STEFANIA PROIETTI CONFERMA che una politica diversa è possibile

PoliticaInsieme.com, 19 novembre 2024. Seguiamo l’avventura politica e  l’impegno civico di Stefania Proietti da tanti anni. Dapprima come Sindaca da Assisi e, poi, cinque anni fa, come possibile candidata alla Presidenza della Regione Umbria.

Stefania era stata eletta ad Assisi come espressione di un mondo civico autonomo ed indipendente che in Umbria, ma lo stesso vale in molta altra parte del Paese, esprime il meglio dei territori e dei loro sforzi per essere padroni del proprio destino. Rappresentante di una visione non ideologica, per quanto ferma nella sua formazione cattolica, si presentò  con il suo movimento fatto di cittadini di Assisi senza tessera di partito, esprimendo una posizione autonoma e costringendo tutte le forze politiche a misurarsi con un modo nuovo di fare politica.

La validità della sua azione di amministratrice venne confermata come Sindaca dalla sua città che la elesse nuovamente alla guida della sua Amministrazione. Ma al momento di misurarsi con la propria crisi, e quella della Regione tutta, il Partito democratico preferì andare ad una sconfitta piuttosto che candidare una come lei alla Presidenza dell’Umbria che fu clamorosamente consegnata alla destra.

Cinque anni dopo le cose sono cambiate e quella che oggi viene presentata come una vittoria del “campo largo”, dev’essere diversamente considerata perché Stefania Proietti va ora a guidare la propria Regione in una prospettiva che va ben oltre le logiche della politica corrente che sembra voler lasciare solo ai partiti la voce in capitolo.

Stefania, antesignana inascoltata un lustro fa, ha confermato ciò che è da poco riuscito anche ad Alessandra Todde in Sardegna e cioè indicare come possibile fare una politica diversa perché basata su un vero e forte collegamento con la gente. Quella gente che ha, sì, bisogno di trovare un riferimento di cultura politica, ma senza che questo diventi preminente rispetto alla buona amministrazione e al rapporto autentico con le persone.

Auguri Stefania

Stefania Proietti conferma che una politica diversa è possibile – Politica Insieme




AL BIVIO: POPOLARI O POPULISTI?

di Domenico Galbiati

Politicainsieme.com, 9 novembre 2024. La tesi è questa: si può battere il populismo solo risvegliando la coscienza autenticamente popolare del nostro e degli altri paesi in cui la democrazia ansima. Non basta, insomma, condannare il populismo e chi lo cavalca. E chi, per altro verso, lo asseconda con il proprio voto, cioè lo accetta e lo assume come griglia interpretativa che, in fin dei conti, gli offre almeno una qualche apparente comprensione di ciò che avviene in un mondo che gli appare disordinato, indecifrabile e, dunque, minaccioso.

Coltivare un sentimento di denigrazione o almeno di distacco ideale, politico e morale nei confronti della sua cifra demagogica fa sentire dalla parte giusta. E forse attenua il bruciore della sconfitta che il populismo infligge alle forze progressista. Ma non aiuta a capire perché attecchisca così facilmente al di qua ed al di là dell’Atlantico. Ci deve pur essere una ragione di fondo comune, che spieghi, almeno secondo una qualche ragionevolezza, un fenomeno che prospera su terreni di coltura pur così differenti.

Un’ipotesi attendibile che merita di essere considerata concerne la possibilità che il populismo altro non sia se non un surrogato sghembo di quella dimensione popolare della vita civile che abbiamo smarrito, abbandonandola impunemente ad un inesorabile declino. Se mancano solidarietà, coesione sociale, sentimento di appartenenza ad una storia comune, vengono meno fiducia, speranza, condivisione di valori di fondo, riferimento ad un interesse generale della collettività sovraordinato agli interessi particolari di ciascuno. Vengono, cioè , compromessi in radice i presupposti necessari a fondare una prospettiva di vita democratica, che nessuna architettura istituzionale, per quanto sofisticata, può garantire se prima non vive nel cuore e nella coscienza delle persone, ciascuna nella sua insopprimibile singolarità, eppure dentro un orizzonte che ricomprende tutti.

La democrazia non è mai data gratuitamente, né si può dire che esista in natura. È una conquista culturale, dunque un valore sempre definito storicamente e, quindi, perennemente in divenire, e questo non necessariamente è comunque nel segno di un avanzamento. Forse dopo un lungo, pluridecennale esercizio di vita democratica ci eravamo illusi che le cose stessero così, senonché oggi dobbiamo ricrederci e comprendere che la democrazia è un bene deperibile, che richiede una cura assidua e competente.

Al contrario, ci siamo incamminati lungo la strada di una progressiva atomizzazione della società, dove – almeno per quanto riguarda il nostro Paese – quelle stesse forze che avrebbero dovuto, per loro naturale vocazione, custodire ed attualizzare i valori popolari hanno virato, in nome dei diritti civili, verso una cultura così marcatamente individualista. Ritraendosi, di fatto, da una politica di difesa e promozione dei diritti sociali: lavoro, casa, salute, scuola, educazione e cultura, tutela degli anziani e di chi non ce la fa da solo, vivibilità dell’ambiente. Insomma, tralasciando tutto ciò che, giorno per giorno, vivono e soffrono le famiglie degli italiani. Tutto ciò che fa famiglia.

Nel necessario bilanciamento di diritti e doveri, non è affatto detto che i diritti civili – che nessuno può e deve sottovalutare – implichino per forza di cose una deriva individualista, come da noi sta avvenendo, in ossequio ad un pregiudizio ideologico di stampo radicale.

Ora, come sempre di fronte a sviluppi che, a prima vista, appaiono indecifrabili, si deve entrare nella loro guardia, studiarli dal di dentro. In altri termini, nessuna supponenza, ma, piuttosto, ci vuole quel po’ di umiltà che consenta di riconoscere come questi processi, per quanto possano essere o apparire insensati, abbiano una loro logica intrinseca, e più stringente di quanto siamo pronti ad ammettere. Da qui nasce quella loro forza che oggi sembra essere dirompente. È necessario risalire alla sorgente, alla motivazione originaria per comprenderne il decorso.

La democrazia – e con essa le forze progressiste che dicono di averla a cuore – il discorso pubblico in cui prende forma, attraverso il confronto tra le differenti culture politiche in campo e le relative antropologie di riferimento, non reggono il passo delle trasformazioni che letteralmente ci attraversano, come una spada che ci trafigge da una parte all’altra.

Viviamo in un mondo contorto e non c’è da esserne stupiti, se appena consideriamo di vivere la stagione delle transizioni abbandoniamo postazioni storicamente consolidate e siamo in mezzo al guado, verso una sponda che ancora non riusciamo a vedere chiaramente.

Senonché, noi siamo fatti per dare alle cose un senso compiuto, in carenza del quale entriamo in una sorta di stato eretistico, inquieti, timorosi, talvolta perfino angosciati. Tutto ciò vale, allo stesso modo, per ciascuno di noi e per quella persona collettiva rappresentata dalla comunità.

Se non c’è chi sappia indicare un approdo credibile, verso cui camminare accompagnandoci gli uni agli altri, coltivando un’attesa comune, siamo disponibili e pronti ad abboccare all’amo di un qualunque tribuno.

Quando la dialettica democratica si spegne o latita, non restano che due opzioni: o il capro espiatorio o l’uomo forte. E che sia così lo dimostrano quei numerosi casi della storia che hanno visto, in un rovesciamento repentino degli umori, l’uomo forte costretto a vestire i panni del capro espiatorio.




I LIGURI (GLI ITALIANI) DIGERISCONO DI TUTTO

PoliticaInsieme.com, 29 ottobre 2024. In un paese civile probabilmente non ci sarebbe stato il voto di ieri in Liguria. Regno Unito, Francia, Stati Uniti, ma non solo, dopo lo scandalo esploso nella Regione delle due Riviere, avrebbe mandato a casa un’intera classe dirigente.

La nostra non è una considerazione giudiziaria, ma politica. Anche il caso Toti ci ha confermato che ci si trincea dietro i tre gradi di giudizio, anche se la vicenda specifica, salvo ulteriori contestazioni, che sembrano possano essere in arrivo, sarebbe stata risolta con un patteggiamento. Che comunque è indice di un qualcosa che, diciamola così, non ha funzionato proprio secondo i canoni del buon governo. Ma non solo, sono stati messi in lista alcuni che sono ancora indagati e che, nonostante tutto, hanno provato addirittura a fare il salto più in alto per sedersi sugli scranni del Consiglio regionale.

L’unica risposta è stato l’astensionismo che, anche questa volta, ha raggiunto livelli record. Certo, il clima è stato più che inclemente, ma il numero di quelli che si sono tenuti lontani dalle urne è  in linea con i precedenti comportamenti degli elettori di altre regioni.

Insomma, si continua a serrare le fila, e continuando a fare la scelta di parte, a prescindere da ogni valutazione di più ampio respiro che, appunto, in un paese civile avrebbe portato a ben altro.

Tra divisioni e polemiche, l’altro fronte, anch’esso con radicate vecchie posizioni, non da tutti i liguri considerate commendevoli, ha mostrato ancora una volta in più di non avere le qualità per smuovere le coscienze.

E questo, invece, sarebbe necessario in tutto il nostro sventurato Paese che, oggettivamente si meriterebbe di più. Anche se questo di più, a differenza di quanto accadrebbe in un paese civile, dovrebbero essere gli italiani a cercarselo. E questo vale per quelli di destra, di sinistra e … dappertutto…




INSIEME PER L’ALTERNATIVA POPOLARE E DEMOCRATICA

Pertile: lavoro giusto e ruolo sociale dell’impresa

PoliticaInsieme.com, 24 ottobre 2024. La costruzione dell’Alternativa popolare e democratica non può prescindere dalle questioni del Lavoro e dal ruolo sociale dell’impresa. Rimandando all’ampia riflessione di INSIEME sulla materia pubblicata nel corso degli anni su queste pagine, e una cui sintesi è offerta in parte dalla Petizione presentata già molto tempo fa offro degli spunti sintetici su cui è necessario organizzare una piattaforma allargata alla partecipazione di tutti coloro che intendono lavorare ad una “nuova” politica.

1. Destinatari prioritari: i lavoratori, gli imprenditori, gli operatori nel sociale, i sindacati, le donne e gli uomini di buona volontà per un nuovo patto del lavoro e dell’impresa sociale.

2. Scenario internazionale: il neoliberismo, dopo la fine dell’Unione Sovietica, cresce moltissimo secondo una logica globale; ora è in declino per il suo fallimento sociale.

Nasce una domanda di modificazione della ripartizione della ricchezza prodotta tra il Capitale e il fattore Lavoro.

2.1 Sistema multipolare: è sempre più condivisa l’analisi che sostiene   che il sistema unipolare (Usa) , nel prossimo decennio, verrà sostituito da un sistema multipolare, con al centro Cina e India. C’è una crescente domanda di autonomia economica e finanziaria rispetto all’ Occidente.

2.3. UE : Unione fragile; fragilità che comporta una riduzione di competitività. Da qui, la necessità di un  aumento sensibile della produttività ( Report Draghi ).

1.4. U.E. : piattaforma industriale tedesca in crisi: messa in discussione del modello basato sull’export.

DUNQUE, UNO SCENARIO  DI RADICALI CAMBIAMENTI , che produrrà una nuova divisione internazionale del lavoro.

-Il mondo del lavoro subirà radicali trasformazioni.

-Previsione di aspri scontri tra gli  operatori. Conseguenza:  conflitti tra le aree con turbative sui commerci internazionali.

3. Nuovo Statuto del Lavoro e dell’Impresa sociale. I punti fissi di riferimento:

3.1. Intelligenza artificiale : la I.A. è andata oltre la semplice produzione di un’ordinaria tecnologia. Cambia un’intera società.

Il mondo del lavoro dove va? C’è la necessità di un nuovo statuto del lavoro e dell’impresa sociale, indispensabile per poter affrontare le nuove sfide, ad iniziare da quelle tecnologiche.

La tecnologia riformula i processi produttivi ;  l’impresa dà spazio a nuove motivazioni di crescita personale e di maturazione civile del lavoratore e dell’imprenditore. L’impresa deve ritrovare una nuova più avvertita coscienza sociale.

3.2. un lavoro rispettoso della persona.

Armonizzazione dei tempi di vita e dei tempi del lavoro: ridimensionare i lavori totalizzanti ( uso delle nuove tecnologie); diritto della donna alla maternità;

Formazione permanente ed aggiornamento professionale;

Sicurezza sul lavoro. Si chiede un piano del Governo per una ristrutturazione degli uffici competenti, attualmente inadeguati.

Tutela contrattuale per ogni tipologia di rapporto; tutela nelle fasi di inattività forzata;

3.3. Democrazia sul posto di lavoro :

-partecipazione alla gestione delle imprese: concorso dei lavoratori alla definizione delle strategie aziendali;

– partecipazione agli utili;

–  lavoro femminile: uguaglianza e valorizzazione della creatività specifica;

– sostegno al diritto al lavoro: misure rinnovate di sostegno alla mobilità occupazionale; con priorità al lavoro femminile;

3.4. Si propone, di conseguenza, un PATTO DEL LAVORO E DELL’IMPRESA SOCIALE .

4. Investimenti tecnologici: in Italia, dagli anni Settanta in poi, vi è stata una carenza  di investimenti tecnologici, sia pubblici che privati; carenza che ha fatto perdere opportunità di crescita economica e di organizzazione sociale.

Si è ridotto il grado di competitività del sistema. La politica del Governo ha bisogno di una svolta.

Una proposta:

Individuazione da parte del Governo delle priorità di ricerca e innovazione. (Piano di 5 anni )

Dal Centro alla Periferia: il Piano va tradotto in progetti di ricerca, i cui protagonisti sono le Università, i Centri e gli Istituti di ricerca, le Imprese.

I motori di ricerca dovrebbero essere le reti territoriali.

Scenario di riferimento U.E.

Abolizione dei “ Bonus “a pioggia.

5. Formazione:

Sempre, a tutti i livelli. Coinvolgere le università e le imprese. Tenere conto più dei distretti industriali che delle competenze istituzionali ( Regioni).

6. Politica del lavoro e coesione sociale

Uscire dalla ideologia perversa secondo cui l’impresa è una macchina che serve a fare solo soldi per gli azionisti.

Un ‘impresa più sensibile ai diritti sociali. Non solo mkt e assistenzialismo, ma soprattutto COMUNITÀ.

Proposta: più sostegno alle cooperative sociali e alla co-progettazione con gli Enti Locali.

7. Sicurezza sul lavoro

– Centinaia di migliaia sono  i lavoratori irregolari. Specialmente, in edilizia e in agricoltura ; la filiera logistica e di distribuzione è appositamente lunga, crea margini di ricarico non giustificati, molto sproporzionati. L ‘architettura della filiera  crea speculazione sulla “ pelle” degli irregolari.

-Papa Francesco ( Civiltà Cattolica, n° 4179/4180, pag211) ci ricorda che , con un’economia che uccide, la democrazia entra in crisi: la dignità del lavoratore è al centro del Patto sociale del Lavoro.

Roberto Pertile




RAGIONARE PER COSTRUIRE UNA NUOVA POLITICA

di Giancarlo Infante

PoliticaInsieme.com, 18 ottobre 2024. Cosa significa parlare di una “nuova” politica? Il tema cioè che affrontiamo a Roma domani, sabato 19 ottobre, insieme a numerosi rappresentanti di altri gruppi e associazioni che vogliono ragionale sulla possibilità di dare vita ad una “Alleanza popolare e democratica” che faccia della libertà e della solidarietà la doppia faccia di una sola medaglia di quel processo di trasformazione che deve interessare il Paese sotto il profilo istituzionale, sociale ed economico.

In primo luogo, significa superare la logica del bipolarismo in cui siamo finiti negli ultimi trent’anni e più. Cominciando dai territori dove i contenuti programmatici fondamentali per rigenerare il Paese diventano la cifra concreta e coerente con cui riannodare i rapporti tra istituzioni, politica e popolo.

Negli oltre tre decenni vissuti dal nostro sistema politico abbiamo registrato tanti fenomeni di distorsione del quadro democratico. Che riguardano gli equilibri istituzionali, lo snaturamento dei partiti, un profondo distacco del paese legale da quello reale. Come ci ricorda il continuo ripresentarsi dell’astensionismo, in crescita in qualunque tipo di consultazione elettorale.

La nostra democrazia appare sempre più gracile e malata. In coincidenza con l’affievolirsi di quelle voci che hanno nella loro tradizione una forte carica solidale. Come quella popolare, ma non solo, perché una politica quasi esclusivamente basata su un sistema di “nominati”, di partiti sempre più guidati da ristretti circoli, e della logica della scelta per schieramento, ha di fatto tolto di scena anche le grandi culture del mondo liberale, repubblicano e socialista.

Non si tratta, pertanto, di pensare ad un mero posizionamento intermedio tra destra e sinistra. Bensì, di costruire dal basso una vera e propria alternativa basata, come indicava il Manifesto Zamagni,  su di un pensiero forte in grado di dare voce ad un progetto di autonomia che non significhi solitudine, ma, al contrario,  una sfida sul piano di contenuti programmatici che, in questa fase vissuta dal Paese, richiamano, insieme e in forma coerente e compiuta, gli aspetti istituzionale, vedi il Premierato; l’organizzazione dello Stato e della sua propaggini regionali e locali, vedi l’Autonomia differenziata; i nuovi paradigmi economici e sociali da mettere in forte competizione con l’idea di un liberismo individualista, e la collegata finanziarizzazione dell’economia, rivelatisi negli ultimi decenni i più pericolosi fenomeni di destabilizzazione economica e sociale.

Ciò è a maggior ragione valido in un contesto internazionale che diventa sempre più complesso e che fa inopinatamente ritornare a diventare la Pace il bene più bene prezioso da coltivare, anche in una realtà come quella europea chiamata a rafforzarsi per superare le lacerazioni interne, provocate dalle spinte nazionalistiche che, a ben guardare, sono le vere cause di quei problemi denunciati dai populisti, e tornare, così, ad una politica internazionale fatta di dialogo e di collaborazione.

Anche per questo l’Italia ha la necessità di interrogarsi e operare sulle proprie condizioni di divisione e di smarrimento. Cui si è pensato di rispondere con le varie forme di populismo succedutesi nel corso dell’ultimo decennio e che, oggi, ci fa trovare con il Governo più di destra, più divisivo e accentuatore delle disparità sociali e regionali, che il nostro Paese abbia mai conosciuto.

Per reagire a tutto ciò c’è bisogno di una cultura politica “nuova” adeguata alla complessità del Paese e agli inediti equilibri in via di definizione nel mondo.

Sappiamo che la società italiana è percorsa da un grande fermento. Quello ignorato dai grandi partiti e dal sistema dell’informazione. E questo spiega quella fase di ascolto in cui sembrano tornare a coinvolgersi il mondo popolare e dell’impegno sociale in gran parte fatto, sì, di cattolici, ma anche da espressioni di altre culture politiche, come noi intenzionate a dare un senso costruttivo e di autentica trasformazione dell’impegno pubblico, e che, come noi, credono nel consolidamento delle istituzioni libere, democratiche e basate su di un reciproco rispetto dei loro distinti ruoli e competenze.

Siamo tutti consapevoli che abbiamo bisogno di consolidare le conquiste dell’Italia repubblicana raggiunte a caro prezzo, basate sulla coesione sociale, sulla partecipazione, sulla ricchezza delle vocazioni e specifiche articolazioni locali e, quindi, curando ed esaltando una politica fatta di vicinanza con le realtà territoriali.

Il ragionare assieme, su di una base paritaria, senza la pre costituzione di uno schema imposto arbitrariamente dall’alto, serve anche per individuare, assieme, le forme concrete in cui, a partire  dalla collaborazione nei territori, e pure, eventualmente, in un impegno elettorale da definire nei modi e nei tempi che, soprattutto, il contesto locale richiede, si possa cominciare ad indicare che la costruzione di una politica “nuova” è possibile.




NON CI SONO I SOLDI

… e i misteri del Pnrr

PoliticaInsieme.it, 15 ottobre 2024. Una Legge di bilancio pesante e miserrima allo stesso tempo. Dissolta la nebbia delle polemiche, meglio dire del gioco delle parti, resta un quadro che è quasi da austerity. In sostanza, si gestisce l’esistente e, ancora una volta, si è costretti a rinviare a tempi migliori una Finanziaria che parli di investimenti per lo sviluppo. Tutto è ridotto ad assicurare che non ci saranno aumenti di tasse. Sembra che tutto il resto non conti.

Non ci sono soldi: è il mantra cui non sfugge anche il Governo Meloni che, però, fino a ieri ha tenuto a dirci che da noi cose stanno andando a gonfie vele. A dispetto di quel che butta per Germania e Francia.

Importanti voci del bilancio non vedranno molte risorse. Anzi, per far quadrare i conti, il Ministro Giorgetti ha fatto la voce grossa riproponendo i famosi “tagli lineari” dei fondi assegnati ai ministeri. Il che vuol dire che mancheranno alcuni miliardi, forse tre, per cose che riguardano direttamente gli italiani. Un gruppo di ministri ha già fatto sapere di non pensare affatto di pensano accettare i tagli, nonostante la minaccia di Giorgetti farli direttamente lui se non gli daranno retta. Salvini, Lollobrigida e Urso sono dipinti come i più determinati.

È comprensibile: ognuno pensa a difendere il proprio ministero e le relative spese previste e che tutti, sperano ogni anno di vedere ampliate invece che decurtate. Vedremo chi la spunterà in questo scontro che è tutto interno alla compagine governativa. Stando alle notizie di ieri sera, l’hanno vinta loro e non sarà Giorgetti a decidere i tagli definitivi da apportare ai bilanci di ciascun ministero.

Colpisce, almeno alla maggior parte degli italiani che seguono queste vicende, con scarse comunicazioni al riguardo, e consapevoli della pressoché loro conoscenza approssimativa delle cose, che in tutte le discussioni di questi giorni si parli di tutto fuorché della relazione tra Bilancio generale e Pnrr. Avvertono che manca una visione d’insieme. Oggi, invece, più necessaria che mai.

Saremo sicuramente rimbeccati da qualche profondo conoscitore dei meccanismi di formazione e di gestione dei conti pubblici, ma ci perdoniamo da soli se osiamo pensare che, a rigor di logica, bisognerebbe pure cercare di capire come le due questioni si colleghino tra di loro in una visione di crescita e rigenerazione.

Perché si piange miseria, e con questo si giustifica la mancanza di importanti investimenti su settori vitali come l’innovazione, lo sviluppo tecnologico, la sanità, la casa. Solo per citarne alcuni, mentre siamo stati letteralmente inondati di soldi grazie al Next Generation Europa per il quale non ringrazieremo mai abbastanza il Governo Conte  e Mario Draghi che ne ha reso concettualmente possibile l’attuazione grazie al lavoro svolto in precedenza alla guida della Bce. E, poi, lo stesso Draghi che ha avuto modo di metterci le mani per i mesi in cui alla guida di Palazzo Chigi.

Giorgia Meloni ci ha abituato alle proprie grida di vittoria per il roboante successo registrato sull’attuazione del Pnrr. Siamo giunti alla quinta rata, per un totale di 113,5 miliardi di euro di incassi su un totale di 194 miliardi, e dunque pari al 58,4% della quota del nostro Pnrr. Un bel successo. Non c’è che dire. E questo è stato possibile perché avremmo soddisfatto tutti gli obiettivi richiesti dalla Ue per autorizzare il versamento delle successive rate. Peccato che gli italiani gli effetti di questi oltre 110 miliardi non riescano ancora a percepirli. Colpa loro?

In effetti, sembra che il 78% circa delle risorse impegnate debba ancora essere speso. E l’unica cosa che si è riusciti ad appurare, lacerando appena appena una cortina di segreti che ancora resistono attorno alla più grossa operazione finanziaria che ha, fortunatamente, coinvolto il nostro Paese. Vieppiù importante perché ha segnato un radicale cambio di passo da parte dell’Europa.

Si vuole deliberatamente continuare a gestire solo l’esistente. Ma tutti saremmo bravi a farlo.




FRANCESCO E I RICCHI

Dovrebbe far meraviglia chi se ne meraviglia

PoliticaInsieme.com, 22 settembre 2024. È oramai un classico: certi giornali sembrano aspettare le dichiarazioni di Papa Francesco per attaccarlo, criticarlo e, tra le righe, provare persino a renderlo ridicolo. È accaduto nuovamente dopo che il Pontefice ha ricordato qualcosa di molto semplice detto da Gesù e riportato nei Vangeli: “è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli”.

Un tema che ritorna spesso anche in altre parti della testimonianza dei quattro evangelisti. Quello della ricchezza.

E su questa questione dibatterono a lungo i primi cristiani e i Padri della Chiesa. Al punto che esiste una vera e propria “patristica” sul cristiano e la povertà, il cristiano e la ricchezza. Di questo si è fatto interprete Papa Francesco che, evidentemente, continua su di una linea a chi ha del cristianesimo tutta un’altra idea, molto adattata a sé stessi e …  alle proprie tasche e ceto sociale.

Questi giornali cui ci riferiamo sembravano persino meravigliati che Francesco ricordasse le responsabilità sociali dei ricchi e li richiamasse a riflettere sul loro egoismo e sulla smania di accumulare ricchezze. Noi siamo meravigliati di tanta grassa ignoranza. Cui si aggiunge l’idea di un cristianesimo piccolo borghese, o finanziario se le cose sono concepite in grande, fatto di egoismo sociale e di destra politica. Cosa che del resto che, questi fogli in mano a imprenditori pienamente coinvolti con la politica e interessati a costruire una società dell’individualismo animata solo dal consumismo e dalla delega a chi comanda, propalano a piene mani mentre sostengono chi bacia i rosari e che, però, persegue politiche divisive e classiste.

Noi, invece, diciamo grazie a Francesco che tiene vivo il messaggio evangelico della solidarietà, della Giustizia sociale, premessa indispensabile di un’autentica democrazia partecipata, e dell’equità. Così, come del resto hanno fatto tutti i grandi Papi a partire da Leone XIII con la sua Rerum Novarum, la prima pietra di quel grande patrimonio del Pensiero sociale della Chiesa che, ricollegandosi ai primi cristiani, rende sempre attuale e politicamente concreto il messaggio evangelico; il quale invita, oltre che con Dio, a misurarsi con il prossimo, sotto qualunque forma esso si presenti e in qualunque contesto, anche in una società in cui abbiamo sempre più ricchezze sterminate in mano a pochi e molti di più che non hanno neppure il minimo sufficiente.




TEMPO DI AGIRE [3]

Tempus fugit, tempus tantum nostrum est

Torrevecchia Teatina, 29 luglio 2024. Luglio, lo sappiamo: piena estate, caldo, vacanze e tutta la bellezza a disposizione; c’è poco da fare, tutto si proietta al riposo, al non fare niente con la mente comunque libera di muoversi, però.

Ci sarebbe tanto da pensare, da riflettere e meditare;  ecco, dunque, proprio nella mente libera si potrebbero sviluppare idee nuove e giuste perché proprio nel riposo, nel rilassamento, lontani dai trambusti del lavoro, degli impegni, dei legami contaminati e dagli intrecci quotidiani, la mente può volare in alto, acquisire nuove informazioni, notizie utili e decisive, per dirimere ogni perplessità, dubbio o incertezza, per comprendere il quadro ed riprendere il cammino nella giusta direzione.

Tempo di agire allora, tempo da non perdere. Tempo che non va bruciato nella nostra tipica indolenza di popolo in eterna attesa, e che attende anche l’indolenza che arriva.

È tempo di chiudere con quel passato di dolore, di sofferenza, di parole al vento, di mortificazioni, di umiliazioni, soprattutto, di lavoro inutile.

Si… sì, proprio di lavoro inutile: quella sorta d’impegno profuso per finti obiettivi, per  cause ingannevoli, per ideali che si rivelano densi d’ipocrisia e carichi di perversione se non addirittura pieni di silenzi e di nulla.

Ecco quel silenzio e quel nulla che dilagano pericolosamente proprio in questi tempi; quel silenzio e quel nulla che dannatamente si rivelano molto industriosi nei luoghi del potere; quel silenzio e quel nulla che divorano e distruggono ogni buona intenzione, quel silenzio e quel nulla che operano per la sola ed esclusiva propria sopravvivenza.

Tempus fugit, tempus tantum nostrum est.

Non abbiamo altro che il nostro tempo e non possiamo perderlo, usarlo per cose inutili, impegnarlo per obiettivi subdoli o addirittura per cose dannose. Tempo di agire, dunque; poco tempo ancora per individuare ed inquadrare bene la giusta via ed intraprendere il cammino di salvezza.

Non ci sono e non ci saranno altre possibilità, altre opportunità, altre occasioni per la giusta soddisfazione, la vera gratificazione; saremo sempre e comunque condizionati ed influenzati, sì; ma condizionati ed influenzati dall’onestà, dalla giustizia e dalla bontà d’ogni agire. C’è poco da aggiungere: questa è la strada giusta, e lo capiscono tutti, pure le pietre.

nm




TEMPO DI AGIRE [2]

Uomini vivi o uomini polli: il vero dilemma

Torrevecchia Teatina, 24 luglio 2024. Nel mondo gli eventi si succedono rapidamente ed in modo imprevedibile quando si dorme; intanto le milionarie elezioni americane calamitano ogni attenzione, ma anche nel nostro continente, tutti gli interessi sembrano concentrati su questa redditizia Commissione europea.

In Italia tutto si svolge, come sempre, lungo la direttrice economica Milano, Roma, Napoli; oramai la storia racconta, solo ed esclusivamente, i fatti del ricco popolo tirrenico e padano; sull’Adriatico il solito sguardo indifferente, a volte anche meravigliato, per qualche piccola dinamica. In Italia, però, ci siamo anche noi.

L’Abruzzo e gli abruzzesi. Pare che questa presenza, proprio inerte negli ultimi tempi, si rende utile solo come oggetto di dominio nei tavoli dei poteri lontani. I grandi decisori oramai scelgono tutto per noi: dai governi agli amministratori, dalle direttive economie alle questioni sanitarie; dagli indirizzi culturali alle problematiche ambientali fino all’acqua da bere e all’aria da respirare; manca poco che decidono anche come chiamarci, cosa fare e dove andare.

Siamo diventati proprio un popolo silente, docile e sottomesso; forse lo siamo sempre stati? Proprio no. Gli abruzzesi vantano storia antica, imponente, addirittura, leggendaria. Carattere, cultura e capacità emergono in ogni epoca; popolo coraggioso e uomini illustri nella cultura, nell’economia, nelle scienze, nella politica, in ogni settore.

Cosa succede allora ?

Come mai da guerrieri indomabili ch’eravamo ci siamo trasformati negli uomini arrendevoli di oggi? Come mai dalle impavide guide d’un tempo, che davano i natali all’Italia, agli odierni servi sciocchi? Come mai dagli uomini illuminati e colti del passato ci siamo trasformati in quegli uomini ottusi ed arroganti che colorano le recenti e tristi dinamiche sociali? C’è poco da raccontare; siamo in lenta e inesorabile decadenza, se non addirittura involuzione. Da questa parte adriatica oramai i capitoli del progresso, della cultura, della scienza, della politica e dell’economia sono chiusi: tutto asservito al dominio dei grandi e lontani potentati. Società ai margini e stuolo di operatori sottomessi e riverenti; non sembra ci sia da salvare “cosa”.

Ecco il risultato: conquistati e sottomessi in poco più di un trentennio. Protocollo classico: individuazione dell’ambizione, foraggiamento nei limiti ed assoggettamento per realizzare utili strumenti per il dominio. L’Abruzzo è conquistato. Oramai si risponde solo agli ordini delle sale di comando esterne; non ci vuole tanto per capirlo, basta una semplice indagine superficiale per svelare l’inquietante nullità delle nostre capacità. Attività ridotte alle sole dispute sui luoghi lautamente remunerati. Tutto concentrato in quella direzione; il resto è solo parvenza di presenza.

L’Abruzzo, però, non può essere questo; non può ridursi allo squallore che stiamo vivendo; non può degenerare nel quadro sempre più triste che si apre ogni giorno nelle pagine scoraggianti dei nostri giornali. Inutile e patetico registrare l’attività degli ultimi tempi.

Quadro pietoso in ogni direzione d’indagine, ma nella politica infantile e nella miserabile propaganda sono stati superati tutti i limiti. È tempo di agire, è tempo di politica vera con la P maiuscola; è tempo d’incontro e confronto: tempo di riprendere coscienza del proprio ruolo e delle proprie facoltà.

L’Abruzzo popolare delle genti operose e sincere non ha molto tempo a disposizione; se non si sveglia e non ha la forza di reagire potrà almeno dare inizio al suo definitivo de profundis. Le scelte non vanno subite e vissute passivamente, vanno invece discusse, condivise e vissute insieme, quale popolo vivo. Ecco, popolo di uomini vivi e non popolo di uomini polli.

nm




TEMPO DI AGIRE [1]

Giunge il momento di operare per il bene comune

Torrevecchia Teatina, 22 luglio 2024. Siamo giunti al termine di un periodo denso di attività, di movimento, di speranze, soprattutto di conflitti (interiori, ma anche no); giunti al termine di una fase storica logorante.

I Popolari ci sono. Anche se ridotti ai margini, anche se mortificati, anche se umiliati e martirizzati, i Popolari sono sempre presenti, sempre vigili, soprattutto vivi a tutela di una dignità disconosciuta di popolo operoso, soprattutto di popolo cattolico dedito ai bisogni del disagio.

I cattolici popolari, i veri Cattolici Popolari sono certi che solo i giusti riferimenti, quelli di un florido passato, possono fare grande un popolo. Certi, dunque, di un cammino di verità, di giustizia, di libertà e di gratificazioni immense, i Cattolici Popolari adesso possono e devono solo rappresentare certezza con la propria storia ed il proprio impegno diretto e deciso, in un mondo politico oramai svilito nella menzogna, nell’arroganza e nella disgrazia di un’offerta dai limiti disarmanti e miserabili.

Giunge il momento del risveglio, il momento di operare e di agire per il bene comune.

NM




L’ATTESO RISVEGLIO (3)

Rinnovati e rigenerati per ogni opera buona

Torrevecchia Teatina, 14 luglio 2024.  La storia del nostro Abruzzo che esce dalla guerra ci racconta della fame, dell’indigenza, delle rovine, dei bisogni ma soprattutto della dignità di un popolo dai profondi riferimenti caritatevoli. La storia di quella prima ricostruzione ci racconta di una umanità pressoché analfabeta e senza risorse che si trova d’improvviso a fare i conti con una devastazione subita e di una ricostruzione necessaria ed obbligata; ovvero la costruzione di una società vera e propria su una che viene da un mondo vecchio e superato.

In verità si tratta di tentare la trasformazione di un popolo rurale ed incontaminato in un altro popolo moderno, dinamico e carico di desideri.

Con lo sguardo che cerca di individuare qualche riferimento di quella comunità intenta solo ad arrivare al giorno dopo, fra la polvere ed i fumi di quelle dinamiche e dei successivi bombardamenti,  ecco l’apparire di uno stuolo di uomini nuovi, ecco venire fuori, dal nulla, una umanità determinata, una classe di decisori provetti, di belle persone e dalle buone intenzioni: politici sorridenti, autorevoli e decisi a caricarsi il fardello.

L’Abruzzo viene fuori da quelle immagini rigide e sbiadite del passato; il progetto per la costruzione di questa nuova comunità è in mani buone, così sembrerebbe. Il nuovo Abruzzo inizia il suo cammino; dai tratturi della transumanza alle autostrade del futuro.

Poche parole dette bene, pochi fatti ma concreti ed il potere si diffonde in ogni luogo; l’ambiente è quello giusto: tutti sognatori, carichi d’entusiasmo e con le proprie piccole e stellari ambizioni. Una comunità fertile per realizzare, in poco più d’un trentennio, l’Abruzzo dei miracoli ed un sistema organizzato, risoluto ed inflessibile.

Da miracolo a miracolo; appartenenza fatale ad un organismo che crolla e d’un colpo ogni  segno sistemico precipita nell’oblio. I grandi cambiamenti degli anni Novanta, la nostra triste storia ed il secondo crollo.

Non può svanire tutto, si deve continuare, la vita prosegue; bisogna ancora ricostruire, e la ricostruzione sembrerebbe più complessa che mai. La storia degli anni Novanta ci racconta però di una umanità pressoché acculturata, con tante risorse raccolte ed una intraprendenza molto decisa che guarda ad un progresso molto più alto. Riferimenti  nuovi, modelli più che nuovi, iniziative nuovissime: ecco l’Abruzzo moderno del benessere per tutti.

Fra le rovine del passato e dei crolli sistemici, i nuovi giovani rampanti si presentano e sono più che pronti con le loro formule, tutte nuove e con le giuste benedizioni. Una miscela esplosiva di irriverenza, saccenza ed incoscienza, il tutto amplificato da un’ambizione sfrenata; ed ecco la nuova classe politica subito all’opera.

Tanta voglia di potere e di dominio; tanta aspirazione al benessere, alla vita bella e alla vita facile; tanta necessità di riverenze e considerazioni ma un segno di buon riferimento di carità nemmeno l’ombra.

Senza buoni ideali tutto fallisce; anche i più giusti degli intendimenti si lasciano corrompere. Il potere, la sete di dominio riescono a prevaricare anche le capacità residue, annichilendo ogni forma di bellezza. L’anima è perduta, il delirio vince ogni battaglia per consegnare tutto il buono e bello possibile al signor inganno.  

Ecco il terzo inevitabile crollo. Dopo lo zolfo e le rovine della guerra, dopo il tracollo umano e sistemico democristiano, ecco una nuova disillusione ed il crollo per la vanagloria che si va completando con i suoi nuovi strumenti di demolizione, quelli dell’incompetenza, della prepotenza e dell’arroganza, tutto in abbondanza; l’autentica persecuzione del buon senso, dell’umiltà, del rispetto e della responsabilità.

Per questa nuova ricostruzione il risveglio è atteso, quantomeno auspicato, nella speranza di dare l’avvio ad un nuova e vera riorganizzazione delle cose; una rigenerazione ed un rinnovamento nell’impegno e nel servizio a preparare donne e uomini davvero pronti ed uniti per ogni opera buona.

NM




L’ATTESO RISVEGLIO (2)

I Cattolici Popolari e gli utili strumenti del cuore

Torrevecchia Teatina, 12 luglio 2024. Come è stato possibile che una comunità così operosa, intelligente e soprattutto onesta e buona, in poco tempo, sia stata capace di trasformarsi in una sorta di comunità pigra, ottusa e soprattutto crudele ed intollerante (?).

Chi ha vissuto le vicende di quell’italiano venuto fuori dalle polveri della guerra, per riscattarsi nel lavoro e nelle straordinarie bellezze del made in Italy,  può raccontare di un’Italia davvero bella, solidale, idealista, soprattutto sincera. Italiani buona gente.

Cosa sia successo in poco più di un trentennio è ancora da capire; siamo precipitati letteralmente nel vortice di una superbia che non conosce limiti. Dal mondo delle meraviglie a quello della nausea.

Tutto, comunque, concentrato nelle dinamiche del potere che, in poco tempo, sono entrate in un delirio che autodivinizza e che chiede solo sottomissione.

Ma quale condivisione: ognuno pensa per sé; ma quale solidarietà: male nascere deboli; ma quale giustizia: con il potere s’aggiusta tutto; ma quale fratellanza, i migliori vincono, gli altri asserviti;  ma quale sincerità: furbizia e menzogna vincono sempre.

Ecco, dunque, che ambizione, potere e denaro, con una politica quale strumento utile per ogni progetto di dominio, riescono a cambiare tutto e a  ribaltare ogni cosa. Società capovolta: quell’umanità del rispetto e dell’amore distrutta; quell’economia della crescita e dello sviluppo distrutta; quell’ambiente dei fiumi e dei laghi trasparenti ed incontaminati distrutto; quelle istituzioni autorevoli e responsabili distrutte; quella cultura dei titoli e degli studi distrutta; tutto quel bello distrutto.

Ecco, in poche parole, quello che oggi abbiamo concretizzato, tutti insieme, in questi ultimi trent’anni.

Con tanta indifferenza, tanta pigrizia, tanta indulgenza e remissività, siamo stati, comunque, tutti partecipi di questa distruzione che ha prodotto e realizzato l’Italia che viviamo e che, nel profondo del cuore, detestiamo.

Tutti desideriamo le cose migliori per la nostra Italia; sogniamo tutto il bene ed il buono che si può: è possibile questo?

Si, basterebbe solo volerlo. Basterebbe solo ripartire dalle cose semplici ed umili; dalle cose che ci vedono e ci tengono uniti nel giusto, nel rispetto: nel buon senso.

Ecco, dunque, la possibilità di ripartire dai veri valori umani e morali: quelli essenziali. Ripartire da una idea di giustizia conforme alla dignità della persona umana, dai dettami della retta ragione, dai diritti fondamentali delle persone.

Ripartire dunque dagli insegnamenti cristiani per favorire la convivenza civile, garantire la giustizia, perseguire il bene comune dell’intera comunità e non di un gruppo a detrimento delle legittime esigenze degli altri, garantire ed assicurare le giuste libertà individuali e sociali e rispettare la libertà religiosa ed i diritti della Chiesa.

Camaldoli è lontana nel tempo, ma vicinissima a noi più di quanto si possa credere; non attende altro che il nostro risveglio, il risveglio dei cattolici popolari con il proprio pensiero, con le proprie analisi, con i propri strumenti del cuore per operare nello Stato, nella Famiglia, nell’Educazione, nel Lavoro, nella destinazione e nella Proprietà dei Beni Materiali, nella  Produzione e nello Scambio; nell’Attività Economica Pubblica; nella Vita Internazionale oramai sempre più lontana dai nostri, mortificati e declassati, interessi.

NM

foto: https://comunicazionisociali.chiesacattolica.it/parlare-con-il-cuore-e-il-tema-della-gmcs-2023/




L’ATTESO RISVEGLIO (1)

I Cattolici Popolari e la civiltà dell’Amore

Torrevecchia Teatina, 10 luglio 2024. Non se ne può più, davvero. Da un’estremità all’altra, sempre sballottati fra idee balorde, fatti incresciosi ed eventi indicibili di un mondo primitivo, istintivo e soprattutto egoista; naturalmente, con tutto il suo nefasto agire, dilatato nella nostra attuale e fragile società.

Tutto diffuso ed esteso nelle perverse pieghe dell’informazione, della politica, dell’economia, della cultura perfino della tradizione e della spiritualità; non c’è che dire sembrerebbe una bella società di brava gente.

Con i soli fatti rozzi, crudeli ed aberranti che qualche volta riescono a raggiungere l’attenzione della nostra comunità civile, la domanda che viene fuori non è poi così tanto peregrina: da quel bel popolo di italiani della ricostruzione post-bellica ci stiamo forse trasformando in un popolo di brava gentaccia ?   

Trasformazioni in corso da tempo, trasformazioni che degradano e deprimono perfino gli orizzonti: cosa si può fare quando si entra nel vortice di questa trasformazione, di questo dualismo radicale, falso e becero, che inquina ogni rapporto, ogni relazione ed ogni cosa?

Servono subito cambiamenti!

Cambiamenti ora necessari, cambiamenti dovuti; sicuramente, cambiamenti utili per ripristinare almeno un qualche fondamento di sana convivenza civile.

In questo mondo di radicalismi paranoici, di celebrazioni squilibrate, d’ostentato potere, la conflittualità,  la guerra, la distruzione e la morte, sia fisica che spirituale, non sono che la logica conseguenza.

Sin dai toni di voce, dalle forme d’espressione, dall’esaltazione delle più inutili e banali supremazie, anche il ruolo in un sistema del più minuscolo servizio si trasforma in un mezzo di dominio e di potere dove la demolizione e l’annientamento dell’avversario o dell’ipotetico nemico è cosa naturale e dovuta. Ecco il malessere esplosivo per una qualsiasi presenza o esistenza umana non allineata, ma cosa sta succedendo ?

Cosa siamo diventati allora ? Ancora tanto da studiare e da approfondire sull’umanità storica del momento.

Indagare subito sullo stato drammatico che viviamo, individuandone pericoli e relativi rischi è quantomeno necessario per il popolo delle responsabilità.

Comprendere fino in fondo, quali priorità, quali urgenze gravano sull’impegno civico responsabile è l’unico indirizzo condivisibile per gli uomini liberi e forti.

Ecco allora l’urgenza di un risveglio, l’urgenza di rientrare nell’organismo società; riprendere coscienza e capirne i bisogni. Ecco, dunque, il momento opportuno; quale migliore momento se non quello di una domanda che ritorna e ritorna fino all’ossessione.

Ecco, dunque, l’occasione per cercare di ripristinare i caratteri inconfondibili di un servizio, di una vera solidarietà; ecco il momento per ripristinare i chiari obiettivi per una sana e buona convivenza civile.

Riemergere dal profondo oblio, ecco, questo è il dovere dei cattolici popolari liberi e forti; il dovere di liberarsi dalle duali costrizioni, dalle rozze e familistiche imposizioni, dall’umiliante marginalizzazione di un mondo chiuso e perverso, per cercare di condividere, con forza ed urgenza, le giuste riflessioni, i giusti caratteri per aprire a  quel cammino, tanto caro alla nostra cultura e alla nostra dottrina sociale, per la Civiltà dell’Amore.

NM




UN TEMPO UTILE PER PENSARE

L’agire effimero di un superuomo sempre pronto a cogliere l’occasione per rivelarsi inutile

In questo mondo, su questa terra ed in questo momento storico ecco tutta la bella umanità che conosciamo; dai vertici ai locali, ecco tutto il potere e l’ambizione che crede di regolare e conformare tutto ai propri desideri, ai propri piani e ai propri voleri.

Si può proiettare tutta la nostra tensione, tutta la nostra conflittualità, tutta la nostra vicenda umana sulla sua bellezza e sulla sconfinata convenienza che ci offre, il mondo rimane il mondo, con  la sua natura, i suoi ambienti e le sue opportunità; l’uomo invece, con le sue effimere ambizioni, può solo constatare il nulla che è e che passa.

In questo spazio d’infinite possibilità, ecco il tempo che passa, che salva e libera da ogni sciagura, da ogni vergogna, da ogni tragedia: e meno male..!

Dai fatti di sangue, alle distruzioni, dalle guerre ai cataclismi ecco emergere sempre il mondo della speranza che è sempre lì in cammino; un mondo che soffre, dunque, ma con una indifferenza tipica e disarmante è sempre pronto a cancellare e a dimenticare ogni nostra miseria.

L’umanità delle esigenze di dominio succede sempre all’umanità delle nuove esigenze di dominio e delle nuove esigenze di dominio ancora e di potere assoluto; il mondo della speranza invece è sempre lì che assiste e resiste.  

Nonostante l’indaffarata e spregiudicata umanità, quel mondo della speranza, con i suoi tempi, i suoi modi e le sue regole ordina impassibile la propria vivace esistenza. Inutile affannarsi: quel mondo è inconquistabile.

Ecco, allora, ripresentarsi l’occasione giusta, quanto mai necessaria; un nuovo tempo, un tempo di vacanza a disposizione per regolare la propria vita, il proprio cammino, le proprie ambizioni, vivendo una stagione di grande rilassamento e di profonda meditazione.

Ecco, dunque, un tempo utile per pensare e ripensare il nostro agire, all’agire effimero di un superuomo sempre pronto a cogliere l’occasione per rivelarsi inutile sia agli altri che a sé stesso.

Nuovi tempi per l’Homus Potens; sicuramente tempo utile per pensare.

Buona vacanza.

nm




A CALDO

I veri risultati del voto

Torrevecchia Teatina, 12 giugno 2024. I risultati di queste consultazioni, con i propri numeri inconfondibili, assicurano un altro giro di giostra ai riconfermati ed un nuovo ciclo ai nuovi eletti.

Tralasciando il nuovo corso per le comunità democratiche che hanno avuto la forza e la garanzia di cambiare, per le riconferme c’è solo da piangere.

La democrazia vuole dinamica e ricambio e se questo non avviene la democrazia non funziona. Una comunità che conferma, riconferma e riconferma ancora, ovviamente, non può che essere malata; andrebbe curata e posta sotto osservazione di istituzioni sovraordinate e di controllo che, in democrazia, dovrebbero funzionare.

Funzionano ? Purtroppo, NO.

Nella nostra democrazia non funziona proprio un bel niente. Il voto, il momento più delicato delle regole democratiche non è libero.

Si registrano inenarrabili nefandezze elettorali per il controllo del voto: dagli accostamenti, i suggerimenti, gli inviti, fino al presidio fisso del seggio per ricordare chi comanda. Anche la cabina elettorale oramai sarebbe diventata una sorta di studio fotografico che produce garanzia togliendo ogni dubbio al sistema di potere. Chi controlla, chi verifica, chi si oppone a questo stato di cose ? Nessuno ovviamente.

Ecco, allora, il risultato elettorale diffuso è ampiamente in anticipo che brucia sondaggi, exit pool e addirittura proiezioni. A questo punto inutile anche votare. I portavoce dietro le quinte diffondono in largo anticipo, risultati, numeri e addirittura scale di preferenze: cosa si vuole di più.

Serve ancora la pratica del voto, così come attuale sistema assicura ai gestori e ai fruitori primari?

Un certo popolo, che diserta le urne, ha capito da tempo che il sistema è inutile e ridicolo; un altro popolo, quello sottomesso, oramai è succube e indifferente, non proferisce parola; un altro popolo ancora, cieco e sordo, si ostina nelle tradizioni e nei riti;  c’è un popolo, infine, che si carica puntualmente del pesante fardello della responsabilità ma senza registrare ricezione alcuna: l’orecchio istituzionale è sordo ai richiami di libertà, verità e democrazia.

In una comunità d’irresponsabilità conclamate, ovviamente, ogni responsabilità a chi permette, con il proprio ruolo e la propria funzione, questo stato di cose.

Adesso, in questo momento storico, i danni cominciano a farsi sentire e i responsabili del pesante fardello disarmati sembrano più che stufi: questi sono i risultati su ci riflettere davvero.

nm




IL NOSTRO SISTEMA VOTO

[Se si vuole democrazia bisogna agire per la democrazia]

Una nuova denuncia pubblica per cercare di liberare una comunità letteralmente oppressa da vecchi e tristi sistemi di potere

Torrevecchia Teatina, 3 giugno 2024. Ancora una settimana di campagna elettorale. La campagna elettorale: quella genuina la fanno i ragazzi impegnati con il proprio nome e cognome, con le proprie promesse di servizio, con i propri mezzi, strumenti e le proprie capacità ed incapacità. La campagna vera: quella triste ed angosciante la fanno i soliti comportamenti oscuri ed illeciti specialmente quella degli ultimi momenti di campagna elettorale sin dentro i seggi [attenti tutti].

Proprio in questi giorni, dunque, si tocca l’apice con azioni nefaste che non conoscono pari; ecco dunque apparire d’improvviso ogni strumento di coercizione ed imposizione messe in funzione dalle solite note ed esperte mani.

Ecco un elenco, sicuramente incompleto, del sistema di controllo: telefonata atipica, passeggiata insolita, visita imprevista, presenza inquietante che riappare, ravvicinamenti ed accostamenti improvvisi, ammiccamenti infantili e surreali, giretti dell’ultima ora con regalie e promesse di vario genere ai più fragili, richiami plateali, linguaggi perforanti, perfino minacce, obblighi ed imposizioni d’ogni genere di schieramento, presidio ossessivo dei luoghi di flusso fino al dispiegamento di tutte le guarnigioni disponibili nei seggi elettorali per osservare, verificare, studiare, ricordare e contare ogni voto. Presenza ed occhio attento che accompagna l’elettore fino dentro la cabina nel giorno del voto, con fac-simili pronti all’occorrenza e con la libera tecnologia: telefonini per la foto di rito che conferma, garantisce e toglie ogni dubbio.

Ecco, dunque, il sistema democratico che tutela la regolare consultazione: c’è poco da aggiungere se non l’ennesimo e stancante richiamo al rispetto delle norme, che sono scritte e chiare per tutti (non per i soliti gruppi amanti dell’illecito, sempre presenti lì davanti, con penna e taccuino senza vergogna alcuna).

Il buon cittadino non dovrebbe restare in silenzio di fronte a questi illeciti, potrebbe anche reagire, e speriamo reagisca prima o poi in qualche modo. Questi in elenco sono illeciti gravemente dannosi per la democrazia, per le libertà e per l’immagine della comunità.

Tutti gli elettori sono ligi all’osservanza delle regole, e questo è chiaro per tutti; però, se un 30-35 % disprezza e diserta l’urna, se un altro 10-15 % disprezza il voto annullandolo, se un altro 20-25 % è sottomesso alle imposizioni con tutte le conseguenze nefaste per i malcapitati, cosa rimane del voto libero, cosa rimane della comunità se non squallore, degrado e vergogna.

Tutto anticipato ovviamente per l’ennesima volta; se si vuole democrazia bisogna agire per la democrazia, altrimenti è solo presa in giro.

Si spera quindi di non assistere ancora al teatrino degli illeciti registrati delle ultime consultazioni vissute. Invitiamo i tutori della Legge e le istituzioni preposte a liberare la comunità civile dagli illeciti elettorali e soprattutto a liberare i seggi elettorali dalle truppe nemiche della democrazia, liberarle dai tristi presidi per evitare appunto illeciti perpetrati ai danni della legge, della libertà e dei più deboli (anche loro hanno diritto di voto libero).

[Tantissimi i contributi ricevuti sul teatro elettorale 2019]




DOVE CI STANNO PORTANDO ?

Nel giusto cammino la speranza dei poveri, degli umili e degli ultimi  

Torrevecchia Teatina, 25 marzo 2024. Le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022) Invariata anche l’intensità della povertà assoluta a livello nazionale (18,2%) … queste sono le prime righe di un comunicato stampa uscito proprio oggi sul sito ufficiale Istat; dunque, 85 italiani su 1000 oggi sono alla disperazione e il dato peggiora nel centro Italia.

Quali ragionamenti si possono ricavare, quali scelte possiamo fare, quali indirizzi possibili dai decisori dell’amministrazione pubblica nel 2024 ?  

Ecco, trovare qualche parola utile per risolvere questa vergogna, negli ambienti delle decisioni e del potere, è un’impresa impossibile; come impossibile è ascoltare o leggere le parole di conforto dal mondo dei denari, del lusso e dello sfarzo.

Sei povero è colpa tua! Ecco lo squallido messaggio di un mondo in perenne guerra …  sì, proprio in guerra, anche l’Italia e questi sono solo dati ed i numeri della triste realtà, che nasconde, sicuramente, altri numeri, altri dati, altri fatti, altre storie, altre vergogne di questo massacro quotidiano.

Cosa aggiungere?

Nulla, se non la constatazione di condividere con i figli di Caino un cammino doloroso, e la gratificazione di una salvezza sempre viva nella speranza dei poveri, degli umili e degli ultimi.  

nm

Foto: www.difesapopolo.it

https://www.difesapopolo.it/Archivio/Sociale/Istat-quasi-5-milioni-di-persone-vivono-in-poverta-assoluta-in-Italia




SORRISI INCONFONDIBILI

Che belle facce. Possono stringersi sicuramente la mano questi due criminali del XXI° secolo; due emeriti delinquenti assassini che possono condividere il primo posto per diffusione di sangue, morte e distruzione in ogni ordine di misura e grandezza nel mondo; una criminalità raggiunta da far rabbrividire perfino i più sanguinari demoni del passato che memoria d’uomo possa ricordare

Torrevecchia Teatina, 20 marzo 2024. Assurti al potere con tecniche misteriose ed inquietanti, dotati adesso di strumentazioni, sistemi collaudati e tecnologie avanzate, possono ancora fare peggio di quanto dimostrato e visto finora.

Se non si trova il filo logico di una ragione condivisa, nel mondo del cosiddetto buon senso, è certa l’amplificazione delle disgrazie nel mondo, con tutte le conseguenze nefaste per il futuro.

Se il disinteresse, il distacco, l’indifferenza continueranno a caratterizzare il comportamento indolente di questo nostro mondo libero e popolare, arginare l’effetto malefico di questi demoni sarà pressoché impossibile.

La partecipazione, la preoccupazione e l’interesse per i fatti importanti, possono cambiare le sorti d’ogni male. Ecco, questi sono i cardini di un movimento giusto per i forti , liberi e giusti; il movimento lineare e soprattutto decisivo per evitare che il potere cadi pericolosamente e rimanga in mani criminali.

Quando si delega ad occhi chiusi, quando si lascia la decisione ad altri, quando si crede che i valori del bene siano inviolabili nella realtà, quando si vive nell’esclusivo mondo degli ebeti ecco emergere preponente il male in tutte le sue forme, i suoi modi, i suoi tempi, soprattutto con le sue facce sorridenti ed inconfondibili.

Giunge il momento di riprendere tutti insieme il cammino per un impegno vero, per condividere il bene, il buono ed il giusto, altrimenti è la fine.

nm




IL MANGANELLO DEL PRESIDENTE

Torrevecchia Teatina, 25 febbraio 2024. Dopo gli ennesimi atti di violenza contro giovani manifestanti ecco, finalmente, il pubblico richiamo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  alle autorità d’ordine pubblico; una vera e propria manganellata agli autori di quelle scene vergognose che provengono da Pisa.

Le immagini rivelano che si è consumato un nuovo capitolo d’inspiegabile violenza contro giovani ed indifesi: queste cose non sono più sopportabili. Non è più possibile assistere silenti ed impotenti a squallide scene di manganelli pubblici vibrati su cittadini inermi.

Stiamo impazzendo ?

Una comunità civile non può e non deve essere dotata di questi, chiamiamoli, servizi d’ordine stranamente duri e violenti solo con i deboli.

A Pisa si sono registrati squallore e miseria inaudita; unitamente alle dichiarazioni del Presidente Mattarella, sono solo il sintomo di una Italia Gravemente Malata.

Verso questo stato di cose, oramai, bisogna rivolgere particolare attenzione e una cura delicata e doviziosa: bene ha fatto, dunque, il Presidente della Repubblica.

Dal Quirinale

Mattarella sente il ministro Piantedosi: tutelare la libertà di manifestare il proprio pensiero

“Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.”

https://www.quirinale.it/elementi/107701




VERGOGNOSO

Israele, con il suo ambasciatore, si lamenta definendo vergognoso il palco di San Remo

Torrevecchia Teatina, 11 febbraio 2024. “Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”. Così in un post su X l’ambasciatore di Israele a Roma, Alon Bar …

Tanta vergogna davvero nel mondo, magari anche per il palco citato che non può sottrarsi sicuramente all’ipocrisia, ma vergogna per tutti partendo dall’alto, ovviamente. Chi ha più responsabilità cominci.

Vergogna, dunque, per questo mondo ipocrita dove tutti diffondono odio e provocazioni usando ogni sorta di strumento, ma la profonda vergogna, inutile discuterci sopra, parte proprio dal mondo perverso dei poteri, dei denari, delle armi, delle guerre, del sangue e della morte.

Da quel mondo di cui anche l’ambasciatore d’Israele in Italia si fa portavoce dovrebbero giungere i migliori esempi di vergogna, ma nulla di tutto ciò: solo prosopopea e tanta superiorità inutile, ovviamente.

Iniziamo dall’alto se si vuole dare un esempio; un bell’atto di vergogna è in attesa da molto tempo dagli autori degli scempi, dei macelli e delle porcherie più squallide nel mondo, ma nulla, anzi da loro, se non arrivano sfruttamenti, bombe, morte e distruzione, ecco pervenire dettati, ordini, minacce ed offese d’ogni forma, anche per il lontano mondo dell’effimero, del superfluo e delle canzonette.

Un potere che non ammette nemmeno l’esistenza di un lontano pensiero se non allineato.

Fin quando non si è direttamente interessati, però, tutti indifferenti; ma i tempi sembrano offrire un indirizzo chiaro d’impegno comune e diffuso per la sana convivenza, per la libertà, per la Verità. Rispondere non è un obbligo ma un consiglio per difendere almeno qualcosa di quello che è rimasto.
nm

ADN Kronos, 11 febbraio 2024. Sanremo, ambasciatore Israele contro Festival: “Vergognoso”
“Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile”. Così in un post su X l’ambasciatore di Israele a Roma, Alon Bar … https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/sanremo-ambasciatore-israele-contro-festival-vergognoso_7fdaGOhrRykpVLdb5ng7g3#Echobox=1707649893




UCCISA LA PICCOLA HIND

Se siamo ancora uomini questi fatti non possono lasciare indifferenti

Torrevecchia Teatina, 10 febbraio 2024. L’uccisione di questa bambina ci lascia ancora senza parole. Uccisa da uomini adulti armati fino ai denti per il gusto di uccidere e per i soliti giochi di denaro e potere perverso in quelle terre infernali.

Chiaramente siamo di fronte a esseri senza capacità di ragione; esseri bestiali rimasti al giurassico con bastoni, randelli e clave in mano per risolvere ogni cosa. Strumenti che oggi si trasformano in armi infernali e che non lasciano scampo nemmeno alla più piccola, innocente, indifesa e minuscola bambina.

Non sono solo crimini questi, sono cose che vanno oltre, ma molto oltre.

Uno squallido macello in quelle terre per il gusto ed il gioco di un potere perverso e diabolico senza fine.

Possiamo rimanere senza parole ma diffondere almeno il disgusto per queste cose aiuta comunque l’attuale ragione umana a prenderne coscienza; aiuta a rimuovere quella sorta di profonda indolenza che impone inezia e frivolezze d’ogni genere, origine d’ogni nostro male.  

nm

Gaza, 10 febbraio 2024. Uccisa la piccola Hind. Dall’auto fra i cadaveri «Il carro armato è accanto a me. Si sta muovendo. Verrai a prendermi? Ho tanta paura». Hanno fatto il giro del mondo le ultime parole di Hind Rajab, 6 anni, nell’audio della telefonata registrata dagli operatori della Mezzaluna Rossa e diffusa dalla BBBC

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/gaza-morta-la-piccola-hind-implorava-venite-a-prendermi




OGNI SPERANZA NELLE MANI DELL’ETERNO

Torniamo indietro nel tempo, ma non proprio

Torrevecchia Teatina, 2 febbraio 2024. A volte tornano in mente ricordi, fatti ed eventi memorabili: momenti da incorniciare, come foto della propria vita, nella grande sala dei ricordi. Solite circostanze del quotidiano, i soliti saluti incrociando amici e conoscenti ed ecco quelle due o tre parole veloci e secche che si fissano nella mente e che d’improvviso ti risolvono ogni arcano, ogni dubbio e ti sciolgono d’un tratto quell’assillante nodo gordiano.

Il più classico dei commenti di un conoscente sulle note questioni amministrative e politiche del momento:  

“Non ci si capisce più niente. Incredibile… siamo tornati indietro di cinquant’anni!”  

Ecco puntuale ed immediata la risposta di un noto prelato scomparso qualche tempo fa:

“La verità è che siete rimasti fermi. Non siete mai andati avanti!”

Cosa aggiungere a questa chiara, veloce ed inconfutabile analisi con verifica e risposta immediata?  

Nulla di più per un mondo cristallizzato nell’oscuro passato, con i suoi singolari cammini fra tristi simulacri, per svanire nelle più anonime delle conclusioni. Siamo rimasti imprigionati nel passato.

Si possono tentare analisi, ragionamenti per cercare di capire le proprie sciagure, i propri guai, le proprie ansie e tutto il male che ci scoraggia: i fatti sono sempre lì presenti, che si succedono uno dopo l’altro  per sconfessare tutti e tutto.

C’è poco da ragionare quando la ragione è ferma.

Se si è asserviti a quell’ego ossessivo e perverso che condensa solo superbia, invidia e tradimento, rimangono poche possibilità di salvezza. Per chi vuole tentare il cammino è duro sicuramente, intanto bisogna svegliarsi.

Cercare, poi, di rimettere in moto la propria ragione intorpidita per capire, almeno, dove ci si trova ed affrontare in coscienza il male, il malessere con tutte le sue derivazioni; dunque, cercare di trovare i giusti strumenti del buon senso per abbattere questo maledetto male e distruggerlo fin nei più insignificanti ma nocivi residui, per rinascere, infine, nella piena bellezza. Tutto questo solo se connessi con la volontà.

Se il noto prelato, alla fine, anche lui abbandonò l’ultimo dei tentativi scuotendo la polvere sotto i suoi piedi, le possibilità di rinascita, a questo punto, non possono essere riservate che all’Eterno.

[Nelle Sue mani ogni nostra speranza].

nm




ANCORA E SEMPRE ELEZIONI!

Lamentarsi si… ma poi prepararsi bene al voto in modo serio, convinto e soprattutto intelligente

Torrevecchia Teatina, 30 gennaio 2024. Gennaio oramai andato: il 2024 è partito e le attività dei politici sono riprese più dinamiche che mai con un popolo un po’ sconnesso. Mancano pochi giorni alla scadenza della presentazione delle candidature per le Elezioni Regionali, che si terranno il 10 marzo prossimo, ed è tutto un fermento per i professionisti della politica; a sfogliare le pagine web dei vari social, almeno così appare.

Presso la Corte di Appello de L’Aquila il 9 ed il 10 febbraio saranno consegnate le liste dei candidati consiglieri e governatori. Proprio allora avremo modo di verificare quale scelta sarà possibile all’elettore, al cittadino che, stufo davvero di questa attuale politica capricciosa, bugiarda e piangiona ma smaniosa ed ambiziosa, avrà il compito di scegliere gli uomini di propria fiducia al governo regionale, sempre che  questo sia possibile cercarli nei lunghissimi elenchi che saranno pubblicati.

Tanti simboli, i soliti uomini più o meno simpatici, poi nomi a scorrere per la maggior parte sconosciuti, ed infine immagini e colori d’ogni tipo a generare distrazioni e confusione. In questo marasma ecco le scelte per il cittadino comune per definire il quadro dei 31 rappresentanti al governo regionale. Un governo che ci costa circa 30 milioni di euro per l’intero quinquennio. Ecco la democrazia rappresentativa con i suoi costi; quella che dovrà realizzare le scelte utili per la comunità, almeno questo sembrerebbe dalle disposizioni di Leggi.

Questo esercizio del voto il cittadino dovrà ripeterlo almeno altre due volte, quest’anno.

Manca qualche mese ancora per le elezioni amministrative comunali e per quelle Europee; il 9 e 10 giugno sono i giorni per l’Election Day, però c’è tanto altro tempo ancora per definire questi due quadri. Comunque, è utile ricordare che se per i Comuni le spese per i rappresentanti sono di tipo modesto quelle per le europee sono proprio da capogiro.

I costi per la democrazia rappresentativa sono sempre più alti quanto più vai in alto, e per quanto si va in alto le spettanze sembrano non bastare mai: stranamente, ma non proprio, questo rappresentante vuole sempre di più. Non ci sono più limiti quando il potere genera potere e denaro e potere ancora. Tutto in un vortice che adesso sta letteralmente mandando in rovina tutti e tutto: siamo entrati in un momento storico di convergenze molto negative per la democrazia. Basterebbe alzare le antenne per comprendere quali gravi rischi si corrono in questi momenti.

Ecco, dunque, ancora la democrazia rappresentativa che vuole offrirci garanzie. A registrare le ultime urne semivuote sembrerebbe davvero un’offerta che non trova più gradimento.

Il sistema scricchiola e ci regala segni di forte cedimento; un regalo per ogni tipo d’amministrazione: un regalo continuo in tasse, imposte, tributi, concessioni, negazioni, negligenze, lungaggini stancanti, sperperi vari e brutture d’ogni genere; tralasciando ovviamente tutti gli aspetti giudiziari i più oscuri, c’è poco da rallegrarsi per le varie porcherie che si registrano da tempo ed i limiti raggiunti.

Una democrazia dal volto deforme che non lascia tempo e spazio per dimostrare questa forte crisi.

Utili potrebbero sembrare adesso le parole di un noto pensatore del passato; parole ancora vive e che sembrerebbero davvero interessanti se meditate e messe in relazione, per quello che si può e almeno in questo periodo elettorale, con le parole Potere e Denaro. Due parole magiche per la democrazia,  estremamente labili, ma di una potenza ancora inspiegabile. Lo strano binomio del compiacimento estremo.

Se nel vil Denaro ogni ragione può perdersi nelle più lerce quanto mai assurde perversioni, nel Potere la ragione può infiammare ancora qualche fragile e recondito pensiero umano ed ecco le straordinarie quanto mai vive parole del Montesquieu. Scriveva: “chiunque abbia potere è portato ad abusarne; […] arriva sin dove non trova limiti. Chi lo direbbe perfino la virtù ha bisogno di limiti. Perché non si possa abusare del potere occorre che nella disposizione delle cose il potere arresti il potere”.

Se le mani sapienti, che dispongono le cose giuste di potere, rimangono sempre difficili da trovare, resta comunque aperta la speranza di poterle trovare sempre nel futuro. Ancora puntuali e presenti le occasioni e le possibilità di ricerca, prepariamoci, dunque, al voto in modo serio, convinto ed intelligente, evitando scelte banali, scelte inutili, scelte scaltre, scelte sclerotiche, scelte d’impulso, scelte croniche ovvero nessuna scelta.

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LA VENDETTA, LA PAROLA E I MIRACOLI

“La comunità ebraica è molto delusa dal Vaticano” questo è quanto dichiara Riccardo Di Segni sul quotidiano il Foglio di oggi

https://www.ilfoglio.it/chiesa/2024/01/22/news/-la-comunita-ebraica-e-molto-delusa-dal-vaticano-dice-il-rabbino-capo-di-roma-6126670/

Il rabbino capo di Roma torna a parlare della distanza che si è creata dopo gli attacchi del 7 ottobre: “Mi auguro che la mia denuncia solleciti un dibattito”.

“Delusi da questo Israele che sfida tutto e tutti pur di prevalere nelle sue distorte idee di vendetta” diciamo noi.

“Una democrazia che usa solo ed esclusivamente vendetta per i propri fini non è democrazia. Ecco, per tutte le questioni di relazione, bisogna provare il dialogo se mai è stato usato o conosciuto in quelle terre in questi ultimi tempi.

Chiudiamola questa pagina di sangue e morte, poniamo fine alle logiche della vendetta e cominciamo ad usare la Parola che è il vero ed unico strumento che risolve ogni cosa e, per la verità, fa anche miracoli.”

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ECCO LE STRANE ELEZIONI REGIONALI

Andare a votare, ma chi votare ?

Chieti, 14 gennaio 2024.  Fra poco gli elettori abruzzesi saranno chiamati al voto per il rinnovo degli organi di governo regionale. Tralasciando l’aspetto sull’utilità o meno per i cittadini di questo costosissimo Ente e sulle dinamiche formative sempre meno democratiche dei raggruppamenti politici, molto utile invece sembrerebbe indirizzare la nostra attenzione sui candidati che si offrono al cosiddetto servizio amministrativo, lautamente rimunerato.

L’appuntamento del 10 marzo prossimo è già alle porte, due sono i raggruppamenti che si contenderanno il governo regionale. I due raggruppamenti maggiori, dunque, con le proprie e rispettive liste a supporto, oramai, appaiono qua e là nei classici luoghi della più scontata propaganda.

Manifesti, simboli e faccioni sui muri della mobilità; incontri, convegni ed inaugurazioni varie, a ritirare indennizzi elettorali per un servizio, un impegno una promessa; dibattiti di rito, passaggi televisivi e comunicazioni di simpatia varia a confermare una presenza istituzionale utile; a dirimere, comunque, ogni dubbio sulle questioni di potere sugli altri e del notevole denaro in gioco.

Ecco, dunque, si ripresentano le Elezioni Regionali, per la gioia dei contendenti vincenti.

Tristi ambizioni, subdolo agire e tecniche d’ogni genere per raggiungere quel luogo di potere, per rivestire quel ruolo strapagato, quello strano mondo nelle mani di una partitocrazia oramai in una fase più che decadente.   

Chi votare allora ?

Fatte le più che dovute considerazioni, intanto, non rimane che andare a votare e poi affidarsi al quadro, delle scelte, che si presenta alla vigilia.

Tutt’altro che chiusa la questione candidati nelle liste, definitivi invece i nomi dei due contendenti alla presidenza: il piacione e fascinoso Marsilio e il D’Amico discreto e timido. Due uomini che arrivano a conquistare ruolo leader per diversi e reconditi motivi; tutt’altro che aperti. Due uomini, comunque, che sembrano lontani anni luce dal mondo reale dei problemi veri del disagio, della sofferenza e del dolore umano.

Tutto si sceglie, si risceglie e si decide ai vertici fra pochi intimi ed illuminati: ecco la democrazia tanto elargita e reclamizzata. Se da una parte rimane impossibile la partecipazione alle scelte preliminari, nell’altra si ricorda solo qualche condivisione e lontane primarie; tutto il resto è solo questione d’ambizioso potere, con le sue relative e subdole tecniche d’agire umano.

Tornando al quadro: oggi si presentano i due prescelti alla presidenza; due uomini che circolano disordinati sul territorio, guidati da una schiera di candidati, più o meno della stessa estrazione, già in consiglio alcuni, già trombati altri, fuori del tutto quelli che restano.

L’invito che viene dal cuore è quello di cercare di individuare in questa massa di candidati, che a breve si scatenerà nella più delirante delle dinamiche elettorali, la persona che potrà garantire un servizio il più serio e vicino possibile. Tanti di questi nomi circolano oramai in modo più che convincente, nomi come quelli di Francesco Ricci, Mario Pupillo, Marco Alessandrini e Fabrizio Montepara, ex sindaci di Chieti, Lanciano, Pescara ed Orsogna; Mario Colantonio, Marinella Sclocco, Raffaele Daniele, Franco Vanni, Carla Zinni e Domenico Molino, consiglieri comunali di Chieti, Pescara, L’Aquila, Ortona, Casalbordino e Vasto; Domenico Pettinari, Antonio Blasioli, Silvio Paolucci, Dino Pepe, Sabrina Bocchino, Simone Angelosante, Daniele Damario, Pierpaolo Petrucci e Paolo Gatti, consiglieri regionali uscenti ed ex assessori regionali.

Ecco, mancheranno altri nomi, forse anche più bravi, sembra comunque abbastanza facile individuare un proprio candidato di fiducia, se si adottano criteri di buon senso.

Abbandonando ogni fisima di chiusura e fissazione mentale, scegliere la persona di servizio, dunque, non rimarrà difficile. Con il patetico quadro  istituzionale attuale, con quella poca democrazia rimasta, con l’eclissi dei buoni riferimenti e con la decadenza culturale in atto da tempo, non rimane altro che affidarsi all’uomo vero e vicino, con il proprio bagaglio di preparazione, di etica e di onestà provata; considerando che la novità comunque fa sempre bene all’istituzione democratica.

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MA QUALI DISCORSI ?

Ecco, siamo giunti all’ultimo giorno, si chiude l’anno: quali discorsi? Bisogna solo cambiare davvero

Torrevecchia Teatina, 31 dicembre 2023. Per noi italiani c’è poco da dire. Il quadro dell’Italia che viviamo rimane per così dire triste, disordinato e degradato. Un’Italia che scivola lentamente e sempre più nell’indecenza, nell’abbandono, nella vergogna più profonda. La nostra bella Italia peggiora sempre di più, senza alcun motivo di resistenza a questa ineluttabile sorte.

Nulla da aggiungere alle solite cose che ritornano alla memoria in questo 2023: solite prepotenze, solite ruberie, soliti abusi, soli crimini, solito sperpero, soliti familismi, solite arroganze, solite violenze, solite zozzerie, soliti imbrogli, solite porcherie, solita finanza, soliti media, soliti disturbi, solito potere, solite perversioni, soliti gruppi, soliti clan, solito denaro, solito dominio, solite quattro famiglie, solita grottesca umanità che si ricorda della fine dell’anno solo per registrare ogni schema, ogni strategia, ogni progetto per il proprio piano di controllo e gestione del potere con le belle feste, le belle copertine, le belle immagini ed i bei discorsi di fine anno.

Tutto sempre uguale, si direbbe, nel mondo di sopra, ma una nota di pietà umana si rende essenziale per il mondo di sotto: quello che, senza risorse, senza tutele, senza garanzie continua a lavorare, a mandare avanti tutte le cose vere. Un mondo che forse capisce tutto anzi, con l’avvento del web, sicuramente di più di prima, ma in silenzio continua ad assicurare, con sacrifici e dolore, più energia per la macchina, per il sistema, per tutta l’ltalia intera, soprattutto per quella che comanda, quella arrogante, sfacciata ed insolente che continua a sfruttare ogni propria possibile opportunità per i propri godimenti.

Ecco l’Italia di sopra con i suoi discorsi di fine anno che si ripropone per dire nulla o forse anche meno; ecco l’Italia di sotto che, stanca ma poco preoccupata, che ascolta inebetita: ecco l’Italia vera in attesa dell’evento, di quello giusto che è in arrivo con tutti i suoi propri nefasti o propizi colori.  

Quali discorsi vogliamo fare ? Solo una preghiera vera e devota per chiudere in santa pace ringraziando per come è finita quest’anno e ripartire con buon senso e speranza di conversione umana per il futuro. Ecco: bisogna cambiare davvero.

BUON ANNO DAVVERO …!!!    

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Un Natale: IL NATALE

Ecco il Natale un giorno straordinario, oltremodo, un giorno in cui si apre la possibilità di un momento di profonda riflessione sulla nostra vita, sulla nostra società, sul nostro mondo, sulle nostre cose.

Ecco l’evento più grande, la festa delle feste, la celebrazione delle celebrazioni; dunque, si ripropone l’opportunità di poter cogliere l’invito di concludere ogni nostra ricerca di appagamento, di gratificazione o compiacimento di sorta.

Ecco l’invito. L’appello ad orientare verso il giusto ed il vero la nostra vita e la nostra visione del mondo. Un appello che sembra abbia raggiunto ogni luogo, ogni mondo, ogni testa.

Volontà, tempi, capacità o meno a parte, quell’indolenza triste e primitiva che pervade, affascina ed inganna ancora l’umanità, rimane di fatto il nostro grande ed oscuro nemico; ma la luce, quella vera, comunque è lì, a nostra disposizione, anche quest’anno.

Una luce che illumina, ravviva e rivela, senza dubbio alcuno, ogni nostra bellezza.

Ecco l’occasione per sottrarsi al buio, al promiscuo e al caos, abbandonando all’oscurità ogni nostra miseria e triste vergogna quindi, avvicinandosi a quella straordinaria fonte di luce che appare davanti a noi, e lasciarsi conquistare dalla sua esclusiva e luminosa verità: il Natale.
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SEMPRE TUTTI RESPONSABILI

Ad un mese dal conflitto, nella striscia di Gaza sono stati ammazzati oltre 10.000 palestinesi, mentre nell’attacco di Hamas in Israele sono stati ammazzati oltre 1.100 israeliani; dati che sono in aggiornamento continuo, visti gli intenti di quelli che attaccano sopra e di quelli che rispondono sotto … e viceversa.

Secondo fonti SIR il numero dei bambini uccisi è il dato più terrificante; sono oltre 4.000 quelli palestinesi, oltre 30 quelli israeliani: una strage d’innocenti.

Inutile confermare la malvagità raggiunta da quest’attuale umanità, con la propria civiltà, con i propri governi, con le proprie democrazie strampalate, che oramai riesce a confondere in modo regolare diritti alla difesa con quelli di sterminio.

Intanto l’album degli orrori e dei crimini si arricchisce di altre raccapriccianti immagini di guerra, di sangue e di morte.

Oltre a farci sentire giustamente in colpa per la nostra appartenenza a quel mondo inerte che guarda, chiacchiera e dissimula, cosa può rappresentare, allora, questa ossessione mediatica nel pubblicare foto di bimbi massacrati, se non un loro strumentale uso per occultare ogni sorta di barbarie?

Tentativi di schieramento inutili quando tutto converge alla morte.

Comunque lontani e superflui, sempre tutti responsabili.

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LA VERA LOTTA

Qualche tempo fa ho avuto la fortuna di ascoltare alcune parole confortanti e rassicuranti di un sacerdote sulle nostre importanti scelte che di volta in volta si presentano nella nostra vita.

“Se il male ed il maligno lo trovi di fronte: lo combatti, non scappi…!”

Una risposta secca e precisa pronunciata da un sacerdote in risposta ad accuse a lui rivolte da certi ambienti, cosiddetti osservanti, per un esercizio religioso contro il maligno.

Le regole umane soffrono sempre e tutte di qualche ipocrisia, quelle eterne invece sono chiare, determinanti e conclusive.

Non fuggi dal male e dal maligno dice il sacerdote; non ti tiri indietro per chiedere prima i nulla osta, o permessi o tutte le autorizzazioni del mondo per agire; il male va combattuto sempre, subito ed ovunque altrimenti fai il suo il suo gioco e diventi sua parte essenziale.

C’è poco da aggiungere; nella vita le scelte fra il male e il bene si presentano sempre puntuali, specialmente quando si tratta di potere e di metterci la faccia.

Ci vuole tanta maturità, conoscenza e sapienza nel distinguere il bene dal male; certezza, fermezza e determinazione nel decidere di scegliere il bene per il male, ma tutto, comunque, risiede solo nella Fede … che è una cosa seria…!

NM




POLVERIERA IN MEDIO ORIENTE

Tutte le informazioni del momento, che giungono dal Medio Oriente, disegnano il quadro di una polveriera che sta per esplodere da un momento all’altro. Uomo instabile laggiù; ma uomo instabile in ogni luogo oramai. Le guerre in corso nel mondo non si contano più, ma la più spaventosa oramai sembra alle porte.

Tutto converge in quell’angolo di mondo dove tutto parla di sangue, di guerra, di morte, d’ogni sorta di male immaginabile ed inimmaginabile.

Tutto converge in un tempo incredibilmente vicino a quello che stiamo vivendo.

L’uomo è sempre lo stesso; un essere fluttuante tra bellezza e bruttezza, tra buono e cattivo, tra forte e fragile, tra razionale e irrazionale, tra angelico e demoniaco ma gli strumenti che ha in dotazione adesso sono terribilmente potenti e possono produrre danni irreversibili davvero.

Inutile negarlo, nell’aria tanto zolfo effuso e tanto timore diffuso per una polveriera che sta per esplodere.

Dopo averle provate tutte, per sedare questo spirito malefico non rimane che la preghiera, la più potente delle armi che chiama in causa il Padreterno, dunque, uniti in preghiera.