5 CORTI DELLA SCUOLA IFA

Presso il Cinema Zambra

Ortona, 12 luglio 2024. Unaltroteatro propone i corti della scuola IFA di Pescara e “Saudade” di Pietro Falcone. Unaltroteatro di Lorenza Sorino ed Arturo Scognamiglio propone la proiezione di cinque cortometraggi e del documentario “Saudade” presso il Cinema Auditorium Zambra di Ortona (Ch) rispettivamente il 12 ed il 13 luglio alle ore 21.

I corti appartengono a cinque giovani registi della scuola IFA di Pescara che proprio in questo 2024 festeggia i suoi 15 anni di attività e “nel tempo è riuscita a diventare un punto di riferimento per ragazzi soprattutto provenienti da tutta Italia che decidono di intraprendere un percorso di studi cinematografico, diventando un vero e proprio vanto per l’Abruzzo – spiega l’impresa Unaltroteatro.

L’IFA dà la possibilità di imparare i vari mestieri del cinema in un contesto che ha preferito crearsi la sua identità in maniera più simile a una bottega artigianale rispetto alle dinamiche confusionali di chi tende a fare grandi numeri. Nel novembre 2021 è stata tra le cinque migliori scuole di cinema in Italia ad essere invitata a partecipare alla tavola rotonda organizzata dalla Scuola Gian Maria Volonté “Insegnare le professioni del cinema” insieme alle maggiori associazioni dell’industria. La produzione IFA nel corso degli anni ha avuto modo di costruirsi un’identità nel circuito festivaliero sia nazionale che internazionale: partendo da “Bangland” (Premio SIAE 2015 alle Giornate degli autori evento di preapertura del Festival del Cinema di Venezia), “Colpa del Mare”

(Festa del Cinema Europeo), “This is Fine” ( Vincitore Bookciak, Azione! – Giornate degli Autori – Venezia 2021), “Riders” (premiato al San Diego Italian Film Festival), “La Confessione” (che ha fatto parte di “10 corti in giro per il mondo”, progetto creato dal Centro del cortometraggio di Torino) fino ad arrivare alle ultime opere.

Questi i corti in sala per il 12 luglio:

– Riders di Andrea Russo: un normale pacco consegnato da un corriere si trasforma nella prima prova di un caso di omicidio. I protagonisti racconteranno a distanza di un anno gli eventi di quella notte, attraverso le testimonianze di tre punti panoramici, ripercorrendo il vicendevole legato al ritrovamento del pacco, addentrandoci nel mistero che avvolge il lavoro dei “riders”;

– La Confessione di Giuseppe D’Angella e Simone D’Alessandro: in un piccolo paese di provincia, l’equilibrio di una comunità viene violato da un evento traumatico. Don Oreste sta per diventare vescovo e lasciare la sua eredità a Don Luca, un giovane prete nato e cresciuto nello stesso posto. I due preti si troveranno coinvolti nella vicenda e passeranno un’intera giornata in preda al turbamento, in bilico tra delle decisioni che, in un modo o nell’altro, influiranno irreversibilmente sul loro futuro.

– La Ballata di Francesco di Alfonso Core: Francesco, un giovane cantautore, a seguito di un fallimentare soggiorno milanese si trova costretto a fare ritorno a casa in un paesino dell’entroterra abruzzese. Lì dovrà fare i conti con il peso delle aspettative di famiglia e compaesani e il senso di inadeguatezza che ne consegue;

– Bigger than Me di Antonio Carannante e Laura “Legner” Samela: Giulietto è un bambino di otto anni particolarmente introverso, i cui genitori, da poco trasferitisi in campagna, stanno attraversando un periodo di forte tensione che loro malgrado va a riflettersi sul bambino. Il piccolo Giulietto trova la maniera di evadere rifugiandosi sotto un immenso ciliegio in compagnia dell’amico Mario;

– Uno, Nessuno e Centomila Gelati di Gianmarco Nepa e Giuseppe Cassano: Elia è una persona estremamente sola, che passa le sue giornate assorto nella realtà fittizia che il suo smartphone gli presenta. Quando la connessione internet si interrompe improvvisamente, il “Velo di Maya” viene squarciato e lascia posto ad una realtà quotidiana alla quale Elia si ritrova impreparato. Inizia così il grottesco viaggio di un uomo in piena crisi d’identità, che trova il Senso di Sé in una scatola di gelati.

“Saudade” previsto per la serata del 13 luglio è un documentario opera prima di un giovane regista di 24 anni, Pietro Falcone: l’anteprima mondiale c’è stata a maggio al FESCAAAL (Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina) a Milano.Nilde, quando aveva poco più di vent’anni, ha seguito la persona che amava dal Brasile all’Italia. Qui ha messo su famiglia e qui è rimasta bloccata. Saudade è un’intima conversazione tra una madre che soffre e suo figlio che cerca di capirla. I ricordi riaffiorano e scolpiscono il presente, creando il complesso ritratto di due famiglie diverse che si sono inevitabilmente unite.

Alessandra Renzetti




ARRIVA POLINEMO

Il pesce mangiaplastica

Alba Adriatica, 12 luglio 2024. Poliservice spa installerà il primo dei tre esemplari ad per incentivare la raccolta della plastica in spiaggia. I successivi due saranno installati a Martinsicuro e Tortoreto.

Mercoledì 17 luglio alle ore 11:30, ad Alba Adriatica tratto di spiaggia compreso tra gli stabilimenti Il Faro e Le Hawaii sarà installato il primo pesce mangiaplastica della costa teramana. L’iniziativa della Poliservice spa, che ne ha finanziato e commissionato la costruzione ad un’azienda abruzzese, vedrà coinvolti i tre comuni vibratiani di Alba Adriatica Martinsicuro e Tortoreto a cui Poliservice consegnerà l’opera.

Polinemo, questo il nome del pesce mangiaplastica, aiuterà a tenere puliti spiaggia e mare. Alla conferenza stampa di presentazione e scoprimento del manufatto metallico parteciperanno il presidente Poliservice Gabriele Di Natale, sindaci ed assessori dei comuni interessati.




NUOVO BIVACCO

Dichiarazione di inagibilità del vecchio Andrea Bafile

L’Aquila, 12 luglio 2024. La Sezione Cai de L’Aquila comunica lo Stato di inagibilità del Bivacco “Andrea Bafile”, ubicato a m. 2.669 sulla Cresta sud-est della Vetta Centrale del Corno Grande (Gran Sasso d’Italia).

Dopo l’ultima stagione invernale sono risultati evidenti alcuni danni strutturali che non garantiscono più l’efficienza e la sicurezza del Bivacco, orgoglio della Sezione dell’Aquila del Cai, costruito negli anni ‘60 con l’apporto volontario di tanti emeriti soci e che ha resistito alle intemperie per quasi 60 anni.

La Sezione Cai dell’Aquila si è già attivata per la rimozione del Bivacco, con il proposito di un restauro e di una sua giusta allocazione nella città di L’Aquila. Comunica di avere già intrapreso le procedure per la costruzione del nuovo Bivacco “Andrea Bafile”, con i fondi posti a disposizione della Regione Abruzzo di cui alla DGR n. 74 del 7/2/2024 – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2021-2027. Nel frattempo, si invitano tutti i frequentatori della montagna ad astenersi dall’utilizzo, anche provvisorio, del Bivacco.




MELODIE NEI BORGHI

Concerto con la partecipazione dei musicisti Andrea, Marco e Thierry. EstArte Maglianese 2024

Magliano de’ Marsi, 12 luglio 2024. Oggi, venerdì 12 luglio alle ore 21:30, nell’ambito delle manifestazioni estive organizzate dall’Amministrazione Comunale, la suggestiva Piazza San Luigi Orione (Serpentone) sarà lo scenario del concerto “Melodie nei Borghi”, con la partecipazione straordinaria dei talentuosi musicisti Andrea, Marco e Thierry.

L’evento promette di essere una serata magica, dove le note musicali risuoneranno tra le antiche mura della piazza, regalando al pubblico momenti di pura emozione e arte. Il trio, noto per la loro capacità di fondere stili musicali diversi in un’armonia perfetta, offrirà una performance indimenticabile, spaziando tra brani classici, contemporanei e composizioni originali.

La serata è un’occasione imperdibile per gli amanti della buona musica e per chi desidera trascorrere una notte estiva all’insegna della cultura e del divertimento. Il concerto è gratuito e aperto a tutti.




TORNARECCIO MUSIC CAMP 2024 celebra le radici italiane nel mondo

Dal 16 al 20 luglio la quarta edizione con gli artisti italo argentini  Elizabeth Ridolfi e Julián Gándara

Tornareccio, 12 luglio 2024. Tutto pronto per la quarta edizione di Tornareccio Music Camp, dedicata all’Anno delle radici italiane nel mondo. Dal 16 al 20 luglio il paese conosciuto e apprezzato per le sue eccellenze gastronomiche e culturali, tra le quali il miele e i mosaici, diventa un incantevole palcoscenico musicale con oltre 50 ragazzi che parteciperanno a cinque giorni di laboratori ed esibizioni dal vivo.

I giovani musicisti selezionati per la residenza estiva, provenienti da tutto l’Abruzzo, avranno la possibilità di arricchire le proprie competenze musicali, con docenti di alto profilo, di condividere l’esperienza con artisti internazionali e di conoscere le realtà culturali del territorio. Tornareccio Music Camp nasce quattro anni fa dalla collaborazione tra il Comune di Tornareccio, l’associazione culturale L’Olandese Volante e il Centro Didattico Musicando di Pescara, con la direzione artistica della prof.ssa Manuela Martinelli. Preziosa è la partecipazione all’evento del Coro Contrappunto, dell’Associazione Amici del Mosaico Artistico e della Pro Loco di Tornareccio.

La parte dedicata alla formazione musicale si svolgerà di mattina con il laboratorio di musica d’insieme per flauti a cura della prof.ssa Manuela Martinelli, il laboratorio di musica da camera tenuto da Myriam Anzini e il laboratorio orchestrale a cura del Maestro Riccardo Rossi. Gli eventi di musica dal vivo saranno il concerto dei solisti dell’orchestra in contrada San Giovanni (17 luglio), l’esibizione dei giovanissimi del Camp e dei gruppi cameristici alla sala polifunzionale “R. Gaspari” (18 luglio), Musica tra note, mosaici e bellezza (19 luglio) e il concerto finale dell’Orchestra di Tornareccio Music Camp nel parco naturalistico di Monte Pallano (20 luglio).  Il concerto dei maestri ospiti in piazza Fontana,  programmato per il 16 luglio , è stato annullato in segno di vicinanza ad una famiglia del posto che è stata colpita da un grave lutto nei giorni scorsi.

Per la direttrice artistica di Tornareccio Music Camp, Manuela Martinelli: “È una sfida interessante quella di avvicinare i ragazzi del Camp, in soli cinque giorni, ad un repertorio così lontano dal loro mondo, dedicato alle musiche che più rappresentano la cultura italiana nel mondo. Dai brani della nostra cultura abruzzese alle canzoni nostalgiche che parlano di emigrazione, tutte magnificamente arrangiate per orchestra dal Maestro Riccardo Rossi, che li guiderà in questo percorso”.

La quarta edizione del Music Camp ospiterà due artisti italo argentini, Elizabeth Ridolfi e Julián Gándara. Una scelta che, insieme a quella di completare la rosa dei partecipanti al Camp con due ragazzi italo discendenti, residenti all’estero con origini abruzzesi, vuole celebrare l’Anno delle radici italiane nel mondo.

“Incontrare e suonare insieme a due artisti come Elizabeth Ridolfi e Julián Gándara sicuramente sarà un’esperienza di grande impatto per i giovani musicisti – commenta la prof.ssa Manuela Martinelli -. Penso che gli Italiani che vivono all’estero, i loro figli, siano più consapevoli della bellezza del nostro Paese, e attraverso la loro nostalgia, noi residenti possiamo essere aiutati a non prendere per scontato ciò che ci circonda e la ricchezza del nostro patrimonio culturale e naturale”.

Elisabeth Ridolfi,  violinista e insegnante nell’Orchestra Nazionale di Musica Argentina a Buenos Aires, docente alla scuola di musica J.P. Esnaola e figlia del contrabbassista di Astor Piazzolla, ha collaborato con Caetano Veloso e Placido Domingo. La sua musica richiama le radici familiari, in particolare quelle del nonno Don Tito Ridolfi, nato a Fossa (Aq), che ha influenzato la famiglia con la sua intensa attività musicale come immigrato in America.  Julián Gándara, polistrumentista, arrangiatore, compositore e produttore musicale, ha fatto parte dell’Orchestra Accademica del Teatro Colón in qualità di violoncellista. Originario di Castellazzo Bormida in Piemonte,  nella sua carriera artistica ha realizzato la fusione di ritmi sudamericani con quelli caratteristici della musica popolare italiana.

Ospite dell’edizione 2024 è l’artista italo argentino con origini tornarecciane, nonché coordinatore per l’Abruzzo nell’ambito del progetto sul Turismo delle Radici, Maxi Manzo, che, come nelle scorse due edizioni, darà il suo contributo all’iniziativa condividendo momenti musicali con i giovani musicisti ed esibendosi nel concerto finale a Monte Pallano.

Per il sindaco di Tornareccio, Nicola Iannone: “Il Music Camp è uno dei tanti fiori all’occhiello del nostro paese. È un evento che valorizza il patrimonio artistico, culturale, naturale e gastronomico del territorio, coinvolgendo le piazze più belle del paese, dove si svolgeranno i concerti, e le associazioni del posto che accoglieranno i ragazzi, il pubblico e gli italo discendenti alla scoperta delle nostre ricchezze. Abbiamo dedicato l’edizione di quest’anno alle radici italiane nel mondo perché crediamo da tempo che sia importante stabilire contatti e scambi culturali tra gli italiani e gli italo discendenti, al fine di conoscere la storia dell’emigrazione che riguarda anche il nostro piccolo centro e promuovere i luoghi della memoria”. 




PMI PROTAGONISTE DELL’ECONOMIA

Di fronte alle sfide del digitale, è la crescita sostenibile il sentiero da seguire.

Pescara, 12 luglio 2024. Imprenditori, manager, professionisti, rappresentanti delle amministrazioni pubbliche e della società civile hanno partecipato numerosi ieri 11 luglio 2024 all’evento di Piccola Industria Confindustria Abruzzo “Insieme per l’Abruzzo – Crescere nella sostenibilità: Patto Imprese/Territorio per uno sviluppo armonico” nella sala Eden di Ortona, ascoltando gli interventi di esperti di assoluto rilievo in rappresentanza di imprese e istituzioni.

“Oggi è quanto mai necessario promuovere, soprattutto tra le Pmi, una cultura dell’innovazione affinché possano cogliere tutte le opportunità e possano mettersi al riparo anche da tutti i rischi a cui la rivoluzione digitale le espone – ha dichiarato il presidente della Piccola Industria di Confindustria Giovanni Baroni – Le Pmi svolgono un ruolo da protagoniste, costituiscono oltre il 90% del mercato in Europa, in Italia rappresentano un valore aggiunto del 65,1% e danno lavoro al 76,2% degli occupati. Se non saliranno a bordo del treno dell’innovazione rimarranno indietro e rischieranno di scomparire. Dobbiamo lavorare sulle filiere affinché le piccole aziende siano inserite in ecosistemi virtuosi capaci di trainarle. Le Pmi abruzzesi hanno dimostrato di saper rispondere con entusiasmo alla sfida digitale, in particole quella dell’intelligenza artificiale, e questa regione è diventata leader nell’open data. Dobbiamo procedere spediti su questo sentiero di crescita”.

Il Presidente Giuseppe Ranalli, promotore dell’evento, ha sottolineato: “Le PMI si confermano la principale ossatura del sistema produttivo nazionale e regionale ma anche il comparto produttivo che va sostenuto maggiormente in questo passaggio sulle nuove politiche industriali, di processi, di riorganizzazione digitale, di industria 5.0 e politica green. Essendo la Regione verde d’Europa, conserviamo un elevato grado di formazione delle giovani generazioni, aziende che investono in ricerca e innovazione, competenze professionali con previsioni di quote di mercato in aumento per molti nostri prodotti. Ma la fuga di cervelli ci colpisce duramente, dobbiamo recuperare i giovani che scelgono di andare all’estero. Un depauperamento per le imprese abruzzesi e la loro competitività sul mercato. Dobbiamo sviluppare l’attrattività dei nostri luoghi di lavoro, con azioni di welfare con una gestione diversa delle ns. Risorse Umane. Ascoltare di più i nostri collaboratori, aprirsi al dialogo, raccogliere le loro idee. Rendere i nostri luoghi di lavoro più inclusivi, green e soprattutto ancora più sicuri ed accoglienti perché il mondo del lavoro è cambiato, le esigenze dei nostri collaboratori sono diverse rispetto al passato.”

Silvano Pagliuca – Presidente Confindustria Abruzzo e Confindustria Abruzzo Medio Adriatico ha aggiunto: “È fondamentale che le piccole e medie imprese (PMI) del nostro territorio, competenti e innovative, all’interno della filiera automobilistica, comprendano la direzione delle forze macroeconomiche e geostrategiche che stanno ridefinendo il mondo. Come nel passato, quando il motore a scoppio ha rivoluzionato il settore, oggi le rivoluzioni tecnologiche sono ancora più rapide e dirompenti. Accettiamo queste sfide e le opportunità che ne derivano. Aziende come  Blockbuster hnnoa pagato il prezzo per non aver adeguato la loro strategia all’innovazione. Il CEO Microsoft Steve Balmer dichiarò: “L’Iphone? Non ha nemmeno una tastiera”.

Il CEO Twenty Century Fox Darryl Zanuck: “La televisione non durerà più di 6 mesi, la gente si stancherà presto di guardare una scatola ogni sera.” Dobbiamo imparare da questi esempi e rimanere agili, pronti a cogliere le opportunità offerte dalla transizione verso l’elettrificazione e la mobilità sostenibile. Le filiere devono sostenere i capi filiera internazionali, collaborando per creare un ecosistema competitivo e resiliente. In questo contesto, Tesla sta avendo un impatto simile a quello che Apple ebbe nell’industria telefonica, e dobbiamo essere pronti a seguire questa direzione.”

“La sostenibilità per le imprese deve essere vissuta come uno stimolo continuo per migliorare i processi e aumentare la competitività nei propri mercati di riferimento.” Ha dichiarato Mario Zanetti, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Economia del Mare, Presidente Confitarma e AD Costa Crociere. ” La Blue Economy ha già accettato da molti anni questa sfida, ma ha bisogno del supporto delle Istituzioni affinché vengano create le migliori condizioni e forniti gli aiuti anche economici per favorire l’innovazione e la conseguente adozione delle soluzioni più avanzate ed efficaci. Solo grazie all’impegno di tutti gli attori coinvolti, la Blue Economy potrà continuare a generare valore condiviso e far crescere il tessuto economico a livello nazionale e territoriale”

Durante lo svolgimento dei lavori, focus sul settore turistico con Daniele Kihlgren – A.D. Sextantio che, in collegamento da remoto, ha parlato del recupero del patrimonio storico minore da Santo Stefano di Sessanio ai Sassi di Matera.

Inclusione e leadership femminile nei piani di sostenibilità aziendali sono stati illustrati da Simona De Giorgio – Director, IS Delivery Management di Aptar, che ha condiviso le best practice realizzate dalla multinazionale anche sul nostro territorio.

L’Abruzzo e la competitività industriale e turistica sono stati al centro di una tavola rotonda con Antonio Forlini Direttore Institutional & Public Affairs Amadori Spa, Tiziana Magnacca – Assessore Regionale Attività Produttive Abruzzo, Graziano Marcovecchio – Presidente Pilkington Italia Spa, e Antonella Ballone – Presidente CCIAA Gran Sasso D’Italia.

Di Abruzzo come Regione europea dell’innovazione hanno parlato inoltre Pasquale Casillo – Presidente BdM Banca, Marco Marsilio – Presidente Regione Abruzzo e Aldo Patriciello – Deputato Parlamento Europeo.

Sono intervenuti anche Gianluca Braga – Commissario Prefettizio Comune di Ortona, Salvatore Minervino – Segretario Generale Autorità di Sistema Portuale Mare Adriatico Centrale, Valentina De Gregorio Porta– per l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Chieti.

Ha moderato i lavori Nino Germano, giornalista.




IL SIGNORE DI NOTTE

Caccia all’assassino nella Venezia dei Dogi. Un giallo di Gustavo Vitali 

Venezia, 16 aprile 1605. Viene rinvenuto nella sua modesta dimora il cadavere di un nobile caduto in miseria, primo delitto di un giallo fitto fitto che ha come sfondo la Venezia alle soglie del Barocco.

Sul luogo si precipita il protagonista del racconto, Francesco Barbarigo. Come “Il Signore di Notte”, dà il titolo al racconto e richiama espressamente la magistratura incaricata dell’ordine pubblico, sei giudici e insieme capi della polizia. Si tratta di una persona realmente vissuta ai tempi così come i principali personaggi della storia che, al contrario, è di pura invenzione. Questo particolare ha comportato un copioso lavoro di ricerca come documentato nella bibliografia del libro.

È solo il primo dei delitti che affiorano in una trama intensa e intrigante. Sono coinvolte le figure più varie, da quelle di primo piano, a quelle defilate nei contorni. L’autore apre così un’ampia carrellata su aristocratici ricconi e quelli che vivacchiano malamente, mercanti, usurai, bari, prostitute e altri. Nella vicenda tutti recitano i rispettivi ruoli e la contestualizzano in quella società veneziana che si era appena lasciata alle spalle un secolo di splendore per infilarsi in un lento declino. Compaiono anche personaggi sgradevoli, come i “bravi”, perché il tempo del declino è anche il loro, accomunati agli sgherri da una violenza sordida e sopraffattrice.

Sempre nell’ottica di addentrare il libro nella sua epoca, ecco l’aggiunta di brevi divagazioni su curiosità, usi e costumi, aneddoti, fatti e fatterelli. Costituiscono un bagaglio di informazioni sulla storia della Serenissima, senza interrompere la narrazione e senza che gli attori si defilino da questa.

Un discorso a parte merita la figura del protagonista. Se qualcuno spera nello stereotipo dell’eroe positivo, resterà deluso. Il Barbarigo è un uomo contorto che affronta le indagini con una superficialità pari solo alla sua spocchia. Vorrebbe passare come chi sa il fatto suo, spargere sicurezza, ma nel suo intimo covano ansie e antichi dolori. Non sa come cavarsi dagli impicci, cambia idea e umore da un momento all’altro, insegue ipotesi stravaganti e indaga su persone del tutto estranee al delitto. Il linguaggio è spiccio, crudo, spesso beffardo e dissacratorio, mette in ridicolo difetti e difettucci del protagonista e insieme quelli della società del tempo.

Sull’onda dell’improvvisazione e di una acclarata incapacità non si fa mancare nulla, nemmeno una relazione disinvolta, o quella che lui vorrebbe tale, con una dama tanto bella, quanto indecifrabile. Non capisce nulla neppure di questo strambo amore che gli causa presto nuovi turbamenti.

Cosicché nelle indagini, come pure nel letto, finisce con il collezionare una serie di disfatte clamorose fino a quando in suo aiuto accorre un capitano delle guardie che ha tutta l’esperienza e l’astuzia che mancano al magistrato. Tuttavia, i due dovranno faticare ancora un bel pezzo per scrivere la parola fine a tutto il giallo che nel frattempo si è infittito di colpi di scena, agguati e delitti, compresi quelli che riemergono dal passato. Il finale sarà inaspettato e sorprendente.




A ROMA ARRIVA ARROWSTICINO

Il primo take-away con gli arrosticini finalmente alla brace

Roma, 11 luglio 2024. Gli arrosticini si cucinano rigorosamente alla brace. Partendo da questo assunto nasce – nel cuore di Trastevere – ARROWSTICINO, il primo take-away con i più noti prodotti abruzzesi.

Olive all’ascolana, emblema della contaminazione culinaria del cosiddetto “Marcuzzo” (il confine tra Marche e Abruzzo), le immancabili salsicce alla brace di maialino nero, il formaggio fritto e naturalmente i famosi arrosticini: il classico di pecora, lo special di fegato e quello di pollo per i palati più delicati. Tutte pietanze servite su stecco per essere gustate durante una passeggiata per le vie del centro storico o comodamente seduti sulle panchine di una delle zone più suggestive di Roma.

“Abbiamo deciso di aprire il primo locale take-away nel cuore della Capitale con una fornacella alimentata a carbone e realizzata su misura, ovviamente, da un artigiano abruzzese. Stiamo parlando di una specie di barbecue, stretto e lungo, dove si possono – e si dovrebbero – cucinare solo ed esclusivamente gli arrosticini. Insomma, è l’unico strumento per non rovinare questo prodotto durante la cottura e renderlo gustoso e fragrante” – spiega Ernesto Di Giovanni, imprenditore e co-fondatore di ARROWSTICINO.

L’allestimento del locale, il marchio, le grafiche e ogni altro aspetto sono stati pensati e ideati per creare un franchising esportabile e replicabile non solo in altre città ma anche all’estero. “Vogliamo raccontare l’Abruzzo e il nostro amore per gli arrosticini in una maniera pop, capace di coniugare tradizione culinaria e innovazione.”

ARROWSTICINO, il cui nome vuole essere un omaggio a uno noto sketch del comico Maccio Capatonda, non è uno street food bensì un laboratorio artigianale a Vicolo del Cinque n. 30/b, una delle vie più frequentate del quartiere romano Trastevere, all’angolo con la famosa Piazza Trilussa.

Insomma, una sfida tutta “Made in Abruzzo” per portare i sapori autentici e cucinati a regola d’arte di questa Regione nella Capitale.




I 100 ANNI DEL CIRCUITO DI PESCARA

Poche ore e le celebrazioni ufficiali per i “100 anni del Circuito di Pescara” entreranno nel vivo 

Pescara, 11 luglio 2024. Tutto è pronto, gli organizzatori dell’Old Motors Club d’Abruzzo con in testa il Presidente Fabio Di Pasquale, Il Comune di Pescara e la  Regione sono pronti a dare avvio alla due giorni motoristica celebrativa. Domani, venerdì giungeranno a Pescara i parenti dei grandi Campioni che hanno partecipato al leggendario Circuito di Pescara. Tra questi i figli di Manuel Fangio e Stirling Moss, Juan Cito Fangio ed Elliot Moss, la moglie di Lorenzo Bandini, i nipoti di Varzi, di Biondetti di Villoresi, di Fagioli, di Luigi Spinozzi e di Rudolf Caracciola, il figlio di Pirocchi ed il cugino di Nuvolari. Presenti anche un rappresentante della FIVA ed il Presidente dell’Asi Alberto Scuro, oltre all’ex pilota di Formula 1 Jarno Trulli.

Sabato mattina è prevista la visita alla Mostra fotografica presso la  Sala D’Annunzio dell’Aurum  “La Coppa Acerbo. Motori, consenso e modernità” curata dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise. A seguire, in tarda mattinata, i familiari dei piloti insieme ai rappresentanti Istituzionali si recheranno a Spoltore presso il monumento alla Coppa Acerbo dove verrà scoperta la targa in memoria dei cento anni. L’attenzione si sposterà quindi alla serata.

Alle 19:30 in Piazza della Rinascita a Pescara, dove verranno esposte per la gioia degli appassionati  8 vetture che hanno corso nelle varie edizioni del Circuito di Pescara dal 1924 al ‘61, si inizierà con l’annullo filatelico su una cartolina appositamente realizzata da Poste Italiane in ricordo dell’evento. Saranno presenti la Famiglia Romeo proprietaria della Coppa Acerbo ed il Responsabile filatelia di Poste Italiane Giovanni Machetti. Alle 21, con diretta tv su Rete8,  verrà proiettato il cortometraggio dedicato ai 100 anni della corsa pescarese e successivamente la giornalista Claudia Peroni racconterà la storia del Circuito di Pescara, che con i suoi  25,579 chilometri è ancora oggi il più lungo del mondo tra i tracciati di F1.

Sempre sabato  in mattinata, presso l’Aurum prenderà il via il Ferrari Tribute con la partecipazione di numerose vetture iconiche del Cavallino ed organizzato dal Ferrari Club Italia. Le Ferrari percorreranno il famoso tracciato ed un tour  paesaggistico sulle colline pescaresi per poi fare rientro in Piazza della Rinascita.  Sarà presente anche il Presidente Vincenzo Gibiino su Ferrari GTO che ritirerà il premio dedicato ad Enzo Ferrari e che lo consegnerà poi a Piero Ferrari.   




TOLLO WINE FESTIVAL

Al via l’evento dedicato ai vini di Tollo e della Tullum Docg

Tollo, 11 luglio 2024. Venerdì 19 luglio il centro storico di Tollo ospiterà l’evento dedicato alle eccellenze locali, mentre la giornalista Adua Villa condurrà un wine show dedicato ai vini della denominazione

Il Consorzio Tullum Docg sarà il protagonista del Tollo Wine Festival, evento enogastronomico dedicato alle tipicità enoiche locali in programma venerdì 19 luglio nelle principali vie del centro storico di Tollo. La prima edizione della manifestazione rappresenterà un’occasione per gli enoappassionati per scoprire e approfondire i vini del territorio tollese e della Tullum Docg, tra le più piccole denominazioni d’origine italiane.

L’evento aprirà ufficialmente alle ore 18:00, con il convegno in programma in Piazza Caduti di Nassirya Evoluzione dei mercati del vino e cambiamento climatico, dove interverranno Angelo Radica, Sindaco di Tollo e Presidente dell’Associazione Città del Vino, Alessandro Nicodemi, Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, Gianni Pasquale, Presidente di Assoenologi Abruzzo-Molise, l’agronomo Maurizio Odoardi e Ombretta Mercurio, Vicepresidente dell’Ordine degli Agronomi.

A partire dalle 19:30 si apriranno i banchi d’assaggio, dove i partecipanti potranno degustare le diverse etichette delle aziende vitivinicole che operano all’interno del Comune di Tollo – Cantina Tollo, Feudo Antico, Vigneti Radica e Società Cooperativa Agricola Coltivatori Diretti Tollo – e i vini Tullum Docg nell’area dedicata a questi ultimi, mentre gli stand gastronomici offriranno deliziosi abbinamenti selezionati. Alle 19.30, inoltre, la giornalista Adua Villa condurrà un wine show dedicato esclusivamente alla Tullum Docg, un viaggio alla scoperta delle espressioni tipiche della denominazione, dove Montepulciano, Passerina e Pecorino hanno trovato la loro dimora ideale.

“L’idea del Tollo Wine Festival nasce dalla volontà di celebrare il nostro patrimonio enoico e di promuovere le eccellenze del nostro territorio – dichiara Pantaleone Verna, Presidente del Consorzio Tullum Docg –. Con questa manifestazione desideriamo far conoscere la nostra denominazione, un luogo magico sospeso tra il mare Adriatico e la Majella dove da secoli nascono vini unici, come dimostrano i resti della villa rustica e i dolia di epoca romana rinvenuti nella località di San Pietro”.

La serata sarà ulteriormente arricchita dall’esibizione del gruppo The Palmina’s, che proporrà il meglio della musica anni ’50 e ’60, e dal dj set di Gianluca Galeazzo, creando un’atmosfera coinvolgente e festosa che unisce vino, cibo e musica in un’esperienza unica.

Il Tollo Wine Festival è organizzato in collaborazione con il Comune e la Pro Loco Tolle Me APS di Tollo, il Consorzio Tullum Docg, Cantina Tollo, Feudo Antico, Vigneti Radica e la Cooperativa Agricola Coltivatori Diretti di Tollo. Il costo d’ingresso alla manifestazione è pari a 15 euro e comprende il carnet con tre degustazioni e il kit con sacca e calice.




LA BATTAGLIA DI TAGLIACOZZO

Proiezione del film nell’ambito di EstArte Maglianese 2024

Magliano de’ Marsi, 11 luglio 2024. L’Amministrazione Comunale di Magliano de’ Marsi, nell’ambito del cartellone delle manifestazioni estive “Est’Arte Maglianese 2024”, annuncia la proiezione del film “La Battaglia di Tagliacozzo” a cura di Raffaello Di Domenico, che si terrà oggi, giovedì 11 luglio, presso il suggestivo Giardino della Lettura.

L’evento, che inizierà alle ore 21:30, rappresenta un’occasione imperdibile per tutti gli appassionati di storia e cinema. Il documentario storico sullo scontro dei Piani Palentini narra gli eventi della storica battaglia del 1268, offrendo uno spaccato avvincente della nostra eredità culturale.  La proiezione si svolgerà all’aperto, nel pittoresco Giardino della Lettura, un luogo che aggiunge un tocco di magia all’evento.




ACCORDI LETTERARI SOTTO LE STELLE

Arpa e parole si uniscono per il primo appuntamento della rassegna Musica e Parole nel Borgo a Montesilvano Colle

Montesilvano, 11 luglio 2024. La prima edizione della rassegna letteraria “Musica e Parole nel Borgo” prenderà il via questa sera, con inizio alle ore 21:30, nella splendida cornice di Montesilvano Colle, per celebrare la sinergia tra letteratura e musica. L’iniziativa, promossa dal Comune di Montesilvano e curata dall’Associazione Pro Loco Monti Silvani in collaborazione con l’Associazione per la Libera Cultura in Abruzzo, mira a promuovere l’impegno culturale di autori locali e nazionali, valorizzando il territorio e la sua storia.

Il primo dei cinque appuntamenti in programma prevede la presentazione di due opere di rilievo: “Cronache dal lontano immenso” di Antonio Di Loreto, è un romanzo storico sulla vicenda degli abruzzesi che andarono a costruire la ferrovia Transiberiana, che sarà presentato dall’autore stesso insieme a Riccardo Condò, editore del romanzo. La discussione sarà moderata dalla giornalista Franca Terra.

“Donne Pioniere” di Anna Maria Pierdomenico, una raccolta di settanta storie vere, è un volume a metà tra un saggio e un vero e proprio prontuario delle figure femminili che hanno fatto la storia. Opera Finalista Sez. A Saggistica del Premio dell’Editoria Abruzzese 2021. Parteciperà con l’autrice, Paola Sardella, Presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Montesilvano. La discussione sarà moderata dallo scrittore e giornalista Andrea La Rovere.

A impreziosire la serata, le melodie dell’arpista Mari Lena, che con la sua musica arricchirà l’atmosfera della rassegna.




AUMENTO TARIFFE TUA

Udu: interventi per migliorare il trasporto pubblico, sia in termini economici che di qualità del servizio offerto!

L’Aquila, 11 luglio 2024. La Giunta Regionale D’Abruzzo ha reso noto con una comunicazione ufficiale che a partire dal 1° luglio 2024 le tariffe del trasporto pubblico su gomma subiranno un aumento del 20%.

L’aumento, giustificato come un adeguamento al tasso di inflazione, andrà a colpire quella componente dell’utenza del trasporto pubblico costituita da cittadini a basso reddito, pensionati e soprattutto studenti. I costi sono diventati ormai insostenibili per noi studenti, soprattutto per chi di noi viaggia tutti i giorni da comuni come Pescara, Avezzano, Teramo. Infatti, il costo del biglietto Avezzano – L’Aquila è passato da 6,30 euro a 7,60 euro e il biglietto Pescara – L’Aquila da 9,60 a 11,60.

In entrambi i casi si tratta di aumenti notevoli. La situazione non cambia poi per gli studenti dei comuni limitrofi a L’Aquila, come Scoppito, Tornimparte, Barisciano, Navelli, San Demetrio e tanti altri. In questi comuni, oltre a essere fortemente depotenziato il servizio, con un numero di corse scarso, ora anche i costi aumentano vertiginosamente. Inoltre, manca completamente un’integrazione tra le corse extraurbane e le urbane dell’AMA.

Per esempio, uno studente di Tornimparte senza macchina e che studia ingegneria a Roio, dovrebbe prendere un autobus da Tornimparte fino al Terminal di Collemaggio, aspettare la partenza, se c’è una coincidenza, e prendere un autobus per Roio. Con un totale di quasi due ore di tempo per raggiungere la sede universitaria.

Da anni come Unione degli Universitari segnaliamo che il trasporto pubblico è carente e che i prezzi così elevati non ne favoriscono l’utilizzo da parte degli studenti. Si avverte la mancanza dell’intervento dell’Università che potrebbe, come già accade in altre città virtuose, proporre degli interventi di riduzione dei costi dell’abbonamento per gli studenti. Inoltre, si continua a percepire anche un interesse scarso della regione sul diritto allo studio, che, inevitabilmente, interseca temi come quello del trasporto pubblico.

Continuare a parlare di città universitaria e ignorare questioni come quella del trasporto pubblico è ipocrisia. In questo modo a L’Aquila potrà continuare a studiarci solo chi ha una macchina per viaggiare tutti i giorni dal comune a 30 km dalla città fino alla sede universitaria. Chi la macchina non può permettersela deve arrangiarsi con i quattro autobus extraurbani e i prezzi esorbitanti.

È forse questo il significato di città universitaria?

 Avere la macchina per studiare a L’Aquila è un requisito di ammissione?

Come studenti universitari chiediamo interventi concreti da parte dell’università e della regione per migliorare il trasporto pubblico, sia in termini economici che di qualità del servizio offerto!

Udu L’Aquila




SCREENING MAMMOGRAFICO

Il camper della Asl per i controlli gratuiti dal 15 al 19 luglio

Roseto degli Abruzzi, 11 luglio 2024. Nell’ambito della campagna di sensibilizzazione di prevenzione del tumore al seno, la Asl di Teramo, con il supporto dell’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi, ha organizzato cinque giorni di controlli gratuiti sul territorio di Roseto degli Abruzzi.

Per questo motivo, da lunedì prossimo 15 luglio fino a venerdì prossimo 19 luglio, il camper mobile messo a disposizione per l’esecuzione di mammografie da screening stazionerà in piazza della Repubblica dalle ore 8:30 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 17.

Per sottoporsi allo screening gratuito, riservato alle donne dai 50 ai 69 anni di età e per il quale non serve l’impegnativa, è necessario prenotarsi al numero verde 800 – 210002 o contattando l’Help Desk della Asl di Teramo.

“Lo screening mammografico rappresenta un pilastro fondamentale nella lotta contro il cancro al seno, una delle neoplasie più diffuse tra le donne – affermano la Presidente del Consiglio Comunale Gabriella Recchiuti e la Consigliera con delega alle Pari Opportunità Toriella Iezzi – Consapevoli dell’importanza di questo strumento di prevenzione, come Amministrazione Comunale abbiamo dato il nostro pieno supporto all’Azienda Sanitaria di Teramo per questa importante campagna che, ancora una volta, nell’arco di pochi mesi si svolgerà sul nostro territorio. Invitiamo, quindi, tutte le donne rosetane che rientrano nel range d’età indicato a contattare la Asl per sottoporsi a questo importante esame”.




I CONCERTI DI EUTERPE

Entra nel vivo la XXVIII edizione della rassegna di musica antica

Calascio 11 luglio 2024. Sabato 13 luglio 2024 alle ore 19, entra nel vivo la XXVIII edizione della rassegna di musica antica “I CONCERTI DI EUTERPE” nella chiesa di San Leonardo a Calascio. Il concerto dal titolo Sento ch’el cuor me manca vedrà protagonista la musica dei salotti ottocenteschi con l’esecuzione di brani vocali e strumentali di alcuni fra gli autori più importanti del tempo.

Nel corso dell’Ottocento, i salotti borghesi divennero centri culturali, ospitando esibizioni di artisti celebri come Mauro Giuliani e Niccolò Paganini. Giuliani, rinomato chitarrista, incantava con composizioni eleganti e virtuosistiche, mentre Paganini, violinista rivoluzionario, affascinava con il suo stile unico e spettacolare ed entrambi contribuirono a definire l’atmosfera musicale dell’epoca. Gli interpreti di questo viaggio nella musica romantica saranno Maria Antonietta Cignitti, soprano, Gabriele Pro, violino e Antonio Pro chitarra dell’800. Il terzo appuntamento della manifestazione si terrà a Salle, in provincia di Pescara, lunedì 15 luglio 2024 alle ore 21:15 presso il Museo delle Corde Armoniche.

L’ensemble Aquila Altera e Giuseppe Tomei, voce recitante, con l’introduzione di Angelo De Nicola, terranno, in prima assoluta, lo spettacolo teatrale e musicale dedicato al beato Roberto da Salle, discepolo di Celestino V. La rassegna continuerà fino al 18 agosto nei borghi di Barete, Barisciano, Ocre, Santo Stefano di Sessanio.

Ecco il calendario dei prossimi appuntamenti:

Salle (PE) – lunedì 15 luglio ore 21.15

Chiesa di San Salvatore

ROBERTO SE FACE CHIAMARE

Roberto da Salle il discepolo di Celestino

Introduce Angelo De Nicola

Giuseppe Tomei, voce recitante

Aquila Altera ensemble

Barisciano (AQ) – sabato 20 luglio ore 21

Chiesa Madonna del Buon Consiglio

ALA GUERRA ALA GUERRA

a suon di frottole

Dulcedo Ardens

Marta Rook, voce

Tommaso Tarsi, liuto

Ocre (AQ) – martedì 6 agosto ore 21

Monastero di Santo Spirito

LAUDAR VOLLIO PER AMORE

Francesco raccontato

con le parole e la musica del suo tempo

Luca Serani, voce recitante

Aquila Altera ensemble

S. Stefano di Sessanio (AQ)  – sabato 10 agosto ore 19

Piazzetta via della Chiesa

À DEUX VIOLES

 Amalia Ottone e Marco Ottone, viole da gamba

Barete (AQ) – domenica 18 agosto ore 17.30

Cortile palazzo Cionni

ALTAS ONDAS

Incontri e racconti lungo le vie del Medioevo

Le Cantrici di Euterpe

Aquila Altera ensemble




RICORDANDO FABIO COCCO

Le lotte sindacali per i diritti, la dignità e la sicurezza nel lavoro

Pescara, 11 luglio 2024. Sabato 13 luglio 2024 alle ore 10:00 presso la sala assemblee della sede USB Pescara via G. Mezzanotte 42 ricorderemo il nostro grande compagno di lotta.

A circa un mese dalla scomparsa, USB ricorda Fabio Cocco nella sua azione sindacale a tutela dei diritti, della sicurezza, della salute e della dignità nel mondo del lavoro.

Il suo operato ha permesso alla Federazione USB Abruzzo e Molise una costante ed importante crescita attraverso la lotta e l’impegno, portato avanti con dedizione e serietà.

La strada che ha contribuito ad intraprendere e il lavoro svolto è un lascito che l’USB continuerà a percorrere, anche per non disperdere gli insegnamenti di un integerrimo sindacalista e di un Grande Uomo.

All’incontro parteciperanno:

– Fabiana Di Pierro e Pamela Cocco

– Dirigenti USB Nazionale del lavoro privato e del Confederale

– Dirigenti USB della Federazione Abruzzo e Molise

– I lavoratori.

Unione Sindacale di Base

Federazione Abruzzo e Molise




QUALE FUTURO PER RAGAZZI E ADULTI AUTISTICI?

La riforma della rete ospedaliera e dei servizi territoriali

Pescara, 11 luglio 2024. Le risposte alle otto domande proposte da Autismo Abruzzo ai candidati alle ultime elezioni hanno dato indicazioni abbastanza chiare ma, ad oggi, non vediamo alcuna strategia da parte della regione per la soluzione delle criticità segnalate.

La necessità di assicurare la copertura del disavanzo delle Asl e le difficoltà nella presa in carico per le persone collocate in lista di attesa mettono in evidenza le difficoltà del sistema regionale.

Il budget stabilito dalla delibera di Giunta regionale n. 107 del dicembre 2022 con la quale si stabiliva il fabbisogno triennale (2022-2024) dei vari setting non rispetta il diritto alle cure di tutti i ragazzi collocati in lista d’attesa. Questa delibera, pur essendo stata emendata in tre occasioni, non è mai stata revisionata sulla base dell’effettivo fabbisogno ma semplicemente si basa sugli importi di spesa documentati per l’anno 2021. Allo stesso modo, le attività residenziali previste come budget dalla delibera 807 del dicembre 2022 e definite come setting dalla delibera 360 del 2019, prevedono soltanto 30 posti letto. Il fabbisogno stimato è naturalmente di gran lunga superiore ma la regione sembra al momento non affrontare questa grave criticità.

Quale sarà il futuro dei nostri figli e di noi famiglie? Una volta completato il percorso riabilitativo all’interno di strutture accreditate, quale sarà il destino di queste persone?

Ad oggi non abbiamo alcuna risposta e invitiamo pertanto la Regione Abruzzo a porre in urgente connessione sanità e sociale e auspichiamo che la V Commissione Sanità e Sociale e la Commissione Vigilanza possano avviare con urgenza un confronto costruttivo volto a individuare l’effettivo fabbisogno, le eventuali soluzioni e gli interventi che in urgenza devono essere attuati per garantire il diritto alle persone autistiche.

L’integrazione sociosanitaria è, non solo secondo il nostro parere, l’unico strumento in grado di fornire soluzioni diffuse sul territorio abruzzese e calate su misura alle necessità di ragazzi e adulti. Partendo dalle proficue esperienze esistenti nella provincia dell’Aquila, con i Centri per l’autismo Casa Di Michele all’Aquila e Pratola Peligna ma anche con la positiva esperienza della Casa del Sole di Città Sant’Angelo, si può dare l’avvio formale ad un’integrazione sociosanitaria per dare una risposta in tempi brevi e a costi sicuramente più sostenibili delle quote previste per i posti letto.

Infine, chiudiamo questo comunicato con una notizia positiva e una ulteriore riflessione: abbiamo appreso con soddisfazione dell’avvio del servizio di “odontoiatria sociale“ presso l’Ospedale Renzetti di Lanciano, grazie al Team del Reparto di Odontostomatologia condotto dal dott. Gianni Di Girolamo.

Il presidente Marsilio ha dato notizia di questo importante intervento e speriamo che la stessa attenzione possa essere assicurata ai pazienti non collaboranti che dal gennaio 2019 attendono l’attuazione nella nostra regione delle linee guida per la salute orale per pazienti non collaboranti. Ad oggi in Abruzzo, non esiste alcuna possibilità di agire in tempi rapidi per la salute orale di persone autistiche. Non è previsto il re-impianto per pazienti non collaboranti che, da adulti, sono tutti condannati a restare senza dentatura. Una fredda lista di attesa, lunga di mesi, accoglie gli utenti non collaboranti.

Tante le eccellenze in questo campo nella nostra Regione che negli anni hanno offerto un servizio di grande qualità, ma ad oggi prive di strumenti adeguati e senza le sedute necessarie di sale chirurgiche (per intervenire su persone non collaboranti occorre la sedazione totale).




GIRUGIRU, progetto coreografico

Al via la tournée estiva della compagnia GRUPPO e-MOTION

L’Aquila, 11 luglio 2024. La regista e coreografa Francesca La Cava propone al pubblico GIRUGIRU, ultimo progetto coreografico realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Abruzzo e del Comune dell’Aquila.

Dopo la tappa francese in Corsica, la performance sarà in scena il 18 e 19 luglio a L’Aquila nell’ambito del Festival I cantieri dell’immaginario, dove avrà luogo inoltre una masterclass a cura della coreografa Francesca La Cava, Docente di danza contemporanea all’Accademia Nazionale di Danza di Roma (Auditorium del Parco – ore 19:00).

GIRUGIRU è un viaggio nel “viaggio” dove i performer vengono condotti con continuità in alcuni luoghi, procedendo lentamente nella medesima direzione. Esperimenti che riflettono il movimento del “procedere” dalla comunità al singolo individuo, dall’antropologia culturale alla mitologia personale, dalla drammatizzazione alla documentazione e ancora dal testo all’immagine, dall’ensemble alla performance solista.

«Attraverso la conoscenza delle memorie dei differenti miti dei paesi che si affacciano sul mare, ricerchiamo e sperimentiamo un sincretismo culturale acentrico ed eccentrico – dichiara la regista Francesca La Cava – in cui rientrano, nella loro eterogeneità, tutti i fenomeni umani nei quali la cultura si crea e si trasforma. In questo modo lasciamo il posto alla proliferazione dei punti di vista e alla moltiplicazione dei corpi narranti, che si delineano come spia della frammentazione della verità, di una realtà non più assoluta ma relativa e parziale».

In scena una “old dancer” rappresenta il tempo e la trasformazione. Un’interprete accompagna i danzatori per tutta la durata della performance e li conduce in un viaggio verso la liberazione, esortandoli a manifestarsi liberamente e aiutandoli a predisporsi all’accoglimento della sorpresa. La danza e la musica si attraversano vicendevolmente, a volte si incontrano in sincronia gestuale e a volte emotiva, rimanendo due linguaggi indipendenti con una connessione tra loro sempre in mutamento. Due linguaggi nomadi con flussi paralleli.

GRUPPO e-MOTION è una compagnia di danza contemporanea con sede a L’Aquila, unica realtà di produzione della danza in Abruzzo finanziata dal Ministero dei Beni delle Attività Culturali. La Compagnia è sostenuta dalla Regione Abruzzo e dal Comune dell’Aquila. La ricerca del gesto e quella personale sono alla base degli spettacoli del GRUPPO e-MOTION, le cui performance sono viaggi poetici e introspettivi all’interno dell’essere umano e della società contemporanea.

Giovedì 18 luglio – ore 19:00

Auditorium del Parco | L’Aquila

Festival I Cantieri dell’immaginario

Performance Giru Giru

Venerdì 19 luglio – ore 10:00

Auditorium del Parco | L’Aquila

Festival I Cantieri dell’immaginario

Masterclass con Francesca La Cava




COOPERATIVE DI COMUNITÀ, terza edizione del Festival

L’Abruzzo diventa area pilota a livello europeo. La rete di imprese cooperative Borghi IN finanziata dal progetto Horizon Europe Ruractive

Aielli, 11 luglio 2024. Si terrà ad Aielli, in provincia dell’Aquila, da venerdì 12 a domenica 14 luglio, la terza edizione del Festival delle cooperative di comunità d’Abruzzo.

Dibattiti, incontri, confronto di esperienze comuni, divertimento e convivialità sono gli ingredienti di un evento che promuove il territorio e le sue eccellenze. Le protagoniste dell’iniziativa sono le cooperative di comunità abruzzesi che, riunite nella rete Borghi IN, hanno deciso di sviluppare il benessere economico e sociale delle comunità, creando occasioni di lavoro e tutelando il patrimonio culturale dei borghi. Al momento sono circa trenta i luoghi d’Abruzzo impegnati in questo nuovo cammino che cerca di fronteggiare lo spopolamento e l’abbandono con nuove forme di impresa gestite direttamente dai cittadini.

E il modello Abruzzo sembra avere successo in  tutta Europa. È notizia recente, e sarà ufficializzata proprio durante il festival, che la rete Borghi IN è stata finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del progetto Horizon Europe Ruractive, coordinato dall’Università di Bologna. Sono 150mila euro, diluiti in quattro anni, i fondi che arriveranno dall’Europa in Abruzzo per “promuovere azioni basate sulla comunità per società rurali forti, connesse, resilienti e prospere”, si legge nel bando. Le cooperative di comunità abruzzesi – 32 al momento – rappresentano così una delle 15 aree pilota a livello europeo in cui le imprese partecipate dagli abitanti sono in grado di sviluppare nuove economie. Un grande risultato per l’Abruzzo, per le aree interne e per tutti quei cittadini che hanno deciso di cooperare per il bene e per il futuro dell’intera regione.

Non a caso, il leitmotiv del festival di quest’anno è il monito siloniano “che fare?”, celebre frase che conclude il romanzo Fontamara, capolavoro della letteratura del Novecento, interamente trascritto in uno dei murales di Aielli.  Concetto che ha ispirato il titolo dell’evento – “noi siamo che fare” – e che ben rappresenta le cooperative di comunità le quali, nascendo radicate a terra ma con lo sguardo e la mente rivolti all’universo, hanno deciso di costruire l’edizione 2024 del festival partendo dall’identità del territorio ospitante. E di fare propria quella frase che racconta lo stimolo di queste piccole e laboriose imprese locali a innescare un cambiamento.

Il programma delle tre giornate che si terranno in questo fine settimana nel borgo dei murales vedrà la partecipazione non solo di imprese e cooperative, ma anche di rappresentanti politico-istituzionali e professionisti.

Gli appuntamenti di venerdì 12 luglio saranno: il forum istituzionale  con l’incontro tra le cooperative di comunità e le amministrazioni locali, il tour dei murales, l’osservazione astronomica dalla Torre delle stelle e momenti conviviali. Sabato 13 ci sarà il forest bathing a cura della cooperativa di comunità Tufillo, l’apertura del mercatino di comunità, la presentazione del progetto europeo Ruractive, il talk tematico “Un’economia tra terra e stelle. Che fare?”, l’aperitivo letterario con l’Abruzzese fuori sede e lo spettacolo teatrale Cantores a cura della compagnia teatrale “Teatro Simurgh” di Tufillo. Domenica 14 luglio sarà dedicata ai mercatini di comunità e si chiuderà con l’aperitivo di fine evento.

Il Festival delle cooperative di comunità abruzzesi si propone, per il terzo anno consecutivo, come un ricco e formativo momento di incontro e confronto su come dare una risposta immediata ai bisogni di un intero territorio, creando una rete di realtà che si impegnano per la realizzazione di un obiettivo comune. E lo fanno con le forze, le idee e la passione di coloro che il territorio lo abitano e lo vivono in prima persona.

Barbara Del Fallo




TORNA IL BELLO RESTA

Estemporanea di pittura e concorso fotografico dedicati alla memoria di Flavia Di Bonaventura

Roseto degli Abruzzi, 11 luglio 2024. “Il Bello Resta”, il progetto artistico dedicato alla memoria di Flavia Di Bonaventura, torna ad accendere il cuore di Roseto degli Abruzzi e il cuore di tutti i rosetani.

Il concorso artistico, giunto alla seconda edizione e che vivrà due giorni dedicati al tema “Luci e Ombre” (il 27 e il 28 luglio prossimi), è stato presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del Sindaco Mario Nugnes, dell’Assessore alla Cultura Francesco Luciani, dell’Assessore al Turismo Annalisa D’Elpidio, del Direttore Artistico Bruno Cerasi, dei genitori di Flavia, Antonio e Raffaella, e degli amici e delle amiche della giovane scomparsa nell’agosto del 2022.

IL PROGRAMMA. L’Estemporanea di Pittura, dal tema “Luci e ombre”, si svolgerà sabato 27 luglio, a partire dalle 18.30, nella centrale piazza Dante. Durante l’evento tutti i pittori iscritti realizzeranno opere ispirate al tema del concorso mentre, al contempo, sarà organizzato anche un laboratorio di espressione artistica rivolto ai più piccoli. Prevista anche l’esibizione di artisti di strada.

Il giorno successivo, domenica 28 luglio, ci si sposterà presso la Villa Comunale per l’evento finale. Qui, dalle ore 21, si terrà la cerimonia di premiazione dell’Estemporanea di Pittura e del concorso fotografico, e si potrà assistere all’esibizione degli SHIJO X.

“Il Bello Resta”, giunto alla seconda edizione, è organizzato dall’Associazione Culturale “Celommi”, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale (Assessorato alla Cultura), con la direzione artistica di Bruno Cerasi e con il contributo essenziale degli amici e delle amiche di Flavia Di Bonaventura.

“Ci sono degli eventi che fanno parlare di Roseto e ci sono eventi, come questo, che fanno parlare Roseto – ha affermato il Sindaco Mario Nugnes – La nostra è una comunità che può parlare diverse lingue e che, in questa occasione, si esprime attraverso un linguaggio fatto di bellezza, di gentilezza e di arte. L’estate scorsa, con la prima edizione de “Il Bello Resta” abbiamo visto il centro della nostra Roseto animarsi di artisti, cittadini e turisti e abbiamo visto la nostra Villa Comunale riaccendersi per la prima volta dopo tanti anni con una mostra dedicata all’estemporanea e al concorso fotografico. Un percorso che prosegue anche quest’anno nel segno e nel ricordo di Flavia”.

“Siamo contenti di vedere questo evento continuare a crescere nel nome di una persona speciale, importante e che resta viva tutti i giorni nei nostri cuori – ha detto l’Assessore Luciani – L’obiettivo è, anche questa volta, portare il bello, l’arte, la cultura, la condivisione e la solarità nel centro della nostra città. Valori che Flavia ci ha insegnato e che continua ad insegnarci tutti i giorni. Si tratta di una manifestazione organizzata dai giovani, dagli amici di Flavia, nel nome di Flavia, con l’intenzione di trasmettere le sue idee. Voglio ringraziare l’Associazione “Celommi” che prosegue il percorso artistico della sua dinastia con questo evento, come voglio ringraziare tutti i ragazzi e le ragazze e tutte le persone che sono state un punto di riferimento nella fase embrionale del progetto”.

“La formula della seconda edizione de “Il Bello Resta” è simile a quella dello scorso anno ma è arricchita dall’inserimento dei laboratori per bambini e dalla scelta della Villa Comunale come sede per la premiazione – ha aggiunto Bruno Cerasi – Lavorare con i giovani ci permette di vedere la crescita di ognuno di essi e di vedere come si lavora con il cuore, senza interessi e senza personalismi. Oltre a loro voglio ringraziare gli sponsor, i partner, tutti coloro che stanno credendo in questo progetto. Ringrazio ovviamente la famiglia di Flavia per la sua collaborazione e la sua generosità, l’Associazione “Celommi”, l’Amministrazione Comunale sempre presente. “Il Bello Resta” è un progetto di tutti, che mette il ricordo di un’amica e di un’artista al centro di tutto e sono certo che grazie a questi valori continuerà a farci vivere la sua bellezza anche in futuro”.

I genitori di Flavia, nel loro intervento, dopo aver ringraziato tutti gli organizzatori e i sostenitori, hanno sottolineato che “il vero motore della rassegna sono le amiche e gli amici di Flavia che hanno voluto fortemente questo progetto. Ogni edizione de “Il Bello Resta” da un lato riaccende in noi il dolore per la scomparsa di Flavia ma, dall’altro lato, siamo sicuri che lei sarebbe la prima ad essere orgogliosa di quello che è stato creato”.




IL GIRO D’ITALIA WOMEN

Ecco il percorso cambia la viabilità per l’ottava tappa della 35esima edizione dedicata alle donne

Pescara, 11 luglio 2024. Domenica, 14 luglio, partirà da Pescara l’ottava tappa del 35esimo Giro d’Italia women 2024, organizzato da Rcs che ancora una volta ha scelto il capoluogo adriatico per un appuntamento sportivo di rilievo. La tappa in questione, che si concluderà a L’Aquila, avrà come punto di partenza piazza della Rinascita/via Nicola Fabrizi. Il via è in programma alle ore 10.45. In vista della competizione, si sono svolte alcune riunioni in Comune e gli uffici stanno predisponendo una ordinanza per disciplinare la viabilità, annunciano il sindaco Carlo Masci e l’ex consigliere comunale Armando Foschi, che ha partecipato a tutti gli incontri.

In attesa che venga pubblicata l’ordinanza Foschi fa sapere che la carovana attraverserà via Nicola Fabrizi, via Venezia, via Chieti, piazza Martiri Dalmati e Giuliani, via De Gasperi e il sottopasso ferroviario, via Ferrari, via del Circuito fino a Villa Raspa di Spoltore dove ci sarà il chilometro zero. Su tutto il percorso sarà istituito il divieto di sosta e di fermata dalle ore 6 di domenica, fino al passaggio della carovana.

Sempre da domenica mattina alle 6 scatteranno i divieti di sosta e fermata con rimozione forzata in via Regina Margherita, da via de Amicis fino a piazza della Rinascita, fino al momento della partenza, per ospitare le ammiraglie. I pullman delle squadre saranno sistemati nel terminal bus mentre i pullman della Tua saranno collocati su Corso Vittorio (lato nord) e i bus di linea extraurbani partiranno dall’area antistante l’Imago Museum, in corso Vittorio Emanuele. I mezzi al seguito del Giro troveranno posto nella zona dell’antistadio. Il divieto di transito lungo il percorso sarà gestito dalle forze dell’ordine e dalla polizia locale, a partire da un’ora prima del passaggio della carovana.

I dettagli saranno forniti anche attraverso il volantinaggio, per informare i cittadini.

Ancora una volta Pescara è stata scelta come luogo per una gara ciclistica di altissimo livello, qual è il giro d’Italia – dicono Masci e Foschi ricordando che a maggio 2022 c’è stata la partenza da Pescara del Giro d’Italia – a maggio dell’anno scorso qui si è tenuta la presentazione del Giro e Pescara ha ospitato un traguardo volante. E sempre il capoluogo adriatico è stato scelto per il Giro d’Abruzzo. Ci saranno dei disagi, domenica, ma siamo certi che i pescaresi saranno comprensivi, considerata l’importanza di questo appuntamento a livello promozionale“. La gara, infatti, potrà essere seguita in eurovisione: oltre alla diretta su Rai sport, la competizione ciclistica potrà essere seguita su Discovery plus e su Eurosport.




MILAREPA

Liliana Cavani, ritorno sul Gran Sasso

L’Aquila, 11 luglio 2024. È un ritorno a casa quello che Liliana Cavani compierà sabato 13 luglio per presenziare alla proiezione in anteprima assoluta della versione restaurata del suo MILAREPA (1974); è sul Gran Sasso, infatti, che la regista di Carpi ha girato questo film sul maestro yogi ed anche FRANCESCO, il film del 1988 con Mickey Rourke.

La proiezione avrà luogo nel piccolo Teatro “Francesco Giuliani” di Castel del Monte, borgo montano incastonato all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga a quota 1350 metri sul livello del mare, e aprirà la decima edizione del Festival del Gran Sasso, manifestazione che conferma la sua vocazione a promuovere la montagna più alta e più bella dell’Appennino attraverso la cultura, gli incontri, l’arte, le attività all’aria aperta e soprattutto il coinvolgimento dei territori e delle comunità locali.

E sarà proprio la comunità di Castel del Monte ad accogliere la grande cineasta con le proprie associazioni in attività per rendere il borgo vivo e ospitale; proprio per l’occasione, infatti, saranno organizzate passeggiate nelle strade, nelle piazze e nei musei, sarà preparata una degustazione dei prodotti più tipici di Castel del Monte e del Gran Sasso e, soprattutto, sarà presentata in anteprima La notte delle Streghe, tradizionale spettacolo teatrale che rievoca vecchi miti e leggende del territorio che raccontano di streghe e magia e proprio in questo ricollegandosi alla pellicola della Cavani: magia nera e magia bianca, bene e male, tradizioni e suggestioni, tanto negli antichi testi orientali quanto nella tradizione orale dei paesi appenninici con storie di magia raccontate ed anche vissute direttamente fino a pochi decenni or sono.

Oltre alla comunità castellana Liliana Cavani sarà accolta anche dal direttore artistico del Festival del Gran Sasso Federico Vittorini e dal presidente della Abruzzo Film Commission, nonché storico del Cinema, Piercesare Stagni con i quali al termine della proiezione si intratterrà a ricordare le esperienze vissute sul Gran Sasso per la realizzazione dei suoi film e ripercorrere la propria filmografia e la propria carriera cinematografica, proprio nel 2023 omaggiata anche dal Festival di Venezia con il prestigioso Leone d’Oro alla Carriera.

Per Liliana Cavani sarà anche l’occasione per godere di una visita dei luoghi più suggestivi del Gran Sasso, anche attraverso gli eventi del Festival del Gran Sasso che si succederanno i giorni 13 e 14 luglio e poi fino alla conclusione del 21 luglio, attraverso i Comuni di Castel del Monte, L’Aquila, Navelli e Santo Stefano di Sessanio.




LEONARDO IL MITO DEL RINASCIMENTO

Arriva il colossal Teatrale

Lanciano, 11 luglio 2024. Dopo il successo internazionale la Nestor Theater Company di Kevin Arduini arriva a Lanciano in Piazza D’armi il 12 luglio ore 21:00, con il grande spettacolo sulla vita del genio del Rinascimento che tanto sta facendo parlare la stampa nazionale.

Uno spettacolo di danza, canto, recitazione e musica dal vivo in nome della storia del grande Leonardo da Vinci. Il rapporto misterioso con la madre Caterina, i costumi sfarzosi, l’ambientazione di un Rinascimento meraviglioso, onirico ed immaginifico.

Nel cast anche tre artiste abruzzesi : il soprano e musicista Bibiana Carusi e le danzatrici Chiara dell’Omo , Erika Zilli, Enrica Cornacchia.




TORNA IL BEER FESTIVAL

Pronta a partire la terza edizione della festa della Birra Artigianale, dal 18 al 21 luglio

San Demetrio ne’ Vestini, 11 luglio 2024. Dal 18 al 21 luglio 2024, dopo il successo dei primi due anni, parte la III edizione del San Demetrio Ne’ Vestini Beer Festival, la Festa della Birra Artigianale. Nel nuovo Parco della musica “Lamberto Sollazzi” sito in Via Madonna dei Raccomandati, una ottima e vasta scelta di birre artigianali accoglierà centinaia di avventori che dalle prime ore serali saranno intrattenuti per tutta la durata dell’evento da tanta musica live con gruppi di grande livello artistico per poi proseguire e finire con vari dj set.

Nella serata di venerdì 19 ci sarà anche “l’ AperiYoga” a cura di Ilde Mastrangeli, in collaborazione con Fly Factory e 1cona associazione.

Una grande varietà di birre artigianali confermerà la proposta di alta qualità degli scorsi anni: si passerà dalle  classiche lager, pils, weisse, a fresche blanche, ipa, apa, stout, arrivando a birre più corpose in stile belga, con un occhio di riguardo anche per le gluten free.

L’esperienza degustativa sarà arricchita anche da birre aquilane che completeranno la proposta insieme ad altre scelte del territorio abruzzese, italiano ed europeo.

L’Associazione Culturale “Looppolo” – con il patrocinio della Fondazione Cappelli e del Comune di San Demetrio Ne’ Vestini – renderà di anno in anno l’evento più ricco e vicino ai sapori della terra aquilana che in questa edizione presenterà un’offerta culinaria a km 0, con stand locali come San Pio Carni e Farina del Mio Sacco.

Dunque il 18, 19, 20, 21 luglio 2024 il Beer Festival vi aspetta a San Demetrio Ne’ Vestini!




RIAPRE IL PARCO BADEN POWELL

Chiusura decisa dal sindaco e dall’assessore dopo l’omicidio

Pescara, 10 luglio 2024. Il parco Baden Powell di via Raffaello è stato riaperto oggi dal Comune di Pescara. La chiusura era stata decisa dal sindaco Carlo Masci e dall’assessore uscente Gianni Santilli dopo l’omicidio avvenuto alle spalle del parco, in un’area di proprietà di Rfi: all’indomani del tragico fatto di sangue, quella zona era diventata meta di un andirivieni di persone curiose.

L’area è tornata fruibile al pubblico da stamani. Anche stamani, come avvenuto nei giorni scorsi, il sindaco ha avuto un colloquio telefonico con i rappresentanti di Rfi ribandendo la richiesta di trasformare l’area dove Christopher ha perso la vita in uno spazio per i giovani, dove praticare sport.

E anche in questa occasione Masci ha registrato l’assoluta disponibilità di Rfi a muoversi in questa direzione. Dinanzi al parco, annuncia il primo cittadino, sarà posizionata una targa in ricordo di Christopher.




SCRITTI VARI SULLA TERRA DI ROCCARASO

“E Roccarase lu paese elette, pe’ la bellezze porte unore e vante, dòmene lu munne da distante e de lu munne è lu vere tette”[1]

di Franco Cercone

[Pubblicazione a cura di Franco Cercone, Scritti vari sulla terra di Roccaraso, La Moderna, 1976 Sulmona]

Dopo la fondamentale opera dell’Ill. Prof. Francesco Sabatini, «La Regione degli Altopiani Maggiori d’Abruzzo. Roccaraso Pescocostanzo» [Roccaraso 1960, a c. dell’Azienda Soggiorno e Turismo], più nulla resta da dire sulle vicende storiche di Roccaraso.

Scopo del presente quaderno è pertanto quello di offrire ai Cittadini di Roccaraso una rassegna degli scritti più significativi inerenti a personaggi e vicende di questa Terra, scritti che ho disposto solo per comodità in ordine cronologico.

Fra i personaggi che hanno dato maggior lustro a Roccaraso, spicca particolarmente la figura di Vincenzo Giuliani, medico e storico di fama, per lungo tempo restato, e non solo a Roccaraso, dove nacque nel 1737, un «illustre dimenticato».

Vincenzo Giuliani, afferma il Pansa in uno scritto inserito nel presente lavoro, è “un nome quasi ignorato nella repubblica delle lettere, ma non per questo inferiore a qualsivoglia altro del suo tempo. E la causa dell’oblio è da ricercarsi… nella grande modestia del nostro autore, che lasciò quasi tutte le sue opere manoscritte… “.

Come Salvatore Tommasi, anche Vincenzo Giuliani va annoverato fra gli spiriti eletti che hanno dato lustro a Roccaraso.

Sarebbe auspicabile pertanto che gli Amministratori riflettessero un po’ di più sulle glorie della loro Terra e dedicassero al Giuliani almeno una via, cosa che in verità il sindaco di Roccaraso, Prof. Oreste Petrarca ha promesso di fare. Una decisione in tal senso potrebbe costituire il primo passo verso la rinascita di tutte quelle attività culturali che attualmente a Roccaraso languono.

La distruzione del paese in seguito ai tristi eventi della seconda guerra mondiale ha rappresentato anche la distruzione di un modello culturale che individuava Roccaraso centrale non solo nei confronti dei centri limitrofi ma anche regionali.

La ricostruzione, avvenuta sotto lo stimolo del turismo, non è stata accompagnata dalla benefica azione diretta alla salvaguardia di quei valori culturali di cui la storia e il folklore roccolano erano pur ricchi ed il vuoto venutosi così a creare è stato di conseguenza riempito dall’azione acculturante del turismo romano e soprattutto napoletano.

Se è vero che il passato non torna, è anche vero che le sorti del futuro si determinano dal presente e pertanto molto può ancora essere fatto.

In tal senso è auspicabile a Roccaraso l’istituzione di un Centro Servizi Culturali e soprattutto di una biblioteca ben strutturata, in cui una sezione di Storia Patria avrebbe una benefica azione stimolante, soprattutto nei confronti dei giovani, ai quali essenzialmente è rivolto questo messaggio.

Dicembre 1976, Franco Cercone. 

VISITA DEL VESCOVO LANDOLFO (11 agosto 1316) ED ORIGINI DI ROCCARASO.

 [G. Celidonio, “La diocesi di Valva e Sulmona” Vol. III, Casalbordino 1911]

 «Ben presto il Vescovo Valvense entrò in possesso di S. Maria di Cinquemiglia e suoi beni, perché Landolfo, successore di Federigo, nel 1316, vi sta come in casa sua, e vi esercita piena giurisdizione episcopale: lo che riprova davvantaggio l’autenticità del bove surriferito.

Si rivela ciò dalla pergamena seguente, importante non solo per la storia di detto Monistero, ma anco pel limitrofo Roccaraso. L’origine di questa borgata si volle nientemeno assegnarla ad un pronipote di Noè!

Invece essa sorse pei monaci di Cinquemiglia, come già la Rocca di tal nome ed altri casali; ed a Santa Maria di Cinquemiglia fu sempre soggetta quale figlia alla madre.

Universitas et clerum Rocce de Rasino et Ecclesie seu cappelle loci ejusdem malienissimis retro temporibus et ad ipsius Rocce primerio statu (fin dall’origine sua).

Vi era però un grave inconveniente per questa sudditanza, cioè i bambini da battezzare ed i cadaveri da seppellire, che dovevano portarsi a S. Maria anco d’inverno, e per un tragitto di più di tre miglia. I Monaci, tenaci dei loro diritti, forse non vollero rimediarvi. Lo fece il Vescovo Landolfo nella santa visita del 1316 [2].

E fu il più bel frutto dell’aggregazione. Ricorda il documento la patruanza e l’offerta del pardino, la Chiesa di San Nicola, i suoi preti (… Dp. Perronus ac Dp. Nicolaus ed il Sindaco… Thomas de Gazaria [3] , qui alias dicitur Laydus Syndicus Universitatis Rocce de Rasino) ».

PRETI CHE VIVEVANO A RQCCARASO NEL 1356.

 [G. Celidonio, “Una visita pastorale nella diocesi Valvense, fatta nel 1356”; in «Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte», diretta da G. Pansa, e P. Piccirilli; an. III, 1899, n. 8, Casalbordino.]

“In Rocca de Rasino sunt infrascripti Clerici: Dopnus Amícus; Dp. Alexander, Dp. Petrus; Dp. Oddo qui habent Ecc.: m. Sanctorum Nicolai et Ypoliti, que curam habet animarum et pre: a. eccl. San: Ypoliti eget reparatione. Dp. Amícus nescivit Articulos fidei intime.

Dixit qd: ipse et Dp. Alexander emit et vendat animalia.

Dp: Petrus nescivit Articulos fidei, et  Alexander nescivit dicere de operibus caritatis.

Solverunt pro procuratione tareni quattuor”.

COGNOMI DI RQCCARASO (ROCCA RASOLI) NEL 1447.

[N. F. Faraglia, «La numerazione dei fuochi nelle terre della Valle del Sangro fatta nel 1447», in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte”, diretta da G. Pansa e P. Piccirilli. Casalbordino, an. II 1898, nn. 5-6; De Arcangelis Editore. Manca il numero dei fuochi e delle anime.]

Antonij – Barrelli – Baliste – Colecti – Gemme – Gentilis – Marchoni – Melucij – Roberti – Sachi – Spacucij – Vetuli.

PASSAGGIO Dl FRA’ SERAFINO RAZZI A ROCCARASO (Sec. XVI).

[Serafino Razzi, «Viaggi in Abruzzo», Inedito del sec. XVI, a cura di Benedetto Carderi. Japadre Editore, L’Aqui1a, pag. 224 segg.]

“Il Martedì a’ 28 di Maggio, ci stemmo in Castel di Sangro accarezzati da quei nostri padri.

Visitai dopo il Vespro il Signor Lionardo Pietra, Auditore generale dell’Ill.ma Marchesa di Pescara, e del Vasto, e ci mandò la sera a presentare.

Il Mercoledì a’ 29 dissi la messa per la b.m. del p. fr. Ieronimo Arrighi, detto il cappuccino, nostro Toscano, che qui morendo Vicario del Abruzzi, fu sepolto.

E dopo passato il fiume Sangro, e lasciataci la Rocca delle cinque miglia alla destra, salimmo, co’ molto sudore, sopra asprissime montagne fino attanto che arrivammo al nominato piano delle cinquemiglia, e cotanto pericoloso nello inverno, e ne i tempi cattivi.

E’ questa una vallata piana di cinque miglia, onde ha ricavato il nome, serrata e cinta fra altissimi colli, in cima di una alta montagna, di larghezza in certi luoghi di un miglio, et in alcuni di meno, onde tien forma di un catino vuoto.

E serrandovisi dentro ne i tempi cattivi le nevi, le piogge, e i venti, co’ tanta furia, impeto, e forza si vanno per quella avvolgendo, che ciascheduno anno, ci restano soffocate molte persone.

Et una volta, come scrive Monsignor Paolo Giovio, nel tempo delle guerre di Napoli, ci perirono gran numero di soldati (circiter 300 milites periere).

Ci furono già, edificati cinque Torrioni, per ogni miglio uno, acciocché in quelli, trovassero ne i cattivi tempi, i viandanti da ricoverarsi.

E perciò ancora furono edificate due Terre all’entrata di essa valle, acciò il prudente viandante, veggendo turbato il tempo possa in quelle fermare, e non si metterà a pericolo [4].

Nel tempo però dell’estate, no’ è pericolosa, anzi dilettevole assai essendo tutta piana fresca, e piena di praterie, se già non occorresse qulche horribile temporale.

Arrivati noi al principio ci fermammo al primo Torrione, a una tavernella che ci tengono la estate a bere un poco. Et ecco che vedemmo arrivare un drappello di montanine donzelle, le quali, per mio avviso, andavano per fasci di legna a una vicina selva, dalla più prossima Terra venendo. E scese che furono nel detto piano, così scalze come erano, e di panni leggieri vestite, si presono per mano, et in ballo tondo danzarono per buona pezza, sopra di quelle tenere, e fresche praterie, veggenti noi alquanto da lontano, per la strada militare, e diritta caminando, i loro destri, leggieri e spensierati salti.

Alla fine poscia del piano predetto per iscendere a Solmona trovammo la Terra di Rocca scura, e fatta la spiacevole china, e lasciatoci Pettorano, Terra maggiore alla sinistra e camminando sempre lungo freschissimi ruscelli e canali d’acque giungemmo al XVIII miglio in Sulmona, ove ci rattennero quei nostri padri Toscani riformatori, quasi co’ santa violenza quattro giorni appresso di loro”.

ANTICHISSIME ORIGNI D ROCCA DEL RASINO.

[G. Vincenzo Ciarlanti, «Memorie Historiche del Sannio», pag. 43 segg., Isernia 1644.]

“Pietro Leone Casella, De Primis Italiae Colonis, dice molto più in poche parole, che par bene addurle:

Carantios legimus, et Caracenos pro C. Ranty, et C. Razenui, vel Rasiny populi apud nos. Itaq. Caraceni, qui fecundum incolunt Atram ad Orientem et Razeny; quorum locus adhuc servat nomen Razinium, non iniucunda in campi planicie iuxta Aequos, qui sè a fratibus segregantes ad Meridiem ultra Rasinios reclusi sunt. Et media est inter Cominium vallem, et Coman urbem ad Septentrionem qua ipsa diruta est.

Dalla qual autorità appare che da C. Rantio, o C. Rasinio, il nome de’ Carantij, o Caraceni sortissero questi Popoli, i quali stavano in mezzo alla Valle di Cominio, e di Como.

Città hora distrutta: e anche al presente vi si conserva il nome di Rasino, poiché vi è un torrente chiamato con detto nome e una terra a quello vicina detta la ROCCA DEL RASINO;

È DI NON POCO ORNAMENTO ED HONORE A I DETTI LUOGHI, IL SAPER UNA SI’ ANTICA MEMORIA, ANZI UN SI’ ANTICHISSIMO PRINCIPIO DI TALE LORO NATIONE; mentre si vede in Beroso ove tratta di Nino terzo Bè di Babilonia, che Giano, cioè Noè, impose il cognome di RAZENUI alla posterità di Crano, e Crana sono i suoi nipoti, che fu nell’anno 268 dopo il diluvio, e da questa poi, o dai suoi discendenti, fu dato il nome a questa Regione”.

MICHELE TORCIA E LE SUE ANNOTAZIONI SU ROCCARASO.

In una famosa opera scritta alla fine del sec. XVIII, un acuto letterato napoletano, Michele Torcia, dava alle stampe il suo «Saggio Itinerario Nazionale Pel Paese de’ Peligni fatto nel 1792». Da esso stralciamo alcuni passi, anche se brevi, inerenti a Roccaraso. In tale Saggio il Torcia parla spesso di Vincenzo Giuliani, le cui opere costituivano anche per i più dotti, un punto costante di riferimento. Si ha l’impressione, ed il Torcia lo conferma, che molti studiosi dell’epoca abbiano attinto non poco materiale, dai manoscritti del Giuliani per stilare opere di carattere storico ed archeologico.

Pag. 3 segg. del Saggio: “D. Vincenzo Giuliani, mio amico e dotto medico di Rocca Erasino o Raso, in uno elaborato manoscritto sul Piano di Cinque Miglia annette all’Argatone non solo tutto il gruppo del moderno Chiarano, ma tutti i grossi lobi di monti coi rispettivi colli, valli, e piani, che sono compresi nei pecorosi tenimenti di Revisondoli, Rocca Valle-Oscura e Pescocostanzo.

Egli deve avere i suoi lumi istorici per appoggiar tale opinione, ma non gli ha enunciati nel suo manoscritto se pur mal non mi rammento. Se ne potrà interrogare il lodato professore”.

Pag. 21: “A Sulmona dà capo il quarto lato ancor più noto e di gran lunga più celebre nelle antiche istorie per le gesta de’nostri popoli di Corfinio e Sulmona già detta, e per le opere de’ loro Poeti Ovidio e Silio; nel Piano di Cinque Miglia per cui si deve passare, (la strada) costeggia il moderno Argatone sotto l’industre e culta popolazione di Roccaraso…”.

Pag. 116: “Il lungo viale di belli ontani che ornava l’erbosa piana tra Roccaraso e Pescocostanzo non ne conserva neppure il nome…”.

ROCCA DEL RÀSO NEL «DIZIONARIO» DEL GIUSTINIANI.

[L. Giustiniani, «Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli, sub voce Rocca del Raso»; Napoli 1797.]

“Terra in Abruzzo citeriore, in diocesi di Sulmona.

Con errore dicesi da taluno essere nella provincia dell’Aquila. In tutte le situazioni del Regno l’ho pure sempre ritrovata appellata Rocca del Raso, e non già Roccarasa.

È situata in luogo montuoso, di aria buona, e gli abitanti ascendono a circa 1300.

Essi sono addetti alla pastorizia, essendovi ottimi pascoli. Vi è una fabbrica di pannilana e una tintoria.

Nel 1532 fu tassata per fuochi 68, nel 1545 per 63, nel 1561 per 127, nel 1595 per 150, nel 1648 per 161, nel 1669 per 124.

Questa Terra fu infeudata all’uso longobardo.

Nel 1617 si trova l’assenso della libera vendita fatta da Ottavio Caraffa, marchese di Sanlucido a Donato Giovanni Marchisano della parte di Rocca del Raso, che possedeva jure Langobardorum. In oggi si possiede dalla famiglia Caracciolo de” Principi di Santobono”. 

LE NOZZE ANTICIPATE.

[A. De Nino, «Usi Abruzzesi››, Vol. I pagg. 196-97; Firenze 1879]

“Alcune bande musicali giravano per le vie dell’alpigno Roccaraso, poichè si celebrava la festa del Santo di Montpellier [San Rocco]. Ma, con tutta la festa, alcuni padri di famiglia se ne fuggivano nei paesi vicini; indovinate perché? per non fare la cavalcata.

Gli altri che si rassegnavano a subirne il sacrificio, vestivano di gala le loro bambine; mentre i parenti dalla parte loro approntavano un asino con la bardatura e con le corone di campanelli e di nastri e di fiori.

L’asino co’ suoi parenti o, per meglio dire, co’suoi padroni, si ferma innanzi a una casa. Tutti chiamano il tale di tale, il padre di famiglia che deve fare la cavalcata; e anche l’asino chiama, solfeggiando a modo suo. Il padre di famiglia esce, e reca in braccio una pomposa bambinella.

Appena monta sull’asino, la turba grida: – Salute e figli maschi! – E questo grido si ripete più volte mentre si fa il giro del paese, e si tormenta la docile bestia scotendo la briglia e tirandogli la coda. Il padre con la sua bambina scende sempre alle case dei parenti, dove si ferma un poco per ricevere confetture o rosolio o pizze e vino. E poi di nuovo: – Salute e figli maschi! –  Ed ecco dunque come in Roccaraso è trattato un povero marito, a cui la moglie, dentro quell’anno, regalò una figlia femmina.

È scherno o non è piuttosto una festa nuziale anticipata?

Io non credo che sia uno scherno.

Finito il giro di un padre, tocca all’altro. E, con tutti questi giri, la festa di San Rocco diviene più allegra e, starei a dire, più solenne. Fecero dunque bene quegli altri padri di famiglia a svignarsela. Ma che! il giorno dopo, come essi tornarono al paese, i parenti ripresero l’asino, e costrinsero i fuggitivi a fare il giro delle nozze anticipate”.

NOTIZIE SUI CAPITOLI FEUDALI E MUNICIPALI DI ROCCARASO.

[Antonio De Nino, in «Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti», Teramo, 1892, fasc. V.]

Al compianto amico Giuseppe Andrea Angeloni per indelebili benemerenze abruzzesi.

L’On. Barone Angeloni in vita aveva mostrato volere di pubblicare a sue spese i Capitoli di Roccaraso e di farli illustrare al Cav. De Nino, ma n’è stato impedito da morte. Speriamo che il figlio del compianto Barone, degno erede delle virtù paterne, voglia compiere il disegno del padre.

G. PANNELLA

Nell’Archivio Municipale di Roccaraso, si conservano parecchi esemplari di Capitoli e Concessioni, meritevoli di qualche studio sì per la storia del paese e sì per la legislazione nazionale dei secoli XVI e XVII. La maggior parte sono manoscritti in pergamena.

Il più antico di questi mss. s’intitola << Capitoli, grazie e concessioni conceduti alla Rocca del Raso dalla Marchesa di Pescara Donna Isabella Gonzaga, ai 2 di febbraio 1576 >>.

Vi ha delle disposizioni molto larghe pei vassalli. Eccone alcune, per atto di esempio:

“I capitanei et ufficiali non possono per qualsivoglia causa carcerare cittadino alcuno a ceppi o ferri ne a prigionie criminali se non nelle cause che importano pena de morte naturale o civile.  Per debiti civili… ancora che fossero obbliganze penes acta… li cittadini di detta terra non possono essere carcerati sotto chiave, se non fossero persone solite da fugire dalla corte. Occorrendo farsi querela de iniuria contra alcuno, et revocandose la querela per lo querelante fra vintiquattro hore dopo che la querela serrà intimata al querelato li Cap.ei et officiali non possano procedere ne farsi pagare decreto ne atto alc. – Occorrendo farsi querela de parole o atti iniurosi, purché  non se venga ad effusione de sangue, non essendoce remissione de parte, non se possa pigliare più de pena che un docato.  L’officiale de le castella… non possa ne debbia, per qualsivoglia causa, purché non importi pena di morte naturale o civile o mutilazione di membro, estrahere cittadino alcuno da la Rocca, etiam che fosse incorsi in qualsivoglia altra pena, ma in la detta Rocca debbia quelli astrengere et ministrare Iustitia. Piacciali ordinare che nel dì di Santo Hippolito, (patrono del paese) San Giovanni ed altre feste principali observate in detta terra, non se possa per persona alcuna giocare a rociole, picciole o grosse, ne tirare con scoppette a palii per l’abitato de detta terra per evitare l’inconvenienti et dicasi (brutti casi o disgrazie) che potessero sortire, et chi ce giocasse incorra in una onza d’oro de pena”.

Segue poi la conferma dei capitoli medesimi, fatta da Don Alfonso D’Avalos di Aquino, Marchese di Vasto, nel 2 agosto 1598; e poi altre conferme, fra cui quella di Don Francesco Antonio Sanità, in questa forma:

“Ego D.s Franciscus Sanitas adpresens Gubernator Terre Rocce Rasoli, et cum iuramento promitto observare et observarvi facere retroscritta capitula iusta eorem seriem continentiam et tenorem, etc. Iusta solitum etc. Rocce Rasoli die 24 Augusti 1663 Sanitas Gubernator”.

Dopo il 1663, viene la conferma fatta da Carlo De Letto, Capitano Governatore.

E prima ancora, cioè verso il 1640 v’è la conferma di Scipione Tabassi:

“Scipio Tabasius Civitatis Sulmonis ad presens Gubernator dicte Terre Rocce Rasoli retroscritta capitula promisit observare servari conforma dum modo sint. etc. Tabasius Gubernator [5]”.

Gli stessi Capitoli, anche in pergamena, hanno la seguente intestazione: << D. Marino Caracciolo Principe di Santo Buono, Duca di Castel di Sangro, Marchese di Bucchianico, Conte di Schiavi, Santo Vito et Capracotta e Signore della Baronia di Monte Ferrante et delle Terre D’Agnone, Ripa Teatina, Casal in Contrada, Guardia Grele e Rocca del Raso die primo mensis ottobris 1672>>.

Le variazioni e le aggiunte sono insignificanti. In ultimo c’è la firma del Principe di San Buono.

Nel terzo esemplare, in pergamena, furono aggiunti molti capitoli. Curiosa questa disposizione, che, cioè, il predicatore quaresimale doveva eleggersi dalla Università, tra Cappuccini o Riformati, da hora per sempre. Curiosa quest’altra:

“Item si supplica che quello il quale desse un pugnio in presenza di qualsivoglia persona ed apparesse livore e non sangue sia tenuto alla pena di carlini cinque e chi cavasse sangue con pugni senz’arme sia tenuto alla pena del doppio e chi con arme, alla pena dettata dalle Leggi e costituzioni del Regno”.

Dunque lo Stato si occupava soltanto delle ferite fatte con arma!

Per la tutela della proprietà, vi era la pena di ducati sei, a carico di chi rimoveva i termini dalle terre. I danni negli orti erano puniti con la multa di celle quattro per ciascheduna volta.

Si provvedeva altresì alla igiene e alla decenza: chi gettava immondizia nelli fossi della Terra, punivasi pure con la pena di celle quattro; celle quattro, contro il padrone di un maiale che non fosse tenuto chiuso ed andando per la Terra; celle quattro per pena a chi buttava immondizie innanzi la casa del vicino.  I forestieri non potevano esercitare la loro arte dentro la Terra, ma fuora di essa, al burgo. Sicché, nel 1600, Roccaraso aveva già il suo borgo che costituiva quasi tutto l’attuale paese.

L’ultima pagina, dove comincia il rescritto del feudatario, è lacera. Non si sa dunque la data precisa: ma siamo ancora alla fine del secolo XVII.

Senza data sono anche due altri esemplari di somiglianti Capitoli. Senza data, una copia di Capitoli preparati per la debita approvazione, col seguente indirizzo: << Al M. Ill.re Sig. Gio: Thomaso Marchesano Bar.ne della R: del Raso >>. –

Altri Capitoli, seguiti da bandi, sono del novembre 1623; e un’altra copia simile porta la data del 1717.

Oltre i Capitoli fondamentali tra il Comune e il Signore del feudo, ve n’erano altri esclusivamente municipali. Nello stesso Archivio si conservano pure dei «Capitoli e patti della osservanza che devano l’Obligati dell’Università della Rocca del Raso restaurati da me Gio: Battista Florino Cancelliere l’anno M:D:L: XXXVII».

Tali Capitoli, scritti altresì in pergamena, si riferiscono a diversi ceti di terrazzani. Lascio in disparte quelli dell’Esattore; giacché, come a me pare, hanno maggiore interesse gli altri relativi al Macello.

Diamone un saggio:

<<Item vole essa Università che a chi resterà detto Macello habbia da esercitare e fare la carne in detta terra, e darne a sufficienza a tutti i cittadini habitanti e comoranti, e facendo il contrario incorra nella pena di carlini dieci volta per volta.

-Che debbia fare due agnelli il giorno, uno la matina, e uno la sera, occorrendo per malati o soldati o altra occorrenza sia tenuto quanto ne bisognano: “Item vole essa Università che detto Macellaro habbia da fare la carne lo sabbato la sera a buon’hora acciò che la domenica matina non si perda la messa, e facendo il contrario incorra nella pena di carlini cinque volta per volta”.

-Vole essa Università che in suo nome li Sindaci e Governo in suo nome promettano (permettano) a detto macellaro che avanzandoli carne il giovedì per non perderla ne possa mandare uno rotolo per casa dove parerà ad esso macellaro, e quello che avendo detta carne la debba ricevere e pagarla a detto macellaro e non volendo ricevere detta carne sia tenuto a pagare il detto rotolo e non altrimenti.

-Che detto macellaro non possa tagliare carne di pecora, agnello e castrato che siano negri di nessuna maniera contravvenendo incorra nella pena di carlini trenta>>.

Quest’ultima comminazione di pena si può spiegare con la grande importanza che si dava un tempo agli ovini di manto nero, della cui lana si servivano i fabbricanti di tessuto per cocolle fratine e ancora oggi si servono i montanari dell’Abruzzo per far calze e manti e mantelli, senza bisogno

di tintura artificiale.

Nei medesimi capitoli si parla della baccina mopa, vaccina muta, vale a dire di quelle vaccine che hanno acqua nel cervello e ammutoliscono.

Anche ai nostri giorni, a donna che, senza molte parole, opera male, si dà il nome di gatta mopa.

I capitoli delli cellarii contengono ricordi di usi che fanno meditare. I cantinieri andavano soggetti a varie multe. Anche di questi un piccolo cenno:

<< Che il detto obbligato debbia tenere vasi netti puliti e vendere vino ad una candella sola; fenita che sarà una debbia mettere mano alla altra, e facendosi contrario incorra nella pena di carlini dieci ogni volta.  -Che il detto obbligato debbia tenere un vino buono cotto e crudo per li malati ed altro necessario, facendo il contrario incorra nella pena di carlini cinque. -Che debbia portare vino in buon recipiente et in caso che portasse vino guasto… o si trovasse che fosse di male odore cioè di legnia o sapore di olio per difetto di otri, sia tenuto il Sindico o Capitano subito sturarlo e buttarlo per terra senza pagare cosa alcuna.

-Che detto vino non lo possa vendere ne intricarsi homo, ma ci debbia tenere una femina e vendere detto vino, e contravvenendo incorra nella pena di ducati due ogni volta.

-Che la femina che vende detto vino debbia assistere di continuo, dalla matina che sponta il sole per insino la sera a due ore di notte e facendo il contrario incorra nella pena di carlini cinque >>.

Una disposizione, piuttosto singolare per topografia si trova nei Capitoli del seminato: “Che detto gualano habbia da rompere il gelo l’inverno allo Rasino per comodità dello abbeverare ogni volta sarà necessario”.

Il Ràsino o Ràscino è un ruscello che tocca le radici del colle, sopra di cui sorge Roccaraso, che prima fu detto perciò Rocca del Rascino e poi Rocca del Raso e attualmente Roccaraso, secondo la odierna denominazione.

I sigilli municipali ricordano la stessa origine.

In uno del 1530, vi sono tre torri e, attorno, la leggenda Rocca Rasoli. In un altro del 1683, appiè delle tre torri, fluisce un ruscello e intorno: Universitas terre Rocce Rasini.

UN ILLUSTRE DIMENTICATO – VINCENZO GIULIANI – DI ROCCARASO E LE SUE OPERE MANOSCRITTE

[Giovanni Pansa, in «Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti», Teramo 1893, fasc. VI.]

Far rivivere dalla tomba e togliere all’oblio quei nobili ingegni che per ingiuria di tempo o per incuria degli uomini sono rimasti fino ad oggi ignorati, mi sembra non soltanto carità di patria, ma dovere imprescindibile di gratitudine.

Per dottrina ed erudizione chiarissimo fra gli eruditi del secolo passato, non deve passare in perfetto silenzio lo abruzzese Vincenzo Giuliani, medico ed archeologo di cui mi piace rinnovare la memoria in queste pagine, tanto più che di lui a mala pena il nome solo ci è pervenuto, nome quasi ignorato nella repubblica delle lettere, ma non per questo inferiore a qualsivoglia altro del suo tempo.

E la causa dell’oblìo è da ricercarsi, secondo me, nella grande modestia del nostro autore, che lasciò quasi tutte le sue opere manoscritte, ritenendole indegne della stampa.

Esempio rarissimo al mondo d’oggi, specialmente per una certa genia d’impostori e sfruttatori ridicoli della fama, che usano buttare in aria i propri cenci e passare per grandi uomini col facile sussidio dell’altrui imbecillità!

Del nostro Giuliani si può dire, con Orazio, come degli eroi greci:

Vixere fortes . . .

. .  .  ignotique longa

Nocte, carent quia vate sacro [6].

Dal brevissimo ricordo che ne fece il Soria[7] , il quale dovette essergli amico, si apprende che il nostro autore nacque a Roccaraso, paese della diocesi di Sulmona, nel 1737.

Esercito, più per genio che per bisogno, la professione di medico nella provincia di Capitanata, ove dimorò lungo tempo, e principale suo studio furono fisica sperimentale e l’osservazione dei morbi ai quali più specialmente andavano soggette quelle popolazioni.

Siffatta applicazione non gli tolse, peraltro, l’agio di dedicarsi agli studi archeologici per dare alle stampe una storia di Vieste, città litorale, poco distante dal monte Gargano, col titolo di “Memorie storiche, politiche, ecclesiastiche della città di Vieste” [Napoli, 1768; in 4°].

Quantunque l’autore dichiari di averla scritta in provincia e senza occasione, per conseguenza, di poter consultare libri, l’opera è dottissima e di sommo interesse.

Essa è preceduta da un saggio di storia naturale di quelle contrade, con la descrizione del clima, delle piante medicinali che crescono nei dintorni del Gargano, degl’insetti che spesso infestano quei luoghi, e con la notizia, in fine, di altri prodotti naturali ed artificiali.

L’autore sostiene che Vieste sia di origine greca, sorta dalle rovine di Apeneste, ricordata da Tolomeo, e che poscia divenisse colonia romana, fra quelle che Frontino accenna in generale di essere state dedotte circa montem Garganum.

Ne’ suoi giudizi si mostra scrupoloso indagatore; studia ed analizza con particolare minuzia tutti i frammenti di anticaglie trovate in quei luoghi, ricerca ed osserva documenti di vario genere, statuti civili, memorie ecclesiastiche, dei vescovi delle chiese ecc.… e procede nel racconto delle vicende di Vieste fino all’anno 1554 quando, dopo la ristaurazione dalle rovine cagionatele dal corsaro Dragut, fu dall’Imperatore Carlo V incorporata al regio demanio.

Si può affermare che questa sia l’unica opera messa a stampa dal Giuliani.

Una lunghissima epistola da lui diretta allo storico Grimaldi, trovasi inserita nel To. III. Ep. 2, p. 166 e seg. degli «Annali civili del Regno» di questo scrittore, e tratta con assai acume e profondità di dottrina della storia dell’antica Corfinio, metropoli dei Sanniti.

Questa lettera fu certamente scritta ad istanza del Grimaldi, che forse non seppe trovare altri più atto del Giuliani alla ricerca di quelle notizie.

Qualche giudizio errato o non esatto, come osserva il De Stephanis, fu dal Giuliani stesso modificato nelle opere che in appresso compose e lasciò manoscritte.

Queste, a dir vero, sono parecchie e tutte di somma importanza, perché il De Stephanis, ricercatore fino e giudizioso, che le ebbe per le mani, poté ricavarne non lieve profitto[8] .

Innanzi tutto il Torcia[9]  ricorda un lavoro inedito del nostro autore, col titolo di «Memoria storica del Piano di Cinque Miglia».

Del manoscritto di questo lavoro, oggidì perduto, ch’io mi sappia, nessun altro ha parlato, compreso lo stesso Giuseppe Liberatore che scrisse e stampò un’operetta sull’identico soggetto[10]

I manoscritti consultati dal De Stephanis sono i seguenti:

  1. “Storia dei Peligni”. Quest’opera constar dovea di due o più libri e volumi, come appare nelle citazioni del De Stephanis.
  2. “Vita di Antonio Caldora”. Coll’autorità di varii documenti e di forti ragioni storiche dimostra il Giuliani che il figlio del celebre condottiero, Giacomo, nacque a Pacentro, paese poco distante da Sulmona.
  3. “Annali della città di Sulmona”. Da quanto ne cita il De Stephanis si apprende che il nostro autore aveva sagacemente percontate le carte dei nostri archivi pubblici e privati, a scopo di ricavarne notizie preziosissime.

Ho fatto somme diligenze per rintracciare i tre ricordati manoscritti, recandomi anche sui luoghi abitati dall’autore, ma senza risultato. Il De Stephanis, oggi nonagenario, per quanta lucidezza di mente tuttora conservi, non seppe dirmene nulla.

Dobbiamo, dunque, ritenere che abbiano subita la identica sorte di molti altri oggidì inutilmente ricercati: quella del tabaccaio o del pizzicagnolo!

È fatalità, non c’è dubbio, e fa stringere il cuore il pensare che le fatiche di un sì bell’ingegno, come il Giuliani, abbiano concorso a favorire le altrui abbiette speculazioni, ma è più doloroso il dover constatare che nei nostri paesi continui ancora il basso ed obrobbrioso mercato dei libri e di degeneri nipoti[11] .

Oltre ad una «Storia naturale della Capitanata» promessa e non più data alle stampe, il Soria ricorda un’opera parimenti inedita del nostro autore, col titolo di «Storia dell’antica Petilia» o “Petelia”, città che al pari di Eliopoli, Eraclea ed altre della Magna Grecia, ebbe situazione in diversi luoghi.

La Petilia dei Bruzi ricordata da Livio, Virgilio e Plutarco e Frontino, viene situata dal Barrio, dal Ferrari, dal Baudrand e da altri in Policastro di Calabria, sebbene l’Ostenio e l’Orlandi la vogliono posta dov’è oggi Strongoli, in base ad un’antica iscrizione riferita dal Grutero, dal Gualtieri e da altri. Della Petilia ricordata come città capitale dei Lucani da Diodoro Siculo e Strabone vien designata l’ubicazione dal Barone Antonini sulla montagna della Stella del Cilento, e dal Troili tra i fiumi Bradano e Basento, nella parte opposta della Lucania.

Il Giuliani trovò un’altra Petilia negli Abruzzi, nelle vicinanze della terra di Pacentro, presso Sulmona, e raccolse in quei luoghi moltissime iscrizioni Petiliane.

Ma anche di questo manoscritto disgraziatamente non esiste traccia. Accennerò, in ultimo, ad un’erudita lettera del nostro autore inserita in un volume manoscritto di memorie sull’antichità di Pacentro, custodito presso di me e di cui diedi notizia nella “Bibliografia storica degli Abruzzi”

(n. LVIII).

Questa lettera scritta in Roccaraso, ai 14 aprile del 1781, ad istanza del giureconsulto Pasquale Larocca, contiene varie notizie di Pacentro, delle chiese e monasteri ivi esistenti e particolarmente del monistero della SS. Trinità e di S. Quirico in Fignano, soggetto al dominio dei monaci di Casauria.

Tali notizie ho potuto raccogliere intorno al Giuliani.

Sono poche, ma bastano a dare un’idea esatta della dottrina e profonda erudizione di lui. Vegga altri di completarle e di restituire alla repubblica delle lettere più integra che sia possibile la bella figura d’un personaggio per quanto benemerito della coltura patria, altrettanto sconosciuto e ingratamente dimenticato!

Sulmona, Maggio 1893.  –   G. PANSA

GITA IN AUTOMOILE A ROCCARASO. È L’ANNO 1909!

[A. Tortoreto, «Attraverso gli Abruzzi in automobile», pag. 58 segg; Roma 1909.]

Diamo un ultimo sguardo alla valle del Sangro; le cime dei monti appaiono leggere, aeree nel sole che tramonta: si profilano le une dietro le altre, sino alle ultime, quelle del Molise.

Un’ultima volata e siamo a Roccaraso: fa freddo!

È Roccaraso la prima stazione climatica abruzzese: su questa giogaia dell’Appennino, dove nel cuore di luglio vediamo gli uomini girare avvolti in pesanti mantelli e le donne vestite di lana greve, sono sorti come per incanto due, tre bellissimi alberghi che accolgono, nella stagione buona, i villeggianti.

A due passi dal paese, corre vittoriosa la vaporiera: le passeggiate di montagna sono suggestive: un’escursione al prossimo, famoso Piano delle Cinque-Miglia è quanto di più incantevole si possa desiderare; e l’aria fine, frizzante pone, grazie a Dio, un appetito!… Figuratevi che anche ne sentiamo gli stimoli, noi che da due giorni non facciamo che mangiare, tanto che l’amico Montani giustamente nota: << Si marcia con una velocità media di trenta chilometri all’ora, o, per essere più esatti, di venti pasti al giorno, tra grandi e piccoli! >>.

Anche qui accoglienze entusiastiche, cordiali; pranziamo nella sala maggiore dell’Albergo Maiella; poi a tarda notte, ci ritiriamo nelle linde camerette preparate per noi nei diversi alberghi e benediciamo le soffici coperte imbottite che proteggono dal freddo dei milleduecento metri sul livello del mare.

Alle sei – un’alba serena radiosa come ne ho viste poche – sotto i nostri alloggi sibila il fischio implacabile del duce della nostra carovana: pronti! Le nostre già fremono impazienti di riprendere la corsa. Una capatina in paese: c’è da vedere una interessante torre, alla cima della quale hanno, da poco, posto un orologio; la parte antica, chiusa nella rocca, e gli avanzi di un teatro che il Prof. Cena scova, rimontano al seicento.

Il che proverebbe che anche anticamente Roccaraso fu tenuta in pregio quale residenza estiva.

IL TEÀTRO DI ROCCARASO.

[C. Ricci, «Il teatro di Roccaraso», «Rassegna d’arte degli Abruzzi e del Molise», pag. 2 segg.; Roma 1912, n. 1].

Entriamo in Roccaraso dalla parte di ponente e percorriamo in salita la strada principale, fiancheggiata di case, in parte con scale esterne, alcune con balconi di ferro battuto sul fare pescolano, interrotte spesso da vicoli pittoreschi.

In fondo troviamo la spianata o piazza che costituisce il punto più importante del paese; a sinistra la chiesa principale; di fronte la Terra Vecchia o castello in cui s’entra per un arco aperto ai piedi di un’altra torre fornita di modiglioni e con lo stemma dei Caracciolo; a destra la chiesetta dei Morti e, tra minori case, il teatro: tutto, sparso su diverse linee e in vario e pittoresco ondeggiamento di terreno, con larghe aperture che lasciano vedere da un lato monte Tocco e il suo bosco; dall’altro, la Valle del Sangro con lungi il cono di Montemiglio.

Ora, chi direbbe che quel teatro è uno dei più antichi d’ltalia e che risale, nientemeno, al 1698? All’esterno, sotto il cornicione formato con file di coppi riuniti e sovrapposti, in una fascia di pietra che gira nella facciata e nel fianco volto a tramontana, si legge in belle lettere questa iscrizione:

DEO OPTIMO MAXIMO THEATRUM HOC PRAELUCET A FUNDAMENTIS ERECTUM AD ANIMORUM SOLATIUM AC IUVENTUTIS PROFECTUM AD PROPRIAE SOBOLIS COMMODIDATEM A PERILLUSTRI BARONE S. IOHANNIS DE MONTEMILIO DONATO BERARDINO ANGELONE NEC NON ET AB AGATHA ROSARIA FLORINI EIUS UXORE DIGNISSIMA QUORUM MAGNANIMITATEM SIC MUNDO POSTERIS SUISQUE FAMILIARIBUS MONSTRARE CURAVERUNT.

A.D; MENSIS OCTOBRIS 1698.

Dunque Donato Berardino Angeloni barone di Montemiglio e sua moglie Agata Rosaria Florini lo edificarono dalle fondamenta, in quell’anno, a sollazzo delle anime, a profitto della gioventù, a comodità della propria famiglia e invocato il nome di Dio confessarono che di tanta magnanimità s’aspettavano eterna gratitudine dai posteri.

Ahimè, mette male a frutto le sue azioni e i suoi sentimenti colui che li affida alla riconoscenza dei posteri! I posteri lasciarono andare tutto in malora; e solo la solidità delle mura corrispose alla volontà di Donato Berardino e Agata Rosaria.

Pareti sgretolate, selciati rimossi, gradini sgangherati, imposte rotte e cadenti, cortile invaso da animali e da cumuli di legna tagliata, stanze del primo piano ridotte a dimora privata, chiusa e abbrunata dal fumo, volte screpolate, vetri rotti… mio Dio, ottimo e massimo, che ruina, che sfacelo, che abbandono! Guai se i coniugi Angeloni vedessero dal mondo di là uno spettacolo simile, essi che il loro amore dell’arte e al paese, con quel teatro “mundo posteris suisque familiaribus manstrare curaverunt”. Solo il piano più alto dell’edificio ha conservato la prima destinazione, e serve ancora da teatro, senza però i vecchi banchi e i vecchi scenari e i vecchi palchi, compreso il palcoscenico che da ponente è passato a levante! Io però veggo ancora, rianimo ancora l’abbandonata fabbrica, con le antiche persone, o, meglio, coi loro fantasmi. Veggo salire da Sulmona e dalle parti di Napoli le compagnie comiche col loro carro d’attrezzi e di costumi. È il carro di Tespi del Capitan Fracassa o il carro che descrive Filippo Pananti nel Poeta di teatro!

Tutto il paese accorre. Il carro entra fragoroso nella vasta androna in fondo al cortile. Poi la compagnia si sbanda per gli alloggi, si rifocilla e riposa in fretta. Alla sera il teatro è invaso dalla folla.

Pulcinella trionfa. Ma non è forse questo il sollazzo degli animi, il profitto dei giovani, la commodità della sobole, voluta o desiderata da Donato Berardino e da Agata Rosaria.

Nell’idea di costoro l’edificio sorse su tutto come un’accademia, come un luogo di ritrovo dei cittadini migliori. L’inverno lassù è interminabile; la neve altissima rende impraticabile la campagna. Dunque, conviene trovare modo di rendere meno noiosa la prigionia radunandosi in molti a piacevoli conversazioni e a divertimenti ragionevoli. Così pensano i due Angeloni; e poiché il luogo adatto manca, lo costruiscono.

Nelle stanze del primo piano, al lume dei ceri e più del ceppo che arde nei grandi camini, si recitano sonetti, s’ascoltano elogi, s’improvvisano rime o discussioni, e.… magari, mentre si balla dai giovani, si giuoca al tarocco dai vecchi.

Poi nelle occasioni solenni o meglio quando il freddo si rannicchia alle calde ventate d’aprile, si passa di sopra nel teatro vero e proprio, e giovani e vecchi si uniscono a recitar commedie, tragedie, melodrammi. Roba da filodrammatici, capisco, ma, in quei piccoli paesi segregati dal mondo e spesso sepolti sotto enormi coltroni di neve, più utile, più tollerabile, più ragionevole (allora come oggi) che nelle città grandi dove i filodrammatici rappresentano una delle forme più gravi della “deficienza mentale”. Quindi, io penso che i due Angeloni, nel loro tempo, facessero cosa assai rigguardevole; e mi rallegro che la facessero con tanta serietà e solidità da consentire, ora, al Municipio di Roccaraso e al Ministero della Istruzione di mettersi d’accordo nel salvare l’interessante edificio, ciò che presto avverrà essendosi compiuti gli studi e raccolti i denari. E vorrei pure che qualche studioso abruzzese raccogliesse quanta più storia è possibile intorno ai munificenti coniugi costruttori. I loro nomi appaiono lassù in altri monumenti e in molte carte. Si leggono, ad esempio, in un altare dell’Assunta di Roccaraso, e si sa che Agata Rosaria confermò un lascito, nel 1688, alla stessa chiesa.

A Quarto San Giovanni, a mezza costa dal monte, sorgeva un villaggio in mezzo al quale stava una cappella dedicata al Battista. Un terribile terremoto, uno di quei terremoti che paiono voler mostrare la lo ro forza scuotendo immense catene di monti, nel dicembre del 1456 rovinò tutto.

Il paese fu schiacciato e nessuno pensò a ricostruirlo. Solo nel 1694 il barone Donato Berardino rialzò la cappella consacrata nel giugno dell’anno seguente. Prima che degli Angeloni, Quarto San Giovanni era stato dei Florini; poi era passato ad Agata dopo una fiera morìa che aveva decimato

tutto il napoletano e la famiglia di lei. Così, quando Donato Berardino la sposò, il luogo divenne suo. Egli però ne raccolse dolori mortali per certe liti che dovette sostenere volendo salvare quel feudo mercè il quale aveva titolo di barone. Un Giambattista Florini competitore, nel 1709 s’abboccò con lui e col figlio Lorenzo. <<Ambedue costoro – dice una cronaca inedita – rammentandosi la stretta parentela, lo pregarono voler cedere il feudo promettendogli in compenso mille pecore. Giambattista non volle affatto accondiscendere a tante premure, dicendo che se aveva ragione sul feudo, voleva vedersela, e che in caso contrario non pretendeva niente. Allora Donato Berardino andò a consulta a Sulmona, da dove ritornato, ordinò in sua casa che smorzassero i lumi e chiudessero le porte, perché egli non era più barone, essendogli stato detto dagli avvocati di Sulmona che aveva torto. Fu tale il di lui cordoglio per detta consulta avuta in Sulmona, che subito infermatosi fra cinque giorni se ne morì. Nel breve tempo della sua malattia non voleva munirsi di sacramento, ma dopo molte preghiere dei suoi domestici finalmente s’indusse a prenderli; e il di lui figlio Lorenzo, in ringraziamento a Dio, per detta grazia al di lui padre concessa, andò per il pavimento della casa colla lingua per terra>>.

Agata Rosaria sopravvisse al marito circa dieci anni e morì il 22 maggio 1718 lasciando parecchi figli e parecchie figlie tra le quali almeno due monache. Come è facile comprendere, fra tante angosce, sin d’allora le sorti del teatro dovettero languire.

L’AMPHIDROMIA.

[Giovanni Pansa “In Abruzzo. Saggi di etnografia comparata” – Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti, Teramo, 1915, fasc. XI.]

 

In molti paesi (può dirsi in quasi tutto l’Abruzzo) usano altri curiosi comparatici battesimali. Vi è il cosidetto comparatico a passare e consiste in questo:

«Si reca il neonato alla chiesa e dalla madre viene posato sull’altare, generalmente dal lato dell’Epistola. Una delle aspiranti comari, dopo alcune giaculatorie, abbraccia il bambino e lo passa ad una compagna che per lo stesso scopo aspetta al lato opposto dell’altare. Costei depone il bambino nella parte del Vangelo e, dopo altre giaculatorie, lo riabbraccia e lo ripassa alla comare

di prima. Ciò si esegue tre volte: e dopo tale esercizio le donne acquistano il diritto di chiamarsi fra loro comari. Se si tratta di un maschio, l’operazione è affidata agli uomini.

Molto più singolare è l’usanza di Roccaraso in occasione della nascita di una figlia femmina.

Nella ricorrenza di S. Rocco, ai 15 di agosto, il padre della piccina deve compiere insieme alla neonata (e non può esimersene per qualsivoglia motivo) entrambi vestiti di gala e coperti di bende e di nastri, un giro attorno al paese, a cavallo d’un asino bardato ed infettucciato, dando alla popolazione uno spettacolo di anticipato carnevale. Il giro rituale attorno all’ara domestica o all’altare è qui rappresentato da quello attorno al piccolo centro abitato: ma la connessità del rito con l’amphidromia ateniese non è meno evidente».

I NOMI DI BATTESIMO NELL’ABRUZZO

[Antonio De Nino. In “Tradizioni popolari abruzzesi. Scritti inediti e rari” a cura di Bruno Mosca. L. U. Japadre Ed., L’Aqui1a 1970, vol. 1, pag. 201.]

<< Vero e arcivero. Roccaraso, uno dei più montani paesi dell’Abruzzo, è singolarissimo nell’uso dei nomi propri di persona.

La storia antica e la medioevale, per questo, è messa a sacco: anzi si va al disopra della storia; si spigola anche nei campi scarmigliati della più romantica immaginazione.

Non c’è quasi famiglia, dove non si riscontra qualche bizzarria di nomi. Qua Carlina, Desiderata, Edvige, Egiziana, Ester, Pulcheria; là Clodoveo, Arsenio, Comincio, Epimenio, Peligrano, Solino.

E poi questi altri più strani di tutti: Acrina, Amata, Aristea, Aristilla, Beata e Beatina, Carina, Cherubina, Donnina, Erina, Ergomina, Ezilda, Ledoina, Lescalda, Macrina, ecc.

Dunque, o madri o padri o spose o sposi, fate un viaggetto nell’Abruzzo, onorate di una vostra visita Roccaraso, se volete farvi una buona provvista di nomi bizzarri e di…salute.

E come no, se l’aria di Roccaraso fa ravvivare i morti?

Badate però che, anche quando arde in cielo la canicola, bisogna tenere sul letto una massiccia coltre!>>.

TERRA BRUCIATA: ROCCARASO.

[Da «Abruzzo anno zero», di M. Masci; II Ed., pag. 278 segg., Pescara 1960]

«Ora bisognerà inventare Roccaraso, dissero i roccolani al loro rientro nella dolce selletta ai piedi del rudero del castello, contemplando il luogo cosparso di calcinacci e di macerie dove sorgeva il loro paese. Roccaraso era scomparsa.

Ebbe cognizione per primo Kesserling dell’importanza strategica della zona quando in un sopralluogo personale ordinò di fortificare a difesa Roccaraso come posizione chiave dominante sulla vallata del Sangro. Da quel momento anche Roccaraso fu considerata “terra da bruciare”.

Per prima cosa fu tolta di mezzo la pineta; trentamila pini furono usati per cospargere di puntelli tutto il Piano delle Cinque Miglia allo scopo d’impedire l’atterraggio degli aerei nemici; poi furono fatti saltare il ponte e la ferrovia, e quindi tutto l’abitato. I roccolani si sbandarono: in Puglia, nel Fucino, in Italia Settentrionale.

Ma la prima vittima la fece uno spezzonamento inglese: un bambino di Napoli, Claudio Mori, ch’era villeggiante con la sua bambinaia. Poi fu la volta degli altri villeggianti o sfollati, e Roccaraso n’era piena, come per tradizione: in casa Ferretti erano ospiti il Marchese di Santa Lilia e la duchessa Anna Diaz, moglie del figlio del Maresciallo; questi ospiti illustri avevano portato da Napoli, sperando di salvarli, insieme al principe D’Avalos, ai Baroni Angeloni, rilevanti quantitativi d’argenteria familiare; furono costretti a seppellire ogni ricchezza, per non trovarla mai più. Il Duca di Santa Lilia fu catturato dai tedeschi nella prima retata insieme al giovane Giuseppe e portato a Rivisondoli per lavori di fortificazioni; altri che riuscirono a sfuggire alla cattura s’arrampicarono sul piano dell’Aremogna con le loro robe donde, alcuni, si arrischiarono a passare il fronte.

I tedeschi sistemarono sul costone a lato est che domina la vallata un reparto di fucilieri e due batterie semoventi che disseminavano ininterrottamente di bombe la vallata, provocando un fastidio enorme ai reparti dell’ottava armata.

Il 24 novembre le truppe canadesi conquistarono la collina di Castel di Sangro e da quel momento si esasperarono e dissanguarono i vani attacchi e irruzioni contro lo sperone difeso dai tedeschi rimasti soli in Roccaraso, dopo l’esodo della popolazione.

In dicembre la neve si ammonticchiò sulle macerie di quella ch’era stata la più fiorente stazione climatica montana dell’Abruzzo aquilano e la selletta di Roccaraso sembrò assumere l’aspetto uniforme del paesaggio circostante: un dolce declivio della zona delle Cinque Miglia; qualche rudere che spuntava dal mantello bianco sembrava lanciare in alto un grido di nostalgia e di dolore. Nel gennaio un’accanita battaglia ed un’ostinata resistenza della retroguardia tedesca sull’Arazecca e sullo sperone di Roccacinquemiglia stabilizzarono il fronte per cinque mesi in quella zona; ma il passo di Roccaraso non fu potuto conquistare se non dopo il 4 giugno, quando tutto il fronte con la caduta di Roma cedette e i tedeschi abbandonarono la linea Gustav. Quando i primi roccolani tornarono, trovarono l’assurdo e scoprirono il vuoto: il paese non c’era più: bisognava ricostruirlo da capo, cioè inventarlo».


[1] A. Ambrosini, Impressioni di viaggio sull’autoservizio g.t. Circuito della Maiella, Chieti 1930.

[2] Fino al 1316, dunque, gli abitanti di Roccaraso erano costretti a recarsi a Roccacinquemiglia per battezzare i bambini e per seppellire i morti.

[3] Per quanto mi risulta, questo Thomas de Gazaria è il primo Sindaco di Roccaraso che si conosca. Non sarebbe vanità dedicargli una sala nel Comune di Roccaraso, appena esso avrà, ovviamente, la sua stabile dimora.

[4] Cioè Roccaraso e la borgata distrutta nei pressi della «MADONNA DEL CASALE».

[5] Dall’egregio amico, Barone Domenico Tabassi, decano dei cultori di storia patria in Sulmona, ho la seguente nota illustrativa di questo Governatore di Roccaraso: «Scipione Tabassi fu uomo d’armi. La sua ricca armatura di metallo, intarsiata di puro oro, si conservava fino ad alcuni anni indietro dal Signor Franco Tabassi, suo discendente. Fu vincitore in una delle Giostre, che a’ suoi tempi, si tenevano in Sulmona”. È anche ricordato in una lapide che sta tuttora innanzi l’altare maggiore della Chiesa della Maddalena (San Francesco della Scarpa) in Sulmona, nell’anno 1649.

[6]  “Carm.“, Lib. IV, Od. IX.

[7] “Memor. Stor. crit.” degli Storic. Napolet., I, 306.

[8] V. Monografia di Pacentro e Pettorano nel “Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato”, Vol. XVI, p. 70-88 e 95-102.

[9] Analisi ragionata dei libri nuovi”, marzo 1793. Napoli, 1793, p. 89. Id. “Saggio itinerante nel Paese dei Peligni”, Napoli 1793, p. 4.

[10] “Ragionamento topografico istorico fisic. ietro sul Piano di Cinquemiglia” ecc., Napoli, 1789.

[11] Potrei citare esempi a josa dello sperpero che anche oggi seguita a farsi dei libri e manoscritti, che vediamo ogni tanto gettati per le botteghe dei tabaccai e dei pizzicagnoli. Per restringermi a quanto m’è accaduto recentemente, ricorderò il seguente fatto: Fui avvertito da un amico che da mesi e mesi giacevano in una delle nostre tabaccherie due volumi manoscritti di memorie Sulmonesi del dotto giureconsulto Pasquale Larocca di Pacentro, e per quanto l’avviso mi parve ritardato, mi precipitai (è il termine adatto) in quella bottega colla speranza di salvare, se non tutto, almeno i resti del prezioso manoscritto. L’opera distruttrice, era già al suo termine; e da un pezzo. È doloroso, indegno, abominevole e reca stupore il pensare che esistano persone ignoranti le quali per coprire la propria vergogna, non esitano a manomettere libri e cimeli preziosi, vendendoli a nulla, mentre v’ha chi li comprerebbe a prezzo della più sviscerata affezione! Non comprendo come il rossore non s’imprima sulla fronte di questi vandali avvezzi a distruggere così ferocemente il patrimonio delle proprie tradizioni domestiche.




INIZIATO IL RESTAURO DEL CORALE N. 4

Il prezioso manoscritto del Cinquecento della Biblioteca S. Tommasi dell’Aquila  contiene miniature di grande valore e unicità

L’Aquila, 10 luglio 2024. Ha preso il via il restauro di uno degli antichi volumi appartenenti al prezioso Fondo di 31 messali miniati provenienti dai conventi di S. Bernardino, Santa Maria di Collemaggio e Sant’Angelo d’Ocre, conservati nella Biblioteca “S. Tommasi” dell’Aquila.

Si tratta di manoscritti di grande valore che hanno bisogno di cure e attenzioni particolari per la loro conservazione e valorizzazione. Proprio per preservare questo patrimonio librario unico, sono stati avviati i lavori di restauro di uno degli antichi volumi, da parte della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Abruzzo e del Molise diretta dalla dott.ssa Giuseppina Rigatuso con la supervisione della responsabile della Biblioteca “S. Tommasi” dell’Aquila, la dott.ssa Alessandra Lucantonio.

Il progetto, che rientra nell’ambito del programma “Tutela beni librari non statali 2024”, è finanziato dalla Direzione Generale Biblioteche e Diritto D’Autore diretto dalla dott.ssa Paola Passarelli del Ministero della Cultura.

Gli esperti di restauro del libro si occuperanno, per il momento, del Corale n. 4, un manoscritto degli inizi del XVI secolo che reca al suo interno miniature dal valore inestimabile. Richiamando l’appuntamento del Capoluogo d’Abruzzo con la Cultura, la Soprintendente Giuseppina Rigatuso ha dichiarato: “Nel 2026 L’Aquila sarà la Capitale italiana della Cultura. Questo è simbolicamente il punto da cui ripartire per dare al sistema bibliotecario regionale lo slancio di cui ha bisogno in questo momento. L’intervento sui messali della Biblioteca S. Tommasi è un primo importante intervento verso questa direzione”.

L’assessore con delega ai Beni e alle Attività culturali della Regione Abruzzo, Roberto Santangelo, ha sottolineato: “I poli bibliotecari abruzzesi sono depositari di una ricchezza libraria unica che racconta la storia delle nostre città, dei piccoli borghi arroccati sulle alture; ci mostra il nostro mondo come era un tempo e ci invita a riflettere sulle origini del territorio al quale apparteniamo. L’assessorato regionale ai Beni e alle attività culturali accoglie con piacere le iniziative di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale perché significa garantire alle future generazioni la trasmissione della nostra identità. Il restauro del manoscritto conservato presso la storica biblioteca aquilana assume così una grandissima importanza, perché non bisogna rischiare di perdere le grandi opportunità con la conoscenza”. Giuseppina Rigatuso Roberto Santangelo




IL RICORDO DI ALFONSINA STRADA

Giro d’Italia women 2024. Le celebrazioni del Soroptimist International club

Chieti, 10 luglio 2024. In occasione del passaggio in Abruzzo del Giro d’Italia femminile 2024, nella mattinata dell’11 luglio, dalle ore 11:00, sulla Strada per Blockhaus, in Località Mammarosa, Comune di Pretoro, al termine di una cerimonia in ricordo di Alfonsina Strada, prima ciclista donna a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia, alla presenza di numerose Autorità locali, verrà apposta una targa commemorativa, realizzata quale Interclub Soroptimist Abruzzo.

Il Blockhaus, la salita più alta del Giro d’Italia Women, è denominata “Cima Alfonsina Strada”, in memoria della ciclista che nel 1924 prese parte al Giro d’Italia maschile. A cent’anni dalla sua impresa, i Club Soroptimist International abruzzesi (L’Aquila, Chieti, Pescara, Sulmona e Teramo), celebrano Alfonsina, esempio di emancipazione femminile e pioniera della parificazione tra sport maschile e femminile.

L’iniziativa, che si inserisce nell’ambito del più ampio Progetto Nazionale “Donne & Sport”, intende promuovere i temi legati alla parità fra sport maschile e femminile e sostenere l’attività sportiva femminile.

Il successivo 12 luglio la presidente del Soroptimist International Club di Chieti, Gabriella Di Girolamo, sarà presente all’arrivo della tappa di Chieti per testimoniare, con un intervento dedicato, l’impegno del Club di Chieti sul tema della parità di genere nello sport.




L’ATTESO RISVEGLIO (1)

I Cattolici Popolari e la civiltà dell’Amore

Torrevecchia Teatina, 10 luglio 2024. Non se ne può più, davvero. Da un’estremità all’altra, sempre sballottati fra idee balorde, fatti incresciosi ed eventi indicibili di un mondo primitivo, istintivo e soprattutto egoista; naturalmente, con tutto il suo nefasto agire, dilatato nella nostra attuale e fragile società.

Tutto diffuso ed esteso nelle perverse pieghe dell’informazione, della politica, dell’economia, della cultura perfino della tradizione e della spiritualità; non c’è che dire sembrerebbe una bella società di brava gente.

Con i soli fatti rozzi, crudeli ed aberranti che qualche volta riescono a raggiungere l’attenzione della nostra comunità civile, la domanda che viene fuori non è poi così tanto peregrina: da quel bel popolo di italiani della ricostruzione post-bellica ci stiamo forse trasformando in un popolo di brava gentaccia ?   

Trasformazioni in corso da tempo, trasformazioni che degradano e deprimono perfino gli orizzonti: cosa si può fare quando si entra nel vortice di questa trasformazione, di questo dualismo radicale, falso e becero, che inquina ogni rapporto, ogni relazione ed ogni cosa?

Servono subito cambiamenti!

Cambiamenti ora necessari, cambiamenti dovuti; sicuramente, cambiamenti utili per ripristinare almeno un qualche fondamento di sana convivenza civile.

In questo mondo di radicalismi paranoici, di celebrazioni squilibrate, d’ostentato potere, la conflittualità,  la guerra, la distruzione e la morte, sia fisica che spirituale, non sono che la logica conseguenza.

Sin dai toni di voce, dalle forme d’espressione, dall’esaltazione delle più inutili e banali supremazie, anche il ruolo in un sistema del più minuscolo servizio si trasforma in un mezzo di dominio e di potere dove la demolizione e l’annientamento dell’avversario o dell’ipotetico nemico è cosa naturale e dovuta. Ecco il malessere esplosivo per una qualsiasi presenza o esistenza umana non allineata, ma cosa sta succedendo ?

Cosa siamo diventati allora ? Ancora tanto da studiare e da approfondire sull’umanità storica del momento.

Indagare subito sullo stato drammatico che viviamo, individuandone pericoli e relativi rischi è quantomeno necessario per il popolo delle responsabilità.

Comprendere fino in fondo, quali priorità, quali urgenze gravano sull’impegno civico responsabile è l’unico indirizzo condivisibile per gli uomini liberi e forti.

Ecco allora l’urgenza di un risveglio, l’urgenza di rientrare nell’organismo società; riprendere coscienza e capirne i bisogni. Ecco, dunque, il momento opportuno; quale migliore momento se non quello di una domanda che ritorna e ritorna fino all’ossessione.

Ecco, dunque, l’occasione per cercare di ripristinare i caratteri inconfondibili di un servizio, di una vera solidarietà; ecco il momento per ripristinare i chiari obiettivi per una sana e buona convivenza civile.

Riemergere dal profondo oblio, ecco, questo è il dovere dei cattolici popolari liberi e forti; il dovere di liberarsi dalle duali costrizioni, dalle rozze e familistiche imposizioni, dall’umiliante marginalizzazione di un mondo chiuso e perverso, per cercare di condividere, con forza ed urgenza, le giuste riflessioni, i giusti caratteri per aprire a  quel cammino, tanto caro alla nostra cultura e alla nostra dottrina sociale, per la Civiltà dell’Amore.

NM




PESCARA JAZZ 2024 SECONDA GIORNATA

Giovedì 11 luglio 2024 ore 21:15 Arena del Porto Turistico

Pescara, 10 luglio 2024. Secondo appuntamento, giovedì 11 luglio, all’ Arena del Porto Turistico – Marina di Pescara per la 52° edizione del Pescara Jazz, con la direzione artistica del M° Angelo Valori e organizzato dall’Ente Manifestazioni Pescaresi, un doppio appuntamento, in una serata che vedrà come leader due chitarristi. in apertura, Franco Finucci Special Quartet con ospite Rosario Giuliani e a seguire Fabio Mariani Fusion Project.

Franco Finucci con il suo Special Quartet con ospite Rosario Giuliani, presenterà “Taleia”. Taleia” è il disco della maturità per Franco Finucci, chitarrista tra i più raffinati del panorama nazionale. Le composizioni originali del chitarrista si avvalgono di una scrittura singolare, dagli slanci improvvisativi spiazzanti e al contempo avvincenti. A supporto del leader il sostegno maturo e sempre efficace del pianoforte di Marco Di Battista, con cui il chitarrista condivide da tempo un percorso artistico di grande spessore creativo, e la ritmica esperta e solida formata da Luca Bulgarelli, al contrabbasso e Sasha Mashin, alla batteria. La scrittura e il suono si misurano con le tante strade “inglobate” oggi dal jazz, come ad esempio i sapori sudamericani o i richiami cinematografici. La capacità di affrontare tanto la dimensione acustica – introspettiva, intimista e perché no, malinconica – e la concezione più esplosiva, sostenuta e tirata di brani “elettrici. Ospite speciale del quartetto in questo concerto, Rosario Giuliani, il cui talento artistico è ormai ampiamente riconosciuto da anni: virtuosismo, energia e lirismo sono le caratteristiche principali.

Tenacia, talento, una profonda passione per la musica tutta ed una grande tecnica hanno condotto Rosario alla ribalta della scena europea ed internazionale, facendo parlare la critica di lui come di una vera e propria rivelazione.I toni entusiastici e trionfali usati dalla stampa per definire le caratteristiche di Giuliani derivano proprio dalle peculiarità del suono che sa produrre: con disinvoltura riesce a trarre dai suoi sassofoni un fraseggio fluido, allacciandosi con naturalezza ai grandi sassofonisti della storia del jazz. Il musicista, pur ispirandosi a dei modelli, colpisce proprio per la sua originalità quasi istintiva, che è facilmente identificabile non solo nell’approccio con gli strumenti, ma anche nella composizione delle partiture.

Fabio Mariani, icona della Generazione Fusion degli anni ’80/90.Chitarrista e performer a cavallo dal Jazz al pop ha lavorato per decenni alternando lapropria attività tra produzioni pop e jazz.Ha collaborato con: Bruno Martino, Fausto Leali, Ivan Graziani, Teresa De Sio, Pino Daniele, Claudio Baglioni, Renato Zero, Mia Martini, Gigi Proietti e tanti altri. Il concerto si basa sulle composizioni originali del Leader che spiccano per le melodie ricche e sinuose, con suoni e ritmi equidistanti dal jazz e dal pop.

Decine di CD al suo attivo a partire dal 1988 con Digital Connection, Gate 32, Nadi, My Kind of Blue, Estasi, Senza Parole, On my hands, Jazz Made In Italy. Discografia che vede la collaborazione di tanti musicisti italiani e internazionali: Jeff Berlin, Danny Gottlieb, Danilo Rea, Pino Jodice, Andrea Beneventano, Ettore Gentile, Maurizio Giammarco, Martin Jacobsen, Roberto Gatto, Claudio Mastracci, Massimo Moriconi, Luca Pirozzi, Giorgio Rosciglione, Michel Rosciglione, Bob Masala e tanti altri. Dal vivo si è esibito anche con grandi chitarristi come: Bireli Lagrene, Francesco Buzzurro, Adam Palma, Osvaldo Lo Jacono, Matteo Mancuso, Vincenzo Mancuso, Roberto Fabbri, Juan Lorenzo, Gigi Cifarelli, Antonio Onorato

BIGLIETTERIE E INFO POINT: Lungomare C. Colombo n. 122 Botteghino: dalle 17:00 alle 20:00 (esclusa la domenica) e la sera dei concerti fino alle ore 22:00 Circuito di biglietteria: CiaoTickets; www.ciaotickets.com Per informazioni: 342.9549562

FRANCO FINUCCI SPECIAL QUARTET

 feat. ROSARIO GIULIANI

Franco Finucci, chitarra

Rosario Giuliani, sax contralto

Marco Di Battista, pianoforte

Luca Bulgarelli, contrabbasso

Sasha Mashin, batteria

a seguire

FABIO MARIANI FUSION PROJECT

Fabio Mariani, chitarra

 Toni Fidanza, pianoforte

Maurizio Rolli, basso elettrico

Luca Di Muzio batteria