I TEATRI A PESCARA

Il D’Annunzio e il Flaiano violano i diritti umani e discriminano le persone con disabilità

Pescara, 25 marzo 2024. Non solo problemi di agibilità e vulnerabilità sismica evidenziati negli ultimi giorni, ma gravi problemi di barriere architettoniche e accessibilità per il teatro D’annunzio di Pescara.

In questi giorni tutti se ne sono occupati ed hanno effettuato sopralluoghi: politici, rappresentanti delle istituzioni, tecnici, ma nessuno si è posto il problema della gravissima situazione che riguarda sicurezza, accessibilità e fruibilità per le persone con disabilità.

Siamo costretti a ricordare che nel teatro sono presenti solo quattro postazioni, due per lato nell’intera platea, in numero assolutamente insufficiente anche rispetto a quanto stabilito dal d.m.236/89 che prevede un limite minimo di due posti ogni 400, i posti riservati alle persone con disabilità sono completamente fuori norma.

Posizionati al margine destro e al margine sinistro della platea i posti riservati non sono accessibili.

Presentano un gradino di circa 10 cm pericoloso e impossibile da affrontare anche con l’aiuto competente di un accompagnatore, due dei quattro posti isolati e lontani dal proprio accompagnatore sono addirittura posizionati in modo da occupare in parte la gradinata che consente agli altri spettatori l’accesso agli anelli superiori del teatro.

Tale gravissima situazione costringe spesso i pochissimi e privilegiati spettatori con disabilità a posizionarsi direttamente nel corridoio prospiciente la platea nel mezzo del passaggio degli altri spettatori, corridoio inoltre pericoloso da percorrere a rischio di cadute per persone con mobilità ridotta o ribaltamento per persone in carrozzina a causa delle canaline di copertura dei cavi tecnici sopraelevate rispetto al pavimento e già causa di numerosi infortuni anche di persone prive di problemi di deambulazione.

Tale situazione viola violentemente i diritti umani delle persone con disabilità, è causa di discriminazione e impedisce l’accesso alla cultura in condizioni di parità e uguaglianza rispetto agli altri cittadini.

L’associazione Carrozzine Determinate a seguito delle numerose segnalazioni e dell’attuale situazione in cui versa il teatro D’annunzio è obbligata a dare voce a tutte le persone con disabilità che da tempo si vedono negato, limitato, ridotto e umiliato il proprio diritto di accesso alle manifestazioni culturali della città di Pescara.

Né è possibile paventare l’ipotesi di spostare alcune manifestazioni del teatro D’annunzio all’interno del Flaiano che presenta anch’esso problemi di accessibilità con un palco non accessibile alle persone con disabilità.

È di dominio pubblico quanto accaduto lo scorso 29 febbraio in occasione della manifestazione sulla giornata internazionale delle Malattie Rare quando il Presidente dell’associazione Carrozzine Determinate invitato quale relatore insieme ai presidenti delle altre associazioni, è stato costretto a parlare al buio sotto il palco nella platea non potendo salire sul palco a causa delle barriere architettoniche.

Discriminazione vissuta anche da un giovane malato raro di Francavilla in carrozzina costretto a differenza degli altri ragazzi a restare in platea.

Tale discriminazione e violazione dei diritti umani causata dalle barriere architettoniche è avvenuta in presenza delle Istituzioni comunali e regionali rappresentate dall’assessore alle politiche della disabilità del Comune di Pescara Nicoletta Di Nisio e dall’ex assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì.

Come ASSOCIAZIONE CARROZZINE DETERMINATE rappresentiamo i diritti e la voce delle persone con disabilità e chiediamo a tutte le istituzioni che finalmente dopo 61 anni dalla costruzione del teatro D’Annunzio e del  teatro Flaiano i 2 milioni e mezzo di euro di spesa previsti per l’adeguamento sismico e l’agibilità eliminino una volta per tutte le barriere architettoniche presenti e restituiscano dignità alle persone con disabilità prevedendo un numero di posti riservati adeguato all’interno dei teatri.

Claudio Ferrante

Presidente Associazione Carrozzine Determinate




L’UMILTÀ NON OFFUSCA LA DIGNITÀ, ANZI È FECONDA

L’umiltà di Gesù è feconda perché totale svuotamento del sé dannoso e ingombrante per fare spazio all’opera di Dio Padre

di Rocco D’Ambrosio

Glòobalist.it, 24 marzo 2024. Il Vangelo odierno: Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».

Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.

Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:

«Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!» (Mc 11, 1-10; Intero racconto della Passione B: Mc 14, 1 – 15, 47).

Gesù entra a Gerusalemme sul dorso di un puledro. Per quanto l’immagine faccia pensare immediatamente all’umiltà di Gesù, non va trascurato che, per la tradizione biblica, il cavalcare un asino è tipico dell’antica cavalcatura dei principi (Gen 49, 11). Quindi Gesù è un re a tutti gli effetti: la sua umiltà non offusca la sua dignità. Basterebbe questo piccolo particolare per marcare la differenza tra Gesù e i potenti di questo mondo: in tutte le istituzioni, laiche o religiose che siano, ce ne sono diversi, che, per affermare sé stessi, molto spesso, hanno bisogno di mostrarsi superbi e spavaldi, di mostrare i muscoli, in ogni senso.

È un ingresso umile, quello di Gesù, con molti particolari interessanti. Tutto è preparato nei dettagli. Asino mai cavalcato: “Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui”. Precisi ordini di Gesù: “E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”. Grande partecipazione popolare: “Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: Osanna…”.

Pochi giorni dopo tutto questo sembrerà così lontano e atrocità e desolazione, nella passione di Gesù, si manifesteranno con indicibile forza. Una sintesi affrettata ci farebbe dire: dalla gloria all’ignominia in poche ore. Ma non è solo un passaggio repentino, frutto di congetture negative. In Gesù è uno stile di vita, che nella passione trova la più alta espressione. Gesù non ha paura di essere riconosciuto come Re, Messia atteso da secoli, ma si conserva umile. Gesù non ha paura di subire passione e morte, ma anche in esse si conserva umile. L’umiltà è uno dei fili conduttori della sua vita, compresi gli ultimi giorni.

Quando lo acclamano gridando “Osanna”, Lui si conserva umile. Quando lo denigrano e accusano ingiustamente, fino a ucciderlo, Lui si conserva umile. Quando risorge vittorioso, Lui si conserva umile. In linguaggio giovanile diremmo: non perde mai la testa, nel dolore come nella gioia, nella sconfitta come nel successo. La sua umiltà è piena adesione al volere del Padre e piena coscienza della sua missione. Non è affatto lo sciocco gioco di provare a essere quello che non si è. La sua umiltà è feconda perché totale svuotamento del sé dannoso e ingombrante per fare spazio all’opera di Dio Padre. Lo stare un po’ più in casa, il numero ridotto di relazioni forse ci potrebbe aiutare a riflettere e far nostra un po’ più di umiltà, ora e quando ritorneremo ritmi più normali.

Ha scritto Thomas Merton: “L’uomo umile prende quanto nel mondo lo aiuta a trovare Dio e lascia da parte il resto. Non è umiltà insistere nell’essere qualcosa che non sei”.




IL RUOLO DELLE COMUNITÀ ENERGETICHE

Ordine Ingegneri Chieti protagonista alla fiera dell’agricoltura

Lanciano, 23 marzo 2024. Ieri pomeriggio, nell’ambito della Fiera dell’Agricoltura che ha aperto i battenti nel Polo Fieristico d’Abruzzo a Lanciano, l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Chieti è sceso in campo per dare il suo contributo allo sviluppo del territorio abruzzese organizzando un convegno dedicato al ruolo delle Comunità Energetiche e delle Energy Service Company (ESCo) nel processo di transizione energetica.

Realizzata in collaborazione con ENESCO srl, l’iniziativa è stata un’occasione fruttuosa per confrontarsi sul tema dell’efficientamento energetico. A dibattere un ricco parterre di relatori, tra cui: l’Ing. Massimo Staniscia, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Chieti; l’Ing. Agostino Consalvo, consigliere e responsabile della commissione impianti ed energia dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Chieti; l’Arch. Franco Feliciani, energy manager presso Lanciano Fiera; Nicola Armatori, CEO di ENESCO srl; l’Ing. Francesco Forte e la dott.ssa Giorgia Mungo, entrambi Energy Expert, specializzati nell’assistenza alle imprese.

Durante la giornata, che ha visto una sentita partecipazione di un vasto pubblico, sono stati numerosi gli approfondimenti sulle prospettive economiche, finanziarie e legali della transizione energetica. Considerando non solo l’Abruzzo ma l’intero territorio nazionale, oltre ad esaminare il ruolo delle ESCo e delle Comunità Energetiche, sono state messe in luce le novità introdotte dal decreto MASE e affrontate le criticità che ne derivano, senza tralasciare le connesse regole operative, trattando anche le specifiche relative alla realizzazione dei servizi necessari al miglioramento dell’efficienza energetica e le nuove forme di autoconsumo diffuso e presentando lanciano Fiera come modello di sviluppo per la transizione energetica.

 “Come ingegneri – ha commentato Massimo Staniscia, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Chieti – siamo al centro di questo processo, perché abbiamo l’onere e l’onore di promuovere, progettare e realizzare interventi di efficienza energetica. Si tratta di una chiave per aumentare le performance dei sistemi, ridurre i costi e calmierare le bollette, ma non solo. Bisogna comprendere che le comunità energetiche rinnovabili – ha concluso Staniscia – sono un potente strumento di creazione di valore per l’Abruzzo, prima che per l’Italia intera. È importante, pertanto, costruire reti istituzionali e confrontarsi con tutti gli operatori e le categorie per superare le problematiche di governance e raggiungere l’obiettivo etico e sociale di tutelare l’ambiente, lasciando l’uomo al centro di tutto il processo di innovazione tecnologica”.




VIA CRUCIS DEI LAVORATORI

Domenica 24 marzo la 51^ edizione. Finalmente si torna a partire da piazza San Giustino

Chieti, 23 marzo 2024. Alle 18:30 per tutto il centro storico di Chieti si alterneranno alle 14 stazioni sindaci e rappresentanti del volontariato, Università “Gabriele d’Annunzio”, Forze dell’ordine, associazioni, confraternite, realtà associative territoriali e della Chiesa Ortodossa. Ci saranno Paola Villa, della Presidenza nazionale ACLI e l’intervento e la benedizione finale di mons. Bruno Forte. Tema dell’anno: riconciliazione, pace, perdono

Dopo il giro di boa del mezzo secolo, la “Via Crucis dei Lavoratori”, tradizionale appuntamento della città di Chieti, torna ad avere il suo punto di partenza in piazza San Giustino, cuore del capoluogo teatino. La cinquantunesima edizione della manifestazione organizzata dalle ACLI Provinciali di Chieti e coordinata da Mimmo D’Alessio, Dirigente Nazionale ACLI, che l’ha lanciata e curata sin dalla prima edizione si terrà come sempre al tramonto della Domenica delle Palme, il 24 marzo alle 18.30.

Con i Sindaci del territorio ad animare le Stazioni ci saranno i rappresentanti del volontariato, delle Forze dell’ordine, dell’Università “Gabriele d’Annunzio”, di associazioni, confraternite, realtà territoriali delle ACLI e della Chiesa Ortodossa. La Via Crucis di quest’anno torna al tradizionale percorso, con le prime tre stazioni che saranno realizzate in piazza San Giustino, poi, attraverso via Chiarini, si raggiungerà Corso Marrucino per arrivare a Piazza Trento e Trieste (Trinità), dove ci sarà la benedizione impartita da mons. Bruno Forte. In caso di pioggia la Via Crucis si svolgerà interamente nella Cattedrale di San Giustino.

Il commento musicale sarà curato dal Coro del Miserere di Chieti, dell’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti, diretto dal maestro Loris Medoro, accompagnato dall’orchestra diretta dal maestro Giuseppe Pezzulo. I Quadri delle Stazioni sono stati realizzati dagli Studenti del Liceo Artistico “Nicola da Guardiagrele” di Chieti. Per questa edizione della Via Crucis dei Lavoratori saranno presenti, tra gli altri, il presidente delle ACLI di Roma, Paola Villa, Consigliere di Presidenza Nazionale con delega all’Azione sociale ed animazione di comunità, il Presidente della Provincia di Chieti, Francesco Menna, ed il Sindaco di Chieti, Diego Ferrara. 

Le letture che compongono la Via Crucis sono state affidate a 14 Sindaci e alle diverse realtà associative che hanno aderito all’invito delle ACLI provinciali. Questo è lo schema della Via Crucis 2022: I Stazione – Gesù è condannato a morte – affidata al Sindaco di Chieti e alla Polizia Municipale di Chieti; II Stazione – Gesù è caricato della croce – affidata al Sindaco di Guardiagrele e alla Protezione Civile Guardiagrele; III Stazione – Gesù cade la prima volta – affidata al Sindaco di Bucchianico e alla Capanna di Betlemme – Comunità Papa Giovanni XXIII di Don Oreste Benzi; IV Stazione – Gesù incontra sua madre –  affidata al Sindaco di Fara San Martino e alla Misericordia di Chieti; V Stazione – Gesù è aiutato dal Cireneo – affidata al Sindaco di Villamagna e alla Comunità dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara; VI Stazione – La Veronica asciuga il volto di Gesù – affidata al Sindaco di Tornareccio e all’Associazione del Volontariato Vincenziano; VII Stazione – Gesù cade la seconda volta – affidata al Sindaco di Villa Santa Maria e ai Lavoratori della Sanità; VIII Stazione – Gesù incontra le donne di Gerusalemme – affidata al Sindaco di San Giovanni Teatino e alla Chiesa Ortodossa del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli;  IX Stazione – Gesù cade la terza volta – affidata al Sindaco di Torrevecchia Teatina e al Comando dei Vigili del Fuoco di Chieti; X Stazione – Gesù spogliato delle vesti – affidata al Sindaco di Miglianico e alla Polizia di Stato di Chieti; XI Stazione – Gesù viene crocifisso – affidata al  Sindaco di Ripa Teatina e ai Profughi Ucraini; XII Stazione – Gesù muore in croce – affidata al Sindaco di Pizzoferrato e all’Associazione “Dopo di noi”; XIII Stazione – Gesù è deposto dalla croce – affidata al Sindaco di Colledimacine ed al Corpo di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Chieti – XIV Stazione – Gesù è deposto dal Sepolcro – affidata al  Presidente della Provincia, Francesco Menna, ed alla Presidenza Nazionale delle ACLI.

Saranno inoltre presenti: Assisi PAX International, Croce Rossa Italiana, Associazione Nazionale Alpini, Terz’Ordine Francescano, AIDO, CRAL “SS Annunziata” di Chieti, Unione Sportiva ACLI e FAP ACLI.

«Dopo oltre cinquant’anni – spiega Antonello Antonelli, Presidente Provinciale delle ACLI di Chieti – la Via Crucis dei Lavoratori rappresenta ancora un importante momento di riflessione e di preghiera per i lavoratori: in questa edizione il tema che abbiamo scelto si raccorda al Grande Giubileo che vivremo l’anno prossimo, e ruota attorno a tre parole fondamentali per i cristiani, riconciliazione, pace e perdono. Auspichiamo la pace non solo per le martoriate regioni dell’Ucraina e per la Terra Santa, ma in tutti i contesti sociali e politici: ma essa non può essere raggiunta senza il perdono e la riconciliazione, secondo il magistero di papa Francesco. Su questo mediteremo quest’anno, con testi che richiamano tutti alla riflessione e alla preparazione spirituale al grande evento che la Chiesa vivrà l’anno prossimo. La Via Crucis non è solo “dei lavoratori”, ma anche per chi concilia la passione per il lavoro con quella della genitorialità e dell’assistenza ai propri cari, per chi il lavoro lo ha perso o rischia di perderlo, per chi è sfruttato come lavoratore, per chi cerca lavoro, per chi si forma e per chi si spende nella formazione dei futuri lavoratori, per chi i lavoratori li assiste, per chi è stato lavoratore ed ora è in pensione.

Gli Aclisti, essendo lavoratori cristiani, vedono nel lavoro non solo il contributo alla crescita della nazione, al benessere della propria comunità ed al legame con il proprio territorio ma anche un momento di promozione umana che non può esser tale senza il sostegno della preghiera sia essa quella comunitaria sia essa quella personale fatta anche solo di operoso e silenzioso dialogo con il Padre.

Nel ringraziare ognuna ed ognuno di quelli che, a partire dal suo ideatore Mimmo D’Alessio, la promuovono e la organizzano, invito cordialmente tutti a voler partecipare alla Via Crucis dei Lavoratori, un momento di vera comunità, di pacata meditazione e di rasserenante preghiera».   

Maurizio Adezio




SETTIMANA SANTA, SETTIMANA PER LA PACE

Domenica iniziano i riti della passione, morte e resurrezione di Gesù

Pescara, 23 marzo 2024. «Anche quest’anno vivremo la Settimana Santa secondo i ritmi della vita liturgica e quelli della devozione al mistero della Passione e Morte di Cristo in Croce. Anche quest’anno continuiamo, però, a respirare venti di guerra e non possiamo rimanere indifferenti di fronte al dolore di tanti fratelli e sorelle che abitano le zone dei conflitti».

Con queste parole monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, annuncia il programma della Settimana Santa. «Tutta la Settimana Santa è un inno di preghiera, di speranza – continua il presule – è la contemplazione della sofferenza di Cristo che sentiamo viva sulla nostra pelle, nelle immagini che osserviamo, a volte indifferenti, dalle terre di battaglia, così come nelle croci che ognuno di noi deve abbracciare nella vita». 

Si inizierà domenica 24 marzo, Domenica delle Palme, che l’arcivescovo celebrerà in Cattedrale, alle 11.15, per continuare con la cosiddetta Messa Crismale di Mercoledì 27 marzo, alle 18.30, sempre in Cattedrale.

La celebrazione della Messa in Coena Domini di Giovedì 28 marzo, alle 17, nella Cittadella della Caritas con i Poveri e alle 18.30 in Cattedrale, aprirà il Triduo Pasquale, un unico grande giorno, un’unica grande celebrazione di tre giorni, in cui si contemplerà il servizio, il ministero sacerdotale, l’istituzione dell’Eucaristia, la passione e la morte di Cristo, la Risurrezione.

«Venerdì 29 aprile, rivivremo la morte di Cristo continuando, come lo scorso anno, l’intercessione particolare per la pace – aggiunge monsignor Valentinetti – Ci uniremo alla preghiera del Papa nella commemorazione della morte di Cristo, alle 17, in Cattedrale, e nella Via Crucis delle 19, che quest’anno riproporremo in un percorso breve, ma particolarmente intenso di contenuti nella zona di Pescara Porta Nuova. Muoveremo con le immagini del Cristo Morto e della Vergine Addolorata per una prima parte processionale silenziosa lungo Viale D’Annunzio, Piazza Garibaldi, Corso Manthonè, fino a Piazza Unione. Giunti a Piazza Unione, inizieremo la meditazione sulle 14 stazioni della Via Crucis che si snoderà lungo Via delle Caserme». 

Sabato 30 marzo, sempre in Cattedrale, la Veglia Pasquale, alle 22.30, con il battesimo di un adulto e due bambini. Domenica 31 marzo, Pasqua del Signore, la Messa solenne alle 10 nella Cappella del Carcere di San Donato e alle 11.30 in Cattedrale. L’Arcivescovo celebrerà la Pasqua anche a Penne, nella chiesa del Carmine, alle 18.30.




GIORNATE FAI DI PRIMAVERA

Il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Raccontare l’Italia è il primo passo per tutelarla e valorizzarla. Sabato 23 e domenica 24 marzo 2024

Ortona, 22 marzo 2024. Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese: 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni (elenco dei luoghi e modalità di partecipazione, consultabili su www.giornatefai.it).

Le Giornate FAI di Primavera si confermano nella loro trentaduesima edizione uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Un’esclusiva opportunità di scoprire un’Italia meno nota, di luoghi solitamente inaccessibili, dalle grandi città ai borghi, da veri e propri monumenti a luoghi curiosi e inediti, che tuttavia ugualmente raccontano la cultura millenaria, ricchissima e multiforme del nostro Paese. Un modo per contribuire alla tutela e alla valorizzazione di questo patrimonio, che va innanzitutto conosciuto, frequentato, e prima ancora, raccontato.

È questa la missione del FAI: “curare il patrimonio raccontandolo”, a cominciare dai suoi 72 Beni aperti al pubblico durante l’anno, ma ampliando e arricchendo questo racconto proprio in occasione delle Giornate FAI di Primavera, quando 750 luoghi saranno aperti in tutta Italia grazie a migliaia di delegati e volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio. Le Giornate del FAI offrono un racconto unico e originale dei beni culturali italiani, che risiede nella loro Storia intrecciata con la Natura, nei monumenti e nei paesaggi, nel patrimonio materiale e immateriale, e nelle tante storie che questi possono raccontare, che insegnano, ispirano e talvolta anche commuovono. Un racconto corale e concreto che si fonda sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale con un unico obiettivo: conoscere e riconoscere il valore del patrimonio italiano per tutelarlo con il contributo di tutti, perché appartiene a tutti.

Le parole del Presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano Marco Magnifico in occasione della XXXII edizione delle Giornate FAI di Primavera: “Raccontare il patrimonio culturale per educare la collettività a proteggerlo e a prendersene cura: da questa necessità nacquero nel 1992 le Giornate FAI di Primavera dando vita, e poi corpo, e poi forza ad una impressionante struttura di volontariato – le Delegazioni del FAI -, che con entusiasmo e pervicacia eccezionali in questi trentadue anni hanno aperto al pubblico 15.540 luoghi dimenticati o difficilmente visitabili raccontandoli, appunto, con semplicità e passione a ben 12 milioni e 515.000 di cittadini. Ai benefici di questo raccontare se ne è ora aggiunto un altro: quello della fisicità e del ruolo che essa ha per un vero apprendimento.”

Il Gruppo FAI Ortona della Delegazione FAI di Chieti curerà due aperture, e nello specifico: il borgo di Sant’Apollinare Chietino, un percorso che farà conoscere la storia e scoprire le bellezze, alcune volte nascoste del piccolo borgo agricolo di Sant’Apollinare accompagnati da esperti di storia locale; Ortona, sulle tracce della Battaglia, accompagnati dagli Apprendisti Ciceroni® dell’Istituto Comprensivo “F.P. Tosti” di Ortona, i visitatori percorreranno un itinerario alla scoperta delle tracce ancora visibili della battaglia che, combattuta casa per casa, interessò tutta la città negli ultimi giorni del 1943.




I RAGAZZI DEL D’ANNUNZIO HANNO VINTO

Tra i 1000 finalisti, gli studenti hanno vinto il primo posto nella categoria scritto senior del concorso filosofico Romanae Disputationes.

Bologna, 22 marzo 2024.  I ragazzi e le ragazze del Liceo D’Annunzio di Pescara vincono alla XI edizione del Concorso nazionale di filosofia Romanae Disputationes tra gli oltre mille studenti e docenti da tutta Italia che si sono riuniti presso il Teatro Duse di Bologna per il convegno finale del percorso iniziato a settembre sul tema: Quid est tempus?

Gli studenti del Liceo D’annunzio, accompagnati dal prof. Luca Di Meco, hanno vinto il primo posto nella categoria scritto senior con una tesina filosofica dal titolo Ricomporre i frammenti del tempo.

Dopo la lezione inaugurale del prof. Adriano Fabris (Università di Pisa) a settembre, tra i 6000 studenti partecipanti si sono formati oltre 200 gruppi che hanno elaborato un contenuto filosofico originale in forma scritta o video o monologo, e si sono preparati al torneo di disputa filosofica Age contra.

“Romanae Disputationes è un progetto preziosissimo per la scuola italiana – afferma Marco Ferrari, ideatore e direttore del Concorso – perché chiede di lavorare in gruppo, di approfondire le competenze riflessive, nel pensiero critico e nel saper mettere in discussione le proprie convinzioni. Le ragazze e i ragazzi si confrontano, insieme e nel tempo libero, per approfondire problemi troppo spesso relegati all’ora di lezione e che hanno un significato essenziale per la vita, come la domanda Quid est tempus? Le Romanae Disputatione portano la scuola fuori dalla scuola, all’università, al Teatro Duse di Bologna, a conoscere scuole di tutta Italia, a fare filosofia e a farla tutti insieme”

Nella convention finale che si è tenuta gli scorsi 20 e 21 marzo, si sono susseguite lezioni, dialoghi con esperti, esibizioni dei monologhi, musica e sfide di dispute filosofiche, per arrivare alle attesissime premiazioni che hanno visto come vincitori gli studenti e le studentesse del Liceo D’Annunzio di Pescara.

Romanae Disputationes lavora in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Toniolo, Incontri Esistenziali, CIMEA, Lavoropiù Spa, Edulia Treccani Scuola, Loescher editore, Laterza scolastica, Diesse, Cineteca di Bologna, Fondazione De Gasperi, Fondazione RUI, Pandora Rivista, Museo Nazionale del Cinema, Jonas ONLUS, Parole O_Stili, Dire, fare, insegnare, Filò, Teatro Duse, si ringrazia Banca di Bologna, e  con il patrocinio di Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Università degli Studi di Padova, Università Ca’ Foscari di Venezia, Università degli studi di Bari Aldo Moro.




LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI

Al via l’azione destinata alla area interna Giovenco – Roveto – Vallelonga

Lecce dei Marzi, 22 marzo 2024. Il progetto dell’area interna Giovenco Roveto, costituita da 13 comuni (Balsorano; Bisegna, Civita D’Antino, Collelongo, Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi, Morino, Ortona dei Marsi, Ortucchio, Pescina, San Benedetto dei Marsi, San Vincenzo Valle Roveto, Villavallelonga), capofila comune di Lecce nei Marsi, prevede numerose azioni formative destinate agli studenti che frequentano gli istituti scolastici dell’area, nonché azioni formative rivolte ai genitori degli studenti.

Le scorse settimana è partita la seconda annualità della scheda Intervento N. 15 “Formazione degli Adulti”, che prevede 4 Corsi di formazione per anno, in totale 12 Corsi, della durata di 20 ore cadauno, 2 ore a settimana per dieci settimane, destinati ai genitori dei ragazzi stranieri che frequentano le scuole dell’Area Interna “Giovenco-Roveto”.

I corsi, organizzati dal CPIA responsabile dell’attuazione della Scheda Intervento, si svolgono nelle seguenti sedi: Sala Consiliare del comune di Pescina; Sala Consiliare del Comune di San Benedetto dei Marsi; presso il Centro Anziani di Gioia dei Marsi; Sala della Biblioteca del Comune di Lecce dei Marsi, Sala Consiliare del Comune di Ortucchio.

Il giorno 19 marzo si è svolta, presso la sala consiliare del comune di Pescina, la 2^ lezione del corso. Alla lezione hanno partecipato 10 madri di alunni stranieri che frequentano l’Istituto “Fontamara” di Pescina. La maggior parte delle partecipanti è di origine marocchina ed i loro mariti lavorano prevalentemente nei campi del Fucino.

Durante la lezione, tenuta dalla prof.ssa Eugenia Tabellione, sono stati approfonditi i primi elementi della lingua italiana.

All’inizio della lezione hanno portato i saluti i sindaci di Pescina, Mirko Zauri, ed il Sindaco di Lecce nei Marsi, comune capofila, il quale nel suo intervento, dopo aver dato il benvenuto alle partecipanti, ha ringraziato i sindaci dei comuni di Gioia dei Marsi, Gian Luca Alfonsi, Ortucchio, Raffaele Favoriti, Pescina, Mirko Zauri, e San Benedetto dei Marsi, Antonio Cerasani, che hanno dato la loro disponibilità a far svolgere i corsi nelle sedi comunali.

Le partecipanti hanno dimostrato grande interesse ed apprezzamento per l’azione formativa, tant’è, come ha riferito la docente, che le corsiste volevano continuare   anche dopo le ore 17,30 temine della lezione. Molte di loro hanno chiesto di aumentare le ore di lezione e di far svolgere il corso tutti i giorni e non solo una volta a settimana. «Nella prossima programmazione delle attività faremo tesoro del loro consiglio, ha dichiarato il sindaco di Lecce, Augusto Barile. Sono contento, ha aggiunto il sindaco, dell’apprezzamento che le giovani corsiste hanno espresso per l’azione formativa che continuerà con 30 corsi di approfondimento della durata di due ore ciascuno, sempre riservati alle famiglie straniere, e incentrati sull’educazione civica».




FESTIVAL ARTISTICO: DID U SEE?…

Un Invito a Guardare, Riflettere e Trasformare – Prima Edizione. Pubblica lab, via Cristoforo Colombo dal 12 al 27 aprile nei fine settimana

Sant’Omero, 21 marzo 2024. Il Festival Artistico “Did U See?”, con il supporto organizzativo della Associazione Niche, è lieto di annunciare la sua prima edizione che si terrà presso Pubblica_lab, un suggestivo spazio nel cuore di Sant’Omero, TE, Abruzzo. Questo evento promette un’esperienza artistica coinvolgente e trasformativa, La prima edizione porta il titolo “Le voci delle Donne”.

Il nome del festival, “Did U See?”, è una provocazione che invita il pubblico a non chiudere gli occhi di fronte alle sfide attuali, ma piuttosto ad esplorarle attraverso l’arte. Attraverso una mostra di arte contemporanea e diversi eventi collaterali, tra cui talks, musica, teatro e laboratori, il festival mira a suscitare riflessioni profonde su temi cruciali che plasmano la nostra società.

In questa prima edizione, il festival terrà come titolo dell’evento “Le voci delle Donne”, dando valore al lavoro delle donne nella cultura, mettendo in luce la disuguaglianza di genere, la violenza contro le donne e altre questioni riguardanti alle problematiche che ancora subiscono le donne. Sarà un modo potente per sensibilizzare la comunità.

La Mostra Principale: Al cuore del festival si trova la mostra principale intitolata “You Look So Fine! Narrazioni ed Espressioni del Corpo”. La mostra esplora il corpo umano come un territorio complesso, carico di significati e fonte di narrazione, lotta e libertà. Attraverso opere d’arte che sfidano le norme sociali e culturali, il corpo viene rivelato come un campo di battaglia politico e uno strumento di resistenza e autodeterminazione. La fragilità, la vitalità e l’identità del corpo sono celebrate ed esplorate attraverso una varietà di medium artistici, creando uno spazio inclusivo in cui tutte le esperienze corporee sono rispettate e celebrate. Un invito a guardare oltre le apparenze e a scoprire la bellezza e la complessità dei corpi.

Eventi e Laboratori: Lalula Vivenzi, Art Manager e artefice di Did U See? art festival, ha organizzato una serie di eventi correlati alla mostra, offrendo al pubblico l’opportunità di partecipare a manifestazioni culturali e interagire con altre artiste donne. Di seguito il programma completo degli eventi:

Venerdì 12/04

18:00: Vernissage della mostra. “You Look So Fine! Narrazioni e Espressioni del Corpo”

Curatrice:

Maragaret sgarra

Artiste:

Aliteia, Cristina Savage, Casiraw, Paola Calcatelli, Selene Pierini, Lalula Vivenzi, Daniela Daz Moretti.

Entrata su invito.

Sabato 13/04

Apertura dell’evento.

•             16:00: Talk sulle Sfide Legislative e Diritti delle Donne in Italia, tenuto da Erika Angelini dell’Associazione NICHE.

•             18:00: Presentazione Letteraria con La Perdigiorno, Libreria.

•             20:00: Spettacolo Teatrale “Canti d’Argila” di Monserrat Olavarria.

Domenica 14/04

•             11:30: Laboratorio Musicale per genitori e bambini (da 0 a 6 anni) con Monserrat Olavarria.

•             15:30: Laboratorio di Numerologia Occidentale Moderna con Paola Corsi.

Venerdì 19/04

•             18:00: Talk sull’Arte Femminista: Tracciando la Storia di una Rivoluzione Creativa, con Selene Pierini.

Sabato 20/04

•             16:00: Presentazione Letteraria con Andreina Moretti.

•             18:00: Laboratorio “Liberɜ dal Patriarcato: Laboratorio di Consapevolezza e Autodeterminazione” a cura di Laura Gaspari della Cooperativa On the Road.

•             20:00: Musica Live con Laragosta.

Domenica 21/04

•             15:00: Laboratorio di Collage con Katia Scarpellini.

•             18:00: Laboratorio Teatrale e di Performance con Mariasole Fornarelli e Lalula Vivenzi.

Venerdì 26/04

•             18:00: Talk sui “Femminili Plurali: il Linguaggio Ampio come Strumento di Lotta”, con Benedetta La Penna.

Sabato 27/04 – Chiusura dell’Evento

•             15:00: TALK: Uno sguardo femminile nell’arte: dalla preistoria all’era digitale, con Alisia Viola

•             18:00: Talk: Conversazioni con le artiste del festival. Mediatrice: Aurelie Urbano

•             20:00: Musica Live con CosTaLuna

BIOGRAFIE:

Margaret Sgarra, Curatrice

La curatrice d’arte contemporanea ha conseguito il Diploma di I livello in Didattica dell’arte presso l’Accademia Albertina di Torino. Ha poi ottenuto una Laurea Magistrale in Storia dell’arte all’Università di Torino e una in Arti visive a Bologna. Nel 2019 ha fatto un tirocinio linguistico presso l’HANOI University, tenendo lezioni di storia dell’arte e architettura italiana. Nel 2020 ha frequentato il corso “N.I.C.E. New Independent Curatorial Experience” a Torino e nel 2022 ha vinto il Bando per curatori “Paratissima FACTORY”, ricevendo menzione speciale dalla Fondazione Contrada Torino Onlus. Ha curato mostre come “WHAT DOES INDIFFERENCE MEAN?” ad Ales (OR), 2022, “(S)COMPOSTE” a Torino, 2022, e “Femminile plurale” a Torino, 2023. Collabora con laboratori artistici per bambini e adolescenti a Torino e contribuisce a riviste e blog sull’arte contemporanea, con un focus su identità, femminismo, corporeità ed emozioni.

Selene Pierini, Artista

1994 Camerino (MC). Artista femminista, nella sua ricerca artistica indaga ed analizza la condizione delle donne nella nostra società, espone la violenza di genere da un punto di vista testimoniale, come atto di denuncia sociale e politica. Le esperienze traumatiche vissute diventano materia da analizzare, interrogare, manipolare, lacerare. Misurandosi con l’intimo, l’umano, il sociale, si fa portavoce delle sofferenze vissute dalle minoranze, spesso invisibilizzate o marginalizzate, mirando a portare alla luce realtà spesso nascoste o ignorate. Fa della sua lotta femminista il motore attivo della sua poetica e pratica artistica. A seconda del messaggio i suoi lavori si servono di materiali e tecniche espressive diverse; pur essendo fortemente legata alla pittura e al disegno utilizza anche installazioni ed opere site specific e concettuali.

Daniela Daz Moretti, Artista

Nata nel 1978 a Roma, è un’artista poliedrica laureata in Letteratura Contemporanea. La sua passione per il disegno e la pittura ha caratterizzato la sua giovinezza, partecipando ad esposizioni collettive durante gli anni universitari. Successivamente, ha ampliato il suo repertorio artistico apprendendo le tecniche della modellazione ceramica, creando sculture, installazioni e interventi site-specific.

Attraverso l’apprendimento delle tecniche calcografiche, ha sviluppato un approccio innovativo nella creazione delle sue opere. Oltre a creare, condivide la sua conoscenza insegnando ceramica ad adulti e bambini, con una predilezione per la sperimentazione e l’esplorazione di nuove tecniche.

Daniela ha partecipato a numerose esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero, dimostrando la sua versatilità e creatività nel mondo dell’arte contemporanea.

Cristina Savage, Artista

Nata nel 1979 a Connecticut, USA, è un’artista multidisciplinare: fotografa e performer, cresciuta ad Hong Kong in una famiglia di origine colombiana e statunitense.

Nel 2002 si è laureata presso la Skidmore College in Belle Arti a Saratoga Springs, New York, e dal 2003 vive nel sud della Spagna. A partire da una residenza artistica a Utne, Norvegia, Savage ha realizzato progetti artistici e performance presso il Centre Pompidou, MNCARS, ARCO CAAC di Siviglia e CAC-Málaga, tra gli altri, oltre a svolgere progetti di ricerca pedagogica e incarichi presso il Museo Picasso Málaga e MAV (Mujeres en las Artes Visuales). L’artista è stata oggetto di studio e inclusa in testi e pubblicazioni accademici.

Cristina Savage lavora sul ruolo sociale e sessuale assegnato alle donne nella società contemporanea, comprese le donne appartenenti alla comunità latina. Infaticabile creatrice, reinventa e denuncia l’immaginario collettivo stereotipato.

Aliteia, Artista

Il percorso di Aliteia (Padova, 1985). nasce da una lunga ricerca introspettiva. Questa sperimentazione l’ha condotta nel tempo ad avvicinarsi sempre di più all’arte come veicolo di conoscenza e di trasformazione. Si presenta nel panorama artistico mediante la sua mostra personale alla Fabbrica del Vapore, che ha da subito colto il valore tematico, concettuale ed estetico della sua ricerca. Aliteia deriva dalle parole Ali e Aletheia (ἀλήθεια): il significato letterale della parola greca ἀλήθεια è «lo stato del non essere nascosto; lo stato dell’essere evidente» e implica anche la sincerità, così come fattualità o realtà. Aletheia è la verità che non si può nascondere, che non si può celare. L’artista è dunque una guida poiché l’evoluzione del sé possa essere un processo fattivo e reale affinché si abbia il coraggio di camminare lungo la propria strada che ci rappresenta a fianco delle nostre fragilità e diversità che sono parte della nostra identità. La fragilità trova dunque una nuova narrazione, non più un aspetto da nascondere e per ma la massima manifestazione d’arte in quanto espressione di sé.

Paola Calcatelli, Artista

Diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ho approfondito le mie competenze seguendo corsi di restauro dipinti e legni presso l’Istituto per l’Arte e il Restauro di Palazzo Spinelli a Firenze. La mia carriera artistica è stata caratterizzata dalla dualità tra il lavoro di restauratrice e quello di pittrice, arricchita dall’insegnamento di corsi di pittura e trompe l’oeil per adulti e da esperienze come insegnante di Arts Plastiques presso il Liceo Francese Jean Giono di Torino, oltre alla docenza in Arte e Immagine presso la scuola pubblica. Le mie opere hanno trovato spazio in numerose esposizioni personali e collettive, esplorando temi quali la femminilità, la trasparenza e la memoria. Tra le principali esposizioni, si annoverano Paratissima 14 “Feeling different” a Torino, il Take Care Project presso la Fondazione 107, e mostre presso la Ossimoro Art Gallery, il Museo del Ricamo e del Tessile, e la iKonica Gallery. Risiedo e lavoro in una cascina nella pianura cuneese, dove trovo costante ispirazione dalla natura e dalla storia circostante.

Casiraw, Fotografe

Casiraw è composto da Althea e Carlotta Casiraghi, San Benedetto del Tronto, 1991 e 1992, sorelle e anime intrecciate dalla passione per la fotografia e dalla visione del Mondo che condividono. Dopo aver frequentato entrambe l’Accademia di Belle Arti di Macerata, prendono direzioni diverse per poi, ad inizio 2023, decidere di fondere creatività e competenze. Sfidando i confini di “giusto” e “sbagliato”, abbracciando l’imprecisione, le loro non sono solo fotografie; sono finestre aperte verso l’esperienza umana, verso l’impatto che un’immagine ha nell’esatto istante in cui viene vista. Spingono gli spettatori a considerare i dettagli che destano meno attenzione, che passano a volte inosservati o più spesso ignorati, rivelando la bellezza nascosta delle sfumature trascurate. In un mondo affollato di immagini superficiali e veloci, la loro fotografia è un inno alla bellezza dell’imperfezione, un’ode al potere di un’immagine di scuotere la mente, di bloccarti sul posto a riflettere, anche solo per un prezioso momento”

Lalula Vivenzi, Artista

Nata a Bogotà nel 1986, questa versatile artista ha una formazione eclettica che abbraccia moda, fotografia e arte visiva. Ha guadagnato riconoscimenti sia come Artista che come fotografa e stilista. Nel 2013 ha partecipato al Reality Show di moda “Project Runway Latino America” in Messico. Nel frattempo, ha realizzato due mostre individuali, intitolate “La casa lulezquiana” e “Womanpower”. Nel 2015 è stata selezionata per partecipare alla Biennale di Venezia di Bogotà, dirigendo il collettivo “Venecia style” nel progetto “Razza schiava”. Nel 2016 ha preso parte al programma Arte Cámara Tutor, un’iniziativa promossa dalla Camera di Commercio di Bogotà ed ARTBO. Nel 2017 è stata selezionata come finalista nel Luxemburgo Art Prize. Nel 2019 ha esposto nella mostra collettiva degli artisti colombiani in Italia, organizzata dall’ambasciata della Colombia presso il Museo di Arte Contemporanea a Perugia, Rocca di Umbertide. Nel contesto del Medfilm Festival, è stata selezionata come vincitrice per la migliore fotografia nel concorso “Walk with Women”. Ha anche partecipato al “Connexion Festival” al Mattatoio e, insieme al collettivo Metamorfosi, ha presentato un manifesto al Macro Asilo a Roma. Nel 2020 ha preso parte alla mostra “Telefoto” e “Formato Chic” presso la Galleria Elvira Moreno di Bogotà. Nel 2021 è stata inclusa nella galleria virtuale The Holy Art a Londra. Nel 2022 ha partecipato a Rara Residecia a Malaga. Nel corso2023, è stata invitata al Femfest a Monte Urano e a Myymälä2 a Helsinki per socializzare e continuare il progetto Free Female Power. Inoltre, partecipa a Paratissima a Torino.  Attualmente sta sviluppando due progetti culturali, Pubblica_lab e Did U See? Art Festival.




TRA FERRATELLE, VINO AGRICOLO E BIRRA CONTADINA

Alla fiera di Lanciano Coldiretti 100 mq di esposizione con made in Italy, servizi e consulenzaNduccio presenta il vino Sott’a La Capanne e lunedì studenti a lezione di api

lanciano, 21 marzo 2024. Sweet Food, degustazioni delle eccellenze e seminari sul mondo delle api nell’area Coldiretti presente alla Fiera dell’agricoltura di lanciano che aprirà i battenti per la 62esima edizione venerdì mattina per concludersi lunedì 25 marzo.

Nell’area espositiva situata nel padiglione 3, la principale organizzazione di produttori parteciperà per raccontare l’importanza del cibo e del made in Italy con oltre dieci espositori e una selezione delle eccellenze territoriali, un angolo dedicato alla consulenza, uno spazio digitale in cui verranno promosse le principali tematiche per la tutela del vero agroalimentare con il coinvolgimento diretto dei visitatori della fiera e un’area di degustazione di dolci tipici da strada e vini locali.

Ospite dello spazio sarà inoltre ‘Nduccio che presenterà la sua linea di vini agricoli biodinamici Sott’ a La Capanne prodotta da BIO Cantina Orsogna: il noto cabarettista abruzzese, da sempre legato alle tradizioni locali, condurrà i visitatori in un viaggio nella tradizione più genuina, tra bevute conviviali e storie di vita quotidiana dei nostri vignaioli,  raccontata con etichette storiche e la conosciuta ed apprezzata verve di Abruzzese Doc.

E lunedì 25, nella giornata di chiusura della manifestazione, spazio alle scuole con una lezione agli studenti delle primarie di Lanciano su “Il paese delle api”, curata dalla fattoria didattica l’Arnia di Adina di Tornareccio.

“Il nostro spazio – dice Luca Celestino, Direttore di Coldiretti Chieti – non è una semplice area di vendita delle aziende agricole ma un punto di incontro e di riflessione per capire, grazie ai nostri addetti, quale è l’attualità dell’agricoltura italiana e l’importanza del cibo made in Italy nello scenario europeo, nazionale e regionale”. “La promozione del vero made in Italy – sottolinea Pier Carmine Tilli, presidente di Coldiretti Chieti – è la strada principale per tutelare la nostra economia e il territorio che produce bellezza, qualità e eccellenza”.




IL CEMENTIFICIO: LUOGO DI MEMORIA

Non si cancelli un altro pezzo di storia urbana

Pescara, 20 marzo 2024. Si annuncia la demolizione del Cementificio di via Raiale. Lo dicono esponenti della Regione e del Comune con piena soddisfazione per la iniziativa intrapresa dalla proprietà. Noi, invece, leviamo un allarme per la perdita di un altro pezzo della nostra  storia urbana.

Il Cementificio è parte della evoluzione di Pescara: sorto alla fine dell’Ottocento, in prossimità della foce del fiume, nella fine degli anni Cinquanta fu trasferito in via Raiale, dove, con ampliamenti successivi, ha caratterizzato per decenni lo Sky-Line della città.

La sua attività è stata dismessa meno di dieci anni, fa perché ormai incompatibile con il tessuto urbano e la struttura è stata posta all’asta. A nostro avviso  è stato un errore non acquisirlo alla proprietà pubblica, vista anche la cifra modesta alla quale l’attuale proprietà privata se la è aggiudicata, sarebbe stato il primo importante tassello di quel parco fluviale di cui tutti parlano ma  di cui  nessuno avvia la realizzazione, insieme ad un’altra grande incompiuta: la cosiddetta Città della Musica sorta in luogo dell’ex inceneritore.

I manufatti esistenti compongono un’importante testimonianza di archeologia industriale, sia  per gli imponenti silos che per gli interni, dalle sorprendenti spazialità e con gli enormi macchinari, testimonianza della storia industriale della Regione.

Si annuncia a breve l’uscita di una estesa documentazione fotografica, opera di Luciano D’Angelo,  grande fotografo attento alle persone, agli edifici, ai paesaggi del nostro Abruzzo e si potrà valutare ed apprezzare per intero il valore di questo complesso  in rapporto al panorama, negli scorci inediti, nel dettaglio dei macchinari.

Il Cementificio è un luogo di cui non si può perdere la memoria, che è  memoria della città ed anche della cultura del lavoro.

Facciamo appello innanzitutto all’Archivio di Stato perché voglia salvaguardare e proteggere quanto ancora resta degli archivi cartacei che raccontano la storia del complesso; ci rivolgiamo inoltre alla Soprintendenza ABAP per le provincie di Chieti e Pescara, al Comune, alla stessa proprietà  perché si voglia garantire il riuso dei principali manufatti, evitando indiscriminate demolizioni che cancellerebbero la importante testimonianza, modificando lo stesso profilo della città al suo ingresso.

I due silos devono continuare a svettare, anche con le nuove funzioni che potranno ospitare; le maggiori vestigia della stagione produttiva dovranno essere visitabili, magari in una sezione espositiva apposita  che racconti la storia della terra che qui veniva trasformata per edificare proprio la città; le aree attualmente a parco pubblico e quelle lungo la golena dovranno integrarsi al grande parco fluviale.

Da parte della proprietà e del Comune si annuncia un grande progetto i cui contorni, tuttavia, restano ancora ignoti alla città se non nelle enunciazioni di massima; chiediamo di conoscerlo nei dettagli e, soprattutto, che quel progetto si misuri con una preesistenza  di grande valore, evitando l’ennesima tabula rasa della storia cittadina.

Direttivo Italia Nostra, Pescara Sezione  L. Gorgoni




ONU: LA CARESTIA A GAZA È UN CRIMINE DI GUERRA

Politicainsieme.com, 20 marzo 2024. L’uso della carestia a Gaza come arma è un crimine di guerra. La denuncia è stata ufficializzata dalle Nazioni unite. Si aggiunge alle autorevoli voci che si erano fatte sentire per ricordare le condizioni in cui è costretta la popolazione della Striscia di Gaza dopo l’intervento militare di Israele in risposta alla strage condotta da Hamas il 7 ottobre dello scorso anno. Anche noi avevamo registrato al riguardo la dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell, che aveva condannato l’uso della fame come arma di guerra.

Oltre 1,1 milioni di persone, circa la metà della popolazione di Gaza, vivono in condizioni di catastrofica insicurezza alimentare e stanno raggiungendo il livello in cui è prevedibile uno sterminio per fame.

Il rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) sostenuto dalle Nazioni Unite prevede che, in particolare, il nord di Gaza potrebbe essere colpito dalla carestia in qualsiasi momento e che oltre il 70% dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia si trova ad affrontare già una “fame catastrofica”.

“La carestia è ora prevista ed imminente nei governatorati di Gaza Nord e di Gaza e si prevede che si manifesterà durante il periodo di proiezione da metà marzo 2024 a maggio 2024”, soprattutto a seguito dell’annunciato intervento israeliano nella città del sud della Striscia di Rafah dove si sono rifugiate nei mesi scorsi centinaia di migliaia di palestinesi.

Il rapporto aggiunge che moltissime sono le famiglie costrette a cibarsi del foraggio animale perché manca loro ogni altro tipo di cibo.

Gli organismi internazionali prevedono una scala composta da cinque livelli nel definire i livelli di gravità di situazioni del genere. E per quanto riguarda Gaza, viene sottolineato che almeno il 20% dei palestinesi di Gaza hanno raggiunto il quinto livello più alto, dopo il quale si verificano il più alto numero di morti per fame e malnutrizione e che già si registrano due morti al giorno ogni diecimila persone. Ma Jens Laerke, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), ha dichiarato che si è avviata una spirale per cui si teme che “si assisterà alla morte di fame di oltre 200 persone al giorno”. Particolarmente colpiti i bambini a proposito dei quali si ritiene che uno su tre sia gravemente malnutrito.

Anche il Segretario di stato Usa, Antony Blinken, ha parlato di una “prima volta” in cui una intera popolazione è ridotta in tali condizioni.




RAGAZZI DELLE SCORTE

Nelle scuole la proiezione dei due docufilm dedicati alle vittime di mafia. A Teramo, Pineto, giovedì 21 marzo 2024

Corropoli, 20 marzo 2024. Nuovo appuntamento organizzato da Società Civile ETS e Polizia di Stato, dedicato agli studenti delle scuole della città di Teramo, nell’ambito della XXXII edizione del Premio Nazionale Paolo Borsellino, iniziativa che ha come obiettivo primario quello di sensibilizzare la comunità sui temi della legalità e della giustizia.

Dopo il camper rosa, il pullman azzurro e il truck vita da social, in occasione della Giornata nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie il prossimo 21 marzo, alle ore 10:30, presso l’Auditorium dell’Istituto Alessandrini di Teramo, il comprensivo Teramo 3 D’Alessandro, il comprensivo di Pineto presso il teatro polifunzionale e il comprensivo di Corropoli presso il teatro comunale, saranno proiettati i due docufilm della serie Memories coprodotta da Rai e dal Ministero degli Interni: I ragazzi delle scorte. Le Stragi di Capaci e via D’Amelio, incentrato sul racconto della vedova di Vito Schifani, e I ragazzi delle scorte. La Quarto Savona Quindici, basato sulla storia narrata dalla vedova di Antonio Montinaro.

Si tratta di due degli agenti che, insieme al collega Rocco Dicillo, rimasero uccisi nell’attentato del 23 maggio 1992 in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone e sua moglie, anche lei magistrato, Francesca Morvillo e rimasero ferite 23 persone. I film saranno proiettati anche al Teatro Sant’Andrea di Pescara, all’Università di Chieti e nell’Auditorium del Parco de l’Aquila.

Ma i film saranno proiettati anche al Teatro Sant’Andrea di Pescara, all’Università di Chieti e nell’Auditorium del Parco de l’Aquila.

Tutti gli studenti (e i cittadini) potranno vederli liberamente a partire dalle ore 11 di giovedì 21 marzo collegandosi alla pagina Youtube




LE GIORNATE FAI DI PRIMAVERA

XXXII^ edizione, sabato 23 e domenica 24 marzo 2024 tornano

Abruzzo, 19 marzo 2024. Evento Nazionale di partecipazione attiva di raccolta pubblica di fondi. Il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Raccontare l’Italia è il primo passo per tutelarla e valorizzarla. In Abruzzo 21 aperture in 8 borghi e città

Sabato 23 e domenica 24 marzo tornano le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese: 750 luoghi in 400 città saranno visitabili a contributo libero, grazie ai volontari di 350 delegazioni e Gruppi FAI attivi in tutte le regioni (elenco dei luoghi e modalità di partecipazione, consultabili su www.giornatefai.it).

Le Giornate FAI di Primavera si confermano nella loro trentaduesima edizione uno degli eventi più importanti e significativi per conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Un’esclusiva opportunità di scoprire un’Italia meno nota, di luoghi solitamente inaccessibili, dalle grandi città ai borghi, da veri e propri monumenti a luoghi curiosi e inediti, che tuttavia ugualmente raccontano la cultura millenaria, ricchissima e multiforme del nostro Paese. Un modo per contribuire alla tutela e alla valorizzazione di questo patrimonio, che va innanzitutto conosciuto, frequentato, e prima ancora, raccontato.

È questa la missione del FAI: “curare il patrimonio raccontandolo”, a cominciare dai suoi 72 Beni aperti al pubblico durante l’anno, ma ampliando e arricchendo questo racconto proprio in occasione delle Giornate FAI di Primavera, quando 750 luoghi saranno aperti in tutta Italia grazie a migliaia di delegati e volontari del FAI e agli Apprendisti Ciceroni, giovani studenti appositamente formati per raccontare le meraviglie del loro territorio.

Le Giornate del FAI offrono un racconto unico e originale dei beni culturali italiani, che risiede nella loro Storia intrecciata con la Natura, nei monumenti e nei paesaggi, nel patrimonio materiale e immateriale, e nelle tante storie che questi possono raccontare, che insegnano, ispirano e talvolta anche commuovono. Un racconto corale e concreto che si fonda sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati che in numero sempre maggiore vi collaborano grazie a una vasta e capillare rete territoriale con un unico obiettivo: conoscere e riconoscere il valore del patrimonio italiano per tutelarlo con il contributo di tutti, perché appartiene a tutti.

Le parole del Presidente del Fondo per l’Ambiente Italiano Marco Magnifico in occasione della XXXII edizione delle Giornate FAI di Primavera: “Raccontare il patrimonio culturale per educare la collettività a proteggerlo e a prendersene cura: da questa necessità nacquero nel 1992 le Giornate FAI di Primavera dando vita, e poi corpo, e poi forza ad una impressionante struttura di volontariato – le Delegazioni del FAI -, che con entusiasmo e pervicacia eccezionali in questi trentadue anni hanno aperto al pubblico 15.540 luoghi dimenticati o difficilmente visitabili raccontandoli, appunto, con semplicità e passione a ben 12 milioni e 515.000 di cittadini. Ai benefici di questo raccontare se ne è ora aggiunto un altro: quello della fisicità e del ruolo che essa ha per un vero apprendimento.”

LE APERTURE IN ABRUZZO

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI CHIETI

FRANCAVILLA AL MARE (CH)

BORGO ANTICO DI FRANCAVILLA AL MARE

CENACOLO MICHETTIANO

FONDAZIONE MICHETTI: LE 100 OPERE VINCITRICI DEL PREMIO

Aperture a cura del GRUPPO FAI DI ORTONA

ORTONA (CH)

ORTONA: SULLE TRACCE DELLA BATTAGLIA

SAN VITO CHIETINO (CH)

BORGO DI SANT’APOLLINARE

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI VASTO

GISSI (CH)

NEL CUORE DEL CRISTALLO D’ABRUZZO

PALAZZO CARUNCHIO: CONVENTO, DIMORA BORGHESE, MUNICIPIO

REMO GASPARI, LA DIMORA RACCONTA

PALAZZO SPADACCINI E LA “SOCIETA’ AUTOMOBILISTICA GISSANA”

EX ALBERGO CENTRALE AI TEMPI DEL TURISMO TERMALE

GISSI, UNA STORIA SCRITTA CON IL GESSO

VISITA AL CAMPANILE DELLA CHIESA DI S. MARIA ASSUNTA

*Ingresso Iscritti FAI

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DELLA MARSICA

BALSORANO (AQ)

CASTELLO PICCOLOMINI DI BALSORANO

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI SULMONA

INTRODACQUA (AQ)

INTRODACQUA IL BORGO DEI MUSICISTI E DEI POETI

ESCURSIONE: CHIESA DI SANT’ANTONIO E GLI AFFRESCHI DEL ‘500

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI PESCARA

TOCCO DA CASAURIA (PE)

IL BORGO DEL VENTO TRA ARTE, NATURA E CULTURA

IL CONVENTO DELL’ OSSERVANZA ALLE PENDICI DEL MONTE MORRONE

LA DIMORA SI RACCONTA: PALAZZO TORO

*Ingresso Iscritti FAI

Aperture a cura della DELEGAZIONE FAI DI TERAMO

COLONNELLA (TE)

COLONNELLA, TRA STORIA E PAESAGGI

ABITARE LA TERRA: LE ANTICHE PINCIAJE

IL SENTIERO DEI LAGHI

Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo libero a partire da 3€ utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi, e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali. Inoltre, fino al 31 marzo 2024 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb, Tiscali, Geny Communications e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da TWT, Convergenze, PosteMobile.

Elenco completo dei luoghi aperti in ABRUZZO e modalità di partecipazione all’evento su

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=ABRUZZO

IMPORTANTE: Si raccomanda di controllare sul sito

i giorni e gli orari di apertura prima della visita e se è necessaria la prenotazione.

Verificare sul sito anche eventuali variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse.

Le Giornate FAI di Primavera chiudono la Settimana Rai dedicata ai Beni Culturali in collaborazione con il FAI. Dal 18 al 24 marzo, come ormai da oltre 10 anni, la Rai sarà in prima linea al fianco del FAI con tutti i canali radiofonici e televisivi e attraverso RaiPlay per creare un racconto corale che metterà al centro la bellezza e la sostenibilità del nostro patrimonio artistico e paesaggistico. Rai è Main Media Partner del FAI per sensibilizzare tutti gli italiani alla cura e valorizzazione del nostro Paese e supporta in particolare le Giornate FAI di Primavera 2024, anche attraverso la raccolta fondi solidale autorizzata da Rai per la Sostenibilità – ESG e promossa sulle reti del servizio pubblico.

Le Giornate FAI di Primavera 2024 sono rese possibili grazie al prezioso contributo di importanti aziende illuminate: 

Ferrarelle, acqua ufficiale del FAI e Partner degli eventi istituzionali, da oltre dieci anni preziosa sostenitrice dell’iniziativa, presente con il suo Parco Sorgenti di Riardo (CE) nella lista dei luoghi visitabili – esempio virtuoso di gestione responsabile delle risorse custodite e di valorizzazione del patrimonio agricolo-paesaggistico – e impegnata insieme alla Fondazione in importanti attività di tutela della cultura, della natura e del territorio italiani.

Dolce&Gabbana, la casa di moda che fin dalla sua fondazione riconosce e promuove le eccellenze artigiane italiane e le bellezze artistiche e architettoniche del territorio, per il primo anno Partner della Fondazione. Una speciale collaborazione basata sui valori comuni di italianità, cultura, tradizione, educazione e bellezza.

Fineco, una delle principali reti di consulenza in Italia, crede fermamente che la cura e il valore del patrimonio artistico e culturale siano un asset strategico per lo sviluppo del Paese. Per questo motivo la banca è Main Sponsor delle Giornate FAI di Primavera dal 2020.

Edison, azienda energetica con 140 anni di storia impegnata per la salvaguardia dei luoghi e delle realtà di interesse culturale e sociale presenti nel nostro Paese, è da sempre vicina al FAI e lo accompagna nel suo percorso di transizione ecologica ed energetica. In occasione delle Giornate FAI di Primavera aprirà la Centrale idroelettrica di Quassolo (TO) e quella di Ponte Giulio a Montereale Valcellina (PN) e, grazie all’apertura dell’Energy Center del Politecnico di Torino, saranno visitabili le Officine Edison, in cui l’azienda sviluppa i suoi progetti innovativi.

Grazie anche a Domal, azienda produttrice di serramenti in alluminio parte del Gruppo Hydro, molto sensibile ai temi di sostenibilità e impatto ambientale, Corporate Golden Donor del FAI dal 2023 e per il primo anno sostenitrice delle Giornate FAI di Primavera. 

Si ringrazia, inoltre, l’Ippodromo Snai San Siro di Milano per la speciale apertura dell’impianto e il prezioso sostegno locale che si rinnova dal 2018.

Si ringrazia la Commissione europea, che collabora da anni alle Giornate FAI attraverso l’Ufficio di Rappresentanza in Italia. Ventuno siti storici, artistici e culturali destinatari di finanziamenti europei saranno visitabili a testimonianza dell’impegno dell’Europa nella salvaguardia e sviluppo del patrimonio culturale italiano ed europeo.

Le Giornate FAI di Primavera 2024 hanno ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e si svolgono con il Patrocinio del Ministero della cultura, del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane e con l’Alto Patrocinio di Regione Abruzzo. Si ringraziano la Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della Protezione Civile, da tempo al nostro fianco con i suoi volontari e il Ministero della Difesa, lo Stato Maggiore della Difesa e le Forze armate che durante le Giornate FAI di Primavera concedono l’apertura di alcuni loro luoghi simbolo. Un grazie sentito anche al Fondo Edifici di Culto per aver averci concesso l’apertura di alcune chiese di sua proprietà. Un ringraziamento per il generoso sostegno alla buona riuscita della manifestazione all’Arma dei Carabinieri per il contributo alla sicurezza dell’evento e un grazie particolare alla Croce Rossa Italiana per la partnership consolidata. Grazie di cuore alle 134 Delegazioni, 112 Gruppi FAI, 94 Gruppi FAI Giovani e 10 Gruppi FAI Ponte tra culture, e a tutti i volontari attivi in Italia. Un ringraziamento anche ai 16.000 Apprendisti Ciceroni, studenti appositamente formati in collaborazione con i loro docenti, che hanno l’occasione di accompagnare il pubblico in visita nei luoghi aperti dal FAI nel loro territorio, sentendosi direttamente coinvolti nella vita sociale e culturale della loro comunità. Ringraziamo infine in modo speciale i proprietari delle centinaia di luoghi aperti in aggiunta ai nostri Beni e le amministrazioni comunali che hanno accolto questa iniziativa.




LA PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO A CHIETI

e le tradizioni religiose abruzzesi nel periodo pasquale

di Franco Cercone

[Pubblicato in Theate Antiqua” – Chieti, Edizioni Vecchio Faggio, 1991, pp. 483-494.]

La settimana di Pasqua è caratterizzata in Abruzzo da rituali chiesastici e sacre rappresentazioni che, in armonia con quanto accade nella natura, celebrano il grande mistero cristiano della morte e della resurrezione. È settimana santa che invocata nei suoi giorni a mo’ di historiola (lunedì santo, martedì

santo, ecc.) è preposta, come ricorda il De Nino, a funzioni apotropaiche e persino terapeutiche[1].

È inoltre “tempo sacro ciclico”, perché viene a coincidere con un periodo equinoziale in cui riaffiorano credenze magiche ed antiche consuetudini divinatorie, mai sopite, che coesistono in modo sincretico con la liturgia ed hanno modo di manifestarsi a partire dalla Domenica delle Palme. È tuttora tradizione diffusa in Abruzzo quella di gettare in tale giorno alcune foglie d’ulivo sul fuoco per trarre auspici sul corso dell’anno. Se bruciano immobili, se si afflosciano senza scoppiettare, o se si consumano senza produrre fiamma il responso è infausto, perché vuol dire che si muore entro l’anno, si rompe un fidanzamento, si perde la salute e via dicendo[2]

La palma benedetta è anche simbolo di pace. Mediante lo scambio di ramoscelli d’ulivo si cancellano vecchi rancori o si instaurano rapporti di comparatico[3] Non meno significativa è un’altra costumanza abruzzese quella cioè di recarsi nella Domenica delle Palme in cimitero per deporre un ramo d’ulivo benedetto sulle tombe di amici o parenti[4]. In genere le palme benedette svolgono una vasta funzione apotropaica e per tal motivo esse vengono poste sui letti, nelle stalle (accanto al santino di Antonio Abate), dietro l’uscio di casa, dentro le automobili e soprattutto sui campi, a protezione e benedizione del raccolto [5]; sicché l’usanza rispecchia un tema culturale che il Wörterbuch der deutschen Volkskunde definisce “europeo” e “radicato” in tutti gli strati sociali, non solo dunque nelle società agro-pastorali ma anche nei ceti definiti, nella concezione gramsciana, egemoni[6].

I primi giorni della settimana di Pasqua non presentano in Abruzzo, sotto il profilo demologico, particolarità degne di rilievo[7].

Nel pomeriggio del mercoledì santo avviene da parte dei fedeli l’omaggio dei vasi in cui si lasciano

germinare al buio cereali di diverse specie, seminati, per tradizione, la mattina del 17 gennaio, e con i quali si adorna un altare secondario della chiesa in cui viene allestito il cosiddetto sepolcro. Si tratta dello “spazio sacro” dove viene posto per l’adorazione il Sacramento e che rappresenta simbolicamente il sepolcro di Cristo. Fino a tempi recenti tuttavia, con l’espressione fare i sepolcri non si intendeva, come avviene oggi, far visita ad almeno tre chiese nella sera del giovedì santo, bensì allestire una serie di scene interpretate da attori, scelti per lo più fra i parrocchiani, ed ispirate ad episodi della Passione di Cristo. Nota al riguardo il De Nino: “Nella Settimana Santa si fanno i Sepolcri. In una di quelle sacre rappresentazioni i giudei intorno a Cristo sono uomini vestiti alla medioevale”[8]. Specifica meglio al riguardo il Finamore: “Il Sepolcro è la rappresentazione scenica di un atto della Passione che si fa nelle principali chiese del luogo”[9].

In tal senso però il Sepolcro, o “sacra rappresentazione”, costituisce una tradizione consolidatasi verso la metà del secolo scorso, poiché le disposizioni scaturite dal Concilio di Trento vietavano ad attori di impersonare le figure di Cristo e della Madonna. La Chiesa aveva espresso di conseguenza una ferma condanna nei confronti di tali rappresentazioni. Gli incidenti che da esse scaturivano[10] erano infatti decisamente riprovevoli, poiché avvenivano in un momento, come la Settimana Santa, assai significativo per la Cristianità. La condanna dei sepolcri viene ribadita così nei Sinodi celebrati nel periodo post-tridentino e per quanto riguarda l’Abruzzo citiamo per tutti quello indetto e celebrato nel 1629 dal vescovo di Valva e Sulmona, Francesco Cavalieri, nel capoluogo peligno. Nella parte III il vescovo ordina che durante la Settimana di Pasqua “nec comediae, tragediae, aliave iocularia in publico recitentur, aut repraesententur, sub poena excommunicationis ecc.” [11], risoluzione da cui non dovettero sortire risultati di un certo rilievo, dato che in un altro Sinodo celebrato nel 1715 a Sulmona, il vescovo Bonaventura Martinelli sancisce quanto segue: “Repraesentationes virorum ante Sepulchrum adstantium, ubi Sanctissima Eucharistia feria quinta in Coena Domini in memoriam Passionis ejus reponitur, omnino prohibemus sub poena suspensionis a Parocho, ab Actoribus vero excommunicationis illico incurrendae”.[12]

Va sottolineato che il Sinodo di mons. Cavalieri, celebrato come si è detto a Sulmona, fu pubblicato nel 1633 per i tipi di Ottavio Terziani e Bartolomeo Pavese, stampatori in Chieti, e con regolare nihil obstat da parte delle autorità religiose teatine, ben al corrente del medesimo problema esistente in tutta l’Arcidiocesi.

Di conseguenza le sacre rappresentazioni furono allestite in seguito con l’impiego di statue, come si può ancora osservare a Sulmona e Lanciano la mattina di Pasqua ed a Corropoli il martedì dopo Pasqua, oppure con scene della Passione disegnate su cartoni collocati in chiesa nei pressi del Sepolcro. Quest’ultimi non costituivano affatto una novità. Più noti con la designazione di quadri devozionali, essi sono attestati ovunque, specie nel Mezzogiorno, come lontani eredi di quelle pergamene in cui venivano miniati episodi della Passione ispirati all’iconografia bizantina[13]. Di essi parla ampiamente il Mayer, che sottolinea in particolare come verso la metà dell’800 fosse assai viva

l’usanza di erigere nelle chiese, nel periodo pasquale, “grandi scenari che rappresentavano la tomba del Salvatore”[14]. Questa particolare forma devozionale non è scomparsa del tutto in Abruzzo. Ad Introdacqua per es., nell’ambito delle usanze ricorrenti nella Settimana Santa, “occupano il primo posto le figure montate su cartone o su legno rappresentanti scene o personaggi della Passione di Cristo”[15]. Individuare le cause che determinarono l’affievolimento di tale particolare tradizione non è agevole. Probabilmente le pitture su cartone non dovevano suscitare forte emotività e sentimenti di immedesimazione nei fedeli, indotti a prediligere, in base ad un comprensibile processo di identità psicologica, sacre rappresentazioni allestite con statue[16] oppure, come si può ancora vedere oggi a Gessopalena, quadri viventi interpretati da attori e realizzati con particolari giochi di luce all’aperto. Insieme ai Sepolcri vanno annoverate nel quadro delle tradizioni del Giovedì Santo altre interessanti costumanze. Innanzitutto da tale giorno fino al Sabato Santo si legano le campane e per richiamare i fedeli ai riti religiosi si adoperano ancora oggi nei piccoli centri particolari strumenti di legno che assumono in Abruzzo nomi diversi (raganelle, gnaccole, tricche-tracche, ecc.). Assai diffusa è anche l’usanza di spargere in campagna (soprattutto nei vigneti ed oliveti) i cereali germogliati nei vasi e preposti ad ornamento degli altari in cui sono stati allestiti i Sepolcri. A tali germogli si attribuiscono particolari poteri apotropaici, perché favoriscono l’abbondanza del raccolto[17] Va ricordato inoltre come sia tuttora diffusa in Abruzzo la consuetudine di non battezzare i bambini nella settimana di Pasqua, divieto questo di cui si coglie un’eco in molti Editti Vescovili del XVIII e XIX secolo e la cui ratio risiedeva probabilmente nella circostanza che le feste collegate all’evento più importante del “ciclo dell’uomo” mal si conciliavano con il mesto riserbo da osservare nei giorni della Passione di Cristo. È noto che in passato la mortalità infantile era molto alta soprattutto nei primi giorni di vita, per cui angosciante era il timore che i bambini nati nel periodo pasquale fossero sepolti senza aver ricevuto il battesimo. Da tale prescrizione chiesastica è scaturita probabilmente la consuetudine in questione, ovunque profondamente radicata ed assurta a valore di norma comportamentale.

Il Venerdì Santo in Abruzzo e la Processione del Cristo Morto a Chieti. Radici di una sacra rappresentazione.

L’animazione che si avverte ovunque durante il giorno di Venerdì Santo scompare quasi d’incanto all’imbrunire allorché dalle chiese madri o dalle cattedrali cominciano a snodarsi le processioni del Cristo Morto. Le città soprattutto, prive nel centro storico di alcuni segni che rammentano la frenetica civiltà delle macchine, riacquistano in parte per tale solenne manifestazione il fascino del tempo passato e si trasformano in un teatro degno di rappresentare il dramma più grande della storia dell’umanità. Dallo sguardo commosso delle persone si avverte l’intensa partecipazione ad un evento che è rivissuto psicologicamente con la morte e la resurrezione di Cristo.

Le processioni del Venerdì Santo assumono particolare importanza nei maggiori centri abruzzesi, come a L’Aquila, Sulmona, Lanciano e Teramo, gestite da confraternite per lo più di antica fondazione. La manifestazione più suggestiva e spettacolare resta comunque per unanime riconoscimento quella di Chieti, che rivela sia caratteristiche proprie che aspetti comuni alle processioni allestite, per tale solenne ricorrenza, in altre località.

Va sottolineato in via preliminare che tali processioni sono sacre rappresentazioni che scaturiscono attraverso lente e complesse rielaborazioni dal dramma liturgico medievale e che ad esse “partecipavano forse fin d’allora i personaggi della Passione: Cristo, la Madonna, la Maddalena e militi a cavallo vestiti alla romana, insomma una rievocazione ottenuta col canto narrativo e i personaggi processionanti”[18]. Il momento più importante nell’evoluzione di tali manifestazioni è dato, come è noto, dalla sostituzione del latino con il volgare, il cui uso, nella sacra rappresentazione, “comunque incominciato ed affermatosi, ebbe una portata immensa. Per esso il clero cessava di essere

l’unico impresario del teatro. La poesia drammatica usciva dal chiuso del presbiterio e dall’aula scolastica per irrompere nella piazza”[19]. Alle antiche confratriae subentrano così in seguito pii sodalizi laicali, omogenei sotto il profilo sociale, che a partire in special modo dalla seconda metà del XVII secolo sono portatori nell’ambito del tessuto cittadino di complessi interessi economici.

La ricerca affannosa del regio assenso o dell’affiliazione ad influenti confraternite romane rappresenta un riconoscimento indispensabile al ruolo che tali sodalizi rivestono, siano essi formati dalla nobiltà cittadina oppure facciano capo all’Arte, quell’associazione cioè di persone esercitanti lo stesso mestiere e legate reciprocamente da speciali diritti e doveri. Come pio sodalizio dedito anche ad opere caritatevoli, la confraternita ha di solito la sua sede naturale e legale in una parrocchia ed in tal modo si verifica fra quest’ultime una convergenza spontanea di interessi, nel senso che il peso esercitato dalla confraternita nella vita economica e sociale della città si proietta di riflesso nella stessa gerarchia parrocchiale[20].

Malgrado la peste del 1656, che fa registrare a Chieti solo 840 fuochi dopo il debellamento del morbo, malgrado alcune carestie che, a partire dal 1697, afflissero le Terre del Mezzogiorno, la Diocesi di Chieti nel 1721 annovera 45 000 abitanti, occupati soprattutto nel capoluogo marrucino nel settore emergente artigianale e manifatturiero[21], organizzato nell’Arte. Nell’esplosione dei piati per il noto diritto di precedenza fra le varie confraternite, che aveva luogo particolarmente in occasione delle processioni del Venerdì Santo e del Corpus Domini, si coglie anche a Chieti l’eco dell’importanza che ogni settore artigianale riteneva di aver raggiunto nell’economia locale[22]. La Confraternita che gestiva la Processione del Venerdì Santo ed alla quale appartenevano quasi sempre le famiglie nobili cittadine, precedeva di solito gli altri pii sodalizi. A Sulmona per es. i nobili facevano capo alla Confraternita della SS. Trinità ed a Chieti al Sacro Monte dei Morti, sicché qui la processione, sfilando davanti alle dimore dei nobili teatini, o case palaziate, aveva modo di riconfermare il prestigio delle famiglie che vi abitavano.

Il percorso della processione sacralizza quasi per legge di contatto gli antichi e nobili edifici, esorcizzandoli dal male, e nello stesso tempo rappresenta un itinerario rituale, quello appunto delle processioni delle rogazioni, le quali fin dal periodo medievale si svolgevano, come ha evidenziato il Guidoni, “lungo i due assi ortogonali nord-sud ed est-ovest, segnati da quattro croci, la Processione segna così una croce orientata sul terreno e la benedizione è diretta alle quattro direzioni dello spazio, ricalcando un antichissimo rituale di orientamento sacro, cardodecumanico”[23]. Questa particolarità è confermata dal tracciato della processione del Venerdì Santo a Chieti, anno 1879, scoperto e pubblicato dal Meaolo nel volume più volte citato[24] che non risulta, a ben osservare, molto dissimile dallo schema processionale osservato la sera del Venerdì Santo del 1990 e risultante precisamente dal seguente tracciato: Cattedrale, via Pollione, piazza Valignani, via De Lollis, piazza Matteotti, via Arniense (sezione ovest), via dei Crociferi (fino alla chiesa di S. Agostino), via degli Agostiniani, via Toppi, corso Marrucino, Pozzo, corso Marrucino, via dei Domenicani, via Vezio Marcello, piazza Templi Romani, via Priscilla, via Ravizza (fino a via Zecca), piazza Trento e Trieste, corso Marrucino, piazza Valignani (Pozzo), via Pollione, Cattedrale. Come si capisce, il braccio verticale coincide all’incirca con il corso Marrucino, [oggi più lungo in seguito ai noti lavori di ristrutturazione effettuati

alla fine dell’Ottocento]. I due bracci laterali sono abbozzati ad oriente da via C. De Lollis e ad occidente da via dei Crociferi, è evidente come quest’ultimi risultano condizionati dal tessuto urbano cittadino, che si è sviluppato già dal periodo romano necessariamente in senso longitudinale e non in larghezza.

Non a caso la maggior parte delle chiese sono sorte a Chieti nel periodo medievale lungo i due assi ortogonali, sicché la loro ubicazione nella struttura urbana proietta lo stesso l’idea di una croce, cioè di un orientamento sacro con funzione chiaramente protettiva.

La processione del Venerdì Santo doveva svolgersi, pur se di mattina, in una atmosfera penitenziale da memento mori e non molto dissimile da quella rappresentata dal Michetti in un noto quadro dipinto nell’ultimo periodo del secolo scorso. Nella scenografia della manifestazione, come era appunto allestita nel secolo scorso e forse ancora nei primi decenni del nostro, si coglie in tal senso la sapiente regia della Confraternita del Suffragio ovvero Monte dei Morti, la quale, come si legge nella Bolla di Papa Innocenzo X del 1648, era aggregata alla Confraternita dell’Orazione e Morte di Roma, il cui compito era soprattutto quello di “dare sepoltura ai morti abbandonati nella Campagna Romana”[25]. Rientrava infatti fra le missioni della Confraternita del Sacro Monte dei Morti quella di accompagnare al cimitero i cadaveri dei confratelli defunti o di altri fedeli, non disgiunta, alla luce delle disposizioni post-tridentine, da “doveri sociali”, come quelli di “seppellire i morti ed assistere i carcerati”[26].

Risulta invece dai Parlamenti Teatini che durante la peste del 1656 furono impiegati a Chieti, per trasportare e seppellire fuori porta S. Giovanni le persone decedute a causa del terribile morbo, tutti i detenuti condannati a morte ed in attesa dell’esecuzione della sentenza. E vi furono costretti “al servizio del Re, del publico e di Dio, qual mutazione di ruolo di morte, perché con la loro morte riparino la vita di tutta la Città”[27].  Linguaggio, questo, allucinante, che richiama il tema del “sacrificio umano” in funzione liberatoria presso le società antiche e quelle di interesse etnoantropologico.

Si diceva in precedenza che la processione si svolgeva, e non solo a Chieti, nel corso della mattinata. Si trattava infatti non di una consuetudine locale, protrattasi fra l’altro a Chieti all’incirca fino alla fine del secolo scorso, bensì di una precisa disposizione impartita da Napoli il 10 dicembre 1767 a tutte le

Diocesi del regno. Nel Libro de li Editti Vescovili della Diocesi di Valva e Sulmona, si legge infatti a firma del vescovo Filippo Paini quanto segue: “La Maestà del Re, avendo comprovato coll’esperienza che le processioni, se queste si fanno di giorno… invece di riuscire di onore a Dio e de’ Santi, siano occasione piuttosto di rissa, scandali et altri dissordini, con suo Real Dispaccio del diece corrente Decembre ha risoluto, che le Processioni tutte si debbano far di mattina… Nel partecipare alle SS.VV. questo Sovrano Real Comando, che passaranno alla notizia del clero secolare, e regolare, e delle Confraternite tutte, incarichiamo nel Regal nome ad invigilare per l’esatta puntual osservanza… ecc”[28]

Il Regal Dispaccio si preoccupava non solo delle liti che scoppiavano fra le Confraternite per il diritto di precedenza nelle processioni, ma anche dell’abitudine, ovunque radicata nel regno di Napoli, di approntare lungo il tragitto della Processione del Cristo Morto alcune fontes nempe artificiales, dalle quali sgorgavano buon vino preposto a rinfrancare le forze dei processionem comitantes con conseguenze facili da intuire. Certo, oggi tali portentose fontane non vengono più allestite lungo le strade percorse dalla processione la sera del Venerdì Santo. Tuttavia, se ci è concessa l’espressione, il vizietto è rimasto in Abruzzo, e non solo a Chieti. Ovunque infatti è possibile constatare l’improvviso scomparire e riapparire dei Confratelli, soprattutto lungo le anguste vie dei centri storici attraversati dalla processione.

Va notato comunque che la precisa disposizione impartita da Napoli trovò scarsa applicazione, tanto è vero che da una “deliberazione” del Sacro Monte dei Morti, si apprende che nel 1829, e presumibilmente prima ed anche dopo tale data, la processione del Venerdì Santo si è svolta a Chieti di mattina e con il beneplacito, come sembra, dell’Arcivescovo e dell’Intendente regio[29].

A parte questa nota di colore, vi sono degli aspetti interessanti che vanno sottolineati e soprattutto il sostrato culturale da cui germina a Chieti la Sacra Rappresentazione della processione del Venerdì Santo, che costituisce comunque reliquia vivente di uno dei drammi liturgici medievali che nel corso del XVI secolo doveva essere rappresentato in città con particolare solennità e concorso di fedeli. E non solo sul sagrato, che allarga idealmente le pareti del tempio, non solo nel centro storico, ma anche nei conventi di clausura, “ad uso e consumo” delle stesse suore, le quali, nota il Toschi, per il loro particolare status furono sempre “attrici e spettatrici dello spettacolo sacro”[30] In un codice del Cinquecento scoperto dal Pansa nel 1886 a Sulmona ed acquistato due anni dopo dalla Biblioteca Nazionale di Roma [Inventario: Cod. V.E., 361], sono contenuti infatti dei frammenti di drammi, alcuni dei quali hanno per titolo: La rappresentazione della Passione, La rappresentazione della Resurrezione, l’Apparizione ad Emmaus ecc., trascritti da una suora di clausura del convento di S. Chiara in Chieti e pubblicati dal De Bartholomaeis nel 1924 nella sua fondamentale opera sul teatro abruzzese del medio evo[31]. Esula da queste brevi note il compito di determinare la fonte dei testi, frutto per lo più, come ha sottolineato l’Inguanez, di rielaborazioni in volgare di antichi Codici Cassinesi[32]. Sottolineata va invece la carta 64b del Codice in questione, in cui si legge: “Hora nona, lo primo dì de julii 1577 Pregate Dio per la povera scrictrice” E chi era costei? È lei stessa a dircelo

nella carta 95b dello stesso Codice: “Maria Jacoba Fioria Teatina, indigna Serva del Crucifixo et de sua Matre Maria”.

Osserva il De Bartholomaeis al riguardo, eliminando un legittimo dubbio del lettore: “Non è il caso di pensare che la buona Maria Jacoba, dicendosi Teatina, abbia voluto qualificarsi suora dell’Ordine Teatino. La Congregazione Teatina fu fondata, come è risaputo, solo nel 1583, sei anni dopo ch’essa

trascrisse il nostro Codice”[33].

Nel trascrivere i frammenti dei drammi, Suor Maria Jacoba ha operato delle scelte dipendenti anche da esigenze sceniche del suo convento di clausura in Chieti. Proprio in questo periodo, e precisamente negli anni 1577 e 1578, soggiorna a Chieti fra’ Serafino Razzi, notissimo predicatore domenicano che

era stato eletto dall’Ordine priore del convento di Penne, con mandato di riorganizzazione della regola in tutto l’Abruzzo. Il Razzi ci dice che nel 1578, un anno dopo quindi la trascrizione dei frammenti di drammi da parte di Maria Jacoba, compose 15 inni “ad istanza della Molto R.M. la Signora Leonora

Valignana, Badessa di Santa Chiara, in Civita di Chieti, sopra il modo d’un Hinno della Passione di Nostro Signore, fatto dal Serafico Padre San Bonaventura… Sono i prefati Hinni semplici e divoti indiritti alla Serenissima Madre di Dio, sopra la vita, et azzioni del suo dolcissimo Figliuolo, da recitarsi nel proprio Oratorio”[34].

V’è dunque nella Chieti del XVI secolo, epoca in cui si registra ad opera di Isidoro Faciy l’introduzione dell’arte della stampa, un fervore culturale che anima anche le comunità religiose in essa presenti. La trascrizione di inni, laude, drammi liturgici o frammenti di questi, destinati – come informa fra’ Serafino Razzi – ad essere recitati nei vari oratori locali, va inquadrata nella continuità di una tradizione consolidatasi in Abruzzo nei secoli precedenti e testimoniata dal corpus del teatro abruzzese medievale raccolto dal De Bartholomaeis. Questa attività svolta da religiosi all’ombra dei chiostri non era destinata a restare fine a sé stessa, poiché – sottolinea Otto Mann – è fenomeno non solo italiano ma europeo l’interdipendenza ed il reciproco influsso, nell’ambito della civitas, fra la Weltanschauung laica e quella religiosa.[35]

Il punto d’incontro fra i due mondi, certamente ideale, è costituito proprio dalle confraternite; sicché le sacre rappresentazioni, e quindi anche la processione del Venerdì Santo a Chieti, gestite da pii sodalizi ed allestite con grande concorso di fedeli nelle strade o sulle piazze cittadine, rappresentano comunque la proiezione di frammenti di drammi liturgici, che non sempre archivi e biblioteche hanno restituito alla luce. Né deve trarre in inganno la veste in cui oggi tali manifestazioni si presentano; essa rivela infatti solo il continuo adattamento delle sacre rappresentazioni alle realtà locali, una “sovrastruttura” che diventa più marcata a partire dal periodo della Controriforma.

In tale ottica vanno visti a Chieti i “simboli della Passione” di Raffaele Del Ponte, le varie confraternite che partecipano alla Processione del Venerdì Santo nonché il bellissimo Miserere del Selecchy, ovunque conosciuto ed eseguito in tale ricorrenza. Non vanno dimenticati tuttavia i caratteristici “pianti” intonati in vari paesi abruzzesi, nella sera del Giovedì Santo, presso il Sepolcro, oppure nelle processioni del Venerdì Santo. Citiamo per tutti quello cantato a Cansano (Aq). Si tratta di una toccante melodia seicentesca denominata pianto delle zitelle e riproposta ogni anno da Radio Abruzzo nel pomeriggio del Venerdì Santo.

Il Sabato Santo e la Pasqua in Abruzzo.

Siamo arrivati così, con pennellate necessariamente rapide, alla conclusione della settimana di Pasqua. Per quanto riguarda Sabato Santo, vanno sottolineate le seguenti usanze, tuttora assai vive in Abruzzo. Allo “sciogliersi delle campane”, segno “sonoro” della Resurrezione di Cristo, si usa far muovere i primi passi ai bambini, perché in tal modo da grandi “cammineranno sempre spediti”[36], mentre gli adolescenti sogliono rotolarsi per terra in segno di gioia[37].

L’acqua ed il fuoco benedetti la sera del Sabato Santo hanno un efficace potere apotropaico: con l’acqua si cosparge soprattutto la casa per difendersi dal noto “malocchio” e da quel generico male qualificato in antropologia culturale come “negativo esistenziale”. I carboni invece hanno il potere di preservare gli alberi d’ulivo e da frutta, nonché i vigneti, da molti parassiti[38].

Le superstizioni relative al Battesimo dei bambini durante la Settimana Santa e di cui abbiamo parlato in precedenza, sono completate da un’ulteriore credenza ancora viva soprattutto nell’area peligna. Regna qui il sacro terrore che i neonati possano essere benedetti, anche se dopo la settimana di Pasqua,

mediante l’acqua santa rinnovata con il rito del Sabato Santo, poiché “si crede che chi per primo riceverà il battesimo con tale acqua, diventerà strega o stregone”[39] Nel corso della tarda mattinata del giorno di Pasqua avviene infine l’incontro della Madre con il Figlio Risorto. La sacra rappresentazione, gestita in Abruzzo da confraternite, raggiunge la massima spettacolarità a Lanciano e Sulmona, località, quest’ultima, in cui è nota come la Madonna che scappa in piazza.

Il tema della corsa si rinviene anche nella manifestazione di Corropoli, incentrata appunto nella corsa che San Giovanni compie per le vie del paese per annunciare la Resurrezione di Cristo[40].

I giorni della Settimana Santa compresi tra il Venerdì e la Pasqua, sono rappresentati così simbolicamente da due modi d’incedere: al passo lento e faticoso dei processionanti e quindi delle statue, denominato a Sulmona “lo struscio”, simile a quello di una persona che procede con le catene ai piedi, subentra il passo agile e gioioso della corsa nel giorno di Pasqua. L’umanità redenta dal Cristo risorto, riprende così il suo cammino verso le imperscrutabili mete cui è stata destinata.

In Foto: La Processione del Venerdì Santo a Chieti lungo Corso Marrucino


[1] Cfr. A. De Nino, Usi e Costumi Abruzzesi, vol. II, p. 70 sgg., Firenze, Tip. G. Barbera, 1881.

[2] A Roccapia (Aq.), mentre la palma brucia, si recita il seguente sponsorio: “Palma mia benedetta / che viene una volta l’anno / dimmi se campo quest’anno”. Cfr. O. Leone, Roccapia, p. 257; Sulmona, Tip. Angeletti, 1977; W Cianciusi, Collelongo. Abruzzo Ulteriore II, p. 41 sgg., Collana “Storia e Documenti” diretta da G. Porto, Serie I, n. 4, Teramo, Edigrafital, 1972.

[3] Cfr. al riguardo A. De Nino, Usi Abruzzesi, vol. I, p. 39; Firenze, Tip. Barbera, 1879; D. Fucinese, Raiano. Notizie storiche e vita tradizionale, p. 130; L Aquila, Japadre Ed., 1971.

[4] Cfr. E. Jovenitti, Paganica attraverso i secoli, p. 526; Sulmona, Tip. Labor, 1973; W Cianciusi, op. cit. p. 41.

[5] Cfr. D. Fucinese, op. cit. p. 130; A. De Nino, Usi Abruzzesi, vol. I, cit., p. 39.

[6] Cfr. Wörterbuch der deutschen Volkskunde, s.v. Palmsonntag, a cura di R. e K. Beitl; Stoccarda, A. Kröner Verlag, 1974. Nella Domenica delle Palme si usa anche “pronosticare che tempo farà durante il periodo della mietitura. Si dice infatti Palma ‘mbosse, metetùre assùtte”, cfr. D. Fucinese, op. cit. p. 130 sgg.

[7] Vanno ricordate tuttavia le cosiddette “pulizie di Pasqua”, preposte, come sottolinea il Toschi, “non soltanto a spazzar via la polvere accumulatasi durante l’inverno; con esse, nella mentalità del popolo, se ne vanno da casa tutti i malanni”; cfr. P. Toschi, Tradizioni popolari italiane, p. 94; Roma, Ediz. Eri, 1959. Non si fanno tuttavia pulizie di Giovedì Santo, perché altrimenti “la polvere cade sopra Gesù Cristo”. Cfr. A. De Nino, Usi e costumi Abruzzesi, vol. II, cit., p. 209.

[8] A. De Nino, Usi Abruzzesi, vol. 1, cit. p. 174.

[9] G. Finamore, Credenze, usi e costumi abruzzesi, in “Curiosità popolari tradizionali”, a cura di G. Pitrè, vol. VII, p. 118; Palermo, Clausen Ed., 1890.

[10] Citiamo solo alcuni esempi. In una sacra rappresentazione del periodo pasquale che si allestiva a Pacentro (Aq.), Lazzaro non volle “risorgere” la mattina di Pasqua del 1925 perché in quel momento si era levato un forte vento e temendo per la propria salute, preferì restare nella bara [cfr. C. Tollis, Pacentro. Storia, Tradizione, p. 161, Sulmona Tip. La Moderna, 1979]; a Montechiaro d’Asti, riferisce il D’Ancona, i manigoldi che dovevano accompagnare Cristo al Calvario “pigliavano sul serio la loro parte e si infervoravano in essa. Anzi un anno menarono con tanto ardore le mani che il povero Cristo, deposto il cilicio, si mise a letto e si trovò pesto in così bel modo da ispirare qualche timore che non si potesse più rialzare”. Cfr. A. D’Ancona, Origini del teatro italiano, II Ediz., vol. II, p. 225; Torino, Loescher, 1891.

[11]  Gli atti del Sinodo furono pubblicati nel 1633 per i tipi di Ottavio Terziani e Bartolomeo Pavese, stampatori in Chieti”.

[12] Cfr. Synodus Diocesana ab Illustriss. ac Reverendiss. Domino D. Bonaventura Martinello Episcopo Valvensi ac Sulmonensi celebrata in Cathedrali Ecclesia Sancti Pamphili Sulmonis, Dominica Pentecostes ac sequentibus Festis anno 1715, p. 78, Roma 1717.

[13] Cfr. E. Bertaux, L’art dans I ‘Italie Meridionale de la fin de l’Empire Romain à la conquete de Charles d’Anjou, p. 201 sgg., Paris, Fontemoing, 1904.

[14] C.A. Mayer, Vita popolare a Napoli nell’età romantica, p. 243; Bari, Laterza, 1948.

[15] Cfr. G. Susi, Introdacqua nella storia e nella tradizione, p. 476; Sulmona, La Moderna, 1970. Va ricordato che sono definiti “quadri viventi” anche gli episodi della Natività interpretati da attori e messi in scena a Rivisondoli nella sera dell’Epifania.

[16] Le statue, come si legge nelle Constitutiones da papa Urbano VIII (n. 163), dovevano comunque rispondere a determinati requisiti e suscitare, grazie alla loro eccellente fattura artistica, forte commozione nei fedeli. In caso contrario dovevano essere interdette dai vescovi e sottratte all’adorazione dei devoti (“a fidelium aspectu arceantur”).

[17] Questa “uccisione simbolica” della vegetazione insita nella germinazione al buio dei cereali destinati ad ornare i sepolcri, è indice di antichissime sopravvivenze magico-religiose, confluite in seguito nei rituali di Pasqua. Si tratta probabilmente di una conferma dell’intuizione frazeriana, secondo la quale l’uccisione dello spirito della vegetazione in primavera rappresenta un rituale indispensabile per ottenere l’abbondanza delle messi. Questa concezione ben si innesta nel mistero della morte-resurrezione della Settimana Santa, fondamento del Cristianesimo. Cfr. J. G. Frazer, Il ramo d’oro, vol. I, p. 465 sgg., Torino, Boringhieri, 1973.

[18] P. Toschi, Le origini del teatro italiano, p. 691, Torino, Boringhieri, 1969.

[19] V. De Bartholomaeis, Origini della poesia drammatica italiana, sec. ed., p. 195 Torino, SEI, 1952.

[20] Cfr. G. Maria Monti, Le Confraternite medievali dell’Alta e Media Italia, vol. II, p.120; Venezia, La Nuova Italia, 1927.

[21] A. Di Vittorio, Gli Austriaci e il Regno di Napoli. 1707-1734. Ideologia e politica di sviluppo, p. 106; Napoli, Giannini, 1973. Il fenomeno va inquadrato, come ha sottolineato il Colapietra, nell’ambito di “una trasformazione sociale e di un movimento di cultura illuministico che nell’Abruzzo trova un terreno particolarmente fecondo” Cfr. R. Colapietra, Abruzzo. Un profilo storico, p. 115; Lanciano, Carabba, 1977.

[22] Il fenomeno è stato ben evidenziato dal Lalli, il quale sottolinea come il clero delle varie parrocchie, sedi di confraternite, non rimanesse estraneo a tali controversie. Cfr. R. Lalli, La Sagra dei Misteri a Campobasso, p. 14 e sgg., Campobasso, Nocera Ed., 1976. Nella stessa Cattedrale di S. Giustino a Chieti erano state istituite diverse confraternite fra le quali vanno annoverate particolarmente quelle dei sarti e dei calzolai. Cfr. al riguardo G. Meaolo, Venerdì Santo a Chieti, p. 41, Chieti, Solfanelli, 1986.

[23] E. Guidoni, L’ architettura popolare italiana, p. 114; Bari, Laterza, 1980.

[24] G. Meaolo, op. cit. p. 24.

[25] Cfr. M. Zuccarini, L’Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti di Chieti e la Processione del Venerdì Santo nella storia religiosa d’Abruzzo, p. 3 sgg. Chieti, 1977.

[26] G. Meaolo, op. cit. p. 12.

[27] Cfr. Parlamenti Teatini, Archivio di Stato, Chieti, sez. “Diplomatica”, voll. 1-18; la citazione è contenuta nel vol. IX, c. 90. I primi casi di peste furono registrati a Chieti il 4 agosto del 1656 ed a causa dell’epidemia perirono circa 1.500 persone. Cfr. L. Del Vecchio, La peste del 1656-57 in Abruzzo. Quadro storico, geografico, statistico, in “Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria”, annate 1976-78, p. 87 sgg., L Aquila 1979.

[28] Biblioteca Diocesana, Sulmona, Manoscritto, Editti Vescovili Mons. F Paini.

[29] Cfr. G. Meaolo, op. cit. p.37.

[30] P. Toschi, Le origini del teatro ecc., op. cit., p. 670 sgg.

[31] V. De Bartholomaeis, Il teatro abruzzese del medio evo, pagg. 344-45; Bologna, Zanichelli, 1924.

[32] Mauro P. Inguanez, Un dramma della Passione del secolo XII, sec. ediz., p. 7 e sgg., Badia di Montecassino 1939.

[33] V. De Bartholomaeis, Il teatro abruzzese ecc., op. cit., p. 345.

[34] Cfr. S. Razzi, Viaggi in Abruzzo, p. 22; L Aquila, Japadre, 1968, a cura di B. Carderi.

[35] Cfr. O. Mann, Deutsche Literaturgeschichte, p. 83 sgg., Guetersloh, Bertelsmann 1969.

[36] Cfr. P. Toschi, Tradizioni popolari ecc., op. cit., p.98. A tale credenza si ispira, come è noto, Giovanni Pascoli nella poesia dal titolo “Il morticino”.

[37] Si tratta probabilmente di un atto finalizzato a trasmettere sul corpo, mediante la “legge di contatto”, le forze della natura particolarmente vitali ed immunizzanti nel momento della Risurrezione.

[38] Vedasi al riguardo P. Toschi, Tradizioni popolari ecc., op. cit., p. 95.

[39] Cfr. al riguardo D. Fucinese, op. cit., p. 74.

[40] Cfr. F. Cercone, La Madonna che scappa in piazza a Sulmona, Sulmona, Accademia degli Agghiacciati 1982. Prefazione di A. Di Nola.




UN PAPÀ IGNORATO DALLE ISTITUZIONI

Verrà sepolto nella Festa del Papà

Teramo, 19 marzo 2024. Una lettera di un legale di Teramo indirizzata all’amico che, a seguito di una travagliata separazione non vedeva il figlio minorenne da tempo, si è lasciato andare per la sofferenza di non poter esercitare il diritto alla paternità per l’indifferenza delle istituzioni che, così facendo, hanno rinnegato la bigenitorialità e la cogenitorialità del figlio e sua.

È uno dei tanti drammi umani a cui la stragrande maggioranza degli organi d’informazione non sempre danno il dovuto risalto. Franco è morto senza avere vicino a sé il figlio e nessuno ha tutelato questo minore privato nella sua quotidianità di un genitore.

È urgente aprire un dibattito su queste tematiche e sulla genitorialità negata.

La nostra associazione mette i propri spazi a disposizione di chi vorrà riportare al centro della vita dei minori la bigenitorialità e le pari opportunità genitoriali, contattandoci al 347.6504095 o su genitoriseparati@libero.it. Ubaldo Valentini, pres.

***

Caro Franco, ho appreso oggi con dolore la notizia del tuo decesso. Senza stupore a dire la verità. Sì, perché più volte io ed i tuoi cari ti avevamo avvertito che la Tua volontà di essere padre ad ogni costo non ti avrebbe portato fortuna. Più e più volte ti ho ribadito che essere Padre ed essere Padre separato in Italia sono due cose completamente diverse. Ma tu non mi hai ascoltato…tu mi ripetevi di non aver fatto nulla per non essere, e continuare, a fare il padre di tuo figlio a prescindere dalla separazione. Sei sempre stato un testone! A nulla è servito che eri un omone alto 1.95 cm, e nulla è importato che avevi prestato servizio come paracadutista effettuando missioni all’estero per amore della tua Patria. Stavolta ti sei scontrato con la condizione dell’essere Padre separato in Italia e purtroppo, alla luce delle storture del sistema, il tuo cuore alla fine non ha retto e si è fermato.

Mi ricordo quando condividevi con me le numerose archiviazioni/assoluzioni (per la precisione 3 assoluzioni ed 1 archiviazione dal 2019 ad oggi) dei processi penali nei tuoi confronti, come se fossero delle vittorie, ma entrambi dentro di noi sapevamo che non si era vinto un bel niente, e che le ferite prodotte da quelle false accuse avrebbero richiesto tempo per rimarginarsi, però non ci soffermavamo su quest’aspetto.

Ricordo ancora, e come potrei scordarlo, quando mi ripetevi continuamente e fino alla nausea “voglio vedere mio figlio!” ed io impotente che non ti sopportavo più.

Impotente certo perché con la tua brutta malattia che avevi alla testa, la separazione, lo smettere di lavorare, la depressione certo non sapevo dove cominciare. D’altronde hai fatto dei tentativi per tirarti su per quello che hai potuto, ma in giro per un padre separato in difficoltà solo porte chiuse e imposizioni che non hai avuto la forza di reggere.

Funziona così e tu testardo come sempre hai continuato la tua battaglia per essere Padre in solitaria che ahimè, in Italia, non avresti mai potuto vincere.

Il giorno della festa dei Papà sarà celebrato il tuo funerale. Domani verrò a salutarti per l’ultima volta con il cuore colmo di dolore e con la promessa che sarà mia cura ed impegno affinché qualcosa, anche solo qualcosa, cambi nel tempo per aiutare i Papà separati in difficoltà. Da oggi, non essendo stato possibile per te vedere ed assistere tuo figlio qui sulla terra, potrai finalmente farlo dall’alto dal Cielo.

Riporto un pensiero della tua inarrestabile Avvocata Marica Martoni che ha chiesto di condividere: “Franco è stato lasciato dalla moglie quando la sua patologia ha iniziato a manifestarsi, in un momento di estrema fragilità, e questo ha aggiunto una immane sofferenza psicologica a quella fisica. Nonostante ciò, ha continuato a combattere fino alla fine per poter rivedere il figlio, andando a sbattere continuamente contro quelle istituzioni che avrebbero dovuto aiutarlo ma sono rimaste sorde di fronte al suo dolore.

Negli anni che l’ho conosciuto l’ho sentito gridare, anche letteralmente, con tutta la forza, il suo essere genitore, chiedendo insistentemente sempre e solo di poter fare il padre, davanti ad un’infinità di porte chiuse. Nonostante il male che lo stava logorando non ha mai fatto mancare un solo giorno un pensiero per il figlio, un bacio ed una carezza. Essere il papà del figlio è venuto sempre prima di sé stesso. Le sue richieste sono rimaste in parte inascoltate ed in parte sono state tradotte in denunce, da parte di chi avrebbe dovuto comprendere la sua immensa sofferenza. Alla fine di tutto, davanti ai giudici Franco è innocente, assolto da ogni accusa, ma ciò non è servito a far sì che potesse riabbracciare suo figlio.

Ha lottato a testa alta fino alla fine contro un sistema che ha creato un orfano prima ancora che lui morisse.” 

Sit tibis terra levis, Amico mio

Avv. Roberto Bertini

Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)




BASEBALL E SOFTBALL: Pubblicati i calendari 2024

Al via la stagione agonistica delle tre squadre abruzzesi impegnate nei campionati nazionali. L’Atoms’ Chieti gioca il campionato di serie B, Chieti baseball e progetto teramano impegnate in C

Chieti, 18 marzo 2024. Brillano i “diamanti” d’Abruzzo per l’esordio della stagione 2024 di baseball e softball. Sono 3 le squadre impegnate a livello nazionale, nella categoria Senior: l’Atoms’ Chieti, disputerà il Campionato di serie B, mentre Chieti Baseball-Amatoriale e Progetto Baseball Teramano giocheranno in serie C.

Chieti e Teramo sono state inserite nel girone N, insieme a Caserta e Salerno, per poi disputare a maggio l’intergirone O, contro le squadre di Roma, Viterbo, Montefiascone e Perugia.

Sicuramente un campionato più interessante rispetto allo scorso anno (il Chieti arrivò agli spareggi), che per la prima volta coinvolge anche le squadre laziali, ma resta comunque il rammarico per una stagione che prevede appena 10 partite in calendario (il minimo storico per un campionato di serie C).

Opening day previsto per il 21 aprile: il Chieti gioca in trasferta contro Salerno, mentre il Teramo ospita il Caserta.

Il 28 aprile invece sarà la volta delle ragazze dell’Asd Atoms’ Chieti che debuttano in casa (sul diamante “Tommy Lasorda” di Tollo) contro il Grosseto, alle ore 12.

È un girone difficile dal punto di vista tecnico e impegnativo per i chilometri da percorrere, quello che attende l’Atoms’ Chieti, inserito nel raggruppamento G, insieme a Grosseto, Firenze, Cali Roma e Fisciano (SA). Le giornate si disputeranno sempre con la formula del doppio incontro (si gioca due volte nello stesso giorno, contro la stessa squadra).

L’Atoms’ che l’anno scorso ha centrato l’obiettivo playoff, sconfitto poi per un solo punto nella finalissima contro la Fiorentina, quest’anno potrà contare sull’inserimento in prima squadra di nuove atlete provenienti dall’Under 18.

Grande fermento anche per l’attività giovanile, con 4 campionati regionali al via: U12 (Chieti, Tollo, PBT), U15 (Teramo, Tollo), U20 (Chieti, PBT, U18 softball (Atoms’ Chieti).




CONTRO IL RAZZISMO

XX^ Settimana di azione dal 18 al 24 marzo 2024

L’Aquila, 18 marzo 2024. Anche quest’anno, Arci L’Aquila APS in collaborazione con Arci Solidarietà L’Aquila SCS, enti gestori dei progetti SAI di Pizzoli e dell’Aquila, hanno definito un calendario di iniziative all’interno della Settimana di Azione contro il razzismo, dal 18 al 24 marzo 2024.

La Settimana di azione contro il razzismo, è un appuntamento tradizionale di iniziative di informazione, sensibilizzazione e animazione territoriale che vengono promosse dall’Unar in tutta Italia. L’evento è realizzato ogni anno in occasione della celebrazione in tutto il mondo della Giornata per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, fissata nella data del 21 marzo dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a ricordo del massacro perpetrato dalla polizia sudafricana nel 1960, a Sharpeville, di 69 manifestanti che protestavano pacificamente contro le leggi razziste emanate dal regime dell’apartheid.

A L’Aquila, le attività sono iniziate la settimana scorsa con incontri all’interno dell’Istituto Comprensivo Don Milani di Pizzoli  dove gli studenti hanno intervistato alcuni beneficiari dei progetti di Accoglienza ed Integrazione. Questa settimana invece gli operatori ed i beneficiari dei progetti del Sistema di Accoglienza ed Integrazione effettueranno diversi interventi all’interno dell’Istituto Comprensivo Carducci dell’Aquila incentrati sullo sfruttamento lavorativo.

Verrà inoltre proiettato il documentario “Trieste è bella di notte”, diretto da Matteo Calore, Stefano Collizzolli e Andrea Segre, presso l’Istituto Comprensivo Cotugno e presso il Centro per l’Istruzione degli Aduli dell’Aquila.  “Trieste è bella di notte”, è un documentario sulle “riammissioni informali” dall’Italia verso la Slovenia dei migranti provenienti dalla rotta balcanica. Un’antologia di storie raccontate in prima persona e attraverso le immagini dei cellulari dei suoi protagonisti: giovani uomini provenienti principalmente da Pakistan e Afghanistan, rimasti incastrati nella indefinitezza di una politica migratoria italiana (ed europea) che non accoglie ma respinge.

Ben 4 le scuole coinvolte nella XX° Settimana di azione contro il Razzismo da Arci L’Aquila APS in collaborazione con Arci Solidarietà L’Aquila SCS con l’assoluta convinzione dell’importanza di portare esperienze di vita all’interno delle scuola serva ad arricchire il bagaglio culturale dei giovani studenti affinché questi riescano sempre più ad avere una consapevolezza più ampia del loro stare al mondo nel rispetto dei diritti di tutte e di tutti e per riflettere tra chi viene definito “il Noi” e chi viene considerato “gli Altri”.




MATEMATICA RETROCESSIONE

La Sieco perde contro Reggio Emilia

Ortona, 18 marzo 2024. La Sieco illude con un primo set da favola e poi si spegne. La Conad priva anche del suo opposto ed ex-impavido Christoph Marks vince da tre punti e condanna la Sieco alla Serie A3. Sembrava una

Sieco trasformata quella che si è vista nelle prime battute di questa importantissima gara. Gli impavidi interpretano bene la fase difesa/ricostruzione e anche il muro sembra in giornata positiva. Lo stato di grazia però si interrompe nel secondo set. I Tanti errori al servizio per entrambe le squadre ma la Sieco non riesce ad approfittarne.  L’efficacia del muro emiliano cresce così come in fase di difesa e per i padroni di casa si fa dura. La Conad si mette in mostra con un efficiente contrattacco cosa che ai padroni di casa non riesce. Arrivano poi dolorosi errori nei momenti topici come invasioni e servizi sbagliati che hanno tagliato le gambe agli abruzzesi e messo le ali ai piedi alla Conad.

Arriva dunque la retrocessione in Serie A3 con una giornata di anticipo in una stagione fatta più di ombre che di luci.

IN BREVE

Ottimo avvio della Sieco che nel primo set, con Patriarca e Dimitrov al servizio scava subito un importante solco di cinque punti. Continua a macinare gioco l’Impavida che continua ad avere buon gioco a muro. Dimitrov gestisce con cura gli attacchi variando molto le sue scelte.

Più equilibrato l’avvio di Secondo Set. Le squadre giocano colpo su colpo ma è la Sieco ad inseguire dopo che gli ospiti conquistano il punto break. Gli ospiti hanno preso le misure alla Sieco che nel frattempo diventano più fallosi dai nove metri, permettendo alla Conad di andare avanti. Colpo di coda della Sieco che sfiora soltanto una grande rimonta sul finale. Gli ospiti però in qualche modo riescono a rigiocare e a vincere il parziale.

Terzo Set che vede gli ospiti avanti e la Sieco ad inseguire ancora. Il muro della Sieco non riesce a fermare o a smorzare gli attacchi degli emiliani. Un paio di sfortunati errori, due invasioni di Ortona regala agli ospiti due punti pesanti nell’economia di una gara che si gioca anche sul piano della tenuta emotiva.

Nel Quarto Set la Sieco rientra in campo con il morale a terra. Coach Lanci prova una girandola di cambi ma il contrattacco degli ospiti è letale. Come spesso accade, anche questo avversario sembra riuscire a prendere qualunque attacco provenga dal campo bianco-azzurro e la forbice del punteggio delle due squadre si allarga man mano che il set si avvia alla conclusione.

PRIMO SET

Per l’ultima in casa davanti ai propri tifosi la SIECO scende in campo con il palleggiatore Dimitrov e Cantagalli opposto. Capitan Marshall e Bertoli schiacciatori e al centro la coppia Fabi/Patriarca. Libero Benedicenti.

Gli avversari della Conad Reggio Emilia rispondono con Sperotto regista e l’ex Marks opposto, schiacciatori di banda sono Suraci e Mariano, mentre al centro ci sono Volpe e Bonola. Libero Pochini.

Il primo servizio è tra le mani di Suraci della Conad Reggio Emilia. Il primo punto però è della Sieco e arriva da una veloce al centro di Patriarca, 1-0. Ace di Dimitrov 2-0. Bertoli per il 3-0. Ancora un Ace per la Sieco, ancora Dimitrov 4-0. Muro di Patriarca 5-0. Il primo punto degli ospiti è un mani-fuori di Gasparini 5-1. La Sieco ricostruisce e Marshall finalizza in diagonale per il 7-2. Muro di Cantagalli che ferma Mariano 8-2. Bertoli serve corto per il 9-2. Il muro su Cantagalli è fuori, 14-5. Ace anche per Cantagalli 15-5. Fuori la diagonale di Suraci 16-5, poi il muro di Fabi 17-5. Preti muove il tabellone di Reggio Emilia 17-6. Volpe sbaglia dai nove metri 18-6. Fabi sfodera un ottimo primo tempo 20-7. Bonola intuisce bene la pipe di Marshall e la ferma con un muro solitario 20-9. Patriarca si reinventa palleggiatore e serve Bertoli che trova il mani-fuori del 22-10. Invasione fischiata a Catellani 23-13. Fuori il servizio di Mariano ed è set point 24-14. Ace di Cantagalli e Ortona vince il primo set.

SECONDO SET

Dimitrov per la Sieco è pronto al servizio. Il muro di Patriarca è fuori di poco 0-1. Marshall 1-1. Volpe ferma Marshall con un muro preciso 3-5. Dimitrov di prima intenzione segna il punto del 5-7. Bertoli tira forte in diagonale e Preti non tiene 6-8. Dimitrov forza il colpo dopo un recupero ma la palla va in rete 6-10. Volpe ferma ancora Cantagalli 8-13. Marshall trova punta delle dita del muro avverso 9-13. Muro di Marshall 10-13. Pallonetto di Preti, 12-16. Bertoli con la diagonale del 13-17. È dentro la pipe di Bertoli 17-21. Dimitrov sceglie di attaccare una palla alta anziché palleggiare 19-22. Buona intesta tra palleggiatore e Patriarca 20-23. Ace per Dimitrov 21-23. Reggio Emilia spinge dentro una palla alta di ritorno, tap-in del 21-24. Cantagalli annulla il primo set-point 22-24 e Marshall il secondo 23-24. Ravenna riesce a ricostruire a vincere il set sul filo di lana 23-25.

TERZO SET

Si riparte con Volpe al servizio. Invasione fischiata a Reggio 1-0. Ortona ricostruisce bene e Bertoli fa 2-0. Gasparini tira la diagonale del 3-3. Bonola sbaglia il servizio 4-3. Poco dopo Cantagalli lo imita 5-5. Fuori l’attacco di Ortona 6-8. Patriarca legge bene e fa muro 10-10. Fuori il servizio di Preti 11-11. Ortona commette due invasioni di seguito e Reggio Emilia scappa avanti 11-13. Lapkov riconquista il servizio 12-14. Gasparini serve sulla rete 14-15. Bertoli a muro 16-16. Reggio Emilia riceve e contrattacca con Preti 16-18. Quattro tocchi fischiati a Reggio, il video-check conferma 18-18. Dimitrov non ne approfitta e sbaglia il servizio 18-19. Gasparini finalizza la ricostruzione 18-20. Patriarca al centro 19-20. Lapkov tiene viva la Sieco 21-20. Fuori l’attacco di Gasparini 21-21. Mariano fa il punto del 21-23 dopo l’ennesima ricostruzione. Pipe di preti 22-24. Marshall annulla il primo set-point 23-24. Fuori il muro di Ortona e Reggio Emilia si aggiudica il primo punto in palio.

QUARTO SET

Dimitrov al servizio, fuori 0-1. Lapkov murato fuori 1-1. Conad va al tap-in 1-3. Lapkov 3-4. La veloce di Patriarca è vincente 7-8. Fuori l’attacco di Bonola 8-8. Ace di Dimitrov 9-8. Bonola mura bene Patriarca 9-10. Marshall trova un buon mani-fuori 13-12. Fuori l’attacco di Lapkov 14-14. Dimitrov la palleggia dentro 16-16. Invasione fischiata a Bonola 17-17. Non riesce il contrattacco alla Sieco, al contrario ci riesce Reggio Emilia 18-20. Fuori il servizio di Lapkov 19-21. Dimitrov attacca a sorpresa 20-21. Doppia fischiata a Lapkov 20-23. Il punto che condanna la Sieco alla retrocessione in A3 è un muro ortonese finito fuori. 20-25.

Sieco Service Ortona – Conad Reggio Emilia 1-3 (25-14 / 23-25 / 23-25 / 20-25)

Durata Set: 24’ / 28’ / 32’ / 26’

Durata Totale: 1h 50’

Arbitri: Grassia Luca (Frascati) e Salvati Serena (Roma)

Sieco Service Ortona: Fabi 3, Broccatelli (L) % – % perfetta, Bertoli 13, Benedicenti (L) 79% – 34% perfetta, Del Vecchio, Marshall 11, Patriarca 14, Cantagalli 8, Tognoni 1, Donatelli n.e., Lapkov 7, Dimitrov 9, Lanci E. n.e. Coach: Lanci N. Vice: Di Pietro L.

Aces:   7 – Errori Al Servizio: 14 – Muri Punto: 7 – Ricezione Positiva: 64% – Attacco:  51%

Conad Reggio Emilia: Caciagli n.e, Mariano 12, Preti 16, Sesto, Sperotto, Catellani, Maiocchi, Gasparini 20, Bonola 7, Torchia (L), Pochini (L) 67% – 25% perfetta, Volpe 8, Suraci 1. Coach: Fabio Fanuli Vice: Tommaso Zagni.

Aces: 1   – Errori Al Servizio:  13 – Muri Punto: 8 – Ricezione Positiva:  60% – Attacco:  49%




L’AMICACCI SALUTA LA FINALE

Play-off Scudetto cede al Santo Stefano nella bella

Giulianova, 18 marzo 2024. Sfuma l’approdo in Finale Scudetto alla Deco Metalferro Amicacci Abruzzo, che deve arrendersi in Gara 3 di semifinale al Santo Stefano Kos Group, dopo la sconfitta subita il giorno precedente in Gara 2. La compagine marchigiana vince con un ampio 49-64 al Palacastrum di Giulianova e chiude la serie sul 2-1, accedendo così alla finale che mette in palio per il titolo tricolore, dove troverà l’UnipolSai Briantea84 Cantù.

Primi minuti di gioco ad alto ritmo che vede protagonisti in fase realizzativa rispettivamente Gabriel Benvenuto e Fabio Raimondi. L’Amicacci prova a prendere il comando con i canestri di Cavagnini e Barbibay ma gli ospiti restano in scia, anche grazie alla prodezza dalla distanza di Giaretti a fil di sirena (20-19).

L’inizio del secondo quarto vede le due squadre sfidarsi colpo su colpo, per poi perdere brillantezza offensiva. Il Santo Stefano si porta avanti affidandosi a Sabri Bedzeti nel pitturato, ma l’Amicacci risponde nel finale di tempo con un gran tiro di Greco Brakus e un miracolo di Shay Barbibay sulla sirena da centrocampo, che vale il vantaggio degli abruzzesi all’intervallo (33-30).

Il secondo tempo si apre ancora nel segno di Barbibay e Greco Brakus, ma l’Amicacci farà enorme fatica a segnare per tutto il resto del terzo quarto, trovando solo un caparbio canestro a rimbalzo con il suo play israeliano. La squadra di coach Ceriscioli invece è implacabile e sfrutta la maggiore fisicità sui due lati del campo, prendendo il comando della partita nel finale del terzo quarto grazie soprattutto ai canestri del solito Bedzeti (40-48).

Il Santo Stefano non rallenta nell’ultimo periodo, piazzando un immediato parziale che la lancia in fuga, guidata in attacco ancora dagli azzurri Bedzeti e Giaretti, mattatori del match. L’Amicacci paga un calo psicofisico dovuto agli impegni ravvicinati e non riesce ad avvicinarsi in modo pericoloso, con gli ospiti che si aggiudicano la serie e accedono in finale (49-64).

La stagione della Deco Metalferro non è finita. La compagine di coach Di Giusto giocherà la Finale per il 3°/4° posto contro la DinamoLab Sassari, a partire da mercoledì, in una serie al meglio delle tre gare, mentre dal 25 al 28 aprile sarà impegnata nelle Finals di Eurocup 1, con l’onore e l’onere di essere club ospitante del secondo trofeo continentale.

Tabellino

Deco Metalferro Amicacci Abruzzo: Brown 6 (10reb), Nagle, Benveuto 17 (10reb), Marchionni, Blasiotti, Topo, Cavagnini 6 (5reb), Stupenengo, Mandjam, Boganelli 2, Greco Brakus 4, Barbibay 14 (7ast). All. Di Giusto.

Santo Stefano Kos Group: Barbe, Raimondi 14, Buso, Tanghe 2, Veloce 2, De Miranda, La Terra, Giaretti 26, Marin, De Deus Ramos, Bedzeti 20. All. Ceriscioli.

Serie A – Play-off Scudetto

Semifinali

UnipolSai Briantea84 Cantù – Banco di Sardegna Sassari 2-0

Deco Metalferro Amicacci – Santo Stefano Kos Group 1-2

Finali

Gara 1 (20/03) – Gara 2 (23/03) – ev. Gara 3 (24/03)

3°/4° posto: Deco Metalferro Amicacci – Banco di Sardegna Sassari

1°/2° posto: UnipolSai Briantea84 Cantù – Santo Stefano Kos Group

Stefano D’Andreagiovanni




OVERTIME E GARA 3

Play-off Scudetto, semifinale. Il Santo Stefano batte l’Amicacci

Giulianova, 17 marzo 2024. La Deco Metalferro Amicacci Abruzzo cede al Santo Stefano Kos Group in Gara 2 di semifinale dei Play-off Scudetto, con la squadra di Porto Potenza Picena che vince 68-71 dopo un tempo supplementare e pareggia la serie. Per decidere l’accesso alla finale per il titolo servirà un’ulteriore sfida, che si terrà tra meno di 24 ore nello stesso scenario del  Palacastrum di Giulianova (palla a due alle ore 16).

L’inizio della partita è combattuto, con una grande pressione difensiva da parte delle due squadre. Il Santo Stefano si porta avanti con due canestri consecutivi di Dimitri Tanghe ma l’Amicacci risponde guidata dalla regia offensiva di Shay Barbibay. Nel finale di primo quarto gli ospiti trovano il pareggio con Bedzeti, prima del botta e risposta tra Cavagnini e Tanghe, a segno dalla distanza prima della sirena (16-16).

Le fasi iniziali del secondo quarto vedono la squadra di coach Ceriscioli prendere il comando grazie a Bedzeti, approfittando di qualche difficoltà offensiva degli abruzzesi, che si sbloccano nel pitturato con Benvenuto riportando il match in equilibrio. Gli ultimi minuti del primo tempo sono avvincenti, con il Santo Stefano che si affida ancora alle giocate di Bedzeti e l’Amicacci che trova canestri importanti con Marco Stupenengo, chiudendo avanti all’intervallo (34-31).

Al rientro sul parquet la squadra di casa sembra andare in fuga toccando il +7 con le prodezze balistiche di Barbibay. La compagine di coach Ceriscioli non si scompone e rientra progressivamente in partita, chiudendo il terzo quarto sul -1 grazie ai canestri di Leandro De Miranda e Marianne Buso (46-45).

Il quarto periodo è una battaglia agonistica in cui prevalgono le difese. Il Santo Stefano opera il sorpasso con il solito Sabri Bedzeti, ma la squadra di coach Di Giusto ritrova inerzia concludendo in campo aperto con Barbibay per il controsorpasso. Il finale è ad alta tensione con i canestri spettacolari di Bedzeti da una parte e quelli di Brown dall’altra. Il +2 dell’australiano però non basta agli abruzzesi che a pochi secondi dalla sirena concedono due tiri liberi a Giaretti, con l’azzurro che non sbaglia e porta il match al supplementare (67-67).

Il tempo supplementare sembra partire bene per l’Amicacci, con un gran canestro di Cavagnini, ma il Santo Stefano impatta e sfrutta la fisicità per portarsi sul +4, realizzato da Giaretti nel pitturato. La squadra di casa prova a riaprirla con un bel layup di Boganelli, ma le speranze vengono spente dalla tripla di Tanghe, che vale l’1-1 nella serie e rimanda il verdetto a domani pomeriggio (68-71).

La Deco Metalferro dovrà ritrovare nuove energie psicofisiche e dimenticare le occasioni sciupate per chiudere la serie. Chi vincerà Gara 3 troverà in Finale Scudetto l’UnipolSai Briantea Cantù, che in serata ha battuto Sassari in Gara 2 nell’altra semifinale.

Tabellino

Deco Metalferro Amicacci Abruzzo: Brown 22 (8reb), Nagle, Benvenuto 8 (11reb), Marchionni, Blasiotti, Topo, Cavagnini 10 (10reb), Stupenengo 8 (5ast), Mandjam, Boganelli 8, Greco Brakus, Barbibay 12 (10ast). All. Di Giusto.

Santo Stefano Kos Group: Barbe, Raimondi 3, Buso 2, Tanghe 21, Veloce 6, De Miranda 2, La Terra, Giaretti 10, Marin, De Deus Ramos, Bedzeti 27. All. Ceriscioli.

Serie A – Semifinali Play-off Scudetto

Gara 2 (16/03)

UnipolSai Briantea84 Cantù – Banco di Sardegna Sassari 65-54 (2-0 nella serie)

Deco Metalferro Amicacci – Santo Stefano Kos Group 68-71 d.t.s. (1-1 nella serie)

 Gara 3 (17/03)

Deco Metalferro Amicacci – Santo Stefano Kos Group (ore 16.00)

Stefano D’Andreagiovanni




LA REDENZIONE DI CRISTO

Un progetto di salvezza, di pace e giustizia. La Redenzione di Cristo non è il supermercato delle soluzioni facili. È l’opera di Dio in questo mondo, è un progetto di salvezza, di pace e giustizia, di gioia e serenità in Lui e per mezzo di Lui

Globalist.it, 17 marzo 2024. Il vangelo odierno. In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».

Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».

Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire (Gv 12, 20-33 – V-B quar ).

È una richiesta spontanea quella dei Greci a Filippo: “Vogliamo vedere Gesù”. La risposta di Gesù è molto più complessa. Ma partiamo dal desiderio di questi greci. Chi di noi non vorrebbe vedere un profeta autentico, che opera segni straordinari e dice cose profonde? Chi non vorrebbe ricevere luce e conforto da un uomo di Dio? Soprattutto oggi, in piena emergenza sociale, politica e di guerra, quando molto, dentro di noi e attorno a noi, è stato messo in crisi…

Nel brano il desiderio di vedere Gesù incontra non una carezza o una parola consolatori, ma un invito. Il momento è tragico, siamo molto vicini ai giorni della passione, e Gesù invita a comprendere che non c’è fecondità senza morte, non c’è gloria senza croce, non c’è sicurezza di vita senza il dono della propria vita. Sono parole dure, difficili, apparentemente poco consolanti. Sono ciò che Gesù sta per vivere sulla sua pelle e che indica a chi lo vuol seguire seriamente.

Seguirlo, prendere la croce, perdere la propria vita, sono espressioni che spesso abbiamo banalizzato o reso così retoriche quanto stucchevoli. Oppure le abbiamo relegate al campo delle malattie o disgrazie naturali o delle guerre. C’è ben di più qui. Siamo al cuore del mistero di Cristo, alla sua “ora”, decisiva per lui, quanto per noi. Il Signore non è venuto in terra per far scomparire i nostri guai, quasi alla maniera di un Deus ex machina, che risolve ogni incidente di percorso, virus inclusi. La Redenzione di Cristo non è il supermercato delle soluzioni facili. È l’opera di Dio in questo mondo, è un progetto di salvezza, di pace e giustizia, di gioia e serenità in Lui e per mezzo di Lui.

“Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori”. Affermazione un po’ oscura. Nel momento in cui Gesù si offre, ci salva e getta fuori il diavolo da questo mondo. Ci redime, cioè ci “ricompra” (è il significato di “redenzione”) a prezzo del suo sangue. Seguirlo vuol dire non tanto sopportare malattie, contrarietà e persecuzioni; questo lo fanno anche i non credenti e spesso meglio di noi. Seguirlo vuol dire partecipare a questa grande storia di redenzione.

Il solo pensare queste cose ci può far tremare le gambe. È possibile per noi? Forse noi come i Greci abbiamo solo chiesto di vedere Gesù e di essere da Lui consolati e aiutati. Ma Lui vuole di più per noi. Ci vuole con sé e ci fa entrare nel grande gioco della Redenzione. Per nostro merito? Non diciamolo neanche per scherzo! Per pura, purissima grazia. Noi lo vogliamo vedere. Lui fa molto di più: “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”.




CAMPIONATI NAZIONALI CSEN CUP

Ginnastica artistica: atlete pescaresi strappano un pass. L’Asd Accademia Biancazzurra fa il pieno di podi alla prima fase regionale

Pescara, 16 marzo 2024. L’Asd Accademia Biancazzurra di Pescara fa il pieno di podi nell’ambito della prima fase regionale “Csen Cup” Individuali e Squadra, valida per la qualificazione ai campionati nazionali che si svolgeranno dal 28 maggio al 2 giugno a Cesenatico. Le allieve della scuola pescarese, grazie agli ottimi risultati ottenuti nella fase regionale che si è svolta a Spoltore, strappano un pass per le gare nazionali.

In particolare, Ludovica Del Papa ha ottenuto il primo posto nella categoria “Allieve A individuali”, così come Chiara Amatobene nella categoria “Allieve B individuali”, mentre Claudia D’Aroma e Giorgia Simeoni sono arrivate al secondo posto rispettivamente nelle categorie “Esordienti individuali” e “Junior A individuali”.

Primo posto anche nella categoria “Allieve B squadra”, con Carolina Blasetti, Alice Ranalli, Roberta Resta, Lucrezia Ilari e Francesca Pallotta, nella categoria “Junior A squadra”, con Mariachiara Papalia, Carlotta Pangiarella, Liliana Mastrangelo, Diletta Di Febbo e Chiara Zurlino, e nella categoria “Senior squadra”, con Michela Tempesta, Letizia Di Giacomo, Ludmila Carpineta, Azzurra D’Alessandro e Michela Cirulli.

Ottimi risultati anche per Giorgia Colella, che ha conquistato il sesto posto nella categoria “Esordienti individuali”, per Marianna Testa e Ginevra Gigli, rispettivamente sesta e ottava posizione nella categoria “Junior A individuali” e per Astou Ngaido, settimo posto nella categoria “Junior B individuali”.

A curare la preparazione delle piccole atlete è stata la titolare dell’Asd Accademia Biancazzurra, Milena Pesolillo, docente di motoria al liceo Maior, supportata dal suo staff, composto da Tonino Torresi, Martina Del Zozzo e Paola Pomante.

“Un risultato che ci riempie di gioia e che è motivo di orgoglio per la città, che sarà rappresentata ai campionati nazionali da atlete dalle qualità straordinarie – commenta Pesolillo – Un plauso va alle nostre allieve, che si sono preparate per le qualificazioni con passione, impegno e dedizione. La nostra è una palestra non solo di sport, ma anche e soprattutto di vita. La nostra parola d’ordine, infatti, è inclusività: consentiamo anche ai ragazzi diversamente abili di partecipare alle attività e garantiamo l’iscrizione gratuita a chi non ha la possibilità di pagare la quota. Lo sport è socialità, è crescita, è condivisione. Il nostro obiettivo – conclude l’ideatrice di Accademia Biancazzurra – è quello di renderlo accessibile a tutti”.




POSTA CHIUSA DA TRE MESI

Il Sindaco Palmerino Fagnilli in sciopero della fame: riapertura immediata dell’Ufficio.

Pizzoferrato, 16 marzo 2024. Il Sindaco di Pizzoferrato in sciopero della fame per la chiusura dell’Ufficio postale di Pizzoferrato che ormai sine die si protrae da tre mesi. A Pizzoferrato la paura non fa 90, fa disservizio.

Con decisione presa unilateralmente da Poste italiane il 12 dicembre 2023 l’Ufficio di Pizzoferrato è stato chiuso per lavori di adeguamento al così detto “Progetto Polis”. Quella che doveva essere una innovazione è diventata per la Comunità di Pizzoferrato un vero dramma, dagli aspetti tragicomici. La vicenda ha inizio il 12 dicembre dello scorso anno, quando in pieno inverno, nel paese a 1251 metri sul livello del mare viene annunciata la chiusura dell’Ufficio Postale per lavori.

L’intervento si rendeva necessario per rendere più efficienti i servizi. Paradossalmente tanto efficiente da sospenderlo del tutto. In alternativa veniva indicato il paese vicino. Peccato che lo stesso è ancora altimetricamente più elevato. Ma evidentemente chi aveva deciso in tal senso, confidava nei cambiamenti climatici, ma non considerando gli aspetti civilistici. Alla fine dell’anno hanno vari adempimenti: bollette, fiscalità varie, riscossioni e versamenti e il sindaco segnalava tempestivamente a Poste tali esigenze, appena appresa la notizia, ossia l’11 dicembre.

La missiva di Comunicazione porta la data del 7/12, ma al Comune arrivava solo l’11/12. Il cronoprogramma lavori stimato in trenta giorni, motivo per il quale non veniva installato il container dell’Ufficio mobile, ritenuto necessario da Poste solo per interventi superiori ai 30 giorni. Trascorsi 30 giorni, il giorno antecedente la scadenza viene comunicato un nuovo ritardo. Altri trenta giorni. Pazienza. Doveva essere metà gennaio, sarà metà febbraio, tanto non è nevicato! A metà febbraio viene comunicato un nuovo ritardo. Altri 30 giorni. Riapertura prevista il 14 marzo nella Comunicazione al pubblico, il 15 marzo nella Comunicazione al Sindaco.

Pur tra rumors accesi e coloriti armata di buona pazienza la Comunità rimaneva in paziente attesa. Sopraggiunta la data del 14 marzo e poi del 15 marzo, l’Ufficio postale di Pizzoferrato è ancora chiuso. Nelle tre missive di comunicazione al Municipio la locuzione ricorrente era “L’ufficio postale di Pizzoferrato riaprirà in data… salvo imprevisti di cui si darà tempestiva comunicazione a Lei e alla clientela”.

Oggi 15 marzo 2023 L’ufficio postale di Pizzoferrato è ancora chiuso e: Non vi è stata nessuna tempestiva comunicazione, non si sono rispettate le date comunicate per ben tre volte, non è stata individuata nessuna nuova data di riapertura. Ma quale progetto Polis.  Ci si esprime in greco e ci si comporta in italiano.  Bene. Persa la fede pubblica,  persa ogni certezza, si precisa che si procede in autonomia secondo i propri  principi. 

1) Si chiede l’immediata riapertura dell’ufficio postale;

2) Le scuse a tutti i cittadini che sono stati presi in giro circa i tempi, i modi e le forme della fattispecie.

3) La rimozione dei responsabili di tanto inutile disagio per la Comunità;

A tal fine si annuncia l’inizio dello sciopero della fame da parte le Sindaco di Pizzoferrato, e se non dovesse bastare il ricorso a sit in e manifestazioni davanti alle sedi di Poste italiane e nonché ad esposti volti ad accertare la violazione dell’articolo 340 c.p. per interruzione di pubblico servizio.

Il ricorso alla esemplare forma di protesta è volto a denunciare e reagire contro il pensiero che vuole Territori residuali, contro la ultra-marginalità delle Comunità, la territorialità offesa declinata da servizi in disservizio e improvisionalismo.




SANZIONI ISTAT

I Sindaci della provincia de L’Aquila si uniscono alla campagna Asmel per contestarle. La Sindaca di Balsorano: «Abbiamo poco personale per far fronte a innumerevoli mansioni. È impensabile riuscire a adempiere a tutte le scadenze soprattutto quando la soluzione ci sarebbe e parlo dell’attuazione del Sistan»

Balsorano, 16 marzo 2024. «Ho firmato la lettera perché oltre ad essere stata sanzionata ritengo sia un dovere civico. La nostra amministrazione come tante altre piccole realtà si trova costantemente a dover affrontare una mole di lavoro schiacciante. Mentre affrontiamo il duplice impegno delle recenti elezioni regionali e l’imminente scrutinio europeo, l’Istat, anziché offrire supporto, infligge sanzioni non solo ingiuste ma anche scandalosamente inopportune dal momento in cui è essa stessa la prima a non applicare la legge. È assolutamente intollerabile che un ente come l’Istat non riesca a comprendere le esigenze dei piccoli Comuni come il nostro, i quali si trovano costantemente oberati dalle responsabilità e prive delle risorse necessarie per far fronte alle richieste sempre più pressanti della burocrazia» è questa la critica di Antonella Buffone, Sindaca di Balsorano che si è unito alla campagna Asmel insieme agli oltre 800 Sindaci da tutta Italia.

Tra i Sindaci della provincia dell’Aquila che hanno sottoscritto la lettera, anche Calascio, Balsorano, Scanno, Secinaro, Collepietro, Molina Aterno.

L’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, si è fatta portavoce del dissenso dei Primi Cittadini inviando già alcune settimane fa la Lettera aperta al Presidente Istat in cui si contesta innanzitutto la mancata attuazione dello scambio dati automatizzato tra Comuni e ISTAT, una disposizione prevista dall’articolo 12 del TUEL da oltre vent’anni, ma ancora inattuata e il cui risultato sono queste ingiuste sanzioni ai Sindaci. Del resto, la denuncia dell’inerzia degli enti centrali nell’affrontare le iniziative taglia-burocrazia continuamente annunciate ma mai realizzate è una delle principali mission dell’Associazione che conta, ad oggi, oltre 4.400 enti locali soci.

«Abbiamo poco personale e questo si ritrova a dover far fronte a innumerevoli mansioni contemporaneamente ed è impensabile riuscire a adempiere a tutte le scadenze soprattutto quando la soluzione ci sarebbe e parlo dell’attuazione del Sistan. Abbiamo intrapreso le azioni necessarie, ricorrendo al Prefetto chiedendo anche un appuntamento e per ora siamo in attesa di un riscontro» conclude Buffone.

Nel frattempo, le adesioni all’iniziativa aumentano anche in vista di un incontro con il Presidente Istat e i Comuni continuano a presentare le proprie contestazioni, evidenziando le sfide e le difficoltà incontrate nel rispettare le disposizioni imposte. Inoltre, la campagna per la revoca delle multe si è ampliata e, oltre alla petizione, numerosi Enti hanno richiesto il supporto di ASMEL per condividere il ricorso amministrativo.




SENTINELLE DI CIVILTÀ E FELICITÀ

Torna il progetto che sta spopolando dell’associazione Carrozzine Determinate

Città Sant’Angelo, 15 marzo 2024. Con l’attività di debriefing delle classi terze della scuola secondaria di primo grado Nicola Giansante si conclude il ciclo di progetti “Sentinelle di civiltà e di felicità” del Cav. Claudio Ferrante nelle scuole di Città Sant’Angelo.

“Promosso dall’amministrazione comunale, per tutte le scuole del territorio di ogni ordine grado, il progetto ha avuto ampio riscontro in tutta la popolazione studentesca e grande plauso da parte delle famiglie che hanno apprezzato l’importante attività di educazione civica e inclusiva. Personalmente, insieme al vicesindaco Lucia Travaglini, ho subito creduto ed investito su questo progetto perché ne ho potuto verificare direttamente gli effetti sui ragazzi, è stato emozionante partecipare alla attività di restituzione finale in cui le emozioni trasmesse dai ragazzi hanno davvero coinvolto tutti” così il sindaco di Città Sant’Angelo Matteo Perazzetti.

I 67 studenti delle classi terze della Giansante dopo l’attività laboratoriale tenutasi nella intera mattina di lunedì hanno svolto la passeggiata empatica nei pressi della scuola .

“Con questo progetto è cambiato il mio punto di vista della vita, tutto d’un tratto. Ho capito che è una persona con disabilità non è da considerare un poveretto né per la sua storia né per le sue condizioni difficili ma che non impediscono molte esperienze della vita. A farlo sono infatti le barriere e secondo me è vero: nessuno è bravo in un ambiente che impedisce, ostacola le proprie capacità. Così il mio dispiacere si è trasformato in rabbia perché non è affatto giusto che una persona con disabilità debba privarsi delle magnifiche gioie della vita a causa dell’ambiente .Si perché anche muoversi è una gioia” Queste le parole di Francesca  terza B e continua Lorenza della terza A “Le persone con disabilità in realtà non hanno disabilità perché sono malati ma perché il contesto li fa sentire in questo modo. Con la passeggiata empatica ho capito la vergogna l’imbarazzo che le persone con disabilità provano nel chiedere aiuto a sconosciuti anche solo per salire su un marciapiede. La rabbia e la frustrazione che le persone provano. In conclusione, queste due giornate mi hanno fatto comprendere tutto ciò che noi pensiamo possa essere insignificante come parcheggiare per un momento nel posto riservato, il fatto di non raccogliere gli escrementi del proprio cane anche cose più stupide come parcheggiare male la bici possono negare il diritto al movimento a molte persone”.

“Secondo me è necessario essere più inclusivi e mettersi nei panni di chi vive questi avversità sulla propria pelle, ad esempio mi sono resa conto che tutte le città sono poco accessibili in precedenza non avevo mai riflettuto su ciò ed è una grande ingiustizia, perché non riuscire a salire sul marciapiede, non poter prendere il treno significa violare diritti umani. È proprio l’ambiente sbagliato che fa sentire le persone disabili perché una persona in carrozzina che può salire sull’autobus come tutti non è disabile ma si sente disabile nel momento in cui deve umiliarsi per chiedere aiuto. Immedesimarmi mi ha provocato tristezza ma anche rabbia, non mi sembra giusto che ancora nel 2024 ci siano barriere mentali e architettoniche” dice Mariagrazia della terza A. “La scuola ci ha dato un’opportunità bellissima” conclude Giorgia della terza B.

“Sono davvero felice che l’amministrazione comunale abbia creduto e continui a credere nel mio progetto patrocinato dall’associazione Carrozzine determinate, un passo alla volta continueremo a cambiare le coscienze e a costruire la miglior società possibile e inclusiva per il futuro e soprattutto un mondo accessibile a tutti” così Claudio Ferrante che ringrazia la sua associazione per il continuo sostegno attraverso il segretario Mariangela Cilli e la sanitaria Artes per la collaborazione e fornitura delle carrozzine per la passeggiata empatica.




LE RESPONSABILITÀ DEI GENITORI

Usa: per la prima volta condannato il padre di un ragazzo autore di una strage

Politicainsieme.com, 15 marzo 2024. Per la prima volta, il padre di un ragazzo responsabile di una strage è stato condannato per aver sottovalutato le condizioni mentali del figlio che uccise quattro studenti e provocò il ferimento di altre sette persone sparando all’impazzata in una scuola del Michigan nel novembre del 2021.

James Crumbley, 47 anni, è stato ritenuto colpevole di omicidio colposo per aver comprato una pistola al figlio quindicenne nonostante sapesse dei suoi gravi disturbi. Il mese prossimo si terrà il processo anche della moglie che dovrà rispondere delle stesse accuse.

La sentenza è destinata a creare molto clamore perché si tratta del primo caso in cui i genitori sono chiamati a rispondere dell’uso delle armi da parte dei figli.

L’accusa ha sostenuto che i Crumbley non avevano fatto abbastanza per affrontare il peggioramento della salute mentale del figlio e che la mattina della sparatoria i due genitori  si erano rifiutato di riportare a casa il figlio dopo aver dato segni inquietanti sulle sue condizioni. Purtroppo, i responsabili della scuola allontanarono il ragazzo, ma senza controllare il contenuto del suo zaino.

Inoltre, i due genitori avevano comperato la pistola al figlio pochi giorni prima della sparatoria e non si erano assicurati che fosse conservata in misura adeguata.




L’IMPRESA DI ALFONSINA STRADA

Spazio dedicato al Giro d’Italia del 1924 presso Polarville

Teramo, 15 marzo 2024.  L’associazione FIAB L’Aquila Più Bici in Città APS – ETS, il giorno sabato 16 marzo 2024, predispone uno spazio presso la Libreria Polarville, in Via Castello n. 49, dedicato ad Alfonsina Morini Strada, prima e unica donna a partecipare al Giro ciclistico d’Italia, nel 1924, quando questa corsa a tappe esisteva solo per gli uomini.

In particolare, ci sarà la rievocazione delle tappe che hanno visto la città dell’Aquila come punto di arrivo e di partenza:

VII tappa: Foggia-Aquila. Km. 304,3

Dopo una delle tappe più facili ecco una delle più difficili. Alfonsina, pur lamentandosi per l’infiammazione a un ginocchio, “è lì imperterrita al suo posto di battaglia”. Arriva a L’Aquila dolorante. È penultima con un ritardo di 2h 46’ 50”, seguita da Fumagalli; è ultima in classifica generale. I corridori “superstiti” sono ora soltanto 43. Un gruppo sportivo genovese invia agli organizzatori un vaglia di 74 lire raccolte in sottoscrizione per lei. Allo stesso scopo Abele Bertoni di La Spezia raccoglie tra gli amici 24 lire. Dal canto suo il Consiglio di amministrazione del velodromo Sempione ha deciso di offrirle una medaglia d’oro.

VIII tappa: Aquila-Perugia. Km. 296

Particolarmente lieta per Alfonsina la partenza, dove riceve fiori e ben 500 lire, frutto di una sottoscrizione, dalle mani del presidente della locale S.S. Folgore, Oreste Fogola. Il conte Pila consegna alla Nostra una coppa. Alfonsina resiste bellamente con azione assai composta all’andatura del gruppo, “per la verità molto severa”. La Gazzetta parla di terribili asperità dell’ottava tappa, che è per la nostra un vero e proprio calvario. Arriva fuori tempo massimo, dato che il piemontese Enrici, primo in classifica è giunto da quasi 4 ore, è all’ultimo posto della classifica, a 21 h 14’ 57” da Enrici, che poi vincerà il Giro. Con grande dispiacere Emilio Colombo la mette fuori gara ma, com’era stato fatto nella tappa precedente per Cividini e Aperlo, anche ad Alfonsina è consentito di continuare a correre, anche se fuori classifica. Alfonsina decide di continuare.

Questi i numeri del Giro d’Italia del 1924:

Giro d’Italia 1924

10 maggio – 1 giugno

3613 chilometri

12 tappe

108 ciclisti iscritti

90 ciclisti alla partenza

30 ciclisti all’arrivo

fra essi Alfonsina Morini Strada

Segue una dichiarazione al Guerin Sportivo della stessa Alfonsina Strada sulla sua impresa:

“Sono una donna, è vero. E può darsi che non sia molto estetica e graziosa una donna che corre in bicicletta. Vede come sono ridotta? Non sono mai stata bella; ora sono…un mostro. Ma che dovevo fare? La puttana? Ho un marito al manicomio che devo aiutare; ho una bimba al collegio che mi costa 10 lire al giorno. Ad Aquila avevo raggranellato 500 lire che spedii subito e che mi servirono per mettere a posto tante cose. Ho le gambe buone, i pubblici di tutta Italia (specie le donne e le madri) mi trattano con entusiasmo. Non sono pentita. Ho avuto delle amarezze, qualcuno mi ha schernita; ma io sono soddisfatta e so di avere fatto bene.

Questo invece un estratto dell’articolo di Silvio Zambaldi, “La Gazzetta dello Sport”, 14 maggio 1924:

“In sole due tappe la popolarità di questa donnina si è fatta più grande di quella di tutti i campioni assenti messi insieme. Lungo tutto il percorso della Genova-Firenze non si è sentito che chiedere: – C’è Alfonsina? Viene? Passa? Arriva? A mortificazione dei valorosi che si contendono la vittoria finale, è proprio così. È inutile, tira più un capello di donna che cento pedalate di Girardengo e di Brunero. […]”




REGIONALI…? CITTÀ A BOCCA ASCIUTTA

Ora le forze politiche devono pensare a risolvere i problemi della città!

di Tommaso Coletti

Ortona, 14 marzo 2024. Le elezioni regionali hanno lasciato la città con la bocca asciutta! Nessun ortonese è stato eletto in Consiglio Regionale e, come spesso è avvenuto nel passato, i voti locali sono stati utili ai rappresentanti di altre città per andare ad occupare uno scranno in Regione dove vengono programmati gli interventi da fare sul territorio regionale!

Ora le forze politiche locali devono far sentire la loro voce per dare risposte alla città ed al suo comprensorio.
Fondamentale è il completamento dell’iter riguardante l’autonomia dell’Ospedale G. Bernabeo, oggi stabilimento dell’Ospedale di Chieti mentre è previsto come “Ospedale di Base” dalla nuova rete ospedaliera già approvata dal Consiglio Regionale.

È necessario che la ASL di Chieti dia attuazione, al più presto, alla nuova rete ospedaliera con il ripristino nel nosocomio ortonese dei reparti di base quali Chirurgia, Ortopedia, Medicina e Servizio di Anestesia, oltre al Pronto Soccorso efficiente 24 ore su ventiquattro con tutti i servizi di supporto come Radiologia, Laboratorio di Analisi, Cardiologia, ecc… in presenza o in reperibilità, salvaguardando, naturalmente, le eccellenze già esistenti come la Senologia, la fecondazione Assistita, ecc..

Gli ortonesi e i cittadini del comprensorio vogliono L’Ospedale come era prima, un Ospedale in grado di dare le necessarie risposte alle esigenze della popolazione che è stanca di aspettare mesi e mesi per avere gli appuntamenti anche per semplici esami diagnostici o di attendere giornate intere  nelle astanterie dei Pronto Soccorso, sempre affollati, degli altri Ospedali delle città vicine.

È compito delle forze politiche locali e dell’Amministrazione Comunale in primis ( il Sindaco Castiglione fa parte del Comitato ristretto dei Sindaci della ASL) vigilare sulla rapida attuazione di quanto previsto dalla nuova rete ospedaliera  al fine di soddisfare le aspettative di  tutti i cittadini, anche di  quelli che hanno disertato le urne ( circa il 51%) perché insoddisfatti della politica in generale!




SEMAFORI TRAPPOLA

Carlo Costantini: la retromarcia di Masci

Pescara, 14 marzo 2024.Una nuova, clamorosa retromarcia del Sindaco-gambero Masci. Dopo il dietrofront sul disastro di viale Marconi ed il passo indietro sugli autovelox è arrivato puntuale l’annuncio elettorale anche sui semafori ‘trappola’, che nel solo anno 2023 hanno contribuito a fare arrivare ai pescaresi multe per quasi complessivi 20 milioni di euro”. Lo afferma il candidato sindaco di Pescara per il centrosinistra, Carlo Costantini.

“Siamo abituati al vuoto dietro l’annuncio – afferma Costantini – Nessuna spiegazione su quali saranno i fondi che andranno a compensare i sopravvenuti mancati introiti, nessuna indicazione dei tempi della retromarcia, ma soprattutto nemmeno una parola di scusa nei confronti dei pescaresi”.

“Chiediamo, con forza, almeno una volta al sindaco Masci, al suo staff e ai suoi consiglieri – aggiunge – di fare definitivamente chiarezza. Vogliamo sapere quando spegnerà i semafori ‘trappola’, cosa taglierà visti i mancati introiti delle sanzioni previsti in bilancio, quali opere di sicurezza stradale ha realizzato con gli incassi dei semafori trappola”.

“Date, numeri, cifre, niente altro. Chi ha governato per cinque anni, con un governo amico in Regione, deve rendicontare quanto fatto. La retromarcia – conclude Costantini – non è più accettabile”.