Ventesimo anniversario

A Castiglione del Lago i borghi più belli d’Italia

L’Associazione de I Borghi più belli d’Italia festeggia quest’anno il ventesimo anniversario dalla sua costituzione. A Castiglione del Lago, nel  luogo dove si svolse la prima assemblea nazionale – nel marzo del 2002 – che approvò il primo programma di attività, sono stati convocati, dal Presidente dell’Associazione Fiorello Primi (allora sindaco di Castiglione del Lago) i componenti del Consiglio Direttivo nazionale, i coordinatori regionali, i valutatori del Comitato tecnico scientifico coordinati da Livio Scattolini, i Sindaci dei comuni fondatori, tutto lo staff guidato dal Direttore Umberto Forte e i rappresentanti delle società e dei consulenti che operano per l’associazione nei vari campi della promozione turistica, dell’editoria, della gestione dei social network e del web e della valorizzazione delle produzioni tipiche.

Nel marzo del 2001 tra i 13 Borghi fondatori dell’Associazione nazionale c’era anche Scanno, oltre a Anghiari, Apricale, Arquà Petrarca, Castel di Tora, Castelmezzano, Castiglione del Lago, Chiusa, Cisternino, Furore, Gerace, Montefiore Conca e Monzambano.

La celebrazione del ventesimo anniversario della costituzione dell’Associazione si è svolta questa mattina nella sede prestigiosa di Palazzo della Corgna dove sono state ripercorse le tappe e i successi ottenuti nei 20 anni di attività dall’Associazione, alla presenza anche di alcune delle personalità che nel corso degli anni sono state vicine all’associazione, come Oscar Farinetti, Vittorio Sgarbi, il presidente dell’ENIT Giorgio Palmucci, il presidente di Symbola Ermete Realacci, la sottosegretaria al ministero della Economia e delle Finanze  Alessandra Sartore, il presidente dell’assemblea nazionale dell’ANCI Enzo Bianco e l’ambasciatore dei Borghi più belli d’Italia Osvaldo Bevilacqua.

In questi anni molte cose sono cambiate rispetto all’attenzione che la politica e le istituzioni hanno avuto ed hanno nei confronti delle problematiche dei Borghi. È anche grazie all’intenso lavoro prodotto dalla nostra associazione nell’opera di sensibilizzazione verso le problematiche dei piccoli centri e all’impegno dei Sindaci e delle amministrazioni che si sono succedute alla guida dei comuni valutati come “uno dei Borghi più belli d’Italia” che finalmente i Borghi cominciano ad avere un posto di prima fila nelle politiche di sviluppo sia a livello regionale che nazionale.

C’è ancora molto lavoro da fare e c’è ancora molto da progettare e da investire per portare a compimento l’opera di messa a valore del patrimonio culturale, storico, artistico e architettonico ma la strada è aperta.

I 334 Borghi che fanno parte dell’Associazione, selezionati attraverso una rigorosa procedura certificata ISO9001, rappresentano la punta di eccellenza di migliaia di realtà che sono la vera spina dorsale dell’Italia in quanto luoghi che custodiscono un immenso tesoro di cultura e tradizioni unico al mondo per la sua diversità e importanza.

Il compito della associazione è quello di aiutare queste comunità a continuare a vivere e, magari, a prosperare all’interno di questi luoghi dell’anima e della memoria, contrastando il fenomeno dello spopolamento che purtroppo sta interessando molti di loro, con lo scopo di mantenere stabile la popolazione residente e attrarne di nuova. È compito delle Istituzioni a tutti i livelli di mettere a disposizione dei Comuni le risorse necessaire per investire sulla tutela e valorizzazione del passato per costruire un futuro, nei Borghi, per le giovani generazioni.

C’è ancora molta strada da fare e l’associazione de I Borghi più belli d’Italia sarà sempre pronta a cogliere ogni opportunità per aiutare i Comuni nel loro sforzo di mantenere viva e prospera la comunità borghigiana.

La celebrazione dei vent’anni di Associazione è stata anche l’occasione per mostrare ai presenti un primo filmato di presentazione del quattordicesimo Festival nazionale de I Borghi più belli d’Italia che nel settembre 2022 sarà ospitato in Abruzzo dai Comuni di Abbateggio e Caramanico Terme!

Antonio Di Marco

Presidente Associazione, I Borghi più Belli d’Italia in Abruzzo e Molise




Il Summit di Versailles

Riferimento lontano da fraternità, libertà e democrazia

Chieti, 12 marzo 2022 –

Summit di Versailles con Mosca bandita da ogni rapporto economico con l’occidente. Decisioni forti, provvedimenti d’emergenza, forse anche necessarie, comunque solo palliativi per alleviare il dolore delle attuali ferite

Decisioni che, comunque, non aiutano a guarire da quel grave male della condivisione perversa e disturbata di cui soffre il popolo europeo. Un popolo ancora diviso fra chi gode nella ricchezza sfrenata e chi soffre vicino nella miseria oscura; fra chi domina con subdoli sistemi, violenza varia e sfruttamento e chi invece subisce, dipende ed è costretto all’inquietante obbedienza.

Un popolo che vaga fra gli effetti del delirio di supremazia dell’élite, dell’oligarchia e delle classi abbienti e la silente lucidità ed il buon senso delle genti umili e bisognose.

Versailles, luogo d’antica, bizzarra ed iniqua memoria per un mondo in evoluzione e che si crede moderno. Versailles riferimento lontano, se non antitetico, per ambire e progettare una vera idea di fraternità, libertà e soprattutto democrazia.

Cambiare indirizzo, cambiare metodo, cambiare ogni distorto pensiero e soprattutto cambiare riferimenti per non rischiare maldestri ed improvvisi ritorni al passato.

NM




L’ISTITUTO DEL COMPARTICO

La tradizione in Abruzzo

Abruzzo, 4 agosto 2020. II tradizionale istituto del comparatico, che resiste ancora tenacemente in Abruzzo soprattutto nelle aree dell’entroterra montano, è stato oggetto di un approfondito studio da parte di E. Giancristofaro e ad esso si fa rimando per la relativa bibliografia.

Questi appunti che siamo andati man mano annotando sull’argomento sembrano tuttavia presentare caratteri degni di nota e pertanto suscettibili di apportare ulteriori contributi per la messa a fuoco dell’importante tema culturale nei gruppi sociali subalterni. Come è noto, l’istaurazione del rapporto di comparatico veniva scelto, ma non sempre, il giorno di S. Giovanni Battista ed a proposito ha osservato il Fiordigigli: “La promessa di comparaggio, effettuata nel giorno di S. Giovanni, creava e crea vincoli d’affetto più stretti della parentela; i1 recederne significava attirarsi odio implacabile, violento attrito…».

II corsivo del passo citato è nostro ed introduce alcuni rilievi che scaturiscono, come ci è sembrato, dall’analisi comportamentale di un gruppo di informatori intervistati. 

La persona scelta come compare («lu San Giuànne») non è quasi mai un parente nè si trova in condizioni economiche inferiori rispetto a quella di chi ha operato la scelta. La struttura del modello operativo che si incentra nel «comparatico» sembra pertanto rivelare complesse determinazioni di natura economica o di integrazione economica

che vietano ai parenti o consanguinei la possibilità della funzione di «alter ego» o persona cui si possa far affidamento nei momenti di bisogno, dato che è proprio con essi che insorgono contrasti in occasione soprattutto di suddivisione ereditaria.  

II proverbio popolare i parenti sono come gli stivali: più sono stretti e più fanno male,  assai in uso ad Opi (e l’informatore di tale località mi ha assicurato che è comune anche in diversi centri della Marsica), Castel di Sangro e Forti del Sannio, risulta a proposito assai significativo. Notevole è poi la norma che nell’area dell’alto Sangro spetti

al padrino la scelta del nome da imporre al nascituro e quest’ultimo porta assai spesso il nome del primo. Ad Opi poi vige l’usanza ormai codificata dalla ripetizione costante ed uniforme nel tempo del comportamento che i1 compare debba essere scelto assai lontano dal paese, donde il proverbio: la moglie della tua villa e compare de cento miglia.

Poiché in un piccolo centro non è difficile reperire un padrino al di fuori del parentado vien fatto di chiedersi quale sia la logica o le motivazioni che spingono una persona a cercare altrove quei vincoli così stretti che derivano dal rapporto di comparatico, o, in altri termini, quali siano le ulteriori funzioni cui l’istituto del comparatico adempie o in passato abbia adempiuto.

Pur nell’evidente eufemismo, l’espressione «cento miglia» alludente alla lontananza del compare, sottolinea probabilmente la necessità, in una società omogenea rurale, di scegliere l’alter ego sia al di fuori dei rischi incombenti in una determinata area sul ciclo economico annuale (come la siccità, la quale se colpisce una zona può risparmiare un’altra) che dall’esigenza dell’integrazione di colture diverse.

D’altro canto nel viaggio compiuto per raggiungere il compare lontano, da effettuarsi «almeno una volta all’anno e preferibilmente nel giorno di S. Giovanni Battista» (Opi), è possibile intravedere anche un aspetto culturale dato dal trasferimento delle persone da una zona all’altra e non dissimile sotto certi aspetti dal «viaggio» compiuto in occasione dei pellegrinaggi. Dalle dichiarazioni degli informatori intervistati è risultata anche la diversa posizione della donna nei confronti dei diritti-doveri che la legano al proprio compare.

Essi infatti restano immutati fintante è nubile, ma da sposata, entra a far parte dei diritti-doveri che scaturiscono dal rapporto di comparatico esistente tra il

marito ed il compare di quest’ultimo, secondo uno schema che sembra

rivelare residui di un’antica struttura patriarcale della famiglia abruzzese:

A): Padre – Madre                           B): Padre – Madre

Figlia      Compare

Figlio     Compare 1

                B1: Padre – Madre

Figlio Figlia (nuora)

Compare 1

Secondo gli informatori intervistati, i rapporti della donna con il primo compare tendono col tempo ad affievolirsi, mentre quelli con il compare del marito, da lei acquisiti con il matrimonio, si cementano e si sacralizzano soprattutto in occasione della nascita del primo figlio. Aggiungiamo a chiusura di queste brevi note due consuetudini sull’argomento registrate a Pacentro e Collepietro. A Pacentro (Inf.ce Sig.ra Antonietta Buccitelli, casalinga di anni 81) chi si recava di mattina in campagna o al cimitero passava sempre davanti alla casa del compare e sull’uscio deponeva una pietra.

A Collepietro (Inf.re Sig. Domenico Varrassi, insegnante di anni 50) nell’ultimo bicchiere durante la consumazione del consólo si lascia sempre un dito di vino. Forse da tale usanza deriva la norma, assai comune in Abruzzo, di non versare ancora da bere nel bicchiere se questo non sia stato prima completamente vuotato, perché il «dito di vino» richiama alla mente il lutto e perciò è di cattivo augurio.

Franco Cercone

[1] Cfr. «Rivista Abruzzese», 1977, n° 1, pag. 16 segg.

[1] G. Fiordigigli, Un paese d’Abruzzo nella leggenda e nella tradizione, vol. 2° pag. 157; L’Aquila 1977. Il Giancristofaro definisce appunto il comparatico «una parentela fìttizia» (ivi, pag. 16).

[1] Signori: Franco Turco, contadino di anni 28, Forlì del Sannio (Is.); Cesidio Serene, di anni 59, contadino, Opi (Aq.); Anna Carugno Rosati, di anni 35, insegnante, Castel di Sangro (Aq.): Pia Amicucci, di anni 57, bidella, Roccapia (Aq.).

[1] A Cansano (Aq.) nelle, liti per la suddivisione della proprietà e per il diritto all’asse paterno è noto il detto vuoglie l’aadòre de tata meja.

[1] A Villalago: frate e parente come serpente.; cfr. A. D’Antonio, Villalago. Storia, leggende, usi. costumi, pag. 199; Pescara 1976.