LA NOSTRA DEMOCRAZIA e le fragilità malefiche

L’impercettibile ostinazione che nasconde l’inquietante brama

La democrazia, questa bellissima parola usata per tanti bei discorsi, tanti bei comizi, tante belle idee somministrate in tutte le salse specialmente in tempo di consultazioni, in sintesi (e siamo tutti d’accordo) dovrebbe rappresentare quella forma di governo dove la sovranità è esercitata direttamente dal popolo.

Nelle consultazioni, dunque, si concentra tutta la democrazia che conosciamo o almeno crediamo di conoscere. Molti però, davvero tanti adesso, non credono più in questa concentrazione e puntualmente disertano l’urna ritenendola inutile.

Utilissima invece per gli altri, per quelli che ci credono, per gli idealisti, per quel mondo impegnato nel vivere civile e che purtroppo si vede sottrarre ogni sua bellezza da ruvidi calcoli d’inquietante brama di potere.

Impercettibile ma chiara si rivela l’ostinazione, la testardaggine nel voler condurre ogni bellezza ideale nel gretto precipizio dei calcoli, dei legami e dei sistemi grigi.

Non basta vincere, ma si deve rivincere e rivincere ancora, ingabbiando nell’irrisione, nella prepotenza ma soprattutto nella miserabile ignoranza ogni possibile luce di novità e libertà.

Se la nostra democrazia dei primi tempi si esprimeva nella bellezza della convivenza civile, oggi non può che rappresentare l’utile strumento di una convivenza strampalata, becera e  malata, che a stento solo le poche menti illuminate rimaste riescono ancora a nascondere: facciamocene una ragione la nostra democrazia è gravemente malata.

È tempo di fare passi in avanti; è chiaro, ormai si sente la necessità di rimuovere quanto di astruso è stato prodotto da certa umanità nell’esercizio del potere; l’accecante individualismo sta rendendo sempre più faticosa la convivenza sociale.

Gli anticorpi della nostra democrazia possono anche agire bene nella rete larga degli alti poteri; sono comunque inesistenti nell’individuare e debellare prepotenze, ostinazioni e testardaggini nelle comunità locali, quelle che fanno dell’Italia il paese di quelle cose butte e di tutte le altre porcherie di cui siamo famosi.

La nostra democrazia se non va rifondata almeno va rivista nella fragilità dei suoi cardini; una fragilità che si  legge facilmente nell’ossessione delle repliche; una volta saliti al potere non mollano più. Ma la vera democrazia vuole novità, quella degli animi autentici, quella della bellezza genuina che si libera in ogni occasione per volare in alto lasciando cadere ogni sorta di malefico legame … la democrazia.   

(Libere riflessioni dopo le ultime consultazioni)

NM




USA VIETA L’ABORTO, un mondo in rivolta

In Italia si dà inizio alla girandola dei salotti tv, delle polemiche in rete e dei succosi interventi mediatici

Una sentenza che, per i modernisti benpensanti, è un salto indietro di secoli, un ritorno al medioevo, come se fossimo chissà dove nel futuro. Ma l’America è sempre nostro riferimento sicuro quando ci conviene, al contrario si trasforma o nella Babilonia del caos e della trasgressione  o nella Salem della caccia alle streghe.

L’ultima in ordine cronologico è dunque la sentenza della suprema corte americana con la quale si pone la decadenza d’ogni diritto costituzionalmente garantito all’aborto. Argomento delicatissimo per via di conquiste sociali, così si chiamano, dolorosissime e soprattutto di libertà.

Tema  dominante questo allora. Per un po’ di tempo parleremo e sentiremo parlare di questo fardello sociale chiamato FETO, che, secondo certo mondo moderno, tanto male produce alla nostra società, ma subito dopo, appena si riguadagneranno posizioni su questa conquista sociale, si tornerà alle guerre, alle defezioni parlamentari e alle nostre solite questioni italiane: da quelle sanitarie, alle ambientali, dalle nostre vorticose economie alle ruberie varie fino alle nostre cronache strambe e violente.

In questo vortice mediatico, giova ricordare che una quarantina d’anni fa, era il 1979, un’altissima personalità religiosa, la strenua avvocata dei più poveri tra i poveri, poi diventata santa, proferì queste incredibili parole dallo scranno dei Nobel, e questo si che era ed è vero riferimento per la nostra società. Basta leggere solo alcune delle parole che seguono per comprendere il grande messaggio che ci ha lasciato in eredità la nostra Madre Teresa di Calcutta.

“Io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. (…) E noi siamo qui, perché i nostri genitori ci hanno voluto. Non saremmo qui se i nostri genitori non ci avessero voluto. I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro? Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, per malnutrizione, fame e così via; ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino nella culla del suo grembo, chi potrà fermare me e te dall’ucciderci reciprocamente? Nulla.

Stiamo combattendo l’aborto con le adozioni, abbiamo salvato migliaia di vite, abbiamo inviato messaggi a tutte le cliniche, gli ospedali, le stazioni di polizia: per favore non uccidete i bambini, li prenderemo noi.

Così ad ogni ora del giorno e della notte c’è sempre qualcuno; abbiamo parecchie ragazze madri. Dite loro di venire: noi ci prenderemo cura di voi, prenderemo il vostro bambino e gli troveremo una casa. Abbiamo un’enorme domanda da parte di famiglie senza bambini… per noi questa è una grazia di Dio.”

NM




ECCOLO QUA, il solito spaccone

L’ingrediente segreto degli imprenditori illuminati

Lui capisce tutto gli altri non capiscono niente; questo, in sintesi, è quello che questo signore racconta oramai da oltre un ventennio. Ricchezze accumulate di qua e di là nel mondo delle cose impossibili per gli umani; sapienza da vendere e somministrare con dovizia di linguaggio e tutto quello che viene dopo è solo conseguenza di ragionamenti elitari.

Mentre tutto il mondo cerca di tirare avanti la carretta, lui come tutti gli spacconi che ci camminano sopra, ci fa dono di una nuova sua scoperta: la Pizza.

Chiaramente quella che conoscevamo noi mortali era solo lo speciale piatto italiano buono, bello e soprattutto economico che si consumava fra ragazzi e giovani alle pizzerie  o fra i sorrisi delle famiglie italiane. Invece arriva lui che ci spiega cosa è la Pizza.

Ci informa di tutte le sostanze, le lavorazioni, la mano d’opera, le tasse, gli ammortamenti ed infine il costo finale al consumatore che, come è giusto attendersi, è la sintesi di tutto questo: un giramento di capo.  

Ricordare all’imprenditore che tutti sono capaci, per pigrizie o convenienze varie, di proporre la pizza delle meraviglie nei propri ristoranti, applicando e proponendo prezzi da capogiro; pochi sono quelli capaci di proporre ai clienti la pizza vera, quella buona, genuina ed economica, facendo bella figura e guadagnandoci il giusto.

Chiaramente questi ultimi non sono imprenditori con la i maiuscola, ma stanno sul mercato dalla notte dei tempi. Gli altri, “gli imprenditori veri” ovviamente fanno solo quello che sanno fare, magari inventando l’aria fritta, ma fanno un mestiere più redditizio nel mondo  dei fessi, basta usare l’ingrediente segreto: la speculazione.

Foto Kulturjam

NM




LA GUERRA CONTINUA senza soluzione di continuità

La via esclusiva per la pace e per un mondo migliore

La guerra continua. Ogni giorno l’informazione ci parla di sangue, distruzione e morte lì in Ucraina, ma tutto sembra scorrere in una sorta di fredda e cruda normalità. Tutti ne parlano, tutti sembrano disposti al bene, tutti s’impegnano per l’aiuto, tutti dunque per la pace ma tutto va al contrario.

Inutile affannarsi, allora, nel vivere queste vicende cercando verità, ragioni e cause: meglio l’indifferenza impegnata. Meglio il distacco calcolato ed attento ai propri interessi, alle proprie convenienze, ai propri affari che la responsabilità per realizzare un mondo migliore. L’esperienza umana ha davvero raggiunto livelli inimmaginabili: siamo uomini, ci conosciamo ma entriamo sempre in conflitto. Siamo difettosi e conflittuali, poco altro da aggiungere sembrerebbe.

La guerra, la distruzione, la morte non ci scandalizzano più, non ci spaventano proprio.

Così sembra, assistendo ai giri di giostra di questi grandi uomini delle decisioni e i fior fiori di politici che ci ritroviamo e che si succedono oramai da tempo immemore. E noi sempre lì convinti delle nostre giuste idee per l’umanità: la pace, l’armonia e la sana convivenza per un mondo migliore. Ma quando mai…!

Basterebbe guardarsi davvero intorno per farsi un’idea vera di ciò che viviamo, ma siamo convinti sempre delle nostre idee, tutto il resto è solo intrigo.

Basterebbe aprire veramente gli occhi per capire che viviamo in uno sconfinato lago dove fluiscono fiumi di sangue, ma preferiamo le nostre immagini, le nostre ricostruzioni, le nostre fantasie.

Basterebbe aprire la mente una volta tanto per scoprire che viviamo nell’ossessione del mondo migliore senza capire che ogni teoria umana non può che decadere nel misero fallimento.  

Nonostante tutto, la salvezza umana è possibile.

Basterebbe solo esaminare le nostre speciali dotazioni, che ci sono state donate, per comprendere il vero cammino.

Una via unica e personale: esclusiva. Ognuno potrà salvarsi se saprà usare le proprie giuste capacità di diffondere il bene: chi vive nell’amore non avrà certamente sorprese. Ognuno pensi al proprio cammino, alla propria salvezza.

nm

Credit foto “World without wars….. peace now!” by Rafael Edwards




LA SCOPERTA dell’acqua calda

Elezioni amministrative 2022. A rischio libertà voto e principi democratici

“Sussistono urgentissime esigenze di tutela di beni primari in ragione della prossima competizione elettorale del 12 giugno: in assenza di adeguate misure cautelari l’esercizio del diritto-dovere di voto di una estesa parte dell’elettorato diverrebbe merce di scambio da assoggettare al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso e dunque sottratto al principio democratico”. Queste sono le motivazioni della Procura di Palermo per la richiesta di arresto del candidato di Fdi al Consiglio Comunale Francesco Lombardo e del boss Vincenzo Vella, finiti in manette ieri per scambio elettorale politico-mafioso.

Quali riflessioni dopo l’ennesimo fatto criminoso perpetrato ai danni dei fondamenti della nostra democrazia se non quelli della commiserazione.

Inutile richiamare l’attenzione delle istituzioni al problema del comportamento mafioso. Fenomeno diffusissimo nel nostro sud e che resiste dalla notte dei tempi. Sembra di scoprire chissà che cosa ogni qualvolta che leggiamo di questi fatti, ma sappiamo benissimo di scoprire solo l’acqua calda.

Il comportamento mafioso non è solo diffusissimo in tutti gli ambiti del potere e del denaro ma è proprio nell’indole umana, quella più perversa e principalmente dei momenti elettorali; anche nelle piccole realtà, anzi proprio lì, si rilevano i fatti peggiori, perché consumati, oltremodo, con ruolo, potere e contro gente vicina, conosciuta ed inerme.

Durante i periodi elettorali, il sottoscritto ne ha incontrati e registrati tantissimi, anche nelle proprie attività di servizio pubblico; alcune da far rabbrividire. Molte comunque rimarranno nel segreto delle paure, dei calcoli e delle miserie umane. Se a volte qualche risultato può anche venire fuori, generalmente, le denunce sembrano tutte arenarsi contro muri insormontabili, rovinando vita ed ambienti sociali.

Non scopriamo nulla di nuovo dunque. Scopriamo solo che gli strumenti istituzionali per raggiungere democrazia, libertà e verità sono labili per i loro fragili meccanismi, sono deboli per le complessità normative e a volte anche inutili per limiti e incapacità umana; in definitiva sono strumenti che possono anche funzionare ma non possono, purtroppo, garantire assolutamente sana ed armoniosa convivenza civile, quella compiuta. Per il momento siamo ancora messi male, ma per il futuro c’è sempre speranza.

NM




IL REDDITO DI CITTADINANZA e quello di Politicanza

Solo per l’interesse degli italiani, solo per l’interesse dei politici

Chieti, 28 maggio 2022. Qualche considerazione sul dibattito in corso, intorno al Reddito di Cittadinanza, si rende assolutamente necessario quando giungono all’orecchio del popolo vivo dichiarazioni oltre i limiti della decenza.

Quando si parla di denaro pubblico si entra sempre nel campo della dignità. Da politici come Salvini, Meloni, Renzi e compagnia, che hanno fatto della politica il loro regno indiscusso, adesso giungono attacchi forti e ripetuti contro il Reddito di Cittadinanza, come se fosse il problema dei problemi. Può darsi, ma sembra ci sia più di qualcosa di perverso in queste loro dichiarazioni. È solo questione di sensibilità.

Tralasciando l’aspetto tecnico, sicuramente da approfondire con i tecnici, rimane il volto di questi uomini del sapere, del raziocinio, della cosiddetta saggezza politica, che candidamente sentenziano: “una vergogna il Reddito di Cittadinanza”.

Economia e denaro sempre al centro delle loro attività e questo sempre per gli interessi degli italiani, mai una volta argomenti che li riguardano direttamente, per così dire: mai un accenno ai loro privilegi, ai loro scandali, ai loro errori, ai loro disastri economici e, senza andare oltre, ai loro lauti compensi. Davvero encomiabili, pensano solo agli italiani mai a sé stessi. L’unica vergogna, dunque, è il reddito cittadinanza e, secondo loro, bisogna eliminarlo.

D’accordo sul loro impegno per gli italiani; l’impegno degli italiani, dunque, sarebbe quello di ricambiare l’attenzione pensando e proponendo l’eliminazione del Reddito di Politicanza. Sarebbe proprio il giusto ricambio. Un esborso di denaro pubblico pazzesco che non conosce limiti di perversione; solo a sentire gli zeri che seguono le cifre di quanto incassano vengono i brividi.

Cercare di frenare i brividi, allora, con l’arresto di questo flusso incommensurabile di denaro nelle tasche degli illuminati politici sarebbe davvero giusto ed utile. Non solo per rispondere ai rigurgiti etici ma, soprattutto, per gli intenti economici sanificanti di tutte le casse e le coscienze pubbliche.

Chiaramente l’eliminazione completa di questo Reddito di Politicanza sarebbe il ricambio migliore, ma ogni uomo ha diritto di respirare sulla terra. Vietando questo respiro si commette omicidio e i limiti per evitare l’omicidio è molto chiaro al popolo vivo; potrebbe sembrare noto a tutti, stranamente, non ancora è chiaro agli indefessi paladini e tutori del popolo italiano. Qualche volta pensassero a loro…!

nm  




MILAN SCUDETTATA? Tifoseria gratificata

Chieti, 22 maggio 2022. Il calcio ci piace e quando qualcosa piace il genio degli affari è al lavoro. Il calcio di questi ultimi tempi, purtroppo, non può chiamarsi fuori dagli interessi economici e finanziari perversi. Difficile, per chi gode dei piaceri effimeri, ma genuini, entrare negli argomenti dei grandi affari e comprenderne la complessa lussuria: l’uno esclude l’altro ed in maniera radicale. Non troveremo mai  un tifoso ammettere schifezze fra i propri colori, così come non troveremo mai un affarista difendere valori se non di cassa.

I tifosi autentici, prescindendo dai colori,  sono risorse uniche, straordinarie, di valore incommensurabile soprattutto per gli affaristi che, senza scrupolo alcuno, godono ampiamente.

Senza rischio di smentita, l’affarista non conosce colori se non quello del vile denaro. Proprio quel denaro che si nutre dell’autentico, della bellezza, del cuore e delle emozioni, in una parola, dell’autorevole forza dei colori che richiamano all’appartenenza, all’adesione, alla condivisione di valori indiscutibili.

Il calcio ci piace e se ci piace, solo per oggi, del mondo perverso ne guardiamo solo i risultato: Milan scudettata, tifoseria gratificata. Da domani però, sarà meglio aguzzare la vista per cercare di salvaguardare la bellezza di questo sport e dei veri valori legati ad esso, altrimenti, in mano ai voraci distruttori senza scrupolo, tutto è destinato al misero ricordo.  

nm




LA PUREZZA DISARMANTE dei Super Colletti Bianchi. Draghi dice: “I miei idoli? I genitori, gli  insegnanti e mia moglie”

Chieti, 21 maggio 2022.Mi hanno chiesto qual è il mio idolo …: i miei genitori mi hanno aiutato non tanto dal lato materiale ma dal punto di vista spirituale, psicologico, formativo … Poi ho avuto degli insegnanti straordinari …  La terza persona più importante è mia moglie” questa è la dichiarazione riportata oggi su ansa.it dal nostro premier.

Qualche riflessione a caldo viene subito. Quando sin tratta dell’uomo più importante, la riflessione nasce dal fatto che siamo in un momento delicato di crisi, dappertutto, e  la platea era quella dei giovani studenti, quella che assorbe tutto: movimenti, parole, costumi e ogni circostanza per un evento così straordinario per loro.

Draghi uomo importante, realizzato nella vita, forse all’apice della sua carriera, uomo di statura elevatissima e di caratura mondiale; l’uomo delle profezie, si direbbe per noi italiani e per dirla tutta, specialmente quando si rivolge alle nuove generazioni.

Peccato perché dimentica fra i suoi idoli, quelli che veramente lo hanno catapultato lassù in alto: mancano quelli più importanti, ovviamente, potere, danaro e derivati.

Dimenticanza o meno, Draghi rimane, sicuramente, in questo eccellente e fortunato momento storico per la categoria, il miglior rappresentante dei nostri cari colletti bianchi: un vero Super Colletto Bianco.

nm

Foto: ansa.it




IL NUOVO SITO, per un vivo cammino Abruzzopopolare.it cambia look, non cambiano passione ed obiettivi

Chieti, 18 maggio 2022. Sono trascorsi precisamente undici anni dalla nascita di abruzzopopolare.it, è trascorso molto tempo e ne abbiamo viste e raccontante tante e di tutti i colori.

Nel mondo le trasformazioni sono state epocali, specialmente quelle degli ultimi anni. L’Occidente resiste alle tremende bordate orientali; con tutto il pesante fardello delle libertà ad ogni costo, possiamo dire che, nel mondo, si propone ancora come modello da imitare.

Sistemi, metodi e criteri per sconfiggere le paure, le fragilità, le miserie sembrano siano pienamente operanti; almeno in apparenza tutto riesce ancora a magnetizzare l’attenzione del mondo che sogna quel futuro cosiddetto migliore. Le nuove teorie economiche, comunque, dettano regole e tempi. Non v’è scampo, le reti raggiungono anche i luoghi più angusti, nascosti e misteriosi.         

In Italia, prevedibile l’assalto al potere delle nuove generazioni vestite di populismo. Scontata l’ambizione e la voracità di questi nuovi decisori; sempre percepibile il delirio, l’inquietudine ed il tormento che riescono a diffondere. Chiara, comunque, la parabola anche per i più ortodossi e i resistenti; tralasciando la sorpresa iniziale della novità, tutto, poi, converge al declino, anzi al rapido oblio adesso.

In Abruzzo stessa aria o quasi. Tutto sembra rispettare il copione assegnato per questi tempi. Stesse facce, stesse comportamenti, stesse caratteristiche, stesse dinamiche, stesse parabole. Resistono, comunque, modelli e sistemi ereditati dal passato, antiche e precise pratiche di potere che provengono dal lontano passato e non conoscono crisi.

I vecchi modelli, qui da noi, sembrano infallibili. Mantenere il potere ad ogni costo e rendere difficile la vita a chi non si allinea è la strada maestra per questo antico popolo forte (ostinato) e gentile (fragile). Uniformati dunque, siamo meridione che rispetta storia e origini.

La novità che arriva non è che il nutrimento essenziale per la propria sopravvivenza; una volta individuata, conosciuta e compresa sarà solo l’utile strumento per mantenere e fortificare il proprio potere. Non scopriamo nulla o forse no. Il mondo, comunque, rispetta le regole del tempo che inesorabile corre in avanti: vivi nel cammino verso il futuro o morti nella stasi del perenne presente.   

nm             




MESSAGGI CHIARI dalle e per le  posizioni più alte al mondo

La bandiera ucraina è stata portata sulla cima più alta del mondo. La scalatrice ucraina Antonina Samoilova, la settimana scorsa, ha scalato l’Everest. Un’impresa straordinaria, in un momento altrettanto straordinario, per lanciare un messaggio, per esprimere un ideale, per richiamare l’attenzione di un mondo chiuso nel suo inquietante e penoso conflitto.

Non v’è dubbio alcuno sulla nobiltà della disciplina sportiva che invita all’autostima, che dispone a raccogliere dagli errori, a cercare di superare i propri limiti ed individuare una giusta visione nel cammino della vita, ma l’esercizio del salire, dell’elevarsi e conquistare posizioni più alte rispetto agli altri è anche l’esercizio sociale più diffuso e che riesce meglio; purtroppo è il meno redditizio. La cruda realtà del distacco dal mondo dei simili e della loro indifferenza ed incomprensione riportano all’umana indigenza dalla quale si proviene.

Da soli si può salire e raggiunge anche la cima delle cime per esprimere quel po’ di godimento effimero che appare, ma poi, in qualche modo, si torna giù, per precipitare nella miseria più profonda. Affrancarsi da questa metafora è umanamente impossibile.  

Fin troppo sangue e disastro, adesso. Dagli 8.848 metri sul livello del mare, dalla posizione geografica più alta del mondo, si spera che il messaggio possa giungere chiaro e preciso anche agli uomini che adesso occupano le posizioni di potere, appunto, più alte al mondo.

nm




L’EUROFESTIVAL, l’Europa unita

La musica unisce; tutti uniti e vicini al profondo dolore del popolo ucraino. La musica commuove; tutti intorno alle forti emozioni di una comunità che chiede aiuto, sostegno e difesa. La musica vince; tutti per la Kalush Orchestra che trionfa per il trionfo della bellezza. Il trionfo del bene fra le oscure trame del male, di una guerra che distrugge ed uccide.

Vinciamo tutti allora; alcun conflitto, alcuna gara, alcuna competizione fra i popoli del mondo; tutti uniti per le cose belle, per le cose che fanno bene, per l’amore che guarda avanti e soccorre dietro: uniti, forti e vincenti per rispondere alle divisioni, alle miserie e alle distruzioni del fragile mondo delle incertezze, delle perversioni e delle follie.

Serata straordinaria quella vissuta ieri sera a Torino; quella vissuta nel mondo di uno spettacolo che attrae, nel mondo di una musica che affascina e conquista, nel mondo delle luci e dei colori, nel mondo delle dinamiche tutte, che invitano ai valori del bello.

L’Eurofestival, fra i progetti, fra gli eventi, fra le geniali attività per liberare dalle banalità e dal grigiore delle tristi visioni, per un’Europa davvero unita.    

nm




FENOMENI, pericolo dal cielo rosso in Cina ?

Chieti, 10 maggio 2022. Fra tutte queste belle notizie che circolano nel contemporaneo, mancava il fenomeno misterioso ed insolito che puntualmente si è verificato. In Cina il cielo di Zhoushan si è tinto di rosso forte senza una spiegazione logica per gli increduli cittadini presenti.

Secondo gli scienziati sembrerebbe l’effetto, insolito appunto, della rifrazione della luce con le nuvole particolarmente basse. Sembrerebbe, ma al cittadino ignaro impossibile trasmettere la verità e allora ecco fiorire complottismi con le più disparate teorie che si rincorrono sul web. Senza menzionarle, si tratta comunque di storie trite e ritrite per confermare la fibrillazione che si vive nel mondo reale, del quotidiano, delle cose semplici e forse anche inutili, per quelli che agiscono lassù nel potere, ma son sempre storie umane.

Il mondo è così. Fra tutte queste vicende strane, comunque,  trova davvero tanta difficoltà la mente che cerca di capirci qualcosa. Un cielo rosso non appartiene al nostro mondo reale, così come tutte le cose che stanno succedendo in questo strano ultimo periodo. Se tutto questo ha una logica, chiaramente non può che appartenere alla logica del pericolo. Nel cammino della nostra vita non sarà sicuramente la logica di un verde speranza ma assumerà certamente il colore rosso pericolo, dell’emergenza e della minaccia.

nm




L’UOMO E IL TEMPO. Il burqa, l’uniforme delle paure e degli istinti

Chieti, 8 maggio 2022. In Afghanistan i talebani ripropongono le donne con il burqa, si torna al triste passato.

Una notizia che potrebbe anche meravigliare; il fatto è che anche noi, mondo occidentale, civile e moderno, siamo entrati nel vortice di una guerra pazzesca che ci riporta al passato. Una guerra atroce con distruzione e morti proprio nel centro del nostro continente.

Per noi occidentali, comunque, meravigliarsi dei costumi di società diverse, dei loro particolari caratteri, dei loro sorprendenti comportamenti, delle loro tradizioni e delle loro culture, quasi sempre superate, rappresenta sempre motivo di distanza, superiorità e addirittura spregio.

Impostazioni sicuramente interessanti le nostre. Impianti di ragionamento che in questi ultimi tempi sembrerebbero anche utili, se non altro per verificare il nostro stato culturale, le nostre tendenze sociali, ma soprattutto lo stato salutare del nostro giudizio e delle nostre capacità relazionali.

Abituati sempre al pensiero che andando avanti nel tempo si progredisce e che le cose migliorano, purtroppo si è portati a perdere di vista la cruda realtà che stiamo vivendo e che non riusciamo a giustificare: siamo tornati indietro, anzi siamo rimasti fermi nel tempo.

Possiamo anche meravigliarci, ma quello squallido burqa circola anche da noi: basta rifletterci un po’ su e l’apparire di quell’indumento resta facile.

L’uomo, il tempo; un burqa per tutti. L’uniforme per rimanere fermi ai caratteri primitivi delle paure e degli istinti. 

Il nostro speciale burqa, che nasconde le nostre particolari psicopatie e soffoca ogni nostra autenticità; quell’uniforme che impedisce ogni respiro aperto, ogni espressione, ogni relazione e movimento, ogni libertà di godere le bellezze degli infiniti e diversi aspetti che il nostro mondo ci dona.  

NM




IL METAVERSO. La sorpresa del nuovo mondo

Stiamo entrando in nuovo mondo chiamato Metaverso.
Denari, web, virus, contaminazioni, pandemie, degrado, inquinamenti, armi, media, affari, guerre … il loro miscuglio stanno dando luogo a quella realtà malata e spesso perversa che stiamo vivendo oramai da qualche tempo e che ci tiene impegnati in modo continuo e soprattutto preoccupati.

Sembra chiaro però, dai movimenti di certi decisori mondiali come questo Zuckerberg che viene in Italia passando per i luoghi del potere, che stiamo per vivere rivoluzioni epocali. Adesso, entrare in questo nuovo mondo all’improvviso e da impreparati, perché tutti rivolti ad altro, rimane difatti la sorpresa delle sorprese. Cosa fare allora.
Prima di tutto stare attenti e vigili a quanto accade nei luoghi che sembrano schermati, velati e protetti; attenti e vigili ai luoghi del potere e delle scelte: tutto cambia nel tempo, sicuramente; se a nostro vantaggio o meno sarà in dipendenza di quanto siamo o meno preparati. Una grande rivoluzione, dunque, è in atto.

nm




L’ALTRUISMO, l’uomo della provvidenza

Chieti, 3 maggio 2022 –

Fra i filantropi di questo tempo emerge la figura imponente dell’imprenditore, programmatore, informatico e, appunto, filantropo statunitense Bill Gates che, secondo quanto riporta tgcom24.mediaset.it, dichiara: “Rischiamo una variante Covid più trasmissibile e mortale; c’è un “5% di rischio che non abbiamo visto ancora il peggio, ma il Covid-19 potrebbe anche essere l’ultima pandemia in assoluto”.

A questo punto, viste tutte le previsioni diffuse da Gates nel periodo ante Covid e tutto quello che predica, divulga e propaganda da quando siamo entrati in questo nuovo millennio, tutto ovviamente  per il bene del mondo, possiamo formulare due ipotesi: o stiamo vivendo, a nostra insaputa davvero con un uomo della provvidenza autentico oppure con un mascherato da uomo della provvidenza.

Viste le caratteristiche non propriamente celestiali di questa creatura apparsa nella seconda metà dello scorso secolo, se è vero che gli imprenditori non perdono mai il vizio degli affari (nemmeno dentro la fossa), la seconda sarebbe la più esatta delle ipotesi.

Dare spazio alle sue fortunate idee, per gli uomini del potere, potrebbe offrire opportunità di buoni obiettivi se non per il bene del mondo sicuramente per il bene di quanti riescono ancora a respirare in quel tormentato mondo degli affari e degli interessi perversi.

nm




ISTINTO E RAGIONE. Se si usano le armi e si uccide, non si può essere in grado di usare la ragione …!

Chieti, 2 maggio 2022 –

Un Lavrov che appare nelle nostre reti TV pubbliche e che cerca di ragionare sulle decisioni prese contro gli ucraini, per un italiano che non beve le classiche invenzioni mediatiche per i soliti motivi economici, non può che rappresentare l’immagine decadente di un modo grottesco, perverso e malato.

Da rilevare la solita difficoltà per quanti si dimenano, disperdendo inutilmente tempo ed energie, nel cercare ed indagare dietro le cose.

Ogni momento, comunque, è sempre utile per guardare direttamente ed in faccia il pericolo ed il male che è di fronte, per ceracre di poterlo scongiurare o evitare. Tutto il resto conta quello che conta: poco o niente.

NM




La liberazione: fierezza e memoria

25 APRILE 2022

Si guarda fieri in alto, ma si perdono stranamente  motivi.

Momento difficile per questa nostra umanità. Impossibile seguire tutti gli eventi che si susseguono senza soluzione di continuità; impossibile seguire tutte le immagini che scorrono sullo schermo del nostro vivere; impossibile assolvere a tutti i nostri doveri … impossibile comunque dimenticare certa storia, certi ricordi, certa memoria, impossibile dimenticare i cadutti per la nostra libertà.

NM




Cittadinanza onoraria

CITTADINANZA ONORARIA
Il Prof. Francesco Sabatini candida la città a Capitale dell’Appennino

di Groffredo Palmerini

L’Aquila, 28 marzo 2022 –  Una cerimonia sobria ma densa di suggestioni ha fatto da cornice al conferimento della Cittadinanza onoraria de L’Aquila al prof. Francesco Sabatini, linguista e filologo insigne, Presidente emerito dell’Accademia della Crusca. A mezzogiorno del 18 marzo scorso, nell’auditorium progettato da Renzo Piano nel Parco del Castello cinquecentesco, l’accoglienza del prof. Sabatini con il saluto del presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari e del sindaco Pierluigi Biondi, quindi la lettura della pergamena con le motivazioni del conferimento della più alta onorificenza civica, qual è la Cittadinanza onoraria, e la consegna della riproduzione in argento del magnifico rosone di Collemaggio. 

Alcuni minuti di forte emozione per tutti, rappresentanti della Municipalità aquilana e pubblico che ha ricolmato l’Auditorium del Parco. Intensa la commozione del prof. Sabatini, grande amico dell’Aquila. Sulla particolare amicizia verso la città si era parlato nel corso della seduta del Consiglio comunale, convocata alle 10 per trattare l’unico argomento all’ordine del giorno di convocazione – il conferimento al prof. Francesco Sabatini della Cittadinanza onoraria dell’Aquila – e per deliberare al riguardo.
 
Dopo l’introduzione del presidente dell’Assemblea civica, Roberto Tinari, e la lettura della proposta di deliberazione, i due gli interventi concordati tra i gruppi consiliari: il primo del consigliere Stefano Palumbo a nome dei gruppi di minoranza in Consiglio, il secondo di Ersilia Lancia per i gruppi di maggioranza.
 
Entrambi gli interventi sono stati contrassegnati dalla solennità del momento e dalla particolare rilevanza per la città capoluogo con l’atto di conferimento della cittadinanza onoraria al prof. Sabatini, non solo per gli indiscussi meriti scientifici e culturali, ma soprattutto per quanto egli ha fatto per L’Aquila dopo il terremoto del 2009, rafforzando quel legame affettivo nutrito da sempre per l’amata città capoluogo d’Abruzzo. Il voto unanime del Consiglio comunale ha suggellato il conferimento della Cittadinanza onoraria, seguito da un prolungato applauso, certamente appropriato pur se un po’ fuori dalle regole formali dell’organo consiliare.
 
E a questo punto che il presidente Tinari e il sindaco Biondi sono andati ad accogliere al suo arrivo il prof. Sabatini e ad accompagnarlo in auditorium, salutato da un caloroso applauso del pubblico in piedi. E quindi seguita la cerimonia ufficiale. Il presidente del Consiglio comunale, dopo parole di affettuoso saluto al prof. Sabatini, ha espresso tra l’altro le considerazioni che seguono.
 
Come tutti sappiamo – ha evidenziato il presidente Tinari – il prof. Sabatini è stato insignito dal Presidente della Repubblica dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce OMRI, della Medaglia d’Oro quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell’Arte, e di altri mille riconoscimenti ancora… La medaglia più grande, la più preziosa, che gli Aquilani le riconoscono, caro Professore, è quella che porta nel cuore. Ed è quella che tutti gli Aquilani le hanno riconosciuto quando le sue commoventi ed efficaci iniziative hanno concentrato l’attenzione nazionale sulla nostra città ferita dopo il disastroso terremoto…


La gente dell’Aquila non dimenticherà mai come quali espressioni, gesti e parole Lei ha fatto sentire quando nei momenti bui ha parlato di noi, della nostra città, della sua indiscussa rinascita.


E per questo che oggi siamo qui, caro Prof. Sabatini. Allora eravamo nelle tende e non l’abbiamo potuto fare. Siamo qui per dirle grazie, un grazie carico di affetto e di profonda stima e riconoscenza…


E da quel momento che lei è per tutti noi Cittadino onorario della nostra città. E per lei, per i suoi figli, per i figli dei figli e per le generazioni che verranno ci sono e ci saranno sempre porte aperte nella città dell’Aquila!”. Tinari ha quindi ricordato come il prof. Sabatini sia un figlio della nostra terra, essendo nato a Pescocostanzo e “soprattutto colui che più di tutti, con i suoi studi ovunque conosciuti e universalmente considerati in modo profondo, ha insegnato a intere generazioni l’uso corretto e il valore della lingua più bella del mondo: l’italiano. 


Per quanto riguarda noi – ha concluso Tinari – abbiamo avuto il privilegio di avere il nostro beneamato concittadino quale Presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, da sempre punto di riferimento istituzionale della nostra città in fatto di cultura. Inoltre, essenziale è stato il suo apporto che ha consentito di tagliare il traguardo del riconoscimento della Perdonanza come patrimonio culturale immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco”.
 
Tinari ha infine ricordato che la proposta della cittadinanza onoraria al prof. Sabatini sia pervenuta dal Lions Club dell’Aquila, presente all’auditorium del Parco con il presidente Massimiliano Laurini e con altri esponenti, tra i quali Duilio Chilante dal quale l’idea era nata.
Il sindaco Pierluigi Biondi, sottolineando il valore della cittadinanza onoraria tributata al prof. Sabatini, ne ha voluto richiamare il particolare significato: “Conferire la cittadinanza onoraria al professor Francesco Sabatini in questo tempo di guerra che ha colpito il cuore dell’Europa, non è solo un gesto di riconoscenza da parte della municipalità nei confronti di una personalità di indubbia caratura culturale nel campo della linguistica e della filologia, ma è anche un gesto etico che pone l’accento sul portato valoriale delle donne e degli uomini che hanno fatto della salvaguardia della cultura e del patrimonio storico-artistico il fulcro della loro esistenza.


Le terribili immagini che giungono dall’Ucraina, con le strade affollate di profughi, le città oltraggiate dalle fiamme e dalla distruzione, i bombardamenti sul patrimonio culturale e lo spettro che si aggira tra le macerie di una possibile quanto antistorica epurazione culturale, ci raccontano di un popolo fiero e coraggioso che difende la propria identità culturale e del personale museale che disperatamente cerca di mettere in salvo le opere d’arte. A Kiev, per spostare nei depositi cittadini la collezione del museo nazionale di storia, gli ucraini, lo scorso 3 marzo, hanno impiegato 12 ore.


Intanto, si cerca il sostegno internazionale per evacuare opere d’arte, archivi, libri, da tutto il territorio ucraino. La Pace di Antonio Canova, era esposta nel museo di Kiev fino a pochi giorni fa, ora è in un bunker, protetta dalle bombe, affinché il valore universale che esprime, umiliato dalla guerra in atto, possa presto disvelarsi di nuovo in tutta la sua potenza evocativa. Salvare il patrimonio culturale significa salvare la propria storia, le proprie radici, quelle radici che sono la forza viva delle donne e degli uomini in tutte le latitudini.


All’Aquila – in una scala storica, esistenziale e territoriale indubbiamente minimale rispetto a un teatro di guerra – la distruzione causata dal sisma, le conseguenze dolorose, la comunità dispersa, l’incommensurabile vuoto identitario che ne è derivato hanno trovato nella cultura – nella sua potenza emotiva, nella sua capacità di declinare e finalizzare la caparbietà e la determinazione degli aquilani – la forza per rivendicare e costruire un futuro.


E, in questo processo di ridefinizione fisica e identitaria, il professor Sabatini ha contribuito a permeare di conoscenza e bellezza la rinascita dell’Aquila, sollecitando l’attenzione e la solidarietà degli ambienti culturali anche attraverso la Deputazione Abruzzese di Storia Patria, di cui è autorevole componente.


La città è espressione dell’umanità e, nella divaricazione tra la città amabile e la città funzionale, irrompe la cultura a storicizzare la trama urbana. Questo sta accadendo all’Aquila, questo ci dobbiamo augurare accadrà in Ucraina, dove sono a rischio importanti monumenti e siti Unesco, come la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev o il centro storico di Leopoli. A proposito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, nel segno dell’Aquila rinascente nel suo tessuto urbano e nella ridefinizione della propria anima, Sabatini è stato uno dei principali artefici del riconoscimento, da parte dell’Unesco, della Perdonanza celestiniana quale patrimonio immateriale dell’umanità.


E se L’Aquila si va sempre più caratterizzando come un laboratorio di idee – in un’alterità feconda dove il sapere è fabbricatore di crescita, la memoria è nutrimento per la rifioritura e la contaminazione delle culture è visione e progettualità – lo si deve a uomini come il professor Sabatini che ha condiviso la sua conoscenza con tantissimi studenti, ma anche con studiosi, ricercatori e appassionati della lingua. La grandezza di Sabatini sta nella generosità con la quale ha saputo trasmettere il suo sapere alle giovani generazioni, il suo sentimento di appartenenza all’Aquila in uno dei momenti più drammatici della nostra storia cittadina, la sua disponibilità a dare alla linguistica una comprensione la più ampia possibile. Il nostro grazie, convinto e imperituro, al professor Sabatini si concretizza oggi nel conferimento della cittadinanza onoraria dell’Aquila.”
 
È a questo punto che il prof. Sabatini, ringraziando per il riconoscimento tributatogli, ha fatto al Consiglio comunale, al pubblico presente e a tutti gli Aquilani, il dono d’un discorso memorabile, elevato, culturalmente solenne. Una vera e propria lectio magistralis, sebbene proclamata con il personale suo tratto di sobrietà, quasi di discrezione, che ha colpito nel profondo la silenziosa e assorta attenzione degli astanti.
 
Un discorso di alta politica economica e infrastrutturale, riguardante il presente e il futuro di una città di grande cultura, qual è L’Aquila, che deve aspirare a diventare “Capitale dell’Appennino”. Una visione progettuale di ampio respiro, ancorata alla gloriosa storia civica, che ha intrigato tutti i presenti che magari s’attendevano altre considerazioni di circostanza. Si è respirata un’atmosfera sospesa tra lo stupore e l’incanto di tanta sapienza, scioltasi con una interminabile ovazione finale, tutti in piedi in calorosa acclamazione.
 
Il prof. Sabatini, lo ha pronunciato in piedi il suo discorso, del quale chi scrive è riuscito a registrare solo la parte che qui di seguito è trascritta. La prima parte, affidata alla labilità della mia memoria per la quale chiedo indulgenza, ha avuto per incipit il richiamo ai suoi natali in Pescocostanzo, il ricordo di suo padre Gaetano e dell’amore che serbava per L’Aquila dove aveva seguito gli studi nel prestigioso convitto liceo classico “Cotugno”, poi medico e fine storico, peraltro tra i fondatori della Deputazione Abruzzese di Storia Patria. Dell’istituzione ha quindi a lungo parlato il prof. Sabatini, un po’ sorvolando per discrezione sul triennio della sua presidenza vivace e stimolante – durante la quale si sottolinea il forte impulso da lui dato alle attività della Deputazione, anche con la nascita del Notiziario semestrale –, affiancato dal vicepresidente vicario Walter Capezzali, che gli sarebbe succeduto alla presidenza e che l’ha visto poi guidare l’istituzione per quasi un trentennio.
 
Proprio Capezzali è stata la prima persona che il prof. Sabatini ha citato, richiamandone il rapporto di amicizia e di forte collaborazione, ringraziandolo peraltro per la presenza. Nel contempo, illustrando il valore culturale della Deputazione, Sabatini ha voluto sottolineare il contributo scientifico reso all’istituzione dalle nuove leve, come le docenti Silvia Mantini, Maria Rita Berardi, Valeria Valeri e il dr. Paolo Muzi. 
 
E seguito quindi il puntuale richiamo alla consuetudine di relazioni che egli ha intrattenuto con la città capoluogo e le intense collaborazioni culturali con persone speciali, come il prof. Alessandro Clementi, il prof. Marcello Vittorini, il prof. Ferdinando Bologna, il prof. Raffaele Colapietra, il prof. Fabrizio Marinelli. E inoltre Duilio Chilante, anch’egli presente all’evento. Per ciascuno di loro, ma anche di qualche altro di cui la memoria non mi viene in soccorso, il prof. Sabatini ha in sintesi richiamato i progetti condivisi e realizzati, come pure le grandi amicizie che si sono cementate con loro.
 
Con altri studiosi aquilani – ha poi continuato il prof. Sabatini, come in questa trascrizione letterale – ho lavorato ad altre iniziative, professionisti eccellenti nei loro campi, ma anche fervidi operatori culturali, come Giandomenico Cifani e Mario Centofanti e i docenti dell’università aquilana Carlo De Matteis e Francesco Avolio, Luigi Gaffuri e Lina Calandra. C’è un tema di studio che mi ha sempre condotto a visitare la storia aquilana, quella della via degli Abruzzi, l’asse delle comunicazioni che da Firenze collegava la Toscana per l’Italia centrale con Napoli, soprattutto dal Duecento al Cinquecento. L’asse al quale è legato il sogno del fiorire del comune aquilano dal Medioevo al Rinascimento, fino a quando non ha preso il sopravvento il ramo lombardo emiliano, e quindi adriatico, di questo asse peninsulare.


Molti dei miei rapporti di amicizia con cittadini aquilani sono legati a questi miei studi, dai quali è partita anche la scintilla dell’iniziativa del riconoscimento Unesco della tradizione della Perdonanza, una battaglia alfine vinta e consegnata alla vittoria con l’apporto di tanti aquilani a questa città. Per concludere questo mio ringraziamento desidero tornare al gran tema della viabilità. Un tema che ora vorrei consegnare ad un’altra categoria che non è più quella degli studiosi del passato, ma quella degli operatori del presente, soprattutto gli ingegneri, gli urbanisti, gli architetti.


Da questo settore delle professioni ho ricevuto attestati di amicizia e di stima dei quali ancora una volta li ringrazio, mostrando anche il segno tangibile di questa loro benevolenza consegnandomi in una cerimonia del 5 ottobre del 2013 questa meravigliosa riproduzione del rosone di Collemaggio. Li ringrazio ancora, ma anche li sollecito a studiare bene i problemi della viabilità esterna regionale ed interregionale che riguardano L’Aquila.
 
Nonostante il sopraggiungere da più di 30 anni del collegamento autostradale, L’Aquila non è stata ancora strappata al suo isolamento. Un centro urbano, se non è un grande o addirittura un grandissimo polo di vita e di attività, non riesce ad essere un polo di riferimento. Rischia di essere solo legato da un cordone ombelicale ad un altro grande centro. E’ proprio questa la situazione dell’Aquila nei confronti di Roma, con la quale ha per fortuna un collegamento veloce e sicuro per tutte le attività o in caso di calamità, ma si tratta di un legame di dipendenza o poco più. Un centro cittadino di media o medio-piccola dimensione ha necessità di essere anche un centro di passaggio aperto e funzionale nelle due direzioni.


Ebbene la funzione vitale per L’Aquila deve essere quella di centro di passaggio nelle due direzioni. Mi sto avventurando su un terreno che non è certo quello delle mie modeste e ben diverse competenze. Ma la lezione che ho ricevuto dalla conoscenza storica delle comunicazioni appenniniche dall’epoca delle attività delle banche e dei commerci della grande Firenze del Duecento e Trecento e dell’allora capitale Napoli, quelle comunicazioni attraversavano e facevano fiorire L’Aquila. La lezione ricavata da quegli studi mi porta a concludere che la città vive e soffre per la sua mono-dipendenza da Roma e che è ancora poco collegata con gran parte della regione di cui è tuttavia la capitale amministrativa e che dunque soffre dello scarso lungo e tortuoso collegamento con l’altro polo importante dell’intera regione, la concorrenza – e lo sappiamo su quali piani – di Pescara e del suo territorio.
 
Lasciatemi dire, anzi lasciatemi sognare che si realizzi un collegamento più diretto tra L’Aquila e Pescara, e Chieti con il suo entroterra pulsante di industrie e di feconda agricoltura. Un collegamento che parta dall’autostrada subito dopo l’uscita dal traforo del Gran Sasso e che raggiunga il semi-anello che aggira alle spalle la città di Pescara e la congiunga al grande asse adriatico.


Con il grande flusso dalla riviera adriatica, ancor meglio da una posizione di transito, la città vivrebbe di una posizione di incrocio non solo per traffici tra Roma e l’Adriatico ad una latitudine maggiore rispetto al braccio autostradale Avezzano Sulmona Pescara, ma per traffici che dal cuore dell’Umbria e dell’alto Lazio siano diretti alla sponda adriatica per San Benedetto del Tronto, il Molise e la Puglia. Perdonate questa incursione in campi che non sono quelli del filologo e del linguista quale io sono professionalmente, ma che è dettata dalla conoscenza storica e in misura meno sufficiente da quella geografica ed economica di questo nostro territorio.


Nei tempi in cui L’Aquila è fiorita prodigiosamente si incrociavano qui traffici delle merci che venivano dalla città adriatiche, ce lo dicono gli studi di uno storico giapponese Idetoshi Hoshino, pubblicato dalla Deputazione di Storia Patria. E c’era qui anche il baricentro del commercio della lana. Questa grande risorsa del passato non ha certo il ruolo del tempo antico, ma la rete dei tratturi era orientata in questo senso e in particolare il Tratturo magno L’Aquila-Foggia seguiva esattamente a grandi linee il tracciato ideale che ho indicato poco sopra. Non posso spingermi oltre.
 
Qualche anno fa dal gran tumulto di idee seguite al trauma del terremoto sono emerse due indicazioni che hanno avuto anche un seguito, come il riconoscimento della Perdonanza celestiniana come Patrimonio culturale dell’Umanità. Dopo tanti sforzi di tanti soggetti l’iniziativa ha avuto successo, come certamente sapete, ed ora è affidata alle vostre mani perché dia i suoi frutti. Parallelamente ha preso forma, anche definitiva e statutaria, l’idea di un Centro italiano di studi storici e geografici sull’Appennino affiancato all’università di questa città. Il sopraggiungere delle tante difficoltà create dalla pandemia del Covid ha impedito che questo Centro avviasse le proprie attività. Finora me ne sono assunta la responsabilità principale, essendo affiancato da validissimi compagni di lavoro.


Si tratterà di ripartire con maggiore decisione ed iniziative precise non appena possibile. Confesso che la propulsione a questo ben amato organismo attende ora la guida più incisiva di un vertice pienamente operante in questa città. Le forze non mancano, ma saranno chiamate a prendere direttamente le redini dell’organismo che può portare proprio a quella ridefinizione o meglio al riconoscimento di questa città come Capitale dell’Appennino.


O, se volete, potrà condurre a raccogliere l’eredità di quella città peligna che nel primo secolo avanti Cristo, in antagonismo con Roma, si definì capitale d’Italia. Si tratta, come avrete ben capito, dell’antica Corfinio. L’allora capitale dell’Appennino non è più nemica di Roma, ha dato moltissimo con trasferimenti di capitale umano a tutti i livelli alla capitale della nuova Italia. Ha ricevuto appoggi qualificati, che oggi permettono l’esistenza di grandi centri di ricerca – il Laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso e il Gran Sasso Science Institute -, ma c’è tutto lo spazio perché con molte strutture di studio e di ricerca la città dell’Aquila prenda su di sé il carico di promuovere gli studi sull’intera catena dell’Appennino.


Il tema che ad Ascoli Piceno ha affrontato un gruppo di studio – che ha preso nome, non lo credereste, dal santo protettore contro i terremoti Emidio di Treviri, nato appunto a Treviri in Germania -, è cresciuto ad opera di giovani ricercatori dotati di grande slancio in tutti i sensi, punto di riferimento nelle vicine Marche, in Umbria, nell’alto Lazio e nell’Abruzzo. Il tema è riassunto nel titolo di un loro recentissimo libro a più voci, che mi fa piacere mostrarvi e nominare nel titolo “Sulle tracce dell’Appennino che cambia”, a cura di Emidio di Treviri.


È ora che l’altera città dell’Aquila sposi decisamente il ruvido e tumultuante Appennino, si sciolga un po’ dai lacci dell’ammaliante Roma e si congiunga appunto al ruvido e tumultuante Appennino. Con questa immagine di amore coniugale tra montagne e città, vie e mari, ringrazio tutti voi e il Consiglio comunale che mi ha dato questo riconoscimento di straordinaria impressione per me a compimento dell’itinerario alle mie spalle. Vi ringrazio di cuore, ringrazio tutti i presenti, tra i quali ci sono gli amici che ho nominato. A voi questo avvio a celebrare il matrimonio tra L’Aquila e l’Appennino. Grazie! “


Ora qualche breve annotazione biografica. Destò non poca sorpresa, nel marzo del 2000, l’elezione di Francesco Sabatini alla presidenza dell’Accademia della Crusca. E non certo perché mancasse di fama, ma per il fatto che il prof. Sabatini rompeva una tradizione secolare secondo la quale alla guida della più antica e prestigiosa istituzione linguistica del Paese c’era sempre stato un toscano, docente dell’Università di Firenze.
 
Francesco Sabatini invece è abruzzese, nato nel1931 a Pescocostanzo, in provincia dell’Aquila. Laureatosi nel1954 inLetteratura italiana all’Università di Roma, dal 1971 egli è stato professore ordinario nella stessa disciplina. Ha insegnato nelle università di Lecce, Genova, Napoli, Roma, dapprima alla Sapienza e infine alla Terza Università della capitale.
 
E stato presidente della Società Linguistica italiana e poi dell’Associazione per la Storia della Lingua italiana. Socio dell’Accademia della Crusca dal 1976 ed Accademico dall’88, ne diventò Presidente appunto nel marzo 2000, confermato per tre successivi mandati. Il 16 maggio 2008, in coincidenza con l’approvazione del nuovo Statuto e con un anno d’anticipo, Sabatini lasciò la guida dell’Accademia della Crusca e della prestigiosa istituzione fu nominato Presidente onorario. A succedergli fu eletta presidente Nicoletta Maraschi, d’origine pavese – ormai la tradizione dell’Accademia era già stata infranta – docente all’Università di Firenze, prima donna a guidare dell’Accademia.
 
Nel suo lungo mandato Sabatini ha portato nella storica istituzione una vera e propria rivoluzione organizzativa. Sotto la sua innovativa e feconda presidenza l’Accademia della Crusca ha attuato un vasto programma di informatizzazione che ha reso ogni ricerca su documentazione e storia della lingua italiana funzionale ed efficiente, ha realizzato un sito web molto curato ed ha messo in rete l’intero archivio storico. Un impegno particolare la presidenza Sabatini ha profuso nella promozione della lingua italiana all’estero, progettando e dirigendo i programmi della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che ormai dal 2001 annualmente si svolge in tutti gli Istituti Italiani di Cultura nei cinque continenti.
 
Iniziativa davvero preziosa per la nostra cultura all’estero, arricchita dal forte impulso dato dall’Accademia alle relazioni con la scuola, in Italia ed all’estero, attraverso seminari con gli ispettori della Pubblica Istruzione e con i docenti delle Scuole europee, quindi con corsi d’aggiornamento per gli operatori dell’educazione linguistica.
 
L’Accademia della Crusca, riconosciuta nelle sue competenze e funzioni “nella revisione del dizionario della lingua italiana e nella conservazione della purità della lingua medesima”, per oltre quattro secoli – nacque a Firenze nel 1583 ed è la più antica accademia linguistica del mondo – ha portato avanti la sua missione, ampliando progressivamente lo spettro delle iniziative a favore della nostra lingua. Dopo la riforma del 1923 ad opera di Giovanni Gentile, promuove lo studio e l’edizione critica degli antichi testi e dei classici della letteratura italiana, dalle origini al XIX secolo, mentre per le attività lessicali è insediato nella sede dell’Accademia un Istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che con essa opera sinergicamente.
 
Al governo dell’ente, Francesco Sabatini ha costruito uno speciale rapporto con la Presidenza della Repubblica, la quale ha concesso in via permanente all’Accademia l’Alto Patronato sulle numerose iniziative. Le nostre comunità all’estero ricordano davvero fortemente l’utilissimo programma televisivo di Rai International “Le voci dell’italiano”, che il prof. Sabatini curava quale autore e conduttore. Successivamente il suo straordinario contributo scientifico si è spostato su Rai Uno con la seguitissima rubrica settimanale “Pronto Soccorso linguistico”. Numerosi i riconoscimenti tributati all’illustre accademico, quali le lauree honoris causa conferitegli dall’Università “Aldo Moro” di Bari in Lingue e Letterature moderne e dall’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara in Scienze Sociali.
 
Come pure gli sono state conferite le cittadinanze onorarie dai comuni di Gravina di Puglia, Introdacqua e nel 2019 dal comune di Palermo, consegnatagli nel corso della XXIII Settimana di Studi Danteschi dal sindaco Leoluca Orlando. Infine, nell’ottobre 2021, presso la sede centrale della Società Dante Alighieri a Roma, nell’ambito del VII Premio Letterario internazionale “Città del Galateo”, gli è stato tributato honoris causa il Premio d’Eccellenza per la Cultura. Francesco Sabatini è un abruzzese di grande valore, una delle personalità più eminenti della cultura letteraria italiana.
 
E tuttavia egli non perde un filo dell’indole dell’uomo di montagna, retaggio dei propri natali nell’incantevole borgo dell’Abruzzo interno, situato lungo l’antico tracciato del Tratturo magno che per oltre due millenni e mezzo ha visto passare le greggi transumanti dai monti dell’aquilano fino al Tavoliere delle Puglie. Il carattere degli abruzzesi di montagna è essenziale, semplice, ispirato alla modestia ed al profilo discreto. Sabatini ne porta l’impronta. Palese. Immediata. Un cordone ombelicale lo riporta nella sua terra in ogni occasione culturale di rilievo, quasi a ricollegarsi alle proprie origini, come in questo caso per diventare Cittadino onorario dell’Aquila.




IL BUON SENSO

Ogni giorno che passa, anche noi lontani, leggiamo, ascoltiamo e viviamo notizie sempre più incredibili ed assurde

Una guerra brutale che uccide e distrugge nel cuore dell’Europa, eserciti che invadono, popoli sotto le bombe, gente che fugge, capi di stato che dichiarano guerra, leader che alimentano violenza, discordia ed ostilità perfino con minacce nucleari, con le logiche e note conseguenze.

Rimaniamo senza parole e senza idee; sembra rimanere addirittura senza difese. Quello che accade nel mondo, e che stiamo vivendo anche direttamente, ogni giorno che passa sembra più slegato dalle nostre piccole logiche quotidiane. Con  gli strumenti a nostra disposizione, però, possiamo sempre registrare le nostre pur limitate capacità che, se tese al bene, possono offrire utili e forse necessari contributi. 

Si può essere inermi di fronte alle armi e all’inquietante crudezza della guerra, ma fondamentalmente possiamo sostenere la pace ed essere vicini, concordi e solidali, in tutte le forme possibili, al popolo che soffre; abbiamo tutto quello che serve, non ci manca nulla. Il mondo che viviamo è sicuramente complesso, disordinato e belligerante. Mondo squilibrato e soprattutto irrazionale, con linguaggi, strumenti e metodi, sembrerebbe, altamente imprevedibili. Comunque, per i portatori di pace, comportamenti prevedibilissimi quelli tendenti al male. 

Facile riconoscerli, adesso sono molto chiari. Una volta riconosciuti, cosa si può fare? 

Intanto avere riferimenti di garanzia e sicurezza istituzionale per la pace chiari, sicuri e fermi. Ognuno ha il dovere di tutelare la propria esistenza, quale principale dei doveri dettati dal nostro codice genetico; questo può rendersi possibile attraverso il riconoscimento del proprio ruolo, delle proprie capacità e soprattutto dei propri limiti. Sarebbe poi opportuno adottare linguaggi e comportamenti composti con informazioni e comunicazioni dirette, precise e trasparenti, solo così si potrebbe riconquistare quel tanto agognato buon senso delle idee, dei pensieri e delle intenzioni per evitare azioni, decisioni e scelte istintive, imprudenti ed avventate e magari rendersi davvero utile per la pace. 

NM




Il Summit di Versailles

Riferimento lontano da fraternità, libertà e democrazia

Chieti, 12 marzo 2022 –

Summit di Versailles con Mosca bandita da ogni rapporto economico con l’occidente. Decisioni forti, provvedimenti d’emergenza, forse anche necessarie, comunque solo palliativi per alleviare il dolore delle attuali ferite

Decisioni che, comunque, non aiutano a guarire da quel grave male della condivisione perversa e disturbata di cui soffre il popolo europeo. Un popolo ancora diviso fra chi gode nella ricchezza sfrenata e chi soffre vicino nella miseria oscura; fra chi domina con subdoli sistemi, violenza varia e sfruttamento e chi invece subisce, dipende ed è costretto all’inquietante obbedienza.

Un popolo che vaga fra gli effetti del delirio di supremazia dell’élite, dell’oligarchia e delle classi abbienti e la silente lucidità ed il buon senso delle genti umili e bisognose.

Versailles, luogo d’antica, bizzarra ed iniqua memoria per un mondo in evoluzione e che si crede moderno. Versailles riferimento lontano, se non antitetico, per ambire e progettare una vera idea di fraternità, libertà e soprattutto democrazia.

Cambiare indirizzo, cambiare metodo, cambiare ogni distorto pensiero e soprattutto cambiare riferimenti per non rischiare maldestri ed improvvisi ritorni al passato.

NM