UNA PASSEGGIATA PER LA VITA

Evento benefico per raccogliere fondi per Oncologia di Teramo. La Riserva Borsacchio ed il Borgo di Montepagano si riempiono di solidarietà

Teramo, 19 maggio 2024. Stamattina si è tenuta Una Passeggiata per la Vita, una giornata dedicata alla raccolta fondi a favore del reparto di oncologia dell’ospedale di Teramo. L’evento è stato organizzato dall’associazione “Morena, una farfalla per sempre” in collaborazione con il reparto di oncologia, le guide del Borsacchio, Roseto Cammina, il WWF e l’Istituto Abruzzese Aree Protette.

Per l’occasione, il WWF ha designato la Riserva Borsacchio come “Oasi WWF per un giorno”, sottolineando l’importanza della conservazione della natura e del benessere fisico attraverso il contatto con l’ambiente.

L’evento ha visto la partecipazione di numerosi escursionisti e appassionati che hanno percorso due itinerari distinti, che si sono poi riuniti lungo il cammino. Il primo gruppo è partito alle ore 9:00 da Montepagano, scendendo dalla Fonte d’Accolle lungo gli antichi percorsi, per raggiungere le porte della Riserva Borsacchio. Qui si è unito al secondo gruppo di partecipanti, pronti a esplorare il tratto iniziale della riserva e le pinete storiche lungo il mare.

Nonostante il caldo della giornata, il percorso è stato studiato per essere breve e accessibile a tutti, permettendo così una partecipazione numerosa e appassionata e non disturbare la riproduzione delle specie protette. La Riserva Borsacchio, grazie alla sua bellezza naturale e alla collaborazione delle associazioni coinvolte, ha offerto uno scenario perfetto per una giornata all’insegna della solidarietà e dell’amore per la natura.

Il successo dell’evento è stato testimoniato non solo dalla partecipazione entusiasta, ma anche dalle generose donazioni raccolte, che saranno destinate a sostenere le attività e i progetti del reparto di oncologia di Teramo. Centinaia di partecipanti per beneficenza ed amore del territorio.

Natura e storia per la ricerca e donare al reparto di oncologia una sala attrezzata per i malati oncologici. Un piccolo gesto per sostenere i malati e le loro famiglie in una lotta difficile e non devono sentirsi soli.




IL VIVAIO COMUNALE

La proposta di riutilizzo

Pescara, 17 maggio 2024. Per quanto fin qui premesso, la proposta più forte (dal punto di vista ecologico, economico, sociale e culturale) che può essere avanzata sul riutilizzo del vivaio comunale della Città di Pescara è quello della sua conversione in un

centro specializzato per la raccolta, la coltivazione e la propagazione di alberi, arbusti e di essenze erbacee, tipici della vegetazione spontanea potenziale del territorio di Pescara.

Ovviamente una proposta del genere richiede una “direzione scientifica” e programmi di analisi scientifica sul germoplasma vegetale e sulla situazione floristica di dettaglio della Città ed una gestione non improvvisata.

Per il primo aspetto (direzione) l’Amministrazione potrebbe appoggiarsi al patrimonio di competenze esistente in Città, professionalmente ragguardevole e che si trova in rete con istituzioni scientifiche di eccellenza e con soggetti che si occupano di questa materia in Italia. Lo strumento può essere quello dell’incarico e/o quello della concessione ad Associazione idonea, quale l’Ecoistituto Verde Abruzzese ( E.V.A.) costituito nel settembre u.s. in Pescara, con finalità sociali e non a scopo di lucro,

Per la manutenzione ordinaria l’Amministrazione potrebbe fare ricorso a personale appositamente formato e successivamente professionalizzato “in progress” dall’Associazione concessionaria.

La struttura qui proposta è un vero e proprio Centro Studi, ma con caratteristiche di propria operatività pratica e promotore e facilitatore di altrui operatività.

L’azione dovrà essere caratterizzata da livello alto e da rigore scientifico nell’affrontare e proporre soluzioni per i moderni problemi dell’ecologia del territorio e degli adempimenti in materia conseguenti alle convenzioni internazionali, alle Direttive dell’Unione Europea e all’applicazione migliore della normativa nazionale e regionale (ricordiamo che Pescara non ha applicato, ad oggi, neppure le norme relative all’obbligo di piantare un albero per ogni bambino nato).

Il centro collaborerà con centri omologhi all’uopo realizzati dall’A.R.S.S.A. in Abruzzo, con il mondo dell’Università e potrà costituire uno straordinario strumento a sostegno della politica per il verde dell’Amministrazione comunale e per l’assetto ecologico dei parchi tematici programmati.

Il rapporto ed il coordinamento con il circuito degli Ecoistituti operanti nel nostro Paese potrà accrescere ulteriormente la disponibilità di competenze operative e dare ai programmi pescaresi rilievo e respiro nazionali.

La scala spaziale di elezione sarà, ovviamente, quella del territorio comunale di Pescara ma indagini e ricerche (per quanto detto sopra) dovranno inevitabilmente essere estese a territorio vicini: la provincia di Pescara in primis e poi i territori limitrofi di Francavilla, S. Giovanni T., Spoltore e quelli limitrofi della prov. di Teramo ove potrebbero essere sopravvissute specie, ecotipi selvatici e cultivar scomparsi dal territorio comunale.

Per svariate specie già il mondo scientifico ha messo a punto tecniche di buona raccolta e propagazione; una quota di ricerca sperimentale riguarderà le tecniche di propagazione che, per molte specie, non sono mai state messe a punto.

Pertanto, si potrebbe partire da una situazione “semplice”, di immediato avvio, ed estendere gradualmente – anche sulla base della verifica dei buoni risultati ottenuti- la dotazione di attrezzature del centro proposto.

La dotazione “minima” ma sufficiente per avviare il riutilizzo del vivaio con le finalità fin qui esposte individuata nell’elenco seguente:

Elenco delle attrezzature e stima dei costi

attrezzature

a)          teloni a rete di ombreggiamento (modello filtravedo) relative intelaiature metalliche euro € 15.000

b)          fitocelle…………………………………………………………………… € 1.000

c)            bancali anti-ristagno per l’acqua………………………………………….. € 2.500

d)            dispositivi per l’irrigazione………………………………………………..  € 2.500

e)            un frigorifero semplice ( con congelatore)………..……………………….. €  500

La dotazione che consentirebbe alla città di Pescara di disporre di un centro di rilievo scientifico e sociale di tutto rispetto, dovrebbe comprendere , inoltre:

f)             un microscopio stereoscopico ( con telecamera)………………………… € 8.500

g)            stereoscopio per aerofotogrammetrie…..…………………………………… €  2.000

h)            un armadio termostatico ( con regolazione caldo/freddo) per i semi………. € 6.000

i)             stufa la disidratazione fino all’umidità ottimale per la loro conservazione… €  5.000

l)    bilancia elettronica…………………………………………………………. € 4.000

Ovviamente è indispensabile la disponibilità, quale base logistica per gli operatori, dell’edificio, ristrutturato, annesso al vivaio che andrà corredato di

m)   postazione lavorativa di base ( computer, periferiche ecc.)………………. € 4.000

n)    arredi essenziali ………………………………………..………………….. € 5.000

o)   materiali di consumo ( pinzette, reagenti, vetrini, materiale fotografico)….. € 1.000

p) strumenti per il giardinaggio (badili, zappe, falciatrice ecc.)………………… € 3.000

Stima presuntiva per il complesso delle attrezzature…………. € 60.000

Le attrezzature sopra elencate sono di modesta consistenza e verrebbero acquistate una tantum.

Sono escluse dall’elenco le spese per l’allacciamento telefonico ritenendo più economico non prevedere un’ utenza autonoma ma effettuare il collegamento alla rete delle utenze del Comune.

Sono escluse, altresì, le spese di riscaldamento.

Informazione al pubblico e educazione ambientale.

Il buon successo delle azioni previste può essere conseguito se, accanto alla buona pratica ed al rigore scientifico applicati alla vivaistica,  verranno  stimolate consapevolezza e partecipazione del Pubblico. Ciò richiede la predisposizione di strumenti per una campagna d’informazione diretta nei confronti dei cittadini e delle istituzioni e un programma di educazione ambientale rivolto al mondo della scuola, dell’Associazionismo e del Volontariato, nonché convegni, mostre e seminari.

Stima presuntiva di spesa per informazione, educazione ambientale, convegni, pubblicazioni:   €         50.000/  anno

GESTIONE

Come anticipato la gestione scientifica dovrà essere estremamente “forte” e qualificata e, pertanto, si suggerisce il ricorso all’associazionismo no-profit (Ecoistituto Verde Abruzzese).

La gestione pratica – logistica richiede, in aggiunta,

–              una persona che garantisca il presidio della struttura (apertura e chiusura, pulizia dei locali, sorveglianza dell’area, minuto mantenimento);

–              ricorso a manodopera qualificata o da qualificare nell’attività vivaistica.

Per il primo punto ( presidio del Centro) può essere fatta una stima previsionale almeno di circa 1.500- 1.700 € /mese.

Per il secondo una soluzione potrebbe prevedere il coinvolgimento – attraverso strumenti convenzionali- di Associazioni aventi finalità sociali quali, ad es., recupero dei giovani dalle tossicodipenze oppure detenuti in semi-libertà.

I giovani in terapia potrebbero operare nel vivaio con l’obiettivo di integrare il loro percorso terapeutico e rieducativo con l’attività lavorativa e formativa nel campo del vivaismo potendo altresì procedere all’acquisizione di abilità professionali utili anche per il successivo reinserimento sociale.

Problematicità nella realizzazione del Centro                                                                                                         

La realizzazione e la gestione del Centro proposto comportano difficoltà soprattutto di ordine scientifico.

Non si tratta, infatti, di realizzare un vivaio tradizionale in cui vengano allevate specie a fini esclusivamente ornamentali, bensì di avviare un’operazione con caratteristiche di multidisciplinarietà ad un livello elevato.

Intanto si farà riferimento al manuale redatto dall’APAT (oggi ISPRA) “Propagazione per seme di Alberi e Arbusti della Flora Mediterranea” realizzato sotto l’impulso e in condivisione del Comitato per la Lotta alla Siccità e alla Desertificazione (DPCM 26.9.97, GU n.43 del 21.2.98 ).

 Il Centro dovrebbe divenire, inoltre, interlocutore privilegiato dell’Amministrazione per l’impianto del verde pubblico –dei parchi, giardini e stradale-  e per la sua migliore manutenzione.

Si ribadisce che le difficoltà citate, a Pescara, non costituiscono fattori limitanti delle possibilità di successo per la realizzazione della proposta in quanto esistono in Città già decenni di osservazioni scientifiche, di studi, e naturalità residua; e soprattutto, esistono le competenze necessarie, finora non adeguatamente (o affatto) valorizzate e “capitalizzate” dalle precedenti Amministrazioni comunali

Esiste, inoltre, una rete di relazioni istituzionali e con soggetti professionalmente di rilievo nazionale, che rendono realisticamente possibile il pieno successo dell’operazione.

Note sui principali vantaggi per la Cittadinanza pescarese

La disponibilità in numero elevato di alberi, di arbusti e di specie erbacee ecotipiche, autoctone consentirà:

a)            all’Amministrazione comunale di disporre direttamente di materiale vegetale da reimpiantare, per la prima volta della più alta – e a tratti eccezionale- qualità ecologica;

b)            di disporre, altresì, delle specie e varietà più “giuste”, per resistenza, vigoria e adattabilità;

c)            di poter perseguire, a seconda della “taglia” delle specie impiantate, la corretta ri-propagazione, soprattutto per il verde stradale; lungo strade strette o dove comunque è inopportuno l’allocazione di alberi che diverranno troppo grandi per i luoghi prescelti, sarà possibile impiantare arbusti legnosi mediterranei che potranno essere lasciati anche quando diventeranno maturi, fino a vetustà;

d)            effetto estetico: la flora mediterranea autoctona comprende specie di straordinaria bellezza;

e)            effetto di detossificazione dell’aria dagli inquinanti più comuni derivanti dal traffico e dalle emissioni da riscaldamento domestico;

f)             profumazione dell’aria;

g)            creazione di habitats naturaliformi in ambiente urbano, con conseguente arricchimento di specie faunistiche correlate: farfalle, uccelli ecc…;

h)            risparmio economico: la flora autoctona, in quanto la più resistente perché selezionata dall’evoluzione naturale alle condizioni locali, richiede generalmente nessun trattamento fitosanitario o potature successive all’impianto;

i)             contenimento delle ondate estive di calore in ambiente urbano, destinate a divenire più frequenti e intense per il riscaldamento globale;

j)             elevata VALENZA CULTURALE, consistente nella riappropriazione, da parte della cittadinanza, della percezione dell’ambiente naturale in cui sorge la città, del proprio “genius loci”;

k)            la possibilità, da parte dell’Amministrazione, non solo di porsi come positivo esempio nei confronti dei cittadini nella gestione del verde urbano, ma di favorire le migliori pratiche ad esso riconducibile, potendo fornire al Pubblico specie e varietà vegetali di elevatissima qualità genetica da ripropagare nei giardini privati e persino sui balconi.

l)             porre Pescara fra le città all’avanguardia per l’aderenza alle pratiche della sostenibilità per il verde urbano, secondo le direttive, le raccomandazioni e le disposizioni di legge in materia di biodiversità e di sviluppo sostenibile.   

Possibili sviluppi futuri

Con le attrezzature sopra indicate, con le professionalità di cui dispone E.V.A. e con la rete delle relazioni scientifiche attivate, saranno possibili, come conseguenza praticamente naturale, interessantissimi sviluppi potendo conseguire risultati di rilievo con costi aggiuntivi minimi.

A titolo di esempio si riportano alcuni possibili sviluppi futuri.

a)            Orto botanico cittadino.  Potrebbe essere allestito presso il Vivaio. La valenza culturale, scientifica e per la didattica di un orto botanico è, per Pescara, di tale evidenza da non aver bisogno di commenti.  Si aggiunga la funzione estetica e, soprattutto, l’attrazione che eserciterebbe anche dal punto di vista turistico, essendo un orto botanico una sorta di “museo naturalistico” che potrebbe essere inserito in un circuito di visite guidate. La bellezza di un orto botanico è tale che in molte città, nella serra di tale struttura, si tengono convegni, cerimonie e si ricevono ospiti e delegazioni;

b)            Anagrafe delle piante del territorio comunale. Tale anagrafe potrebbe essere computerizzata e realizzata su base cartografica GIS, con particolare attenzione agli alberi rari o monumentali (in territorio di Pescara esistono ancora svariate querce secolari, pini e altri alberi talvolta monumentali!);

c)            Anagrafe degli alberi impiantati per ogni bambino nato (adempimento ex lege 113/99 e L.R. 29 marzo 1994, n. 15 recante “Disciplina delle tipologie delle essenze arboree da porre a dimora per ogni neonato a seguito di registrazione anagrafica”.

a)            Scuola di sistemazione ecologica- arborea in ambiente urbano. E’ noto che le piante hanno un potere detossificante degli inquinanti dell’aria e che opportune barriere vegetate e sistemazioni lineari di alberi possono ridurre significativamente l’inquinamento acustico. Una scuola del genere potrebbe tenere corsi utili all’Amministrazione ed ai privati per la sistemazione del verde in ambiente urbano, perseguendo anche finalità igienico-sanitarie.

b)            Check-list della biodiversità vegetale in territorio comunale di Pescara. La biodiversità delle specie “native” è un parametro importantissimo per la gestione del territorio e sul quale misurare l’andamento positivo delle azioni risanatorie o, viceversa, per misurare l’avanzamento del degrado. Da questo punto di vista è estremamente utile anche il censimento delle specie alloctone, invasive o infestanti e, quindi, da tenere sotto controllo con operazioni mirate di eradicazione. Dalla chek-list verranno segnalate le liste rosse relative alle specie in pericolo di scomparsa o, addirittura di estinzione e le liste blu relative alle specie che, invece, mostrino ripresa nella loro diffusione.




MOBILITÀ SOSTENIBILE

Sì della Giunta a progetto integrato. Sindaco e assessore Rispoli: “In arrivo spostamenti su bici elettriche anche in città. Sul territorio saranno 18 le postazioni a disposizione della cittadinanza”

Chieti, 17 maggio 2024. Sì della Giunta all’adesione di Chieti al progetto di mobility sharing integrato al TPL a cura della VAIMOO Srl e proposto dalla Società Unica Abruzzese di Trasporto (TUA) Spa. Si tratta di un progetto di mobilità dolce reso possibile dal decreto interministeriale n. 417/2022, che ha messo a disposizione risorse destinate al finanziamento di progetti e servizi di mobility sharing, con l’obiettivo di diffondere il più possibile l’idea di veicolo condiviso.  Alla fattibilità si è arrivati attraverso le procedure introdotte della Regione Abruzzo che ha individuato le proposte da finanziare. Il servizio che a breve approderà anche sul territo teatino, è sperimentato in molti Paesi e capitali “ciclabili” ed è nato per promuovere e potenziare gli spostamenti in e-bike e la cultura della mobilità urbana sostenibile a Chieti, per avvicinarla agli standard delle grandi città italiane ed europee.

“La nostra intenzione è quella di adottare scelte volte alla modernizzazione e all’innovazione delle politiche di mobilità sostenibile – spiegano il sindaco Diego Ferrara e l’assessore alla Mobilità Stefano Rispoli – vogliamo farlo coniugando azioni mirate alla tutela ambientale, in modo da fornire servizi moderni e fruibili alla comunità, ma che si pongano in linea con passi concreti anche sul percorso della transizione ecologica. L’adesione al progetto nasce da questa esigenza: potenziare gli spostamenti sostenibili e integrare mezzi dedicati con il trasporto pubblico, in modo da intervenire sulle abitudini di mobilità e ridurre progressivamente il tasso di motorizzazione del mezzo privato in tutto l’ambito urbano.

Siamo consci della particolare conformazione della città, soprattutto della parte alta, ma riteniamo che Chieti non possa rinunciare a questa occasione, tant’è che, di concerto con la società operativa, la Vaimoo Srl e con quella proponente, la TUA regionale, abbiamo condiviso un piano con 18 stazioni virtuali dove posizionare le e-bike, su tutto il territorio cittadino raggiungibili anche attraverso l’app che attiva il servizio. Tempi e modi saranno illustrati a breve in una conferenza stampa con tutti gli attori del progetto e in occasione della partenza del servizio, che è imminente. Vale la pena rimarcare che si tratta di una scelta pienamente sostenibile anche economicamente, perché a costo zero per l’Ente, con un potenziale importante, in quanto migliora gli spostamenti interni alla città, cambiando in meglio anche le abitudini della comunità, cittadini che vivono Chieti quotidianamente e anche chi la sceglie per motivi di lavoro o turismo”.




UN ALTRO TASSELLO DELLA MURAGLIA SULLA RIVIERA SUD

Pescara, 17 maggio 2024. Puntuale come la scadenza di una cambiale giunge l’autorizzazione a costruire palazzi per appartamenti sul Lungomare Sud di Pescara da parte della società Pescaraporto s.r.l.
Si tratta dell’ultimo anello di una lunga catena; è un permesso  già concesso in deroga al Piano Particolareggiato che comprende tutta l’area a Sud del porto canale: una previsione d’insieme che, val la pena di ricordarlo, è ancora vigente e che permetterebbe di armonizzare gli interventi privati e gli spazi pubblici in una grande operazione di riqualificazione di quella parte della città.

 Questa previsione può essere aggiornata  motivatamente e con evidenza pubblica ma non cancellata a favore dei vari episodi caso per caso. Invece  si susseguono gli annunci di interventi  scollegati: capannoni per la ricerca sulle aree ex COFA, sedi di aziende, alberghi ed ora appartamenti ; tutti si affiancano alla caserma della Guardia di Finanza, anch’essa realizzata al di fuori del PRG, che già oggi ci anticipa come sarà tutta la Riviera: una muraglia tra la città e il mare.

Per arrivare all’attuale autorizzazione durante gli anni, dopo i fermi imposti in sede giudiziaria, ci sono volute iniziative parlamentari di ” interpretazione autentica” delle leggi sfavorevoli, permessi per destinazioni produttive o alberghiere, inizi dei lavori e sospensioni  finchè, grazie alla  esiziale filiera del “Decreto Sviluppo” (che da Governo e Regione giunge fino alle Delibere comunali del 2017 e, soprattutto, del Marzo 2023), si arriva ad autorizzare gli alloggi sul mare, il bersaglio finalmente centrato. Chi allora si opponeva e appoggiava le sentenze contro oggi fornisce lo strumento per autorizzare; chi era a favore o benevolmente neutrale forse oggi è contro. Le alterne vicende e le alterne convenienze politiche fanno sì che nessuno dichiari di voler costruire un fronte edificato compatto sul lato mare della Riviera Sud ma intanto, uno per uno, si appoggiano o permettono tutti gli interventi che quel fronte costituiranno. Qualcuno sostiene (e sosterrà) che poco cambia se gli edifici autorizzati ospiteranno uffici, strutture alberghiere o abitazioni. Non è vero:  uffici e alberghi, già autorizzati, per anni ed anni sono rimasti sulla carta perché  ritenuti fuori mercato; oggi  invece si realizzeranno alloggi  ( che sul mercato ci stanno, eccome) i quali nulla aggiungono, anzi tolgono, alla valorizzazione della Riviera.

A tutto ciò ci siamo opposti con prese di posizione e ricorsi, anche sull’ultima Delibera, parzialmente invalidata di recente; resta oggi da dire che i cittadini devono sapere come sia cambiata la volontà politica e urbanistica sulla Riviera Sud: si vogliono le costruzioni ed i palazzi alti in prima fila  e non più un organico disegno delle vaste aree prevalentemente libere che fiancheggiano fiume e mare.

Ma questo mutamento di indirizzi non viene dichiarato; si deve leggere nelle righe di qualche Delibera e negli annunci  di ogni nuova proposta immobiliare. Deve essere invece conosciuto dalla opinione pubblica.

Il Comitato Direttivo di Italia Nostra
 Sezione L. Gorgoni Pescara




AL VIA I LAVORI AL PARCO DELLA SPERANZA

In via lago di Borgiano e negli impianti sportivi di Villa del Fuoco. Una nuova piazza e miglioramento e efficientamento di campi, palazzetti e palestre

Pescara, 17 maggio 2024. Dopo l’abbattimento del Ferro di cavallo e la riqualificazione del parco dell’Infanzia di via Tavo, sono cominciati i lavori promossi dal Comune a Villa del fuoco per sistemare il parco della Speranza di via Lago di Capestrano, per realizzare una nuova piazza in via Lago di Borgiano e per il miglioramento di alcuni impianti sportivi situati nel quartiere. L’importo totale è di 2 milioni e 300mila euro: il progetto è diviso in due lotti, il primo relativo agli impianti sportivi (importo 717mila euro, da realizzare in 200 giorni), il secondo relativo alle aree verdi (1,7 milioni circa, durata dei lavori 360 giorni). L’annuncio arriva dal sindaco Carlo Masci.

IL PARCO DELLA SPERANZA

Il progetto del Comune per il parco della Speranza nasce dalla volontà di aprire sempre più questo spazio verde ai cittadini, per consentire a tutti di fruire di un’area accogliente e curata, lasciandosi alle spalle l’immagine di parco spoglio e degradato. Con questo obiettivo il parco sarà dotato di un nuovo manto superficiale per il campo di basket, sarà realizzato il nuovo prato con la piantumazione di nuove essenze, sarà creato un percorso pedonale e saranno posizionati nuovi cancelli e una nuova recinzione. Il parco sarà monitorato da un impianto di videosorveglianza, da inserire nell’area per la sicurezza e la tutela degli utenti.

LA NUOVA PIAZZA

Dopo la demolizione dei tre palazzi di via Lago di Borgiano che erano stati dichiarati a rischio crollo e sgomberati,

è stata prevista la realizzazione di una nuova piazza con una fontana al centro. Le nuove e le vecchie alberature saranno collocate in cerchi concentrici, richiamando la caduta di un sasso in acqua. Oltre al rifacimento della pavimentazione (in cemento stampato-pettinato-drenante sui toni del sabbia che sfumano dal centro della piazza dai toni più chiari fino ai toni più scuri) si provvederà a piantumare 40 nuovi alberi e saranno realizzate delle sedute. Completano il progetto l’impianto di videosorveglianza e l’illuminazione. Un nuovo luogo di incontro e socializzazione.

GLI IMPIANTI SPORTIVI

Oltre all’intervento sul parco e sulla piazza, che ha preso il via nei giorni scorsi, è già cominciata la riqualificazione degli impianti sportivi del quartiere, e cioè la palestra di via Giardino, il campo sportivo Donati, la palestra e il bocciodromo di via Orfento, tutte strutture che gravitano attorno al parco della Speranza, ritenuto fulcro del quartiere. I lavori sono di vario genere e vanno dalla sostituzione degli infissi al rifacimento del pavimento, con la sostituzione di porte e lampade (con lampade a Led), la riverniciatura e, dove previsto, l’impianto di videosorveglianza.

MASCI: UN ALTRO INTERVENTO PER RENDERE VILLA DEL FUOCO PIÙ VIVIBILE

“Un altro tassello, per riqualificare Villa del fuoco”, commenta Masci, “una periferia mai trascurata da questa amministrazione ma, anzi, tenuta in massima considerazione. Una zona che prima era ritenuta solo un supermarket della droga e che noi vogliamo rendere sempre più vivibile: lo abbiamo fatto fino ad ora, con una serie di interventi, anche sul sociale, e continueremo sempre su questa strada anche in futuro”.




PASSO IN AVANTI DECISIVO PER L’ITALIA

La legge post calamità

Roma, 16 maggio 2024. “Grazie all’accurato lavoro svolto dal Ministro Nello Musumeci e a quello in corso di svolgimento in Parlamento, a breve l’Italia potrà dotarsi di una legge in materia di ricostruzione post calamità che comprende un corpus di norme in grado di garantire maggiore programmazione, omogeneità ed efficacia degli interventi. Si tratta di una pietra miliare relativamente ad alcuni aspetti fondamentali come il modello unico, o l’individuazione dei due grandi momenti stato emergenza e stato di ricostruzione: è un passo in avanti decisivo per il nostro Paese. Mi fa piacere che una parte dell’esperienza del sisma 2016 abbia alimentato le proposte ordinamentali sviluppate nel testo, a partire dalla governance multilivello che, quantomeno per calamità che abbiano estensione macroregionale, ha rappresentato una soluzione efficace che ci ha consentito poi di compiere un cambio di passo nella ricostruzione”.

Lo ha detto il Commissario Straordinario al sisma 2016 nel corso del convegno “Calamità, nuovi percorsi per la ricostruzione”, che si è svolto oggi a Roma. “Rispetto al disegno di legge attualmente all’esame della Camera vorrei sottoporre alcuni temi sui quali auspico che il dibattito parlamentare possa compiere ulteriori approfondimenti. Il primo riguarda il ruolo dei comuni nella ricostruzione: ritengo possa essere utile che vi sia un organo intermedio tra livello centrale e comunale, che coordini, coadiuvi e sostenga gli enti locali negli interventi. Gli uffici speciali per la ricostruzione, ad esempio, sono stati un’esperienza particolarmente positiva nell’ambito sisma 2016.

Altro aspetto riguarda lo stato di emergenza e di ricostruzione, due momenti che attraverso questa nuova legge sono stati giustamente separati. In alcune specifiche occasioni però potrebbero non essere divisi nettamente e considerati come consecutivi. Alcune sovrapposizioni funzionali infatti sono possibili, come nel caso della ricostruzione per danni lievi mentre è ancora in corso la fase emergenziale. Altro punto che sottopongo è quello della rilevazione iniziale de danno, che rappresenta un momento decisivo di tutto il processo verso la ricostruzione. Dunque, potrebbe essere utile arricchire il set degli strumenti di rilevazione del danno e delle quantificazioni economiche, così da definire un quadro più dettagliato fin dall’inizio.

Passo alla questione delle difformità urbanistiche. Non c’è ricostruzione che non si imbatta nelle piccole difformità parziali, che sono la costante del mio lavoro, giorno dopo giorno. Certamente non può esservi alcuna legittimazione rispetto agli abusi ma il tema va posto perché queste difformità spesso portano al blocco totale dei lavori. Infine, vi è il tema dell’inerzia dei proprietari o della loro irreperibilità. A tale riguardo ritengo che prevedere una norma primaria sia necessario per avere a disposizione uno strumento giuridico utile per dirimere questo problema. Nel caso del terremoto del Friuli, ad esempio, vi fu la ricostruzione pubblica in luogo della privata, in altri casi si può sancire che, in assenza di interesse verso un edificato, si può agire attraverso la sua eliminazione o rifunzionalizzazione.

Sappiamo che il nostro è un Paese caratterizzato da un’accentuata vulnerabilità sismica e idrogeologica che non hanno pari a livello europeo. In Italia ci sono 678 mila frane attive, due terzi di tutta l’Europa. Questa nostra fragilità rischia di essere accentuata dall’avanzare della crisi climatica dal momento che l’abbandono delle aree interne e l’assenza dell’uomo determina un ampiamento della potata degli eventi catastrofali. Dunque, dobbiamo essere consapevoli del fatto che crisi demografica e crisi climatica sono due facce della stessa medaglia e che di ciò dobbiamo tenere conto nell’ambito del processo di ricostruzione, che è una creatura viva, in costante evoluzione. Infine, concordo appieno con il Ministro Musumeci quando dice che la ricostruzione deve essere un’occasione di prevenzione, per ricostruire meglio, e di innovazione: il dov’era com’era ci porta lontani dal rendere i nostri luoghi più abitabili. Abbiamo a disposizione nuove tecnologia, la digitalizzazione ed è dunque necessario farne un buon uso”.




TORNANO PULIFONDALI E PULISPIAGGE

L’Abruzzo protagonista a Giulianova, Ortona e San Vito Chietino

Pescara, 13 maggio 2024. La Fipsas scende in campo nella “giornata mondiale dell’ambiente”. Il 5 giugno prossimo ritornano “Pulifondali” e “Pulispiagge” in Abruzzo. Dopo il successo nella ripulitura di fondali e arenili nella passata stagione, la FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva, Attività Subacquee e Nuoto Pinnato) si immergerà con i suoi tecnici e tesserati per prendersi cura di alcuni tratti di mare di ben tre comuni: Giulianova, Ortona e San Vito Chietino. L’obiettivo è quello di individuare e salpare rifiuti di ogni genere con la collaborazione della Rai e del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, che da sempre, insieme a Suzuki, hanno dato sostanza all’iniziativa.

“Lo scopo principale di Pulifondali e Pulispiagge – spiega il Prof. Ugo Claudio Matteoli, Presidente della FIPSAS – è quello di tutelare l’ambiente e al tempo stesso permettere a tutti di fare una significativa riflessione sull’importanza di preservare l’habitat naturale. L’anno scorso, in tutta Italia, sono stati recuperati 175 quintali di rifiuti e stavolta nelle 40 località coinvolte proveremo a raddoppiare i numeri”.

Ben tre le località abruzzesi a aderire al progetto della FIPSAS, una sensibilità crescente capace di coinvolgere tutti i comuni che si occuperanno del corretto smaltimento dei rifiuti, una volta portati a secco.




MANUTENZIONE DEL LAGHETTO DELLA VILLA

Al via sperimentazione a zero impatto ambientale. Sindaco e assessore Zappalorto: “adotteremo un prodotto per purificare l’acqua, senza dover spostare gli animali presenti nel bacino e tutelando sia la risorsa idrica potabile utilizzata, sia le casse dell’ente”

Chieti, 11 maggio 2024. Il Comune sperimenterà un nuovo rimedio a zero impatto ambientale per purificare il laghetto della Villa che da anni aspetta una manutenzione straordinaria. Pubblicata oggi la determina che impegna una spesa minima che consentirà di intervenire, preservando la flora e la fauna del luogo e consentendo un notevole risparmio al Comune sia in termini economici che di manodopera.

“Da settimane siamo al lavoro su un intervento massivo, tanto necessario, quanto complesso e oneroso, perché il laghetto della Villa manca da anni di manutenzione e, soprattutto, è riempito con acqua potabile, cosa che rende particolarmente costosa l’operazione di svuotamento e riempimento dell’invaso – spiegano il sindaco e l’assessore all’Ambiente e alla transizione ecologica Chiara Zappalorto – . Dopo aver attivato una sinergia che resterà costante con i biologi dei Nucleo Biodiversità dei Carabinieri Forestali e il Parco Maiella, vista la presenza di centinaia di testuggini e pesci nello stagno che, in caso di svuotamento, avremmo dovuto spostare con tutte le dovute cautele, siamo riusciti a trovare dei prodotti innovativi per arrivare allo scopo senza tante e tali operazioni, ma che agisce sull’acqua, purificandola. Si tratta di sostanze biologiche, dunque non chimiche, che non nuocciono alla fauna del laghetto, sperimentate con successo in Italia e fuori su bacini ben più grandi del nostro e che in poche settimane si attivano e recuperano la qualità delle acque.

Il costo è contenuto sotto i 1.000 euro e il quantitativo ci consentirà di agire sia sulla Villa, sia sugli altri bacini e fontane presenti in città, in modo da evitare interventi dispendiosi e non durevoli, che anche a causa del progressivo depauperamento del personale dell’Ente non riusciamo a sostenere, visto che all’attivo del Comune sono rimasti solo due operai per tutto il territorio cittadino. Per arrivare a una soluzione efficace abbiamo messo in campo tutte le possibilità. È stato necessario non sono solo per via delle esigue risorse umane le criticità con cui abbiamo dovuto confrontarci, ma soprattutto per l’esigenza di effettuare la manutenzione tenendo conto del rischio di emergenza idrica connesso ai cambiamenti climatici che riguardano anche noi, aspetto valutato con ACA che gestisce le reti idriche di Chieti da anni, questo al fine di trovare la soluzione migliore. La sperimentazione nasce da queste esigenze: agire in tempi rapidi e farlo tutelando impianto, fauna ittica e ambiente. Gli uffici stanno provvedendo all’acquisto del prodotto, prima dell’impiego si stanno facendo degli interventi sull’impianto idrico del bacino e poi si procederà. Il prodotto agirà di settimana in settimana, nella prima fase andrà ad attutire gli odori e poi, dalla superficie, nel giro di poche settimane agirà sull’acqua stagnante purificandola e rendendola limpida.

Una soluzione che arriva considerando sia le condizioni economiche dell’Ente, sia l’impatto ambientale delle scelte che in questo caso non c’è, perché il prodotto non va a modificare né ecosistemi vegetali, né quelli animali e migliorerà di certo anche quelli “umani”, dei frequentatori della Villa, non avendo problemi di tossicità”.




INCREDIBILE: LA RISERVA MESSA ALL’ASTA!

di Radici inComune

Pescara, 11 maggio 2024. L’Ente gestore, ovvero il Comune di Pescara e nella fattispecie la Giunta comunale, mette all’asta gli alberi della Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana, patrimonio della collettività, dopo aver ignorato, per l’intero mandato di 5 anni (2019-2024), l’esistenza del relativo Piano di Assetto Naturalistico.

Infatti dopo l’approvazione dello stesso nel 2018 e la tardiva pubblicazione dell’atto sul BURA il 13 febbraio 2019, su tutte le versioni del Documento Unico di Programmazione (DUP), redatti dall’Amministrazione dal 2020 al 2023, alla voce: “Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana” il testo esordisce sempre con lo stesso testo: “Nelle more del completamento da parte della Regione Abruzzo dell’iter approvativo del Piano di Assetto Naturalistico (avvenuto come detto nel 2019), andranno perseguite le seguenti azioni (…). A pag. 103 del DUP 2023-2025, ma anche degli altri, si legge inoltre: “4. Gestione – Nelle more della definizione, da parte del Consiglio comunale, di un più incisivo e potenziato assetto di gestione della Riserva, si procederà, in coerenza con il PAN, alla realizzazione di strutture di accoglienza volte a garantire sostenibilità economica ad azioni di gestione organiche dell’area protetta”. Altre simili “enigmatiche” dichiarazioni, ripetute in fotocopia, chiudono in tutti i DUP il breve capitolo sulla Riserva.

Quindi mai nominato un Comitato di gestione, nè tanto meno la Direzione scientifica!

Dopo l’incendio dell’agosto del 2021, di fronte al quale, nonostante gli allerta meteo, l’Amministrazione si è fatta trovare gravemente e drammaticamente impreparata, la stessa ha continuato a ritenere non necessaria una governance scientifica interna, ma si è avvalsa, con bizzarre e improvvisate formule, di variegate consulenze esterne, in modalità per nulla coerenti con la norma istitutiva dell’area protetta.

Fino ad arrivare alle attuali attività di “bonifica” e rimozione delle presunte “macerie” lasciate dal fuoco, ovvero il legname bruciato. Proprio quest’ultimo, il cd materiale di “esbosco”, è stato valutato dal progettista, nonché DL dell’intervento, “nelle disponibilità della ditta appaltatrice” oltre che di “scarso valore di mercato” tanto da suggerire all’Ente appaltante (il Comune) di bruciarlo, indicando anche dove (impianto di Biomasse di Termoli), paradossalmente trasformando gli alberi da “riserve di carbonio” a fonte di emissione di CO2: un mondo alla rovescia!

Abbiamo consultato tutte le attuali norme vigenti in materia, dalla Legge 21 novembre 2000, n. 353: “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”, alla Legge 14 gennaio 2013, n. 10: “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, e finanche L.R. 4 gennaio 2014, n. 3: “Legge organica in materia di tutela e valorizzazione delle foreste, dei pascoli e del patrimonio arboreo della regione Abruzzo”, ma tutte  rimandano ai PAN vigente, dove non vi è  riferimento alcuno a tale pratica, nè tanto meno alla sua messa all’asta (per fare non si sa cosa).

Ma quand’anche fosse, si tratta di un obbligo o di un’opportunità? In entrambi i casi, quale sarebbe la posizione del Comune, nel gestire un patrimonio pubblico, che è della collettività, nei confronti dell’impegno che invece è tenuto ad assumere dal Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione a cui i Comuni italiani sono chiamati e tenuti ad aderire e a dare il loro contributo, dove la parola combustione non è mai citata?

Per non parlare della completa applicazione del Codice degli Appalti  e dei relativi Criteri Ambientali Minimi (CAM), certamente all’attenzione del progettista relativamente ai lavori di esbosco sopra esposti, ma solo quellio relativi all’adozione sostenibile di attrezzature di svago per aree verdi, quindi sbagliate, tralasciando invece quelli relativi alle attività obbligatorie da mettere in atto per lo smaltimento di materiale di scarto di lavorazioni del verde (compostaggio in loco o in remoto per restituire sostanza organica a un suolo geopedologicamente sabbioso e quindi poco fertile).

A detta grave lacuna si aggiunge quella relativa alle campagne di comunicazione, obbligatorie anch’esse, che a nostro avviso non sono mai state effettuate per nessuna delle opere di gestione ordinaria e straordinaria del verde, né tanto meno l’Amministrazione ha verificato che venissero effettuate (addirittura in diversi bandi l’Ente appaltante, il Comune, ha previsto opere in contrasto con i CAM, tipo dare punti a chi prevedesse la destinazione energetica degli scarti, fatto gravissimo!!!)

Cosa devono dedurre due Enti sovraordinati, come la Regione Abruzzo, il suo Ufficio Parchi e Riserve Naturali, che con propria Legge ha istituito, nel 2000, la Riserva affidandola al Comune e finanziando annualmente anche le relative attività di gestione, nonché l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, l’ANAC, a cui fa capo il rispetto dell’attuazione del Codice degli appalti, verdi in questo caso (GPP), e che valuta le violazioni della disciplina sull’affidamento e l’esecuzione di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture?

Si è letteralmente increduli rispetto a quanto questa Amministrazione sia riuscita a non fare in termini di attuazione delle norme (a partire dal PAN e dal Codice degli appalti) e di converso a danneggiare l’area protetta con una sequenza sorprendente di attività, ordinariamente di “giardinaggio”, finanche alla distruzione di interi lembi di pineta come è avvenuto nel caso della realizzazione del Pendolo, 600 metri di follia viaria che oggi attraversano l’area protetta con il passaggio previsto di milioni di auto.

Il legname della Riserva non può essere mandato in fumo, affidandolo con un’asta ad aziende che usufruirebbero di inverosimili incentivi statali per mandarlo al rogo, producendo CO2, ma deve essere restituito alla stessa area protetta ovvero a tutte le aree verdi della città, perché è alla città e ai suoi abitanti che detto patrimonio appartiene.




GIORNATA ECOLOGICA SULLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Promossa dalla Commissione Giovani Ingegneri di Teramo

Teramo, 8 maggio 2024.  Sabato prossimo, 11 maggio, gli Ordini degli Ingegneri delle quattro province abruzzesi organizzano, in contemporanea, la prima edizione della Giornata Ecologica.

A Teramo, promotrice dell’evento sarà la Commissione Giovani Ingegneri dell’Ordine teramano che ha come referente il consigliere Serena Trigliozzi mentre la coordinatrice del progetto è Paola Di Patrizio. Il tema scelto per la giornata riguarderà principalmente la sostenibilità ambientale. Se ne discuterà passeggiando sul lungofiume Vezzola e raccogliendo rifiuti dannosi alla natura.

Per gli operatori del settore sarà un momento di riflessione da condividere con la cittadinanza anche grazie agli interventi tecnici dell’associazione Plastic Free, organizzazione di volontariato impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, e della società Edil Canapa. Quest’ultima, in un’ottica di ecosostenibilità, ha recentemente ristrutturato la casetta sul fiume in via Vecchio Mattatoio. Proprio qui, sabato, alle ore 9, è previsto il punto di incontro dei partecipanti e, in una ideale comunione di forze, un collegamento in streaming con gli altri Ordini degli Ingegneri abruzzesi.

Seguirà un intervento sull’impatto di sostenibilità a cura di Luca Di Carlantonio dell’associazione Plastic Free. La passeggiata ecologica, muniti di guanti idonei per raccogliere i rifiuti e di una borraccia d’acqua, inizierà alle ore 10:30.

L’intervento tecnico conclusivo, intitolato Un’ondata di ristrutturazione, sarà tenuto da Mariaelena Alessandrini di Edil Canapa e prevede il conseguimento di due crediti formativi per gli iscritti all’Ordine.

“Sono orgoglioso dell’impegno dimostrato dalla nostra Commissione Giovani Ingegneri – commenta Leo De Santis, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Teramo – Spero che l’intera cittadinanza possa partecipare a questo evento che ci aiuterà a prendere consapevolezza dei rischi per il nostro futuro, offrendoci soluzioni adeguate”.




SCOPERTA UNA NUOVA SPECIE BOTANICA!

Pescara, 6 maggio 2024. Fatta una importante scoperta scientifica: dopo il pinus pinea e il pinus halepensis, è stata trovata una specie unica, endemica della Riserva Dannunziana: il Pinus Mobilis.

È unico nel suo genere in quanto modifica spesso il suo areale di radicazione, e come esprime il suo nome volgare, è un “pino che si muove”

Il Pinus Mobilis ha fatto la sua prima comparsa subito dopo l’incendio del primo agosto 2021.

La sua velocità di movimento ha creato molte difficoltà tra gli esperti.

Nei primi monitoraggi dell’Università dell’Aquila ne erano stati avvistati addirittura 7000, ma col passare del tempo, per via di una emigrazione di massa, i pini rimasti erano circa 3000.

A causa dell’esbosco effettuato ultimamente alcuni esperti concordano su una successiva emigrazione, 300 si sarebbero spostati in luogo sicuro (gli esperti mantengono il segreto) mentre altri esperti della Commissione Ambiente del Comune di Pescara dicono che i pini lì non ci sarebbero mai stati, e il tutto sarebbe stato provocato da un evento “illusorio” dovuto appunto alla velocità di spostamento dei Pini, che possono raggiungere punte notevoli.

La nostra associazione, dopo vari appostamenti, è riuscita a documentare una colonia massiccia di pinus mobilis all’interno degli spartitraffico lungo le vie della Riserva.

Grazie a questa segnalazione, oggi personale preparato ed esperto alla cattura , si è recato in zona e con ammirevole professionalità è riuscito a catturare parecchi pinetti per portarli in luogo sicuro.

Ringraziamo l’amministrazione che si prende cura dei piccoli, mantenendo la riservatezza sul luogo nel quale sono custoditi.

In caso di altri avvistamenti, la cittadinanza è pregata di farcelo sapere. Questo e altro per la rinascita della nostra pineta! (per tacere dei pini indisciplinati)

Comunque, per ovviare alla mobilità dei pinetti si è deciso di importare nuovi Pini, circa 200, di tipo stanziale, in modo che l’opportuna riproduzione possa generare pini più moderati e addomesticabili.




CARENZE ALIMENTARI VS CARENZE SCIENTIFICHE

Pescasseroli, 3 maggio 2024. Nei giorni scorsi si sono rincorsi su alcuni account social i video di come i giovani orsi, figli di Amarena avrebbero superato l’inverno. La notizia curiosa, a correlazione dei video, che lascia aperte infinite domande, è quella che un privato cittadino, ha fornito cibo, “naturale” a suo dire, durante il mese di dicembre 2023 agli orsi orfani, ovviamente avendo deciso in totale autonomia che ciò fosse necessario. Naturalmente la notizia ha destato non poche perplessità, normative, procedurali e di opportunità.

Non sappiamo molto della storia antica dell’orso, ma sappiamo che ci sono ancora cose da scoprire sulla sua storia recente. Di sicuro le ricerche sulla genomica ci hanno aiutato a conoscerlo meglio, gli studi in atto ci stanno aiutando ad avere nuovi dati ecologici ed etologici e il prossimo anno, con la stima su base genetica, avremo certamente informazioni più accurate sulla consistenza numerica su tutto l’areale appenninico, dato fino ad ora ignoto.

Nonostante tutto ad attirare l’attenzione di alcuni però è la mancanza di risorse alimentari per la popolazione di orso marsicano, a loro dire, motivo per il quale sarebbe necessario procedere con alimentazione di supporto (supplemental feeding).

Negli ultimi 7 anni il tema  è stato approfondito e molto abbiamo scritto su questo particolare argomento che appassiona diversi amanti degli orsi, proprio perché, molto spesso, fortemente divisivo. Proprio per questo abbiamo sempre tenuto un approccio scientifico, rigoroso e prudenziale rispetto agli effetti negativi che questa pratica potrebbe produrre.  Se il Parco ha deciso di non procedere con il supplemental feeding lo ha fatto sulla base di confronti e ricerche scientifiche, in ambito internazionale, dove a fronte di alcuni studi che ne elogiano i risultati, in alcune precise aree, molti altri, invece, mettono in guardia sugli effetti negativi di questa pratica, che di fatto annullano tutto il resto.

In passato, come abbiamo scritto, più volte il Parco ha adottato questa pratica con le migliori intenzioni, ma è stata proprio l’esperienza, i risultati e le ricerche scientifiche in divenire, su questo tema, che ci hanno fatto desistere perché inutile, anzi in alcuni casi dannosa.

Un anno e mezzo di attività (1985-86), soprattutto nei periodi di iperfagia, è servito a dimostrare che i punti di alimentazione supplementare sono stati frequentati soprattutto da cervi, cinghiali e volpi, dove c’era la frutta, e soprattutto dai lupi, ma anche dai cinghiali, dove c’era la carne. Gli orsi hanno usufruito di questo cibo aggiuntivo poche volte e in modo sporadico.

E tutti gli elementi, oggettivi, raccolti anche da ricercatori terzi rispetto al Parco, non possono essere confutati dalle opinioni di chi basandosi su osservazioni empiriche e senza una base scientifica afferma il contrario.

Inoltre, come si può parlare di carenze alimentari se tra tutti gli orsi che monitoriamo o che abbiamo catturato, nonché tutti quelli oggetto di foto o video che riempiono i social, non ce n’è uno denutrito?

Le carenze alimentari, ormai insinuate nella mente di chi teme per il destino dell’orso marsicano al momento non esistono, e sono ben altri i problemi per questa meravigliosa popolazione. Ma come spesso accade, quelli più macroscopici e anche più complicati da risolvere vengono ignorati.

Il Parco ha sempre sostenuto che in caso di nuove evidenze scientifiche, utili a confutare la non opportunità del supplemental feeding, rivedrà alcune posizioni, attuando altre strategie. Le Linee Guida dell’UICN per la riduzione dei conflitti con la fauna (IUCN SSC Guideline on human-wildlife conflict on 2023), nello scegliere una misura gestionale, suggeriscono che è fondamentale evitare o minimizzare qualsiasi effetto collaterale negativo. Il somministrare cibo alla fauna non è menzionato tra le azioni suggerite, proprio perché la maggior parte degli studi definisce che i rischi di abituazione al cibo e all’uomo, nonché la perdita di diffidenza e la possibilità di veicolare malattie, visto che dove si mette il cibo non ci andrebbero solo gli orsi, aumenta di fatto i conflitti.

La questione degli orsi confidenti, che invece incontriamo nei paesi, e che quindi ha contribuito a creare l’idea della mancanza di cibo in natura, è un fenomeno che riguarda tutte le popolazioni di orso in giro per il mondo. Associare il fenomeno degli orsi confidenti alla carenza di cibo non ha nessuna base scientifica certa, anche perché non si capisce di cosa vivrebbero tutti gli altri in giro per l’Appennino centrale. Non è la fame a spingere qualche orso a scendere periodicamente in aree antropizzate, altrimenti nei paesi avremmo decine e decine di orsi. E questo non è mai accaduto.

Affermare che gli “orsi scendono in paese perché hanno fame” è una risposta troppo semplicistica, che non tiene conto di quanto in Natura tutto sia più complesso di quello che sembra.

Da questo punto di vista noi uomini dovremmo operare una riflessione più attenta e razionale perché spesso è proprio il nostro approccio semplicistico a farci operare scelte sbagliate rispetto all’ambiente, con risvolti che neanche immaginiamo. E troppo spesso ignoriamo la relazione “causa ed effetto”, perché il lasso di tempo che passa, per percepire le conseguenze delle nostre azioni, è molto lungo.

Il Parco opera in modo chiaro, com’è giusto che sia per una Pubblica Amministrazione, e il supplemental feeding non viene fatto perché non è necessario, e anzi come già detto, spesso dannoso

Lavoriamo ogni giorno per una Natura sana e soprattutto che non ha bisogno della mano dell’uomo, non certo per una Natura addomesticata.

Le azioni sconsiderate messe in campo da chi ha deciso di alimentare artificialmente i due orsi figli di Amarena sono di una gravità estrema. Si tratta di azioni clandestine che poco hanno a che fare con il rispetto della legge, perché l’orso marsicano è una specie particolarmente protetta, e nel cui merito abbiamo chiesto alle autorità competenti di fare chiarezza e di cui daremo conto non appena avremo notizie certe.

Ci sarebbe inoltre anche una questione etica, oltre che scientifica e normativa che è bene ricordare: l’effetto emulazione che altri potrebbero adottare nel silenzio e nell’ombra. Leggere che si sarebbe trattato di un “atto di disobbedienza civile”, è molto triste e ha poco a che vedere con una società avanzata che ha nella Costituzione il rispetto per l’Ambiente, dove rispetto è esattamente il contrario di anarchia.

Siamo sicuri che gli orsi avrebbero superato i mesi invernali anche senza cibo supplementare, anche perché non è dato ancora sapere le quantità di questo cibo utilizzato, né quanto in realtà gli orsi abbiamo usato queste e altre risorse. A meno che gli orsi non siano stati “pedinati”, andando ben oltre il semplice gesto dimostrativo e contribuendo in modo significativo alla fase di abituazione all’uomo, con tutte le conseguenze che questo comporterà.

E qui si apre un altro scenario, se possibile ancora più inquietante del precedente.

Come Ente pubblico siamo tenuti a operare in modo trasparente e rendere conto ai cittadini di tutto ciò che facciamo, a maggior ragione quando si opera su una specie come l’orso marsicano di interesse mondiale perché minacciata di estinzione. Proprio per questo, chiunque altro, privato cittadino o associazione, decida di intervenire sulla medesima specie, deve comportarsi allo stesso modo: rendendo pubblico, non ciò che ha fatto ma ciò che vuole fare.

Si è tenuti a comunicare in modo chiaro come si ha intenzione di procedere, quali alimenti si utilizzeranno, in quali località, quali contesti, se e quali altri animali potrebbero frequentato gli stessi siti, come si opererà di conseguenza, e ogni altro elemento utile a rendere conto alla collettività degli interventi a carico di una specie particolarmente protetta. In tal senso, almeno il raccordo con le Autorità competenti, Regione Abruzzo, Ministero e ISPRA, fuori dal Parco, è indispensabile e legalmente necessario, non facoltativo. Così non è stato.

Un altro elemento preoccupante in questa storia è la tempistica.  Si alimentano artificialmente due orsi a dicembre 2023, ma si racconta il tutto solo alcuni mesi dopo, il tempo necessario per verificare che i due orsi stavano bene. Il dubbio che di questa storia non si sarebbe saputo nulla se ai due giovani orsi fosse successo qualcosa è più che lecito, perché una operazione corretta avrebbe dovuto avere una comunicazione preventiva.  Ovvio pensare che nel caso di eventuali problemi agli orsi ci sarebbe sempre stato il Parco su cui scaricare ogni e qualunque responsabilità.

E questo riporta all’etica ed alla responsabilità di come si approccia al proprio lavoro e al proprio ruolo.

Il Parco lo fa in modo trasparente e sentendo il peso di scelte difficili e spesso impopolari, come non procedere col supplemental feeding, ma avendo ben chiaro l’interesse primario del nostro mandato: la tutela e la conservazione di un ambiente unico e di specie minacciate, rispondendone direttamente.

Tutti coloro, privati o Associazioni, che vogliono condividere la mission della conservazione sono i ben venuti, ma le regole del gioco devono essere le stesse perché solo così ci sarà sempre la garanzia della tutela del bene comune.

In questa triste storia, tutta ancora da chiarire, ha perso la razionalità, la scienza e gli orsi vittime, ancora una volta, di azioni umane sconsiderate, anche se apparentemente fatte per il loro bene.




MOTO SULLA SPIAGGIA

Montesilvano, 28 aprile 2024. La spiaggia è demanio pubblico, pericolose per runners e passeggianti in riva al mare. Il sindaco fa un’ordinanza, ma non mette un cartello di allerta né un avviso ai cittadini.

1. Vai a correre la mattina in riva al mare, o fai una passeggiata con il cane o l’amica, ed ecco comparire sulla spiaggia, rombanti moto che sbandano sulla sabbia. È il raduno dei motociclisti accampati al palacongressi per alcuni giorni, che si divertono sgommando sulla sabbia. Autorizzati dal sindaco.

Ok, riempiranno gli alberghi e faranno girare l’economia turistica, ma sono un pericolo per la sicurezza delle persone che fanno footing sulla spiaggia.

2. L’*Ordinanza balneare 2024* della Regione Abruzzo ricorda che c’è un *diritto di accesso pedonale alla battigia* garantito per tutti (clienti e non clienti di stabilimenti balneari) E la fascia di 5 m dalla battigia deve essere libera da ostacoli per chi passeggia di fronte al mare. Mentre è *vietato l’accesso ed il transito per ogni tipo di veicoli sulla spiaggia*.

3. Se tu togli un diritto riconosciuto ai cittadini per concedere un privilegio ai veicoli, hai il dovere di informare preventivamente i cittadini con avvisi e cartelli che evitino il pericolo. Non basta un’Ordinanza sull’albo pretorio. La spiaggia è demanio pubblico, non proprietà del sindaco. Occorre avvisare i cittadini e mettere segnali. Abitudine assente in questa città anche con i cantieri di Corso Umberto, in cui non c’è un’indicazione di dove andare per evitare il cantiere.

Una segnalazione, con diffida al ripristino dei luoghi, è stata inviata a *Capitaneria di Porto* e *Prefetto* di Pescara, alla *Guardia costiera* e *sindaco* di Montesilvano.

digiampietro@webstrade.it, presidente SMPP1




LA RISERVA RINASCE nelle aiuole dello … spartitraffico!

Pescara, 27 aprile 2024. Alessandra, una socia dell’associazione, rimanda in chat e poi su FB, tra allarme e meraviglia, un video in cui si vedono tante piantine di Pino d’Aleppo che stanno crescendo in alcune delle aiuole spartitraffico poste nei pressi dell’ingresso sud della Riserva, all’incrocio tra Via Silone e Strada della Bonifica.

Facciamo subito un sopralluogo. È vero: contiamo circa un centinaio di piantine (un centinaio!), da un palmo a anche due di altezza, che stanno crescendo tra gli strobili sparpagliati nel ghiaietto delle malandate aiuole, dove cresce, tra varie essenze floreali, anche il novellame della Riserva.

E pensare che siamo dentro il perimetro della Riserva, e auto, moto, furgoni e camion transitano e girano intorno a questi fazzoletti di terriccio ciottoloso, delimitati da cordoli gialli e neri al cui interno spumeggiano i soffioni del tarasacco, spiccano le rosse bacche di agazzino e, in ordine sparso, ondeggiano gli esili ma resilienti steli dell’avena selvatica. Tutto in pochi metri quadrati che però conifere rinascenti non hanno disdegnato di colonizzare.

Il dato è incredibile, perché di lì a due passi c’è un esercito di operatori esperti, guidati da professionisti della materia, che si sta occupando, con dispendio di mezzi e energie, proprio di questo: far rinascere la pineta, selezionando il materiale più prezioso che ha ripreso vita dopo l’incendio del 2021 e magari aggiungendone altro addirittura geneticamente migliore.

A questo punto ci chiediamo: ma se all’interno di pochi metri quadrati di sagomatura stradale, la cui essenziale funzione è incolonnare il traffico e non certo essere semenzaio di rinnovamento naturale di un bosco (e di cui ignoriamo il substrato, che potrebbe essere tra i più terribili materiali di riporto), nascono così tante plantule di pino, cosa mai potrà essere accaduto nelle aree circostanti, dove il contesto geopedologico è di ben altro tipo ? (esperti istituzionali sembrano affermare che il substrato non sia adatto ad una pineta, e che forse questo comparto forestale non sia neanche idoneo a essere Riserva).

Quante migliaia di semi ce l’hanno fatta, dando origine a nuova vita, a riprendersi il territorio devastato dal fuoco nel giro di poche ore? Sembra migliaia, da quanto emerso dai sopralluoghi effettuati nel tempo dal personale incaricato proprio di verificare il tasso di recupero e di ricrescita. E che fine hanno fatto?

A giudicare dalla devastazione operata dai mezzi meccanici, gommati e cingolati, che hanno percorso in lungo e in largo i diversi comparti della Riserva, molti individui potrebbero essere stati ricacciati nel sottosuolo, tra calpestio e costipazione, sepolti dai mezzi meccanici in manovra e dai pesanti tronchi, trasportati dai loro letti di caduta fino alle cataste cimiteriali.

Nei giorni recenti abbiamo notato che in questa zona, lungo i bordi delle strade che attraversano la Riserva, è stato fatto lo sfalcio dell’erba. Ci chiediamo: con quale criterio vengono condotti questi lavori, visto che siamo all’interno di un’area protetta e che si sta facendo di tutto, scientificamente parlando, per ridare vita a una formazione boschiva così preziosa tanto da averle attribuito, ben 24 anni fa, il titolo di Riserva?

Chi controlla se per caso non vi siano preziose piantine in crescita che non vengano invece spazzate via dalle lame della falciatrice?

Potrebbe anche capitare che incauti operai, muniti di decespugliatori, diano una ripulita anche agli spartitraffico?

Senza un comitato di gestione e della Direzione scientifica della Riserva potrebbe accadere, senz’altro. Anzi, forse succede già!

Radici inComune




LA LIBERTÀ VENNE DAL MARE

Dodicesima edizione continua a onorare la resistenza italiana a Roseto degli Abruzzi verso la Riserva Borsacchio. 25 aprile cerimonia e biciclettata

Roseto degli Abruzzi, 25 aprile 2024. Oggi segna il dodicesimo anno della manifestazione in bicicletta “La libertà che venne dal mare”, un evento che continua a ricordare e onorare gli eroi della resistenza italiana. Ideata da Franco Sbrolla, insieme a Gigino Braccili e ispirata al libro “Abruzzo kaput”, questa manifestazione porta avanti il ricordo delle storie di coraggio e sacrificio legate alla lotta per la libertà.

L’evento è organizzato dalle Guide del Borsacchio in collaborazione con FIAB, WWF ,  l’Istituto Abruzzese Aree Protette e gode del patrocinio e della partecipazione attiva del Comune di Roseto.

Durante le tappe della manifestazione, sono state deposte corone di fiori per ricordare i caduti della resistenza, un gesto simbolico che sottolinea il rispetto e la gratitudine verso coloro che hanno sacrificato la propria vita per la libertà del nostro Paese.

Il percorso della manifestazione tocca luoghi simbolo della resistenza, tra cui la foce del Torrente Borsacchio, teatro di agguati nazifascisti durante il periodo bellico. Prima della partenza, le istituzioni si sono unite per commemorare i caduti e coloro che hanno dato la vita per la libertà, rendendo omaggio al Monumento dei Caduti e alla Targa di Libero Pierantozzi.

L’entusiasmo e la partecipazione della comunità locale e delle istituzioni sottolineano l’importanza di mantenere viva la memoria storica e di trasmettere ai giovani le lezioni di coraggio e resilienza delle generazioni passate. “La libertà che venne dal mare” è molto più di una semplice manifestazione sportiva; è un atto di resistenza e di riconoscimento verso coloro che hanno combattuto per un’Italia libera.

Anche quest’anno, l’evento è stato un’occasione per ribadire con forza il motto “ora e sempre, resistenza”, continuando a celebrare la storia della resistenza italiana e a rendere omaggio ai suoi protagonisti.




LA RISERVA È PATRIMONIO DEI CITTADINI, NON DEL MERCATO!

Pescara, 24 aprile 2024. Sembra essere proprio il ROGO il destino del legname accatastato nella zona sud della Riserva Dannunziana a seguito delle operazioni di bonifica attuati per rimuovere i tronchi interessati dall’incendio del primo agosto del 2021.

Anche se non direttamente, così è stato più volte annunciato e ribadito dall’Amministrazione comunale che, abbastanza pilatescamente, sembra intenda affidare al “MERCATO” la sorte di questo prezioso, in quanto serbatoio di carbonio, patrimonio di sostenibilità, che appartiene all’intera comunità pescarese e non solo, trattandosi di una Riserva Regionale.

Di quest’area protetta, tra l’altro, a distanza di quasi 25 anni dalla sua istituzione (2000), non vi è ancora traccia di un comitato di gestione e della relativa direzione scientifica che molto avrebbero potuto dire e fare in un quarto di secolo in termini di tutela e valorizzazione naturalistica.

E pensare che dopo l’approvazione del PAN nel 2018 e la tardiva pubblicazione dell’atto sul BURA il 13 febbraio 2019, su tutte,  ma proprio tutte,  le versioni del Documento Unico di Programmazione (DUP), prodotti dall’Amministrazione dal 2020 al 2023, alla voce: “Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana” il testo distrattamente esordisce sempre con lo stesso testo: “Nelle more del completamento da parte della Regione Abruzzo dell’iter approvativo del Piano di Assetto Naturalistico (avvenuto come detto nel 2019), andranno perseguite le seguenti azioni (…). A pag. 103 del DUP 2023-2025, ma anche degli altri, si legge inoltre: “4. Gestione – Nelle more della definizione, da parte del Consiglio comunale, di un più incisivo e potenziato assetto di gestione della Riserva, si procederà, in coerenza con il PAN, alla realizzazione di strutture di accoglienza volte a garantire sostenibilità economica ad azioni di gestione organiche dell’area protetta”. Altre simili “enigmatiche” dichiarazioni, ripetute in fotocopia, chiudono in tutti i DUP il breve capitolo sulla Riserva.

Ad essere chiari, l’intervento in corso è riconducibile, come modello contrattuale, ad un appalto pubblico (una ditta si è aggiudicata i lavori a seguito di un bando) regolamentato dal Codice degli appalti (ultima release del 2023, ma già vigente nel 2016) che a sua volta rimanda ai cd CAM, criteri ambientali minimi (vigenti dal 2020), che chiaramente ne definiscono la cornice nonché le procedure. Ma di tutto questo non vi è traccia in quanto sta accadendo, né nella progettazione né nella esecuzione dei lavori.

Per venire alla sorte del legname di “esbosco”, ad esempio, che dovrebbe essere compostato in loco o presso impianti dedicati, con tanto di certificazione e sorveglianza da parte del Comune che ciò accada, questo è classificato del progettista, nonché DL dell’intervento, “nelle disponibilità della ditta appaltatrice” oltre che di “scarso valore di mercato“, e addirittura suggerire all’Ente appaltante di bruciarlo (ma quindi a chi appartiene questo materiale, all’ente appaltante o alla ditta appaltatrice?).

Consultate le attuali norme di riferimento, dalla Legge 21 novembre 2000, n. 353: “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”, alla Legge 14 gennaio 2013, n. 10: “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani“, e finanche L.R. 4 gennaio 2014, n. 3: “Legge organica in materia di tutela e valorizzazione delle foreste, dei pascoli e del patrimonio arboreo della regione Abruzzo“, tutte  rimandano al PAN vigente, senza trovare riferimento alcuno ad un presunto uso “energetico” del materiale di esbosco, men che meno nel PAN stesso.

Ma quand’anche fosse, si tratta di un obbligo o di un’opportunità? In entrambi i casi, nel gestire un patrimonio pubblico di cui il Comune è custode in quanto Ente gestore per conto della Regione Abruzzo, e quindi della comunità dei cittadini, quale sarebbe la posizione dello stesso nei confronti dell’impegno che invece è tenuto ad assumere dal “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica amministrazione” (Codice degli appalti) a cui i Comuni italiani sono chiamati ad aderire e a dare il loro contributo, e dove la parola combustione non è mai citata?

Alla luce del fatto che nel caso in esame si è di fronte ad una Riserva Naturale, cioè un’area protetta, e non un bosco coltivato destinato a produrre biomasse (né tantomeno ad una grande isola verde spartitraffico), sarebbe logico aspettarsi che il materiale legnoso rimosso venisse trattato con coerenza, soprattutto per il fatto che il legname costituisce un immenso serbatoio di CO2 assolutamente da non reimmettere in atmosfera. Come?

L’approccio ambientale traccia alcune possibili strade: il legname, che rimane tale e che quindi diventa risorsa, può essere trasformato in opere per la messa in sicurezza del territorio, oppure usato nel settore dell’edilizia di arredo verde, con tavoli e panchine, capanni, giochi,  oppure opportunamente cippato come materiale pacciamante nella gestione del verde pubblico ovvero compostato (biochar) per restituire sostanza organica al suolo e continuare a fungere da substrato di cattura della CO2. Tutti i parchi e i giardini urbani, come tutta la riviera (modello “ecodune”) della città potrebbero essere interessati da detti usi, costituendo tra l’altro una grande occasione occupazionale di tipo artigianale, con dando luogo ad una esposizione artistica e turistica di richiamo: la Riserva rinasce nell’arredo della città e nella sua vocazione turistica e ambientale.

Alla luce di tutto ciò, neppure un chilogrammo di legname raccolto può andare a finire nel circuito che alimenta le centrali elettriche a biomasse, soprattutto perchè è un business per i provati (la combustione del legno ad uso energetico  incentivata dallo Stato: per ogni € di elettricità prodotta ne ricevono ben 3,9 di incentivi!).

Con una direzione scientifica dell’area protetta tutto quello a cui stiamo assistendo, almeno per quanto imprevedibile, forse non sarebbe accaduto. Non può oltremodo avvenire quanto invece oggi prevedibile, ovvero mandare in fumo, per una seconda volta, un patrimonio naturale che appartiene alla collettività e tale deve rimanere.

Giancarlo Odoardi




PROPOSTE VALORIZZAZIONE  SMPP1

Foce del Saline: dopo le denunce di deforestazione per i lavori idraulici

Pescara, 23 aprile 2024. Dopo le denunce di Marzo 2024 per i lavori di deforestazione delle sponde del Saline, che abbiamo scoperto poi, essere legati ad un finanziamento da 11 milioni di euro per la difesa idraulica dalle inondazioni, ha risposto alle nostre osservazioni l’Ing. Vittorio Di Biase, commissario straordinario per la difesa idraulica della Regione Abruzzo. Lo ringraziamo della disponibilità a confrontarsi con le istanze e dei cittadini. Ma non tutte le istanze presentate possono essere decise dal funzionario tecnico. Per cui il comitato Saline.Marina.Pp1 ha rivolto ai decisori eletti, sindaci e amministratori regionali, le  richieste escluse dalle decisioni tecniche ma  afferenti agli indirizzi politici, per trovare soluzione alle richieste dei cittadini. 

Il comitato ha inoltrato, via Pec, ai sindaci e rappresentanti eletti dei Comuni (Montesilvano, Città Sant’Angelo, Silvi, Pescara, Spoltore), e della Regione Abruzzo (presidente Marco Marsilio, cons.reg.opposizione Luciano D’Amico).

In particolare, il comitato Saline.Marina.PP1 di Montesilvano si è rivolto ai decisori eletti di Comuni e Regione, per intervenire modificando il progetto approvato di nuovi argini fluviali, che si chiede di trasformare da opera solo idraulica in infrastruttura verde per la valorizzazione del patrimonio naturalistico del fiume e opportunità di offerta turistica, legata alla rete ciclopedonale regionale Bike-to-Coast, prolungata in percorsi interni Along-the-River.

Le proposte del comitato SMPP1 riguardano :

1. Creazione di un parco metropolitano Foce del Saline-Piomba tra Montesilvano, Città Sant’Angelo e Silvi.

2.  Revisione delle norme regionali su trasparenza, pubblicazione e partecipazione dei cittadini, al monitoraggio dei progetti finanziati, per migliorare la qualità dei progetti stessi.

3. Obbligo di cartello di cantiere anche per i lavori sul patrimonio naturale e forestale diversi dai lavori agricoli, come avviene anche in altre regioni.

4.  Progetto di qualificazione di un argine fluviale come vero percorso ciclopedonale, verde, illuminato, collegato alla rete Bike-to-Coast come infrastruttura verde che unisca alla difesa idraulica, la valorizzazione del territorio.




PASSEGGIATA ECOLOGICA

Sulla spiaggia in occasione della giornata mondiale della terra. Appuntamento sabato mattina con l’iniziativa per raccogliere la plastica dispersa nell’ambiente

Roseto degli Abruzzi, 17 aprile 2024. In occasione della Giornata Mondiale della Terra, Plastic Free Onlus organizza, con il patrocinio del Comune di Roseto degli Abruzzi e la collaborazione di altre associazioni del territorio, una passeggiata ecologica per raccogliere la plastica lungo la spiaggia centrale della Città delle Rose.

L’evento si terrà sabato 20 aprile alle ore 10.00 con punto di ritrovo presso Piazza Filippone Thaulero per poi spostarsi lungo la spiaggia (raccogliendo la plastica) fino a Piazza Ponno. Alle ore 12.00 i partecipanti giungeranno a Piazza Ponno, dove saranno accolti dall’Amministrazione Comunale che illustrerà l’importanza della cooperazione tra tutte le istituzioni, pubbliche e private, affinché si raggiungano gli obiettivi per la riduzione della plastica dispersa nell’ambiente e si parlerà delle conseguenze provocate dalla sua presenza in natura. Nell’occasione verrà anche sottoscritto il Protocollo d’Intesa tra l’Amministrazione Comunale e l’Associazione Plastic Free Onlus che permetterà a Roseto di fregiarsi di un ulteriore riconoscimento ambientale.

Il fine settimana del 20-21 aprile sarà quindi un momento di grande mobilitazione per la protezione dell’ambiente in Italia della quale anche Roseto sarà grande protagonista. Più di 200 appuntamenti in tutto il Paese vedranno migliaia di volontari coinvolti nell’importante compito di rimuovere migliaia di chili di plastica e rifiuti dall’ambiente circostante. Questa iniziativa è organizzata dall’associazione di volontariato Plastic Free Onlus, impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica.

“Vorrei esprimere la mia profonda gratitudine  per tutti coloro che parteciperanno all’evento di raccolta della plastica sulla nostra bellissima spiaggia. Questo evento dimostra quanto sia fondamentale l’impegno collettivo verso la tutela dell’ambiente e la sostenibilità – afferma il Sindaco Mario Nugnes – Ogni pezzo di plastica raccolto è un passo verso un futuro più pulito e sostenibile per la nostra amata città di Roseto. Desidero ringraziare gli organizzatori per aver creato questo momento di sensibilizzazione così importante e al contempo il Dec Simona Mantenuto e la Diodoro Ecologia per il prezioso supporto. La cura del nostro ambiente è una responsabilità che condividiamo e ogni piccolo gesto conta. Ognuno deve fare la sua parte per mantenere pulita la nostra città e proteggere il nostro pianeta”.




ALBERI: carbon sink di CO2 sempre, vivi o morti che siano!

Pescara, 13 aprile 2024. Quando ero studente universitario, sui libri di ecologia trovavo scritto che la concentrazione di CO2 in atmosfera era, da quasi un milione di anni anche se con varie oscillazioni al ribasso, di 300 parti per milione (ppm), un quantitativo infinitesimo ma che però gioca un ruolo unico nel determinare l’equilibrio climatico mondiale. Oggi, appena dopo solo 45 anni, sulle piattaforme on line di rilevamento trovo scritto che siamo a 420 ppm, quasi il 50% in più (in meno di 2 secoli).

Tutta la massa vegetale presente sul nostro pianeta costituisce un carbon sink, ovvero un pozzo di carbonio: una enorme e inestimabile riserva. Anche l’oceano lo è, come il suolo, nella sua componente organica. In altre parole, per carbon sink si intende un deposito di carbonio, naturale o artificiale, in cui è stoccata in varie forme l’anidride carbonica: ciò evita che questa vada a aumentare il quantitativo presente nell’atmosfera e quindi a diminuire il riscaldamento del pianeta causato dal cosiddetto effetto serra, di cui la CO2  è appunto responsabile.

Più il carbonio resta intrappolato a terra, meglio è. Pertanto, una delle cose assolutamente da non fare per evitarne la dispersione in atmosfera è, come è a tutti noto, non favorire i processi di combustione, di qualsiasi tipo, che consumano ossigeno e hanno come prodotto di scarto la CO2 .

Ed è quello che in tema di appalti pubblici per la gestione del verde (codice degli appalti per il green public procurement – GPP) impongono i Criteri Ambientali Minimi (CAM).

In un recente confronto pubblico andato in onda su Ricicla TV, alcuni interlocutori del Ministero, dell’ANCI e di organizzazioni di categoria si sono confrontati sull’applicazione del codice degli appalti in materia di gestione del verde pubblico, ed in particolare dei CAM.

Lo ha detto in modo molto esplicito Laura D’Aprile (Capo del Dipartimento Sviluppo Sostenibile MAS): i CAM, ai sensi del Codice degli appalti, sono obbligatori.

L’ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, nella persona di Walter Giacetti, Direttore Tecnico Ecoambiente srl Rovigo, considerato che il compost è prodotto “povero”, ha proposto di incentivarlo (si incentiva il biometano, che brucia, e perché non il compost, che al contrario trattiene la CO2?).

Il Direttore generale di  Assoimpredia (Associazione che raggruppa il 70% delle imprese che si occupano della realizzazione e manutenzione del verde), Alberto Patruno, ha lamentato una evidente difficoltà degli enti appaltanti (Comuni) a costruire un corretto disciplinare di gara per la gestione del verde pubblico, denunciando una scarsa conoscenza delle modalità applicative dei CAM).

In tutti gli appalti del verde di molte città, troppe, i CAM sono disattesi, anzi, sembra siano superati dal loro contrario. In alcune, come nella mia, invece che applicarli, prevedendo nei progetti coinvolti le necessarie attività di recupero degli scarti vegetali in termini di materia, cioè compost, nei disciplinari di gara addirittura si attribuiscono punteggi premiali per utilizzi che prevedano finalità energetiche (produzione di CO2).

In questo settore, pertanto, l’operato di molte amministrazioni si sviluppano ancora e irresponsabilmente nel solco insostenibile dell’economia lineare, e non circolare, ponendosi quindi in contrasto con il Piano Nazionale d’Azione per la Sostenibilità Ambientale a cui i Comuni italiani sono chiamati e tenuti ad aderire e a dare il loro contributo.

Giancarlo Odoardi




GESTIONE ILLECITA DI RIFIUTI

Sequestrata discarica non autorizzata dalla Guardia Costiera di Giulianova

Giulianova, 11 aprile 2024. Al termine di attività di polizia giudiziaria in materia ambientale, i militari dell’Ufficio Circondariale marittimo di Giulianova hanno deferito alla Procura della Repubblica di Teramo il proprietario di un terreno, sito in Roseto degli Abruzzi, per presunta gestione illecita di rifiuti, realizzazione di una discarica non autorizzata e deposito incontrollato di rifiuti.

Il personale della Capitaneria di porto ha posto sotto sequestro un’area di 200 mq ed impartito prescrizioni per la rimozione dei rifiuti in un’ulteriore area di 360 mq.

Il soggetto presunto responsabile delle condotte era stato in passato titolare di una ditta individuale operante nella raccolta di rifiuti.

Le aree pertinenziali della proprietà sono state oggetto di prescrizione per la rimozione dei rifiuti e la rimessa in pristino stato del terreno, impartita dalla polizia giudiziaria ed asseverata da parte dell’Ente tecnico competente, mentre le aree esterne, interessate dal pubblico transito e dalla presenza di rifiuti anche di tipo pericoloso, sono state poste sotto sequestro preventivo, convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Teramo.




LA CONFERENZA DI RADICI IN COMUNE

Presentazione dossier Riserva Dannunziana e NOCO2

Pescara, 9 aprile 2024.  Nella giornata di domani mercoledì 10 aprile, alle ore 11, in via Silone, di fronte al cancello di ingresso sud della Riserva Dannunziana, si terrà una conferenza stampa di presentazione di un dossier sull’area protetta, istituita ben 24 anni fa e ad oggi ancora non dotata di un comitato di gestione come anche della Direzione scientifica e di cui non si può che documentare l’inerzia gestionale naturalistica più totale. La conferenza verrà preceduta da un flashmob sul destino del legname di esbosco delle attuali operazioni di bonifica.




PER UNA SCUOLA PIÙ GREEN

Negli spazi esterni del Liceo Marie Curie, la messa a dimora di nuove essenze arboree nell’ambito del progetto di educazione ambientale

Giulianova, 6 aprile 2024. Sono stati messi a dimora tanti nuovi alberi, ieri mattina, nel giardino del Liceo Marie Curie. L’iniziativa, che  rientra nel progetto Per una scuola più green promosso dalla direzione scolastica, è stata organizzata dall’ associazione “Un albero in più” e dalla scuola di basket Happy Drake con il patrocinio della Provincia di Teramo e del Comune di Giulianova.

Alla fattiva lezione di educazione ambientale hanno partecipato numerosi alunni del Liceo. Erano presenti il Sindaco Jwan Costantini, la dirigente scolastica Silvia Recchiuti, i consiglieri provinciali Flavio Bartolini e Luca Lattanzi, il presidente di Un albero in più Nicola Di Battista e quello della scuola di basket Happy Drake Nicola Sacripante.

Si è trattato di un bel momento in cui scuola, istituzioni, associazioni hanno dato concretezza ad un impegno di riqualificazione e potenziamento del verde pubblico, a testimonianza di come un rapporto di collaborazione, specie se gestito su più livelli, possa portare a risultati utili e duraturi.




AL VIA IL NUOVO APPALTO TEKNEKO

Obiettivo raggiungere l’84% della differenziata in sette anni

Avezzano, 30 marzo 2024. Raggiungere l’84% della raccolta differenziata in sette anni. È questo l’obiettivo che si sono posti Tekneko e Comune di Avezzano che ieri hanno sottoscritto il nuovo contratto per la gestione del servizio di igiene urbana fino al 2031. Cento fototrappole per contrastare l’abbandono dei rifiuti, dieci isole informatizzate a servizio dei commercianti del centro e di alcuni condomini della zona nord della città e poi squadre di qualità per controllare e migliorare lo spazzamento delle strade e poi più tecnologia grazie all’app che permetterà di prenotare i servizi a domicilio direttamente dal proprio smart-phone ma anche di essere sempre aggiornati su tutto ciò che fa Tekneko in città.

Ci sarà un costante controllo del territorio per contrastare l’abbandono dei rifiuti sia attraverso le fototrappole che verranno installate di volta in volta nelle aree più a rischio, sia con l’utilizzo dei droni che trimestralmente sorvoleranno la città con l’intento di scovare le eventuali micro – discariche. E poi ci saranno un eco sportello sempre più vicino ai cittadini che sarà aperto in municipio, una promozione costante del compostaggio domestico e la gestione del centro del riuso che non sarà solo reale, nella sede che sta per essere terminata in via Generale Rubeo, ma diventerà anche virtuale.

“Abbiamo offerto il meglio per la città di Avezzano”, ha commentato il Presidente di Tekneko, Umberto Di Carlo, “le ultime tecnologie, più attenzione per le criticità e maggiori controlli per garantire un servizio eccellente. Arrivare all’84% di raccolta differenziata è una sfida importante, ma siamo certi che insieme riusciremo a vincere questa sfida e a scrivere insieme una pagina importante della storia di questa nostra Terra”. Nel nuovo appalto, che partirà lunedì primo aprile, sono previste anche dieci isole informatizzate. Cinque saranno sistemate in centro e permetteranno ai commercianti, che le potranno utilizzare tramite la green card consegnata da Tekneko, di eliminare i carrellati lungo i marciapiedi. Altre cinque isole, invece, saranno sistemate nella zona nord della città a servizio di quindici popolosi condomini per migliorare la qualità della raccolta differenziata.

“Puntiamo a migliorare ancora il servizio”, ha spiegato l’assessore all’Ambiente del Comune di Avezzano, Maria Antonietta Dominici, “Avezzano è già da tempo in testa alle classifiche abruzzesi per percentuale di raccolta differenziata; tuttavia, abbiamo voluto alzare l’asticella prevedendo un ulteriore incremento degli attuali livelli di raccolta. Possiamo arrivare alla percentuale dell’84% e ad una maggiore e migliore efficienza sia del sistema di raccolta sia dei servizi di pulizia. Due aspetti determinanti per definire il decoro della città e la qualità della vita”. Un capitolo importante del nuovo contrattato tra il Comune di Avezzano e Tekneko riguarderà proprio il potenziamento dello spazzamento delle strade. Oltre ai mezzi ci saranno più operatori a terra, che faranno un lavoro dettagliato, e poi saranno attivate delle “squadre di qualità” per il mantenimento del decoro della città.




TAGLIO DELLA RISERVA BORSACCHIO CONGELATO

Proposta di Adozione del Piano di Assetto Naturalistico per Risolvere la Situazione

Roseto degli Abruzzi, 30 marzo 2024. Ora resta una solo opzione per evitare altri decenni di stallo che penalizzano ambiente, agricoltori e turismo sostenibile.

Come è noto il taglio della riserva Borsacchio è stato congelato, i confini ripristinati a 1100 ettari e sono tornate le famose o famigerate norme transitorie di salvaguardia .

La regione ha congelato per evitare la bocciatura in Corte costituzionale di una operazione svolta senza seguire i parametri delle leggi quadro nazionali.

La regione apre a un percorso partecipativo per ridiscutere della riserva come le norme prevedono. Ma c’è un aspetto, che nemmeno i detrattori hanno considerato. La riserva ora è tornata a 1100 ettari con norme transitorie. Le stesse che hanno creato i problemi (non ovviamente all’agricoltura sempre permessa come di consuetudine per stesse definizioni delle norme transitorie) agli interventi abitativi e di sviluppo turistico sostenibile. Ricordiamo che una riserva nasce con tre strumenti: Un comitato di gestione (una sorta di arbitro che valuta i singoli interventi in base alle norme), un Piano di Assetto Naturalistico ,(le norme specifiche) ed un Piano di attuazione (le linee guida dello sviluppo ambientale, abitativo e turistico futuro).

In attesa di questi strumenti le norme transitorie bloccano molti aspetti per tutelare l’area.

Ora esiste una sola possibilità per chiudere velocemente la situazione e sbloccare la zona e dar vita a una vera riserva che sia una opportunità per la natura , per i residenti, agricoltori e turisti.

La soluzione è adottare in regione il PAN già pronto a cui manca solo un breve passaggio di pochi giorni per far cadere quei vincoli delle norme transitorie che hanno causato le tensioni e le incomprensioni.

Ricordiamo che una riserva creata , ricordiamolo, su basi scientifiche, non ha un parametro di dimensione per essere valutata ma di come viene gestita e di come le norme specifiche creano armonia fra uomini, natura ed economia sostenibile.

Senza gestione e regole anche 1 ettaro è troppo, con una buona gestione e buone norme 1000 ettari sono pochi, come sempre succede nei casi virtuosi dove anche chi è fuori riserva chiede di entrare.

Ora la regione apre a un confronto ma quel che, anche i detrattori, non hanno considerato è che se si deve fare un nuovo perimetro, diverso, anche solo di una manciata di terreni, bisogna ripartire con tutto l’iter che è durato quasi vent’anni e i terreni nei precedenti confini rimarranno sotto norme transitorie fino alla nuova riserva.

Bisogna rifare gli studi , rifare le norme , consultazioni preventive di enti locali e portatori d’interesse, ingaggiare tecnici , portare norme nella cittadinanza, in consiglio comunale, poi aprire le osservazioni , esaminare, emendare, accettarle o rifiutarle e poi tornare in regione per adozione.

Nei casi più virtuosi ci sono voluti dai 7 ai 10 anni, nei casi meno virtuosi, vedi riserva Borsacchio , quasi 20 anni. In questo periodo fra confini a 1100 ettari e un nuovo eventuale perimetro però rimarrebbero, in tutti i 1100 ettari, le norme transitorie che hanno causato i problemi.

Se va bene per altri dieci anni.

Ora l’unica soluzione rapida ed efficiente è adottare il PAN con i confini stabiliti per cui il pan contro dedotto di tutte le osservazioni è pronto. Basta solo un passaggio in regione di poche settimane per liberare finalmente l’area dai vincoli e dar vita a una riserva vera. Ricordiamo che un PAN è uno strumento che può essere modificato, anzi è già stato fatto con le osservazioni. I portatori di interessi privati hanno lamentato al primo punto l’aumento di cubatura per i casolari storici (circa una decina) che nel pan era del 15% e chiedevano il 50% di ampliamento. Una osservazione ha ad esempio portato questo limite al 30% . Una quota di compromesso. Un pan può essere variato se ci sono esigenze ed errori, come sempre succede in modi più rapidi che tenere tutto ancora sotto scacco delle norme transitorie.

Quindi ora la regione ed il comune hanno una sola scelta. Adottare il PAN e dar vita alla riserva con l’impegno delle parti, tutte di sedersi per valutare revisioni future se ci sono criticità. Senza questo perdono tutti. Perde la natura , perdono i residenti e si perdono le opportunità di sviluppo in uno stallo che inevitabilmente durerà , senza questa soluzione, almeno un altro decennio.

Marco Borgatti

Presidente Guide Del Borsacchio -Guardia Ambientale – Direttivo WWF Teramo – Presidente FIAB Roseto




PASQUETTA AL PARCO PAESAGGISTICO LAURETUM

Apertura al pubblico con lezioni di educazione ambientale e visite guidate.

Loreto Aprutino, 29 marzo 2024. Il 1° aprile, giorno di Pasquetta, riapre al pubblico il Parco Paesaggistico Lauretum a Loreto Aprutino (PE) per inaugurare una nuova stagione primaverile all’insegna di visite guidate e attività di educazione ambientale. Il complesso di giardini, uliveti e frutteti affacciato sul borgo di Loreto è in continuo sviluppo.

“La stagione 2024 si apre con tante novità. Sono stati molteplici i lavori che hanno interessato il parco negli ultimi mesi.”, spiega il curatore Alberto Colazilli, “Sono stati realizzati nuovi spazi alberati, è stato completato il giardino didattico delle erbe officinali, sono stati incrementati i giardini mediterranei e i campi di lavanda, oltre all’apertura di nuova sentieristica. Continua il nostro lavoro di recupero e valorizzazione di angoli abbandonati del paesaggio agreste.”

Nella giornata di Pasquetta, a partire dalle ore 10:00, sono previsti tour guidati e lezioni di educazione ambientale nei vari comparti del parco paesaggistico, con particolare riferimento agli interventi di restauro del patrimonio arboreo e del paesaggio culturale loretese. Il percorso inizierà dal comparto del Giardino dei Ligustri per poi salire al giardino delle erbe aromatiche con i campi di lavanda e infine concludersi nell’uliveto con veduta panoramica su Loreto.

“Tutto il parco paesaggistico è in costante sviluppo”, conclude Colazilli, “I visitatori potranno vedere anche parti di giardini in fase di realizzazione. Siamo sempre a lavoro per sviluppare nuove aree verdi che poi saranno utilizzate per attività didattiche e educazione ambientale.” Le visite guidate si svolgeranno nei seguenti orari: 10:00, 11:00, 12:00 la mattina; 15:00, 16:00, 17:00 il pomeriggio. La prenotazione è obbligatoria.




TAGLIA RISERVA DEL BORSACCHIO

Il sindaco Nugnes scrive alla presidenza del consiglio dei ministri per avere chiarimenti in merito alla richiesta di impugnare la legge di fronte alla corte costituzionale

Roseto degli Abruzzi, 27 marzo 2024. Il Sindaco di Roseto degli Abruzzi, Mario Nugnes, ha inviato nella giornata di oggi una lettera alla Presidenza del Consiglio dei ministri nella quale si richiede un riscontro in merito alla proposta di impugnativa di fronte alla Corte Costituzionale della Legge Regionale n.4 del 2024, nella parte con la quale è stata sancita la riperimetrazione della Riserva del Borsacchio.

Nella missiva, quindi, si chiede un chiarimento riguardante le decisioni assunte dalla Presidenza del Consiglio stessa rispetto alla possibilità di impugnare l’atto.

“A seguito del susseguirsi di notizie contrastanti e atteso che anche il Presidente Marsilio ha evidenziato la palese incostituzionalità della riperimetrazione, impegnandosi pubblicamente a cambiare la normativa, allo stato attuale non è chiaro quale sia effettivamente l’intenzione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – afferma il Sindaco Mario Nugnes – Con la lettera, a nome di tutta l’Amministrazione Comunale e della comunità rosetana, chiedo, nelle more dalla possibilità che la Regione riveda la sua decisione, se la Legge Regionale che sancisce la riperimetrazione sarà oggetto o meno di impugnativa di fronte alla Corte Costituzionale come da noi richiesto con apposita Pec inviata lo scorso 27 febbraio”.




QUELLE PIANTE FUORI POSTO!

Scritto 3 anni fa, nel 2021. Sembra che adesso questi alberi verranno tagliati, rimossi, perché ritenuti pericolanti e quindi pericolosi. Per noi.

Pescara, 24 marzo 2024. Fare il periplo della Riserva Dannunziana, ovvero del comparto verde quasi tutto recintato della Pineta sud di Pescara, fa saltare agli occhi una curiosa quanto banale constatazione: fuori del muro di cinta ci sono piante che forse dovrebbero stare dentro. Lungo alcuni tratti si vede questo strano limite di confine passare lungo una linea al di là di certi alberi: all’epoca della realizzazione del manufatto avrà contato di più, ne sono certo, il limite catastale della particella invece che l’unità del nucleo arboreo considerato!

Lungo i 250 metri di Via Romualdo Pantini, nel tratto compreso tra Via della Bonifica e Via della Pineta, questo è molto evidente. La strada, di servizio alle abitazioni lì presenti, si è portata dietro parcheggi e marciapiedi, spazi di proprietà pubblica, che hanno contornato i pini rimasti fuori dal recinto, che stanno lì si suppone da decenni e non sono nati dopo le case e la strada.

Ma di esempi ce ne sono anche altri: vie più o meno grandi che permeano la trama arborea dell’intero comparto verde della pineta. Il tracciato richiamato di Via Pantini fa un po’ capire lo stile con cui prevalgono certi valori a scapito di altri: la scena di pini che dovrebbero stare dentro il recinto, insieme agli altri, e invece sono rimasti fuori con l’intorno di marciapiedi e parcheggi, appare emblematica.

Lo stesso vale per la strana bretella di Via Silone di collegamento tra Via della Bonifica e Via Scarfoglio, che funge da grande parcheggio per l’accesso alla Riserva, oltre che agevolare gli spostamenti casa scuola in auto da parte dei genitori dei ragazzi che frequentano gli istituti scolastici di Via Scarfoglio. E poi tante altre strade tutt’intorno, dalla più invasiva, via della Bonifica, alle arterie di Via della Pineta e Via D’Avalos, tre assi stradali dentro la Riserva.

Cosa fare di queste situazioni ormai ambigue rispetto ad uno scenario inevitabile di accorpamento di tutti i comparti della Pineta? Non vedo alternative rispetto ad una loro chiusura al traffico automobilistico attraverso una inevitabile quanto auspicabile riclassificazione paesaggistica e funzionale, perché diventino le greenway di Pescara sud.

Dal punto di vista viario, quello che accade intorno a questo nucleo verde di Pescara deve conformarsi allo stesso, non modificarlo, aggredirlo o cancellarlo: deve modellarsi e piegarsi anche strutturalmente alle caratteristiche dei luoghi attraversati perché ne emerga il maggior rilievo naturalistico sia in termini di consolidamento faunistico vegetazionale che conoscitivo, didattico e educativo.

Giancarlo Odoardi




INDIVIDUARE PIANTE PERICOLOSE

Interventi in corso sul patrimonio arboreo rosetano

Roseto degli Abruzzi, 24 marzo 2024. Sono in corso in questi giorni alcuni interventi sul patrimonio arboreo del Comune di Roseto degli Abruzzi, compresi alcuni abbattimenti, resi necessari a seguito della consegna dei referti sul controllo della stabilità degli alberi. I referti sono frutto dell’attività di controllo avviata dai professionisti incaricati sotto il coordinamento dei tecnici dell’Ente. Nessun abbattimento indiscriminato in corso, quindi, ma solo quelli necessari per rimuovere situazioni di pericolo per la cittadinanza e decisi dopo un’attenta e approfondita analisi. L’attività di controllo ha riguardato via Marina, via Colombo, via Palermo, la scuola di via Manzoni, Montepagano e la Pineta della stazione. Nei prossimi giorni si interverrà, invece, in altre zone del territorio.

“È stata svolta la valutazione di Stabilità degli alberi tramite metodo V.T.A. (Visual Tree Assesstment) integrata al rischio – afferma il Dottor Agronomo Stefano Castorani, incaricato dall’Amministrazione Comunale per l’attività di controllo – Ossia le alberature controllate sono state analizzate tramite specifici protocolli SIA (Società Italiana di Arboricoltura) associati al rischio arboreo. Gli interventi eseguiti sulla base delle risultanze ottenute consentono di ridurre il pericolo derivante dalla potenziale caduta di alberi attraverso delle speciali azioni di potatura o consolidamento, che permetto di ridurre la propensione al cedimento. Alcune piante vengono anche sottoposte a prove strumentali con Resistograph e Pulling-test per verificarne stabilità. Dove non è possibile ridurre il pericolo derivante dalla potenziale caduta, le piante gravemente instabili saranno rimosse e sostitute con altri alberi per la compensazione ambientale”.

“È con grande responsabilità che affrontiamo la questione del nostro patrimonio arboreo. Le piante sono parte integrante della nostra città, fornendo ombra, migliorando la qualità dell’aria e contribuendo al nostro benessere complessivo – aggiunge il Sindaco Mario Nugnes – Tuttavia, dobbiamo anche considerare la sicurezza pubblica. Il controllo regolare delle piante è essenziale per garantire che siano in buona salute e non costituiscano un pericolo per i nostri cittadini. Alcune piante potrebbero essere diventate fragili o malate nel corso degli anni, e il loro abbattimento è necessario per prevenire incidenti. L’abbattimento delle piante pericolose, però, non significa una perdita permanente. Al contrario, l’impegno è quello di sostituire ogni albero abbattuto con nuove piantumazioni e collaboreremo con l’agronomo Stefano Castorani per selezionare specie adatte al nostro clima e all’ambiente urbano”.




A SCUOLA DI RIFIUTI ZERO

Gli alunni della 3D ODO IIS Alessandrini intervistano i cittadini

Teramo, 22 marzo 2024. Martedì 19 marzo gli studenti della classe 3D ODO dell’I.I.S. Alessandrini, vestiti i panni di giornalisti, cameramen, e operatori ecologici, hanno percorso strade e piazze di Teramo – accompagnati da Luciana Del Grande e dall’insegnante Antonella Censoni – per intervistare i cittadini e sviluppare idee e proposte da sottoporre all’attenzione del Sindaco per migliorare la gestione dei rifiuti a Teramo. Un’attività che porta anche il nobile sigillo del volontariato perché i ragazzi, lungo il percorso, hanno raccolto piccoli rifiuti abbandonati.

L’uscita didattica esperienziale è parte integrante del progetto A scuola di rifiuti Zero promosso dall’associazione Rifiuti Zero Abruzzo all’interno dell’edizione 2024 di Scuola e Volontariato del CSV Abruzzo  con lo scopo di informare gli studenti delle tante attività di volontariato presenti nel territorio e, nella fattispecie, di diffondere nelle scuole i temi dell’ecosostenibilità (Tutor scolastico per l’orientamento prof.ssa Patrizia De Amicis). Arrivati al Parco Fluviale, dopo aver intervistato alcuni cittadini, i ragazzi hanno rivolto la loro attenzione ad un volontario del TAI (Tutela Animali Invisibili) che ha dirottato l’intervista – con grande gioia dei ragazzi – verso un altro argomento: la protezione degli animali invisibili.

Questo appassionato volontario ha evidenziato la necessità di costruire ponti verdi per permettere agli animali di attraversare autostrade, binari e ogni altra strada che possa rappresentare una barriera difficilmente valicabile troppo spesso letale. Si è poi mostrato soddisfatto della manutenzione del Parco fluviale. Giunti a Piazza Martiri una toccante coreografia contro la guerra del corpo di ballo del Liceo Coreutico ha attirato l’attenzione dei ragazzi che, a fine esibizione, hanno intervistato l’insegnante coreografa. Anche qui è stato affrontato un tema diverso: la mancanza di spazi dedicati all’arte.

Alcune interviste ai passanti e poi l’incontro inaspettato con l’Assessore Antonio Filipponi che, con grande disponibilità, ha risposto alle domande: “Sul tema dei rifiuti ancora c’è da fare, ma c’è tutto l’impegno del Comune affinché si giunga ad una gestione ottimale, ovviamente anche con la collaborazione dei cittadini che dovrebbero mantenere la città pulita, libera dai rifiuti”. Ha poi trattato il tema degli spazi dedicati all’arte, descrivendo tutti i cantieri in attività per la ristrutturazione di alcuni edifici storici della città chiusi dal terremoto 2009, fra cui la Sala San Carlo e il Teatro Comunale. Dopo aver salutato l’Assessore, direzione Villa Comunale, un paio di interviste veloci e di corsa verso la strada del ritorno per poter rientrare in tempo in classe.

Gli studenti hanno partecipato all’attività con entusiasmo e motivazione, elaborando alcune considerazioni sull’esperienza appena conclusa. Sono così scaturiti diversi spunti di riflessione sulle criticità e sulle scelte sostenibili da mettere in pratica a scuola e nella vita di tutti i giorni, da sottoporre al Sindaco Gianguido D’Alberto. Una volta in classe una veloce occhiata al “bottino” che i ragazzi hanno raccolto: una busta piena di piccoli rifiuti da differenziare, per la maggior parte di plastica.

Prima di lasciare l’aula, Luciana Del Grande – per conto dell’associazione Rifiuti Zero Abruzzo – ha donato a ciascun studente una borraccia di acciaio, con la raccomandazione di usarla per contrastare il consumo di acqua in bottiglia di plastica a scuola e nella vita quotidiana, e rendere i ragazzi protagonisti di questa rivoluzione virtuosa con lo scopo di eliminare la dannosa pratica dell’usa e getta. Ha poi ringraziato tutti i ragazzi per l’impegno profuso nelle interviste ai cittadini e nella raccolta rifiuti: Vittoria Greta Ganci; Silvia Maria Pirvù; Anastasia Ranalli; Meriban Muca; Claudio Marinelli; Beatrice Melanì Noto Malta; Nikoleta Palushi; Paik Israt; Anastasia Battipane; Aurora Sallaku.

“Spiegare come ridurre e valorizzare i rifiuti alle giovani generazioni” ha affermato Luciana Del Grande presidente dell’associazione Rifiuti Zero Abruzzo “è la premessa per abbandonare il modello lineare dell’usa e getta e incentivare l’economia circolare che prevede un minor uso di risorse, uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU per uno sviluppo sostenibile. Portare l’educazione civica e ambientale in classe coinvolgendo i ragazzi nella visita al centro raccolta rifiuti di Carapollo, nell’incontro con il Sindaco e con l’Assessore all’Ambiente, nelle interviste ai cittadini, nella raccolta dei rifiuti e nella elaborazione di un documento con suggerimenti e proposte, rappresentano un collegamento con la società civile ineludibile per la formazione di futuri cittadini responsabili e informati”.

Il progetto “A scuola di rifiuti zero” è stato molto apprezzato dalla Dirigente Scolastica prof.ssa Maria Letizia Fatigati, che “ringrazia l’Associazione Rifiuti Zero Abruzzo e il CSV Abruzzo, per la preziosa opportunità offerta, che ben si coniuga nella vocazione educativa green alla quale la scuola non può più sottrarsi”.




GLI ALBERI: PREZIOSISSIMO STOCCAGGIO DI CO2

Pescara, 19 marzo 2024. A due recenti question time del cittadino di richiesta di chiarimenti circa l’applicazione dei CAM, i criteri ambientali minimi, resi obbligatori per gli Enti Locali dal relativo DECRETO 10 marzo 2020 e previsti dal Codice degli Appalti verdi (noto come Green Public Procurement), sono state fornite risposte approssimative.

Intanto un chiarimento: i cd CAM contribuiscono al conseguimento degli obiettivi previsti dal “Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della Pubblica Amministrazione”, e includono procedure molto precise e obbligatorie in materia di appalti pubblici, nella fattispecie quando si affidano lavori di progettazione o manutenzione di spazi verdi a ditte esterne. I CAM “devono” essere inclusi nell’offerta di opere e servizi e l’Amministrazione comunale, Ente Appaltante, “deve vigilare” al riguardo e poi “VERIFICARE” sull’esito della loro applicazione.

Cosa riferisce l’Assessore al Verde nel leggere le risposte ai richiamati question time elaborate dai funzionari del settore Verde pubblico? Che “i CAM vengono di norma inseriti nelle progettazioni relative agli appalti gestiti del Servizio Verde Pubblico e Parchi” e che, anche in sede di interventi ritenuti straordinari, provvede, laddove possibile, ad applicare le stesse prescrizioni previste per le manutenzioni ordinarie.

Ad una verifica si riscontra però una serie significativa di contraddizioni se non una palese violazione degli obblighi normativi come richiamati, degna di attenzione da parte di ANAC.

Si parte dal caso forse più evidente, dal “Progetto esecutivo per la rimozione delle piante danneggiate dal fuoco nel comparto 4 e 5 della Pineta Dannunziana”.

La catasta di legna visibile nei pressi del cantiere rimanda, come già evidenziato nei question time richiamati, alla domanda sulla loro sorte. Deve essere scritto nella documentazione progettuale, in attuazione dei CAM che al riguardo danno precise e dettagliate indicazioni: il materiale deve essere compostato!

Nell’esaminare la documentazione progettuale, elaborata dal professionista incaricato e successivamente “vistato” dai referenti del settore di riferimento, si riscontra che:

i CAM vengono certamente considerati e quindi attenzionati (vi si dedica un articolo), ma solo quelli relativi, citando il DECRETO 7 febbraio 2023, “all’affidamento del servizio di progettazione di parchi giochi, la fornitura e la posa in opera di prodotti per l’arredo urbano e di arredi per gli esterni e l’affidamento del servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria di prodotti per arredo urbano e di arredi per esterni”. Nessun accenno a quelli, decisamente pertinenti, del Decreto del 2020, completamente esclusi dalla proposta progettuale;

addirittura, nelle indicazioni finali della Relazione Tecnica del professionista incaricato, lo stesso, in netto contrasto con quanto previsto dai CAM, afferma che: “Per quanto riguarda il legname accatastato, a seguito dell’esbosco dello stesso, questo rimane nelle disponibilità dell’appaltatore che ne deciderà della eventuale utilizzazione. Il valore di mercato del materiale legnoso esboscato, tenendo conto dello stato del materiale in parte carbonizzato, in parte già in decomposizione, è quasi nullo, questo potrebbe però trovare una possibile commercializzazione nell’ambito delle biomasse per scopo energetico, pertanto si suggerisce all’Amministrazione di verificare tale possibilità, ad esempio potrebbe essere appetibile per la centrale a biomasse presente nella vicina città di Termoli in Molise; comunque sia, è importante che lo stesso venga ritirato e che non rimanga troppo tempo all’imposto creando problemi fitopatologici e di sicurezza”.

In altre parole, si concorda in modo evidente di sostenere azioni, cioè bruciare biomassa, in netto contrasto con quelle indispensabili per la riduzione della produzione di CO2!

Un chiaro invito a contravvenire agli obblighi normativi previsti dal Codice degli appalti, decisamente all’opposto dei principi ispiratori del “Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” (Green Public Procurement, gli acquisti verdi) i cui obiettivi “devono”, non “possono”, essere perseguiti dagli Enti locali.

La medesima condotta, nel senso di elusione dall’applicazione dei CAM, si riscontra nel bando relativo all’intervento attualmente in corso in Piazza Sacro Cuore e C.so Umberto (finanziamento PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Lungo il recinto di cantiere, il materiale pubblicitario richiama l’attenzione dei passanti sul rilievo dell’intervento in merito al contrasto della produzione di CO2. Bene, ovviamente, ma anche in questo, a leggere i progetti, si scopre che i CAM non vengono assolutamente considerati, anzi si ritiene, anche in questo caso come suggerito in sede di progettazione, che non vi siano CAM vigenti da adottare!

Si ritiene, non avendo documentazione di riferimento, che anche nell’occasione richiamata la massa legnosa rimossa, “l’esbosco”, venga lasciata nelle disponibilità della ditta appaltatrice.

Per finire, nell’analizzare le risposte ai question time richiamati, da alcuni documenti relativi alla redazione dei capitolati relativi alla gestione ordinaria del verde pubblico (nella fattispecie di piani di manutenzione del verde orizzontale) si rileva che, in modo possibilmente più grave rispetto a quanto già riferito, l’Amministrazione comunale addirittura aggiunge l’attribuzione di punteggi per offerte che prevedano la destinazione energetica delle biomasse vegetali rimosse durante i lavori, opzione non contemplata nei CAM.

Non trovando inoltre evidenza pubblica nel tempo di altre azioni previste come obbligatorie dai CAM, quali campagne di comunicazione che coinvolgano i cittadini, si ha motivo di ritenere che in nessun appalto “verde”, siglato come sostenibile, i CAM siano stati adottati nè in diversi casi presi in considerazione, quando non addirittura contrastati.

Il che potrebbe far anche considerare la possibile nullità degli appalti, ovvero il possibile vizio di forma  oltre che di sostanza nell’intera filiera degli stessi, anche in termini di assenza di controllo e verifica, condizione questa che si aggiungerebbe al mancato impegno virtuoso dell’Ente Locale, l’Amministrazione comunale, in sede di raggiungimento degli obiettivi previsti dal “Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione”, laddove la parola CAM viene citata oltre 80 volte!

Giancarlo Odoardi