ECHI DI BELLEZZA di Luciano Primavera

A cura di Giuseppe Bacci. Ascoli Piceno Tacconi art space, Zona Industriale Campolungo, Via 328/ma, 2-4, (di fronte al Centro Commerciale Città delle Stelle) 2 Febbraio – 4 Marzo 2024. Inaugurazione Venerdì 2 Febbraio 2024 ore 18:00. Calendario catalogo Grafiche Tacconi Group in mostra

Chieti, 1° febbraio 2024. Venerdì 2 Febbraio alle ore 18,00 si inaugura, nello spazio espositivo Tacconi Art Space all’interno degli ampi spazi dello stabilimento Grafiche Tacconi Group di Ascoli Piceno, la mostra Echi di bellezza di Luciano Primavera, a cura di Giuseppe Bacci.

L’esposizione, voluta per illustrare l’annuale calendario-catalogo delle Grafiche Tacconi Group, sottolinea la validità della collaborazione tra arte e industria, presentando una selezione di opere tra le più̀ significative della produzione artistica di Luciano Primavera, realizzate in un arco temporale che narra l’evoluzione della loro poetica in relazione all’innovazione del linguaggio della pittura permeato di sperimentazioni artistiche concretizzate con colori, forma e luce a lui consone, che ci permettono di cogliere una visione totalizzante dell’intenso lavoro dell’artista.

In mostra sono presenti una ventina di opere in cui la poetica stilistica si esprime in una svettante dinamicità che le rende “voce del vento”, cosicché la tridimensionalità è tessuta in un vigoroso rincorrersi di superfici fascicolari, che disegnano il corpo umano senza mai coprire del tutto le superfici pittoriche. Si contrappongono, dunque, vigore e leggerezza tanto da muovere l’immaginazione a fare dell’opera una figura di vento il cui sibilo, concesso dal gioco delle vesti, infonde un’aura monumentale e sacrale, quasi a significare che la storia di un’anima non si può catturare e fermare in un’immagine. Per l’artista abruzzese, la pittura è stato uno dei principali strumenti d’esplorazione, vissuto nel solco della tradizione rinascimentale, ma, al tempo stesso, aperto e sensibile alle dinamiche delle più avanzate indagini contemporanee. Le forme artistiche di Primavera dipendono dunque dal contesto culturale, cioè dal modo di concepire e di rappresentare il soggetto. La variabilità dei contesti è dovuta al rapporto tra abilità tecnica, genio creativo, convincimenti personali, impostazione pittorica, ambiente naturale.

Scrive in proposito il curatore Giuseppe Bacci: “L’artista rielabora la pittura, lasciandola vivere di luce propria e il simbolismo adottato per esprimere le passioni dell’anima si desume dal decorativismo ornamentale e dalla forma che dà all’opera con sobria modernità, dialogando ed interagendo con la natura. Nell’ammanierata semplicità di volumi puri, la pittura e la scultura di Luciano Primavera si riempiono di bellezza e luminosità materica.

Luciano Primavera aggiunge la propria voce al mirabile concetto di bellezza, che appartiene tanto ai poeti quanto ai pittori e scultori, e questo Calendario delle Grafiche Tacconi Group ne è una fattiva dimostrazione: è una festa di luce”.

E Carlo Fabrizi Carli scrive: “La pittura di Luciano Primavera è un canto votato alla bellezza. Più esattamente, vorrei parlare di canto elegiaco, perché una vena malinconica percorre e sottende costantemente ai dipinti dell’artista guardiese, in quanto tutta la realtà è labile e più fugace ancora è la bellezza. Ma proprio all’arte è stato affidato il prodigio, un po’ magico e sciamanico, di salvare parvenze di appagante pienezza e di sottrarle agli artigli impietosi del fisico decadere e dissolversi delle forme”.

La serata inaugurale della mostra procederà con la tradizionale apericena in collaborazione con Osteria Ophis a cura dello chef Daniele Citeroni accompagnata dalla musica live del gruppo World Trio. Il calendario-catalogo, edito da Grafiche Tacconi Group, con testi di Giuseppe Bacci, Carlo Fabrizio Carli, Giampiero Perrotti, Domenico Purificato e con dedica dell’artista, sarà donato ai presenti.

La mostra proseguirà fino al 1° marzo 2024. Calendario-catalogo in mostra a cura delle Grafiche Tacconi Group di Ascoli Piceno.

Nota biografica

Luciano Primavera

Luciano Primavera, pittore/scultore, è nato in Abruzzo, a Guardiagrele (Chieti), nel cuore di quella che spesso ama definire la “sua” Maiella.  Giovanissimo si è trovato a fronteggiare in prima persona, e spesso in compagnia del suo solo coraggio, gli orrori di una guerra che non potrà mai dimenticare e che spesso torna nella memoria soprattutto come monito alla tristezza.

Il suo estro e la sua passione per tutto ciò che è colore e forma cominciano a prendere vita attraverso semplici strumenti: un pezzo di carbone e un muro di casa diventano ben presto il suo pennello e la sua tela. Dopo le prime esperienze, inizia un percorso di studi lungo ed appassionato: dall’Istituto d’Arte di Chieti al diploma del Magistero d’Arte di Porta Romana a Firenze sotto la preziosa guida di grandi maestri, fino alla specializzazione al Corso libero del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti sempre a Firenze dove compie tutta la sua formazione artistica.

Nella città toscana, centro d’arte per eccellenza, viene invitato, ancora giovanissimo, dalla Galleria d’arte L’Indiano del grande Piero Santi e inserito nel gruppo degli artisti toscani contemporanei tra i quali spiccavano Ottone Rosai, Mino Maccari e altri. I primi anni Cinquanta si rivelano un momento importante di ricerca e di crescita per Luciano Primavera che espone con successo agli Incontri con la gioventù (1953-1955) vincendo il premio per la grafica e la scultura sia nella manifestazione tenutasi a Chieti che nella manifestazione tenutasi a Roma a Palazzo Barberini. A Firenze espone al Chiosco Nuovo e al Grande Italia e si aggiudica il premio Primavera.

Critici d’arte, scrittori e poeti fiorentini lo stimano e gli riconosco un gran talento. In questo periodo Luciano Primavera ha l’occasione di conoscere e frequentare molti di essi: Alessandro Parronchi, suo professore, Alfonso Gatto, Giorgio La Pira, Pietro Annigoni, Antonio Berti, Piero Bargellini, Giovanni Papini, e tanti altri. Il Maestro Mario Moschi lo assume come assistente a scuola e nel suo studio di Via degli Artisti 18, vicino Piazza Donatello. Con la vicinanza di questo grande maestro, Luciano Primavera completa la sua formazione collaborando alla realizzazione e realizzando “ab initio” numerosi monumenti.

La seconda metà degli anni Cinquanta segna l’inizio della partecipazione alle rassegne pittoriche ai concorsi alle collettive e alle personali. La sua attività creativa è inesauribile e sono molteplici gli ambiti in cui il suo estro spazia: oltre alle opere di pittura e scultura la sua creazione artistica si amplia verso le produzioni grafiche realizzate con le più svariate tecniche. Le esposizioni si susseguono anno dopo anno, le sue opere cominciano a rintracciarsi da un capo all’altro della penisola: da Palazzo Serbelloni a Milano (Mostra dell’autoritratto) fino a Messina presso la Galleria dell’O.S.P.E. di Antonio Saitta e a Taormina a Palazzo Corvaja.

Nel giugno 1960 è a La Puy en Veley (Francia) con una personale. Con questa esposizione intraprende inconsapevolmente la strada del mercato estero dove le sue qualità di artista italiano vengono particolarmente apprezzate. Nel 1963 gli viene assegnato il 1° premio per la scultura alla III Biennale di Arte/Sport di Firenze, ma le sue esposizioni cominciano pian piano a spostarsi oltre il confine nazionale. Negli anni successivi si trova a Parigi (Francia) all’Exposition de la Peinture Italienne Salon Babylon; a Palma de Mallorca (Spagna) presso la Galleria Rincon de l’artista; a Lugano (Svizzera) alla Galleria La Madonnetta; a Toronto (Canada) all’O.I.S.E. Negli anni a seguire si sposta verso Est dove espone a Kofu-Yamanashi (Giappone) alla Galleria d’Arte Athoire e al Method -Eurographica di Bucarest (Romania). Ancora una volta torna a Kofu-Yamanashi dove espone al palazzo della Provincia, mentre nel 1977 e nel 1979 espone nella Madison Gallery di Toronto (Canada). Queste esposizioni suscitano grande entusiasmo nei collezionisti locali. Il canale televisivo 47 Multilingual utilizza un dipinto di Luciano Primavera per una sigla televisiva e la stampa locale accoglie con grande entusiasmo l’iniziativa e l’arte espressa nel dipinto.

Durante questi anni l’attività di Luciano Primavera non si svolge solo all’estero. In Italia partecipa al Premio Vasto, con una mostra omaggio, e al Premio Michetti. Si aggiudica l’Antonello da Messina e il Tibidabo d’oro ad Ostia e numerosi altri riconoscimenti. Realizza in questi anni il monumento a grandezza naturale del pugile Rocky Marciano, che oggi troneggia nella città natia del pugile, nonché numerosi monumenti dedicati ai caduti della Grande Guerra e ai donatori dell’Avis.

Nel 1987 inizia ad esplorare per la prima volta il mercato americano che lo accoglie con entusiasmo e ammirazione presso la Galleria d’Arte Michel Ottin di Dallas (Texas, USA), al Cedar Springs di Dallas e all’Historical Museum di Waxahachie (Texas, USA). Negli ultimi venti anni sono tantissime le mostre tra collettive e personali come quella Mille e un colore realizzata presso la prestigiosa sede del Palazzo Valentino di Roma e come la personale alla Banca Monte Paschi di Bruxelles, e la personale a Breil Sur Roya in Francia e al World Art Museum di Pechino (Cina).

Luciano Primavera non è solo il pittore della luce con colori entusiasmanti e dalle forme echeggianti l’arte classica. Egli è infatti considerato uno dei pochi artisti che hanno portato avanti il discorso del recupero della forma e della potenzialità dei colori. I suoi soggetti, ora nature silenti, ora figure, non sono altro che un pretesto per realizzare un altro tassello della sua ricerca. La sua poliedrica attività spazia dalla pittura ad olio all’affresco, dalla scultura alla grafica, dalla satira alla pura illustrazione in decine e decine di pubblicazioni.

Per quanto concerne la scultura, Luciano Primavera ha realizzato in molti spazi pubblici e chiese numerose statue dalle dimensioni imponenti. Si annoverano tra queste le statue raffiguranti i patroni di Chieti e Pescara, rispettivamente San Giustino e San Cetteo, San Camillo de Lellis, presente all’ingresso dell’Ospedale Clinicizzato di Chieti, Padre Alessandro Valignano e la statua del Sacro Cuore di Gesù presente all’interno del giardino del Seminario Regionale di Chieti. Nel maggio 2006 Luciano Primavera è stato insignito dal Santo Padre Benedetto XVI della onorificenza Augustae Crucis Insigne Pro Ecclesia et Pontefice.




ODINO FACCIA IN CONCERTO

Concerto-evento per la Pace. Venerdì 2 febbraio 2024, ore 21:00 Cineteatro Circus di Pescara

Pescara, 1° febbraio 2024. Venerdì 2 febbraio, alle ore 21.00, presso il Cineteatro Circus di Pescara si terrà il Concerto per la Pace di Odino Faccia, cantante italo-argentino di origini abruzzesi e candidato, per diverse edizioni, al Premio Nobel per la Pace.

Rinviato per maltempo il 4 agosto scorso allo Stadio del Mare, l’evento musicale in programma venerdì 2 febbraio è promosso e organizzato dalla Fondazione Pescarabruzzo e dalla Fondazione Red Voz por la Paz, con il patrocinio della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara e dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, per promuovere e favorire la diffusione della cultura della pace, in continuità con i tanti appelli che anche Papa Francesco rivolge ormai in ogni occasione pubblica, dall’inizio del conflitto russo-ucraino.

Il cantautore italo-argentino, dal 2009 ad oggi, ha ricevuto moltissimi riconoscimenti e premi come quello di “Voce per la Pace nel mondo”, consegnatogli dal Premio Nobel per la Pace Adolfo Peres Esquivel. Ha composto ed eseguito opere inedite di prosa e poesia scritte da Papa Giovanni Paolo II, come il brano “Busca la Paz” cantato per la prima volta allo Stadio Azteca in Messico nel 2011 davanti a più di 70.000 persone e nel 2014 in Vaticano, nella storica occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, davanti a Papa Francesco, al Papa emerito Benedetto XVI e in collegamento con centinaia di milioni di telespettatori.

Nel 2015, su richiesta di Papa Francesco, Odino ha cantato il suo Nuovo Inno per la Pace con le parole scritte da Papa Francesco, intitolato “Perché tutti siano una cosa sola”. Dopo innumerevoli concerti per la Pace tenuti in tutto il mondo, torna in Italia e, in particolare, nella sua terra d’origine, in Abruzzo per un concerto che rappresenta in questo periodo storico un monito per le comunità locali, nazionali e internazionali affinché ricerchino percorsi di pace che favoriscano la cessazione di tutte le guerre.

Odino Faccia è stato scelto per realizzare un album intitolato “A New Beginning” che, tra gli altri, include testi dei maggiori premi Nobel per la pace, come il Dalai Lama, Desmond Tutu, Barack Obama, Adolfo Pérez Esquivel, Rigoberta Menchu Turn, Shirin Ebadi, Leymah Gbowee e Jodie Williams. Si tratta di un album di grande importanza, in cui le parole dei vincitori del Premio sono inserite nelle canzoni per sensibilizzare il mondo alla pace, ai veri valori universali e all’uguaglianza attraverso la musica.

Da 20 anni il cantautore di origini abruzzesi lavora instancabilmente, promuovendo il valore della convivenza, dell’inclusione sociale e della giustizia, arrivando ad essere visto come un punto di riferimento per la Pace e i valori nel mondo, sensibilizzando l’unione dei popoli.

Prima del concerto, dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, interverranno i sindaci dei Comuni di Pescara, Carlo Masci, di Montesilvano, Ottavio De Martinis, e di Spoltore, Chiara Trulli, che hanno ricevuto, nei mesi scorsi, il riconoscimento di “Città impegnata per la Pace e i Valori” dalla Fondazione Red Voz por la Paz, al fine di continuare a sensibilizzare le comunità abruzzesi ai valori universali della pace.




GLI INFORTUNI SUL LAVORO

Nel 2023 in Abruzzo 36 persone hanno perso la vita lavorando

Pescara, 1° febbraio 2024. Trentasei persone in Abruzzo, lo scorso anno, sono uscite per andare a lavoro ma non hanno fatto più ritorno a casa. Un dato drammatico e superiore a quello già tragico del 2022 quando a morire furono in 21. Una tendenza inversa rispetto all’andamento degli infortuni sul lavoro scesi dai 15.686 del 2022 ai 12.112 del 2023.

Le vittime, in tutti i casi maschi (28 di nazionalità italiana ed 8 stranieri), sono state 13 nelle province di Teramo e Chieti, 8 in quella di Pescara e 2 all’Aquila. L’edilizia, con 7 morti, ha fatto registrare il maggior numero di casi, seguita dai settori dell’industria chimica, dell’agricoltura e del commercio in cui si sono contate 5 vittime ciascuno. 31 gli incidenti avvenuti durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, mentre 5 durante il percorso casa-lavoro.

Dai dati INAIL, poi, emerge che diversa è la situazione generale degli infortuni che diminuiscono del 23%, facendo registrare un calo in tutte le province (442 in meno in provincia dell’Aquila, 1.300 a Teramo, 558 a Chieti e 1.235 a Pescara). Poco meno del 20% di questi si registra nei servizi sanitari (in particolare negli ospedali e nelle case di cura e nell’assistenza), più del 10% nell’edilizia e circa l’8% in agricoltura.

Dei complessivi 12.112 incidenti, che hanno visto coinvolti 7.236 uomini e 4.876 donne, l’88% è avvenuto in azienda durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, mentre il 12% in itinere, ovvero nel trasferimento da casa al posto di lavoro.

I dati degli infortuni evidenziano una situazione inaccettabile: nonostante tutte le opportunità che oggi la tecnologia offrirebbe rispetto a migliori e più efficaci misure di sicurezza, sono sempre di più le persone che muoiono sul lavoro e sempre più gravi gli incidenti che occorrono.

Numeri che evidenziano tutte le criticità ed i limiti del mondo del lavoro in Abruzzo, rimarcando la necessità di politiche nazionali e regionali che riducano la precarietà e le forme flessibili  come i  lavori a chiamata, somministrazione spinta, utilizzo crescente dei  voucher , ricorso massiccio ai sub appalti.

Così come è necessario rafforzare il sistema dei controlli attraverso l’aumento del personale degli enti preposti per contrastare quelle imprese che non rispettano i dettami legislativi e, risparmiando sull’adeguamento normativo, producono possibili rischi per la vita e la salute dei lavoratori oltre che una concorrenza sleale verso quelle aziende che invece correttamente investono nella sicurezza.

Necessario poi formare e aggiornare i lavoratori in maniera permanente dedicando ore specifiche durante il regolare lavoro e prevedere controlli annuali mirati sul territorio in più ambiti lavorativi e un piano regionale di interventi da attivarsi come previsto dal  Dl 81.

Investimenti in sicurezza ed innovazioni tecnologiche, rispetto di leggi e contratti, maggiori controlli e risorse agli enti ispettivi, lavoro stabile e sicuro, formazione, coinvolgimento delle parti sociali e contrattazione, attenzione della politica nazionale e locale sul tema: questi gli elementi necessari perché il lavoro smetta di essere causa di morte e diventi solo strumento di crescita economica e sociale.

Francesco Spina, Segretario CGIL Abruzzo Molise,

Mirco D’Ignazio, Coordinatore regionale INCA CGIL Abruzzo Molise,




DEDICATO A CLAUDIO MONTEVERDI. Il primo evento in Abruzzo

L’iniziativa celebra 400 anni dalla prima esecuzione del Combattimento di Tancredi e Clorinda

L’Aquila, 1° febbraio 2024. Il Conservatorio di Musica “Alfredo Casella”, con il patrocinio del Comune dell’Aquila e in collaborazione con il Convitto Nazionale “Domenico Cotugno”, organizza a L’Aquila la prima Festa Monteverdiana in Abruzzo, interamente dedicata a Claudio Monteverdi e alla sua più celebre composizione: Il Combattimento di Tancredi e Clorinda.

La festa Monteverdiana si terrà a L’Aquila domenica 11 febbraio 2024 presso Piazza Santa Margherita e si svolgerà in due prestigiose sedi del centro storico della città capoluogo d’Abruzzo, entrambe situate a Piazza Santa Margherita: la settecentesca sala lignea Palazzetto dei Nobili, del Comune dell’Aquila, e il Palazzo Pica Alfieri, edificio riportato al suo antico splendore a seguito di una complessa opera di restauro dai danni del terremoto, terminata nel 2018.

Il Palazzetto dei Nobili e Palazzo Pica Alfieri è destinato rispettivamente per le performance musicali e coreutiche il primo, e per il percorso espositivo il secondo. Per questa straordinaria occasione l’evento, che vedrà coinvolti oltre quaranta musicisti e artisti, è gratuito e aperto al pubblico di qualunque età con prenotazione obbligatoria. Posti limitati. Si tratta certamente del più importante evento realizzato in Abruzzo su Claudio Monteverdi e sul “madrigale in genere rappresentativo” che ha reso famoso il compositore cremonese in tempi moderni.

I posti sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione. Le attività prevedono un percorso espositivo, interventi e un repertorio concertistico dalle ore 10.30 – 13.00 e dalle ore 13.00 – 19.00. È prevista la partecipazione in totale di oltre quaranta performers, coordinati dalla messa in scena del regista Fabrizio Pompei. L’evento è articolato in tre turni, uno mattutino e due pomeridiani. Il primo turno è dalle ore 10.00 circa alle ore 13.00, alla presenza delle autorità e dei dirigenti delle istituzioni cittadine, e ha inizio a Palazzo Pica Alfieri. Prevede una prima breve esibizione strumentale e coreutica e l’inaugurazione del percorso espositivo.

A seguire, intorno alle 10.30, rimanendo comunque la mostra fruibile per tutta la giornata, ci si sposta a Palazzetto dei Nobili per ascoltare e vedere le numerose esibizioni previste (teatrali, vocali e strumentali, coreutiche), inframezzate dai saluti degli enti realizzanti l’iniziativa, e da alcuni interventi di musicisti e ricercatori di fama, specializzati sulla figura di Claudio Monteverdi e sul “Combattimento di Tancredi e Clorinda”.

Dopo la pausa pranzo avranno inizio i turni pomeridiani, con due repliche del nutrito programma musicale e la riapertura della mostra, dalle ore 16.00 alle ore 17.15, e dalle 17.30 alle 19.15. Alle ore 19.15 grande chiusura della giornata, con la partecipazione di tutti gli oltre 40 performers, i quali omaggeranno la figura di Claudio Monteverdi con un’ultima composizione musicale.

4 SECOLI DI COMBATTIMENTO

Il “Combattimento di Tancredi e Clorinda” è una composizione in genere rappresentativo di Claudio Monteverdi. Durante una sortita notturna, Tancredi, senza riconoscere la sua amata Clorinda, ingaggia con lei un feroce combattimento. La tragica scoperta della sua identità avviene solo quando la luce dell’alba rivela il volto di Clorinda, rendendo il conflitto una dolorosa e struggente constatazione di amore e morte. A rendere la composizione di particolare importanza è proprio la caratteristica struttura del madrigale “rappresentativo” monteverdiano, ossia un’innovativa fusione tra parola e musica, dove la seconda è figlia ed espressione della prima. La figura e l’opera di Monteverdi, già ai suoi tempi considerato un innovatore del linguaggio musicale dell’epoca, nel Novecento sono state oggetto di un fenomeno di riscoperta e valorizzazione, le cui conseguenze sono ancora oggi rintracciabili nella produzione delle più recenti generazioni dei compositori occidentali. L’evento musicale è parte integrante del progetto 1624-2024:4 secoli di Combattimento, un’originale iniziativa nata per celebrare degnamente i 400 anni dalla prima esecuzione del “Combattimento di Tancredi e Clorinda” (Venezia, Palazzo Mocenigo, Carnevale 1624).

Al progetto partecipano i più importanti enti culturali e musicali d’Abruzzo. Aderiscono infatti il Conservatorio di Musica “Gaetano Braga” (Teramo), l’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona, l’Istituto Abruzzese di Storia Musicale, Abruzzo Beni Musicali, e il Centro Ricerche Musicali “Francesco Masciangelo”. La manifestazione si avvale inoltre del patrocinio del Dipartimento di Scienze della Comunicazione del DAMS – Università di Teramo, e del Dipartimento di Lettere Arti e Scienze Sociali dell’Università “d’Annunzio” di Chieti.

RINGRAZIAMENTI

I musicisti strumentisti, i cantanti, i danzatori, gli attori e tutti i collaboratori alla Festa Monteverdiana ringraziano i seguenti enti che con la loro preziosa e fattiva collaborazione hanno reso possibile l’evento a L’Aquila, domenica 11 febbraio 2024.

Conservatorio di Musica “Alfredo Casella” – L’Aquila

Comune di L’Aquila

Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” – L’Aquila

Conservatorio di Musica “Gaetano Braga” – Teramo

Istituto Nazionale Tostiano – Ortona

Istituto Abruzzese di Storia Musicale – L’Aquila-Teramo

Abruzzo Beni Musicali

Centro Ricerche Musicali “Francesco Masciangelo” – Lanciano

Dipartimento Scienze della Comunicazione, Università DAMS – Teramo

Dipartimento di Lettere Arti e Scienze Sociali, Università “D’Annunzio” – Chieti-Pescara




CONCORSO CARMELINA IOVINE

Questa mattina la premiazione al liceo Vico. Premiate Giulia Giardino, Daniela Como e Stella Renzella per le loro prove in lingua inglese

Sulmona, 31 gennaio 2024. Si è svolta questa mattina, nella biblioteca del Liceo linguistico Vico, la cerimonia di premiazione dell’XI.ma edizione del concorso dedicato a Carmelina Iovine, la studentessa del liceo cittadino che perse la vita nel terremoto dell’Aquila il 6 aprile del 2009.

Il concorso ha visto in gara studenti del Liceo linguistico sulmonese, la scuola frequentata dalla stessa Carmelina, che sono stati impegnati in una composizione scritta e in un colloquio su temi di attualità in lingua inglese, temi sui quali hanno dovuto esprimere anche approfondite riflessioni di carattere personale. Oltre alle prove, la commissione giudicatrice, ha tenuto conto dei titoli dei candidati, nello specifico delle loro certificazioni linguistiche.

La formula del concorso prevede l’attribuzione di 2 premi, offerti dalla BCC di Pratola Peligna, alle due migliori prove. Dato l’altissimo livello di quest’anno, però, i premi sono diventati 3, con un secondo posto ex aequo. Il podio è stato tutto rosa: il primo posto è andato a Giulia Giardino della classe VI L, a cui è andato un premio di 500 euro, il secondo a pari merito a Daniela Como (VH L) e Stella Renzella (VI L), alle quali è andato un premio di 250 euro ciascuna.

Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato il dirigente scolastico, Caterina Fantauzzi, il papà di Carmelina, Venanzio Iovine, il presidente della BCC, Alessandro Margiotta, e il suo vice Augusto Soprano, le professoresse Anne Silla, curatrice del concorso, e Anna Maria Iervolino, già docente di Carmelina e ideatrice del premio.

“Il concorso di quest’anno è stato davvero di altissimo livello – ha commentato la professoressa di Conversazione in lingua inglese, Anne Silla – Gli studenti hanno davvero un’ottima conoscenza della lingua inglese, ma anche una grande capacità di analisi e riflessione”.

Il concorso offre l’occasione non solo di premiare i giovani talenti del nostro territorio, ma anche di tenere vivo e con affetto il ricordo di Carmelina, studentessa del Liceo Linguistico Vico, tragicamente scomparsa.




BASTA RITARDI

Vogliamo le borse di studio ora!

L’Aquila, 31 gennaio 2024. A distanza di poco più di un mese dalle prossime elezioni regionali, ci tocca prendere atto di come ben 3.387 studenti universitari abruzzesi, di cui 202 iscritti al solo ateneo teramano, potrebbero essere costretti a vedere ulteriormente rimandata la copertura e la conseguente erogazione delle loro borse di studio, a causa delle tempistiche tecniche successive alle consultazioni elettorali.

Non riteniamo accettabile questa situazione. Non è possibile che la Regione Abruzzo continui a mostrare disinteresse verso il tema delle borse di studio e si senta autorizzata a calpestare in tal modo il diritto allo studio, declassando questo importante supporto economico — nel migliore dei casi — a un mero rimborso spese, disattendendo gli obblighi previsti dall’articolo 34 della Costituzione e dall’articolo 8 dello stesso Statuto regionale. Un’ulteriore conferma di questa indifferenza, d’altronde, ci arriva dai mancati finanziamenti di altri progetti, come le residenze pubbliche o i servizi relativi alla mobilità studentesca.

Consideriamo inoltre più grave e ingiusto che si continui a procrastinare in un momento come questo, che vede un tasso di inflazione ancora elevato che ci impone prezzi alti e limita fortemente il potere d’acquisto degli studenti.

Per evitare che i ritardi, ormai ordinari, vengano ulteriormente prolungati, la Regione deve attivarsi quanto prima, altrimenti ci troveremo davanti ad una situazione senza precedenti. Per questo, come Unione degli Universitari di Teramo pretendiamo che si provveda subito ad assicurare la copertura economica per lo scorrimento integrale delle graduatorie e continueremo a batterci affinché l’amministrazione regionale ci porti rispetto, assicurando a tutti noi studenti le borse di studio!

UDU TERAMO




E SE PROVASSIMO A METTERE LA PACE IN CIMA A TUTTO?

di Giancarlo Infante

Politicainsieme.com, 31 gennaio 2024. È naive parlare di Pace? È impossibile farlo a fronte dell’inevitabilità di situazioni che paiono insormontabili e la cui soluzione appare sempre “non alla nostra portata”? Da che mondo è mondo, la guerra è subita dalle popolazioni travolte da una “inevitabilità” spesso costruita artatamente da un complesso culturale e di interessi in mano a pochi.

“La guerra non è fatale, non è necessaria, non è giusta ma è volontaria e la responsabilità ricade sugli uomini che la promuovono o vi contribuiscono. In un recente intervento, mons Michele Pennisi ha ripreso un concetto di don Luigi Sturzo contro la cosiddetta “inevitabilità” delle guerre.

La guerra, infatti, da che mondo è mondo, non viene a caso. Interessi economici, tra cui quelli legati al controllo delle materie prime, male interpretati sentimenti nazionalistici, ricerca di spazi territoriali, divisioni etniche e religiose tracimano nel conflitto quando qualcuno è  certo di essere in grado di scrivere la storia a posteriori a modo suo, e di essere, poi, in grado di fornire la giustificazione di atti voluti e, talvolta, perseguiti con cura nel corso degli anni. Poco conta se, in molti casi, il risultato è quello di fare un deserto da chiamare successivamente  “pace”.

Ne abbiamo due dirompenti conferme nei più violenti scontri in atto in Ucraina e in Palestina. Siamo già ad oltre diecimila morti nel primo caso e a più di 26 mila nel secondo. Senza considerare le selvagge distruzioni e il barbaro svuotamenti di intere città e il divellere di infrastrutture essenziali al minimo vivere civile. Siamo in una situazione tale che appaiono del tutto senza senso le discussioni se ci si trovi o meno dinanzi a crimini di guerra o ad un vero e proprio genocidio. Ed anche quelle sulle responsabilità diventano stucchevoli e, talvolta, sono utilizzate persino per giustificare ulteriori massacri ed atti che sfuggono ad una minima logica razionale.

Certo, la domanda sul che fare genera un tremolio dei polsi, sviluppa l’angoscia nell’animo perché forte è il senso dell’impotenza. Soprattutto riconoscendo quella che appare essere un’oggettiva impossibilità già solo nel riuscire a concepire di mettere i rappresentanti delle parti contrapposte sedute attorno al tavolo di una trattativa. Troppi odi e rancori sedimentati e contrapposti. Radicati al punto che ciascuno chiede solo uno schierarsi critico senza condizioni.

Quando Papa Francesco ha parlato del troppo “abbaiare” della Nato alle porte della Russia ha voluto ricordare la complessità del ragionamento sulle responsabilità che, quasi sempre, nel mondo globalizzato in cui viviamo, vanno oltre quelle denunciate dai singoli contendenti. Coloro ufficialmente designati ad essere attori di quella che Francesco, in solitudine, e inascoltato da anni, ha definito la “Terza guerra mondiale a pezzi”. Nel corso degli ultimi decenni troppe volte abbiamo dovuto trovare in numerosi conflitti quelle stesse potenzialità distruttive che ebbe la sanguinosa Guerra di Spagna rispetto alla successiva Seconda guerra mondiale. E cioè scontri giocati sul campo per procura; occasioni per la sperimentazione di nuove armi e la verifica di più raffinate tecniche di combattimento.

C’è anche da chiedersi se quello che il Papa ha definito “abbaiare” non ci debba portare a considerare che il problema della guerra non nasce quando essa scoppia, bensì quando si lascia sedimentare un insieme di questioni destinate inevitabilmente a risolvere i contenziosi tra le parti solamente seguendo l’estrema logica della guerra.

Non si può parlare di Pace solo quando qualcuno spara e colpisce popolazioni inermi. La sua ricerca, se vogliamo anche solo accontentarci di un’assenza di guerra, può, e deve, diventare un’attitudine costante. Un’iniziativa politica, con la P maiuscola, da coltivare pressoché quotidianamente. Solo così sarà possibile partecipare ad un’azione di pacificazione continua e permanente che nulla ha a che fare con il pacifismo di maniera. Giacché si tratta di entrare nel merito delle situazioni oggettive che dividono le parti, e su quelle intervenire. Questo è un compito che dovrebbe essere proprio, in particolare, delle grandi democrazie moderne. Prese singolarmente o, come nel nostro caso, da entità sovranazionali consapevoli del proprio ruolo, nate tra l’altro proprio per assicurare la Pace, come nel caso dell’Europa.

Non è quindi piacevole ascoltare il generale Sir Patrick Sanders, a capo dell’esercito del Regno Unito, quando invita i britannici a prepararsi ad un conflitto con la Russia destinato ad essere del tutto  simile alle guerre mondiali del secolo scorso. Per Sanders, i suoi compatrioti “tutti i giorni” devono essere pronti “a un livello di mobilitazione civica che non si vedeva in Europa occidentale dal 1945”. E questo perché. a suo avviso, lo scontro non è legato al Donbass, ma giunge quasi ad essere questione di civiltà.

In realtà, dalla questione palestinese a quella dell’ invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma solo per restare a ciò che più è oggi all’attenzione di tutti noi, troviamo la conferma di cosa  voglia dire davvero ricercare la Pace. Nel primo caso, si è lasciato impunemente che decine di risoluzioni dell’Onu non trovassero applicazione.  Nel secondo, non si può non riconoscere che la vicenda russo – ucraina andava affrontata ben prima del 2014, provando a rovesciare completamente il paradigma indicato dal generale Sanders. Sarebbe stata necessaria la ricerca di altri sbocchi, lavorando ad un pieno riconoscimento dei diritti di tutte le popolazioni delle zone oggetto del contrasto. L’ “abbaiare” di cui ha parlato Papa Francesco, dunque, chiama in causa anche le nostre responsabilità di europei che abbiamo solo distrattamente seguito quelle vicende e non mettendo così in campo tutte le azioni possibili per giungere ad una soluzione. De Gasperi e Gruber con l’accordo del 1946 avviarono subito il superamento del problema dell’Alto Adige e riuscirono a delimitarlo e, così facendo, ad evitare che la storia prendesse un’altra sanguinosa deriva.

Il bisogno di petrolio, invece, ha fatto sì che un Occidente sempre più ripiegato esclusivamente sulle proprie esigenze rinunciasse a svolgere quell’azione necessaria a connotare le moderne democrazie più avanzate, e che consiste nel porsi loro come facilitatrici di un processo di soluzione delle controversie, senza che nessuno sia costretto a scegliere quella delle armi come unica soluzione possibile.

E allora, anche nel pieno di una disinformazione che non concede tregue, possiamo rimanere silenti spettatori di un macabro spettacolo televisivo che, tutt’al più, ci consola per non essere ancora tra i più immediatamente coinvolti?

Una domanda che, per quanto riguarda l’Italia, porta a constatare un’assoluta mancanza d’influenza. Che l’accomuna, per carità, ad altri e ben più importanti stati. A partire dagli Stati Uniti che non sono riusciti finora ad imporre a Benjamin Netanyahu neppure una mitigazione della propria azione di guerra e nel rispetto della popolazione civile. Almeno fino a quando non è giunto il pronunciamento della Corte internazionale. Esiste, insomma, una responsabilità collettiva che riguarda anche tutti noi. A cui, però, si può ancora rimediare. Intanto, nel pretendere conoscenza e andando oltre ogni propaganda e retorica.

E a proposito di conoscenza e di un’azione cristallina che dovrebbe essere propria di ogni democrazia realmente tale, è di queste ore l’annuncio della partecipazione italiana alla missione navale nel Golfo Persico. senza che vi sia un accenno di dibattito parlamentare in materia. Si dice che non si tratti  di un’azione di guerra. E di questo non ne dubitiamo. Ma mandiamo nostri mezzi e nostri uomini in un contesto di guerra. Sarebbe dunque opportuno che l’intero Parlamento, e suo tramite l’intero Paese, assumessero la consapevolezza piena di quel che si va a fare, delle sue finalità e delle modalità della partecipazione. E, dunque, anche delle cosiddette regole d’ingaggio determinanti per definire l’operazione davvero come pacificatrice e non altro, visto che si tratta di far rispettare le regole internazionali su cui si reggono il commercio mondiale e il diritto alla libera navigazione.

Forse ci siamo già dimenticati del caso dei nostri due fucilieri di marina La Torre e Girone che, imbarcati sulla Enrica Lexie dodici anni fa, hanno pagato con le loro sofferenze il modo con cui pure noi c’impegnammo nella lodevole lotta alla pirateria nell’Oceano Indiano. La nostra Costituzione ci sta a ricordare che dobbiamo partecipare a tutto ciò che possa portare alla Pace consapevoli del fatto che, assieme alle necessarie iniziative di difesa da assumere, noi non crediamo alla soluzione dei conflitti ricorrendo solo all’uso delle armi.




AGRICOLTURA DI QUALITÀ

Etica e diritto dello sviluppo sostenibile nelle aree protette. All’università di Teramo un dibattito tra esperti aperto al pubblico

Teramo, 31 gennaio 2024. Si terrà giovedì 1° febbraio, alle ore 9:30, nella sala conferenze del polo didattico D’Annunzio dell’Università di Teramo, un attualissimo convegno tecnico-scientifico dal titolo Agricoltura di Qualità. Etica e diritto dello sviluppo sostenibile nelle aree protette.

Il convegno – moderato dal rettore Dino Mastrocola – è aperto al pubblico e prevede un dibattito conclusivo.

Interverranno:

Fabio Stagnari, presidente del Corso di laurea in Intensificazione sostenibile delle produzioni ortofrutticole di qualità;

Enzo Di Salvatore, coordinatore del Corso di laurea in Diritto dell’ambiente e dell’energia;

Fiammetta Ricci, docente di Etica sociale e coordinatrice della Scuola di legalità e giustizia dell’Università di Teramo;

Tommaso Navarra, presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga;

Luciano Di Martino, direttore facente funzioni del Parco nazionale della Maiella;

Marcella Cipriani, dottore agronomo;

Bernardo Savini Giosia Bernardi, presidente di Confagricoltura Teramo;

Roberto Battaglia, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori L’Aquila-Teramo;

Emanuela Ripani, presidente della Coldiretti Teramo; Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali del WWF Italia;

Silvia Tauro, presidente di Legambiente Abruzzo.




LA PRIORITÀ DELLE PRIORITÀ

di Domenico Galbiati

Politicainsieme.com, 30 gennaio 2024. Chi voglia fare seriamente politica, deve, anzitutto, saper leggere sapientemente il “momento”. Deve poter cogliere, in altri termini, quale sia, in quel determinato frangente, la “priorità delle priorità”, il tema che da solo connota quella certa fase temporale ed attorno al quale gli altri argomenti ruotano su traiettorie che, lo si sappia o meno, non sfuggono alla forza gravitazionale della questione che tiene saldamente il centro della scena.

Nel nostro Paese – ovviamente coinvolto nelle mille tensioni del drammatico scenario internazionale – l’attenzione, in questa fase, è focalizzata, in primo luogo, sulla consultazione europea del prossimo mese di giugno. Sia per il rilievo in sé – prima d’ora, mai percepito altrettanto chiaramente – del rinnovo del Parlamento di Strasburgo, sia per i riflessi che il responso delle urne potrebbe avere sugli equilibri interni alla stessa maggioranza di governo.

Non bisogna lasciarsi trarre in inganno e scambiare le turbolenze che investono l’immediata contingenza del discorso pubblico con i movimenti, forse meno appariscenti, ma più sostanziali, che si muovono nelle regioni più profonde dell’accadere politico. Detto altrimenti, il “momento” italiano è oggi contrassegnato – senza sminuire le altre mille tematiche che si inerpicano in una reciprocità di condizionamenti intrecciati che danno l’idea della effettiva complessità in cui ci muoviamo – dalla proposta di riforma costituzionale, avanzata dalla due destre di Meloni e Salvini, secondo un combinato disposto tra “premierato” ed “autonomia differenziata”, destinato letteralmente a stravolgere l’impianto della Costituzione Repubblicana, che, ai loro occhi, ha la grave colpa di essere nata dalla lotta di liberazione dal fascismo.

A giudicare dall’atonia con cui si guarda a questa prospettiva, non solo da parte delle presunte opposizioni, ma dal mondo della cultura democratica e civile, dal mondo accademico, da parte del mondo sociale, sindacale ed imprenditoriale, associativo, professionale, in sostanza da quella pluralità di espressioni della società civile che si è ben diversamente mobilitata in altre occasioni, questa volta rischiano di farcela. Quasi ci sia una tacita e rassegnata accondiscendenza.

Certo, si tratta di un cammino di non breve momento ed il probabile referendum non è così immediatamente alle porte, ma la battaglia è talmente dirimente che bisogna esserne consapevoli e convinti fin d’ ora e cominciare da subito a predisporre le opportune contromisure. Siamo posti di fronte ad una questione a cui nessuno può sfuggire, magari eclissandosi nel pretesto che, in fin dei conti, si tratta di una tematica di carattere tecnico- istituzionale di cui è bene che si occupino gli addetti ai lavori. E’ vero esattamente il contrario.

Siamo su un crinale che non consente traccheggiamenti o mediazione di sorta: si sta da una parte o dall’ altra.

La “legge fondamentale dello Stato” – qualunque sia la sua impostazione di fondo – rappresenta in ogni caso, l’architrave che regge la “convivenza civile” di un popolo – la costruzione della “polis” – e, in ultima istanza, ha, dunque, anche un irrecusabile valore “antropologico”, anche se, nel linguaggio politico corrente, esploriamo meno questo versante.

Vuol dire che la Costituzione concerne la cognizione che un “popolo” – e per esso i singoli cittadini che vi si riconoscono – ha di sé stesso, la sua consapevolezza di sé, l’ “auto-comprensione” che ne orienta i comportamenti, il modo di intendervi, dunque, in primo luogo, il primato della persona piuttosto che dello Stato, il ruolo della famiglia e delle spontanee aggregazioni sociali, la stessa concezione dell’ “io” che matura e si compie, in quella pluralità di relazioni che danno forma ai diritti civili e, non meno, alla vasta costellazione dei diritti sociali. Insomma, la Costituzione dice chi siamo e chi intendiamo essere e la cosa investe, ben più di quanto distrattamente non riteniamo, la concreta esperienza, l’ esistenza, il “vissuto” di ognuno, di ciascun cittadino nella sua irripetibile singolarità e non solo la dimensione del “collettivo”. Non è fuori luogo dire che la Costituzione si vive.

Ne consegue – a maggior ragione, guardando al mondo cattolico, cioè a coloro che si riconoscono in una cultura “personalista” – che salta d’ incanto, ad esempio, ogni più o leziosa distinzione tra impegno politico e prepolitico, tra formazione delle coscienze e militanza attiva, anche nelle sue forme di partito. E, infine, la questione interroga anche quelle espressioni di mondo liberale, democristiano o socialista che pure sono, qua e là, sparse nell’attuale maggioranza di governo, per lo più accolte, fin dalle sue origini, in Forza Italia, la quale, a sua volta, appartenendo al PPE, dovrebbe dar conto di una conciliazione, francamente difficile, tra riferimento alla casa-madre dei cristiano-sociali e l’ adesione, a meno che ne prenda le distanze, ad una inaccettabile riforma costituzionale. Sapendo, peraltro, che i temi istituzionali, ciò che, in linea generale, concerne la forma dello Stato, stanno su un piano sovraordinato e non riducibile alla logica delle contingenti maggioranze parlamentari.

La “priorità” delle priorità – di Domenico Galbiati – Politica Insieme




ANCORA E SEMPRE ELEZIONI!

Lamentarsi si… ma poi prepararsi bene al voto in modo serio, convinto e soprattutto intelligente

Torrevecchia Teatina, 30 gennaio 2024. Gennaio oramai andato: il 2024 è partito e le attività dei politici sono riprese più dinamiche che mai con un popolo un po’ sconnesso. Mancano pochi giorni alla scadenza della presentazione delle candidature per le Elezioni Regionali, che si terranno il 10 marzo prossimo, ed è tutto un fermento per i professionisti della politica; a sfogliare le pagine web dei vari social, almeno così appare.

Presso la Corte di Appello de L’Aquila il 9 ed il 10 febbraio saranno consegnate le liste dei candidati consiglieri e governatori. Proprio allora avremo modo di verificare quale scelta sarà possibile all’elettore, al cittadino che, stufo davvero di questa attuale politica capricciosa, bugiarda e piangiona ma smaniosa ed ambiziosa, avrà il compito di scegliere gli uomini di propria fiducia al governo regionale, sempre che  questo sia possibile cercarli nei lunghissimi elenchi che saranno pubblicati.

Tanti simboli, i soliti uomini più o meno simpatici, poi nomi a scorrere per la maggior parte sconosciuti, ed infine immagini e colori d’ogni tipo a generare distrazioni e confusione. In questo marasma ecco le scelte per il cittadino comune per definire il quadro dei 31 rappresentanti al governo regionale. Un governo che ci costa circa 30 milioni di euro per l’intero quinquennio. Ecco la democrazia rappresentativa con i suoi costi; quella che dovrà realizzare le scelte utili per la comunità, almeno questo sembrerebbe dalle disposizioni di Leggi.

Questo esercizio del voto il cittadino dovrà ripeterlo almeno altre due volte, quest’anno.

Manca qualche mese ancora per le elezioni amministrative comunali e per quelle Europee; il 9 e 10 giugno sono i giorni per l’Election Day, però c’è tanto altro tempo ancora per definire questi due quadri. Comunque, è utile ricordare che se per i Comuni le spese per i rappresentanti sono di tipo modesto quelle per le europee sono proprio da capogiro.

I costi per la democrazia rappresentativa sono sempre più alti quanto più vai in alto, e per quanto si va in alto le spettanze sembrano non bastare mai: stranamente, ma non proprio, questo rappresentante vuole sempre di più. Non ci sono più limiti quando il potere genera potere e denaro e potere ancora. Tutto in un vortice che adesso sta letteralmente mandando in rovina tutti e tutto: siamo entrati in un momento storico di convergenze molto negative per la democrazia. Basterebbe alzare le antenne per comprendere quali gravi rischi si corrono in questi momenti.

Ecco, dunque, ancora la democrazia rappresentativa che vuole offrirci garanzie. A registrare le ultime urne semivuote sembrerebbe davvero un’offerta che non trova più gradimento.

Il sistema scricchiola e ci regala segni di forte cedimento; un regalo per ogni tipo d’amministrazione: un regalo continuo in tasse, imposte, tributi, concessioni, negazioni, negligenze, lungaggini stancanti, sperperi vari e brutture d’ogni genere; tralasciando ovviamente tutti gli aspetti giudiziari i più oscuri, c’è poco da rallegrarsi per le varie porcherie che si registrano da tempo ed i limiti raggiunti.

Una democrazia dal volto deforme che non lascia tempo e spazio per dimostrare questa forte crisi.

Utili potrebbero sembrare adesso le parole di un noto pensatore del passato; parole ancora vive e che sembrerebbero davvero interessanti se meditate e messe in relazione, per quello che si può e almeno in questo periodo elettorale, con le parole Potere e Denaro. Due parole magiche per la democrazia,  estremamente labili, ma di una potenza ancora inspiegabile. Lo strano binomio del compiacimento estremo.

Se nel vil Denaro ogni ragione può perdersi nelle più lerce quanto mai assurde perversioni, nel Potere la ragione può infiammare ancora qualche fragile e recondito pensiero umano ed ecco le straordinarie quanto mai vive parole del Montesquieu. Scriveva: “chiunque abbia potere è portato ad abusarne; […] arriva sin dove non trova limiti. Chi lo direbbe perfino la virtù ha bisogno di limiti. Perché non si possa abusare del potere occorre che nella disposizione delle cose il potere arresti il potere”.

Se le mani sapienti, che dispongono le cose giuste di potere, rimangono sempre difficili da trovare, resta comunque aperta la speranza di poterle trovare sempre nel futuro. Ancora puntuali e presenti le occasioni e le possibilità di ricerca, prepariamoci, dunque, al voto in modo serio, convinto ed intelligente, evitando scelte banali, scelte inutili, scelte scaltre, scelte sclerotiche, scelte d’impulso, scelte croniche ovvero nessuna scelta.

nm




A TRENT’ANNI DALLO SCIOGLIMENTO

La singolarità della DC

di Domenico Galbiati

Politicainsieme.com, 29 gennaio 2024. Ricorre oggi – 29 gennaio – il trentesimo anniversario dello scioglimento della Democrazia Cristiana, il partito che ha assicurato al popolo italiano quell’ esperienza pluridecennale di vera libertà, di vita democratica, di autentico esercizio, per ognuno, di personale responsabilità civile, che, mai, aveva conosciuto prima.

La DC è stata una “singolarità” della storia, nel senso in cui questo termine ricorre anche nel linguaggio scientifico.

Cioè, un evento unico ed irripetibile. Frutto della contestualità di condizioni storiche talmente particolari da non essere replicabili, tutte assieme, in altro contesto spazio-temporale. La sua nascita, lo sviluppo della sua parabola politica, la sua aderenza al “momento” che le è stato dato vivere ha fatto dell’ Italia del secondo dopoguerra uno straordinario “laboratorio politico” e solo uno studio ponderato, una riflessione pacata e matura non potranno fare a meno di rilevarlo, quando le passioni ancora vive cederanno il passo ad un esame oggettivo di quella fase storica.

Per quanto sia intervenuta entro la cornice di “tangentopoli”, la ragione vera che ha condotto alla conclusione del ciclo vitale della Democrazia Cristiana, è data dal fatto che la DC ha condotto in porto il suo compito storico. Le coordinate fondamentali che tuttora reggono sia l’ ordinamento democratico del nostro Paese, sia il quadro della sua collocazione internazionale – cioè i capisaldi che presiedono alla convivenza civile del popolo italiano – risalgono ai primi atti della sua iniziativa politico-istituzionale.

Al concorso, tuttora irrevocabile, che la cultura liberal-democratica e popolare del movimento politico dei cattolici ha offerto alla redazione della Carta Costituzionale ed alla sua ispirazione “personalista” e solidale. Alla scelta “euro-atlantica” che la Democrazia Cristiana ha saputo imporre in un contesto di radicale, durissima contrapposizione da parte di coloro che, in questi riferimenti, hanno poi dovuto ammettere di trovare rifugio e la protezione necessaria a liberarsi dai viluppi e dai lacci soffocanti dell’ ideologia in cui erano irretiti.

La Democrazia Cristiana ha guidato la ricostruzione materiale dell’ Italia, ma soprattutto ha condotto il popolo italiano alla riconquista morale ed alla piena, rinnovata consapevolezza di quei sentimenti di umanità, di reciprocità solidale, di profondo rispetto della persona, della famiglia, del lavoro, della pace e della vita che appartengono alla sua consolidata, millenaria esperienza storica.

Un Paese umiliato dalla dittatura fascista, piegato dal conflitto mondiale e dalla susseguente guerra civile, moralmente schiacciato sotto il peso delle leggi razziali e della corresponsabilità con il crimine nazista, ha ritrovato la sua anima, anzitutto nella lotta di resistenza che ha cementato i valori tradotti nelle norme costituzionali che tuttora siamo chiamati a preservare e poi in quel nuovo sentimento di speranza e di fiducia che ha innervato la sua straordinaria ripresa economica e produttiva.

Anni in cui il valore autentico della ”nazione”, del tutto diversamente da quanto succede oggi, è stato testimoniato e messo alla prova della tessitura nel Mediterraneo, in Europa, nella complessiva dimensione internazionale, di una rete di relazioni che hanno reso onore al nostro Paese, anziché isolarlo ed intristirlo nella palude del sovranismo demagogico e populista.

La Democrazia Cristiana ha impedito che, nell’immediato dopoguerra, in un Paese collocato su frontiere impervie, proiettato nel Mediterraneo ed esposto al confine della “cortina di ferro”, caratterizzato dalla presenza del più forte partito comunista dell’ intero Occidente, ambienti e ceti sociali, comprese talune frange integriste del mondo cattolico, mosse da un intento conservatore, scivolassero verso l’ opzione reazionaria di un “blocco d’ ordine”, che avrebbe letteralmente spaccato in due il Paese e messo a rischio la tenuta dell’ ordinamento democratico.

Non solo ha impedito tale possibile deriva, ma, addirittura, coinvolgendole in una strategia orientata all’ interesse generale dell’ Italia, ispirata ad una comune vocazione popolare, ha impegnato tali forze in una competizione con la sinistra, che ha mostrato come la postura “moderata” dei cattolici abbia saputo interpretare un’autentica istanza di reale progresso.

Lo sanno anche i comunisti, che – diversamente da quanto avvenuto, ad esempio, in Francia ed in Spagna – nel nostro Paese sono andati incontro ad una maturazione democratica, che non era nei presupposti dell’ideologia marxista e non hanno conosciuto altrove, dove è mancato il confronto serrato, che, qui da noi, per forza di cose, hanno dovuto sostenere con la cultura politica del cattolicesimo liberal-democratico e popolare. Va rovesciato nel suo contrario il comodo cliché della cosiddetta “conventio ad excludendum”.

Dalla “coalizione centrista” che ha fatto seguito al 18 aprile ‘48 – quando la Dc poteva essere tentata di indulgere e crogiolarsi, si potrebbe dire, nell’ autosufficienza della “vocazione maggioritaria” di quel tempo – al “centro-sinistra”, alla politica di “solidarietà nazionale”, l’intera vicenda della Democrazia Cristiana si è ispirata, piuttosto, ad una autentica “conventio ad includendum”, alla costante e progressiva ricerca di un allargamento delle basi democratiche dello Stato. Ne fa fede la stessa istituzione delle Regioni, attuata nel momento in cui, sull’ onda della contestazione studentesca e dell’ autunno caldo, vecchi equilibri andavano archiviati per costruirne di nuovi e la Democrazia Cristiana, anziché arroccarsi in una difesa ossessiva ed autoreferenziale del potere, ha accettato la sfida di un confronto aperto e leale con un PCI, che sapeva benissimo sarebbe prevalso in Regioni vitali del Paese.

La DC non è stata, si potrebbe dire, il “Mose” della politica italiana, cioè una “diga anticomunista” in senso statico, meramente meccanico. Ha contenuto il comunismo costringendolo ad un esercizio di pedagogia democratica e – questo va riconosciuto – di reciproca fecondazione sociale. Solo Occhetto che, evidentemente, di questa alta funzione storica della Democrazia Cristiana, non ha capito nulla, a metà degli anni ‘90, è caduto nell’abbaglio di ritenere che, scomparsa la DC, il Paese sarebbe naturalmente, inevitabilmente caduto, come una pera matura, nelle mani della “gioiosa macchina da guerra”.

Come si sa, le cose sono andate diversamente e siamo all’oggi, a riconsegnare, ad ottant’anni anni data, il Paese agli epigoni della cultura autoritaria del ventennio. Ora è tempo, conclusa – conclusa davvero ed una volta per tutte – la preziosa e ricchissima vicenda della Democrazia Cristiana, che la cultura politica del cattolicesimo democratico e popolare, senza nostalgie, senza rimpianti, senza recriminazioni, senza ripensamenti, secondo nuove forme, adatte al tempo che oggi ci è dato, riprenda il suo cammino.




LIBERTÀ DI PENSIERO E LIBERTÀ DI COSCIENZA

… non sono la stessa cosa

di Roberto Leonardi

Politicainsieme.com, 28 gennaio 2024. È notizia dell’ultima ora che la deputata del PD Anna Maria Bigon è stata rimossa dalla carica di vicesegretaria provinciale a Verona per aver causato – con la sua astensione e senza uscire dall’aula – il respingimento della proposta di legge sul suicidio assistito fortemente voluta dal presidente della regione Veneto Luca Zaia del partito della Lega.

Il Segretario provinciale del PD, Franco Bonfante, ha rivendicato a sé la decisione sostenendo di averla presa in totale autonomia dai vertici nazionali e regionali. A pensar male si fa peccato, ricordava spesso Giulio Andreotti, ma spesso ci si azzecca: sospetto piuttosto che la decisione sia “romanissima” e che Bonfante sia il paravento costretto a nascondere una manus longa et subtilis …

Il PD afferma di voler rispettare la libertà di coscienza ma sono propenso a credere che la confonda con la libertà di pensiero. I vertici del partito potrebbero anche tollerare che la Bigon non condivida in cuor suo la battaglia per uno dei “diritti” che tanto stanno cari alla Schlein (assieme alla massima parte della Sinistra italiana e ai radicali) ma a patto che tale riprovazione resti un fatto privato – di coscienza appunto – e che non si traduca in atti concreti. Insomma, l’iscritta pensi ciò che vuole ma agisca secondo la linea dettata dal partito a cui ha liberamente scelto di aderire.

Secondo il mio sentire, la coscienza – il foro interno di una persona – non è un’istanza che deve esercitare solo il discernimento del retto giudicare ma anche (e soprattutto) informare la prassi concreta in modo che sia determinata, coraggiosa e coerente con i valori in cui si è deciso di credere. Orbene, la disobbediente “incriminata” non voleva solo esprimere il suo pensiero bensì – seguendo la propria coscienza – adoperarsi affinché quella legge non fosse approvata.

Quanto la Bigon avesse ragione lo illustra benissimo un articolo esauriente, chiaro ed ineccepibile scritto da Francesco Farri ed apparso sul sito del Centro Studi Livatino il 19 u.s. (CLICCA QUI). In esso vengono smontate, punto per punto, tutte le argomentazioni dei sostenitori di quel progetto di legge. Purtroppo, l’ideologia è capace di calpestare non solo le leggi ma anche il diritto di coscienza e di farlo con ragionamenti capziosi che disgustano.

Qualche voce di dissenso si leverà: le belle anime dei cattolici che si sentono autorizzati a definirsi tali e al contempo militare nel partito della Schlein si lagneranno un poco ma poi saranno ridotti al silenzio per evitare altre “purghe” (ecco l’avvertimento che “da Verona” cala sui militanti di tutta Italia!).

Propongo ai dirigenti di INSIEME di contattare ad uno ad uno i sedicenti cattolici che militano nel PD e di invitarli ad “uscire da Babilonia”: che si dimettano o che confluiscano in un gruppo misto o che … chiedano di iscriversi ad INSIEME. La loro eventuale richiesta ci farà piacere ma non ci esimerà dall’essere più prudenti che in passato vagliando con maggior cura e parrhesia se sia saggio o meno accoglierla.

Libertà di pensiero e libertà di coscienza non sono la stessa cosa – di Roberto Leonardi – Politica Insieme




LA SUA FAMA SI DIFFUSE SUBITO DOVUNQUE

Nel mondo delle tv e dei social media Gesù sarebbe forse passato inosservato

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 28 gennaio 2024. È difficile oggi ricevere attenzione e, ancora più, stupore e timore se il tutto non è esagerato, eclatante, appariscente. Invece Gesù nella sinagoga di Cafarnao…

Il Vangelo odierno. In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. (Mc 1, 21-28)

Abbiamo tanti testi sulla profezia e i profeti; forse ci manca una storia sull’accoglienza dei profeti, in diversi tempi e luoghi. I cittadini di Cafarnao “erano stupiti del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi”. Gli scribi (forse) non brillavano per contenuti, comunicazione e coerenza. E quando vedono un vero profeta all’opera, cioè la liberazione di un uomo posseduto da spirito immondo, sono presi da timore perché capace di comandare “persino agli spiriti impuri”. 

Approfondiamo un attimo. Le reazioni a Gesù profeta sono: stupore per l’insegnamento e timore per la sua forza soprannaturale. Dovremmo, in maniera semplice, chiederci se c’è qualche persona e/o evento nella vita che ci procura stupore e timore di questo tipo. In un contesto culturale, come il nostro, in cui, molto spesso, persone ed eventi devono essere estremizzati per ricevere attenzione (dalla televisione ai social media, ai grandi eventi religiosi o laici che siano) Gesù sarebbe, forse, passato inosservato.

È difficile oggi ricevere attenzione e, ancora più, stupore e timore se il tutto non è esagerato, eclatante, appariscente. Non c’è solo chi la spara grossa o la fa grossa per attirare attenzione e ritenersi un profeta, per così dire; c’è anche chi dichiara esaurita qualsiasi spinta profetica, religiosa o laica che sia, perché deve attirare con il suo essere sempre “contro”, “duri e puri” fino alla fine.

La sinagoga di Cafarnao era un luogo normale, con gente normale, semplice, senza tante pretese e nessuna attenzione mediatica. Gesù “dice bene e fa bene”: potremmo sintetizzarsi così la sua profezia. La Arendt scriverebbe che realizza un potere “dove parole e azioni si sostengono a vicenda, dove le parole non sono vuote e i gesti non sono brutali”.

Allora la profezia autentica è dire bene parole non vuote: dire ciò che è bello, buono, vero, lasciandosi docilmente ispirare e guidare dal buon Dio. Ma è anche fare bene, compiere gesti non brutali: fare il bene di chi incontriamo partendo, sempre e comunque, dalle loro esigenze e aiutandoli a fare un passo in avanti, nel corpo e nello spirito. Non abbiamo bisogno di eventi e persone straordinarie; apparizione religiose ad orario; profeti di sventura; accademici che parlano in pubblico solo se ci sono migliaia di euro per compenso; leader che coltivano solo il proprio ego, ossessionati dal consenso e dall’ultimo sondaggio, mentre se infischiano di quelli che hanno intorno; leader che comandano di uccidere in maniera spietata, sia da una parte del conflitto che dall’altra (come succede oggi tra Israele e Palestina) e via discorrendo. 

I giorni di guerra, che stiamo vivendo, aumentano, nelle persone di buona volontà, il desiderio di profezie autentiche, di ascoltare chi dice bene e di ammirare chi fa bene. Ma, allo stesso tempo, aumentato il rischio (e la realtà) di falsi profeti, come si diceva prima. Per identificarli? Basterebbe ricordare quanto scrive Georges Bernanos: «Quando incontri una verità di passaggio, guardala bene, in modo da poterla riconoscere, ma non aspettare che ti faccia l’occhiolino. Le verità del Vangelo non fanno mai l’occhiolino…».

Nel mondo delle tv e dei social media Gesù sarebbe forse passato inosservato (globalist.it)




LA CORTE INTERNAZIONALE SUL GENOCIDIO A GAZA

Politicainsieme.com, 27 gennaio 2024. La Corte Internazionale ha stabilito che ci sono tutti gli estremi per valutare la denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele per quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza dove ieri si è raggiunto il bilancio di oltre 26 mila morti, stando ai dati quotidianamente forniti dalle autorità di Hamas che Gaza controlla. Per una decisione finale si dovrà attendere molto tempo.

Intanto, la Corte ha “ordinato” a Israele un immediato intervento per evitare azioni che possano essere considerate genocidio e di consentire l’arrivo a Gaza di tutto ciò che può servire alla popolazione civile. Non ha ordinato l’immediata cessazione delle operazioni militari.

I sudafricani, i palestinesi e molti paesi arabi hanno apprezzato la sentenza. Benjamin Netanyahu l’ha invece fortemente criticata rilevando che, comunque, questo primo pronunciamento della Corte non ordina ad Israele di fermare il proprio esercito, mentre ha chiesto ad Hamas un immediato rilascio degli ostaggi ancora nelle sue mani.

Si tratta di una sorta di avvertimento che costringe il Governo di Israele a valutare bene il prosieguo della propria campagna militare e tutti ad affrontare il punto fondamentale della questione.

Israele ha diritto alla propria esistenza. Esistenza riconosciuta dalla stragrande maggioranza dei paesi presenti alle Nazioni Unite. Ha il diritto di mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire la propria sicurezza. E, tra l’altro, fino al 7 ottobre del 2023, quel giorno sanguinoso in cui Hamas sferrò un attacco costato la vita a migliaia di persone del tutto innocenti, gran parte dei paesi arabi erano coinvolti in un processo di “pacificazione” che avrebbe portato ad una “normalizzazione” dei rapporti in una regione in cui lo Stato ebraico si è trovato per decenni in un permanente stato generalizzato di guerra con molti dei suoi vicini. Il problema è quello dei limiti entro cui Israele può condurre le proprie azioni militari.

Sullo sfondo resta la questione centrale, quella che ha ricordato ieri, nel giorno della Shoah, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul diritto che anche i palestinesi hanno alla costituzione di un loro stato.

In effetti, la decisione preliminare della Corte, costringe le autorità dello Stato ebraico ad interrogarsi se la loro risposta alla strage perpetrata da Hamas non sia andata, e non continui ad andare, oltre i limiti del consentito provocando un numero altissimo di morti e feriti tra i civili, costringendo a continui spostamenti di centinaia di migliaia di persone ridotti a vivere in condizioni catastrofiche. Quelle che, stando alle dichiarazioni di importanti esponenti del Governo di Netanyahu, che la Corte ha preso in considerazione, porrebbero agli abitanti di Gaza la sola prospettiva di essere sradicati dalla loro terra e di aggiungersi alla “diaspora” dei palestinesi iniziata con il 1948.

Israele è una democrazia, l’unica in quel delicato scacchiere del mondo in cui si trova. Non può fare finta che la Corte non sia stata chiara, così come i paesi arabi mediorientali che aspirano anch’essi alla pace debbono impegnarsi di più per risolvere lo storico conflitto che li coinvolge in ogni caso.




SOLIDARIETÀ AL POPOLO DELL’OLOCAUSTO

di Domenico Galbiati

Politicainsieme.com, 27 gennaio 2024. Oggi, Giorno della Memoria, il ricordo dei sei milioni di ebrei trucidati, nel cuore dell’Europa, nei campi di sterminio nazisti, cade nel pieno dei combattimenti nella striscia di Gaza.

La reazione di Israele all’eccidio di Hamas dello scorso 7 ottobre, ha risposto con un’ecatombe ad un’altra e la sua misura, eccessiva sul piano delle vittime civili, è, per molti, il pretesto per risvegliare un antisemitismo coriaceo e feroce, espressione di un’ odio antico ed implacabile, insensato e cieco. Quasi lo si volesse legittimare, a costo di risvegliare i fantasmi cupi di una ferita che ancora sanguina e disonora chi la inferse e chi l’assecondò.

La condotta del governo Netanyahu contestata da molti anche all’ interno del suo Paese, nulla toglie al ricordo, al tributo di memoria e di solidarietà, alla condivisione di una sofferenza immane, che tutti gli uomini, il mondo intero, devono alle vittime della Shoah, al dolore indicibile di un popolo – è il caso di dirlo – crocifisso, inchiodato come Cristo al patibolo.

La sofferenza degli ebrei, la brutalità del genocidio messo in atto contro di loro da un potere fanatico e perverso è un mistero della storia, un evento che non finirà mai di interrogarci, ben oltre le ragioni di cui possono dar conto i criteri dell’ analisi culturale, chiamati ad esplorare le radici più’ antiche di un antisemitismo che ci sembra tuttora, in troppi ambienti, inestirpabile.

L’ intento dei nemici di Israele, la strategia di Hamas nulla ha a che vedere con le ragioni pur sempre deprecabili di ogni guerra, bensì, ancora una volta, mira alla soluzione finale, alla eradicazione di un’ intera etnia dalla faccia delle Terra.

È altrettanto devastante il sacrificio imposto al popolo palestinese, inaccettabile e ripugnante la morte cruenta di migliaia e migliaia di bambini, destinata a seminare germi di odio che neppure il succedersi delle generazioni potrà attenuare, se non in tempi lunghi che oggi nessuno può cogliere, neppure in un orizzonte lontano.

Eppure, dovrebbe essere l’esperienza comune di un dolore insanabile a spingere due popoli l’uno verso l’altro, maturando quella più profonda consapevolezza di sé, quella coscienza compiuta del proprio posto nella storia che la sofferenza patita, dall’ una e dall’ altra parte, può fecondare.




ORTONA PERDE L’ENOTECA REGIONALE

L’amministrazione comunale non è stata in grado di trovare una sede adeguata all’Enoteca regionale, presente ad Ortona da quasi trent’anni

Ortona, 26 gennaio 2024. La Regione Abruzzo, con legge regionale n. 138 del 7 dicembre 1995 da me proposta quando ero vicepresidente del Consiglio Regionale, ha istituito l’Enoteca regionale. Il Consiglio regionale, riconoscendo la particolare vocazione vitivinicola della fascia collinare della Provincia di Chieti, ha individuato proprio in Ortona la sede della stessa Enoteca regionale.

All’epoca la Regione, in collaborazione con l’allora amministrazione comunale, così come prevedeva la stessa legge istitutiva, ha avviato l’importante iniziativa nelle sale al piano terra del prestigioso Palazzo Corvo. Oggi, dopo quasi trenta anni di attività, apprendiamo (https://www.virtuquotidiane.it/…/lenoteca-regionale… ) che l’Enoteca regionale è stata trasferita altrove perché l’attuale amministrazione comunale, dovendo ristrutturare Palazzo Corvo, non è riuscita a trovare un’altra sede temporanea.

Ricordo bene la battaglia politica in Consiglio Regionale per conseguire un risultato tanto ambito anche da altre città abruzzesi. Solo grazie alla mia insistenza ed alla disponibilità dell’allora Presidente della Giunta Regionale Antonio Falconio e dell’Assessore regionale all’agricoltura Luigi Borrelli la legge è stata approvata, prevedendo la città di Ortona quale sede della importante struttura.

La perdita dell’Enoteca regionale, che ha il compito di promuovere i vini abruzzesi, è un ennesimo duro colpo per la città di Ortona e per il settore vitivinicolo.  È incredibile che tutto ciò avvenga nella più completa indifferenza dell’amministrazione comunale che, oltre a non assicurare nel modo giusto l’ordinaria amministrazione, non riesce nemmeno a difendere importanti risultati ottenuti nel passato in favore della comunità ortonese.

Tommaso Coletti

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PER LA PACE ODINO FACCIA IN CONCERTO

Concerto-evento, venerdì 2 febbraio 2024, ore 21:00 Cineteatro Circus di Pescara

Pescara, 26 gennaio 2024.  Venerdì 2 febbraio, alle ore 21:00, presso il Cineteatro Circus di Pescara si terrà il Concerto per la Pace di Odino Faccia, cantante italo-argentino di origini abruzzesi e candidato, per diverse edizioni, al Premio Nobel per la Pace.

Rinviato per maltempo il 4 agosto scorso allo Stadio del Mare, l’evento musicale in programma venerdì 2 febbraio è promosso e organizzato dalla Fondazione Pescarabruzzo e dalla Fondazione Red Voz por la Paz, con il patrocinio della Regione Abruzzo, della Provincia di Pescara e dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, per promuovere e favorire la diffusione della cultura della pace, in continuità con i tanti appelli che anche Papa Francesco rivolge ormai in ogni occasione pubblica, dall’inizio del conflitto russo-ucraino.

Il cantautore italo-argentino, dal 2009 ad oggi, ha ricevuto moltissimi riconoscimenti e premi come quello di “Voce per la Pace nel mondo”, consegnatogli dal Premio Nobel per la Pace Adolfo Peres Esquivel. Ha composto ed eseguito opere inedite di prosa e poesia scritte da Papa Giovanni Paolo II, come il brano “Busca la Paz” cantato per la prima volta allo Stadio Azteca in Messico nel 2011 davanti a più di 70.000 persone e nel 2014 in Vaticano, nella storica occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, davanti a Papa Francesco, al Papa emerito Benedetto XVI e in collegamento con centinaia di milioni di telespettatori.

Nel 2015, su richiesta di Papa Francesco, Odino ha cantato il suo Nuovo Inno per la Pace con le parole scritte da Papa Francesco, intitolato “Perché tutti siano una cosa sola”.

Dopo innumerevoli concerti per la Pace tenuti in tutto il mondo, torna in Italia e, in particolare, nella sua terra d’origine, in Abruzzo per un concerto che rappresenta in questo periodo storico un monito per le comunità locali, nazionali e internazionali affinché ricerchino percorsi di pace che favoriscano la cessazione di tutte le guerre.

Odino Faccia è stato scelto per realizzare un album intitolato “A New Beginning” che, tra gli altri, include testi dei maggiori premi Nobel per la pace, come il Dalai Lama, Desmond Tutu, Barack Obama, Adolfo Pérez Esquivel, Rigoberta Menchu Turn, Shirin Ebadi, Leymah Gbowee e Jodie Williams. Si tratta di un album di grande importanza, in cui le parole dei vincitori del Premio sono inserite nelle canzoni per sensibilizzare il mondo alla pace, ai veri valori universali e all’uguaglianza attraverso la musica.

Da 20 anni il cantautore di origini abruzzesi lavora instancabilmente, promuovendo il valore della convivenza, dell’inclusione sociale e della giustizia, arrivando ad essere visto come un punto di riferimento per la Pace e i valori nel mondo, sensibilizzando l’unione dei popoli.

Prima del concerto, dopo i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, interverranno i sindaci dei Comuni di Pescara, Carlo Masci, di Montesilvano, Ottavio De Martinis, e di Spoltore, Chiara Trulli, che hanno ricevuto, nei mesi scorsi, il riconoscimento di “Città impegnata per la Pace e i Valori” dalla Fondazione Red Voz por la Paz, al fine di continuare a sensibilizzare le comunità abruzzesi ai valori universali della pace. 

Ingresso libero fino a esaurimento posti




GIUSTA DIGNITÀ ANCHE ALL’ETNIA ROM

Giulia Di Rocco per la quinta volta al Quirinale

Roma, 25 gennaio 2024. Venerdì 26 gennaio 2024 a partire dalle ore 11:00  Giulia Di Rocco, reduce dall’incontro internazionale con ANTAR-RASHTRIYA SAHAYOG PARISHAD (INDIAN COUNCIL FOR INTERNATIONAL CO-OPERATION) tenutasi il 24 gennaio, sarà per la quinta volta alla Commemorazione della Giornata della Memoria presso il Quirinale invitata ufficialmente dal Presidente della Repubblica Italiana come rappresentante donna italiana rom abruzzese.

È importante dare giusta dignità a tutte le vittime del nazifascismo anche all’etnia rom, importantissima quindi la presenza della Di Rocco anche per una rappresentanza femminile della popolazione Romnì.

Giulia Di Rocco attivista per i diritti umani è membro del Forum RSC istituito dall’ UNAR Uffico Anti Discriminazione Razziale presso il Ministero delle Pari Opportunità e membro ddell’IRU International Roma Union che rappresenta i rom presso il Consiglio d’Europa e al’ONU .




GINO BARTALI: un Giusto tra le Nazioni

San Valentino in Abruzzo Citeriore, 25 gennaio 2024. Come ogni anno, l’Oratorio San Damiano propone un evento per la Giornata della Memoria. In questa Giornata, infatti, è necessario ricordare e onorare chi si è opposto alla follia della barbarie nazista.

Quest’anno, raccogliendo lo stimolo dell’amico vastese Paolo del Viscio, abbiamo pensato ad una riflessione a partire dalla figura di Gino Bartali, campione di ciclismo, ma soprattutto di fede e di umanità. Per il suo impegno a favore dei fratelli ebrei – ne salvò oltre ottocento – è stato annoverato tra i Giusti tra le Nazioni.” si legge in una nota parrocchiale.

L’appuntamento è per sabato 27 gennaio, alle ore 16:30, presso la Pietra d’Inciampo, installata nel 2019 alla memoria di tutte le vittime del nazismo, in Piazza San Nicola per il saluto del Sindaco Antonio D’Angelo e la preghiera del Parroco don Rocco D’Orazio.

A seguire, presso la Sala Ammirati in Piazza Cesarone, la riflessione con interventi delle Animatrici d’Oratorio per ricordare l’impegno a vivere questa Giornata. Quindi, gli interventi di Gioia Bartali, nipote del grande Gino; Maurizio Formichetti e Luca Pelaccia che ci parleranno dello sport come veicolo di valori. A moderare il dibattito sarà Paolo Del Viscio.

Importante è non dimenticare.




IL SENTIERO EMOZIONANTE DELLE CAPANNE PASTORALI

di Luciano Pellegrini

Chieti, 25 gennaio 2024. Una Escursione alla quale ci tengo in particolar modo, è il sentiero CP (capanne pastorali), per la storia, la tradizione, la cultura, il passato. Mi emoziono ogni volta che percorro questo sentiero, perché penso alla dura vita che facevano i pastori e mi chiedo come hanno fatto a costruire le capanne, (in archeologia THOLOS). Immaginare il lavoro per modellare le rocce, sollevarle avendo un peso notevole, posizionarle una sull’altra senza avere macchinari, alzare un muro verticale senza lasciare spazi. I tholos, sono costruzioni ingegnose ad uso Silvo Pastorale, realizzati in pietra a secco, senza l’uso di cemento, con una tecnica intelligente ed originale Sono a pianta circolare, tronco-conica, costituita da anelli di blocchi di pietra. Ogni giro di pietre, viene appoggiato su quello inferiore, spostato leggermente verso l’interno di qualche centimetro, in modo che alla fine dà la forma a cupola. Ho iniziato il sentiero da Passo Lanciano 1318 m, (nel territorio del comune di Pretoro CH, Parco Nazionale della Maiella). Ci si incammina verso il bosco, che corre parallelo alla strada statale 614, di Lettomanoppello PE. Bisogna seguire la segnaletica del parco CP (capanne pastorali). Il bosco è fitto, ben segnato, con molte tracce di animali selvatici, (volpe, lepre, cinghiale, capriolo) che ti fanno compagnia, è come andare insieme. Ad una radura, 1238 metri, è visibile in località Arcarelli, la più bella testimonianza di pietra della Maiella, LA VALLETTA. Era un Complesso Agro – Pastorale imponente e funzionale, con camino, il tavolato dove dormiva la famiglia in estate, il mungitoio. Nelle immediate vicinanze delle costruzioni, sono presenti ancora antichi terrazzamenti, per il fatto che il terreno, era usato come area coltivata. Mi sono molto soffermato per scattare le foto, sono entrato dentro i capanni, ho toccato le rocce, ho pensato alla semplice ma laboriosa vita, di chi ci viveva. Dopo aver girato attorno, come se non volessi abbandonare questo luogo, ho proseguito a ciaspolare, incontrando altri tholos coperti dalla neve. Alcuni di essi, hanno i magazzini dove venivano conservati gli arnesi, per lavorare il terreno. Altra capanna che ho contemplato lungamente, anche se piccola ma, di una bellezza straordinaria, che ha l’ingresso a forma gotica. L’interno ampio con incavi per depositi vari, ma ha una finestra panoramica, anch’essa a forma gotica, dove entra la luce, che ti fa rilassare.  Insomma, il tempo è trascorso velocemente, la voglia era di restare, ma incominciava a fare freddo. Quindi meglio tornare indietro.

Dislivello totale 200 m

Distanza 8 KM A/R

Tempo 3 ore

Difficoltà EAI (escursione in ambiente innevato)




VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Non restiamo indifferenti

di Santina Bruno

Politicainsieme.com, 24 gennaio 2024. La Convenzione di Istanbul rappresenta un impianto giuridico completo che ha come obiettivo la protezione delle donne da tutte le forme di violenza perpetrate nei loro confronti. La sua finalità è preventiva ed è volta a eliminare la violenza sulle donne e la violenza domestica, mediante politiche di contrasto coordinate tra tutti i paesi attuatori. In particolare, tale convenzione, rimarca fortemente l’uguaglianza tra uomo e donna e definisce la violenza di genere come un atto discriminatorio e di violazione dei diritti umani. Inoltre, un tratto molto importante della convenzione di Istanbul, è rappresentata dal fatto che, per la prima volta, la violenza economica, viene equiparata alle altre forme di maltrattamento, in quanto è in grado di minare profondamente il benessere psicofisico delle donne ostacolandone l’indipendenza economica dall’uomo e, di conseguenza, il diritto – dovere all’autodeterminazione.

Questa tipologia di violenza è molto subdola perché va a colpire duramente l’autostima delle donne. I dati ci dicono che, purtroppo, quasi la metà delle donne italiane, almeno una volta nella vita, ha subito degli episodi di violenza economica e, tale percentuale, si eleva a oltre il 65% per le donne separate o divorziate. Dietro a queste cifre apparentemente fredde però, si celano vite spezzate e persone che, a causa di condotte lesive della dignità umana, non possono godere appieno dei frutti del loro lavoro oppure alle loro necessità di sopravvivenza perché ciò gli è impedito dal gioco della prepotenza e della sopraffazione. La società civile nella sua interezza ha quindi il dovere di difendere queste donne e accendere un faro su questa grave problematica sociale.

Auspico che, nel prossimo futuro, ogni forma di sopraffazione contro le donne possa diventare un lontano ricordo. Ognuno di noi, indipendentemente dai ruoli che ricopre, ha il compito di fare propria la profonda esortazione di Papa Francesco, il quale ha ricordato a tutti che “è nostro dovere, responsabilità di ciascuno, dare voce alle nostre sorelle senza voce: le donne vittime di abuso, sfruttamento, emarginazione e pressioni indebite. Non restiamo indifferenti! È necessario agire subito, a tutti i livelli, con determinazione, urgenza, coraggio”. Solo così potremo definire la nostra società progredita, dal punto di vista sociale e culturale.

Pubblicato su www.interris.it




CATTOLICI E POLITICA

PoliticaInsieme.com, 23 gennaio 2024. Ogni volta che si attraversa una fase di crisi della politica, ci si interroga sempre sulla “questione cattolica”, cioè se c’è ancora posto per i cattolici in politica. Questa domanda si è riproposta quest’anno in occasione della commemorazione degli 80 anni del Codice di Camaldoli, che fu elaborato nel 1943 da un gruppo di laici cattolici e che rappresentò la base di ispirazione cristiana per i Padri Costituenti, in particolare per il gruppo dei “professorini” che rispondevano ai nomi di Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira e Aldo Moro.

La nostra Costituzione è fondata sul concetto prioritario della dignità della persona umana ed è stata in gran parte opera dei costituenti cattolici che non hanno lavorato invano se è vero che nel 2021 il Cardinale Matteo Zuppi ha sentito il bisogno di scriverle una lettera : “Ti voglio chiedere aiuto perché sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare”. Il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana inoltre ha preannunciato il tema della 50^ Settimana sociale dei Cattolici che si terrà a Trieste nel 2024 con il titolo sorprendente “Al cuore della Democrazia”.

Sono 81 gli anni che vanno da Camaldoli all’appuntamento di Trieste con una coincidenza significativa: in casa cattolica si torna a riflettere sulla vita politica e sulle sorti della democrazia? Ma che cosa è accaduto in questo lungo lasso di tempo?

Dopo la ricostruzione del Paese, gli anni 60 videro la celebrazione del Concilio Ecumenico Vaticano II e, sul loro finire, l’esplodere della contestazione studentesca con gli epigoni nefasti della lotta armata. Ma è la morte di Aldo Moro nel 1978 che gli storici indicano come spartiacque tra la Prima e la cosiddetta Seconda Repubblica, che nascerebbe poco più tardi nel 1994, con il primo Governo Berlusconi, appena dopo il grande evento della caduta del Muro di Berlino nel 1989 e il trauma giudiziario nazionale di Mani Pulite.

Noi di fatto dobbiamo fare i conti con “i segni dei tempi” di questo ultimo trentennio (1994-2023), nel quale siamo immersi e che non a caso coincidono con la diaspora dei cattolici, definita anche, “una dispersione infruttuosa” in cui i cattolici sarebbero dappertutto e da nessuna parte. Eppure, Paolo VI definì la politica “il servizio più alto della carità”, mentre Benedetto XVI auspicò il ritorno dei laici cattolici all’impegno politico e Papa Francesco ha sovente ribadito che un buon cattolico ha il dovere di immischiarsi nella politica per la ricerca del bene comune( Fratelli Tutti. Cap. V, La migliore politica). Ma oggi è proprio la crisi della politica a colpire i paesi occidentali e le loro democrazie.

Fu Papa Francesco a rendere famosa la felice intuizione del “Cambio d’Epoca” che voleva allertare l’opinione pubblica mondiale sui cambiamenti radicali che attraversano il nostro tempo: sconvolgimenti climatici, grandi migrazioni, guerra mondiale a pezzi, rivoluzione digitale e l’ultima sfida della tecnica che con l’Intelligenza Artificiale ci traghetterebbe verso il transumanesimo.

L’Italia naviga in questo mare tempestoso, un po’ spaventata per aver scoperto, dopo il trauma del COVID, la novità della guerra nel cuore dell’Europa e l’ennesima devastante crisi in Palestina. A dire il vero alcuni segnali di sfiducia nelle istituzioni erano stati percepiti nel corso delle elezioni politiche e regionali del 2022 con il crollo della partecipazione dei cittadini al voto. In Sardegna nelle elezioni regionali del 2019 non andarono a votare 670.000 sardi su una popolazione di un milione e mezzo di abitanti. Dunque, che dire?

Il cantiere della politica è ingombro di macerie già da tempo con l’imperversare di populismi di ogni colore, da quello televisivo a quello dei giovani leader che salgono e scendono velocemente dal palazzo del potere, ai sovranismi che sollecitano le paure della gente verso i migranti, a un sistema di bipolarismo conflittuale che non sembra facilitare la coesione del Paese nella consapevolezza di un destino comune. Certamente sarebbe tempo di sfatare un pericoloso luogo comune che si sta affermando sul ruolo dei cattolici nella vita del Paese, che sarebbero cioè capaci di grande aggregazione sul versante della coesione sociale ma non nella politica.

A questo paradosso risponde Stefano Zamagni, già Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il quale ritiene che la più grande responsabilità dei cattolici sia stata, in questo tempo di diaspora, proprio la rinuncia a produrre cultura politica, a immaginare una propria visione della “città dell’uomo” attingendo ai valori cristiani e alla Dottrina sociale della Chiesa. E Papa Francesco, già all’inizio del suo pontificato nel 2013, ha esortato i cattolici a non restare al balcone e a Cagliari davanti al popolo sardo ha quasi gridato “Non fatevi rubare la speranza”.

Questo nuovo secolo rivolge domande incalzanti a tutti, dalla questione capitale della pace alla difesa della libertà e della democrazia ma i cattolici non possono dimenticare di essere portatori di una religione incarnata e che il regime di cristianità può essere finito ma non il tempo del cristianesimo.

Antonio Secchi




PRENDETEVI LA LUNA

Paolo Crepet riempie il Maria Caniglia: un tutto esaurito  negli appuntamenti di oltre la stagione di Meta Aps

Sulmona, 23 gennaio 2024. Grandissimo successo di pubblico sabato 21 gennaio al Teatro Maria Caniglia per la conferenza-evento Prendetevi la luna del Dott. Paolo Crepet, uno degli appuntamenti di Oltre la Stagione, la rassegna di appuntamenti collaterali che accompagna la stagione di prosa 2023/2024 promossa da Meta Aps in partenariato con il Comune di Sulmona.

Un tutto esaurito già annunciato da tempo per una delle tappe del tour in cui il celebre psichiatra, sociologo, educatore e saggista affronta temi cari soprattutto alle generazioni più giovani, invitando tutti a “prendersi la luna”, continuando a sognare senza rassegnazione, accidia e smarrimento.

Meta Aps è felice della calorosa partecipazione che il pubblico di tutta la regione ha riservato a questa iniziativa e sottolinea l’importanza di incontri che consentono di esplorare in modo più approfondito tematiche attuali e delicate, come quelle legate al mondo dei giovani e delle famiglie e ricorda che mercoledì 24 gennaio alle ore 21:00  il Teatro Maria Caniglia di Sulmona, in occasione del vicino Giorno della Memoria, ospiterà lo spettacolo Tanto vale divertirsi, scritto da Damiano Nirchio, diretto e interpretato da Antonella Carone, Tony Marzolla e Loris Leoci,  e prodotto da UNO&Trio ETS.

Il quarto appuntamento della rassegna Oltre la stagione un momento di riflessione e di condivisione della memoria storica attraverso uno spettacolo ispirato a fatti realmente accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale e, in particolare, al periodo di permanenza dei maggiori attori comici dell’epoca nel campo di transito di Westerbork in Olanda, dove questi artisti dovevano esibirsi in spettacoli leggeri di intrattenimento in cambio di una momentanea immunità dai campi di sterminio. Un lavoro di esplorazione dei meccanismi della risata fatto muovendosi su un terreno delicatissimo, basandosi su ricerche e testimonianze storiche e cercando di omaggiare il potere di quella risata che storicamente riuscì a “rovesciare la scansione del lutto”. 

Si ricorda che i singoli biglietti sono in vendita presso il Centro di Informazioni Turistiche – IAT Sulmona e sulla piattaforma online oooh.events. Il giorno dello spettacolo sarà possibile acquistare i biglietti sia online che presso il Botteghino del Teatro.

Per informazioni contattare il numero 329 9339837, collegarsi alle pagine social Facebook, Instagram, X del Teatro Maria Caniglia o al sito www.teatromariacaniglia.com, oppure scrivere una mail all’indirizzo info@teatromariacaniglia.com

Foto: Andrea Calvano.




LADRI DI BICICLETTE: POCO FILM E MOLTA REALTÀ

Piattaforma di valutazione dei servizi dedicati alle biciclette e a chi le usa

Pescara, 22 gennaio 2024. Il furto delle bici, o parti di esse, costituisce spesso e purtroppo un deterrente al loro uso. E, per via di un tortuoso e perverso, quasi diabolico circuito, in alcune realtà è alimentato dalle stesse persone che lo temono e che quindi tendono a procurarsi una bicicletta di bassa qualità, di poco valore e, quindi, forse rubata.

Certamente il furto può essere contrastato, necessariamente con misure anti-infrazione, ma che spesso non sono prese in considerazione per l’eccessivo costo (per bici “rimediate” a volte anche maggiore di quello del mezzo), oppure, quando in dotazione, mal posizionate, e quindi non in grado di difendere da furti parziali. Sono note le immagini di bici ancorate a pali e rastrelliere mancanti di ruote, di selle, oppure di tutto il telaio tranne che della ruota anteriore, saldamente solidale al presidio scelto.

Dall’indagine svolta dall’osservatorio, il timore del furto è sempre moto alto: si va dall’80% per gli ambiti “aziende” e “supermercati”, a oltre per gli ambiti “stabilimenti balneari” e “città”.

C’è ovviamente da dire che i presidi destinati alla funzione di posteggio spesso sono assolutamente inadatti, consentendo l’ancoraggio della sola ruota anteriore e non del telaio: infatti tra le proposte raccolte per tutti i contesti considerati vi sono quelle che rimandano all’adozione di infrastrutture che consentano l’aggancio al telaio se non addirittura coperte e con accesso riservato.

Giancarlo Odoardi – Ri-media.net – Direttore Editoriale – Web Content Editor

OSMOCI prende corpo all’interno del Corso di Formazione post-universitario dell’Università degli Studi di Verona, e in particolare di perfezionamento e aggiornamento in: “Esperto promotore della mobilità ciclistica – EPMC“. Ideatore, curatore e referente del progetto è Giancarlo Odoardi.




LE CAUSE E I NUMERI DELLA CRISI DEL LAVORO AUTONOMO

di Natale Forlani

Politicainsieme.com, 22 gennaio 2024. La crisi del lavoro autonomo nel corso degli anni duemila (circa -1,3 milioni di occupati a fronte di una crescita di 2,7 milioni della componente dei lavoratori dipendenti) è una delle criticità meno attenzionate del nostro mercato del lavoro, nonostante l’incidenza storica di queste professioni sul complesso dell’occupazione e della generazione del reddito delle famiglie risulti di gran lunga superiore rispetto alla media dei Paesi dell’Unione europea ( 21,5% rispetto al 14,7%). Il recupero dei numeri precedenti la crisi Covid-19, poco più di 5 milioni di occupati, è avvenuto con grandi difficoltà alternando segnali positivi e negativi.

L’impatto della riduzione si riflette anche sui cambiamenti strutturali del nostro mercato del lavoro, in particolare sulla caduta della propensione a promuovere nuove imprese e nel mancato ricambio generazionale dei mestieri e delle professioni che continuano ad avere un peso rilevante in molti comparti di attività. Una tendenza che offre una spiegazione anche della riduzione della quota delle professioni di media e alta qualificazione e dei lavoratori esecutivi specializzati (-1,5 milioni rispetto a 15 anni fa).

Il lavoro autonomo è un aggregato complesso di imprese individuali estremamente diversificate al loro interno. I grandi aggregati storici sono rappresentati dai commercianti, dagli artigiani, dai coltivatori diretti, dagli ordini professionali e dal raggruppamento delle professioni e delle prestazioni delle partite Iva (amministratori, manager, agenti commerciali, lavoratori parasubordinati) che trovano un collante nel Fondo previdenziale della gestione separata presso l’Inps. I commercianti e gli artigiani, rispettivamente 1,950 e 1,450 milioni, rappresentano più di due terzi di questo aggregato e la parte rilevante del 28% delle microimprese che hanno assunto lavoratori dipendenti.

La diversificazione di queste attività per caratteristiche professionali, di reddito e di collocazione nelle filiere di produzione, distribuzione e di vendita, rende difficile trovare una spiegazione unificante del declino evidenziato nelle statistiche. Un saldo negativo che rappresenta comunque il risultato finale di movimenti settoriali che risentono della contrazione storica di alcuni settori, in particolare delle costruzioni e dell’agricoltura, e della contemporanea espansione dei comparti dei servizi per l’accoglienza, la ristorazione, la logistica e le telecomunicazioni.

Un fattore unificante, e ampiamente comprovato, è la forte riduzione della propensione a promuovere nuove imprese, frutto dei cambiamenti culturali e della perdita del valore e dello status collettivamente percepito dei mestieri e delle professioni. Una tendenza accentuata dalla riduzione delle coorti d’ingresso giovanili nel mercato del lavoro, che ha ridotto dal 27% a meno del 15% la quota dei giovani under 34 anni che promuovono nuove imprese, e del numero delle imprese che si mantengono attive a seguito del passaggio delle consegne dai genitori a figli. L’incremento dell’età età media dei lavoratori autonomi e dei professionisti risulta superiore a quella della popolazione attiva e i tassi di uscita dal lavoro autonomo che sono attesi per motivi di pensionamento fanno presagire un’ulteriore contrazione della componente dei lavoratori autonomi nel mercato del lavoro.

L’evoluzione delle innovazioni digitali è destinata a mettere in crisi anche i tradizionali confini delle rappresentanze storiche dei lavoratori autonomi, degli ordinamenti professionali e delle prestazioni del welfare che hanno accompagnato l’evoluzione delle associazioni a partire dai fondi previdenziali destinati ad andare in sofferenza con la riduzione dei contribuenti attivi che alimentano il pagamento delle prestazioni pensionistiche in costante crescita. Con tutta probabilità comporteranno anche un ridisegno della definizione delle differenze tra il lavoro autonomo e quello dipendente in relazione alle nuove tecnologie che valorizzano l’autonomia, la responsabilità dei lavoratori e le prestazioni legate ai risultati che si manifestano nella diffusione dello “smart working” nei mercati del lavoro a livello internazionale.

Con tutti i limiti del caso, a partire dai comportamenti fiscali di una parte rilevante di queste categorie, i lavoratori autonomi hanno svolto, e continuano a svolgere, un ruolo rilevante in termini di contributo attivo alla crescita economica delle nostre comunità territoriali che merita di essere rigenerato con politiche rivolte a migliorare la qualità delle competenze e delle attività professionali e di sostegno alla creazione di nuove imprese.

Pubblicato si www.ilsussidiario.net




LA SIECO SFATA IL TABÙ

Trova la prima vittoria in casa. Battuta la wow green house aversa per 3-1

Ortona, 22 gennaio 2024. Era una gara da vincere per rosicchiare qualche punticino alle squadre che precedono in classifica e la missione è compiuta. La Sieco Service Impavida Ortona vince la sua prima gara casalinga con una prestazione tutta grinta e orgoglio che vale tre punti. Due squadre alla ricerca del bottino pieno che avrebbe permesso all’una di continuare il sogno salvezza e all’altra di mettere una piccola ipoteca su quest’ultima. Aversa si presenta al Palasport ortonese al completo e con al seguito un nutrito gruppo di tifosi che hanno sempre sostenuto i propri beniamini. Grandi aspettative anche nella tifoseria dei Dragoni, intervenuti come sempre in gran numero per sostenere gli Impavidi in una gara importantissima e ricca di tensione.

Comme d’habitude partenza thriller dei Ragazzi Impavidi che nel primo set soffrono il servizio degli ospiti non riuscendo di conseguenza ad apparecchiare palloni comodi per le bocche da fuoco ortonesi. Una Sieco che inizialmente ha faticato anche nel fondamentale del contrattacco al contrario degli avversari più concreti e cinici nel mettere palla a terra. La Sieco, ormai si sa, ha di solito un’impennata a partire dalla seconda frazione di gioco. Marshall, in ombra nel primo set, è l’uomo in più e quando il neoarrivato Trifon Lapkov sembra rallentare, ecco che Cantagalli entra in campo trascinando la squadra. La Sieco acquista fiducia dai nove metri Dimitrov confeziona tre aces e Fabi oltre ai suoi dieci punti con il 69% in attacco, sfodera un servizio ficcante tale da impedire una limpida costruzione di gioco agli avversari. Cantagalli è inarrestabile ma Dimitrov continua a distribuire palloni a destra e a manca rendendo complicata la lettura del gioco agli avversari. Dall’altra parte della rete, Pinelli trova invece in Argenta il suo terminale preferito.

Coach Nunzio Lanci: «Oggi era importante vincere perché dopo aver sfiorato un quinto set con Grottazzolina, ci serviva una conferma dei nostri passi avanti. Questa vittoria rappresenta anche una gratifica per i ragazzi che finalmente si sono regalati ed hanno regalato ai nostri tifosi una prima vittoria casalinga. Si trattava di una partita spartiacque ne eravamo consapevoli e nonostante una falsa partenza alla fine l’abbiamo interpretata nel migliore dei modi contro Aversa che è un’ottima squadra. Non guardiamo ancora la classifica e prendiamo questa vittoria come un toccasana per il morale. Questa sera, bravi noi».

IN BREVE

Nel primo set è ancora il fondamentale del servizio a fare la differenza tra le squadre. Ortona sbaglia e Aversa trova subito due aces e tenta la fuga. Il set va avanti ma il canovaccio è sempre lo stesso: Ortona fallosa dai nove metri e Aversa che continua a confezionare Aces o ad impedire una corretta costruzione di gioco degli adriatici.

La Sieco sembra partire più concentrata nel secondo set e le due squadre se la giocano punto su punto. È la Sieco a provare più volte a mettere la testa avanti ma Aversa risponde colpo su colpo. Stavolta è il turno di Fabi di fare la differenza dai nove metri. Aversa va in difficoltà e Ortona scappa a vincere il set.

Terzo set in perfetto equilibrio, almeno nelle prime fasi di gioco. Aversa ha qualcosa in più a muro ed è la squadra che per prima trova il punto del break. Nella seconda parte del parziale, l’attacco della Sieco cala di intensità e la cosa giova alla ricostruzione degli ospiti che tentano la prima vera fuga del set.  Ortona non ci sta, entra Cantagalli e il muro serra le sue maglie. La gara torna quindi sui binari dell’equilibrio. Strappo finale di Ortona che stavolta si impone dai nove metri con Fabi e Bertoli

Buona partenza di Ortona nel quarto set. Parte forte e scava subito un mini-solco che Aversa colmerà piuttosto rapidamente anche per uno sbandamento della ricezione ortonese. Gli adriatici si ricompongono e aumentano l’efficacia della ricostruzione e trovano un nuovo cospicuo vantaggio quando si è appena alla metà del parziale. Piccola flessione quando l’arbitro fischia un fallo di accompagnata alla Sieco. Decisione contestata dai ragazzi di Coach Lanci che non riescono a togliere un pericoloso, ed efficace, Argenta dai nove metri. È poi il momento di Dimitrov per sfoderare una serie di servizi pericolosi che aiutano Ortona a riacquistare un tranquillo vantaggio che li porterà a vincere la prima gara casalinga. 

PRIMO SET

Coach Nunzio Lanci schiera subito il nuovo arrivato. In campo si dispongono quindi Dimitrov al palleggio e Lapkok opposto. Al centro Fabi e Patriarca mentre schiacciatori Capitan Marshall e Bertoli. Benedicenti Libero. Gli ospiti optano per Pinelli palleggio e Argenta opposto. Presta e Marra al centro, Canuto e Lyutskanov schiacciatori, Rossini Libero.

Il primo servizio è per Aversa, con Pinelli. Fuori l’attacco di Bertoli 0-1. Al secondo tentativo Bertoli fa punto 1-1. Ancora Bertoli, stavolta a muro 2-1. Buone mani fuori per aversa 3-3. Pallonetto di Lyutskanov Lyutskanov 4-5. Ace di Argenta 4-6. Argenta attacca senza muro e gli ospiti tentano la fuga 5-8. Va fuori il muro di Ortona 7-10. La Pipe di Marshall buca il muro 10-11. Lapkov da posto quattro 11-12. Argenta mette in difficoltà la ricezione dei padroni di casa e per Aversa è facile il tap-in del 12-15. Argenta sbaglia il servizio dopo il time out 13-15. Lyutskanov sbaglia dai nove metri. Poco dopo lo imita anche Marshall 14-17. Ace anche di Presta 14-18. Lapkov 15-18. Cantagalli entra per il servizio ma lo sbaglia 15-19. Fabi sbaglia il servizio 18-24. Ace di Lapkov 20-24. Il set lo chiude Lyutskanov.

SECONDO SET

Il servizio è per la Sieco e dai nove metri va Dimitrov ma il primo punto è di Argenta. Fabi di prepotenza al centro 1-1. Ace per Bertoli, con la complicità del nastro 2-1. Sbaglia il servizio Lyutskanov 4-4. Pipe di Bertoli 5-5. Invasione per Pinelli 6-5. Bertoli trova un pallonetto lungo linea 8-6. Ace di Canuto 8-8. Lapkov murato 8-9. Pinelli fa doppia 10-10. Ace per Bertoli 11-10. Muro di Fabi 12-10. Lyutskanov sbaglia il servizio 14-12. Marshall trova il mani-fuori 15-13. Bertoli gioca sul muro ma la copertura non è efficace 15-15. Ace di Pinelli 15-16. Patriarca serve lungo 16-17. Attacca di prima intenzione Dimitrov 17-17. Muro di Lapkov 18-17. Ace per Dimitrov 19-17. Ottima diagonale stretta di Bertoli 20-18. Pipe di Bertoli 21-19. Argenta spara fuori 22-19. Marshall stampa un muro monumentale 23-19. Il muro tocca l’attacco di Lapkov ed è set point 24-19. Ancora Lapkov si oppone a muro 25-19.

TERZO SET

Si parte con il punto di Lapkov 1-0. Sulla ricostruzione Argenta 1-1. Argenta ace fortunato con la complicità del nastro 2-3. Lyutskanov sbaglia dai nove metri 4-4. Muro di Marshall 5-4. Preste pesta la linea di fondo campo sul servizio 6-6. Argenta allunga 7-10. Buona intesa al centro tra Dimitrov e Fabi che stampa il punto del 8-10. Presta ferma Marshall 9-12. Marshall piazza il punto del 12-13. Bertoli per il 13-13 in pipe. Marshall 14-13. Out il servizio di Lyutskanov 15-14. Bertoli in pipe 17-15. Cantagalli trova le dita del muro 18-16. Ci vuole il video-challenge per dare il punto ad Aversa sulla schiacciata (fuori) di Marshall 18-17. Murato Cantagalli 18-18. Out il servizio di Canuto 19-18. Marra serve sulla rete 21-19. Lunga la ricezione di Lyutskanov sul servizio di Bertoli e per Fabi è semplice fare il 22-19. Cantagalli mani-fuori 23-20. Ace di Fabi 24-20. Cantagalli murato 24-22. Lyutskanov serve lungo 25-22.

QUARTO SET

Batte Dimitrov e Cantagalli fa muro 1-0. Bertoli 2-0. Argenta dalla seconda linea accorcia le distanze 4-3. La parallela di Argenta sfiora la riga 5-5. Ace di Presta 5-6. Troppo lungo il servizio di Cantagalli 6-7. Marra ammette il tocco 7-7. La bomba di Cantagalli rimbalza sul muro e va fuori 8-8. Canuto tira fuori 9-8. Cantagalli 11-9. Bertoli 12-9. L’accoppiata Fabi/Cantagalli stampa il muro del 14-9. Ancora muro e ancora Fabi 15-9. Canuto passa e riconquista il servizio 15-10. Fischiata una dubbia palla spinta a Cantagalli 16-11. Male la ricezione di Ortona, punto regalato ad Aversa e sul 16-12 Nunzio Lanci chiama tempo per infondere calma ai suoi. Fuori l’attacco di Fabi 16-13. Cantagalli buca il muro 14-18. Muro di Dimitrov 19-14. Fuori il servizio di Cantagalli 19-15. Mani esterne del muro cercate e trovate da Cantagalli 21-16. Ancora Fabi trova il punto al centro 22-17. Ace per Dimitrov 23-17. Ancora Ace per il palleggiatore 24-17. Sulla rete il servizio di Marra 25-18.

Sieco Service Impavida Ortona – WOW Green House Aversa 3-1 (20-25/ 25-19/ 25-22/ 25-18)

Durata Set: I: 28’ / II: 29’ / III: 31’ / IV: 32’

Durata Totale: 2h

Sieco Service Ortona: Fabi 10, Broccatelli (L) % –% n.e., Bertoli 18, Benedicenti (L) 62% – 38% perfetta, Del Vecchio, Marshall 13, Patriarca 1, Cantagalli 11, Falcone n.e., Tognoni n.e., Donatelli n.e., Lapkov 11, Dimitrov 5, Lanci E. n.e.

Coach: Lanci N. Vice: Di Pietro L.

Aces: 7 – Errori Al Servizio: 15 – Muri Punto: 9 – Ricezione Positiva: 58% – Attacco: 52%

WOW Green House Aversa: Pinelli 1, Argenta 25, Presta 5, Marra 4, Canuto 4, Lyutskanov 20, Rossini (L) 56% – 44% perfetta , Biasotto, Spagnuolo n.e., Chiapello n.e., Agrusti n.e., Gatto n.e., Schioppa n.e., Spignese (L) n.e.

Coach: Passaro S. Vice: Beltrame S.

Aces: 8 – Errori Al Servizio: 15 – Muri Punto: 9 – Ricezione Positiva: 41% – Attacco: 44%

Arbitri: Toni Fabio e Marotta Michele




PISTA CICLABILE ZONA FRANCA!

Pescara, 21 gennaio 2024. Tra le spigolose scene che si possono intercettare in città muovendosi in bicicletta, e ce ne sono veramente tante, alcune danno la possibilità di riflettere su un paio di questioni, che rimandano all’organizzazione di servizi e alla loro fruizione: da una parte chi li mette a disposizione e dall’altra chi li usa. Ma c’è anche chi ne abusa.

Nel tratto di Via Marconi, prospiciente l’intersezione con via Caio Asinio Pollione, zona rotatoria Via Pepe, c’è una solitaria “bretella”, presunta ciclabile, di 30 metri di lunghezza, compressa tra la fermata del bus e un cordolo che delimita la corsia riservata allo stesso. Al di là dell’insolita interpretazione progettuale del breve tratto di 2,5 mt di larghezza (curiosamente tanto quanto una pista ciclabile) che interseca il servizio di TPL (chi sale sul bus, o ne scende, deve attraversare la pista, scendendo uno scalino e salendone un altro), la “presunta” funzione ciclabile richiamata, ancorché intuibile per questioni di similitudine geometrica, non è esplicitata da alcuna segnaletica, né orizzontale né verticale. Accade, quindi, con una certa interpretazione “creativa”, che alcuni abbiano pensato di potercisi infilare in auto e addirittura parcheggiare, in fila indiana, per farsi, suppongo, una pizza e una birra lì di fianco.

Chi arriva in bici, rimane disorientato: pista o non pista? La forma c’è, ma nessun segnale lo esplicita. E’ riservata o è libera? Certamente non è un parcheggio. Mi è capitato una volta di contestare ad un automobilista l’improvvida sosta con la sua auto, un SUV, che non consentiva il passaggio ad alcuno e la risposta fu che la pista non era segnalata.

In conclusione, questa tratta riservata alle due ruote, unica in tutti i 1.600 mt di Via Marconi, difetta di essere tale proprio perché non c’è un segnale che ne affermi e testimoni la funzione (su certe vie la ridondanza di segnali ciclabili tra pista che termina e pista che ricomincia è da capogiro). Ma questo non dovrebbe consentire la furbizia interpretativa dell’utente in auto, certamente non tutti, che accampa curiose scuse/ragioni della sua evidente infrazione e a cui, evidentemente, difetta la regola interiore del dubbio e soprattutto del rispetto.

In sostanza, quindi, se capitate da quelle parti in bici, potete anche procedere in strada, come tutti gli altri veicoli, perché in effetti la bici è un veicolo.

Giancarlo Odoardi – Direttore Ri-media.net




CARLO COSTANTINI CANDIDATO SINDACO

Elezioni comunali Pescara. Domani, lunedì 22 gennaio, ore 11:00 conferenza stampa di presentazione presso la Sala consiliare del Comune di Pescara

Pescara, 21 gennaio 2024. Carlo Costantini è il candidato sindaco di Pescara per il centrosinistra alle elezioni amministrative della primavera 2024. La candidatura verrà ufficializzata e presentata nel corso di una conferenza stampa che si svolgerà domani, lunedì 22 gennaio, alle ore 11:00, nella Sala consiliare del Comune di Pescara.

All’incontro, oltre a Costantini, saranno presenti i rappresentanti del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle, di Azione e di Radici in Comune.




GESÙ, IL POTERE DI COMPIERE IL TEMPO E COLMARE LE ATTESE DEL POPOLO

Gesù compie il tempo, cioè colma le attese del suo popolo e afferma che ciò che hanno sempre cercato sta ora li, a portata di mano: “il regno di Dio è vicino”. È Lui vicino e ciò che Lui inaugura, si realizza con Lui

di Don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 21 gennaio 2024. Il Vangelo odierno: Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. (Mc 1,14-20).

“Il tempo è compiuto” è un’affermazione che ha un suo profondo fascino. Spesso per noi il tempo non si compie mai: corriamo, progettiamo, rinnoviamo, inseguiamo persone, mete, risultati e così via. Il guardare l’orologio è uno di quei gesti simbolici di rincorsa del tempo. Ovviamente c’è un’eccezione: quando otteniamo quello che abbiamo sperato e cercato con tutto noi stessi. Allora vorremo che il tempo si fermasse. Ma poi non va così e via verso un altro compimento del tempo. È questa la vita, in ambedue i casi, di “rincorsa o trattenimento” del tempo: Agostino direbbe che viviamo costantemente di tempo come “ricordo del passato, attesa del futuro e attenzione al presente”. E, in temi di crisi e di guerre, ricordi, attese e attenzioni hanno un sapore tutto particolare.

Gesù compie il tempo, cioè colma le attese del suo popolo e afferma che ciò che hanno sempre cercato sta ora li, a portata di mano: “il regno di Dio è vicino”. È Lui vicino e ciò che Lui inaugura, si realizza con Lui. Che significa tutto questo per me o per te, che spesso o corriamo verso compimenti del tempo o ci aggrappiamo nostalgicamente a tempi che furono? Penso voglia dire molte cose.

Prima di tutto ci insegna che è Gesù a compiere il tempo, Lui, non noi. Per quanto bravi possiamo essere è Lui il padrone del tempo, dell’agenda del mondo e della mia personale agenda. Lui solo dispone e governa il mondo, tutto, in maniera mite e amorosa. Secondo elemento. Il compimento è vicino, è a portata di mano. La nostra fede non è mai ricerca di Dio fuori del mondo e della storia, ma sempre in ogni ambiente e in ogni frangente temporale. Terzo elemento: per quanto vicino è un po’ sfuggente, ci vuole un po’ di fatica. Questa fatica si chiama conversione. “Convertitevi e credete nel Vangelo”.

Il termine conversione è un termine pesante: in genere richiama peccati e tentativi falliti di migliorare. In greco il termine – metanoeite – ha a che fare con un cambio di mentalità. Per ora fermiamoci qui. Per capire Gesù che compie il tempo dovremmo cambiare un po’, o forse tanto, della nostra mentalità. Dovremmo cedergli lo scettro del nostro tempo. Troppe corse con il tempo o troppe nostalgie di tempi passati non ci aiutano. Il tempo è ora. E Lui è vicino. Ci porta pienezza. Come? Chiedetelo a chi lo vive…




LE GIORNATE SPECIALI DEI CATTOLICI

Impegni di lavoro ed incontri di preghiera, di studio e d’agape fraterna

Vasto, 20 gennaio 2024. Giornate di lavoro e d’incontri speciali: ecco una giornata speciale, quella vissuta nella città del Vasto in un calendario intriso di un fitto impegno sociale. Al mattino l’impegno di lavoro, al pomeriggio la preghiera nelle celebrazioni liturgiche nei luoghi delle telecomunicazioni malinconiche, poi l’incontro sulla partecipazione e la democrazia nei palazzi del centro ed infine nei luoghi vivaci  dell’agape fraterna.

La città del Vasto, un luogo straordinario per vivere la bellezza di un incontro, di un ascolto, di una condivisione, di un arricchimento essenziale.

La preghiera quale momento di profonda meditazione e di preparazione per i cattolici; per quel mondo che vuole aprirsi agli impegni sociali. Ecco, dunque, il percorso che dalla chiesa, lungo un cammino aperto ad un orizzonte mozzafiato, giunge ai palazzi, ai piani alti, nella sala dei dipinti di Palazzo D’Avalos: i cattolici, i maestri e la guida.

Ci prepariamo, appunto, alla settimana dei cattolici in Italia, ci prepariamo a comprenderne le analisi, le indicazioni, ma soprattutto le motivazioni che muove questa inquieta umanità. La disaffezione all’impegno politico è oramai accertata, più che dalle analisi [retoriche o meno poco importa], tutto chiaro solo e semplicemente dai fatti. Assenza totale delle nuove generazioni alle dinamiche politiche.

La partecipazione alla vita politica deve ripartire e la passione per l’impegno politico deve essere riaccesa seguendo speciali decaloghi. Padre Bruno arcivescovo elenca sette punti del proprio, con citazioni, aneddoti e memorie esclusive.

Partendo dall’individuazione di un orizzonte certo ed affidabile, ecco aprirsi il cammino sicuro per il cattolico impegnato. Un cammino che dalla necessità di un giudizio morale del proprio agire si concentra sul fine ultimo del bene comune da perseguire, per definire l’utilità della formazione alla parola e puntare direttamente alla santità, attraverso la responsabilità di un agire solidale ed uno stile di vita fedele e testimone.

Un bagno di nozioni, informazioni, indicazioni utili per un agire serio, per un impegno cattolico vero, un impegno democratico di tutti per il prof. Cascavilla. Partecipazione, metodo e contenuti certi ad evitare ogni ingiustizia. Democrazia vera senza esclusioni, senza derive elitarie o populiste, senza individualismo e relativismi di sorta. Impegno chiaro, così sembrerebbe. Si dia inizio, dunque, alla formazione delle coscienze, con profonda ispirazione nella dottrina della chiesa e concentrati sui valori essenziali: la persona e la sua dignità.

Dall’incontro di preghiera a quello formativo, la sintesi di un compito inconfondibile per noi cattolici in una giornata così completa ed esaustiva sembrerebbe.

Il cammino comunque volge al termine. Informazione e formazione sicuramente, ma anche e soprattutto preghiera e condivisione. Ecco dunque aprirsi quel momento prezioso per confermare un’appartenenza, per confermare i chiari obiettivi, per confermare amicizia e comunità: l’agape fraterna di riflessione e condivisione quale momento essenziale se non decisivo per un impegno vero e concreto, senza il quale tutto svanisce, senza il quale tutto si rende inutile. Tutti al caldo di un locale: pane, vino e sorrisi. Convinzioni o meno seduti e felici per aver vissuto insieme momenti importanti, momenti di grande interesse per il proprio futuro.

Lontani da ogni forma d’individualismo, personalismo, soprattutto leaderismo. Impegnati sulla e per la verità, lontani da ogni vanità: ecco dunque un cammino speciale, un cammino accorto, un cammino gratificante in una città degli uomini, delle idee e della bellezza: in una giornata davvero speciale. Vasto, venerdì 19 gennaio 2024.

nm