RICORDO DI MIRIA CIARMA
di Filippo Paziente (storico)
Sono passati quasi cinque anni dalla scomparsa di Miria Ciarma in seguito al tragico incidente del 25 novembre 2017. Direttore dell’Archivio di Stato di Chieti dal 2004 al 2015, era in pensione da due anni, ma non aveva abbandonato il suo impegno per la crescita culturale della città.
La comunità cittadina l’ha ricordata con diverse iniziative. L’ultima è stata promossa da Pietro Federico, calabrese, neodirettore dell’Archivio di Stato di Chieti. Nominato nel novembre del 2021, il 18 dicembre, dopo appena un mese di lavoro, ha riaperto al pubblico l’Archivio, a lungo rimasto chiuso per mancanza di personale, con la mostra “Un ricordo tra le carte”, organizzata con la collaborazione del Comitato Cittadino per la salvaguardia e il rilancio della città, e del Club per l’Unesco di Chieti (Cinzia Di Vincenzo, animatrice del Club, rimasta gravemente ferita nell’incidente, dopo la riabilitazione fisica, ha moltiplicato le sue energie per continuare il lavoro di Miria, sua amica del cuore, promuovendo le più importanti iniziative culturali della città).
Dopo un attento studio della personalità di Miria Ciarma e del fondamentale contributo da lei dato alla ricerca per la storia di Chieti e della provincia, il 28 maggio Pietro le ha reso grande onore, dedicandole la magnifica mostra “Una vita tra le carte. IN RICORDO DI MIRIA CIARMA” (anche questa organizzata con la collaborazione del Club per l’ Unesco di Chieti e del Comitato Cittadino), e intestandole la sala di studio con l’apposizione di una targa. Alla manifestazione erano presenti la madre e il figlio, autorità e tanti amici. Le “carte” esposte sono le numerose mostre, ricerche e pubblicazioni prodotte dalla dottoressa.
Il ricordo di Miria suscita sempre in me una profonda emozione. Voglio ricordarla non per i suoi lavori come direttore (chi vuole conoscerli, può visitare la mostra, che rimarrà aperta fino al 3 giugno), ma come funzionaria dell’Archivio. Per due motivi personali: 1) mi ha guidato nella ricerca e consultazione dei documenti necessari per i miei primi lavori (come ha ricordato Beppe Tinari, suo grande amico e collaboratore, lei era una tra le poche a conoscere alla perfezione i 13 km di scaffali dell’archivio); 2) abbiamo collaborato a due importanti ricerche storiche.
Nell’estate del 1996 consegnai a Gianfranco Conti, assessore alla cultura della Provincia, la minuta del testo “La Provincia di Chieti da Giolitti a Mussolini”, che desideravo pubblicare, perché, trattando la nascita e l’affermazione del fascismo nella nostra provincia, lo ritenevo importante e innovativo. L’anno dopo Conti mi affidò l’incarico di condurre una ricerca storica sul vecchio carcere di S. Francesco da Paola, in vista della sua destinazione a Polo Tecnico della Provincia, per sottrarlo all’oblio della memoria. Chiesi e ottenni l’aiuto di Miria. Scoprii che le piaceva lavorare in équipe: formammo un gruppo di lavoro, comprendente noi due, la funzionaria Annamaria De Cecco, “lu barone” Mario D’Alessandro, Pierluigi Gentile, Beppe Tinari, Paolo Nunziato, Stefania Giardinelli. Fu una ricerca appassionante e piena di sorprese, che fece conoscere alla cittadinanza la storia di un edificio, che nel tempo aveva assunto diverse forme d’uso. Come carcere, aveva ospitato anche gli assassini di Matteotti e i partigiani fucilati l’11 febbraio 1944 a Colle Pineta di Pescara. Fondamentale fu la collaborazione di Miria nella progettazione e organizzazione della mostra e nella pubblicazione del catalogo. Ricordo ancora con quanta passione e orgoglio illustrò i documenti esposti alle autorità intervenute all’evento.(Scoprii che amava chiudere una ricerca con una mostra, perché la riteneva uno strumento fondamentale per divulgare i risultati del lavoro svolto.)
Nel 1998 l’operazione fu ripetuta, con la ricostruzione della storia del Palazzo Provinciale. Anche per questo lavoro Miria, con la collaborazione di Tinari, ebbe un ruolo fondamentale nella progettazione e organizzazione della mostra e nella composizione dell’équipe, La ricostruzione storica del grande edificio fu complessa perché, oltre all’Archivio di Stato, furono coinvolti: la Soprintendenza archeologica dell’Abruzzo, per il rinvenimento di materiali dopo la demolizione del Palazzo Valignani e della Chiesa di S. Domenico; il Museo d’Arte Costantino Barbella, per trasferirvi le opere d’arte della Chiesa demolita, provvisoriamente custodite nel Museo d’Arte Sacra annesso alla Chiesa di S. Domenico degli Scolopi.
Quando Miria nel 2004 fu nominata direttore (così preferiva essere chiamata), la collaborazione divenne amicizia. Senza che glielo chiedessi, volle scrivere la presentazione al libro ”I Martiri partigiani di Chieti”. Inizia con una frase a lei cara e ripetuta più volte: ”La storia non è solo ‘altrove’, ma accade ovunque e continuamente”; e conclude con severe parole rivolte ai giovani, parlando della memoria “di un passato che si vuole far conoscere soprattutto ai giovani che così, forse, non giudicheranno più la loro città lenta, triste, passiva, addirittura codarda, così come è emerso da un recente sondaggio regionale sui “Giovani e territorio””.
Queste parole mi ricordano lo stereotipo di Chieti “città-camomilla”, che ho più volte denunciato. Per l’affinità delle idee e dei sentimenti, Miria rimarrà sempre tra i miei ricordi più preziosi. Ringrazio Pietro per la splendida iniziativa in suo onore.