IL RITROVAMENTO DEL MAMMUT

Gli eventi di celebrazione del 70° anniversario

L’Aquila, 17 aprile 2024. Il Museo Nazionale d’Abruzzo per i 70 anni dall’eccezionale ritrovamento del fossile del Mammut nella cava Santarelli in località Madonna della Strada nel Comune di Scoppito, avvenuta a marzo del 1954, avvia una serie di eventi nell’anno in corso per un protagonista eccezionale. Il fossile, di 1.300.000 anni, reperto importantissimo della preistoria italiana, fra i più completi d’Europa, ha arricchito enormemente la conoscenza del Patrimonio paleontologico dei grandi mammiferi nel Quaternario sul suolo italiano.

La Mostra documentaria

Le recenti ricerche d’archivio impongono la revisione della data della scoperta. È infatti del 17 marzo 1954 l’informativa dell’Anonima Materiali Argillosi alla Soprintendenza alle Antichità degli Abruzzi e del Molise con la quale si comunicava il ritrovamento, da parte degli operai della fornace, dei primi resti. La notizia fu poi diffusa qualche giorno dopo, il 25 marzo, dal Corriere della Sera e ripreso da altre testate i giorni successivi.

Questi passaggi, oltre alle recenti donazioni di foto inedite, oggetto di una mostra documentaria visitabile dal 19 aprile nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco, permettono di ripercorrere le fasi della scoperta, recupero e studio dell’esemplare sotto la direzione della professoressa Angiola Maria Maccagno, direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia dell’Università di Roma, con la collaborazione di Antonio Ferri nel restauro.

È del 15 novembre 1957 l’importante documento del Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, Guglielmo de Angelis d’Ossat, per conto del Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro, che dichiara il suo interessamento nel garantire l’allestimento di una sezione di paleontologia presso il Museo Nazionale d’Abruzzo con il Mammut, poi esposto al pubblico dal 1960 nel Bastione Est del Castello Cinquecentesco.

L’accessibilità inclusiva

Grazie ad una consolidata collaborazione con l’Accademia di Belle Arti è in corso la realizzazione di due prototipi 3D: uno con  il particolare del cranio e della zanna e l’altro è un modellino di 30 cm del Mammut che vanno ad integrare il disegno in braille già presente nell’attuale allestimento. La progettazione è a cura dei docenti dell’ABAQ Simone Rasetti, Tecniche di modellazione digitale, e Marco Cortopassi, Scenotecnica. È stato effettuato, durante la conferenza stampa, un test di leggibilità con le tecniche di esplorazione tattile di un modellino di prova del cranio e della zanna del Mammut condotte dalla tiflologa non vedente Deborah Tramentozzi. Questa attività di ricerca sulle modalità di apprendimento dell’immagine e dei processi cognitivi nelle persone non vedenti e ipovedenti si avvale della professionalità accademiche del laboratorio di modellazione dell’Accademia di Belle Arti e della tiflodidattica, tramite le tecniche di percezione tattile del rilievo operate dalla tiflologa,  volte a verificare il grado di acquisizione e restituzione dell’immagine, esperita al tatto e successivamente ricostruita nella mente dell’utente.

I modelli 3D tattili potranno essere fruiti anche dai visitatori normovedenti, preziosa opportunità per attivare una sensorialità troppo spesso inibita, anche per la consapevolezza dell’impossibilità di toccare le opere d’arte nel contesto di una visita museale.

Video

Due documenti storici del 1954 appartenenti all’Archivio Luce Cinecittà, che si ringrazia per la concessione di utilizzo: Uscito dalla preistoria, durata 55’’ e Lo scheletro di un grosso mammuth trovato presso L’Aquila, segnalato dal Presidente del CdA di Abruzzo film Commission Piercesare Stagni, Rep. Incom. senza sonoro, durata 3’, completano la suggestiva ricostruzione animata del Mammut già in proiezione nel Bastione realizzata dal Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo.

Tecnologia realtà aumentata

È stata possibile la produzione di contenuti digitali 3D fruibili con tecnologia AR core per la ricostruzione 1:1 del Mammuthus Meridionalis. Tramite un QR code sulla pedana, i visitatori potranno avere un’esperienza di visita più dinamica ammirando il Mammut nelle affascinanti forme che aveva quando era in vita. RUP Maria Rita Copersino – Segretariato Regionale MiC -Abruzzo

Convegno scientifico

Nel mese di ottobre avrà luogo un convegno scientifico di rilevanza nazionale “Il Mammut del Castello – Settant’anni dalla sua scoperta. Nuovi dati nel quadro dell’evoluzione ambientale del Pleistocene” per condividere i risultati acquisiti attraverso nuove metodologie di indagine e  restauro. Verranno affrontati diversi aspetti scientifici quali l’evoluzione geologica del bacino aquilano, la paleobotanica e paleoclima; il confronto tra il Mammut meridionalis di Madonna della Strada con gli altri elefanti del Pleistocene; lo stato dell’arte della diagnostica e del restauro; l’esemplare nella realtà aumentata 3D e bodymass; i primi risultati della paleopatologia, nonché il tema del ruolo sociale attuale della divulgazione scientifica.

Annullo filatelico

Per rafforzare il potenziale narrativo è stato previsto un annullo filatelico dedicato al Mammut

Accompagnamento didattico

Si sta provvedendo, tramite formazione del personale AFAV curata dai funzionari del Museo, a fornire un servizio di accompagnamento  ai visitatori per una maggiore conoscenza del Mammut.

Premio Fossili regionali

Nel corso della conferenza stampa la direttrice del MuNDA Federica Zalabra ha ricevuto la targa di riconoscimento del Premio Fossili Regionali 2023 al Mammut per la Regione Abruzzo consegnata da due membri del comitato regionale della Società Paleontologica Italiana e la paleonotologa Maria Adelaide Rossi e Marco Romano dell’Università degli Studi della Sapienza. L’iniziativa è nata dalla sinergia tra il gruppo dei giovani della società Palaeontologist in Progress e il Consiglio SPI per favorire la divulgazione e la conoscenza delle ricchezze del patrimonio paleontologico italiano.




LAVORI PUBBLICI, IL PUNTO SUI CANTIERI

L’assessore Rispoli: “Si lavora a ritmi serrati per dare alla città opere e servizi”

Chieti, 17 aprile 2024. Lavori a pieno ritmo, buona parte delle opere pubbliche progettate dall’Amministrazione prendono forma, come affiora dal sopralluogo dell’assessore ai Lavori pubblici Stefano Rispoli sui cantieri attivi sul territorio cittadino. Una verifica ciclica su tutti i fronti di intervento sia nel centro storico e sia a Chieti Scalo.

“Cresce di giorno in giorno l’asilo nido del Villaggio Mediterraneo, fondamenta ormai ultimate, la struttura comincerà presto a vedersi per arrivare a conclusione entro il 2024 – illustra l’assessore Rispoli – Un edificio sostenibile, alle soglie di un bosco che diverrà parte attiva sia architettonicamente e sia didatticamente nella vita della struttura, concepita per accogliere 60 bambini in modo sicuro e con elevatissimi standard di confort e servizi.

Si scava nell’area adiacente allo Stadio Angelini per la realizzazione della cittadella dello Sport, anche lì strutture, campi e verde in una delle zone più vocate e popolate della parte bassa della città, per arrivare a definizione in brevissimo tempo. Proseguono spediti anche i lavori negli alloggi comunali di via Maiella, dove si sta completando la riqualificazione dei locali a pian terreno che ospiteranno attività aggregative sia del condominio e sia delle associazioni cittadine.

Così come in via degli Ernici è oggi più che evidente l’azione di riqualificazione esterna effettuata nei mesi invernali che ha letteralmente cambiato volto ai 24 alloggi popolari che saranno efficientati e risanati dalle criticità e dall’annosa mancanza di manutenzione. Anche a Filippone i lavori di realizzazione dell’atteso parco, con spazi per giochi e sgambamento stanno prendendo vita velocemente, ricaveremo anche qualche posto macchina per i frequentatori del parco, mentre stiamo già pensando ai possibili arredi che dovranno essere belli, comodi, resistenti e di materiali sostenibili e naturali. Bene anche gli interventi sul cantiere del Supercinema, dove con la Soprintendenza stiamo valutando anche la migliore colorazione da dare all’edificio, in modo che si inserisca al meglio in un contesto cittadino ricco di presenze archeologiche e culturali.

Si procede anche al Grottino sotto Palazzo d’Achille, per la realizzazione degli spazi espositivi dedicati ai lavori di realizzazione di Piazza San Giustino e ai reperti emersi dagli scavi effettuati in sinergia con la Soprintendenza, un legame che si consolida sempre di più in vista anche della più ampia rigenerazione che ci aspetta con gli interventi della via dei Conventi, che partiranno a breve e che cambieranno volto a tutta la zona da piazza Garibaldi in su.

A breve ci saranno buone nuove anche per il cantiere della scala mobile e della pescheria, mentre, per quanto riguarda le altre opere, nello specifico, i parcheggi di piazza Carafa e via Ciampoli, aspettiamo che la Regione ci invii le convenzioni per attivare i finanziamenti, li contatteremo, perché abbiamo urgenza di far partire anche quei cantieri: la città ha bisogno di parcheggi, noi li abbiamo progettati per rispondere al bisogno di stalli crescente e da anni sentito in città, abbiamo già effettuato anche sondaggi e carotaggi perché si possa lavorare in sicurezza, dunque vogliamo che si arrivi al cantiere al più presto”. 




GIRO D’ITALIA AMATORI

Sale l’attesa per la dodicesima edizione

Campli, 17 aprile 2024. Fervono i preparativi per la grande rassegna in rosa in programma dal 30 maggio al 2 giugno in quattro località abruzzesi. Sale l’attesa per la dodicesima edizione del Giro d’Italia Amatori, la gara a tappe in programma quest’anno tra le località di Campli, Teramo, Civitella e Notaresco.  Un giro disegnato tra gli splendidi scorci panoramici dell’Abruzzo che ospiterà la rassegna rosa dal 30 maggio al 2 giugno 2024 (iscrizioni sul portale my.raceresult).

La cittadina di Campli in provincia di Teramo teatro della prima tappa

Alla consolle dell’evento, ancora una volta, Fabio Zappacenere e Marina Campi che, per questa dodicesima edizione, hanno siglato una partnership con il Giro dei Borghi organizzato da Domenico Lignini (presidente dell’associazione Lu Callarò) in collaborazione con Andrea Di Giuseppe (Team Go Fast), Natalia Tommasiello (Team Eventi Ciclismo), Daniele Capone (Team Go Fast Event) e Raffaele Di Giovanni (Acsi Teramo). E proprio la sinergia con il Giro dei Borghi garantirà all’evento un tocco di “internazionalità” visto alla rassegna abruzzese parteciperanno anche numerosi ciclisti provenienti dai Piccoli Stati continentali.

La corsa ciclistica, che si corre sotto l’egida dell’Acsi grazie al desiderio del presidente Emiliano Borgna, sarà articolata in quattro tappe. Si parte giovedì 30 maggio con la cronometro individuale sulla distanza di 10 chilometri da Campli a Civitella del Tronto. Il giorno seguente, a Campli, la prima tappa denominata 3° Memorial Diego Barbieri. Il primo giugno seconda tappa con partenza e arrivo a Notaresco, la chiusura domenica 2 giugno a Nepezzano (Teramo) con il prestigioso Gran Premio Villa Marini.

“Il Giro dei Borghi della provincia di Teramo nasce, in primis, per promuovere lo straordinario patrimonio di questa regione – sottolinea Fabio Zappacenere – il Giro d’Italia Amatori, inoltre, vuole promuovere l’attività giovanile attraverso quella Master.

Infatti, domenica 2 giugno, Andrea Di Giuseppe presidente del Team Go Fast, società molto attiva anche nella promozione del ciclismo giovanile, organizzerà una gara riservata alle categorie giovanili che si terrà a Villa Marini.

Inoltre, ogni sera il comitato organizzatore della manifestazione organizzerà alcune iniziative per intrattenere i ciclisti e gli abitanti delle località coinvolte, in particolare il comune di Campli. In questo evento, infatti, l’aspetto agonistico non è prioritario. Chi ha già partecipato al Giro d’Italia Amatori sa benissimo che, al primo posto, c’è il divertimento ed il piacere di stare insieme”.




FRA BROCCHE, BOCCALI, TRUFI E BORRACCE

Breve viaggio storico attraverso i boccali… “divini” delle Marche e d’Abruzzo.

[Pubblicato in AA.VV. “Boccali divini. Antica ceramica popolare”, Collezione G. Brandozzi, Fast Edit, Ascoli Piceno 2008]

di Franco Cercone

Si vedrà una stanza al pian terreno in una casa rustica e vi saranno nella stanza vari utensili e suppellettili, come boccali, scodelle, alberelli e fiasche e vi sarà l’orcio dell’acqua”.

Così immagina Gabriele d’Annunzio la scenografia all’inizio della tragedia La figlia di Iorio, nella quale chiede che si pongano ben in mostra le ceramiche d’uso che arredano la modesta dimora rurale della protagonista. Ad attirare subito la nostra attenzione non è tanto l’alberello delle antiche erboristerie, il vaso ‘colto’ destinato a contenere erbe salutari e medicamentose nelle botteghe degli speziali e la cui presenza quasi stona in un ambiente rustico come quello immaginato dal d’Annunzio, più consono alla presenza di orci, boccali e fiasche.

Manca tuttavia nell’elenco il trufo che forse non per mero caso – come vedremo in seguito – è sfuggito all’attenzione del Poeta. Si tratta della particolare “fiasca di terra cotta” che G. Savini nel saggio La grammatica ed il lessico del dialetto teramano (1881) e G. Finamore nel suo noto Vocabolario dell’uso abruzzese (1893) segnalano nella forma di trùfele in Abruzzo Ultra e basso Piceno, area quest’ultima in cui il termine è presente nella forma di trufo.

Il Savini ci dice anche che nel Teramano una persona bassa e panciuta viene chiamata Don Trufele, mentre ad Atessa (Ch) il termine è sinonimo di deretano.

La caratteristica del trufo marchigiano ed abruzzese, almeno in quell’area culturalmente indistinta e posta a nord del Tronto, è costituita da due caratteristiche anse poste ai lati del collo del recipiente fittile, che lasciano agevolmente intuire la sua derivazione da una tipologia di anfora classica presente non solo nelle Regioni adriatiche dell’Italia centro-meridionale, ma anche in area umbra. Sicché questa particolare fiasca destinata a conservare e versare il liquido in essa contenuto, sia vino che acqua, potrebbe oggi essere quasi assunta a logo delle popolazioni rurali stanziate dalla Puglia fino all’area occidentale umbra.

La posizione delle due anse al collo, simili ad una corona che cinge un capo regale, proietta semanticamente una figura femminile stilizzata che trasporta una conca d’acqua e che aggiunge al suo simbolo congenito di naturale fertilità anche quello contrario maschile, dato che il trufo viene chiamato dai contadini abruzzesi anche vozze, cioè “bernoccolo” oppure come ricorda il Finamore “organo che fuoriesce”, come appunto quello maschile e che permette lente sorsate di liquido.

Caratteristici erano, ancora negli Anni Settanta del secolo scorso, i cosiddetti trufi di Sant’Antonio da Padova, che si potevano acquistare, come segnalano V. Franceschilli e V. Giovannelli nel saggio dal titolo “La ceramica di Rapino e i Bontempo” (Francavilla 1994), nella fiera di Sant’Antonio che ha luogo ancora oggi il 13 giugno e con grande concorso di devoti a Serra Monacesca (Pescara).

Per tale ricorrenza i deputati alla festa provvedevano ad incollare sulla pancia del trufele, una immagine del Santo da Padova e la fiasca, come le Brocche di San Rocco, venivano acquistate dai devoti a ricordo dell’avvenuto pellegrinaggio.

Il trufo marchigiano ed abruzzese può essere sia di “terra cotta àcroma” e preposto dunque al contenimento di acqua che si manteneva pertanto fresca specie durante i faticosi lavori estivi sui campi, che “smaltato” ed adibito pertanto come recipiente da vino, ma in tal caso lo smalto impedisce la trasudazione e dunque il liquido perde freschezza.

Nell’area di Cupra Marittima ed in alcune zone del contado Anconetano il trufo veniva chiamato talvolta, secondo alcune fonti letterarie dei primi decenni del Novecento, anche vrocca (brocca), la quale quando risultava di misura ridotta assumeva il nome di vrocchetta.        

Come si è accennato in precedenza, oltre che nelle Regioni medio-adriatiche il trufo è presente anche in terra umbra con il termine, assai significativo, di truffa (o trufa) e nel noto “Museo del vino” a Torgiano (Perugia) si può ammirare qualche magnifico esemplare di trufo, che viene ascritto genericamente ad un tipo tradizionale di “bottiglia contadina”, ma facilmente riconoscibile per le due anse ed il caratteristico collo lungo e stretto, che costituisce la struttura funzionale alla conservazione del liquido.

In un bel volume dal titolo Dalla vite al vino. Miti, tradizioni, arte e storia, edito a cura della Pro Loco di Piediripa e della Prov. di Macerata (Pollenza 2001), Betto Salvucci scrive a proposito della trufa che “la sua configurazione consentiva solo una breve sorsata alla volta, e ad essa è da attribuire la motivazione del nome popolare che la designa”, cioè truffa.

Infatti la caratteristica del trufo marchigiano ed abruzzese è costituito da un piccolo versatoio realizzato nella parte alta della pancia della fiasca che, poggiata di solito su una spalla e tenuta ferma con la mano stretta ad una delle due anse, permette, mantenendo leggermente obliqua la fiasca, l’uscita del vino (o dell’acqua) come un piccolo e placido zampillo.

Così, come accennato in precedenza, in una mirabile “logica dei contrari” il trufo viene a sintetizzare l’elemento femminile e maschile non presente negli altri similari recipienti se non nell’orcio o in alcuni vasi bianchi biansati prodotti nelle Marche ed a Castelli già nel XVII secolo ma destinati ad ambienti socialmente egemoni.

Caratteristici appaiono in questo periodo anche i boccali trilobati, simili agli antichi oinokòe greci e destinati a ricevere il primo saluto del vino attinto dal “cratere” ed in seguito, nelle società rurali, dalle botti che troneggiano nelle umili cantine come santi nelle proprie nicchie.

L’orciolo si distingue dalla brocca e dal trufo perché di norma presenta al “collo” una sola ansa ed un “versatoio falliforme”, detto bocciolo, come sottolinea anche G. Gagliardi nel saggio Storia della ceramica ascolana (Ascoli Piceno, 1993). Se risulta di terracotta àcroma o smaltata, l’orciolo è destinato a contenere rispettivamente acqua o vino.

La funzionalità del trufo o dell’orciolo è dunque duplice, perché come ha ben evidenziato G. Profeta in una classica indagine dal titolo La logica del recipiente, questi tipi di fiasca sono entrambi destinati a svolgere due funzioni importanti, quelle del conservare e del versare.

Tuttavia, non va dimenticato che nel mondo contadino rivestivano grande importanza come contenitori le cosiddette zucche a fiaschetto, assai documentate iconograficamente fin dal periodo medievale perché costituenti le “compagne fedeli di viaggio” dei pellegrini.

San Rocco, per esempio, il “pellegrino” per antonomasia, viene spesso raffigurato con un bordone cui è appesa una zucca a fiaschetto per conservare l’acqua e la classica conchiglia appesa al petto come segno di riconoscimento per chi si è recato a Compostela in Spagna, al Santuario dell’Apostolo Giacomo.

Le “funzioni” svolte dalla zucca a fiaschetto sono quelle mutuate dalla ceramica tradizionale e destinate al mondo contadino, con la particolarità tuttavia che questo tipo di zucca era adibito nel mondo rurale anche a recipiente per l’olio. Se ne ha una illuminante conferma nella cosiddetta “Vita C” (titolo di un manoscritto) concernente appunto la vita di fra’ Pietro dal Morrone, poi eletto al Soglio di Pietro nel luglio del 1294 con il nome di Celestino V, da cui si apprende che l’eremita conservava l’olio d’oliva con cui alimentava una lampada votiva in una zucca essiccata.

Sia se ascritte alle terrecotte che alle terraglie, brocche, orci e trufi non vengono più prodotti, dalla seconda metà del ‘500, nelle botteghe marchigiane di Ascoli, Ancona, Tolentino, Fano, Pesaro ecc., cioè in quelle che il Piccolpasso chiama nel suo trattato Tre libri dell’arte del vasaio “le ricche Città della Marca”, ma nei centri minori come Casteldurante (oggi Urbania) o nelle piccole aziende familiari lungo la Val Metauro.

Come nota efficacemente S. Anselmi ne Il picchio e il gallo. Temi e materiali per una storia delle Marche (Jesi 1982) dopo il periodo rinascimentale “molte Città delle Marche rimasero inevitabilmente costrette a stazionare nel prodotto figulino, paghe di provvedere al giornaliero uso del popolo minuto, lasciando ai ricchi la cura di procurarsele dai centri più celebri”, come per es. Faenza, Castelli, Pesaro, Montalboddo ecc. per tacer  poi delle ceramiche istoriate dette metaurensi, i cui esemplari superstiti si possono ammirare oggi nei musei e nelle pinacoteche più note  dell’Umbria e delle Marche.

Le ceramiche d’uso marchigiane e soprattutto i trufi e gli orci erano tenuti in gran conto presso le dimore contadine ed in caso di lesioni causate sulla superficie parietale da cadute accidentali si restava in attesa del passaggio di abili artigiani specializzati a sanare le fratture di piatti e recipienti mediante il filo di ferro dolce fatto passare attraverso due o più buchi laterali realizzati con uno speciale trapano azionato con i piedi. Oh tempora, oh mores – vien fatto spontaneamente di esclamare! Se per qualsiasi motivo il recipiente di ceramica rustica non poteva essere sanato, allora si doveva provvedere a riacquistarne uno nuovo nel giorno di mercato o nelle fiere che avevano luogo nel santuario più vicino.

Molti trufi ed orci venivano acquistati per devozione dai pellegrini abruzzesi nelle fiere che accompagnavano i periodi di festa della Madonna di Loreto, specie nella ricorrenza della Traslazione della Casa Santa a dicembre. Ed i pellegrinaggi verso Loreto avvenivano anche via mare, come ci informa puntualmente fra’ Serafino Razzi nei suoi “Viaggi in Abruzzo”.

In data 4 settembre dell’anno 1577, il dotto Domenicano assiste nel porto di Vieste al naufragio di una nave di pellegrini diretti a Loreto e che doveva far scalo a Pescara per imbarcarne degli altri.

La circostanza che la voce trufo  o trùfele non sia registrata nel Saggio di uno studio sul dialetto abruzzese di G. Pansa (1885) e nemmeno nei Vocabolari dialettali pubblicati successivamente ed inerenti a varie aree interne dell’Abruzzo (solo nel Glossario minimo delle parole dialettali atessane di E. Rucci, apparso nel 2007, si rinviene infatti la parola trùfele, ma nel senso di “grosso ceppo per sedersi, oppure di grosso deretano), lascia insorgere il sospetto che il trufo sia originario dell’area picena-anconetana e come “modello di fiasca” si sia  trasmesso successivamente attraverso contatti di natura diversa (non ultimo quello legato ai pellegrinaggi al Santuario della Madonna di Loreto) al mondo agro-pastorale abruzzese e quindi pugliese, ma solo nella fascia adriatica, il che spiegherebbe il fatto che il tipico recipiente sia sconosciuto nell’Abruzzo interno, al di fuori del caso isolato di Serra Monacesca, in precedenza citato.

Argomento affascinante è dunque quello relativo al trufo e che ha attirato anche l’attenzione del grande studioso anconetano Giovanni Crocioni nella sua Bibliografia delle tradizioni popolari marchigiane (Firenze 1958). Ci piace pertanto concludere queste note, certamente non esaustive, ricordando un breve componimento popolare contenuto nel saggio di G. Crocioni La gente marchigiana nelle sue tradizioni e dedicato all’umile ma prezioso trufo:

                               “La padroncina vien con la canestra,

                                 ce porta la pietanza e la minestra.

                                 In testa la canestra e il trufo in mano,

                                 la canestra glie fa da parasole,

                                 gli occhi neri lucenti, un altro sole”.




E QUANDO POTREMO PARLARE?

Pescara, 16 aprile 2024. Le associazioni del Coordinamento Salviamo gli Alberi, in prima linea per la difesa del patrimonio arboreo pescarese, ricordano bene le parole dell’ex vicesindaco Santilli: ”Se volete parlare, fatevi eleggere.”

Non abbiamo diritto di parola perché siamo solo associazioni e cittadini/e. Abbiamo formato così Radici in Comune, e abbiamo ripreso le nostre battaglie per portarle nell’agenda politica. Ma il Sindaco ora risponde alle nostre domande con: “Chi si candida per le elezioni del prossimo giugno urla e diffonde notizie non vere […] Ci vediamo l’ 8 e il 9 giugno”. Quindi ancora una volta NON possiamo parlare.

Appurato quindi che non esiste una veste giusta per avere il diritto di critica e di informazioni precise da parte di questa amministrazione, ci rivolgiamo a noi tutti/e, che facciamo parte di questa comunità pescarese.

Sui pini non si riescono ad avere dati: li leggiamo allora dai nostri dossier. A febbraio 2022, secondo il monitoraggio dell’Università dell’Aquila, vi erano 1.500-2.000 piantine per ettaro (il comparto 5 è grande 5 ettari). Dopo la siccità, per quanto gli esperti invocassero acqua per la martoriata Riserva, il monitoraggio rivela come numero di plantule 600-1000 per ettaro (una perdita del 50%).

Oggi il Sindaco dichiara: “Seguiamo regole precise.  Stiamo seguendo pedissequamente le prescrizioni dei tecnici. Abbiamo messo da parte 500 piantine. Alcune   sono morte, perché le piante che cadono possono danneggiare le piantine”.

E aggiunge: “Ben 200 di queste piantine sono state messe a disposizione da Alberitalia che ha già dato la sua disponibilità a donare pini certificati provenienti da boschi da seme con lo stesso patrimonio genetico, “anzi migliore”.

Le regole precise erano che si dovevano individuare tutte le piantine e proteggerle durante i lavori (Relazione Alberitalia). Ora scopriamo che addirittura le piantine sono state “messe da parte”. In tutta la relazione Alberitalia non c’è menzione del “torno subito” da parte dei pini d’Aleppo. Una vacanza improvvisa per il bene dei nostri pini, perché poverini, sono pure scadenti, visto che arrivano i pini “migliori” a dar loro manforte (concetto che non ha alcuna base scientifica).

L’ultimo monitoraggio a nostra disposizione parla, prendendo il dato peggiorativo, di 600 piante di pini per ettaro, cioè di minimo 3.000 pini. Oggi, dai dati a nostra disposizione, abbiamo 300 piantine messe da parte, più 200 di Alberitalia. I conti non tornano.

Ma lo diciamo a noi stessi, cari cittadine e cittadini, perché a questa amministrazione non possiamo dirlo.

Radici inComune




FOSSACESIA. LA RISTAMPA DE “LE SCOVERTE PATRIE”

di Domenico Romanelli. Pubblicato in “Fossacesia Estate 2002”, a cura di A. Piccirilli, Fossacesia 2002

Di Franco Cercone

La decisione di ristampare i due volumi (editi tra il 1805 e il l809) del grande storico di Fossacesia è stata assunta dal benemerito Circolo Culturale “Lo Scrigno” di Fossacesia.

Fonte storica di primaria importanza fu considerata da Giovanni Pansa un’opera di Domenico Romanelli dal titolo “Scoverte patrie di Città distrutte e di altre antichità nella regione dei Frentani, oggi Abruzzo Citeriore nel Regno di Napoli”. Essa è nota tuttavia come “Scoverte patrie” e con tale

abbreviazione si rinviene citata presso tutti gli eruditi nel corso dell’800 e nella prima metà del secolo successivo, fino a scomparire – opera ed autore! – nel recente volume “Conosci l’Abruzzo, Almanacco

Abruzzese l995”, Chieti Scalo 1999. Infatti, nel secondo volume di tale Almanacco, dedicato a paesi e città della Provincia di Chieti, vengono del tutto ignorati, sub voce Fossacesia, non solo l’abate Domenico Romanelli, ma anche l’altro figlio illustre di questa splendida Terra, quel Pietro Polidoro, cioè, che qui nacque nel 1687 e del quale il Romanelli rappresenta l’erede ed il continuatore, almeno nel campo delle indagini di carattere storico-archeologico, nell’area frentana.

Nelle intenzioni del Circolo Culturale “Lo Scrigno”, che anima la vita storico-culturale di Fossacesia, va concretizzandosi da qualche tempo l’idea di ristampare le “Scoverte patrie” di Domenico Romanelli, una copia delle quali giace sicuramente nella Biblioteca Provinciale di Pescara, costituitasi com’è noto con l’acquisto della Biblioteca Giovanni Pansa, famoso storico, numismatico, folklorista, nato a Sulmona nel 1865 ed autore di due notissimi  volumi dal titolo “Miti, leggende e superstizioni dell’Abruzzo”. Per il Pansa le “Scoverte patrie” del Romanelli costituiscono una fonte etnografica di indiscutibile importanza, donde le frequenti citazioni che si rinvengono nei due volumi di “Miti e leggende”.

Così per il Pansa nell’analizzare la formazione del mito del drago di Atessa, diventa di primaria importanza una notizia riportata dal Romanelli nel XI Tomo delle sue “Scoverte patrie”, secondo la quale la famosa costola esistente nella chiesa di S.Leucio ad Atessa non era l’unica appartenente, secondo la tradizione, al mitico drago che infestava l’agro di Ate e Tixa, ma al contrario, “faceva parte d’un cumulo di ossa gigantesche trovate in Atessa in una località denominata Valdarno”… ed appartenente ad un Elephas pleistocenico”.

Abate, sì, il Romanelli, ma non privo di spirito critico di stampo illuministico.

Non meno importanti sono le notizie riferite dal Romanelli sul monaco Attone, di S. Giovanni in Venere, relative ad un episodio avvenuto nel 1062 ad Aterno, l’odierna Pescara, e di cui il Pansa fa tesoro nel 11° volume di “Miti e leggende”. Ad Aterno infatti alcuni ebrei avevano disegnato su una tavola la figura di Gesù crocifisso e l’avevano introdotta nella sinagoga del luogo, diventata in seguito la chiesa di Santa Gerusalemme, per trasformarla in bersaglio al tiro con l’arco. “Ma con meraviglia e sgomento di tutti – continua il racconto contenuto in un codice del XI secolo e consultato dal Romanelli – da quelle trafitture incominciò a sgorgare tanto sangue che il pavimento ne fu inondato”.

Non di minore importanza è un episodio riferito dal Romanelli sulla base di documenti oggi non più reperibili, relativo ai saccheggi operati dai crociati accampati alla foce del Sangro, prima di imbarcarsi

per la Terra Santa. Alla preziosità delle notizie storico-etnografiche desunte dal Romanelli da codici andati dispersi, non fanno eco i riferimenti archeologici ed epigrafici del Nostro, sui quali gli studiosi dell’epoca successiva, e soprattutto il Mommsen, avanzarono non poche riserve. Il Mommsen in particolare, che nel periodo 1856-57 peregrinò per l’area peligna (soprattutto a Corfinio) e nel medio corso del Sangro alla ricerca di fonti epigrafiche per il suo monumentale Corpus lscriptionum Latinarum, parla addirittura di “Romanelli incredibilis socordia” (CIL, IX, 2815) a proposito di una

iscrizione aufidenate registrata dal Romanelli e non accolta dal Tedesco.

A scendere in campo per difendere l’opera dell’Abate di Fossacesia fu più tardi lo stesso Giovanni Pansa, con un articolo apparso nel 1919 sulla “Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti” e dal titolo significativo “I monumenti epigrafici dell’Abruzzo e la malafede critica dei tedeschi”.

In esso il Pansa sottolinea il valido contributo offerto dal Romanelli alla storia d’Abruzzo mediante le sue “Scoverte patrie” ed un’altra opera “Antica topografia dei Marruccini e dei Peligni”, pubblicata a Napoli nel 1919. Sicché nel nome di Giovanni Pansa e Domenico Romanelli, Sulmona e Fossacesia si rinvengono idealmente congiunte dal “mirabile spirito di intenti” che anima le opere dei due studiosi, protési alla ricostruzione di quell’affascinante poema epico che è appunto la storia d’Abruzzo. Ben farebbe quindi la civica amministrazione di Fossacesia a tramandare il nome di Giovanni Pansa, dedicando allo storico di Sulmona una via cittadina a ricordo degli “amorosi sensi” che lo legavano a Domenico Romanelli.




GRAVI PROBLEMI PER LE ATTIVITÀ DIDATTICHE

Corso di laurea in giurisprudenza sede di Avezzano. Il consiglio degli studenti di unite scrive al sindaco ma non riceve risposta

Avezzano, 16 aprile 2024. Una lettera per chiedere al Sindaco di «chiarire al più presto le intenzioni del Comune sulla situazione di disagio che quotidianamente vivono gli studenti della sede distaccata, in particolare sulle prospettive di trasferimento in centro e sui relativi tempi procedurali, tenendo da conto l’urgenza legata al distacco delle utenze e alla mancanza di un ascensore funzionante».

Nella lettera si fa presente dell’assenza di un impianto di riscaldamento funzionante all’interno della struttura di via Pertini, di proprietà del CRUA, in cui si svolgono le attività didattiche del corso di laurea in Giurisprudenza.

«Nonostante la lettera inviata il 3 aprile dal Presidente del Consiglio degli Studenti – affermano il Coordinatore di UDU Teramo Pierluigi Marini e il Presidente di UniMOV Thomas Magliocca – attualmente il Sindaco non ha ancora risposto alle nostre legittime richieste in merito al futuro della sede distaccata di Avezzano. Ascensore non funzionante da anni, assenza di impianto di riscaldamento funzionante e prospettiva di un prossimo distacco dell’utenza elettrica sono solo alcuni dei disagi che quotidianamente gli studenti di Avezzano sono costretti a vivere durante la loro esperienza universitaria.

Chiediamo pubblicamente al Sindaco di esprimersi con chiarezza sul futuro della sede; se, dove e quando è in programma di spostare lo svolgimento delle attività didattiche, e quali sono le intenzioni dell’Amministrazione Comunale per consentire agli studenti di Avezzano di vivere una dignitosa esperienza universitaria come i loro colleghi di Teramo. Non possiamo più tollerare che ci siano condizioni al limite della vivibilità all’interno di una sede universitaria. Continueremo a monitorare la situazione auspicando comunque che il Sindaco dia finalmente risposte chiare e scritte al Consiglio degli Studenti che, legittimamente, si interroga sul futuro di una sede distaccata dell’Ateneo.»




IN PREGHIERA

Per due Carabinieri morti in incidente stradale

di don Marcello Stanzione

DentroSalerno.it, 15 aprile 2024. Giovedì 11 aprile alle ore 20 presso la parrocchia di santa Maria La Nova a Campagna si è tenuta una riunione di programmazione per organizzare la plurisecolare processione di rientro delle due statue della Madonna e di San Francesco da Paola a Campagna Centro presso la Chiesa del Santissimo Salvatore e di Sant’Antonino che avverrà domenica 14 aprile 2024 dalle ore 8 alle ore 13 circa.

Alla riunione erano presenti: il parroco don Marcello Stanzione, il sindaco di Campagna professore Biagio Luongo, il comandante dei Vigili Urbani Alberto Giorgio, il diacono permanente don Martino del Giudice, il fuochista Modesto Mirra e una decina di membri del Comitato e della Confraternita.

In segno di solidarietà per il lutto delle famiglie che hanno perso in un tragico incidente stradale mortale i due giovani carabinieri il maresciallo Francesco Pastore di anni 25, vicecomandante da dicembre 2023 della locale stazione dei carabinieri   e l’appuntato scelto dell’Arma Francesco Ferraro di 27 anni, da due anni operativo a Campagna, alla unanimità si è deciso:

1) Prima della partenza della processione di rientro a Campagna Centro con le due venerate statue, di celebrare la santa Messa delle ore 8 in suffragio dei due carabinieri di origine pugliese mettendo le loro foto sull’altare. Le foto, preparate dal parroco della Cattedrale don Carlo Magna e regalate alla locale caserma, poi, come segno di lutto cittadino che era già stato indetto dal sindaco Biagio Luongo per il 9 aprile, saranno portate in processione da alcuni fedeli incaricati appositamente.

2) In accordo con il fuochista Modesto Mirra si è deciso di non sparare alcun botto ma fare 7 specifiche fermate durante le quali dopo il momento di preghiera la banda musicale suonerà l’inno nazionale ed il fuochista farà fumate pirotecniche con il tricolore.

3) La banda musicale durante la sacra processione suonerà brani strettamente religiosi oltre l’inno di Mameli in onore dei due carabinieri defunti nelle 7 previste fermate.

Affidiamo i due carabinieri alla Madonna “ Virgo Fidelis” patrona dell’Arma:

Preghiera del Carabiniere

Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra,

noi Carabinieri d’Italia,

a Te eleviamo reverente il pensiero,

fiduciosa la preghiera e fervido il cuore!

Tu che le nostre Legioni invocano confortatrice e protettrice

con il titolo di “VIRGO FIDELIS”.

Tu accogli ogni nostro proposito di bene

e fanne vigore e luce per la Patria nostra.

Tu accompagna la nostra vigilanza,

Tu consiglia il nostro dire,

Tu anima la nostra azione,

Tu sostenta il nostro sacrificio,

Tu infiamma la devozione nostra!

E da un capo all’altro d’Italia

suscita in ognuno di noi

l’entusiasmo di testimoniare,

con la fedeltà fino alla morte

l’amore a Dio e ai fratelli italiani.

Amen!




VALORI CRISTIANI E PROGETTO EUROPEO

I vescovi europei per un voto responsabile

Politica Insieme.com, 15 aprile 2024. “Per un voto responsabile che promuova i valori cristiani e il progetto europeo” è il titolo di un intervento dei vescovi delegati delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea in vista del prossimo appuntamento elettorale di giugno

Noi, vescovi delegati delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, invitiamo tutti i cittadini, in particolare i cattolici, a prepararsi e a esprimere il proprio voto nelle prossime elezioni europee di giugno 2024. Il progetto europeo di un’Europa unita nella diversità, forte, democratica, libera, pacifica, prospera e giusta è un progetto che condividiamo e di cui ci sentiamo responsabili. Siamo tutti chiamati a portarlo avanti anche esprimendo il nostro voto e scegliendo responsabilmente i deputati che rappresenteranno i nostri valori e lavoreranno per il bene comune nel prossimo Parlamento Europeo.

Il progetto di integrazione europea nasce dalle ceneri delle terribili guerre che hanno devastato il nostro continente nel secolo scorso provocando immenso dolore, morte e distruzione. È stato concepito con l’intento di garantire pace, libertà e prosperità. È sorto grazie al coraggio e alla lungimiranza di persone che hanno saputo superare le inimicizie storiche e creare una realtà nuova che rendesse praticamente impossibile in futuro la guerra nel nostro continente.

Inizialmente questo progetto era un progetto economico, ma comportava comunque una dimensione sociale e politica e dei valori condivisi. Molti dei padri fondatori dell’Unione Europea erano cattolici praticanti che credevano fortemente nella dignità di ogni essere umano e nell’importanza della comunità. Crediamo che per noi europei questo progetto iniziato più di 70 anni fa debba essere sostenuto e portato avanti.

Oggi l’Europa e l’Unione Europea stanno attraversando tempi difficili e incerti, con una serie di crisi negli ultimi anni e vere e proprie sfide da affrontare nel prossimo futuro, come le guerre in Europa e nei paesi vicini, le migrazioni e l’asilo, il cambiamento climatico, la crescente digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale, il nuovo ruolo dell’Europa nel mondo, l’allargamento dell’Unione Europea e la modifica dei trattati, ecc. Per affrontare queste sfide cruciali alla luce dei valori fondanti dell’Unione Europea e costruire per noi e per le prossime generazioni un futuro migliore, non solo in Europa ma anche nel mondo intero, abbiamo bisogno di politici coraggiosi, competenti e motivati da valori e che perseguano veramente il bene comune. È nostra responsabilità fare la scelta migliore possibile nelle prossime elezioni.

Come cristiani dobbiamo cercare di discernere bene per chi e per quale partito votare in un momento così importante per il futuro dell’Unione Europea. Per fare questo dobbiamo prendere in considerazione vari fattori che possono anche differire da un Paese all’altro – per esempio, la possibilità di scegliere candidati o unicamente partiti, i programmi elettorali dei diversi partiti, i candidati stessi che si presentano… A questo riguardo, anche le Conferenze Episcopali degli Stati membri possono offrire utili orientamenti. Inoltre, ciò che è importante è votare per persone e partiti che chiaramente sostengano il progetto europeo e che riteniamo ragionevolmente vorranno promuovere i nostri valori e la nostra idea di Europa, come il rispetto e la

promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà, l’uguaglianza, la famiglia e la sacralità della vita, la democrazia, la libertà, la sussidiarietà, la salvaguardia della nostra “casa comune”. Sappiamo che l’Unione Europea non è perfetta e che molte delle sue proposte politiche e legislative non sono in linea con i valori cristiani e con le aspettative di molti dei suoi cittadini, ma crediamo di essere chiamati a contribuire ad essa e a migliorarla con gli strumenti che la democrazia offre.

Molti giovani voteranno per la prima volta alle prossime elezioni, alcuni di loro a soli 16 anni. Incoraggiamo vivamente i giovani a esercitare il loro diritto di voto nelle prossime elezioni europee e a costruire così un’Europa che assicuri loro il futuro e risponda alle loro più genuine aspirazioni. Incoraggiamo anche i giovani cattolici europei che sentono la chiamata a impegnarsi in politica a seguire questa chiamata, preparandosi adeguatamente, sia intellettualmente che moralmente, a contribuire al bene comune in uno spirito di servizio alla comunità. In un discorso spesso citato, pronunciato da Jacques Delors a Bruges il 17 ottobre 1989 al Collegio d’Europa, l’allora presidente della Commissione europea si rivolgeva ai giovani studenti con queste parole: “Voi, infatti, siete invitati a fare la vostra parte in un’avventura unica, che mette insieme popoli e nazioni, per il meglio e non per il peggio”.

Come vescovi europei, facciamo nostro questo appello ai giovani studenti e lo rivolgiamo a tutti i cittadini europei. Impegniamoci per il progetto europeo, che è il nostro futuro, anche votando responsabilmente alle prossime elezioni!

Approvato dai Vescovi delegati della COMECE

Mariano Crociata

Vescovo di Latina (Italia), Presidente

Antoine Hérouard

Arcivescovo di Dijon (Francia), Primo Vicepresidente

Nuno Brás da Silva Martins

Vescovo di Funchal (Portogallo), Vicepresidente

Czeslaw Kozon

Vescovo di Copenaghen (Scandinavia), Vicepresidente

Rimantas Norvila

Vescovo di Vilkaviškis (Lithuania), Vicepresidente

Lode Aerts

Vescovo di Bruges (Belgio)

Virgil Bercea

Vescovo di Oradea Mare (Romania)

Joseph Galea-Curmi

Vescovo ausiliare di Malta

Theodorus C.M. Hoogenboom

Vescovo ausiliare di Utrecht (Paesi Bassi)

Anton Jamnik

Vescovo ausiliare di Ljubljana (Slovenia)

Philippe Jourdan

Amministratore apostolico dell’Estonia

Andris Kravalis

Vescovo ausiliare di Riga (Lettonia)

Juan Antonio Martínez Camino

Vescovo ausiliare di Madrid (Spagna)

Gábor Mohos

Vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest (Ungheria)

Manuel Nin i Güell O.S.B.

Esarca apostolico di Grecia

Kieran O’Reilly

Arcivescovo di Cashel & Emly (Irlanda)

Franz-Josef Overbeck

Vescovo di Essen (Germania)

Christo Proykov

Vescovo di San Giovanni XXIII di Sofia (Bulgaria)

Ivan Šaško

Vescovo ausiliare di Zagabria (Croazia)

Selim Jean Sfeir

Arcivescovo dei Maroniti a Cipro

Janusz Bogusław Stepnowski

Vescovo di Łomża (Polonia)

Jan Vokál

Vescovo di Hradec Králové (Repubblica Ceca)

Leo Wagener

Vescovo ausiliare di Lussemburgo

Aegidius Zsifkovics

Vescovo di Eisenstadt (Austria)




LA DIGNITAS INFINITA SFIDA LA POLITICA

di Domenico Galbiati

PoliticaInsieme.com, 14 aprile 2024.  Solo una visione trascendente della vita può osare l’infinito. E solo un’antropologia cristiana può concepire e qualificare come “infinita” la dignità umana. Infinita, non solo illimitata che è tutt’altra cosa.

La “Dignitas infinita” ci ricorda questa affermazione di Paolo VI: “Nessuna antropologia eguaglia quella della Chiesa sulla persona umana, anche singolarmente considerata, circa la sua originalità, la sua dignità, la intangibilità e la ricchezza dei suoi diritti fondamentali, la sua sacralità, la sua educabilità, la sua aspirazione ad uno sviluppo completo, !a sua immortalità”.

All’uomo appartiene una nobiltà che gli è connaturata ed intrinseca e, nel contempo, lo trascina al di là del contingente e lo proietta in una dimensione “altra”. Si può dire che sia quest’ultima la sua vera dimora?

Non solo un futuribile che sia per i credenti la vita eterna oppure per chi non crede il pantheon della storia. Bensì quell’ “andare oltre” l’ immanenza che sta, qui ed ora, dentro le pieghe più riposte di ogni gesto quotidiano, anche se raramente ne mettiamo a tema la consapevolezza.

La Dichiarazione “Dignitas infinita” dello scorso 8 aprile può essere letta secondo due categorie interpretative che camminano affiancate ed infine convergono. Per un verso dà conto di una approfondita riflessione teologica e filosofica in ordine al valore intangibile dell’umano.

Che la ragione di per sé attesta e la fede conferma in una circolarità di rapporti che innalzano la prima ed illuminano la seconda. E, sul presupposto di questa invulnerabilità, la “Dignitas infinita” rappresenta una sfida alla politica. La invita a riflettere su quale sia l’incomparabile valore di quel che è, ad un tempo, soggetto ed oggetto della sua azione. E, dunque, a recuperare la piena consapevolezza della vocazione alta che le compete. Come recita lo stesso art. 2 della Carta costituzionale: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’ uomo…”.

Non li pone, ma li assume da altra fonte, implicitamente riconosciuta più alta del suo dettato e da qui l’ impegno a garantire tali diritti. In altri termini, una dignità che non è concessa o sostenuta da una convenzione sociale, ma sostanziale, non soggetta ad altri fattori o ad essi riducile, ma originaria, in sé sussistente, come lo è la persona.

Vuol dire che la dignità umana è ontologicamente fondata, evoca il “sacro”, ciò che è intangibile e come tale va compresa e riconosciuta. Attiene all’ essere e non all’ avere. Persiste, come nella “Fratelli tutti” afferma Papa Francesco, “al di là di ogni circostanza”.

Prescinde, cioè dalle attribuzioni funzionali di cui il soggetto è più o meno dotato, dal livello relazionale e dalle prestazioni che è’ in grado di fornire o meno al contesto sociale in cui vive. Basta l’ appartenenza, come tale, al genere umano perché l’ individuo sia “persona”, in ogni momento del suo arco vitale, dal concepimento fino alla conclusione naturale della vita. In quanto alla politica è chiamata – nel segno della dignità dell’ essere umano – a dar conto di versanti che la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede espressamente richiama uno per uno: dal dramma della povertà alla guerra, dal travaglio dei migranti, alla tratta delle persone, dagli abusi sessuali, alle violenze contro le donne, dall’ aborto alla maternità surrogata, dall’ eutanasia e dal suicidio assistito allo scarto dei disabili, dalla teoria del gender al cambio di sesso, fino al potenziale di violenza che si annida anche nel digitale.

Una vera e propria sfida per la politica, talmente articolata da essere, forse, affrontabile solo prendendo le mosse dalla comune consapevolezza di quale sia l’ effettivo valore umano oggi drammaticamente in gioco.




RACCONTAMI UNA STORIA

Libridine. Ecco gli appuntamenti con gli autori per ragazzi

Francavilla al Mare, 14 aprile 2024. È stata avviata ieri l’iniziativa dedicata ai bambini delle scuole primarie della città, Comprensivo Masci e Michetti di Francavilla al Mare e che ha lo scopo di spingere i più giovani verso la lettura, avvicinandoli altresì alla riscoperta delle storie narrate e dell’ascolto: il progetto si chiama “Raccontami una storia” e fa parte di Libridine, possibile grazie al Cepell.

Al primo appuntamento hanno partecipato anche il Sindaco di Francavilla Luisa Russo e l’Assessore alla Cultura Cristina Rapino ma per i piccoli ci saranno altri momenti (otto appuntamenti) di grande condivisione su temi importanti oltre che di inclusione, vissuti direttamente in sede scolastica con otto autori per ragazzi.

Dopo il primo appuntamento di ieri con “È nata l’Italia. Costituzione di uno Stato libero” di Nadia Tortora, scrittrice di libri per l’infanzia, fondatrice dell’associazione Pachamama dove realizza progetti per i bambini il programma prosegue così:

– giovedì 18 aprile 2024 con “Il segreto di Babbo Natale” di Fabio Di Cocco, si occupa di pedagogia e didattica teatrale: l’appuntamento è per classi prime e seconde, si tratta di una lettura che trasporta i bambini nel magico mondo della fantasia, che insegna loro il valore dell’amicizia e del dare supporto e incoraggiare i sogni e le speranze;

– martedì 23 aprile 2024 con “La luna quadrata” di Emanuele Zulli, scrittore di racconti, dedicato alle classi quarte e quinte: una grande storia di amicizia, che insegna ai giovani lettori dei grandi valori, come l’amicizia, l’altruismo, la ricchezza della diversità e la lotta tra bene e male.

Laboratorio proposto: laboratorio di didattica teatrale (a cura di Cristian Zulli, attore, regista e sceneggiatore teatrale).

– lunedì 6 maggio 2024 con “I tre fulmini” di Alice Antonelli, laureata in Archeologia e Culture del Mondo Antico a Bologna, con una particolare attenzione all’ambito egittologico. È affascinata dalle storie antiche, ma al tempo stesso, è alla ricerca di storie recenti e moderne che possano conquistare il cuore dei lettori di tutte le età. Questo appuntamento è dedicato alle classi seconde e terze. Si tratta di una lettura che pone l’attenzione dei giovani lettori sull’ingegno e il coraggio, armi principali per affrontare le sfide della vita ed è recitata per permettere ai giovani lettori di affrontare temi di mistero e avventura;

-giovedì 9 maggio 2024: “Pescara 1566” il primo romanzo storico di Andrea Verrocchio, pescarese del 2007; l’appuntamento è dedicato alle classi quarte e quinte.

La lettura pone attenzione sulla storia della città di Pescara, pensata da molti come città “giovane”. Al contempo pone importanza sull’amicizia, sui pregiudizi che ancora oggi sono presenti e sulla riflessione che, a volte, nulla è come sembra. Il laboratorio proposto riguarda attività di ricostruzione concettuale della Pescara del 1500;

– giovedì 23 maggio con “Per colpa di un Setter” della scrittrice Loretta Tormenti, dedicato alle classi prime e seconde.

Una lettura che, divertendo e strappando un sorriso, vuol far riflettere sull’inclusione, sull’amicizia e sul valore dell’accettazione di sé e degli altri.

Il laboratorio proposto è quello di una lettura recitata in modo divertente e leggero stimolando immaginazione di scene di vita quotidiana;

– venerdì 24 maggio con “I fantasmi di Rasnov” di Antonella Mercaldi, insegnate di scuola primaria. L’appuntamento è dedicato alle classi terze e quarte. I lettori saranno catturati dalla storia che pone l’attenzione sull’importante valore dell’amicizia, sui pregiudizi e sul rapporto, a volte complesso, tra fratelli. Si tratta di una lettura recitata con riflessioni sulle tematiche dell’amicizia, dell’affetto, dello scontro e delle apparenze. Sempre per venerdì 24 maggio, ci sarà anche un incontro dedicato alle classi terze, quarte e quinte con il romanzo dello scrittore e sceneggiatore Peppe Millanta, ed il mondo di “Vinpeel degli orizzonti”. Il laboratorio “Scrivere e riscrivere con le emozioni” è con lo stesso Peppe Millanta e Nadia Tortora.

Si ricorda che “Libridine” è promosso dal Centro Per il Libro e la Lettura (CEPELL), istituto del Ministero della Cultura; le associazioni partecipanti al fianco del Comune di Francavilla al Mare sono l’Aps Macondo, Fonderie Ars, l’Associazione Alphaville – nonsolocinema, la Neo edizioni snc di Francesco Coscioni e Biasella Angelo, Sophia Aps e l’Associazione Identità Musicali che a loro volta coinvolgeranno location strategiche, culturali, turistiche del territorio, oltre alla Mondadori di Francavilla e all’Azienda di Trasporti Abruzzese TUA.




UCRAINA, PALESTINA E ISRAELE COME UNA SORTA DI CALVARIO ESTESO: ma ci sarà una Resurrezione?

Come diceva Pascal noi non conosciamo la vita, la morte se non per mezzo di Gesù Cristo. Fuori di Gesù Cristo, non sappiamo cosa sia la nostra vita o la nostra morte

di don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 13 aprile 2024. Il Vangelo odierno: In quel tempo, narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni» (Lc 24, 35-48 – III Pasqua B).

Ai discepoli increduli Gesù dice: “Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Sono tanti i passi evangelici che ci presentano Gesù obbediente a un “piano” del Padre, quasi a una “traccia” che Lui segue per portare a compimento l’opera che il Padre gli ha affidato.

Qui ci interessa notare come, ciò che sconvolge i discepoli, è invece presentato da Gesù come una via obbligatoria: passione, morte e resurrezione. Di essa non si comprende un elemento se non si considerano gli altri, come non si può vivere un momento senza vivere gli altri.

È così per Gesù. È così per noi? Diciamolo con un esempio: non è difficile pensare ai conflitti in Ucraina o Palestina e Israele, in questo momento storico, come momenti in cui si patisce e si soffre, si vive una sorta di Calvario esteso. Ma ci sarà per loro una resurrezione?

E quando?

È solo uno tra i tanti esempi…

Quando penso a questa via di imitazione mi viene sempre in mente ciò che Blaise Pascal ha scritto: “Non soltanto conosciamo Dio unicamente per mezzo di Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente per mezzo di Gesù Cristo”.

Il filosofo francese, da cristiano coerente, ha certamente ragione, ma non possiamo negare le difficoltà nel pensare la nostra vita come una via di passione, morte e resurrezione, alcune volte fisica, alcune spirituale, alcune volte entrambi.

La nostra difficoltà a comprendere è simile allo sconvolgimento e alla paura dei discepoli nel vedere il Risorto. Quante cose nella vita ci sconvolgono e ci fanno paura!?

Di quante non ne comprendiamo il senso e la via!?

Ad iniziare dalla guerra e dalle violenze sui piccoli, donne e indifesi…Spesso alcuni, un po’ credenti e un po’ pagani, parlano di “destino”, di arcani piani che si realizzano nella vita. È così?

Non c’è nessun destino, nessun piano occulto, ma solo il volere di Dio, il suo piano, che, tra le difficoltà del mondo e le resistenze della nostra volontà, si realizza.

“Bisogna che si compiono tutte le cose scritte”, dice Gesù. E dove sono scritte per noi?

Certamente nella sua Parola, come nei tanti segni di presenza che Lui ci dona e dove ci indica la strada. Dalla sua Parola, dalla persona di Gesù, dai segni, a noi donati, dobbiamo imparare. Se impariamo, avremo meno paura e meno sconvolgimenti. E il Risorto non ci abbandonerà. 

Ritornando a Pascal, è il caso di citare il suo intero pensiero: “Non soltanto conosciamo Dio unicamente per mezzo di Gesù Cristo, ma conosciamo noi stessi unicamente per mezzo di Gesù Cristo. Noi non conosciamo la vita, la morte se non per mezzo di Gesù Cristo. Fuori di Gesù Cristo, non sappiamo cosa sia la nostra vita o la nostra morte, Dio e noi stessi. Per questo, senza la Scrittura che ha per oggetto solo Gesù Cristo, non conosciamo niente e non vediamo che nebbia e confusione nella natura di Dio e nella nostra natura” (fr. 548).




DOBBIAMO RIAPRIRE PESCARA

Carlo Costantini lancia la campagna elettorale. In piazza Italia l’evento del candidato sindaco per la coalizione di centrosinistra

Pescara, 13 aprile 2024 – “Bisogna riaprire Pescara. Dobbiamo farlo sotto tutti i punti di vista. C’è consapevolezza della delicatezza della sfida che ci attende, ma registro un grande entusiasmo. Assistiamo alla dimostrazione plastica del desiderio di cambiare. C’è bisogno di esprimere una visione per far sì che Pescara torni a correre verso il futuro. Ci sono tutte le carte in regola per vivere questa straordinaria avventura che ci separa dall’8 e 9 di giugno e ci sono tutte le condizioni per vincere le elezioni”. Lo afferma il candidato sindaco di Pescara per la coalizione di centrosinistra, Carlo Costantini, nel corso dell’evento di apertura della campagna elettorale in vista delle amministrative di giugno.

L’iniziativa si è svolta stamani in piazza Italia, davanti a Palazzo di Città. Presenti rappresentanti di tutte le forze politiche che sostengono la candidatura di Costantini: Pd, M5s, Alleanza Verdi Sinistra, Radici in Comune. C’erano, tra gli altri, il consigliere regionale Luciano D’Amico, già candidato presidente di Regione alle recenti elezioni regionali, che ha aperto l’evento, i consiglieri regionali Erika Alessandrini, Antonio Blasioli e Antonio Di Marco, il commissario per la ricostruzione di Ischia, Giovanni Legnini, già vicepresidente del Csm e storico esponente del Pd abruzzese, il segretario regionale del Pd, Daniele Marinelli, il segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo, Daniele Licheri, rappresentanti di Europa Verde e di Radici in Comune e i consiglieri comunali di opposizione.

Nel corso del suo intervento, durato circa 40 minuti, Costantini ha toccato i principali temi al centro del programma della coalizione: la mobilità e il traffico, viale Marconi, la strada parco e la filovia, i parcheggi, l’area di risulta, i rifiuti, Le Naiadi, la sicurezza, il decoro urbano, il verde pubblico, la crisi del commercio, l’aeroporto, il porto, le ferrovie, la scuola, l’accessibilità, il canile.

“Oggi partiamo e partiamo alla grande, ci siamo tutti. Bisogna riaprire Pescara e bisogna farlo sotto tutti i punti di vista”, ha detto il candidato sindaco citando lo slogan della sua campagna elettorale. “Bisogna recuperare il senso di appartenenza ad una comunità che in questi anni è stata abbandonata dalla mancanza di sensibilità sulle questioni essenziali. Una città – ha aggiunto – massacrata dalle multe dei semafori trappola, massacrata da cantieri infiniti molto spesso relativi a lavori inutili, ingannata da progetti sbagliati, a partire da viale Marconi”.

“Bisogna prepararsi ad un evento storico: nel 2027 – ha proseguito – nascerà Nuova Pescara e questo sarà un appuntamento di straordinaria importanza per la nostra comunità. Una città di duecentomila abitanti, la capitale del medio adriatico; un popolo ed una comunità che finalmente avranno la dimensione per esercitare le proprie legittime rivendicazioni e le proprie ambizioni a livello nazionale e a livello europeo”.

“Dobbiamo creare le condizioni perché Pescara riprenda la sua corsa verso il futuro. Vi ricordo e vi chiedo di ricordare tutti che bastano due giorni – ha concluso Carlo Costantini – bastano l’8 e il 9 di giugno per cambiare finalmente Pescara”.

“Pescara ha bisogno di una persona come Carlo Costantini, in grado di vedere in anticipo i cambiamenti, di coglierne l’importanza e di individuarne le soluzioni – ha detto in apertura dell’evento Luciano D’Amico – Abbiamo bisogno di una persona che sappia raccogliere le energie che già in questa piazza appaiono in tutta evidenza sufficienti per accettare una sfida epocale. Oggi non lanciamo una campagna elettorale solo per rinnovare sindaco, Giunta e Consiglio. Lanciamo una campagna elettorale per varare un progetto di cambiamento strutturale e straordinario della città e del territorio. Grazie a Carlo Costantini per tutto quello che farà e perché riuscirà a trasformare questo straordinario sogno in una meravigliosa realtà”.

“Comincia a respirarsi aria nuova nella nostra città – commentano i rappresentanti di Pd, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi Sinistra e liste civiche – Tutto l’entusiasmo visto questa mattina testimonia una grande voglia di ripartire dopo cinque anni di vessazioni e malgoverno, e la risposta migliore non può che essere un programma di rinnovamento e l’impegno di donne e uomini pronti a riscrivere la storia della nostra comunità”.




MASTERCHEF POLONIA

Il Pizzaiolo Abruzzese Valerio Valle, ospite speciale

Giulianova, 13 aprile 2024. Valerio Valle sarà ospite e maestro speciale in una puntata di Masterchef Teenager in Polonia. Con una carriera lunga 27 anni nel settore della pizzeria e una dozzina nella formazione professionale, Valle porterà la sua esperienza e la sua passione per la pizza ai giovani talenti di Masterchef Teenager.

Durante la puntata, Valle insegnerà ai giovani chef come fare un’ottima pizza in casa in sole 3 ore, presentando una pizza classica e una pizza con una farcitura gourmet a base di zafferano di Navelli. Valle sfiderà i giovani aspiranti Chef a replicare la sua pizza, ma ognuno di loro dovrà poi farcirla cercando di stupire i giudici, soprattutto il maestro italiano, con la propria interpretazione personale. La peggiore delle pizze porterà all’esclusione dal programma di uno dei partecipanti.

Valle, titolare della pluripremiata pizzeria “Compagnia della Pizza” di Giulianova, è famoso in Polonia per la sua collaborazione nello sviluppo delle pizzerie “Tutti Santi”, un progetto fondato insieme a Sergiusz Urbaniak, imprenditore polacco, iniziato circa 10 anni fa che conta oggi 18 punti vendita nelle principali città polacche, con ulteriori aperture previste tra giugno e luglio. Valerio Valle si occupa principalmente della formazione dei pizzaioli e del controllo della qualità del lavoro, garantendo che ogni pizza servita rispecchi gli elevati standard che caratterizzano la cucina italiana.

La puntata andrà in onda domenica sera alle ore 20:00 sul canale nazionale TVN.




PERICOLO RADON

L’Ordine dei Geologi della Lombardia punta i riflettori

Milano, 13 aprile 2024. Federica Ravasi  (Vice – Presidente Ordine Geologi Lombardia): “Il radon è un gas naturale che si trova nel suolo, nelle acque ma anche nel materiale da costruzione è comunque un gas con cui tutti i giorni abbiamo a che fare. Ruolo geologi è fondamentale”.

Fabio Conti  (Docente di Ingegneria Sanitaria dell’Università dell’Insubria): “Per ridurre il rischio Radon al quale sono esposti sia la popolazione ma anche i lavoratori che si occupano di manzioni in locali sotterranei, interrati, dobbiamo conoscere meglio la distribuzione di questo gas naturale che è pericoloso per la salute umana”.

Andrea Cattaneo  (Ricercatore del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria di Varese) : “Il Radon è la seconda causa di tumore ai polmoni, in Italia e in Europa dopo il fumo di sigaretta. Dunque, è un fattore di rischio estremamente rilevante. In Italia abbiamo regioni dove il rischio Radon è più elevato   come ad esempio in prima linea Lombardia e Lazio, con livello che supera di quasi tre volte la media mondiale, poi a seguire la Campania, Friuli-Venezia Giulia”.

Cristiana Morosini  (Dipartimento Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria di Varese) : “Abbiamo voluto accendere i riflettori sul rischio Radon”.

Rossella Rusconi  (ARPA Lombardia) : “In Lombardia 90 comuni in area prioritaria, ma la mappatura prosegue”.

 “Il radon è un gas naturale che si trova nel suolo, nelle acque ma anche nel materiale da costruzione è comunque un gas con cui tutti i giorni abbiamo a che fare. L’Ordine dei Geologi della Lombardia ha sempre posto grande attenzione a quello che è il rischio Radon, alla possibilità  che il gas Radon possa interferire con la salute umana. Siamo sempre intervenuti nei tavoli tecnici, nella politica locale e nazionale, per far capire come il geologo sia una figura fondamentale e possa portare, grazie alle sue competenze tecniche, una marcia in più anche a livello di progettazione”. Lo ha affermato Federica Ravasi, Vice – Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia.

In Italia la presenza di radon, gas naturale cancerogeno, è superiore alla media mondiale.

“Il problema è assolutamente rilevante dal punto di vista della tutela della salute umana. Il Radon è la seconda causa di tumore ai polmoni, in Italia e in Europa dopo il fumo di sigaretta. Dunque, è un fattore di rischio estremamente rilevante. In Italia abbiamo regioni dove il rischio Radon è più elevato – ha affermato Andrea Cattaneo, Ricercatore del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria di Varese – come, ad esempio, in prima linea Lombardia e Lazio, poi a seguire la Campania, Friuli Venezia Giulia. Ci sono disparità territoriali ma l’impatto nazionale è di 3000 casi di tumore polmonare l’anno per Radon. Questa differenza dipende dalla composizione delle rocce e dei suoli sui quali sono presenti le abitazioni. Il Radon ha origine naturale, è un gas nobile di origine geologica. Bisogna aumentare la ventilazione, dunque aumentare  la ventilazione di spazi chiusi come le abitazioni. Inoltre, le più alte comcentrazioni di Radon sono riferibili ad ambienti sotterranei, ai seminterrati e dunque concentrarsi sulla ventilazione, poi ci sono interventi specifici che vanno progettati da esperti nei casi più importanti.

Le concentrazioni di radon rilevate nelle abitazioni, si attestano sui 40Bq al metro cubo, questa è l’unità di misura di questo gas cancerogeno, a livello mondiale. In Europa siamo a 50 – 60 Bq al metro cubo, mentre in Italia abbiamo una media di 80 Bq al metro cubo ma in alcune regioni come Lombardia e Lazio superiamo anche i 100 Bq al metro cubo”.

Il grande impegno dell’Arpa Lombardia.  Iniziata la mappatura, ben 90 i comuni in area prioritaria.

“Su mandato della Regione, Arpa ha raccolto ed elaborato i dati disponibili sulle concentrazioni  di Radon in indoor, al chiuso, nella nostra regione ed ha proceduto alla prima individuazione dei comuni in area prioritaria ottemperando secondo le indicazioni tecniche contenute nella norma nazionale di riferimento. La Regione ha recepito la relazione tecnica e ha ufficializzato questo primo elenco di comuni in area prioritaria. In Lombardia – ha affermato Rossella Rusconi, dell’Unità Operativa, Centro Regionale Radioprotezione di Arpa Lombardia – attualmente sono 90 i comuni in area prioritaria, però l’indagine è ancora in corso. Si parla di aree prioritarie, cioè dove è prioritario intervenire, ma il problema dell’esposizione al Radon è un problema ubiquitario esteso a tutto il territorio e dunque è importante che tutti prendano consapevolezza dell’esistenza di questo potenziale rischio e che quindi in qualche modo cerchino di conoscerlo e di prevenirlo. In questi 90 comuni entrano in vigore degli adempimenti ulteriori per i datori di lavoro che devono provvedere a tenere sotto controllo le concentrazioni di Radon anche negli ambienti al piano terra e la Regione dovrà attuare ulteriori misure di prevenzione e di verifica per l’edilizia residenziale pubblica”.

Conoscere meglio, a livello nazionale, la distribuzione di questo gas cancerogeno.

“Per ridurre il rischio Radon al quale sono esposti sia la popolazione ma anche i lavoratori che si occupano di mansioni in locali sotterranei – ha affermato Fabio Conti , Docente di Ingegneria Sanitaria dell’Università dell’Insubria –  interrati, dobbiamo conoscere meglio la distribuzione di questo gas naturale che è pericoloso per la salute umana. Dunque da una parte bisogna aumentare il monitoraggio del gas sia nel suolo che all’interno delle abitazioni e intervenire opportunamente nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro con interventi di risanamento”.

In Lombardia più del 50% dei comuni ha dato riscontro in materia di ricognizione sul recepimento delle linee guida.   

“Su richiesta della Regione Lombardia, sulla ricognizione dei Comuni che hanno recepito all’interno dei propri regolamenti edilizi comunali, locali o nei piani di governo del territorio, le linee guida della Regione per la tutela da esposizione a Radon – ha affermato Roberta Corrao, referente della Radio protezione dell’Ats Insubria –  risulta che più del 50% dei Comuni ha dato questo riscontro”.

Ordine dei Geologi della Lombardia e Università dell’Insubria insieme nella divulgazione e nel contribuire alla conoscenza. 

“Questa problematica del Radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro è di grandissima attualità –  ha affermato, Cristiana Morosini del Dipartimento di Scienza e alta tecnologia – e noi abbiamo voluto accendere i riflettori perché si sentiva davvero l’esigenza,  di fare chiarezza su questo argomento. Come Dipartimento e come Università siamo costantemente in prima linea, anche su queste tematiche. Inoltre, il Comitato di Indirizzo dei Corsi di Studi in Ingegneria, da me coordinato, si occupa di interfacciarsi in maniera permanente con le parti sociali, al fine di recepire dei suggerimenti per erogare un’offerta formativa in linea con le esigenze del mercato, Di questo Comitato ne sono parte professionisti, Ordini Reionali come ad esempio l’Ordine dei Geologi della Lombardia nel sottogruppo Ambiente”.




LA MUSICA E LA BELLEZZA DI DIO

Un libro di Padre Bruno Forte al Teatro Rossetti martedì 16 aprile 2024 alle ore 19:00

Vasto, 12 aprile 2024. Martedì 16 aprile 2024, alle ore 19, presso il Teatro Rossetti in Vasto, S. E. Mons. Bruno Forte presenterà il libro “La musica e la bellezza di Dio”. Il programma prevede il saluto del Sindaco Francesco Menna, l’introduzione del Vicario per Vasto Don Gianni Sciorra e l’intervento dell’Arcivescovo. Il Maestro Giuliano Mazzocante eseguirà al pianoforte alcuni brani musicali. Seguirà il dialogo con il pubblico.

Del libro ha scritto don Marco Frisina:  “Questo bel testo ci spinge a riflettere e meditare sulla musica, dono stupendo di Dio, che ci rende capaci di esprimere ciò che le parole non possono dire per raccontare la nostra anima. Bruno Forte descrive il potere straordinario della musica, indagando sul suo valore non solo spirituale, ma anche teologico. Sono pagine che potranno aiutare tanti ad amare la musica e ad accostarsi ad essa per riceverne luce, forza, consolazione, anche sul piano spirituale”.

Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, è stato ordinario di teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a Napoli e ha tenuto lezioni e conferenze in università dei principali Paesi europei, oltre che in Nord e Sud America, in Israele e in Cina. Delle sue opere, molte delle quali tradotte nelle più diffuse lingue europee, le principali sono la Simbolica Ecclesiae in otto volumi (San Paolo, Milano) e la Dialogica in più volumi (Morcelliana, Brescia). Tra le pubblicazioni più recenti recenti con Queriniana: La trasmissione della fede (Brescia 2014); La santa radice (Brescia 2017); Vorrei parlarti di Dio (Brescia 2021).

L’ingresso è libero.




SCIOPERO DEI GIORNALISTI DE IL CENTRO

Oggi venerdì 12 aprile il sito ilcentro.it non sarà aggiornato e domani il giornale non sarà in edicola

Pescara, 12 aprile 2024. Il comitato di redazione del quotidiano il Centro, su mandato dell’assemblea, proclama lo sciopero per oggi venerdì 12 aprile, quindi il sito ilcentro.it non sarà aggiornato e domani il giornale non sarà in edicola. La decisione è stata presa dopo aver accertato che è in programma per domani la pubblicazione del supplemento di economia denominato Top 200 commissionato a un’agenzia esterna e dopo aver atteso invano una risposta del management aziendale al documento interno dell’assemblea di giovedì.

Un lavoro, quello del supplemento, realizzato dalla redazione fino all’anno scorso. Una redazione che nel frattempo è stata impoverita dal mancato rinnovo di tre contratti a termine. Da una parte si ridimensiona l’organico dei giornalisti e dall’altra si commissiona a un’agenzia esterna il confezionamento di un’iniziativa editoriale. Si tratta dell’esternalizzazione del lavoro giornalistico che nessuna redazione può accettare.

Men che meno la nostra nel corso di una vertenza in atto che svaria dai carichi di lavoro alla competitività del web, passando per la mancata adesione al percorso sui prepensionamenti che non ha ancora una motivazione. I giornalisti restano esterrefatti dal silenzio dell’Azienda su questioni cruciali e dalle decisioni assunte che continuano a penalizzare il giornale e i giornalisti. Che lavorano in carenza di organico e cercano di mantenere alto il livello dell’informazione, malgrado il management aziendale sembra essere interessato solo ai tagli. Si parla del ridimensionamento dei costi di gestione e poi non si sfrutta la legge messa a disposizione dallo Stato: siamo di fronte a una situazione poco chiara alla quale nessuno, nemmeno le istituzioni, può girare le spalle.  

C’è da rimanere increduli nel vedere la firma del direttore su un supplemento che non porta alcun contenuto prodotto dalla redazione. Ma ormai questa direzione non finisce mai di stupire, nonostante la sfiducia all’unanimità votata il primo febbraio scorso e ribadita più volte.

Alla rinuncia all’inserto per il quindicinale del terremoto all’Aquila si aggiunge un’altra ferita inferta alla redazione che non riesce a comprendere la differenza tra le intenzioni manifestate dagli Editori e le decisioni adottate dal management aziendale.

Si diffida inoltre l’Azienda dal pubblicare qualsiasi inserto di un’agenzia esterna copiato nella sua interezza da un progetto grafico firmato da un dipendente, non citato tra l’altro come autore.

Il Comitato di redazione del quotidiano il Centro




CONTE, M5S E DESTRA

Breve analisi sui puritani nuovi e vecchi

di Don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 12 aprile 2024. Troppo digiuno formativo in materia politica ha ingrossato le schiere dei puritani, come quelle dell’antipolitica, dell’astensionismo, della chiusura in un privato individualista, razzista e meschino

Cosa c’entra un movimento religioso inglese (XVI-XVII sec) con la politica italiana? Molto; a partire dal fatto che i puritani, all’epoca, erano coloro che vivevano “secondo principî morali e religiosi più rigidi: il che dimostra come questa severità fosse l’aspetto del movimento che richiamò, e richiama, più fortemente l’attenzione degli estranei” (Treccani on line). Quelli nostrani – in questo momento storico Conte e i 5Stelle, in compagnia di diversi della destra – non ammettono errori, credono che la politica sia il regno della sintesi perfetta tra teoria e azione, della bacchetta magica che risolve tutti i problemi e, se sono religiosi, si spingono anche a pensare che la politica possa conformarsi perfettamente al credo religioso e tradurlo in legge.

Troppo digiuno formativo in materia politica ha ingrossato le schiere dei puritani, come quelle dell’antipolitica, dell’astensionismo, della chiusura in un privato individualista, razzista e meschino. Certo il quadro presente non brilla affatto: una cultura fascista galoppante, il tentativo di imbavagliare quei pochi residui di libertà di stampa che ci sono in questo Paese, gli attacchi continui agli immigrati, il tema europeo usato come strumento per misurare (proporzionalmente) chi è il più forte. Tutto ciò non invoglia a partecipare al voto. Ma perché non dovremmo andare a votare: perché (quasi tutti) i politici sono cinici, attaccati a sé stessi, al potere e a interessi come l’edera al muro, continuando a rubare, ovunque e comunque? Motivazione troppo debole. Se così fosse non dovremmo andare più a lavorare, o divertirci, mandare i piccoli a scuola e i giovani all’università, o frequentare istituzioni culturali, religiose, sportive. I problemi umani, etici e tecnici che presenta la politica italiana sono, grosso modo, gli stessi che presentano le altre istituzioni.

Se la politica è “sporca” (non del tutto), lo sono, in parte, anche le famiglie, la scuola, l’università, la pubblica amministrazione, i media, la cultura, le comunità di fede religiosa, il mondo sportivo e via dicendo. Ovunque, in tutti i partiti e in tutte le istituzioni, a Bari come a Torino, a Roma o altrove, ci sono corruttori e corrotti, ladri, impostori, ego stratosferici, cinici, razzisti e individualisti; ma anche tanta brava gente matura, proba e competente. Se ci impegniamo in queste aggregazioni per renderle migliori, lo stesso dobbiamo fare in politica, nel senso più ampio e nei contesti più diversi che il termine “politica” intende. Iniziando col voto.

Ma non ci sono solo i puritani che non vogliono “sporcarsi le mani”, nemmeno col voto; ci sono anche i puritani del “come noi non c’è nessuno”. Sono quelli (tipo Conte e 5Stelle, ma non solo) che hanno da dire su tutto e su tutti, che non si alleano, non dialogano, non collaborano con nessuno. Sono perfetti: puri e santi come loro non c’è nessuno. Pontificano da giornali e cattedre, sempre alla ricerca dell’ottimo che è nemico del bene; dimenticando che la politica (come ogni realtà umana) è il campo del bene possibile non di quello perfetto. Spesso ho il forte dubbio che questo comportamento abbia un po’ favorito – pur non volendolo – la crescita di quei leader ed elettorati individualisti, cinici, affaristi e razzisti, di cui oggi ci lamentiamo.

Una parola sulle alleanze politiche. Qui la confusione regna sovrana: Ego colossali si aggirano in cerca di voti da divorare, profeti della prima come dell’ultima ora sanno già tutto, prevedono già tutto e hanno la soluzione per tutto. Non fa male ricordare che le alleanze non si fanno con la puzza sotto al naso, né col puritanesimo intellettualoide. Le alleanze, come la politica, devono avere due solidi fondamenti: principi e strategie, teorie e azione, contenuti e programmi, politics and policies, direbbero gli anglosassoni. I primi sono i fondamenti (etici e costituzionali), i secondi sono le scelte concrete, sempre frutto di dialogo e mediazione, discernimento etico e studio della situazione. Si media sui secondi, ma si tengono fermi i primi; le “agende” hanno valore se contengono gli uni e gli altri. La politica, diceva La Pira, è l’arte di “meditare intorno ai problemi sociali ed apportare ad essi la nostra collaborazione di pensiero e di opere”.

Non andremo a votare “turandoci il naso” o con una sensazione di nausea, ma con scienza e coscienza, direbbe l’etica medica. In altri termini con un grande senso di responsabilità, che si può fortificare discutendo tra amici e in piccoli gruppi su contenuti e programmi dei partiti e dei candidati, approfondendo su cosa sta distruggendo alcune democrazie, in Europa e nel mondo, per evitare di cascare negli stessi baratri.




DECADE IL CONSIGLIO COMUNALE

Nove consiglieri comunali si dimettono: parola al Prefetto

Ortona, 11 aprile 2024.  Questa mattina i consiglieri comunali di Ortona Ilario Cocciola, Angelo DI Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simona Rabottini, Simonetta Schiazza, Italia Cocco, Antonio Sorgetti e Simonetta Faraone, hanno presentato personalmente e contestualmente le proprie dimissioni dalla carica di consigliere comunale di Ortona, dando il via alla procedura di scioglimento del consiglio comunale e favorendo l’arrivo immediato del commissario straordinario.

Martedì scorso è arrivata anche la diffida del Prefetto di Chieti ad approvare il bilancio di previsione 2024/2026 entro i successivi venti giorni. Decorso tale termine il Prefetto provvederà comunque ad avviare la procedura di scioglimento del consiglio comunale.  

“Ormai dal 15 marzo scorso la città di Ortona, per la terza volta in due anni, è stata di nuovo senza governo – dichiarano gli ex consiglieri comunali di opposizione Ilario Cocciola, Angelo Di Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simonetta Schiazza, Simona Rabottini, Antonio Sorgetti ed Italia Cocco – dopo che il sindaco Leo Castiglione ha revocato la nomina degli assessori. Di fronte all’ostinazione del sindaco di andare avanti solo per una personale convenienza politico-elettorale e all’incapacità dello stesso di prendere atto del fallimento del suo progetto amministrativo, abbiamo voluto favorire con le nostre dimissioni l’arrivo del commissario straordinario e l’urgente ripresa delle attività amministrative nell’interesse della comunità ortonese, poiché vi era il concreto rischio della perdita di un ulteriore mese in un periodo delicato per la nostra città”.




GIORNATA DI IMPEGNO PER UNA NUOVA RESISTENZA

Appello ai cittadini e alle forze politiche e sociali democratiche e antifasciste

Giulianova, 11 aprile 2024. La ricorrenza del 25 Aprile in questo 2024 cade in un momento di particolare preoccupazione per i destini della democrazia costituzionale nata dalla Resistenza Partigiana. Ove i progetti riformatori di questo Governo dovessero arrivare a conclusione, infatti, si avrebbe nel nostro Paese un’involuzione della democrazia.

La forma di governo da Parlamentare diventerebbe un ibrido fra premierato e autoritarismo del capo; verrebbero meno gli equilibri fra poteri che garantiscono la forma di Stato; il Parlamento sarebbe ridotto a un mero strumento di uno solo al comando; si affrancherebbe la secessione dei ricchi a danno delle regioni più povere con il conseguente abbattimento dei principi di eguaglianza sostanziale, solidarietà, realizzazione della persona umana; risulterebbe distrutto il principio di unitarietà della Repubblica e si aprirebbero le strade verso la costituzione formale di un parlamento del nord; le garanzie giurisdizionali sarebbero private della grande e sicura risorsa dell’autonomia dal potere politico del Governo, e tanto altro.

In questo quadro, è verosimile che a breve potremmo perdere la Costituzione nata dalla Resistenza partigiana e scoprirne un’altra: quella della destra al potere.

Risulterebbe completamente vanificato il sacrificio di centomila morti per la libertà e l’eguaglianza. 

Si vanificherebbe anche il ricordo dei martiri della Resistenza, anche dei Partigiani teramani e giuliesi che in questa giornata, comunque, ricorderemo.

Oggi più che mai la celebrazione del 25 Aprile deve essere vista come una grande giornata di mobilitazione a difesa e per l’attuazione della Costituzione repubblicana.

L’ANPI di Giulianova, su questi temi, in occasione della giornata di impegno per una nuova Resistenza fissata a Giulianova per il 25 aprile 2024 in due eventi: il primo al mattino, in Piazza Fosse Ardeatine al Lido; il secondo nel pomeriggio, in Sala Buozzi al Paese, rivolge un

APPELLO

Ai cittadini, a tutte le forme associative, ai partiti, alle organizzazioni sindacali e del volontariato democratici ed antifascisti, affinché condividano con noi questo appuntamento.

Vorremmo che in questa giornata di impegno per una nuova Resistenza, coloro che lo desiderano portino il loro contributo e facciano sentire la loro voce.

A tale proposito, per organizzare al meglio, chiediamo che le organizzazioni dichiarino formalmente la loro adesione e prenotino il loro intervento scrivendo a anpi.giulianova@gmail.com entro martedì 23 aprile o anche, semplicemente, contattandoci per le vie brevi.

Carlo Di Marco Leone

Presidente ANPI, Sezione di Giulianova




MISTER JACKPOT.  Vincere è facile

Spettacolo teatrale, martedì 16 Aprile ore 10, Teatro Gianni Cordova

Pescara, 11 aprile 2024.  L’evento è organizzato da U.O.C. – Ser.D. Azienda Sanitaria Locale di Pescara, all’interno del progetto “Azzardo Piglia tutto” della Regione Abruzzo, Piano Regionale GAP Asl 3 Pescara, in collaborazione con cooperativa PARS “Pio Carosi” e L.A.A.D. Ets Pescara, come attività di prevenzione, cura e riabilitazione rivolta a soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico.

Il fascino proibito del gioco d’azzardo svelato da Mister Jackpot, un complice del demone del gioco.

Martedì 16/04/24 ore 10.00, presso il Teatro “Gianni Cordova” di Pescara,  andrà in scena “Mister Jackpot”.

Mister Jackpot sogna di essere un vincente: soldi, donne, auto di lusso. È un personaggio accattivante che riesce ad attrarre le persone con carisma e grande senso dello humor. Dietro questa patina dorata si nasconde tuttavia una terribile dipendenza scatenata da un demone con il quale ha stretto un patto diabolico.

Un’esplorazione emotiva del vizio del gioco

Un viaggio nell’eccitazione perversa che provoca in ognuno di noi. Per guardare con occhi diversi un fenomeno sempre più in crescita. Spettacolo interpretato da Marco De Martin Modolado. Scritto da Tom Corradini e Marco De Martin Modolado. Diretto da Tom Corradini. Produzione  Tom Corradini Teatro.

Tom CorradiniTeatro è una compagnia di teatro, visual comedy e comicità fisica. Fondata da Tom Corradini, produce e distribuisce spettacoli per adulti e ragazzi. Gli spettacoli della compagnia sono rivolti ad un pubblico internazionale, con performance di pura interpretazione fisica o in lingua inglese, italiana e francese. Le sue competenze la portano successivamente ad allargare le sue attività nel settore educativo, con progetti di insegnamento a distanza e multimedia, e nell’organizzazione e direzione artistica di eventi multiculturali senza barriera linguistica.




THE DOOR TO YOUR TALENT

Aperte le iscrizioni. Mons. Fusco: la Chiesa è maestra di comunione anche attraverso l’arte

Sulmona, 11 aprile 2024. Aperte le iscrizioni per il Talent show “The door to your Talent” organizzato dall’Associazione Culturale Luce Nel Mondo in collaborazione con la Diocesi di Sulmona Valva e la Pastorale Giovanile Diocesana. Giunto ormai alla sua seconda edizione, vedrà protagonisti ancora una volta i giovani presso il cortile dell’Episcopio il prossimo 14 giugno alle ore 21:00.

“Vogliamo camminare per il mondo con il coraggio di chi non si ferma davanti agli ostacoli per raggiungere un sogno, traendo tutto il meglio dell’esistenza attraverso il proprio percorso”, è questo il tema proposto per quest’anno, ispirato alla figura di Celestino V, in occasione dell’anniversario dell’accettazione della nomina a Papa nel giugno del 1294 a Sulmona, prima di essere incoronato il 29 agosto dello stesso anno nella Basilica di Collemaggio.

“Sono convinto che la Chiesa è maestra di comunione anche attraverso l’arte”, dichiara Mons. Michele Fusco, vescovo di Sulmona-Valva, “ed è per questo che desidero promuovere e incoraggiare i giovani ad essere testimoni di bellezza attraverso questo spettacolo, sinfonia di persone, storie, amicizie e talenti”.

Un’occasione unica per i giovani ragazzi desiderosi dar prova della loro arte nel panorama artistico locale che, ispirandosi al tema proposto, potranno condividere il loro talento attraverso la musica, il canto, la recitazione, il ballo, la pittura, ecc.

“Come ebbe a dire il Santo Padre”, conclude Mons. Fusco, “nel mondo di oggi lacerato e abbruttito da egoismi e logiche di potere, l’arte rappresenta, forse ancora più che in passato, un bisogno universale, in quanto è sorgente di armonia e di pace”.

Termine ultimo per iscriversi al Talen show è quello del 10 maggio 2024, come indicato sul regolamento  consultabile sul sito della diocesi di Sulmona-Valva.




LA CULTURA LIBERALE

Fondamento della civiltà liberale e patrimonio di tutti

di Angela Casilli

L’Aquila, 10 aprile 2024. Negli ultimi anni abbiamo assistito, con profondo rammarico, alla censura di grandi opere letterarie, vere e proprie pietre miliari della cultura  occidentale, in diverse università americane ed europee, unitamente alla decisione presa dalle stesse, francamente incomprensibile, di interrompere qualsiasi rapporto con le università israeliane, in prima fila nella mobilitazione anti-Netanyahu, che scendono ogni giorno in piazza per chiedere le dimissioni del primo ministro, rivendicare nuove elezioni e andare ad una soluzione negoziale del conflitto con Hamas.

La domanda che molti si pongono è quella se esista o no un nesso tra l’attacco ai capolavori della cultura occidentale e l’avversione che molti studenti e anche un discreto numero di docenti, nei licei e nelle università, manifestano nei confronti di Israele, mentre indulgente appare il loro atteggiamento nei confronti dei grandi paesi autocratici di oggi, come la Russia, la Cina, l’Iran. Il nesso esiste ed è dovuto alla presenza di minoranze, espressione di una controcultura decisamente antioccidentale, votate ad un unilateralismo culturale, i cui esiti negativi non tarderanno a farsi sentire.

È in atto una guerra culturale non solo in America ma anche in Europa e le università appaiono come lo snodo strategico di questa rivoluzione-involuzione, perché sono al vertice dei sistemi educativi di tutti i paesi occidentali e sono quindi in grado di influenzare ogni altra istituzione culturale, dai centri di ricerca, alle scuole, ai mezzi di comunicazione.

Inevitabili le ripercussioni su tutta la vita sociale e politica, a conferma che la storia anche oggi, come ieri, è fortemente condizionata da minoranze molto combattive e determinate, impegnate a mettere in rotta di collisione istituzioni culturali e civiltà liberale.

Nelle università italiane, che andrebbero aiutate a competere con quelle straniere, non esiste ancora un elenco di libri e autori proibiti, ma molti pensano che sia solo questione di tempo, perché siamo bravi a adeguarci a quello che fanno gli altri, in particolare le università anglosassoni. Ma l’università è necessariamente pluralista e quindi molto diversa da quella che emerge dalla visione unilateralista della sinistra radicale e della destra conservatrice, basti pensare al ruolo importante esercitato al suo interno dai politecnici che lavorano su insiemi di competenze che non possono essere unilaterali, per loro natura.

L’unilateralismo costituisce la cifra intellettuale di non pochi docenti, prigionieri di schemi in base ai quali ciò che conta è schierarsi; per questa ragione, mentre fa notizia che a qualcuno è negata nei pubblici dibattiti o nelle università la parola ad opera di gruppetti di contestatori urlanti, non si parli affatto di una specie di autocensura preventiva che evita accuratamente oratori e argomenti pericolosi.

Le minoranze vincono, a meno che non ci siano leaders autorevoli e coraggiosi, in questo caso leaders culturali consapevoli della necessità di disporre di luoghi di cultura, come le università, liberamente aperte al sapere, dove non si subiscano ricatti e imposizioni, ma si educhino le nuove generazioni allo studio e alla ricerca.




DOSSIER RISERVA DANNUNZIANA

A cura di Radici InComune

Pescara, 10 aprile 2024. L’assenza del comitato di gestione è stata quanto mai grave in occasione del devastante incendio del primo agosto 2021, quando è apparso chiaro la sua fragilità nel rimbalzo di competenze e responsabilità. Una serie di mancanze e di errori che porta fino a oggi, allo stato desolante di una sconfitta.

Il 14 settembre 2021 nel consiglio comunale straordinario successivo all’incendio le Associazioni del Coordinamento Salviamo gli Alberi di Pescara hanno richiesto un approccio e controllo scientifico tramite l’organo previsto di un Comitato di Gestione. (Doc.Ass_CCPE_14.09.2021C_E_G)

L’amministrazione ha risposto mantenendo la gestione in capo alla Giunta e agli uffici tecnici, un vuoto di controllo. Tale vuoto si è cercato di colmare con un tavolo tecnico, volontario, a chiamata, composto dai tecnici ed esperti Pirone, Febbo e Savini, che hanno cercato di dare gli indirizzi di azione per il post incendio, senza nessun potere se non quello consultivo.

Pirone, Febbo e Savini lavorano, studiano, producono la loro relazione nel novembre del 2021, individuano con bandierine le piccole plantule di pini d’Aleppo che stavano nascendo e cominciano a dare indicazioni operative. Indicazioni disattese, come la più importante: nell’estate del 2022 la squadra più volte richiede di supportare la giovane vegetazione con acqua, nulla è stato fatto, e come comprovato dal monitoraggio dell’Università dell’Aquila (ottobre 202) la Riserva perde un 50% delle plantule nate per la forte siccità estiva (relazione Università dell’Aquila),

Parallelamente al tavolo degli esperti, che, capiamo ora, essere una facciata di buoni intenti per le associazioni e cittadinanza, l’ordine degli Agronomi a gennaio 2023, con una lettera che salta il tavolo formato, caldeggia la chiamata della fondazione Alberitalia (ordine agronomi Riserva e risposta nota ordine da parte esperti)

Tale fondazione viene incaricata così di uno studio per la ripresa e prepara le linee guide, che vengono accolte e utilizzate per la preparazione dell’appalto del disboscamento degli alberi morti. (relazione Alberitalia)

La mancanza di un controllo, nessun comitato di gestione, gli esperti volontari non coinvolti, portano al disastro finale: il cantiere iniziato nel 2023 ha esboscato sì i tronchi di pino morti, ma uccidendo la stessa ripresa naturale della Riserva: nessun rispetto delle giovani plantule:

·         i letti di caduta dei tronchi non sono stati controllati per cercare di non schiacciare le plantule

·         i cingolati entrati nell’area hanno poi portato all’ennesima falcidiazione dei giovani pini d’Aleppo, i nostri pini, il cui corredo genetico è fondamentale.

È stato un vero esbosco. Uno scempio ambientale. Un disastro annunciato, direbbero gli esperti. L’amministrazione ha sbandierato come sempre i finanziamenti. Ma non i risultati:

i tronchi sono distesi fuori e dentro la riserva in attesa di conferimento misterioso, visto che nessuno rispetta i CAM previsti come obbligatori dal relativo Decreto del 2020 e dal Codice degli appalti, dal 2016 al 2023;

le plantule contate a una a una sia dagli esperti che dall’Università sparite dal controllo dei monitoraggi;

le prescrizioni delle relazioni disattese, nessuno poteva entrare nel cantiere a controllare per motivi di sicurezza. Oggi vediamo il risultato finale di una rinnovazione interrotta e distrutta per incuria.

E così oggi già si parla che la Fondazione Alberitalia porterà nuove plantule di Pino d’Aleppo, una notizia sbandierata come un successo, mentre la verità è l’ammissione di una clamorosa dichiarazione di sconfitta, l’ennesima, per il compito che ha una amministrazione: cercare di tutelare il patrimonio della Riserva Regionale Pineta Dannunziana.

Cronistoria

Primo agosto 2021 incendio Riserva

14 settembre 2021 Consiglio Comunale aperto

Novembre 2021 Relazione dei tecnici Febbo, Pirone e Savini

Relazione Università dell’Aquila Luglio- Ottobre 2022: relazione dell’Università dell’Aquila dove si evince che circa il 50% del rinnovamento delle plantule di Pino d’Aleppo sono state perdute per la siccità dell’estate del 2022, per quanto i nostri esperti avessero richiesto espressamente di irrigare e apportare acqua nei comparti incendiati.

Nel gennaio del 2023 l’ordine degli Agronomi di Pescara invia un documento nel quale disconosce l’operato del tavolo tecnico e addirittura sponsorizza una fondazione esterna, Alberitalia, per le azioni e studi da intraprendere, scrivendo di essere con loro in contatto, e che l’opera sarebbe stata a titolo gratuito.

Il dott. Febbo, il prof. Pirone e il dott. Savini, esperti conoscitori della Riserva Dannunziana, puntualmente rispondono al documento dell’ordine degli Agronomi di Pescara, a firma del presidente, facendo notare le incongruità scientifica e la non approfondita conoscenza della Riserva.

L’amministrazione invece segue il “consiglio” dell’ordine degli Agronomi, e affida, il 17 marzo, l’incarico del valore di 43.900 euro per:

Una relazione per abbattimento e rimozione del materiale legnoso fino ad un imposto;

Le Linee Guida” d’indirizzo riguardanti azioni sull’assetto forestale e indicazioni sui criteri di rinaturalizzazione del sedime di Via della Bonifica prossima alla chiusura del traffico veicolare;

Novembre 2023 parte il cantiere nella Riserva per l’esbosco di circa 400 alberi

Gennaio 2024 Question Time sui CAM e sulla destinazione del legname al quale non è stata data una risposta esaustiva e precisa.

2 aprile 2024 comunicazione in conferenza stampa dell’amministrazione dell’arrivo dei primi 200 pini d’ Aleppo da piantare per la Riserva.




IL CENTRO: SCIOPERO

Giornale non sarà in edicola domani e il sito non verrà aggiornato

Pescara, 10 aprile 2024. Il Comitato di redazione del quotidiano il Centro, sulla scorta del pacchetto di cinque giorni di sciopero affidato dall’assemblea il 1° febbraio scorso, proclama lo sciopero per oggi. E quindi il giornale non sarà in edicola domani e il sito non verrà aggiornato.

Le giornaliste e i giornalisti restano sconcertati dall’ennesima provocazione del presidente del Centro spa, il dottor Pierluigi Balietti, di non rinnovare il contratto di una collega chiamata a sostituire una assenza per aspettativa. A ciò si aggiungono le mancate sostituzioni di due colleghi in malattia, uno dei quali assente da quasi due mesi. L’organico fortemente impoverito da gennaio a oggi (sono stati già due i contratti non rinnovati, per un totale di cinque assenze) non ha precedenti nella storia del Centro, lasciando presagire un oscuro futuro per l’informazione abruzzese.

L’atteggiamento sempre più provocatorio del presidente del Centro spa, abbinato alla nota sfiducia alla direzione da parte della redazione, non rispecchia neppure quanto emerso nella riunione del 15 marzo scorso con gli Editori (a partire dall’arenato tema sui prepensionamenti). Editori che si sono sempre sacrificati per garantire la tenuta del giornale in un momento delicato per il settore, ribadendo che il Centro rappresenta un’istituzione in regione e ripetendo di voler mantenere le quattro edizioni provinciali e le due redazioni di Pescara e L’Aquila come baluardi dell’informazione.

Piano e propositi che confliggono con quanto avvenuto da gennaio, perché le carenze in organico stanno portando a un forte malcontento e a un impoverimento del prodotto. La redazione è altresì preoccupata dall’incomprensibile silenzio delle istituzioni che forse non hanno ben chiaro il destino che di questo passo attende il principale organo d’informazione in Abruzzo. Ai lettori e agli edicolanti che subiscono l’ennesima forma di protesta la rassicurazione che i giornalisti del Centro non molleranno di un millimetro sul fronte della libera e corretta informazione

Il Comitato di redazione del quotidiano il Centro




SACRAMENTALI DIMENTICATI

Un libro di don Marcello Stanzione

di Elia Lucchini

Dentrosalerno.it, 10 aprile 2024. L’editrice milanese Sugarco ha stampato una nuova opera dell’angelologo e demonologo di fama internazionale don Marcello Stanzione intitolata: “I sacramentali dimenticati. Acqua, sale, olio e incenso benedetti”.

Il Catechismo della Chiesa cattolica cos’ definisce i sacramentali: “la santa madre Chiesa ha istituito i sacramentali. Questi sono segni sacri dai quali, per una certa imitazione dei sacramenti, sono significati e, per impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto spirituali. Per mezzo di essi gli uomini vengono disposti a ricevere l’effetto principale dei sacramenti e vengono santificate le varie condizioni della vita” (n. 1667). Gli autori moderni, a grandi linee, distinguono i sacramentali in due categorie: I sacramentali-elementi ed i sacramentali-azioni. Immediatamente si nota la distinzione fra le realtà (elementi) benedette, consacrate, esorcizzate e le azioni: benedizioni, consacrazioni, esorcismi.

Nel primo gruppo di sacramentali abbiamo così: l’acqua, le candele, il pane, l’olio, i rami di ulivo (le palme), le ceneri, i ceri, il sale, l’incenso e tutti gli elementi benedetti.

Nel secondo gruppo sono raccolte le consacrazioni: professione religiosa; consacrazione dell’abate e della badessa; consacrazione delle vergini; dedicazione della chiesa e dell’altare; le benedizioni: dell’acqua, dei bimbi, dei malati, dei campi, di quanto serve alla vita ed al lavoro dell’uomo e, da ultimo, gli esorcismi.

In questo libro di don Stanzione sui sacramentali si tratterà specialmente delle benedizioni ad alcuni elementi naturali come l’acqua, il sale, l’olio e l’incenso che normalmente vengono utilizzati dagli esorcisti o dai sacerdoti cattolici che, pur non essendo esorcisti, li utilizzano nella pastorale della liberazione rivolta agli ammalati spirituali. L’autore del libro, don Marcello Stanzione, che non è esorcista, ma un parroco di Campagna, ha sempre benedetto tali elementi mentre purtroppo numerosi sacerdoti cattolici, pur potendole fare, non fanno tali benedizioni perché ritengono che tutto ciò sia superstizioso e medioevale…o addirittura fuorviante nonostante che sia l’antico Rituale Romanum sia il moderno benedizionale emanato dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 1992 preveda tali benedizioni specifiche.

Il compianto esorcista don Gabriele Amorth disse una volta: “l’olio esorcizzato, usato con fede, serve a mettere in fuga il potere dei demoni e i loro assalti. Inoltre, favorisce la salute dell’anima e del corpo; ricordiamo l’antica usanza di ungere le ferite con l’olio”, così come il potere dato agli apostoli da Gesù di guarire i malati mediante l’imposizione delle mani e l’unzione con l’olio.

Il famoso esorcista scrisse: “quando incontro persone che soffrono di una certa maledizione che di solito è collegata a oggetti o cibi maledetti, ecc…è importante che questi cibi o oggetti maledetti o oggetti cattivi vengano espulsi. A volte prima che ciò accada l’energumeno soffre di dolori allo stomaco, di eruttazioni interessanti, di ingrossamento dello stomaco, di esplosione di singhiozzo, o di tosse e respiro affannoso…Quando va in chiesa, quando prega e soprattutto quando viene esorcizzato. In questi casi, è importante ma non sempre necessario che la persona espella l’oggetto maledetto, ecc. L’olio esorcizzato aiuta davvero a rimuovere e a liberare il corpo da queste impurità o malesseri o cose maledette…” (dal libro Un esorcista racconta). Riguardo poi all’acqua santa, Santa Teresa d’Avila scrisse: “per lunga esperienza ho imparato che non c’è nulla come l’acqua santa per mettere i diavoli a tacere” (e impedire che tornino di nuovo).

“Per quanto mi riguarda, ogni volta che la prendo, la mia anima prova una consolazione particolare e notevole. Infatti, mi capita spesso di avvertire un ristoro che non saprei descrivere, simile a una gioia interiore che conforta tutta la mia anima.

Anche una notte, più o meno in questo periodo, mi sembrava che i diavoli mi soffocassero; e quando le suore avevano asperso una grande quantità di acqua benedetta, vidi una grande folla di loro che fuggivano velocemente come se stesse per gettarsi giù da un luogo scosceso”. Il libro di don Stanzione è particolarmente utile a tutti gli operatori pastorali che, pur non essendo esorcisti di nomina episcopale, lavorano nel campo del ministero della consolazione e della liberazione con gli ammalati spirituali.




L’ITALIA E LA DEMOCRAZIA UMILIATA

di Domenico Galbiati

PoliticaInsieme.com, 10 aprile 2024. Come sostenuto più volte su queste pagine non è possibile costruire una coalizione che intenda governare l’Italia, mettendo insieme una forza di sinistra – ammesso che il PD sia ancora in grado di interpretare efficacemente un tale versante – ed un’altra che, quale il Movimento 5 Stelle, è di fatto di destra, forse, anche a sua insaputa. E, perfino, a suo dispetto.

Una forza, infatti, che tuttora riposa sulla tara genetica delle sue origini – è pur sempre il partito del “vaffa” – e, per quanto dotata di una sua agenda sociale, la declina attraverso una postura demagogica e populista, nel migliore dei casi paternalistica, senza alcuna cognizione dell’ interesse generale del Paese.

Al di là delle cause scatenanti del momento che, a Bari e pure a Torino, hanno portato alla frattura tra PD e 5Stelle, se anche queste crisi locali dovessero risolversi, resterebbe per intero il problema di una conciliazione impossibile tra due forze che solo la comune convenienza elettorale potrebbe tenere assieme. In vista di una improbabile scalata al potere che, in queste condizioni, non si profila neppure su un orizzonte lontano. Il quale, peraltro, se fosse, in prospettiva, abbordabile, non farebbe altro che incrementare la rivalità interna a tale presunta coalizione, azzoppandola sul nascere.

Il nostro è, oggi, un sistema politico che francamente umilia l’Italia e gli italiani. Siamo un Paese di grande tradizione democratica, cresciuta attraverso la pluridecennale esperienza di un confronto spesso aspro, ma pur sempre orientato all’ interesse generale della collettività.

Un confronto duro e schietto, condotto secondo visioni differenti, spesso addirittura antitetiche, ma pur sempre motivate idealmente e politicamente, mai declinate solo in funzione di un potere fine a sé stesso. In altri termini, anche nelle stagioni più fortemente contrassegnate dal cosiddetto principio “ad excludendum”, il discorso pubblico dell’ Italia democratica ha sempre visto in campo, a fronte delle maggioranze che sostenevano il governo, una possibile, chiara e forte alternativa.

Che cosa resta oggi di tutto questo? Nulla o quasi. Non esiste una visione “altra”, un progetto politico che le opposizioni siano in grado di introdurre come termine dialettico che, a fronte della proposta incarnata dal governo, accenda nella pubblica opinione un confronto coinvolgente, possibilmente appassionato.

Al discorso del Governo, monocorde – eppure frastagliato e, per più aspetti, contrastato al suo interno – corrisponde la rissa indecente delle supposte opposizioni. Di fatto, PD e 5Stelle altro non fanno se non offrire preziosi assist alle forze di maggioranza che, sostanzialmente, giocano contro un avversario a porta vuota. Ciò che succede a Bari ed a Torino umilia la democrazia nel significato profondo del valore umano e morale di cui è la più alta, diretta ed esplicita attestazione sul piano politico e civile.

La democrazia – “forma di un desiderio profondamente umano”, come sostiene il documento preparatorio della prossima Settimana Sociale – è ferita, al punto che vacilla, dubita di sé, è tentata di rassegnarsi ad un inevitabile declino, quando il suo stesso fondamento, la sovranità popolare, la libera espressione del personale convincimento di ogni cittadino è così gravemente strumentalizzata e compromessa.




UN’ALTRA MISSIONE IN SENEGAL

Il Colibrì pronto. Lunedì, 15 aprile, il carico del container ed il saluto del Sindaco Jwan Costantini. Domenica pranzo di solidarietà per sostenere le attività del circolo

Giulianova, 10 aprile 2024. Dalle 8 alle 12 di lunedì prossimo, 15 aprile, il Circolo Colibrì completerà il carico del container che partirà a breve alla volta di Dakar per una nuova missione umanitaria. Domenica prossima, inoltre, si terrà il tradizionale pranzo di raccolta fondi per sostenere le attività dell’associazione, che in dieci anni di impegno umanitario e sociale ha realizzato iniziative di aiuto e assistenza a Giulianova e all’estero.

Alla chiusura del container, lunedì, sarà presente il Sindaco Jwan Costantini. Il gemellaggio di Giulianova con la capitale Dakar rappresenta solo una delle azioni promosse dal Colibrì e accolte con entusiasmo dall’ Amministrazione Comunale.

“Quest’anno il Circolo festeggia il suo decimo compleanno – spiega Ambra Di Pietro, che con Egidio Casati ha fondato e coordina le attività dell’ associazione – Per il 2024 stiamo preparando, non a caso, molte iniziative e qualche sorpresa. L’invio del container in Senegal rappresenta comunque un passaggio imprescindibile. La missione umanitaria resta infatti un impegno identitario della nostra associazione”.

“Nei mesi scorsi abbiamo ricevuto e sistemato abiti, libri, attrezzature sanitarie – prosegue Egidio Casati – È come se il container, oltre ai beni materiali, portasse in Africa anche la generosità dei giuliesi e condividesse con il Senegal la parte migliore della città”.




PREMIO FEDELTÀ AL LAVORO

Quarantesima edizione. Consegnati i premi agli imprenditori ed ai dipendenti  delle province di Chieti e Pescara

Chieti, 9 aprile 2024. “Il lavoro è la madre della libertà. È il motore che muove il mondo, che livella le disuguaglianze alla nascita e che offre a tutti la possibilità di crescere ed esprimersi. Il lavoro conferisce spessore, colora la vita, permette di stare al mondo con dignità, dando un significato alla propria esistenza e a quella dei propri cari. Questo è il lavoro.

E questo è il motivo per cui non possiamo rinunciare al lavoro inteso come futuro, ambizione, coraggio, determinazione, capacità, merito. Come presidente della Camera di commercio Chieti Pescara mi impegno quotidianamente, insieme alla Giunta ed alla struttura, per costruire un futuro in linea con le aspettative e le ambizioni dei più giovani. Con le nostre attività promuoviamo lo sviluppo di nuove competenze, coltiviamo le aspettative, cerchiamo di soddisfare nuovi bisogni, trovando le risorse economiche, umane ed organizzative per la crescita delle imprese”.

Sono queste le parole con le quali il presidente Gennaro Strever ha deciso di inaugurare la quarantesima edizione del Premio Fedeltà al lavoro ed al progresso economico che si è svolta ieri, otto aprile, nel Teatro Marrucino di Chieti.

73 riconoscimenti tra imprese, lavoratrici e lavoratori.

23 dipendenti con almeno 25 anni di attività, tre liberi professionisti, 35 imprese di almeno trent’anni. E poi, quattro imprese longeve, che siano attive ed iscritte al registro imprese da almeno 60 anni: Fratelli Di Muzio & C. S.r.l., Chieti; Società Autoservizi Tessitore S.r.l., Vasto; Sea Marelli Componenti S.A.S. di Daniele Agresta & C., Pescara; Rossi Ambrosini & C. S.n.c., Pescara. Un premio ad un brevetto, consegnato a Luca Tosto della Walter Tosto Spa, sviluppato nel campo di applicazione dello stoccaggio dell’idrogeno ad alta e altissima pressione.

Due premi speciali destinati “a personalità che si siano particolarmente distinte nel campo della cultura, dell’arte, dello sport, della scienza, della tecnica ed in campo umanitario, apportando alla collettività significativi contributi allo sviluppo economico, culturale e sociale”: il dottor Nicola Di Bartolomeo per aver dedicato una vita alla chirurgia, in particolare alla chirurgia laparoscopica, con passione, professionalità ed immenso impegno; la dott.ssa Antonella Santuccione Chadha in qualità di “Esperta di neuroscienze e di malattie neurologiche e psichiatriche, riconosciuta a livello internazionale, da sempre attivamente impegnata nella ricerca sulla medicina di precisione e nella innovazione”.

Infine, un riconoscimento particolare da parte del consiglio camerale e di tutto il personale al Segretario generale dell’ente dott. Michele De Vita che il 30 aprile andrà in pensione per avere gestito con visione e capacità manageriali il complesso accorpamento delle due Camere di Chieti Pescara, contribuendo a costruire una nuova solida realtà.

40^ EDIZIONE “PREMIO FEDELTÀ AL LAVORO E PROGRESSO ECONOMICO”

I riconoscimenti da assegnare a lavoratori ed imprese consistono in una medaglia del conio camerale di pregevole fattura ed in un diploma di benemerenza.

Per la Categoria I (n. 30 premi assegnabili), relativa a lavoratori autonomi e a lavoratori dipendenti (dirigenti, operai, tecnici, impiegati, braccianti, salariati, pensionati) che abbiano prestato lungo ed ininterrotto servizio presso la stessa impresa/settore industriale, commerciale, agricola, artigiana o di servizi con minimo di 25 anni (20 anni per i lavoratori del settore marittimo),

1)            LETIZIA SCASTIGLIA, Chieti

2)            GIACOMO FOSSATARO, Chieti

3)            MASSIMO ROSSI, Chieti

4)            MONIA SISTILLI, Chieti

5)            DIANA MAMMARELLA, Chieti

6)            SANDRO ZINCANI, Pescara

7)            SANTA COLLEVECCHIO, Pescara

8)            ROCCO FINOCCHIO, Montesilvano

9)            GIOVANNI CAPORRELLA, Montesilvano

10)         ROSARIA LA SELVA, Montesilvano

11)         ALESSANDRO TOROSANTUCCI, Lanciano

12)         FRANCO GIULIANI, Lanciano

13)         VITO GIANCRISTOFARO, Lanciano

14)         MARIA SILVANA DELL’ELCE, Lanciano

15)         GABRIELE DI DONATO, Penne

16)         GABRIELLA CARAMANICO, Guardiagrele

17)         ARMANDO NAPOLEONE, Cepagatti

18)         ANTONIO PALOZZO, Cepagatti

19)         GIUSEPPE MARIO PORRECA, Palombaro

20)         MARIA PIA LEMME, Sant’Eusanio del Sangro

21)         MARTINO AMOROSO, Sant’Eusanio del Sangro

22)         ENZO GIARDINO, Rocca San Giovanni

23)         AMALIA TIRO, Rocca San Giovanni

Per la Categoria II (n. 5 premi assegnabili), relativa a liberi professionisti regolarmente iscritti da almeno 30 anni ad Ordini o a Collegi Professionali riconosciuti e che si siano specializzati in specifiche discipline giuridiche, economiche, ambientali, ecc,

1)            PARIDE DI FABIO, Nocciano

2)            ALFONSO FRATTURA, Lanciano

3)            FRANCESCO COLANTONIO, Vasto

Per la Categoria III (n. 5 premi assegnabili), relativa a coloro che abbiano conseguito nell’ultimo quinquennio un brevetto per invenzione industriale di particolare interesse o valore sociale,

1)            LUCA TOSTO, Chieti

Per la Categoria IV (n. 30 premi assegnabili), relativa ad imprese agricole, artigianali, commerciali, industriali e di servizi che abbiano almeno 30 anni di ininterrotta attività (20 anni per le aziende appartenenti al settore della pesca),

1)            DI NARDO DONATO, Chieti

2)            TECNOGAS di MUFFO FRANCO, Chieti

3)            CALZATURE CINOSI, Chieti

4)            MARTINO ANTONELLA, Chieti

5)            DI BIASE MARINO, Chieti

6)            ARIENTI MOBILI di Adriano Arienti, Chieti

7)            GRANDE CAMILLO AUTOTRASPORTI, Chieti

8)            GENTILE ANTONELLA, Chieti

9)            TIME RIVESTIMENTI S.R.L., Pescara

10)         VAR-MAG S.P.A., Pescara

11)         DI PASQUALE DOMENICO, Pescara

12)         CASA DELLA SERRATURA S.R.L., Pescara

13)         FERAUTO Ing. Maurizio Masciulli Ferri, Pescara

14)         MENNA STORE di FRANCO MENNA, Vasto

15)         ORTOPEDIA VALENTINI di Valentini Bruno & C. s.a.s., Ortona

16)         GEGEL S.R.L., Ortona

17)         CONFEZIONI MARIO DE CECCO S.P.A., San Giovanni Teatino

18)         FONDAM S.R.L., San Salvo

19)         DE ROSA ALESSANDRO, Pianella

20)         F.A.R.C.O. GRANDI IMPIANTI S.R.L., Città Sant’Angelo

21)         BIG JOE S.R.L., Bussi sul Tirino

22)         B.M.M. dei F.LLI D’AGOSTINO MORIS E MARCO S.N.C., Picciano

23)         TRAVAGLINI S.N.C. di TRAVAGLINI ASSUNTA & C., Casoli

24)         BOUTIQUE DEL FIORE di CARLONE LOREDANA, Bucchianico

25)         F.LLI COSTANTINI S.N.C. di COSTANTINI FABRIZIO E MAURIZIO, San Vito Chietino

26)         NINO D’ALESSANDRO & C. S.N.C., San Vito Chietino

27)         GENOBILE NICOLA, Torrevecchia Teatina

28)         OTTICA IEZZI di IEZZI MONICA & C. S.N.C., Manoppello

29)         ALIMENTARI DA EMMA di EMMA SALLUSTIO, Castiglione Messer Marino

30)         TRAVAGLINI ANNA, Sant’Eusanio del Sangro

31)         CAMPITELLI ROCCO, Sant’Eusanio del Sangro

32)         DI TORO ITALO, Sant’Eusanio del Sangro

33)         TERMO ELETTRO BOMBESE di Tunnera Francesco, Bomba

34)         ANTICO FRANTOIO GIARDINO, Rocca San Giovanni

35)         PORCHETTA MASCIOTTA di MASCIOTTA RENATO, Liscia

Complessivamente i premiati ordinari sono 62.

PREMI “IMPRESA LONGEVA”

È altresì istituita una ulteriore categoria di premi riservata alle imprese, con sede principale nella provincia di Chieti o nella provincia di Pescara, che siano attive e iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio Chieti Pescara da oltre 60 anni.

1)            Fratelli Di Muzio & C. S.r.l., Chieti

2)            Società Autoservizi Tessitore S.r.l., Vasto

3)            SEA MARELLI COMPONENTI S.A.S. di Daniele Agresta & C., Pescara

4)            Rossi Ambrosini & C. S.n.c., Pescara

PREMI SPECIALI

Sono previsti inoltre due Premi Speciali da destinare a personalità che si siano particolarmente distinte nel campo della cultura, dell’arte, dello sport, della scienza, della tecnica ed in campo umanitario, apportando significativi contributi allo sviluppo economico e sociale del territorio chietino e pescarese. Tali premi speciali saranno individuati dalla Giunta Camerale.

1)            DOTT. NICOLA DI BARTOLOMEO

2)            DOTT.SSA ANTONELLA SANTUCCIONE




CASO BARI? MEGLIO CASO ITALIA

Ovvero corruzione e dintorni

Globalist.it, 9 aprile 2024. La corruzione è come un virus, può prendere tutti, a prescindere. Tutti o quasi. Sì, perché ci sono persone immuni da corruzione: sono donne e uomini probi, che si sono coltivate nella legalità.

Lo chiamano Caso Bari, giornalisticamente è così, di fatto è meglio dire caso Italia. Sì, perché la corruzione non ha una collocazione geografica, non attecchisce meglio ad una latitudine o longitudine, in un partito o coalizione invece di un altro, in un capitolo di bilancio pubblico o piuttosto che in uno aziendale.

La corruzione è come un virus, può prendere tutti, a prescindere. Tutti o quasi. Sì, perché ci sono persone immuni da corruzione: sono donne e uomini probi, che si sono coltivate nella legalità e nella dedizione al bene pubblico, non a chiacchiere, ma con scienza, coscienza e fedeltà. Non sono santi, non sono nemmeno tanto noti, ma sono l’ossatura vera e autentica del nostro Paese, sono coloro che non permettono la degenerazione totale dell’Italia.

Sono coloro che, con tanti sacrifici, cercano anche di resistere alla deriva fascista in corso. Amano l’Italia veramente e sanno bene che, se fosse, più onesta e fedele ai principi costituzionali, sarebbe uno dei Paesi più belli del mondo, come lo è per l’arte, i paesaggi e le tradizioni gastronomiche. Invece non è lo.

Non solo per la corruzione e le mafie ma perché è un Paese che – salve nobilissime eccezioni – educa male e poco (vedi famiglie, scuole, università, associazioni culturali, sportive e di volontariato, mass media, comunità cattoliche, istituzioni varie) ai principi fondanti del vivere civile, solidarietà e giustizia in primis.

“Così tutte le forme di illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci – come spiegava Italo Calvino, nel 1980, in La coscienza a posto – si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto”.

La Puglia, Il Piemonte, il paese X e la Regione Y sono questi sistemi. Bande di politici, professionisti, docenti, ecclesiastici che alla base hanno – direbbero i latini – un pactum sceleris, ovvero un “patto di scelleratezza” o meglio un “patto per il delitto”, che può essere di sinistra come di destra. Al potere giudiziario spetta il dovere di procedere come Costituzione e leggi comandano; ai cittadini e alle altre istituzioni di interrogarsi sul fatto, cioè sul caso Italia. Lo facciamo dagli anni ’90, cioè da Tangentopoli in poi e se le cose non sono cambiate, anzi, a volte sono peggiorate, vuol dire che l’azione di contrasto o è una chiacchiera da bar o è fatta male.

Il contrasto alla corruzione è prima di tutto un’azione educativa ed etica, poi politica e legislativa. E non aiuta affatto trattarla come un raffreddore passeggero: essa è, invece, una vera e propria polmonite cronica; in altri termini un sistema perverso, una trama accattivante, un male pervasivo (cf.  F. Giannella – R. D’Ambrosio., La corruzione: attori e trame).

Essa, infatti, non è la semplice somma di atti illegali e immorali, ma, ancora per Calvino, è un “sistema stabile, compatto e coerente”; per papa Francesco “uno stato personale e sociale, nel quale uno si abitua a vivere”.

Suoi ingredienti sono fattori di diversa natura quali: “centri di potere – sempre Calvino – mezzi finanziari smisurati, favoritismi, finanziamenti illeciti, illegalità, tangenti, complicità passiva, cattiva amministrazione della cosa pubblica, impunibilità, associazioni a delinquere di tipo tradizionale, sequestri di persona, svaligiamenti di banche, organizzazioni del terrore, presunzione di essere il miglior sistema possibile”. La lista è lunga e, purtroppo, nei vari casi in corso, il numero dei “fattori” sembra aumentare più che diminuire.

Il cosiddetto caso Bari ha lunga storia, all’inizio anche bella e ricca. Si chiamava “primavera pugliese”, che ha visto nelle due presidenze Vendola (2005-2015) una bella e seria esperienza con tanti assessori e consiglieri competenti e perbene. Qualche piccola ombra, ma certamente è stata una fase positiva.

Invece i mandati del sindaco (2004-2014) e poi presidente (dal 2015) Emiliano: un crescendo di atti discutibili, politicamente ed eticamente, Un continuum dove attività istituzionale e di partito, relazioni con imprenditori e attori istituzionali sono sembrati confusi e intrecciati tanto da non poterle distinguere per natura e finalità. Con assessori poco brillanti, Emiliano (agendo non da solo, certamente) ha nominato persone in ruoli strategici, rinforzando trame fitte con dubbi personaggi, siano essi politici o pubblici amministratori o imprenditori.

Ovviamente non parlo di elementi penalmente rilevanti (del resto non compete a me stabilire se lo siano o meno), ma si tratta, comunque, spesso di scelte personali e politiche, dal punto di vista etico, fortemente discutibili. La lotta alla corruzione passa prima di tutto dall’adottare criteri ineccepibili nelle scelte politiche e amministrative: come Weber insegnava i politici devono sempre “rispondere delle conseguenze prevedibili delle loro azioni”. Ciò significa rispondere anche di sé e dei propri collaboratori, sul perché sono stati scelti e su chi ha vigilato su di loro.

Se non si fa questo si contribuisce a creare una zona d’ombra dove la corruzione ha il terreno fertile per attecchire, ramificarsi e crescere. La storia evangelica si ripete: la zizzania si insinua tra il grano in mille modi.

E zizzania sono anche: il privilegiare più il consenso che la formazione e la buona politica; non prendere sul serio l’astensione e la mancanza di fiducia verso la classe politica; le stupidaggini dette dai palchi pubblici o sui media; l’atteggiarsi a moralizzatore dell’ultima ora che guarda dall’alto in basso e via dicendo.

Servire un’istituzione – espressione così spesso usata da diventare retorica stucchevole – non vuole dire tacere o parlare, operare o astenersi solo se il consenso elettorale cresce. Servire un’istituzione vuol dire amarla, spendersi per essa con “disciplina, onore e imparzialità” (Costituzione artt. 54 e 97), rispettare la legge, pagare di persona, parlare meno e lavorare duro nel portare frutti di bene pubblico, evitare autoreferenzialità e vanagloria, allontanare i corrotti e promuovere chi fa il bene, saper lasciare quando è giunto il tempo.

https://www.globalist.it/politics/2024/04/08/caso-bari-meglio-caso-italia-ovvero-corruzione-e-dintorni/