertura dell’Archivio. Sarà accompagnata da un calendario ricco di eventi collaterali, organizzati da associazioni ed Enti del territorio con lo scopo di raccontare la gastronomia teramana da punti di vista differenti. Ogni attività legata alla mostra verrà comunicata sulle pagine Facebook e Instagram.

ORARI

Teramo a Tavola. Una Cucina Italiana. – Esposizione a ingresso libero

24/06/2024 – 24/08/2024

Lun. Mer. Ven. 8:30 – 15:00

Mar. Gio. 8:30 – 17:00

Sab. Dom. Chiuso




LA CHIESA E IL CULTO DI S. ROCCO A ROCCARASO

di Franco Cercone

[Pubblicazione di Franco Cercone, La chiesa e il culto di San Rocco a Roccaraso, “Accademia degli Agghiacciati”, Sulmona 1985]

Poche ed incerte sono le notizie sulla vita di San Rocco.

Nato da nobile famiglia a Montpellier, città della Francia meridionale, verso la fine del secolo XIII, donò, come San Francesco d’Assisi, tutti i suoi beni ai poveri e come un umile pellegrino si recò a Roma.

Giunto ad Acquapendente, in provincia di Viterbo, proprio mentre infuriava una grande epidemia, San Rocco dedicò tutta la sua assistenza agli appestati e circondato da fama
di taumaturgo, esercitò il suo apostolato a Roma, Rimini, Novara e Piacenza, soccorrendo ovunque la popolazione colpita dalla peste. Arrestato come spia ad Angera, sulla riva orientale del lago Maggiore, egli morì dopo cinque anni di prigionia verso la metà del ‘300.

Fin dai principi del secolo XV San Rocco era invocato, al pari di San Sebastiano, come protettore contro la peste ed il suo culto si diffuse rapidamente in Italia acquistando
una straordinaria popolarità.

San Rocco è raffigurato nell’arte statuaria ed in pittura come un giovane pellegrino che mostra una gamba scoperta e cosparsa di piaghe, quelle appunto provocate al Santo dalla peste. Gli è sempre accanto un cagnolino che ha un pane in bocca. Secondo una leggenda, infatti, si tratta del cane che il nobile Gottardo inviava ogni giorno al Santo, quando giaceva malato in una località solitaria presso Piacenza.

Come si diceva in precedenza, San Rocco e San Sebastiano sono invocati entrambi contro il pericolo della peste. L’Arte ha recepito questo aspetto della religiosità popolare ed in molti capolavori pittorici, come anche negli ex voto, i due Santi sono raffigurati nell’esercizio del loro “patronato”.

Ricordiamo in proposito soltanto la pala San Rocco e San Sebastiano, del Tiepolo, conservata nella chiesa di Noventa Vicentina, e la pala omonima di G. Francesco Caroto, che si ammira a Venezia nella chiesa di San Giorgio Maggiore.

È probabile allora che i due culti, quello di S. Sebastiano e di S. Rocco, non siano coesistiti a Roccaraso per pura casualità, ma affondino invece le loro radici in questa
tipica esigenza protettiva, da tanto tempo avvertita dalla popolazione locale.

Tra l’altro, di S. Sebastiano, come sottolinea il Sabatini, si conservava a Roccaraso «una magnifica scultura in legno policromo, datata al 1560 ed attribuibile alla scuola del celebre Silvestre di Giacomo da Sulmona, detto l’Ariscola»[1]

Al riaffacciarsi improvviso di ogni epidemia, San Rocco costituiva per le popolazioni inermi l’unica speranza di salvezza ed anche in occasione della terribile peste che colpì
l’Italia nella seconda metà del XVII secolo, il Santo di Montpellier non negò il suo aiuto alle genti devote.

I primi focolai cominciarono a manifestarsi in Sardegna, tra il dicembre del 1655 ed il gennaio del 1656. Il contagio, scrive il Del Vecchio, raggiunse presto Napoli da dove
poté, con molta facilità, entrare nella parte settentrionale del Regno, cioè negli Abruzzi:

«L’esodo di gran parte della aristocrazia napoletana verso i castelli feudali e della più
agiata borghesia, in grado di mettersi in salvo con la fuga in territori non sospetti, esodo cominciato nel maggio del 1656 e continuato nei mesi successivi, concorse a propagare più rapidamente il male nelle province napoletane»[2].

Sembra che le prime località ad essere colpite dalla peste siano state, in Abruzzo, Castel Frentano e Chieti, dove i primi casi si registrarono il 4 agosto del 1656[3]. Non mancano particolari agghiaccianti sul modo con cui si tentò di difendersi dal morbo ormai dilagante. Dai Parlamenti Teatini si apprende infatti che le persone condannate a morte e rinchiuse a Chieti presso le locali carceri in attesa dell’esecuzione della sentenza, furono impiegate per trasportare e seppellire i cadaveri delle persone morte a causa della peste, con la conseguenza che moltissimi detenuti restarono contagiati e perirono[4].

Per timore del contagio i monaci sprangarono i conventi, impedendo a tutti di rifugiarvisi. A molti non restò che cercare riparo in campagna. A Villavallelonga si provvide, come in tante altre parti d’Italia, a costruire fosse nelle chiese per la sepoltura dei cadaveri. La prima persona colpita dal morbo in questa località della Marsica, quale segno di un «delirio di autodistruzione», si gettò ancora viva nella fossa comune, seguita nell’esempio da altre[5].

Molte notizie sono contenute al riguardo nei Libri dei Morti dell’epoca e da essi, sottolinea il De Rosa, «possiamo estrarre cifre importanti per conoscere l’andamento di una popolazione e le sue flessioni in occasione di malattie e carestie»[6].

L’esistenza di questi libri, negli archivi parrocchiali, rappresenta per lo studioso un colpo di fortuna, poiché essi, come nel caso di Roccaraso, sono andati dispersi in seguito alle distruzioni operate dalla seconda guerra mondiale, facendo svanire così la possibilità di ricostruire delle pagine importanti di storia patria.

A Castel di Sangro la peste, arrivata probabilmente subito da Napoli, «fece tanta strage che, dopo di essa, si trovò la popolazione ridotta a poco più di 800 anime, mentre prima passava le 2.000»[7].

Anche Pescocostanzo registrò un gran numero di morti, sicché la peste, scrive il Sabatini, “causò il 50% della diminuzione della popolazione”[8], percentuale questa che, data la vicinanza tra i due centri, può essere estesa a nostro avviso anche a Roccaraso.

Nella Relazione ad limina Apostolorum, inviata nel 1654 dal vescovo di Valva e Sulmona, Francesco Carducci, alla Santa Sede (due anni prima della peste, dunque), si apprende che a Roccaraso vi erano in quell’anno 900 anime:

«Rocca Rasuli. Archipresbiteratus et Parochia S. Hipoliti annuatim tumulos frumenti 100; Societas S. Sacramenti tumulos 10 frumenti et habet oves 500; Hospitale et S. Leonardus ducata 4; clerus 11, animae 900»[9].

Se è valida la nostra ipotesi, se cioè si ammette che come a Pescocostanzo anche a Roccaraso il morbo decimò il 50% della popolazione, ne deriva che a Roccaraso dovettero perire 450 persone circa ed anche se questa non fu la cifra esatta dei periti, essa assunse comunque dimensioni spaventose.

Scene terribili rimasero, forse, per lungo tempo impresse nella mente dei cittadini scampati al flagello e possiamo immaginare anche, come nelle chiese di S. Ippolito[10], di S. Maria Assunta, di S. Nicola e S. Bernardino, la popolazione di Roccaraso si raccogliesse devota, supplicando S. Sebastiano e S. Rocco affinché fosse risparmiata dalla terribile epidemia.

E fu proprio per intercessione di S. Rocco, come si credette, che la peste cessò di spargere i suoi letali effetti e quali mirabili ex voto per lo scampato pericolo sorsero, quasi ovunque, subito dopo il 1656, chiese e cappelle dedicate al Santo di Montpellier.

A Roccaraso la chiesa di San Rocco fu ultimata probabilmente entro il quinquennio successivo alla fine della peste. Per la sua edificazione fu scelta un’area situata ad occidente della Terra Vecchia, fuori la cinta muraria cinquecentesca. I verbali delle «Visite Pastorali» effettuate dai vescovi nella Diocesi di Valva e Sulmona nel sec.XVIII, ci dicono che le chiese dedicate a San Rocco sorgono, e non solo a Roccaraso, quasi tutte “extra muros, cioè fuori le mura, offrendo così precisi riferimenti sulla nuova struttura urbanistica che un po’ ovunque si registra nei paesi dell’area compresa tra il
Sangro e la conca peligna.

La chiesa di San Rocco subì notevoli danni in occasione del terribile terremoto del 3 novembre 1706. La data del restauro, 1743, è ricordata dalla seguente iscrizione, tuttora esistente, posta sopra il portale dell’edificio sacro:

D O M

RASINIDUM POPULUS RENOVANS TIBI
TEMPLA DICATA

ROCHE TIBI RENOVAT PRISTINA VOTA PATRUM
ANNO SALUTIS MDCCXLIII

Dal verbale della visita pastorale compiuta a Roccaraso il 28 agosto 1756 dal vescovo Filippo Paini si apprende infatti che la chiesa di San Rocco era stata ricostruita di recente quasi dalle fondamenta ma non ancora completata. Tra l’altro, a causa della negligenza dei progettisti, era rimasta scoperta o forse in parte crollata la volta a botte dell’edificio, per cui il vescovo ordina che fossero consultati dei periti architetti per gli opportuni lavori da svolgere, in modo che esso non andasse maggiormente in rovina:

«Pro Ecclesia S. Rochi Confess. et Patroni minus principalis Loci… Haec Ecclesia noviter pene a fundamentis excitata sed nondum opere completa est, satis ampla et manet sub coelo et coelis ex opere fornicato sui nam minantibus ob artificum imperitiam, et ne in pejus ruat consulantur periti artifices, ad finem de remedio opportuno provideri. Habet unicam campanulam bene sonantem et approbavimus. Sepoltura pro viris expurgetur et per admodum Rev. Antistitem cui necessariam subivimus facultatem.»[11].

La chiesa di San Rocco, leggiamo sempre nel documento citato, aveva tre benefici ecclesiastici (habet in se erecta tria beneficia ecclesiastica) istituiti sotto i titoli di S. Francesco di Paola, di S. Pasquale Baylon ed infine di S. Rocco, con riserva di giuspatronato (cum reservatione jurispatronatus) e con l’onere delle messe. Tale riserva consisteva nel diritto di presentazione di un ecclesiastico da parte di laici,
il quale veniva così ammesso a godere dei frutti derivanti dal beneficio.

D’altro canto la chiesa di San Rocco, come risulta dal verbale della Visita Pastorale, aveva un unico altare istituito lo stesso con riserva di giuspatronato da parte dei maggiorenti (majorum) dell’Università di Roccaraso.

Il vescovo ordina inoltre che sia ripulita la fossa adibita a sepoltura degli uomini e scavata sotto la chiesa. Un’altra fossa comune era stata approntata nei pressi dell‘Ombrellone, zona che ancora oggi viene chiamata ‘u culére.

Nel verbale della Visita Pastorale compiuta il 28 agosto 1756 dal vescovo di Valva e Sulmona, Filippo Paini, si parla ovviamente di tutte le chiese esistenti a Roccaraso. Da
esso, redatto in una grafia non sempre chiara, stralciamo tuttavia solo la parte relativa alla chiesa di San Rocco, che è quella che in tale sede interessa e di cui si dà una libera traduzione (il testo è riportato in nota): «Questa chiesa, con il suo unico altare e presbiterio, con diritto di patronato[12]dei maggiorenti dell’Università di Roccaraso, sia mantenuto con propri introiti annui non solo uniti ed incorporati alle rendite
della venerabile cappella di Sant’Ippolito, ma anche con altri introiti provenienti dai beni amministrati dal Priore, da eleggersi ogni singolo anno dalla magnifica Università di Roccaraso. La chiesa ha eretti in sé tre benefici ecclesiastici, con onere delle messe, come risulta dalle Bolle; il primo sotto l’invocazione e titolo di San Francesco di Paola, con riserva di diritto di patronato un tempo affidato al reverendo sacerdote Don Giocondo Angelone, ed è posseduto dal reverendo Don Nicola Silvestri, l’altro sotto l’invocazione e titolo di San Pasquale Baylon, eretto da Stefano De Libero, con riserva di diritto di patronato, e di ciò si trova provvisto il reverendo Don Giuseppe De Libero; il terzo beneficio infine, sotto il titolo dello stesso lodato San Rocco, eretto con riserva di diritto di patronato da Domenico D’Alò, è posseduto dal reverendo Don Giovanni D’Alò[13]. L’altare di San Rocco manca di privilegi ed indulgenze, ha tuttavia l’onere delle messe e di altri obblighi ed impegni descritti nella tabella del reverendo collegio sacerdotale. La festa viene celebrata ogni anno con solennità il 16 agosto. Abbiamo trovato questo altare decentemente ornato, abbastanza provvisto di suppellettile sacra ed abbiamo approvato. Si provveda però entro sei mesi ad una nuova pianeta, con stuoia e manipolo, fatta di stoffa color nero, sotto la pena di interdetto della pianeta precedentemente esistente»[14].

La festa si svolgeva dunque solennemente (somptuose) il 16 agosto e la devozione per San Rocco aveva modo di esprimersi a Roccaraso anche con manifestazioni di rilevante
interesse folklorico. IlDe Nino ci dice infatti che le bambine nate entro l’anno, vestite di gala, venivano dai loro genitori portate in giro per il paese, sopra dei cavalli ornati di
nastri, fiori e campanelli, nel pomeriggio della festa di San Rocco, allietata da altri giuochi popolari. Alla bambina i parenti donavano per l’occasione «confetture o rosolio, pizze o vino»[15].

Queste sono, dunque, le vicende più importanti legate alla chiesa di San Rocco.

Per una circostanza veramente fortunata, essa è sfuggita alla furia distruttrice dell’ultimo conflitto mondiale, che ha cancellato ogni traccia dell’antico abitato. Questa chiesa rappresenta dunque l’unica testimonianza di un luminoso passato che Roccaraso deve conservare e trasmettere alle generazioni future, soprattutto ora che la benemerita Sezione degli Alpini di Roccaraso, con senso di alto civismo ed attaccamento alle memorie patrie, ha provveduto tra mille difficoltà a restaurare l’antico tempio dedicato al Santo di Montpellier.

Mi sia concesso, per concludere, di dedicare queste brevi note storiche alla memoria di Emma Bucci, di Roccaraso, che fu per me una seconda mamma come Roccaraso
è la mia seconda patria.

Roccaraso, Dicembre del 1985


[1] F. Sabatini, La Regione degli Altopiani Maggiori d’Abruzzo. Roccaraso – Pescocostanzo, p. 175; Roccaraso, a cura dell’AAST, 1960.

[2] L. Del Vecchio, La peste del 1656-1657 in Abruzzo. Quadro storico-geografico-statistico, in «Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria» annate 1976-78, p. 88; L’Aquila 1978.

[3] L. Del Vecchio, ivi, p. 86 sgg.

[4] Archivio di Stato, Chieti, Sezione Diplomatica, vol. IX, e. 90.

[5] Cfr. L. Palozzi, Storia di Villavallelonga, p. 156 sgg. Roma, Ediz. dell’Urbe, 1982. Vedasi anche la recensione del volume ad opera di A. Di Nola: Del fare storia in provincia, in «Rivista Abruzzese», n. 4, 1982, p. 177.

[6] G. De Rosa, Rituali della morte e cronaca nei libri parrocchiali del Mezzogiorno tra XVIII e XIX secolo, in «Studium», n. 6, 1981, p. 648.

[7] V. Balzano, La vita di un Comune del Reame: Castel di Sangro, p. 268, Pescara 1942.

[8] F. Sabatini, ivi, p. 166. L’Antinori afferma nella Corografia (voi. XXXVI, p. 812) che i morti a Pescocostanzo furono 1.300.

[9] A. Chiaverini, La Diocesi di Valva e Sulmona, vol. VII, p. 139; Sulmona 1979. Nella Relazione ad limina, inviata alla Santa Sede nel 1630 circa dal vescovo di Valva e Sulmona, Francesco Cavalieri, è specificato invece che «Rocca del Raso» ha 200 fuochi et animae 959», 59 in più dunque rispetto al 1654, anno questo in cui si registra una contrazione demografica rispetto al 1630.

[10] La Chiesa di S. Ippolito rimase incendiata «la mezza notte precedente al 21 gennaio del 1773», per cause difficili da accertare. Ecco cosa scriveva nel 1884 il canonico De Silvestri: «L’incendio consumò tutto e precipuamente le cose più pregevoli: rimasero in piedi, sebbene danneggiate, le sole mura. Si ignora in che tempo fosse edificata questa chiesa, certo assai vetusta, come si argomenta dalla forma: di fronte all’oriente, con tre navi di due archi da due colonne in mezzo: avea tre altari, il primo in fondo alla nave di mezzo e dedicata al martire titolare, adorno di marmi e di graziosi rabeschi: in cima e in mezzo la statua del santo con portamento alla eroica, alta un cinque piedi, di legno ma di buono scalpello: a’ lati due statue più piccole ma pregevoli anch’esse, del Patriarca S. Giuseppe e di S. Filippo Neri. In capo alla nave laterale da parte del vangelo e in linea retta dell’altare maggiore eravi un altare di travertino con quadro contenente le figure di S. Pietro, di S. Paolo e di S. Giorgio: l’altare dell’altra nave, sacro all’Addolorata, era tutto di marmo con rabeschi. Il cielo di tutta la Chiesa soffitto, liscio e semplice nelle navi laterali, egregiamente intagliato in quella di mezzo con cornici la più parte indorate a zecchino, con quarantaquattro piccoli ottavi, che dipinti ad olio facevano buona corona ad un ottimo quadro grande in mezzo: rappresentavano i primi la vita di Nostro Signore e di Nostra Signora e l’ultimo l’Assunta. Soffitto altresì il ciclo della sacristia con cinque quadri: in quattro erano gli Evangelisti e in quello di mezzo molti angeli con gli stromenti in mano della Passione. Nella
stessa sacristia di fronte dava all’occhio un altro buon quadro in legno, di forma semicircolare con cornice grande e indorata a zecchino, diviso in otto compartimenti: sette in giro rappresentanti la cattura e tutto il martirio del Protettore, nell’ultimo il corpo imbalsamato e assistito dal sacerdote Giustino. Eranvi altre pitture, intagli diversi, coro ed organo, armadio e arredi sacri: non mancava
nulla alla bellezza e maestà del tempio: visitato spesso da viaggiatori, che lo trovavano rispondente alla fama, anzi maggiore». Cfr. E. De Silvestri, Considerazioni storico-morali sopra S. Ippolito Milite, p. 37; Prato, 1884.

[11] Archivio Diocesano, Sulmona; Visite pastorali di Mons. Filippo Paini, (fogli n. 11 e n. 12), 28 agosto 1756.

[12] È utile ricordare che il diritto di patronato (o giuspatronato) consisteva nel diritto di presentazione di un ecclesiastico da parte di una persona fisica o morale, estranea alla gerarchia ecclesiastica, e nella somma dei privilegi, con alcuni oneri, che per concessione della Chiesa competevano ai fedeli fondatori di una cappella o di un beneficio.

[13] La famiglia D’Alò era originaria di Vasto. Devo la notizia al Prof. A. Chiaverini che in tale sede ringrazio vivamente.

[14] «Haec Ecclesia cum unico suo altari de presbiterio jurispatronatus majorum Universitatis manutenetur ex propriis annuis introitibus nedum unitis et incorporatis bonis venerabilis cappellae S. Hippoliti, verum etiam ex aliis introitibus provenientibus a benis administratis a Priore, singulis annis eligendis a magnifica Universitate. Habet in se erecta tria beneficia ecclesiastica cum onere missarum prout ex Bullis, primum sub invocatione et titulo S. Francisci de Paula cum reservatione jurispatronatus quondam Rev. Presbytero D. lucundo Angiolone et possidetur a Rev. D. Nicolae Silvestri, alterum sub invocatione et titulo S. Paschalis Baylon erectum a Stephano de Libero cum reservatione Jurispatronatus et de eo reperitur provisus Rev. D. Joseph de Libero, tertium vero sub titulo ipsius laudati S. Rochi erecti cum reservatione jurispatronatus a Dominico d’Alò et possidetur a Rev. Ioanne d’Alò. Caret privilegiis et indulgentiis, habet tamen onera missarum, aliorumque onerum, ac Legatorum piorum in Tabella Rev. Cleri descriptorum. Festum celebratur quotannis somptuose die 16. Augusti. Reperimus idem decenter ornatum et de quacumque sacra supellectili satis provisum et approbavimus. Verum provideatur de nova Casula cum stola et manìpulo ex sclorenico (?) nigri coloris, in termine sex mensium a data presentium (?) decurrent sub poena interdicti  Casulae antea existentis eo ipso incurrent». Archivio Diocesano, Sulmona; Visite Pastorali di Mons. Filippo Paini, 28 agosto 1756, foglio n. 12.

[15] Cfr, A. De Nino, Usi Abruzzesi, voi.1, pp. 196-97, Firenze 1879. Il brano del De Nino, dal titolo Nozze anticipate, si trova anche in F. Cercone, Scritti vari sulla Terra di Roccaraso, p .13, Sulmona 1976. Da indagini fatte non risulta che nella ricorrenza della festa si confezionassero, come avveniva in altre località abruzzesi, il cosiddetto «pan di San Rocco». La distribuzione votiva del pane avveniva tuttavia a Roccaraso il 6 dicembre, festa di San Nicola di Bari. Circa le confetture (confetti) lo storico Vincenzo Giuliani, nato a Roccaraso nel 1737, ci dice che ai suoi tempi i Roccolani «s’appigliavano a far confetti, che soglion passarsi come confetti di Sulmona». Cfr. V. Giuliani, Ragguaglio Istorico della Terra di Roccaraso, manoscritto, presso la Biblioteca Diocesana, Sulmona.




BIODIGESTORE A CITTÀ SANT’ANGELO

Cronaca di una morte annunciata. La giunta Perazzetti si assuma le proprie responsabilità

Città Sant’Angelo, 27 giugno 2024. Come rivelato quest’oggi anche dagli organi di informazione, il biodigestore previsto a Città Sant’Angelo non sarà realizzato a causa dell’acclarata scarsa convenienza dell’operazione. La notizia non può che rallegrarci, specie per gli angolani che risiedono a Piano di Sacco, la località che avrebbe dovuto ospitare l’impianto, ma al contempo non possiamo astenerci dal ripercorrere la vicenda per rimarcare tutti gli errori commessi dal centrodestra.

Noi abbiamo osteggiato sin dall’inizio il progetto con ogni mezzo, ritenendolo insostenibile sia a livello ambientale – per la localizzazione scellerata, non condivisa, semmai imposta da Pescara col benestare del sindaco Perazzetti – che economico. L’intero iter è stato a dir poco discutibile: la scelta di puntare su un mutuo Bei invece che sui fondi Pnrr come altri comuni, le decisioni adottate dal primo cittadino e dagli altri esponenti della Giunta all’oscuro della cittadinanza, la decisione di svendere al Comune di Pescara le quote di partecipazione in Ambiente svilendo il ruolo di Città Sant’Angelo.

Aspetti che abbiamo più volte denunciato nei consigli comunali, sui giornali, nelle assemblee pubbliche, senza però venire mai ascoltati. Anzi il sindaco Perazzetti ha sempre ribadito la bontà del progetto, corroborata, a suo dire, anche dal parere favorevole dei maggiori esperti del settore.

Arrivati a questo punto occorre mettere le cose in chiaro, perché è vero che fortunatamente ci troviamo di fronte ad un pericolo scampato, ma è altrettanto vero che nel frattempo sono state intraprese azioni finalizzate alla realizzazione del biodigestore che ricadono sulla collettività. Come, ad esempio, la spesa sostenuta per l’acquisto del terreno destinato ad ospitare l’impianto, che determinerà senza dubbio un danno economico importante per le casse di Ambiente, di cui il Comune angolano è socio.

Sicuramente tale responsabilità non potrà essere completamente scaricata sulle spalle della Vicepresidente di Ambiente, la Dott.ssa Sagazio, la quale, nominata dal sindaco, votò nell’assemblea la sostenibilità economica del progetto. Né sulle società che si sono giustamente tirate indietro a causa di un investimento chiaramente fallimentare.

Pretendiamo dunque che l’amministrazione comunale si assuma ora le proprie responsabilità. Il sindaco Perazzetti, che nel corso dell’assemblea di Ambiente spronava i sindaci degli altri comuni soci a votare favorevolmente all’iniziativa. La vicesindaca Travaglini, che nel corso della seduta del Comitato per il Controllo Analogo avrebbe potuto avanzare riserve sul progetto. L’assessore alle partecipate Rapagnetta, sempre pronto ad addossare colpe alle amministrazioni precedenti. A tutti loro sarebbe bastato un minimo di buon senso per arrivare alla nostra stessa conclusione, ovvero l’insostenibilità dell’opera. Avremmo così evitato quella che con ogni evidenza è una “cronaca di una morte annunciata”.

Invece, il centrodestra ha continuato con cieca ostinazione ad imboccare la strada della realizzazione del Biodigestore a Piano di Sacco, senza quel minimo di programmazione regionale che una tale tipologia di impianto necessita.

Ora da un lato ci troviamo a gioire per un epilogo che senza dubbio ha premiato il buon lavoro svolto in sinergia con i cittadini, le associazioni e veri esperti del settore non politicamente,  dall’altro a dover fare i conti con una situazione complicata che chiama in causa il nostro comune anche da un punto di vista legale.




UN RACCOGLITORE PER OCCHIALI USATI

La dottoressa Flavia Pirola, Direttore Sanitario Aziendale, e il dottor Fernando Di Vito, Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero, hanno confermato la disponibilità a ospitare il contenitore e hanno presenziato alla sua sistemazione, al fine di renderlo quanto più possibile accessibile ai visitatori del nosocomio

Chieti, 27 giugno 2024. Giovedì 27 giugno, nella hall dell’Ospedale Clinicizzato SS. Annunziata di Chieti, è stato collocato un nuovo contenitore per la Raccolta degli occhiali usati, service storico del Lions Club Chieti I Marrucini.

La dottoressa Flavia Pirola, Direttore Sanitario Aziendale, e il dottor Fernando Di Vito, Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero, hanno confermato la disponibilità a ospitare il contenitore e hanno presenziato alla sua sistemazione, al fine di renderlo quanto più possibile accessibile ai visitatori del nosocomio.

Il Lions Club Chieti I Marrucini aderisce da circa venti anni a questo service, nel rispetto del nuovo orientamento al riciclo e alla lotta allo spreco: si tratta di una raccolta di occhiali non in utilizzo che, una volta catalogati e risistemati, vengono distribuiti nei paesi in via di sviluppo o in situazioni di necessità.

Con un gesto semplice, come rovistare nei cassetti e recuperare un occhiale inutilizzato e portarlo dove è collocato un contenitore dei Lions – sia esso il policlinico di Chieti o uno dei centri ottici partner dell’iniziativa – è possibile migliorare la vita di qualcuno che non è nella condizione di acquistare un paio di occhiali. Inizialmente i destinatari del service erano paesi in via di sviluppo o in gravi necessità per guerre o cataclismi, ma sempre più frequentemente sta emergendo la necessità di aiutare persone fragili presenti nel nostro paese.

«Ringrazio di cuore il dottor Di Vito e la dottoressa Pirola per avere offerto uno spazio al nostro raccoglitore» ha detto la dottoressa Orietta Pelliccioni, Presidente del Lions Club Chieti I Marrucini. «Con grande onore e piacere il Lions Club Chieti I Marrucini si è a sua volta reso disponibile per future collaborazioni con la Asl, con attività volte al benessere dei bambini della neuropsichiatria infantile, stabilendo così un sodalizio tra Lions e istituzioni ed enti della nostra città».




ITALIA–CROAZIA: AL VIA IL NUOVO PROGETTO BLUESLINKS

Il Flag Costa dei Trabocchi tra i partner dell’iniziativa a sostegno dell’innovazione e del miglioramento delle competenze professionali nei settori della blue economy

Ortona, 27 giugno 2024. C’è anche il Flag Costa dei Trabocchi tra gli 8 partner del nuovo progetto “Blueslinks”, acronimo di Blue Economy New Skills, finanziato dal programma Interreg Italia-Croazia. L’iniziativa, partita ufficialmente nei giorni scorsi con il primo meeting a Cesenatico, avrà una durata di 30 mesi per concludersi a settembre del 2026. Obiettivo del progetto è quello di promuovere processi di innovazione e specializzazione smart nei settori della blue economy con azioni volte a individuare i bisogni emergenti, migliorare l’innovazione e il rapporto con la ricerca nelle aziende target – quali l’acquacoltura, la pesca artigianale, il pescaturismo e la nautica – e favorire l’incontro tra domanda e offerta tra PMI e persone in cerca di lavoro nella blue economy.

Il progetto Blueslinks intende, quindi, affrontare alcune delle problematiche riscontrate dalle imprese nei settori tradizionali della blue economy come la necessità di innovazione, il sostegno allo sviluppo di nuove competenze e professionalità, una maggiore collaborazione tra università, ricerca e imprese, obiettivi da raggiungere attraverso una complessa serie di azioni.

Le fasi iniziali prevedono la costituzione di un “Innovation Hub Network” nei settori della blue economy e delle opere marittime, attività di indagine e analisi dei bisogni e scambio di buone pratiche ed esperienze innovative delle piccole e medie imprese anche attraverso la creazione di focus group. Tali attività sono propedeutiche all’individuazione di un piano d’azione che porterà alla realizzazione di attività informative e di supporto alle imprese per favorire percorsi innovativi di sviluppo. Per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, verranno realizzati anche eventi come l’attivazione di un punto informativo, l’organizzazione di hackathon e di career day.

Nel corso del progetto sono previste anche azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento rivolte alle scuole e alle giovani generazioni, attraverso sessioni informative e visite di studio.

Il partenariato è composto da 8 partner italiani e croati: per la parte italiana, Delta 2000 Agenzia di Sviluppo Locale (capofila), Polo Tecnologico Alto Adriatico Andrea Galvani, Confcooperative Veneto, Flag Costa dei Trabocchi e Università del Salento e, per la parte croata, l’Università di Dubrovnik, l’Agenzia per lo Sviluppo della Contea di Zara Zadra Nova e l’Associazione Argonauta. Il budget totale del progetto è di 1.702.334 euro, di cui 1.361.867 euro finanziati dal FESR attraverso il Programma di Cooperazione Transfrontaliera Interreg Italia-Croazia.

«Siamo estremamente soddisfatti di essere tra i protagonisti di questo nuovo progetto che, dopo gli ottimi risultati della precedente esperienza con il progetto “Sushi Drop”, vede il nostro Flag confrontarsi ancora una volta con un qualificato partenariato italo-croato», commenta il presidente del Flag Costa dei Trabocchi, Franco Ricci. «I diversi settori della blue economy, a cominciare proprio dalla pesca e dall’acquacultura, passando per l’ittiturismo e la nautica in generale, nel nostro territorio, hanno grandi potenzialità che vanno però sviluppate nel modo giusto. C’è bisogno di formazione per sviluppare competenze e professionalità, così come è necessario creare una rete virtuosa tra tutti gli attori, pubblici e privati, per poi incentivare l’incontro tra la domanda e l’offerta. Solo in questo modo possiamo perseguire da un lato l’obiettivo di innalzare i livelli di innovazione e competitività delle nostre piccole e medie imprese, dall’altro quello di accrescere l’occupazione, soprattutto per i nostri giovani». 




PKU DAY ABRUZZO 2024

28 giugno: giornata internazionale della fenilchetonuria

Pescara,  27  giugno 2024: In occasione della Giornata Internazionale della Fenilchetonuria, che si celebra ogni anno in tutto il mondo il 28 giugno, si svolgerà a Pescara, presso la Provincia in Piazza Italia n. 30,  il PKU DAY ABRUZZO 2024, un evento dedicato alle famiglie e ai pazienti affetti da questa malattia metabolica congenita rara che necessita di costanti controlli e terapie salva-vita e che colpisce in Italia oltre 4.000 tra bambini e adulti.

Dal 2013, anno della sua istituzione, la Giornata internazionale della PKU si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica e offrire occasioni di incontro e di supporto alle famiglie dei pazienti. La data del 28 giugno coincide con il compleanno di due scienziati che hanno cambiato la storia di questi pazienti: Robert Guthrie (1916-1995), che pose le basi per lo screening neonatale di questa malattia, e Horst Bickel (1918-2000), che per primo contribuì alla messa a punto della terapia dietetica.

L’evento si svolgerà venerdì 28 giugno dalle 16 alle 19 nell’aula Tinozzi della provincia di Pescara, ed è organizzato da Marco Rubino, referente famiglie PKU gruppo tecnico regionale malattie rare, e da Oreste Andalò, referente di Aismme (Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie, componente del Gruppo Tecnico Regionale Malattie Rare), con il supporto del Forum Associazioni Malattie Rare Abruzzo e di Aismme.

Sono stati invitati:  la responsabile del dipartimento farmaceutico regionale Dott.ssa Stefania Melena, i farmacisti, i medici e la dietista del Centro Clinico  di Pescara.

«L’obiettivo – spiegano gli organizzatori – è di accendere i riflettori sulla Fenilchetonuria (PKU). Sarà un’occasione unica di incontro e condivisione, un momento prezioso per condividere esperienze, idee e soluzioni, rafforzando la comunità e il sostegno reciproco. Non solo. Avremo occasione di discutere insieme della situazione della PKU in Abruzzo, affrontando sia le proposte che le problematiche che si incontrano quotidianamente. A conclusione verrà offerta una degustazione di dolci e prodotti aproteici, pensati appositamente per le esigenze alimentari dei bambini affetti da PKU».

La ricerca ha messo a disposizione nuovi trattamenti e sarà possibile nel tempo garantire alle famiglie una vita migliore. Tuttavia, le difficoltà quotidiane e le grandi restrizioni comportano una fatica quotidiana con cui i genitori e i giovani pazienti devono fare i conti ogni giorno. Basti pensare all’impossibilità/pericolosità di fare “sgarri” al duro regime alimentare, l’assenza di ristoratori che preparino alimenti aproteici e le forti limitazioni della vita sociale che ne conseguono. I bambini non possono mai condividere il pasto con i coetanei e la loro dieta si basa su prodotti aproteici che sostituiscono gli alimenti. Per poter gustare un piccolo gelato con gli amici, possono dover rinunciare alle proteine dell’intera giornata! Anche nelle Iperfenillalaninemie, condizioni simili ma più lievi, i bambini e gli adulti necessitano di costanti controlli e spesso di restrizioni dietetiche.

La partecipazione è  aperta alle Famiglie e ai pazienti PKU, necessaria l’iscrizione all’indirizzo: info@forum-malattierareabruzzo.it .

La PKU

La fenilchetonuria colpisce in Italia oltre 4.000 tra bambini e adulti, circa 50.000 persone nel mondo ed è fra le malattie rare la più diffusa nel nostro Paese. È  dovuta a mutazioni genetiche che rendono inefficace l’attività dell’enzima necessario a metabolizzare la fenilalanina, aminoacido essenziale, presente nella maggior parte delle proteine alimentari. I pazienti affetti devono eseguire regolari controlli dei livelli ematici di fenilalanina e seguire una una dietoterapia estremamente severa che ne limiti l’assunzione.

Questa patologia è sottoposta a screening neonatale obbligatorio dal 1992, grazie al quale può essere diagnosticata precocemente e trattata tempestivamente. Se non viene affrontata precocemente e efficacemente, può generare serie conseguenze nei pazienti, quali gravissime disabilità intellettive irreversibili, unitamente a disturbi psichici e neurologici.




ARTEPARCO megx è l’artista della settima edizione

Progetto che porta l’arte contemporanea nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Sabato 27 luglio 2024 Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise

Pescasseroli, 27 giugno 2024. Arteparco, iniziativa che dal 2018 valorizza un territorio unico come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise con interventi di arte contemporanea, inaugura nel mese di luglio la sua settima edizione e presenta l’opera Rinascita di megx (1984), artista visiva il cui lavoro vede sempre protagonista il contesto del bosco in una costante riflessione intorno al rapporto tra uomo e natura.

La scultrice, colpita dalla maestosità delle foreste vetuste, fonde alla corteccia di un albero una figura umana che emerge dall’elemento naturale, evocando una visione di rinnovamento: rami-umani che si innalzano verso il cielo rappresentando una primavera simbolica che porta a germogliare ogni cosa. Con questa settima edizione, ARTEPARCO amplia la vocazione del progetto a diventare un vero e proprio museo a cielo aperto che porta il pubblico alla scoperta di opere nascoste nel parco.

Arrivando da Pescasseroli e attraversando i sentieri C1 e C2 è possibile trovare le installazioni di artisti dalla diversa cifra stilistica che, nel corso degli anni, si sono confrontati con questa incontaminata ambientazione: Marcantonio, Matteo Fato, Alessandro Pavone, Sissi, Valerio Berruti e Accademia di Aracne. Il progetto, ideato dall’imprenditore e comunicatore abruzzese Paride Vitale, nasce dalla virtuosa collaborazione tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Comune di Pescasseroli e il marchio di profumi PARCO1923.

ARTEPARCO è inoltre realizzato grazie al prezioso supporto di partner attenti alla salvaguardia dell’ambiente come BMW Italia, Sky Arte, GORE-TEX, Woolrich Outdoor Foundation e, da quest’anno per la prima volta, INWIT. Per l’impegno rivolto alla valorizzazione del territorio dimostrato negli anni, l’iniziativa gode del Patrocinio del Ministero dell’ambiente della sicurezza energetica.

IL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, LAZIO E MOLISE

Il Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise, costituito su iniziativa privata nel 1922 e istituito per decreto regio nel 1923, è il più antico d’Italia e uno dei più antichi d’Europa, uno dei migliori esempi mondiali di conservazione di flora e fauna. Montagne e valli selvagge, foreste, praterie, fiumi, torrenti, laghi e un clima relativamente temperato durante tutto l’anno fanno del PNALM un ambiente ideale per numerose specie vegetali e animali; tra queste ultime ce ne sono alcune, rare e misteriose, come l’orso bruno marsicano e il camoscio appenninico, che talvolta, seppur da lontano e solamente per pochi preziosi secondi, è possibile osservare. In ogni caso, visitare il Parco e sentire il fascino della presenza di questi animali, o scoprire i segni del loro recente passaggio, anche senza incontrarli direttamente, è sempre un’esperienza meravigliosa che fa provare emozioni inconsuete. Nel 2017 le Foreste Vetuste che lo popolano sono diventate Patrimonio dell’Unesco.