RICORDANDO L’ABRUZZESE Ermando Parete a Milano
La Guardia di Finanza rende onore ai deportati
“Uomo Numero 142192″, è questo il titolo dell’appuntamento che il Premio Parete, dedicato al finanziere abruzzese deportato nel campo di sterminio di Dachau, ha organizzato presso l’Auditorium dell’Istituto Alda Merini di Milano, in occasione del Giorno della Memoria 2023.
Davanti ai ragazzi di terza media sono stati chiamati a riflettere sul valore della memoria e sulle tragedie del nostro tempo Fabrizio Carrarini, generale di corpo d’armata e comandante interregionale dell’Italia nord occidentale della Guardia di Finanza; Leonardo Visco Gilardi, segretario generale dell’ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti), alla quale Ermando Parete era iscritto e dalla quale si sentiva rappresentato; l’inviata e reporter Cecilia Sala, giornalista de Il Foglio, autrice e voce del podcast dal titolo “Stories” di Chora Media; il professore Angelo Lucio Rossi, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Alda Merini” di Milano, e Donato Parete, promotore del Premio Parete e figlio di Ermando Parete.
La storia di Ermando Parete è anche quella di tanti altri come lui condannati alla prigionia nel campo di sterminio di Dachau. Ma il suo è anche il racconto di una scelta: quella di non tradire i propri principi passando dalla parte del nemico. Messo ai lavori forzati con il numero 142192 sul braccio sinistro, subisce torture e abusi dai soldati tedeschi, che arrivano a usarlo come cavia per esperimenti “scientifici” inumani. Il 29 aprile 1945 viene liberato dalla Settima armata americana e torna in Abruzzo, nel suo paese natale. Solo dopo molti anni – a seguito del congedo dal Corpo della Guardia di Finanza nel 1969 – decide di raccontare la sua esperienza e portarla nelle scuole, affinché non sia dimenticata.
Ermando Parete sapeva che ricordare gli eventi dell’Olocausto e delle sue vittime è un inestimabile strumento di tutela per il futuro. Dimenticare sarebbe un errore imperdonabile. La memoria e le testimonianze della storia sono elementi preziosi, che diventano fondamentali in occasioni di incontro con le nuove generazioni. Starà a loro, infatti, tramandare questi racconti per fare in modo che non ricadano nel silenzio e nell’abbandono.
Donato Parete, come promotore del Premio, raccogliendo il testimone di suo padre Ermando, deportato sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau, ha raccontato e chiamato a raccontare la storia di un uomo e delle sue scelte, una fra molte altre, e del momento che il paese e la Storia ha vissuto, e ne porta avanti l’impegno a non dimenticare, giacché il brigadiere Parete è morto nel 2016, e a sensibilizzare soprattutto i più giovani.
«Con questo incontro vogliamo scongiurare le paure manifestate in questi giorni dalla senatrice Liliana Segre. Vogliamo dire: “No, l’orrore dell’Olocausto non sarà facilmente dimenticato”, perché non lo permetteremo», ha affermato Parete. «Ad arginare questi eventi dall’oblio è l’impegno di tante persone che hanno scelto di non lasciare che le testimonianze dei sopravvissuti finiscano in un cassetto. Anche per questo abbiamo scelto, insieme a tutti gli illustri ospiti che hanno voluto prendere parte a quest’evento, di avere con noi la dottoressa Cecilia Sala, reporter e giornalista, coraggiosamente che si impegna a raccontare dal campo di battaglia il volto terribile della guerra».
«Come Donato, neanch’io credo sia possibile dimenticare gli eventi drammatici della Seconda Guerra Mondiale. Per i nostri meriti, ma anche per le colpe dell’umanità», ha affermato la giornalista. «Questa nuova generazione è la prima da anni a vedere una vera guerra nel cuore dell’Europa. Per me era impossibile pensare a una cosa del genere. Le guerre erano cose lontane che si vedevano al telegiornale», dice Sala rivolgendosi ai ragazzi. «In Ucraina ho incontrato persone che hanno lottato contro il nazismo degli anni ’40 e che oggi sono di nuovo sotto assedio. Sarà il ripetersi della storia che ci impedirà di dimenticarla».
«La Shoah è una parola precisa, che indica lo sterminio degli ebrei, mentre le deportazioni riguardano un gruppo molto più ampio che comprende anche i prigionieri politici», spiega. «Siamo tutti esseri umani. Dobbiamo avere tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri. Nessuno può dirci che non andiamo bene così come siamo», dice Visco Gilardi rivolgendosi ai ragazzi. «“La memoria della guerra sarà ridotta a un rigo della storia”, ha detto Liliana Segre. Io non sono così pessimista, perché parlando con i ragazzi vedo che c’è ancora speranza».
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La vita di Ermando Parete
Ermando Parete nasce ad Abbateggio, montagne abruzzesi, il 15 febbraio 1923. All’età di vent’anni si arruola nel Corpo della Guardia di Finanza, diventando sottoufficiale. Durante la Seconda guerra mondiale combatte in Jugoslavia e, dopo l’Armistizio dell’8 settembre del ’43, cerca di tornare in Italia con i gruppi partigiani. Catturato dalle Ss a Cimadolmo (Treviso), viene incarcerato e torturato a Udine. Subito dopo deportato nel campo di sterminio nazista di Dachau, in Germania. Nonostante le condizioni disumane, sopravvive fino all’arrivo delle forze alleate statunitensi venendo liberato il 29 aprile del 1945. Scampato alla tragedia della Shoah, dagli anni Novanta e fino alla scomparsa nel 2016, Parete dedica tale parte della vita a raccontare l’orrore vissuto, come monito perché non riaccada e unendo sempre lo sprone positivo di incoraggiare ed energizzare le giovani generazioni, visitando le scuole italiane e le università, incontrando i ragazzi, partecipando a convegni, seminari e dibattiti. La nuova grande caserma della Guardia di Finanza di Pescara, inaugurata nel maggio 2017, è intitolata a Ermando Parete. L’anno successivo, il figlio, Donato Parete, ha dato vita al Premio Parete per l’eccellenza nell’economia e portare avanti i valori del padre.