PORTE APERTE ALL’ISTITUTO ALBERGHIERO

Due open day il 14 e il 28 gennaio a Villa Santa Maria

Villa Santa Maria, 11 gennaio 2024. Dopo il successo del primo open day del 17 dicembre scorso, l’istituto alberghiero “G Marchitelli” di Villa Santa Maria apre di nuovo le porte ai visitatori. I due nuovi appuntamenti con “Scuola aperta” sono previsti per domenica 14 gennaio e domenica 28. La possibilità di visitare l’istituto alberghiero, che dal 1939 forma professionisti di successo, e i convitti annessi è finalizzata all’orientamento scolastico in entrata per gli alunni delle scuole secondarie di primo grado. Le visite all’istituto e ai convitti che ospitano gli studenti fuori sede si potranno effettuare dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Inoltre, saranno in funzione tutti i laboratori, in modo che le famiglie e i ragazzi avranno l’opportunità di conoscere dal vivo il funzionamento della scuola, l’offerta formativa, le opportunità e gli sbocchi professionali che essa offre. Sarà possibile assistere ad alcuni show-cooking, che vedranno protagonisti gli studenti di Enogastronomia, ed essere accolti dagli studenti dei settori di Accoglienza turistica e Sala-bar.

Per maggiori informazioni contattare l’Istituto “G. Marchitelli” (0872/944422 – E-mail: chrh01000n@istruzione.it) oppure visitare il sito www.istitutoalberghierovillasantamaria.edu.it




LA PACE SI ONORA

Non calpestando i diritti di qualcuno ma facendo vincere la giustizia

di Rocco D’Ambrosio

Glopbalist.it, 11 gennaio 2024. La pace si raggiunge con azioni concrete, perché l’invito di Isaia diventi realtà: “Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre”

“Non posso in questa sede non ribadire la mia preoccupazione per quanto sta avvenendo in Palestina e Israele – ha detto papa Francesco ricevendo il corpo diplomatico (8.1.2024). Tutti siamo rimasti scioccati dall’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro la popolazione in Israele, dove sono stati feriti, torturati e uccisi in maniera atroce tanti innocenti e molti sono stati presi in ostaggio. Ripeto la mia condanna per tale azione e per ogni forma di terrorismo ed estremismo: in questo modo non si risolvono le questioni tra i popoli, anzi esse diventano più difficili, causando sofferenza per tutti. Infatti, ciò ha provocato una forte risposta militare israeliana a Gaza che ha portato la morte di decine di migliaia di palestinesi, in maggioranza civili, tra cui tanti bambini, ragazzi e giovani, e ha causato una situazione umanitaria gravissima con sofferenze inimmaginabili”.

Non è la prima volta che il pontefice interviene sui vari conflitti di guerra esistenti nel mondo, manifestando una prima e fondamentale preoccupazione: porsi dalla parte delle vittime, specie piccoli, ammalati e indifesi. Dovrebbe essere abbastanza semplice e scontato, specie in coloro che credono nella pace ed operano e manifestano per essa. Ma non è così. Se si prendono, per esempio, le manifestazioni per la pace, la stragrande maggioranza di esse – se ci fermiamo a un dato simbolico ma fortemente indicativo – è sì per la pace, ma per la pace di una parte invece di un’altra: Israele o Palestina.

Manifestare per la pace credendo che alcune vittime siano più “vittime” delle altre vuol dire non credere nella pace ma solo strumentalizzare il tutto per finalità politiche, spesso di piccolo cabotaggio elettorale o, ancora peggio, crede di essere allo stadio e di dover tifare per gli uni contro gli altri.       

Così non è solo la spada ad uccidere, ma anche la lingua, la comunicazione diremmo oggi. Lo ricorda la Scrittura: “Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua” (Sir 28, 18). Mi è sembrato – ma posso sbagliarmi – che negli ultimi tempi uno dei settori più attraversati da spade e lingue sia stato quello religioso, con tante strumentalizzazioni. In questo clima si fa ancora fatica ad affermare, con ferma ragione e cuore aperto, che chi uccide nel nome di Dio non crede in Dio.

Tra i tanti Papi ad averlo detto con forza, ricordiamo, per esempio, Giovanni Paolo II: “non si può uccidere e distruggere in nome della religione né manipolare la stessa secondo propri interessi” (28.6.2000). Per non parlare dell’opera di Papa Francesco, in tutti questi anni di pontificato, fino ad arrivare al documento di Abu Dhabi, firmato con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb. Li scrivono: “chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l’umanità e chiunque ne salva una è come se avesse salvato l’umanità intera”. Chi usa la religione per giustificare guerre e violenze non crede in Dio e credo che ciò valga per tutte le religioni (ebrei, cristiani, musulmani e via discorrendo). Non si tratta di gareggiare a quantificare chi ha sofferto di più (pensiamo ai vari olocausti avvenuti nella storia) o chi ha sbagliato di più, nemmeno di radicalizzare le posizioni degli uni e degli altri, ma di rendere più solido il cammino della pace evitando estremismi, semplificazioni, radicalizzazioni, strumentalizzazioni, muri e razzismi vari.

E l’uso strumentale e ideologico delle parole e della religione, come anche il riproporre la religione su base etnica, rendono questo cammino fragile e indeboliscono il processo di pace.

Inoltre, non va dimenticato che la pace – insegna la Scrittura (Is 32,17) – è “opera della giustizia” per cui, per quanto esiste un diritto a difendersi (anche per l’etica cattolica), la difesa deve essere proporzionata e non strumento incontrollato di vendetta: ciò vale per tutti, nessuno escluso. La giustizia richiede anche che vadano rispettati le norme internazionali e le risoluzioni delle Nazioni Unite. Il papa, come è nel suo stile, non esita nel riferirsi ad aspetti politicamente concreti e determinanti per garantire la pace. Li propongo sinteticamente: 

l’invito al “cessate-il-fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza”;

l’impegno di tutta la Comunità internazionale perché “percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza”;

rivitalizzare le “strutture di diplomazia multilaterale”, come anche il multilateralismo attraverso la gestione della questione climatica globale, in un mondo in cui i problemi ambientali, sociali e politici sono strettamente connessi”;

“cercare soluzioni nuove, perché il popolo siriano non abbia più a soffrire a causa delle sanzioni internazionali. Inoltre, esprimo la mia sofferenza per i milioni di rifugiati siriani che ancora si trovano nei Paesi vicini, come la Giordania e il Libano”;

l’impegno perché il Libano, “il Paese dei Cedri abbia presto un Presidente”.

Tutti riferimenti concreti, perché l’invito di Isaia diventi realtà: “Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre” (32, 17).




BENEDETTA RENCUREL E GLI SPIRITI CELESTI

di Don Marcello Stanzione. Recensione

NuovoArengario.it, 10 gennaio 2024. In questo nuovo libro, “Benedetta Rencurel e gli spiriti celesti” (edito da Segno), Don Marcello Stanzione ci fa conoscere una delle più grandi mistiche della Storia. Benedetta ha un posto importante, e lo slancio mistico ne qualifica la spiritualità: infatti Benedetta per 54 anni vedrà la Madonna senza interruzioni.

Maria le appare regolarmente a Le Laus in Francia e così il suo angelo, ma in una forma molto più discreta. “Vedere la Madonna mi provoca una dolcezza mille volte più intensa rispetto alla vista di tutti gli angeli del paradiso”, affermava spesso.  L’angelo assume le stesse funzioni indicate nella Sacra Scrittura: è il servitore, la guida, il messaggero della volontà divina. Anche a Fatima assumerà le stesse mansioni, attento nel preparare i veggenti alle grandi apparizioni. L’angelo le si mostrava sotto forma di un piccolo bambino brillante come il sole, ma Benedetta ebbe il dono di vedere altri angeli belli e luminosi e venne a sapere che adempivano il compito di fare compagnia alla Vergine Maria.

Il suo custode invisibile le rimase vicino ogni ora della sua vita; si interessava dei suoi problemi, le suggeriva comportamenti, l’aiutava nel disbrigo delle faccende, le faceva dei regali, le suggeriva parole di confronto dopo ogni prova demoniaca, le era sempre accanto in chiesa, si ritirava solo quando si spogliava la sera e si rivestiva la mattina per esplicito desiderio di Benedetta. Due vite intrecciate dunque in modo talmente intimo che il passaggio dal terreno al soprannaturale avveniva con la massima naturalezza. Come accadde il 2 agosto 1700 quando le capitò di scorgere due angeli sull’altare, ed uno le chiese se desiderava fare la comunione.

“Ma io devo prima confessarmi, come faccio sempre”, risponde Benedetta. “Voi non avete nessun peccato e allora accendete le candele, mettetevi in ginocchio dietro le balaustre, recitate il Je crois en Dieu”. La porticina del tabernacolo si apre lentamente da sola, l’angelo prende un’ostia, la depone sulla lingua della veggente, inviandola a prolungare il ringraziamento assistita dai due messaggeri celesti in profonda adorazione. Commossa: “Grazie, mio bell’angelo, mi hai riempito di gioia”, dice salutandoli.

Una notte si ritrova in un luogo sconosciuto in compagnia  di una miriade di angeli che intonano le litanie della Passione e la invitano ad unirsi al loro canto e lei prova una felicità inesprimibile. La notte di Natale del 1700, dopo la messa di mezzanotte, entra in chiesa un lungo corteo di angeli cantando il Gloria in excelsis Deo tenendo delle fiaccole nelle mani.

Lei non capisce il latino e il suo angelo glielo traduce in francese fino all’amen finale, quando il corteo esce e girando tre volte attorno all’edificio sacro canta: “Benedetto sia il padre celeste che ha scelto questa chiesa come luogo per la conversione dei peccatori, e coloro che qui lo adoreranno saranno da lui paternamente benedetti”.

Benoite si è avvicinata al mondo sovrannaturale in modo incredibile. O piuttosto sembra che sia stato il mondo sovrannaturale a discendere nella valle dell’Avance. La Vergine Maria, Il Cristo in Croce, san Giuseppe e altri santi della Chiesa sono venuti a presentarsi a parlare con la veggente di Laus e allo stesso modo gli angeli, un numero consistente di angeli. Sono ovunque si trovi Benoite e vengono continuamente a consolarla in occasione degli attacchi del demonio. Fanno parte della vita quotidiana di Benoite che li chiama “suoi amici”. I manoscritti sono pieni di testimonianze che parlano di angeli che dettano a Benoite, a nome della Vergine Maria, le risposte da dare alle domande  poste dai pellegrini . La accompagnano nel giudicare situazioni difficili e arrivano addirittura a suggerire delle ammonizioni nei confronti di alcuni peccatori che le si presentano. Si percepisce dunque una fraterna intimità, una grande complicità tra Benoite e gli angeli e viceversa. Gli spiriti celesti collaborano davvero con la veggente per aiutarla a compiere l’opera di Dio e per realizzare la parola della Vergine Maria.




ACCA LARENZIA, 46° ANNIVERSARIO

Pugni sul cuore e saluti romani

Chieti, 10 gennaio 2024. Sono ancora accese le polemiche sul rito del ricordo dei tre giovani militanti del Fronte della gioventù,  uccisi a Roma il 7 gennaio 1978 nel Piazzale di Acca Larentia, due da estremisti di sinistra, un altro da uno dei carabinieri mobilitati per sedare la conseguente violenta manifestazione di protesta. Vi sono state due cerimonie: la prima, in mattinata, istituzionale, nel piazzale dove c’è la targa con le foto delle tre vittime e l’epigrafe “IL MITO SI INCARNA NELLA LOTTA”.

Erano presenti: il  presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca l’assessore alla Cultura Miguel Gotor per il Campidoglio e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Il  presidente e l’assessore hanno deposto due corone di alloro, Rampelli ha proposto una  legge per la costituzione di una commissione sugli anni di piombo. Quando tre giovani hanno deposto una corona ai piedi della lapide,  i giovani presenti, in silenzio, hanno salutato col pugno chiuso sul cuore.  La seconda cerimonia, organizzata da CasaPound, si è svolta in serata, davanti alla ex sede del Msi, Erano presenti un migliaio di nostalgici neofascisti, militarmente allineati davanti a una grande croce celtica dipinta in terra con vernice nera.

Uno di loro ha comandato a gran voce “CAMERATI ATTENTI!”; poi ha scandito i nomi dei tre giovani. I camerati hanno urlato in coro “PRESENTE!”, facendo il saluto romano. La cerimonia si è chiusa con l’ordine “CAMERATI RIPOSO!”.

Le opposizioni, in coro, chiedono lo scioglimento di tutte le organizzazioni neofasciste, attuando la XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, che recita ”É vietata la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. É vero, però, che nessun governo ha mai attuato né tale disposizione, né la severissima Legge 20 giugno 1952, n. 645 (è la nota Legge Scelba), secondo la quale (art. 1°) “ […] si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando un’ associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque […] …compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.” La legge prevede anche sanzioni penali e pecuniarie.

Francesco Rocca, Miguel Gotor e Fabio Rampelli, nei video sulla loro cerimonia, pur essendo certamente al corrente dell’organizzazione del rito serale dei neofascisti, non ne hanno parlato. Tutti gli altri componenti dell’attuale governo quasi certamente taceranno, perché la presidente del consiglio Giorgia Meloni, per calcolo politico, si è ripetutamente rifiutata di  togliere la fiamma, simbolo del neofascismo, dal logo del suo partito. Le opposizioni insisteranno per l’applicazione della citata XII disposizione transitoria della Costituzione e della Legge Scelba? 




IL DRAGAGGIO DEL PORTO

Castiglione certifica il fallimento della sua amministrazione

Ortona, 10 gennaio 2024. Solo grazie alle sollecitazioni dell’opposizione e del Comitato Porto, dopo cinque anni, finalmente iniziano i lavori di escavazione dei fondali del Porto di Ortona. Martedì 9 gennaio si è tenuta l’assemblea generale del Comitato Porto del Comune di Ortona, alla presenza del Comandante del Porto, del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale e dei rappresentanti della Regione Abruzzo Mauro Febbo e Daniele D’Amario. 

“Durante la riunione – dichiarano i consiglieri comunali di opposizione Ilario Cocciola, Angelo Di Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simonetta Schiazza, Simona Rabottini, Antonio Sorgetti ed Italia Cocco – è stato finalmente firmato il contratto di appalto per i lavori di escavazione dei fondali del Porto di Ortona, finanziati nel 2013 dalla Giunta Regionale d’Abruzzo nell’ambito del programma PAR FAS 2007-2013 con cui è stato concesso al Comune di Ortona (soggetto attuatore) un finanziamento di euro 9.350.000.”

“Con la farsa della firma del contratto, il sindaco Castiglione ha certificato per l’ennesima volta il totale fallimento della sua amministrazione – continuano i consiglieri comunali di opposizione – Da dicembre 2018, quando si è concluso il relativo contenzioso, l’amministrazione Canosa/Castiglione non ha saputo far iniziare i lavori, con gravi ripercussioni per l’economia portuale e cittadina.

Solo grazie alle nostre continue sollecitazioni sin dall’estate 2022 e al monitoraggio che abbiamo avviato con il Comitato Porto siamo riusciti a far sbloccare una situazione gravemente compromessa dall’inerzia dell’amministrazione comunale, incapace di andare oltre l’ordinario e la sterile propaganda elettorale.

Purtroppo, rispetto alle previsioni iniziali di oltre 10 anni fa, riusciremo ad effettuare solo il 60% dei lavori previsti, con la rimozione di 300.000 mc di materiale a fronte dei 500.000 mc previsti nel 2012. Tutto ciò a causa dell’aumento dei costi che si è avuto in questi anni di mancato inizio dei lavori!”

“Finalmente – concludono i consiglieri comunali di opposizione – dopo cinque anni, l’impresa aggiudicataria potrà iniziare i lavori. Desideriamo ringraziare la Regione Abruzzo e l’Autorità di Sistema Portuale per il supporto tecnico – amministrativo fornito e il Comitato Porto per aver condiviso con noi le attività di monitoraggio della procedura amministrativa che hanno prodotto questo importante risultato per la città di Ortona.”




IN CAMMINO CON GIORGIO LA PIRA CON I SEGNI DELLA PACE

Di Nino Giordano

Politicainsieme.com, 9 gennaio 2024. E se un giorno Giorgio La Pira – ritornando ad operare tra noi a 120 anni dalla sua nascita – decidesse di scrivere una lettera aperta al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.

Egregio sig.  Vladimir Putin,

«dopo un lungo silenzio, sento ancora una volta il bisogno di intervenire in questo momento in cui, come me, tanta gente in tutti i continenti sta provando angoscia e dolore per le guerre in atto e in particolare per la guerra in Ucraina: un crudele paesaggio di distruzione e di cimiteri.

Fin dai tempi giovanili, a Messina – la città che è da sempre riconoscente nei confronti del popolo russo e di quegli eroici marinai russi che salvarono molte vite dopo il terremoto del 1908 – con Salvatore Quasimodo, il futuro premio Nobel per la letteratura, leggevo le opere di Dostoevskij e di altri scrittori russi.  È così che mi sono sentito attratto, quasi affascinato, dall’anima russa, un mondo esteso quanto tutto l’infinito. Trovo infatti nell’anima del vostro popolo un’ansia di infinito che spinge verso un processo di resurrezione; la sola logica dell’anima russa è il bisogno della fraternità, del rinnovamento, dell’amore.

Mi permetta, anzitutto, di ricordarLe alcuni passi fatti durante il mio lungo impegno al servizio della pace e dei miei decennali sforzi   per ristabilire i legami tra l’Est e l’Ovest, ai tempi ormai lontani della guerra fredda: una ferita nei rapporti Ovest-Est e che curata per anni si riapre oggi con pesanti conseguenze in altre aree geo-politiche ed anche tra i paesi del Terzo Mondo.

Ho sempre sperato in un’Europa unita con una presenza operativa della vostra Russia: l’importanza di una scelta della Russia verso l’Europa compare già intorno al 1600, con le scelte dello Zar Pietro il Grande e, più tardi, della Zarina Caterina la Grande, e che costruisce in San Pietroburgo, la prima grande porta verso l’Europa.

Ricordo sempre con affetto il mio incontro con il patriarca ortodosso di Mosca, nel ricordo di Massimo il greco compagno del nostro Gerolamo Savonarola, e uniti nella forza e nella divina ricchezza della fede cristiana; ho voluto e fatto realizzare a Firenze l’Università Europea. Tutta l’Europa: non solo il nord o l’ovest, ma anche l’est e il sud; ma non solo l’Europa ma Europa e l’Africa. Europa e l’Asia.

A Leningrado il 10 luglio 1970 parlai della necessità di unire le città per unire le nazioni; a Berlino nel giugno del 1969 di denuclearizzare l’Europa e il Mediterraneo: togliere dall’Europa e dal Mediterraneo le due tende del terrore (la Nato e il Patto di Varsavia) e piantare in essa- al servizio dei popoli del terzo mondo e di tutti i popoli della terra- la tenda della pace! La pace nella giustizia, nella sicurezza per tutti e nel rispetto della vita degli individui e dei popoli.

Sig. Presidente, oggi sono ritornati gli spettri della guerra fredda, con il pericolo nucleare più volte scongiurato. Già nel 1954 a Ginevra, in occasione dell’assemblea della Croce Rossa Internazionale parlai che dinanzi alla minaccia di una guerra nucleare “le generazioni attuali non hanno il diritto di distruggere una ricchezza che è stata loro affidata in vista delle generazioni future! Si tratta di beni che derivano dalle generazioni passate e di fronte ai quali le presenti rivestono la figura giuridica degli eredi fiduciari: i destinatari ultimi di questa eredità sono le generazioni successive (et ereditatem acquirent eam, Salmo 68). Ci troviamo di fronte ad un caso che i Romani definivano sostituzione fide-commissaria, cioè di un commesso di una famiglia destinato a perpetuare in seno al gruppo familiare l’esistenza di un determinato patrimonio”. 

In pace i figli seppelliscono i loro padri, ma in guerra sono i padri a seppellire i loro figli, diceva Erodoto. Perché non sperare?

Non sperare nella pace?

La speranza è, in certo senso, una avventura ed è un rischio: ma forse che, per il rischio di perdere la sementa, il contadino smette di seminare?

Proverei grande sollievo nel vedere cessare, una volta per tutte, la guerra fratricida tra due città a me tanto care: Kiev e Mosca. Mosca guardandola illuminata dall’aereo, mi ricordai di una visione della Gerusalemme celeste che ebbe sant’ Antonio di Kiev quando ammirando la bellezza di Mosca, riconobbe in essa l’immagine terrena della città di Dio, la Gerusalemme celeste; Kiev, gemellata con la mia Firenze e culla del cristianesimo russo: città dove andai in pellegrinaggio nelle antichissime grotte, dove si ritiravano in preghiera i primi eremiti cristiani russi. Ogni città è sacra. Perciò le città non vanno toccate, non vanno distrutte dalla guerra. Bisogna consegnarle, intatte ed arricchite, alle generazioni future.

Oggi con le bombe nucleari, che annienterebbero l’intera umanità, non si può fare la guerra, fisicamente essa è un’assurdità. L’interlocutore non è un nemico da uccidere in guerra, ma è un uomo con cui si deve competere nella pace. 

Edificare la pace – o spezzare la pace- non è più opera che spetti a coloro che sono preposti alla direzione della vita politica degli Stati e delle nazioni. Consiste sempre più in un processo di edificazione che esige vaste analisi e tocca tutti gli interessi più vitali della comunità umana. La parola ultima, la più impegnativa e decisiva, spetta ormai direttamente, in certo senso, ai popoli.

I Popoli non possono e non devono più attendere il giudizio della storia su quanto è accaduto piangendo i propri cari di fronte alle loro tombe. Due guerre mondiali hanno già sconvolto il “vecchio continente” che oggi rischia di vederne nascere una Terza con il conflitto in essere tra la Federazione Russa e la Repubblica Ucraina e il possibile e incombente pericolo nucleare.

Di fronte al crinale apocalittico della storia, uno spartiacque tra la minaccia dello stermino e la pace perenne, è inevitabile il negoziato globale tra le forze in lotta.

Signor Presidente, perché non dare al mondo presente una prova che solo l’accordo, il negoziato, l’edificazione comune, l’azione e la missione comune per l’elevazione comune di tutti i popoli sono gli strumenti che la Provvidenza pone nelle mani degli uomini per costruire una storia nuova e una civiltà nuova? Perché non ripartire dalla Conferenza di Helsinki del 1975, che – insieme ad altri rappresentanti di tanti paesi del mondo – preparai con il presidente Aldo Moro e mons. Agostino Casaroli?

La conferenza di Helsinki fu il primo passo che doveva portare alla distensione, al negoziato, all’unità, al disarmo, alla giustizia, alla libertà e alla pace fra tutti i popoli della terra; la firma dell’Atto finale prefigurava una svolta nei rapporti e nelle relazioni tra Est ed Ovest, con sviluppi produttivi nei confronti delle popolazioni africane. La Conferenza di Helsinki, una cosa incredibile, non fu soltanto europea: l’Europa unita e con essa l’America, il Canada…tutto il mondo. E il capitano di questa conferenza europea fu il Papa Paolo VI. La pace universale.

Fu un rivoluzionario e pacifico coinvolgimento diretto degli Stati e -dal basso- di tutte le città “ come libri vivi della storia. Ciascuna città è legata a tutte le altre: formano tutte insieme un unico grandioso organismo portatrici di proposte di pace e non di afflizione, nella prospettiva storica del disarmo universale e della trasformazione dell’arsenale atomico in aiuti economici ai Paesi del Terzo Mondo.

È questa la strada per ricostruire insieme, Oriente ed Occidente, una casa comune in grado di reggere alle tempeste, una casa costruita che deve fondarsi sulla roccia come dice il vangelo di Matteo. E la roccia sono i santi che Occidente e Oriente venerano insieme: i santi Cirillo e Metodio, San Vladimiro, Sant’Antonio di Kiev, San Teodosio, San Sergio di Radonigi, San Nilo e tutti gli altri che sono il comune tessuto di santità della Chiesa d’Oriente e della Chiesa d’Occidente. In cammino con i segni della pace.

La pace è il sorriso di Dio».

Lettera a cura di Nino Giordano, a nome dell’Associazione Movimento Giorgio La Pira per il Mediterraneo, che – nata per volontà del compianto prof. Fabrizio Fabbrini – incentiva la conoscenza del pensiero e della testimonianza del Professor Giorgio La Pira, il sindaco santo della città di Firenze.

In cammino con Giorgio La Pira, con i segni della pace – di  Nino Giordano – Politica Insieme




LA CENA DEI TRE AMORI

Uno spettacolo e una cena dedicati alle tre tipologie di Amore che si confronteranno tra loro per averla vinta una, sulle altre …e il pubblico sarà chiamato a dire la sua! Venerdì 26 gennaio 2024, ore 20, 3 amori e 3 sapori in scena!

Pescara, 9 gennaio 2024. La Cena dei tre Amori è uno spettacolo teatrale in tre atti, messo in scena in un ristorante. È un viaggio curioso, inedito, originale, su che cosa ci spinge in amore, giocato sul doppio binario dei Sentimenti e della Cucina, sulla comune matrice che muove entrambi i mondi: tre punti di vista sull’amore/dell’amore, tre anime, tre ispirazioni, tre combinazioni, tre alchimie, tre attrazioni possibili.

Nello sviluppo di ciascuno dei tre atti, gli attori, smessi i panni della coppia, vestono i panni di tali amori, confrontandosi in scena tra loro, interrogandosi in modo acceso, provocatorio, contrapposto, divertente, profondo e realistico su qual è la vera natura dell’amore, giocando tra immagini e metafore enogastronomiche, sconfinando in un confronto sul rapporto tra cibo, vino e l’Amore. Come dice Carl Gustav Jung, «L’amore è un concetto estensibile che va dal cielo all’inferno, riunisce in sé il bene e il male, il sublime e l’infinito».

Sarà proprio questa dimensione così aperta e variegata a coinvolgere gli spettatori, impegnati a partecipare, a degustare, a scoprire le verità dell’amore per comprendere come ogni considerazione su una dimensione, ci apre dimensioni di comprensione e riflessione sull’altra.

La cena dei 3 Amori, ideata e prodotta dallo studio SELF bioenergetica dello psicoterapeuta e regista Marco Di Giovanni, con la partecipazione degli attori Chiara Di Maggio, Fabrizio Paluzzi, Stefania Zeoli (organizzazione e comunicazione a cura di cu_i comunicazione umanistica integrata), sarà messa in scena venerdì 26 gennaio 2024 presso il ristorante Hai Bin a Pescara. La cena è patrocinata dal sodalizio delle Lady Chef abruzzesi che presterà la supervisione dei piatti gourmet.

Lo sapevi che esistono 3 tipi di Amori possibili?

E che sono gli stessi tipi di combinazioni che sceglie uno chef per la Cucina? Nella commedia a cui assisterai, questi 3 amori lotteranno tra di loro per primeggiare l’uno contro l’altro, in una battaglia dialettica senza esclusioni di colpi! Chi vincerà? E tu quale sceglierai? Quale dei tre tipi di passione fa al caso tuo? In più, tra un atto e l’altro gusterai le pietanze ispirate a ciascuno dei tre amori e ai tre tipi di cucina! Non perdere quest’occasione! Cultura, divertimento e buona cucina, tutto insieme! Perché non approfittarne?




LA MEMORIA DI RAFFAELE FRATICELLI

La  giornata a lui dedicata nel centenario della nascita. Sindaco, De Cesare, Giannini: “Un genio che vogliamo ricordare e promuovere soprattutto fra i giovani”

Chieti, 9 gennaio 2024. Si svolgeranno domani, martedì 9 gennaio, al Teatro Marrucino, in vico della Porticella e all’Auditorium del Museo delle Scienze Biomediche le manifestazioni per il centenario della nascita di Raffaele Fraticelli. Tre tappe per ricordare il poeta, scrittore, artista eclettico scomparso nel 2021. Stamane la conferenza di presentazione della giornata, con il sindaco Diego Ferrara, io vicesindaco e assessore alla Cultura Paolo De Cesare, l’assessora Alberta Giannini e i figli del poeta, Marco e Paolo Fraticelli.

“Fraticelli è stato un teatino puro, oltre che un cittadino geniale, questo non solo per i suoi natali, ma anche per il suo attaccamento e senso di appartenenza alla città, tanto che possiamo usare il suo nome come un vero e proprio alter ego – così il sindaco Diego Ferrara – . È stato una figura chiave nella cultura abruzzese del XX secolo, che ha saputo esprimere con semplicità e autenticità l’anima della sua terra. Quello che vogliamo mettere in cammino, in occasione del centenario della sua nascita, è creare una serie di eventi in modo da rafforzarne, ove possibile, la figura, specie per le nuove generazioni, affinché anch’esse possano apprezzarne l’opera. A tale scopo istituiremo una borsa di studio, lo faremo attraverso le dovute procedure consiliari e soprattutto faremo una promozione della sua opera e di una storia davvero eccezionale nelle scuole, per far conoscere meglio questo autore teatino che ha anticipato tante tendenze e temi, promuovendo, al contempo, il valore delle proprie origini”.

“Teniamo moltissimo a questa celebrazione, perché Raffaele Fraticelli è un pilastro della cultura teatina e abruzzese e che noi ricordiamo con affetto – così il vicesindaco e assessore alla Cultura Paolo De Cesare – Abbiamo cominciato a celebrarlo sin da dopo la sua scomparsa, lo abbiamo fatto trasformando una frase di una sua celebre poesia dialettale di Natale in una delle luminarie delle Feste nel 2021, nonché scrivendo una missiva al Marrucino per chiedergli di istituire un premio all’interno della rassegna del teatro amatoriale proprio dedicata a Raffaele Fraticelli. Era molto legato al nostro teatro dove ha tenuto conferenze, eventi e recite e dove ha dato il meglio di sé, insegnandoci mille sfaccettature del dialetto, oltre a origini e parlata. Sarebbe una cosa bellissima, dunque, ricordarlo attraverso tutto il suo lascito culturale”.

“L’interesse di questa Amministrazione è sostanziale per Fraticelli, siamo stati fortunati ad averlo e dunque a mo’ di restituzione vogliamo celebrarlo con più di un evento – così l’assessora Alberta Giannini -. Stiamo onorando una mente eccelsa che è nostro patrimonio. Il percorso della commemorazione che comincerà domani è il primo e sostanziale atto verso il Maestro. L’istituzione di una borsa di studio di cui sono stata promotrice con una mozione passata all’unanimità in Consiglio, sarà il passo ulteriore. Sono felice che questo percorso abbia preso il via. Studieremo con la famiglia altre iniziative per onorare il nome, l’opera e anche le origini di questo genio teatino”.

“L’evento nasce da un passaparola fra l’associazione Chieti nuova 6 febbraio, Uni3, la Rai Abruzzo, nonché l’ex sindaco Francesco Ricci che è stato fra i motori delle iniziative di questo centenario – così Paolo Fraticelli, uno dei figli del poeta – . Si comincerà domattina con una prolusione della professoressa Eide Spedicato, profonda conoscitrice delle opere di nostro padre, a seguire ci sarà un tributo del regista Dino Viani che aveva in animo di costruire un film sulla sua vita ed ha cominciato ad acquisire registrazioni che diverranno un corto che vedremo la prima volta domani. Poi ci trasferiremo al Vico Porticella, per scoprire un’epigrafe in ricordo del luogo dove ha vissuto “bardascello” e nel pomeriggio ci sarà un ciclo di relazioni  con vari testimoni, dal vescovo di Chieti, monsignor Bruno Forte, che racconterà il Fraticelli credente; alla professoressa Graziosi per l’aspetto popolare della sua opera e chiuderà Nino Germano sull’esperienza radiofonica di nostro padre, che ha prestato la sua voce non solo a trasmissioni, pubblicità, satira e narrazioni varie, ma anche a manifestazioni come il Presepe di Rivisondoli, oltre che la Processione del Venerdì Santo a cui ha dedicato una poesia che dal lontano 1953 va in onda in radio ogni anno. Con il Marrucino abbiamo contatti per far tornare sul palco alcune sue opere come la versione dialettale de la Figlia di Iorio, nonché Carminell di lu vent, piece di grande attualità sul fronte della lotta alla violenza di genere ed etnica. Siamo anche pronti a condividere con la Città le opere ereditate, mettendole in mostra e rendendole fruibili”.

Programma

TEATRO MARRUCINO. Ore 9.30

–              Prolusione della Professoressa EIDE SPEDICATO-IENGO Università G. D’Annunzio

–              Intervento musicale a cura del M° GIULIANO MAZZOCCANTE

–              Cerimonia di inaugurazione dell’Epigrafe dedicata all’Artista in Vico Porticella – Zona Civitella

AUDITORIUM DEL MUSEO DELLE SCIENZE BIOMEDICHE – Piazza Trento e Trieste. Ore 17

Conversazioni su Raffaele Fraticelli Uomo e Poeta. Interverranno:

–              S.E. Mons. Bruno Forte Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto: “Il Poeta credente”

–              Professoressa Maria Rosaria Grazioso, di Chieti Nuova 3 febbraio: “Il Narratore popolare”

–              Nino Germano Giornalista RAI: “La voce radiofonica d’Abruzzo”




ANALISI AUTOSCOUT24 SULLA SICUREZZA STRADALE

L’Abruzzo è al 16° posto per numero di incidenti stradali e 14° rispetto alla popolazione residente

Il codice della strada promosso ma alla guida preoccupano le condizioni delle strade. Cresce la consapevolezza sull’uso del cellulare e sull’assunzione dell’alcol, ma c’è ancora chi ne giustifica l’uso.

  • Cattive condizioni stradali: oltre un quarto del campione ha causato o subito nella sua vita almeno un incidente, anche lieve.
  • Il 70% alla guida non rispetta i limiti di velocità e la distrazione è la prima causa di incidenti.
  • Tra le principali paure durante la guida, si segnalano gli altri guidatori e le buche.
  • Chi ha provocato un incidente lo ha fatto principalmente per distrazione (64%).
  • Pescara è prima per numero di incidenti mentre in relazione alla popolazione residente in testa c’è Teramo.

Milano, 8 gennaio 2024. In Abruzzo, secondo l’elaborazione del Centro Studi di AutoScout24 su base dati Istat, nel 2022 ci sono stati 2.824 incidenti stradali (+3,5% sul 2021), posizionando la regione al 16° posto in Italia [1]. Ma se si confronta il dato con la popolazione, la regione è al 14° posto con 221,9 incidenti ogni 100mila residenti. A livello provinciale, Pescara è prima per numero di incidenti (804), mentre in relazione alla popolazione in testa c’è Teramo (262,1 incidenti ogni 100mila residenti). Seguono Pescara (256,8), L’Aquila (189,4) e Chieti (185,4). Il tema della sicurezza è quindi prioritario e il nuovo codice stradale prevede, tra gli altri, l’inasprimento delle sanzioni per l’utilizzo del cellulare alla guida o per chi consuma alcol.

Secondo l’ultima ricerca del Centro Studi di AutoScout24, il principale portale di annunci auto in Italia e in Europa, se da un lato il codice della strada è giudicato positivamente in termini di sicurezza da quasi sei utenti su dieci, dall’altro c’è ancora un problema culturale [2]: il 14% del campione, infatti, continua a giustificare (in alcune occasioni) chi guida dopo aver assunto alcol, come ad esempio quando lo si “sopporta”, e il 12% chi usa il cellulare senza auricolare/vivavoce, come nel caso di una telefonata urgente. Nonostante questo, non è una bocciatura completa in quanto negli ultimi anni è cresciuta sensibilmente la consapevolezza su questi comportamenti, tanto che l’alcol e il cellulare sono ritenuti gli aspetti in assoluto più gravi.

Ma per ridurre gli incidenti, secondo gli utenti, non bisogna “lavorare” solo sui comportamenti errati, ma è fondamentale migliorare lo stato delle strade, giudicato negativamente da oltre metà degli intervistati. A causa delle cattive condizioni stradali, infatti, oltre un quarto del campione ha causato o subito nella sua vita almeno un incidente, anche lieve.

Cosa preoccupa principalmente gli utenti quando sono su strada? Sono proprio gli altri guidatori (per il 73%) e i pedoni (38%), ovvero tutto ciò che può avere a che fare con la distrazione di altre persone. Anche la presenza di buche si conferma una grande fonte di apprensione, indicata da oltre la metà del campione, ma per chi usa abitualmente la bici, sale la paura per i mezzi pesanti (per il 38%, contro una media del 15%). Al contrario, solo il 3% pensa che superare i limiti di velocità sia pericoloso, e infatti ben sette utenti su dieci dichiarano di eccedere a volte o spesso i limiti imposti a livello urbano o extra urbano.

Andando invece a indagare le motivazioni di chi ha provocato un incidente, si vede come la causa principale sia stata la distrazione alla guida (per il 64%), seguita da una mancata osservanza della segnaletica o delle norme di circolazione (18%).

Incidenti stradali. Il confronto tra le regioni

Considerando il 2022, anno in cui sono presenti i confronti regionali dell’Istat, al primo posto per numero di incidenti troviamo, ovviamente per una questione di dimensioni, la Lombardia (28.786), seguita dal Lazio (20.275) e dall’Emilia Romagna (16.679). Ma se confrontiamo il dato sulla popolazione residente, la situazione cambia nettamente: al primo posto si classifica la Liguria con 521,5 incidenti ogni 100mila residenti, un dato nettamente superiore alla media nazionale (281,2). Seguono, a distanza, la Toscana (412,6 incidenti ogni 100mila residenti), l’Emilia-Romagna (375,9) e il Lazio (354,4). Le più virtuose sono il Molise (152,1) e la Calabria (154,2).

Provincia Incidenti 2022 Var. % incidenti 2022 / 2021 Num. Incidenti 2022 ogni 100mila residenti
PESCARA 804 7,9% 256,8
TERAMO 784 5,4% 262,1
CHIETI 691 2,8% 185,4
L’AQUILA 545 -4,0% 189,4
ABRUZZO 2.824 3,5% 221,9

Fonte: elaborazione del Centro Studi di AutoScout24 su base dati ACI-Istat

Regione Incidenti 2022 Var. % incidenti 2022 / 2021 Num. Incidenti 2022 ogni 100mila residenti
LIGURIA 7.863 9,7% 521,5
TOSCANA 15.111 11,1% 412,6
EMILIA ROMAGNA 16.679 9,5% 375,9
LAZIO 20.275 15,9% 354,4
MARCHE 4.951 6,2% 333,6
TRENTINO-ALTO ADIGE 3.121 19,3% 289,7
LOMBARDIA 28.786 11,4% 288,5
FRIULI-VENEZIA GIULIA 3.265 9,9% 273,4
VENETO 13.220 6,6% 272,6
VALLE D’AOSTA 327 32,4% 265,6
UMBRIA 2.252 12,5% 263,0
PIEMONTE 10.148 4,0% 238,7
PUGLIA 9.286 2,2% 237,6
ABRUZZO 2.824 3,5% 221,9
SICILIA 10.444 5,0% 216,9
SARDEGNA 3.313 3,5% 209,9
CAMPANIA 9.821 9,0% 175,1
BASILICATA 914 -0,4% 170,0
CALABRIA 2.847 10,1% 154,2
MOLISE 442 5,0% 152,1
ITALIA 165.889 9,2% 281,2

Fonte: Elaborazione AutoScout24 su base dati Istat

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[1] Istat – Incidenti stradali in Italia e regionali; popolazione al 1° gennaio 2023

[2]  Survey condotta da AutoScout24 online nel mese di dicembre 2023 su un campione di circa 850 utenti della community di AutoScout24 Italia




MOLTI NEMICI, MOLTO ONORE

Politicainsieme.com, 8 gennaio 2024. Ergersi vittima di ventilati complotti, evocati allusivamente, senza mai dire nulla di più nel merito, è una modalità costante nella comunicazione di Giorgia Meloni. Il che, provaci una volta e poi l’altra e poi l’ altra ancora, sa molto di retorico. E profuma di auto-compiacimento.

Per un verso la si può ritenere una postura di comodo, un modo per mettere le mani avanti ed additare, fin d’ora, sfuggenti, opachi e nebulosi nemici come causa di possibili défaillances dell’ azione di governo. Cosa che le permette, altresì, di atteggiarsi ad “amazzone senza macchia e senza paura”, osteggiata da poteri oscuri che non osano sfidare apertamente la sua autorità per cui strisciano viscidi nell’ ombra. Eppure, vittimismo e complottismo non sono – o almeno, non sono soltanto – costruzioni studiate ad arte per una determinata strategia comunicativa. In un certo senso, riecheggiano uno di quei motti che la liturgia della “mistica fascista” dipingeva sulle facciate degli edifici, come monito per il nuovo italiano spavaldo e guerriero che il regime preparava per l’ ardimentoso cimento della pugna: “Molti nemici, molto onore”.

Non che oggi, nessuno, tanto meno Giorgia Meloni, sia incline a pensare idiozie del genere. Eppure, ci sono sfumature che persistono nel sentimento di una determinata memoria storica e se, pur non vengono più espressamente concettualizzate in termini di cultura politica in un tempo che le troverebbe ridicole, restano lì appese nell’ immaginario collettivo di una certa tradizione, come la coda sfuocata di una cometa che, pur tramontata, lascia una traccia di sé nel cielo.




LA SIECO NON CARBURA

Contro una Tinet in giornata finisce  0  a 3

Ortona, 7 gennaio 2024 La vittoria casalinga latita. Sotto la curva i giocatori della Sieco ci mettono la faccia, per questa sconfitta che lascia ancora a bocca asciutta i tifosi. Contro una Tinet che ha giocato bene, la trama è la solita: La Sieco attacca e l’avversario di turno difende anche quando la palla è a pochi millimetri da terra, ricostruisce una palla scomoda e fa punto. Ma Porto Viro non è solo difesa, è anche attacco, con un muro di Ortona che ha faticato a contenere i colpi degli avversari. Particolarmente ostico anche il servizio dei Veneti che hanno compromesso la costruzione del gioco degli impavidi, proprio come confermano le statistiche che vedono la percentuale di positività in attacco ferma al 38%.

Coach Lanci: «Abbiamo mostrato le stesse carenze che abbiamo dall’inizio della stagione ma molto del merito va a Porto Viro. Oggi gli avversari hanno giocato una partita concreta. Non ci hanno concesso la minima occasione e sono stati in grado di trasformare ogni contrattacco in punto. Mi ripeto, una prestazione opaca quella nostra ma gran merito va agli avversari che hanno in pratica annullato il nostro gioco. Peccato per l’occasione persa di muovere la classifica».

IN BREVE

Avvio speculare delle due squadre nel primo set. È la Sieco che per prima mostra grandi capacità difensive e di ricostruzione andando in vantaggio 3-0 e poi gli ospiti fanno lo stesso recuperando lo svantaggio. Alla lunga sono gli ospiti a trovare i fondamentali migliori per la prima fuga. La Sieco, sotto di sei punti è costretta ad inseguire quando si è alla metà del parziale. Da li in poi in campo rimane solo Porto Viro.

Non è brillante la Sieco nell’avvio di secondo set. La fase difensiva di Porto Viro funziona meglio di quella ortonese, che soffre il servizio degli ospiti. Ortona si lancia all’inseguimento ma il divario che gli ospiti hanno scavato all’inizio è troppo da colmare. Coach Nunzio Lanci prova ad adottare il doppio libero per difendere meglio ma c’è poco da fare. Porto Viro si aggiudica anche il secondo set.

Quando siamo al terzo set, la Sieco sembra avere trovato una migliore alchimia. Stavolta la partenza migliore è proprio quella degli abruzzesi che scavano un piccolo solco sugli avversari. Solco che viene colmato in una manciata di minuti grazie ad uno straordinario Sette al servizio, a molta attenzione e reattività nella difesa e anche ad un pizzico di fortuna con la palla che non riesce mai a cadere. Con un parziale di zero a otto, Porto Viro spegne i sogni di Ortona e riprende il controllo totale del match. Una piccola fiammella brucia ancora ma un errore al servizio di Bertoli e un’invasione di Marshall tagliano le gambe alle speranze. Vince Porto Viro

PRIMO SET

Il sestetto iniziale della Sieco vede scendere in campo il palleggiatore Dimitrov e l’opposto Cantagalli. Al centro ci sono Patriarca e Fabi. Schiacciatori di posto quattro Capitan Marshall e Matteo Bertoli. Libero Benedicenti.

Gli ospiti rispondono con Garnica in regia e Bellei opposto. Al centro ci sono Zamagni e Barone mentre attaccanti di posto quattro Tiozzo e Sette. Libero Lamprecht.

Il primo servizio dell’incontro è per la Sieco che va dai nove metri con Bertoli. La Sieco ricostruisce e va a punto con Marshall. Ancora una ricostruzione per Ortona e ancora Marshall 2-0. Ace di Bertoli, fortunato perché la palla è stoppata dal nastro ma pur sempre ACE 3-0. Stavolta è out il servizio dello schiacciatore. Subito il pareggio di Bellei 3-3. Mani fuori per Cantagalli 5-4. Sette non trova il palleggio giusto e la palla va in rete 7-7. In difficoltà la ricezione di Ortona sul servizio di sette tap-in di Garnica 7-9. Invasione di Cantagalli 8-11. Ancora Bellei 9-13. Fuori il servizio di Fabi 10-15. Ancora Sette a far male agli ex 11-17. Non passa l’attacco di Cantagalli 11-19. Passa invece il solito Marshall 12-19. Cantagalli, mani e fuori 13-20. Ace per sette 13-22. Bertoli fermato dal muro 13-23. Fuori il servizio di Sette 14-23. Dimitrov sbaglia il servizio e regala il primo dei 10 set point a Porto Viro 14-24. Fuori il servizio di Bertoli e il primo set va agli ospiti.

SECONDO SET

Doppio Bertoli, la Sieco parte sul 2-0. Fabi non riesce a superare il muro 2-2. Bellei ribalta il punteggio 2-3. Ace di Tiozzo 2-4. Quattro attacchi di seguito per la Sieco ma l’ultimo è murato 3-5. Ace per Bertoli 5-6. Ortona ancora in difficoltà in ricezione è facile per Porto Viro trovare il punto del 5-9. Ace anche per Fabi 7-9. Nessuno tocca la diagonale di Bellei, il punto è alla Sieco 8-9. Cantagalli serve sulla rete 9-12. La pipe di Sette fa mani-fuori 10-14. Troppo forte la botta di Cantagalli il muro la rimbalza fuori 12-15. Fuori il servizio di Tiozzo 13-16. Fabi per il 14-17. Bellei passa 15-21. Cantagalli serve lungo 16-22. Bravo Bertoli in pipe 17-22. Bertoli passa sul muro 19-23. La pipe di Sette vale il set-point 19-24. Fabi annulla il primo 20-24. Chiude Bellei 20-25.

TERZO SET

Primo punto per Bellei. 0-1. Non c’è tocco del muro ortonese su Bellei 2-1. Il tocco a muro di Marshall per il punto ospite 3-2. Fuori l’attacco su seconda palla di Tiozzo 4-3. Marshall non può essere difeso 5-4. Non passa la palla di Zamagni che si spegne in rete 6-4. Bertoli 8-5. Forte la diagonale di Cantagalli 10-7. Ace di Fabi 13-9. Pallonetto di Cantagalli 14-9. Finisce fuori il muro di Bertoli su Bellei 16-12. Patriarca serve sulla rete 17-14. Tenace Porto Viro, copre ogni centimetro del campo e ricostruisce alla perfezione 17-16. Bertoli murato 17-17. Fuori la pipe di Marshall 17-20. Fuori l’attacco di Bellei 20-20. Cantagalli passa attraverso il muro 21-21. Bertoli sbaglia il servizio 21-22. Invasione di Marshall 21-23. Arriva anche il Match point per gli ospiti che hanno ribaltato la Sieco. Bellei chiude 21-25.

Sieco Service Ortona: Fabi 5, Broccatelli (L) % –%, Bertoli 11, Benedicenti (L) 48% – 33% perfetta, Del Vecchio, Marshall 8, Falcone n.e., Tognoni n.e., Donatelli n.e., Di Giulio n.e, Dimitrov 2, Lanci E. n.e.

Coach: Lanci N. Vice: Di Pietro L.

Aces: 4 – Errori Al Servizio: 9 – Muri punto: 3

Delta Group Porto Viro: Zamagni 9, Zorzi n.e., Tiozzo 14, Pedro Henrique n.e., Sette 12, Lamprecht (L) n.e., Barone 4, Garnica 3, Bellei 16, Charalampidis n.e., Sperandio n.e., Morgese (L) 90% – perfetta 50%, Eccher n.e. Coach: Morato D. Vice: Mattioli M.

Aces: 2  – Errori Al Servizio: 2  – Muri punto: 7

Arbitri: Colucci Marco (Matera) Di Bari Pierpaolo (Fasano)




I CATTOLICI IN POLITICA

Una semplice proposta

PoliticaInisieme.com, 7 gennaio 2024. Nel leggere l’articolo a firma Angelo Picariello comparso su Avvenire il 4 u.s. sull’”Impegno dei Cristiani in Politica”, la prima impressione è quella di un “déjà-vu”: corretta analisi storica, aderente fotografia del presente, ma nessuna proposta concreta.

Allora proverò a farla io una proposta concreta, in parte già accennata in un mio precedente articolo. In quello scritto si prospettava, tra l’altro, la necessità di “Tornare a Camaldoli”, luogo ideale di un proficuo laboratorio politico, per poter così superare il persistere dell’irrilevanza e della frammentazione. Ecco allora la semplice proposta: un Convegno per una Nuova Camaldoli.

In una pubblica assemblea, ciascuno potrà portare il suo apporto di proposte, ma tutte dovrebbero essere indirizzate alla ricerca del minimo comune denominatore che permetta l’unificazione delle diversità e la possibilità di trovare un terreno comune di intervento. Da questo punto di vista possiamo considerare il fatto, ad esempio, di come il centro-destra abbia chiaramente dimostrato come si possa, pur nella diversità e spesso anche con contrasti duri, riuscire a trovare nell’unità la chiave per poter poi acquisire la rilevanza necessaria per portare avanti un‘agenda unitaria, e al contempo mantenere lo spazio per proporre una propria agenda.

Solo come esempio esplicativo, si potrebbe sottoporre al Convegno la proposta di creare un partito unificato sotto il nome di Partito della Pace, o Partito Popolare della Pace, cosa che avevo immaginato in due precedenti articoli, e nel dibattito successivo valutare assemblearmente la fattibilità di tale proposta. È solo un esempio: tutti avrebbero la possibilità di portare avanti le proposte in cui credono, e, con meccanismi da valutare, si potrebbe passare all’approvazione della proposta che avrà ottenuto il più ampio consenso. A organizzare il Convegno si dovrebbero chiamare personalità della cultura di ispirazione cristiana, intellettualmente oneste, capaci di visione e senza appartenenze politiche specifiche. I nominativi dovranno essere approvati in via preliminare dai partecipanti. Non essendoci nessun preambolo specifico, e nessun vincolo particolare, se non la ricerca dichiarata dell’unità dei cristiani, la partecipazione dovrebbe risultare molto ampia.

Per quel che riguarda poi l’obiezione riguardante la legge elettorale, intanto si dovrebbe iniziare con il partecipare alle Europee dove vige la proporzionalità, e in base al risultato raggiunto si potrà poi passare alle altre competizioni, ricordando che l’obbiettivo è quello di recuperare quel 50% di elettori che rimane a casa. Quindi pensare in grande per superare il freno negativo del bipolarismo.

Massimo Brundisini

I cattolici in politica: una semplice proposta – di Massimo Brundisini – Politica Insieme




LA POTENZA DELLA GRANDE POLITICA: UN LIBRO

di Guido Puccio

PoliticaInsieme.com, 6 gennaio 2024. Ecco un prezioso lavoro di Giuliano Amato (C’era una volta Cavour, il Mulino 2023) che ricerca ed evidenzia nei discorsi parlamentari di Camillo Benso di Cavour i contenuti della grande politica, un’arte essenziale da eseguire con passione.

Costruire una maggioranza parlamentare, abbandonando le posizioni più retrive della destra storica conservatrice e accogliendo quanto di valido e possibile c’è nelle idee liberali. Progettare soluzioni passo dopo passo, su disegni che si completano nel farsi, lasciando perdere le polemiche inutili.

Saper scegliere gli argomenti per affrontare i negoziati di scambio, per ottenere consensi e se necessario anche dissensi. Sono questi alcuni segmenti che distinguono la grande politica di Cavour che ha mantenuto immutati i suoi tratti iniziali sostiene Amato, nonostante i cambiamenti che la storia ci racconta.

L’autorevole autore, dopo una succosa introduzione, ha scelto dieci discorsi parlamentari di Cavour sia nelle vesti di ministro che di presidente del consiglio e ad ognuno ha anteposto alcune brevi considerazioni sull’argomento e sul contesto nel quale si svolgeva il confronto politico, per individuare quanto di passione, intelligenza, ricchezza di informazioni, e se necessario anche capacità di polemica sottendono ogni intervento.

Sono in particolare quattro i discorsi di più rilevante interesse che esprimono l’esuberante abilità di Cavour.

Il primo, da ministro della marina, agricoltura e commercio, quando Cavour interviene in favore della tassa sulle successioni e respinge l’accusa che il tributo offenda il diritto di proprietà. Anzi, ricorda che la proprietà ha diritti sacrosanti come pure sacrosanti sono i doveri per i quali viene in primo luogo quello di concorrere ai bisogni dello Stato.

Poco dopo interviene in difesa della riduzione dei dazi doganali, con un discorso ricchissimo di informazioni su prezzi e costi dei beni manufatti e venduti, sul grano, sul cotone e altro, concludendo con la convinzione che il più potente alleato della scuola socialistica (…) è dottrina protezionista.

Il capolavoro diplomatico della partecipazione dell’Italia nella guerra di Crimea con Francia, Inghilterra e Turchia, contro la Russia imperiale trova riscontro in un lungo intervento alla Camera dove Cavour difende gli accordi già presi con gli alleati e che il Parlamento deve ratificare. C’è un passaggio in questo discorso che vale curiosamente anche per oggi: “se la presente guerra avesse esito positivo per la Russia, questa acquisterebbe un predominio assoluto sul Mediterraneo ed una preponderanza irresistibile in Europa.”

Anche l’annessione alla Francia della Savoia e di Nizza è spiegata con dovizia di dati storici ed economici che fanno ritenere naturale l’appartenenza di queste terre al paese d’oltralpe per non dire degli interventi sull’annessione delle province dell’Italia centrale e meridionale, della disciplina sulla libertà di stampa e intorno alla questione di Roma.

Leggere questi discorsi e confrontare quella capacità, energia ed efficacia del grande statista con le vicende dei nostri giorni induce alla malinconia, per la carenza della grande politica che dura da troppo tempo; la mancanza di strategie ben definite; la grossolanità delle manovre parlamentari e l’incapacità di troppi dilettanti allo sbaraglio. Soprattutto per chi ha conosciuto il tempo e il sapiente senso dello Stato di De Gasperi (che Amato paragona a Cavour), la coerenza di Berlinguer, il rigore di La Malfa e le visioni strategiche di Moro.

Certo il mondo è cambiato, ma le regole della grande politica sono sempre le stesse. Inadeguata è solo la stragrande maggioranza dei protagonisti o presunti tali.




EPIFANIA, PERCHÉ DAI MAGI IMPARIAMO che vivere vuol dire ricercare, scrutare e gioire

Ricercare è una fatica seria e impegnativa. Non si può fingere in materia. Fingono quelli che parlano di ricerca ma hanno solo sicurezze di cui vantarsi, a iniziare dal proprio io, che gonfiano continuamente, e dal potere, che bramano e accrescono

di don Rocco D’Ambrosio.

Globlist.it, 6 gennaio 2024. Il Vangelo odierno: Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti a adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te, infatti, uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt 2, 1-12).

Ho un paio di cari amici in ricerca. Tante volte discutendo con loro li accomuno ai Magi, non solo perché sono saggi, ma anche perché la loro ricerca è accompagnata da tanta voglia di capire, interpretare, scrutare, trovare soluzioni. Sono un po’ come i Magi. Un po’ come i Magi lo siamo tutti, ma loro, nella loro ricerca, si distinguono. E mi insegnano tante cose.

Spesso mi pongono domande e sincerante resto ammirato dalla loro curiosità e dalla voglia di capire. A essere sincero sento che forse io ho più certezze che dubbi. E, avendo pochi dubbi, il mio mio spirito di ricerca si affievolisce. Le certezze, per dirla con il brano odierno, sarebbero tante: la sicurezza di avere una stella, di capire la sua rotta, di raggiungere Betlemme e di vedere il Bambino. Solo a elencare queste certezze, mi inizio a sentir male e un po’ mi viene da ridere di me stesso. Possiamo essere certi di tutto e sempre? Assolutamente no.

Siamo (anche) nati per vivere e dialogare con tutti, ricercare, trovare e confermare, e per ripartire nella ricerca. È il nostro essere viandanti, essere Magi continuamente. Solo così il Signore si rivela. Ha scritto Blaise Pascal: “E’ bene essere stanchi e affaticati nell’inutile ricerca del vero bene, per tendere le braccia al Liberatore”. La festa di oggi è una cosa molto seria, altro che le sciocchezze della Befana! E’ la festa della ricerca, delle mani tese verso il Liberatore.

Ricercare è una fatica seria e impegnativa. Non si può fingere in materia. Fingono quelli che parlano di ricerca ma hanno solo sicurezze di cui vantarsi, a iniziare dal propio io, che gonfiano continuamente, e dal potere, che bramano e accrescono. Erode è un perfetto esempio: “chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Bugie amare! La ricerca di Dio è una cosa seria ed Erode è solo uno dei tanti praticoni del potere, che farebbe di tutto per non perderlo. Non a caso ordina una strage di bambini per eliminare qualsiasi concorrente. Per questo non c’è ricerca per lui, né tantomeno meta raggiunta. Il Bambino fuggirà e lui non lo vedrà mai.

Ma ritorniamo ai Magi. La ricerca, quando autentica, porta sempre frutti: i Magi “partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”. La loro gioia mi fa pensare a quanto ha scritto Agostino: “Perché si cerca Dio per trovarlo con maggiore dolcezza, lo si trova per cercarlo con maggiore ardore”. Forse di più e di meglio non si può dire.

Se la ricerca segna la nostra vita, ad ogni livello, dai Magi impariamo che vivere vuol dire, sempre e comunque, ricercare, scrutare e gioire.




BORSACCHIO: PARTE LA PETIZIONE

Contro la distruzione di fatto della Riserva Borsacchio i 6 e 7 Gennaio a Roseto degli Abruzzi. Il caso è ormai diventato di livello Europeo

Roseto degli Abruzzi, 5 gennaio 2025. La Riserva Borsacchio di fatto distrutta in 17 secondi in una notte poco prima di Capodanno. Diventa un caso Europeo e parte la prima petizione fisica a Roseto degli Abruzzi.

Cosa è successo ormai è di dominio pubblico. Venti anni di lotta della popolazione per salvare gli ultimi tratti di costa da progetti di cementificazione che dagli anni 80 ai primi anni 2000 hanno portato a far nascere una riserva meravigliosa per tutelare il paesaggio la natura e creare un’economia sostenibile e fruttuosa per agricoltori ed aprire a finanziamenti per le piccole famiglie di agricoltori che avevano immobili abbandonati dagli anni 70 e senza capacità economica di ristrutturarli e realizzare piccole strutture sostenibili turistiche. Il modello Toscana ad esser semplici.

Purtroppo, molti terreni sono stati acquisiti da grandi imprenditori e molti eredi dei terreni non legati al territorio e spesso residenti in altre regioni non hanno voglia e interesse di portare avanti le tradizioni contadine e mantenere integri i luoghi e , come già fatto per la famosa casa verde sul mare in riserva nel 2009, hanno l’unica ambizione presunta di vendere a grossi gruppi edili.

Ora chiamiamo la cittadinanza a dire la sua. Abbiamo scelto di lanciare una petizione non on line, almeno non nel primo momento.

Facile e di sicuro impatto visto che il caso tornerà in consiglio regionale , al parlamento italiano ed anche, notizia di ieri, sarà sollevata nel parlamento Europeo. Un caso ormai che va oltre i confini di una città, Regione o Nazione.

Abbiamo invitato tutti e tutte a venire a Roseto degli Abruzzi il 6 e 7 Gennaio 2024 dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:30 in Piazza della Libertà (Stazione) per venire a mettere una firma e palesare la volontà reale dal vivo.

Saranno 12 ore di impegno lanciate dalla rete di associazioni e cittadini in cui abbiamo un obbiettivo ambiziose. Punteremo a raccogliere mille firme in questo breve tempo.

Ormai sui social ogni giorno sono migliaia i messaggi da Roseto e da ogni parte d’Italia. La popolazione ha ormai capito cosa c’è dietro e come gli ultimi, piccoli agricoltori le famiglie povere del territorio vengono messe all’angolo da scelte che avvantaggiano pochi e benestanti imprenditori.

Lotteremo e chiamiamo i cittadini e rispondere al nostro appello

Marco Borgatti

Presidente Guide Del Borsacchio -Guardia Ambientale – Direttivo WWF Teramo – Presidente FIAB Roseto




LA FERROVIA OLTRE TERAMO

Proposta di attivazione della linea ferroviaria Teramo – Montorio – Capitignano – L’Aquila

Giulianova, 5 gennaio 2024. Si terrà a Montorio domenica 7 gennaio alle ore 10:30, presso la sala convegni ex convento degli Zoccolanti, un’iniziativa pubblica di vision territoriale, organizzata dall’Associazione politico – culturale MaRea, dal titolo: La Ferrovia oltre Teramo. Oggetto del dibattito sarà la proposta di attivazione della linea ferroviaria Teramo – Montorio – Capitano – L’Aquila.

Modererà l’incontro il Dottor Fiorenzo Catalini. Interverranno: il Sindaco di Montorio Fabio Altinonante, il Coordinatore dell’idea progetto Treno dei Parchi Teramo – L’Aquila – Roma Paolo D’Incecco, il già Sindaco di Montorio Gianni Di Centa, il Presidente dell’Associazione MaRea Luciano Monticelli ed il candidato alla Presidenza della Regione Abruzzo Luciano D’Amico.

L’idea del progetto del Treno dei Parchi Teramo – L’Aquila – Roma, che prevede il ripristino della vecchia linea Capitignano – L’Aquila a binario unico ed il ricongiungimento per Montorio e Teramo, nasce dalla volontà di far uscire dall’isolamento e dall’abbandono le nostre Aree interne e dare un’ulteriore spinta turistica alle località sciistiche come Prati di Tivo, alla sospesa stazione di Prato Selva e al Lago di Campotosto.

Ad esempio, è notizia di qualche giorno fa il dato da record dei 33 mila passeggeri che nel 2023 sono saliti a bordo del treno storico della Ferrovia dei Parchi che da Sulmona arriva in Molise, attraversando il Parco Nazionale d’Abruzzo ed il Parco Nazionale della Majella.

E allora perché non replicare un format simile con la linea ferroviaria Teramo – Montorio – Capitano – L’Aquila?

Da troppo tempo la montagna teramana è rimasta ai margini dello sviluppo socioeconomico provinciale e regionale. Riteniamo che il Treno dei Parchi possa rappresentare una grande opportunità, un progetto strategico per la promozione delle aree montane.

“Pensiamo che chiedere oggi una rete ferroviaria che dia ossigeno e connessioni, posti di lavoro e sviluppo turistico sostenibile, in una Regione in grande difficoltà economica ed occupazionale, possa rappresentare un’ottima opportunità per tutto il territorio. L’Abruzzo ed il teramano non possono attendere oltre, abbiamo bisogno di fare presto presto e di correre per recuperare il tempo perduto.” conclude Luciano Monticelli Presidente dell’Associazione MaRea.




RIFLESSIONI POLITICHE …

… per un buon inizio del nuovo anno

di Massimo Maniscalco

PoliticaInsieme.com, 4 gennaio 2024.

Chiunque si candidi  a guidare una comunità, grande o piccola che essa sia, deve porsi, ben prima di cominciare, alcuni punti fermi. La visione che cercherà di interpretare e raggiungere. I valori di riferimento, dei quali su questo quotidiano più volte si è scritto.

Gli obiettivi macro: Bene comune e miglioramento della qualità della vita dei componenti della comunità di riferimento; rispetto pedissequo dei doveri del proprio stato, nei valori, nei metodi, nel merito.

Le norme di riferimento: le norme comunitarie[1], la Costituzione, le Leggi nazionali, le Scritture, la Dottrina Sociale della Chiesa.

Il metodo da utilizzare: dire ciò che si pensa; fare indefettibilmente ciò che si dice; interpretare il proprio ruolo come servizio alla comunità e non come occasione di crescita personale o come merce di scambio tra fazioni, magari ancorché alleate per conseguire i vantaggi offerti dalla Legge elettorale vigente pro tempore.

La circostanza che la Repubblica Italiana, non la Nazione, abbia avuto un Presidente del Consiglio sceso in campo per difendere propri interessi specifici e ciò sia stato tollerato per un lungo arco di tempo non autorizza alcuno a seguirne legittimamente e lecitamente le orme.

Il vero Leader è tale solo se riconosciuto come punto di riferimento e guida; deve essere accettato per la sua autorevolezza, deve possedere una visione di ampio respiro e di lungo termine, deve possedere capacità di ascolto; un leader efficace sa che il suo compito ultimo è generare energia. Il Leader è qualcuno capace di convincere altri a fare cose che non farebbero senza di lui e di aiutarli a farle.

L’essenza della Leadership: prevedere, coordinare, motivare, finalizzare, controllare.

L’essenza del ruolo del Leader  è la risultante di tre principali fattori: il sapere, il saper fare, il saper essere.

La Leadership consiste in collaborazione attiva, in coraggio, in idee nuove, nel guidare persone disposte ad obbedire nel realizzare il loro interesse; il carisma è negli occhi di chi guarda e si realizza allorquando il Leader attui sacrificio, responsabilità, coerenza, comune umanità, calma, educazione, gentilezza.

Il vero Leader di un partito conservatore che ha vinto, ancorché minoritariamente, le Elezioni (con il 16% dei consensi espliciti), dovrebbe propendere per una Destra d’ispirazione conservatrice, dovrebbe essere attenta a non incrinare l’unità del Paese, la vera Leader dovrebbe essere convinta dell’importanza di élite ed istituzioni; la vera Leader dovrebbe desiderare essere alla guida del proprio Paese “per un tratto della sua Storia”.

Il vero Leader, per farsi contraddistinguere, non indica o propone parole d’ordine che siano dissonanti con la realtà.

Un esempio importante: la lotta alle diseguaglianze sociali.

Nel recente passato, le diseguaglianze all’interno dei paesi avanzati europei, anche dando per acquisito che l’Europa è il recinto politico meno diseguale del Mondo, sono costantemente aumentate; come dimostrato dalla circostanza dei salari stagnanti a fronte della crescita costante di rendite e profitti.

Nella perdurante inerzia della politica governativa del Governo in carica nel corso dell’ultimo anno, smentite le roboanti affermazioni da fatti e tatticismi, interessante l’attività di supplenza che in tema di “Salario Minimo” si è assunta la Corte di Cassazione che, nell’emanare alcune sentenze pilota, destinate a fare giurisprudenza ed essere seguite, ha preteso il rispetto degli articoli 3, 36, 41 della Costituzione che indicano le caratteristiche che il Salario deve rispettare.

Considerazioni analoghe è possibile svolgere su temi identitari di specifici interessi di partiti componenti la maggioranza del Governo in carica: Autonomia differenziata a finanza invariata (contrastato da uno schieramento trasversale molto articolato), Premierato[2], separazione delle carriere in Magistratura (il cui slittamento ad un futuro indeterminato ne fa una vicenda utopistica); misure bandiera, ostacolate da interessi di fazione, ciascuna da una componente del Governo di coalizione;  misure da portare avanti con il decimetro, affinché non avvenga che qualcuna di esse prenda surrettiziamente il sopravento temporale rispetto a qualcuna delle altrui; dove risieda il Bene comune, dove possa intravedersi in simile competizione il miglioramento della qualità della vita delle collettività amministrate rasenta paralleli con l’Araba fenice.

Per quanto attiene alla Politica, sembrerebbe che abbia rinunciato a guidare quei processi che non determinino consenso alla propria componente, distorcendo il senso della propria presenza; rinunciando agli sforzi opportuni e necessari per conseguire equilibri tra crescita economica ed integrazione sociale[3] del Paese.

Non ci resta che attendere le Elezioni Europee o magari il dopo Elezioni europee, con il loro certo impatto sulle condizioni dell’economia e più in generale delle società europee. Emergeranno maggioranze capaci di dare seguito e possibilmente migliorare ciò fin qui realizzato? Infine di ampliamento[4], nuovo Patto di stabilità e xrescita compreso, senza dare spazio a correnti carsiche e surrettizie.

Emergeranno Leader capaci di fare analisi, proporre ricette, trovare ipotesi di soluzioni, senza che necessariamente tutto avvenga subito, che garantiscano gli obiettivi citati in premessa?

[1] Da quando, anno 1957, l’Europa si è costituita in Mercato Comune, anno 1992 si è data una Moneta comune ad oggi, momento in cui tende ad allargarsi in una dimensione geopolitica, la normativa europea è sovraordinata alle norme nazionali. Per compiere l’ulteriore percorso di allargamento, fondamentale ridiscutere il “Potere di veto” attribuito ad ogni singolo stato membro ed avviarsi, costituzionalmente e politicamente verso l’obiettivo confederale.

[2]  Riforma che difficilmente vedrà la luce nella versione fin qui nota, che piace a pochi, che impatta sul ruolo del Presidente della Repubblica più apprezzato dagli Italiani, attuata solo in Israele e abbandonata dopo soli due anni.

[3] Da un ragionamento di Mauro Magatti, SOS Diseguaglianze sociali e la Politica non dà risposte, Corriere della Sera,  13 Dicembre 2023.

[4] “In che misura l’Unione Europea è in grado oggi di di metabolizzare l’ingresso di nuovi membri?




VIOLENZA DI GENERE

L’Assessorato e la Commissione alle Pari Opportunità, dopo gli ultimi episodi verificatisi a Giulianova,  esprimono solidarietà alle vittime

Giulianova, 4 gennaio 2024. L’Assessorato e la Commissione alle Pari Opportunità, in merito ai recenti fatti di cronaca che hanno visto un minore ed una donna al centro di intollerabili episodi di violenza, esprimono con convinzione la propria solidarietà alle vittime. Simili atti di sopraffazione, entrambi verificatisi in ambito familiare, suscitano profonda indignazione.

“Da venticinque anni – sottolinea la Presidente della Cpo di Giulianova Marilena Andreani – la Commissione si impegna per scoraggiare e prevenire atteggiamenti di prevaricazione e azioni di violenza fisica e verbale. Mai come oggi ci preme ricordare che esistono persone ed enti in grado di venire in aiuto. Reagire e denunciare è fondamentale per la tutela di sé stessi e, a volte, anche dei propri figli. Ricordiamo che esistono realtà come il centro antiviolenza La Fenice o la struttura di accoglienza Casa Maia dove è possibile trovare supporto morale e materiale. Ancora, il numero nazionale 1522 costituisce una mano tesa che va afferrata in tutte le situazioni di difficoltà o criticità.”

“Non abbiamo mai pensato che il nostro territorio fosse un’isola felice – commenta il Vicesindaco e Assessore alle Pari Opportunità Lidia Albani – Fatti come quelli a cui abbiamo assistito confermano che la violenza di genere non conosce confini geografici né è suscettibile di distinguo socioeconomici. Unisco a quello della Presidente Andreani il mio personale invito a denunciare soprusi e molestie. Le istituzioni, dal canto loro, non possono non essere vigili e determinate,  nella lotta a questa moderna  e ancora dilagante forma di barbarie” .




CAMMINO, NORDIC WALKING E TRAIL RUNNING

Nasce l’associazione dilettantistica sportiva Parks Trail La Brigantessa, venerdì la presentazione ufficiale

Avezzano, 3 gennaio 2024. Cammino, Nordic Walking e Trail Running: sono queste tre delle attività sportive che l’associazione Park Trail La Brigantessa vuole promuovere per far conoscere il territorio e promuovere il benessere fisico di chi li pratica. L’associazione sportiva, che opererà a Sante Marie e nelle aree limitrofe, è nata proprio con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della pratica dell’attività sportiva in abbinamento allo sviluppo turistico sportivo consapevole.

Le attività di Parks Trail La Brigantessa, quindi, sono finalizzate a diventare un attrattore turistico che partendo dagli eventi, generanno un processo virtuoso che creerà un’economia intorno agli sport all’aria aperta.

Il progetto e il ricco calendario degli eventi in programma per il 2024 saranno presentati ad Avezzano venerdì 5 alle 11:30 all’Unione dei Comuni Montagna Marsicana – via Monte Velino 61, Avezzano – piano terra.




TORNA L’ALBERO DI NATALE PERFETTO

Domenica 7 gennaio 2024 alle ore 18:00

Pianella, 3 gennaio 2024. Domenica 7 gennaio 2024 alle ore 18:00 presso l’ex asilo Sabucchi in Vico delle Dee 10, nel comune vestino di Pianella l’Arotron presenta un appuntamento speciale con lo scrittore Jerome Encrier, ed insieme ai personaggi delle fiabe con L’Albero di Natale perfetto – Il Calamaio dei Racconti: ed è con questo spettacolo teatrale per bambini che si continua a sognare, dunque, anche in occasione della conclusione delle festività natalizie.

C’era una volta uno scrittore squattrinato e sognatore di nome Jerome Encrier (o forse Girolamo Calamaio), che possedeva un calamaio magico capace di donargli l’ispirazione per scrivere le sue fiabe: una sera di Dicembre, all’improvviso, si ritrovò davanti tre personaggi delle fiabe, spuntati dal suo calamaio magico per accorrere in suo aiuto e dare vita al suo racconto, ed è proprio qui che  comincia la storia dell’albero di Natale perfetto che incuriosisce gli adulti ed emoziona i più piccoli.

Lo spettacolo, che prevede il coordinamento scenico di Franco Mannella, è di e con Federico Caprarese, Chiara Colangelo, Alessandro Rapattoni, Cristina Zoccolante.

Collaborazione alla drammaturgia: Francesco Di Censo e Francesca Marchionno.

L’ingresso è libero a donazione, la prenotazione è necessaria. Info e prenotazioni al 3455411135.




LA BOLLA DEL SUPERBONUS

I parametri della UE

di Natale Forlani

Politicainsieme.com, 3 gennaio 2024. Con una mini-proroga riservata alle famiglie con un reddito Isee inferiore ai 15 mila euro, condizionata dall’esecuzione di almeno il 60% dei lavori autorizzati, si chiude definitivamente l’epoca del Superbonus 110% per le ristrutturazioni abitative.

La copertura della spesa relativa, cioè la differenza tra la detrazione del 110% e il 70% delle nuove detrazioni che entreranno in vigore nel 2024, sarà coperta con l’apposito fondo per le famiglie indigenti già costituito. Restano confermati i limiti precedentemente imposti per l’usufrutto del Superbonus per i lavori già eseguiti e certificati al 31 dicembre 2023, e con uno stato di avanzamento precedente superiore al 30%, e la possibilità di portare l’intera somma nelle detrazioni fiscali rateizzare in 10 anni in alternativa alla cessione dei crediti d’imposta o degli sconti in fattura. Una via d’uscita che può risultare vantaggiosa per i committenti che hanno una capienza fiscale adeguata

Le decisioni del Governo, frutto di una caparbia difesa da parte del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non hanno riscontrato le richieste delle Associazioni delle imprese delle costruzioni e degli ordini professionali che proponevano la possibilità di certificare uno Stato dei lavori straordinario (Sal) per quelli già eseguiti nel corso dell’anno o in alternativa una proroga ulteriore di tre mesi per consentire i completamenti dei lavori in corso. Secondo le stime dei proponenti, questi interventi potevano evitare un blocco dei cantieri per attività equivalenti a circa 12 miliardi di euro con il coinvolgimento di 300 mila famiglie e di centinaia di migliaia di imprese e di fornitori

Il bilancio consuntivo dell’impatto del Superbonus sui conti pubblici risulta difficile. Le cifre sono state aggiornate più volte con tassi di incremento che hanno quasi triplicato le previsioni effettuate nel primo trimestre del 2023 in coincidenza dei provvedimenti che hanno contingentato l’utilizzo del Superbonus entro l’anno in corso.

Le stime più recenti fornite dalla Ragioneria di Stato sulla base del monitoraggio dell’Enea sulle opere autorizzate e degli stati di avanzamento fino al 30 novembre u.s. portano il conto a 97 miliardi di euro per lavori già eseguiti, tra i quali 82 già ammessi a detrazione, e un’ipotesi finale del costo per l’Erario superiore ai 110 miliardi. Una cifra superiore di 4 volte rispetto alle previsioni di spesa contenute nel decreto-legge approvato dal Governo Conte bis che ha dato vita al Superbonus 110%.

I lavori già eseguiti riguardano 92 mila condomini e 350 mila villette e abitazioni indipendenti, destinati ad aumentare in relazione agli aggiornamenti in corso sulle pratiche autorizzate dagli Enti locali.

Una sproporzione che mette in evidenza la drammatica improvvisazione di un provvedimento scellerato destinato a condizionare i margini della spesa pubblica anche nelle future Leggi di bilancio, in relazione alla rata annuale degli sgravi fiscali autorizzati e le conseguenze dei continui cambiamenti di marcia sui comportamenti delle famiglie e degli operatori economici nel corso dei prossimi anni.

Il contributo positivo del Superbonus alla ripresa dell’economia italiana dopo l’emergenza sanitaria è stato largamente sopravanzato dai danni strutturali provocati. Le finalità storica primaria delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni abitative – quella di agevolare il concorso delle risorse private per gli interventi e il contenimento del loro costo favorito dal conflitto di interessi tra i committenti, le imprese e i fornitori – è stata completamente stravolta. Sostituita dalla bizzarra idea di caricare sullo Stato degli oneri superiori ai costi sostenuti dai committenti trascurando i benefici indotti dalla rivalutazione delle abitazioni e dal risparmio dei costi energetici sulle bollette.

Una sorta di istigazione a delinquere legittimata anche dai provvedimenti burocratici previsti dalla normativa per certificare i materiali da utilizzare, le opere eseguite, le pratiche degli intermediari finanziari. Il foraggio ideale per una mangiatoia collettiva che si è divorata la gran parte dei vantaggi originariamente riservati ai committenti.

La bolla speculativa dei prezzi dei materiali e dei costi delle prestazioni ha fatto il resto, ridimensionando anche il rapporto tra i costi e benefici derivanti dall’investimento pubblico. Il tutto con il concorso colpevole dei centri di ricerca e dei mass media prezzolati che hanno elaborato e diffuso studi e ricerche per dimostrare i vantaggi di una follia collettiva che ha trovato sponde persino negli orientamenti pseudo ambientalisti delle Istituzioni europee.

Con le risorse impiegate dal Superbonus, per ristrutturare poco più del 3% del patrimonio abitativo nazionale, si poteva finanziare l’equivalente di 10 anni delle detrazioni fiscali ordinarie pari al 65% dei costi sostenuti dai privati per migliorare la qualità sismica ed energetica delle abitazioni. Lo sgonfiamento della bolla speculativa rischia di determinare un effetto depressivo sul tessuto delle piccole imprese e dei fornitori dell’edilizia residenziale.

La leva della cessione dei crediti e dello sconto in fattura non potrà essere utilizzata per i prossimi anni per ristrutturare un patrimonio abitativo, prevalentemente storico, che risulta largamente superiore ai fabbisogni per via del declino demografico e dello spopolamento dei comuni e delle aree interne.

Nel frattempo, le Istituzioni della Ue hanno approvato un regolamento che fissa i parametri e i tempi per l’adeguamento energetico delle abitazioni che in Italia faticheranno a trovare proprietari e investitori disponibili per adeguare un patrimonio che si sta rapidamente svalutando anche per gli effetti dei vincoli europei che ignorano il principio di realtà.

L’edilizia abitativa continua a essere una parte integrante delle filiere produttive che innovano le tecnologie, i materiali e i beni durevoli anche delle aziende esportatrici.

Il recupero del patrimonio storico rimane una condizione fondamentale per favorire l’evoluzione del modello di accoglienza turistica.

Dobbiamo ripensare le nostre politiche abitative anche per far fronte alle dinamiche demografiche e ai fabbisogni delle persone anziane, ma per queste esigenze diventa importante definire gli obiettivi di medio e lungo periodo che riscontrano l’interesse generale e ricostruire la fiducia delle famiglie, degli operatori finanziari e delle imprese verso gli strumenti che sono in grado di orientare il risparmio nella direzione condivisa.

Natale Forlani

Pubblicato su

www.ilsussidiario.net




URBANISTICA PARTECIPATA

La rifunzionalizzazione del teatro romano

Teramo 2 gennaio 2024. Siamo rimasti piuttosto colpiti dall’annuncio che il Sindaco di Teramo ha affidato con grande e giusta enfasi alla stampa, col quale si comunica, dopo più di due anni dall’abbattimento di palazzo Salvoni che ha fatto seguito a quello di palazzo Adamoli, l’avvio di un ulteriore step nel lungo e faticoso iter della “rifunzionalizzazione” del Teatro Romano. Si tratta dell’affidamento alle Ditte che si sono aggiudicate l’appalto dei lavori.

Quello che ha veramente colpito noi di Demos non è ovviamente l’annunciata firma del contratto, che era nell’ordine delle cose, ma il commento con cui il Sindaco afferma che il progetto, nato da un confronto costante con la Sovrintendenza e col Consiglio comunale (e tutto questo dovrebbe essere ed è normale prassi), è stato arricchito da adeguamenti e prescrizioni emersi dal confronto con associazioni e cittadini, «in un attento percorso di partecipazione».

Come, infatti, non restarne colpiti, noi di Demos, che proprio sul Teatro romano, sull’area circostante, sul delicato e attualissimo tema del restauro urbano di un monumento-rudere, abbiamo realizzato un importante percorso di urbanistica partecipata, come mai era stato fatto a Teramo? Abbiamo istituito, infatti, un prestigioso Tavolo di lavoro formato da esperti internazionali di chiara fama, esperti che, attraverso continui incontri anche in streaming, hanno portato avanti un metodo rigoroso di approccio all’intervento sul teatro, alla riqualificazione del suo intorno, al rapporto tra memoria e futuro, tra restauro e riuso, tra città di ieri e città di domani. Il Tavolo ha definito così la città di oggi cercando di riflettere sul genius loci, così come percepito dai teramani nel tentativo di ritrovare per Teramo una vera forma urbis.

Questo percorso è documentato e rappresenta un patrimonio a disposizione della Città (si può rivedere per intero sulla nostra pagina Face Book “Sondaggio Deliberativo area archeologica Teramo”); ma, fatta salva l’unica presenza del Sindaco (ne diamo volentieri atto) alla presentazione del documento conclusivo, tale percorso è stato in realtà costantemente e pervicacemente ignorato dall’Amministrazione comunale che non ne ha mai fatto menzione alcuna, pur essendo stata costantemente informata ed invitata. Soprattutto, è stato ignorato un percorso tipico di urbanistica partecipata, strumento vero di partecipazione democratica per le scelte che riguardano la Città, pur avendo concesso inizialmente il patrocinio.

È vero, il Sindaco ha incontrato le associazioni in appuntamenti pubblici (distinguendosi da altre pratiche escludenti, questo lo riconosciamo), in questi, però, veniva sempre presentato il progetto con scelte già fatte. Non sono mai state messe in atto procedure di democrazia partecipata. Questa, infatti, non consiste nel comunicare ai cittadini cosa si intende fare e come si intende farlo, ma nel far emergere la percezione e le aspettative della gente su interventi urbani strutturandole poi attraverso un metodo rigoroso.

Ecco perché noi di Demos siamo colpiti dalle dichiarazioni del Sindaco: non vorremmo che questa sia la Sua idea di urbanistica partecipata; di certo non è la nostra.

Prof. Carlo Di Marco Leone, presidente Demos

Arch. Maria Antonietta Adorante, coordinatrice del percorso di urbanistica partecipata




PARADIGMA MEDIOEVO

La nuova produzione discografica dell’ensemble Aquila Altera

L’Aquila, 2 gennaio 2024. L’ensemble Aquila Altera inizia il 2024 con un nuovo entusiasmante progetto discografico dal titolo Paradigma Medioevo, prodotto dalla casa discografica olandese Brilliant Classics. Il cd registrato dal 1 al 4 maggio 2022 nella stupenda cornice del Monastero Fortezza di Santo Spirito di Ocre, con il contributo del Comune di Ocre e del Comune dell’Aquila, è corredato dalla sapiente introduzione di Arnaldo Morelli, professore associato di Musicologia e Storia della Musica dell’Università dell’Aquila.

Questa nuova produzione dell’ensemble Aquila Altera mira a mettere in luce la vivacità culturale e creativa della scena musicale medievale italiana tra il XIV e il XV secolo. Troppo spesso, infatti, si tende a non tenere in considerazione come, nell’età medievale, le connessioni culturali fossero intense e molteplici, specchio di una società che non era autoreferenziale e chiusa in sé stessa, ma che aveva invece un forte senso di relazione e di scambio.

Il cd presenta oltre ad autori di cui conosciamo la vita e le opere ma anche composizioni di anonimi musicisti dei quali, purtroppo, ci sono state tramandate le musiche ma non i nomi, ma che tanto hanno contribuito a rendere così ricco il patrimonio musicale del Medioevo.

Tra i musicisti e i codici in programma sono presenti Francesco Landini, Antonio Zacara da Teramo, Andrea da Firenze e gli anonimi musicisti dei codici Rossi, Squarcialupi, di Londra e di Faenza. Il cd è stato registrato da Diego Ceruti, producer, sound engeneer and editing, e il video clip di presentazione è stato realizzato da Francesco Paolucci, videomaker.

Le voci e gli strumenti dell’ensemble Aquila Altera sono di: Maria Antonietta Cignitti, canto, tamburello e tammorra, Carlotta Colombo, canto, Luca Cervoni, canto, Gabriele Pro, viella, Antonio Pro, liuto, Matteo Nardella, flauti, flauto doppio, ceccola, Beatrice Dionisi, arpa, Federico Perotti, organo.




LA FAMIGLIA GENERATIVA

Motore di crescita della società  

di Mario Antenucci

Politicainsieme.com, 2 gennaio 2024.  Non è raro, di questi tempi di incertezze morali, di diverse filosofie della vita, di difficoltà contingenti, sentir parlare e leggere articoli che riguardano la famiglia. Molti ne parlano a sproposito e non  adeguatamente.

L’art. 29 della nostra Carta costituzionale recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”

La famiglia è la cellula fondamentale della società ed è costituita naturalmente da un uomo e da una donna che generano figli che apparterranno alla società. Essa si realizza sull’unione tra due persone di diversa identità attraverso il matrimonio e nella famiglia la vita umana viene concepita, nasce e si sviluppa.; è quella che intesse relazioni all’interno e all’esterno del nucleo costituto tra un uomo e una donna. La donna ne costituisce la parte preminente perché genera con atto d’amore; essa è il basamento su cui poggia l’intera famiglia e da cui parte ogni azione. È moglie nell’assolvere alla funzione naturale di genitrice, madre per svolgere il ruolo di educatrice primaria dei figli nell’accompagnarli alla edificazione della loro identità e nell’abilitarli alle relazioni sociali.

La famiglia, oggi più di ieri, è sfasciata – si sono rotte le fasce, i legami che li tenevano unita si sono spezzati. Fattori, eventi, situazioni ne minacciano e attaccano l’unità e l’integrità. L’istituzione famiglia viene sempre più spogliata della sua valenza di nucleo fondante della società e diventa sempre più teatro di scontri e di violenze come dimostrano la lunga serie di femminicidi.  Le evidenti carenze umane e morali sono mortificate quotidianamente da attacchi esterni. Tante le cause: la mancanza di conoscenza delle insidie che l’attaccano, la mancanza di principi sani e indissolubili, la mancanza di lavoro per certi versi o la troppa presenza al lavoro per altri, la vita  frenetica  e, a volte, dissoluta che si vive da parte dei membri della stessa.

Non stiamo qui ad analizzare le singole tematiche che intercettiamo giorno dopo giorno e che minano l’unità della famiglia ma riteniamo che lo Stato e le sue varie istituzioni, la Chiesa, che con la sua dottrina ha tanto illuminato, facciano la loro parte per rendere salda la società di cui è il motore principale di crescita e di benessere.

Lo Stato deve fornire alla famiglia adeguati supporti che non siano concepiti come, costi ma come risorse e investimenti per la crescita sociale, economica e demografica del Paese tutto. È necessario promuovere una cultura della famiglia che aiuti le nuove generazioni, in questo tempo disgregato, ad apprezzare la vita familiare con le sue risorse e le sue sfide.

La famiglia generativa. Motore di crescita della società – di Mario Antenucci – Politica Insieme




TORNA IL CONCERTO DI CAPODANNO

Appuntamento con l’esibizione del maestro Falasca il 1° gennaio a Villa Paris

Roseto degli Abruzzi, 1° gennaio 2024. Torna l’appuntamento con il Concerto di Capodanno organizzato dall’Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi, questa volta in un nuovo luogo d’eccezione: il Gran Salone di Villa Paris.

Come accaduto lo scorso 1° gennaio, a salutare il nuovo anno saranno le musiche del Maestro e Compositore Daniele Falasca che per l’occasione presenterà il suo undicesimo album “La mente nel passato, lo sguardo nel futuro” eseguito esclusivamente con il pianoforte.

Appuntamento a partire dalle ore 18 con ingresso gratuito. Ad aprire il concerto sarà il Soprano Fiorella Barnabei che sarà accompagnata al pianoforte da Fabio Maiorani e Alessio Maiorani.

L’esecuzione del Maestro Falasca prevede alcuni suoi cavalli di battaglia che si alterneranno con i sette nuovi brani contenuti nel suo ultimo lavoro. Presenterà l’evento Fabiola Barnabei.

“Si tratta di un’occasione unica per festeggiare l’arrivo del nuovo anno nel segno della grande musica, dell’arte e della cultura – affermano il Sindaco Mario Nugnes e l’Assessore alla Cultura Francesco Luciani – Ringraziamo il Maestro Falasca per aver accolto con entusiasmo la nostra idea e siamo certi che in tanti coglieranno l’occasione per partecipare. Per il secondo anno consecutivo inauguriamo il nuovo anno con il Concerto di Capodanno dando seguito a quella che è già diventata una bella tradizione”.

“Il giorno di Capodanno presenterò dei brani neoclassici e moderni con i quali provo a raccontare i miei affetti e le sensazioni che animano un po’ tutti noi – spiega Falasca – Sono orgoglioso, inoltre, della presenza del Soprano Barnabei e dei due giovani miei ex allievi che ora stanno frequentando con profitto il Conservatorio e di presentare il mio ultimo lavoro, in anteprima nazionale, nella mia città. Sarà l’occasione per accogliere nel migliore dei modi il nuovo anno e brindare tutti assieme”.

Il Maestro Falasca. Attratto dai suoni sin da quando aveva 4 anni grazie alla passione per la musica del Nonno (fisarmonicista classico), con il quale ha iniziato gli studi musicali. Laureato in fisarmonica, pianoforte e musica da camera, ha suonato, la propria musica, in trasmissioni Rai, Mediaset ed a Sanremo. Ha collaborato con Beppe Vessicchio, Pinuccio Pirazzoli, Fio Zanotti, Luca Pitteri ed ha suonato con musicisti jazz di chiara fama come Fabrizio Bosso, Massimo Moriconi, Danilo Rea, Marco Tamburini, Tullio De Piscopo, Stefano Di Battista, Arturo Valiante, Glauco Di Sabatino, Luca Bulgarelli, Gianluca Caporale e molti altri. Ha inciso undici Album come leader/compositore. Parallelamente all’attività concertistica ricopre il ruolo di Direttore ed insegnante di pianoforte nella sua scuola MusicaHdemia nata nel settembre 2006. Ha ideato un’orchestra da camera sinfonica, con la quale dirige le proprie musiche neoclassiche. Con questa giovanissima orchestra è stato invitato ad eseguire, queste sue musiche, al Teatro del “Koninklijk Conservatorium Real” di Bruxelles.




PIÙ TEMPO DEDICATO ALLA MEDITAZIONE (come Maria) e meno sui social

Luca non ci ricorda il ruolo grande con cui Maria partecipa al racconto di Dio; ci ricorda, invece, che ella custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 31 dicembre 2023. Il Vangelo odierno: In quel tempo, andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo (Lc 2, 16-21).

Ogni festa, religiosa o civile che sia, è legata a una propagazione. Non è solo tipico dei contesti di festa, ma lo è, in fondo, tipico della vita. La vita si propaga, si trasmette, di tempo in tempo, di luogo in luogo, di generazione in generazione, di coppia in figlio. La vita propagata nel brano evangelico è quella del Verbo di Dio fatto uomo, del Figlio che ha assunto la natura umana. La propagazione di questo lieto annunzio è affidata, in prima istanza, ai pastori: riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. L’evangelista Luca sembra dirci tutto, ma in fondo ci dice ben poco.

La domanda sorge spontanea: cosa fu detto loro?

Non ci è dato di saperlo! E forse è meglio così.

Di ogni evento, incontro o festa ognuno propaga quello che lo segna di più. A volte non sono parole o gesti, ma solo emozioni o stati d’animo. A volte è la luce del volto o un tocco delle mani. Giovanni scrive nella sua lettera: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza (1 Gv 1, 1-2). Mi ha sempre colpito questa descrizione fisica, concreta dell’esperienza di Gesù, che Giovanni fa e trasmette agli altri.

È l’esperienza che facciamo noi del Verbo della vita?

Certo non siamo stati contemporanei del Gesù storico, non l’abbiamo toccato, ascoltato, visto, seguito sulle strade della Palestina. Questo sì. Ma è anche vero che il nostro propagare, trasmettere l’esperienza di Gesù è spesso così fredda, cervellotica o ideologica. Non fu così per i pastori, per Giovanni e tanti altri testimoni, anche non contemporanei di Gesù. Propagare il Cristo è qualcosa che deve prenderci corpo, mente e cuore. Altrimenti non funziona. E Maria indica una strada maestra.

Nel vangelo odierno Luca annota: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2). Luca non ci ricorda il ruolo grande con cui Maria partecipa al racconto di Dio; ci ricorda, invece, che ella “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Nel suo Enrico V, riferendosi alla maturazione avvenuta nel giovane re, Shakespeare parla di una capacità decisiva in questa crescita: la “consideration”, ossia la riflessione, la meditazione, il discernimento, la ruminazione su quello che si fa. Tale riflessione o meditazione deve portare ad acquisire, verificare e fortificare quanto avviene nella nostra vita, quanto Dio ci manifesta e ci indica. Per alcuni aspetti il segreto delle grandi storie sta nell’umiltà e nella meditazione che le accompagnano. Maria lo ha fatto.

Vi auguro un buon anno, con meno tempo sui social e più tempo dedicato alla meditazione, e tanta, tanta propagazione di vita…

Buon Anno!




MA QUALI DISCORSI ?

Ecco, siamo giunti all’ultimo giorno, si chiude l’anno: quali discorsi? Bisogna solo cambiare davvero

Torrevecchia Teatina, 31 dicembre 2023. Per noi italiani c’è poco da dire. Il quadro dell’Italia che viviamo rimane per così dire triste, disordinato e degradato. Un’Italia che scivola lentamente e sempre più nell’indecenza, nell’abbandono, nella vergogna più profonda. La nostra bella Italia peggiora sempre di più, senza alcun motivo di resistenza a questa ineluttabile sorte.

Nulla da aggiungere alle solite cose che ritornano alla memoria in questo 2023: solite prepotenze, solite ruberie, soliti abusi, soli crimini, solito sperpero, soliti familismi, solite arroganze, solite violenze, solite zozzerie, soliti imbrogli, solite porcherie, solita finanza, soliti media, soliti disturbi, solito potere, solite perversioni, soliti gruppi, soliti clan, solito denaro, solito dominio, solite quattro famiglie, solita grottesca umanità che si ricorda della fine dell’anno solo per registrare ogni schema, ogni strategia, ogni progetto per il proprio piano di controllo e gestione del potere con le belle feste, le belle copertine, le belle immagini ed i bei discorsi di fine anno.

Tutto sempre uguale, si direbbe, nel mondo di sopra, ma una nota di pietà umana si rende essenziale per il mondo di sotto: quello che, senza risorse, senza tutele, senza garanzie continua a lavorare, a mandare avanti tutte le cose vere. Un mondo che forse capisce tutto anzi, con l’avvento del web, sicuramente di più di prima, ma in silenzio continua ad assicurare, con sacrifici e dolore, più energia per la macchina, per il sistema, per tutta l’ltalia intera, soprattutto per quella che comanda, quella arrogante, sfacciata ed insolente che continua a sfruttare ogni propria possibile opportunità per i propri godimenti.

Ecco l’Italia di sopra con i suoi discorsi di fine anno che si ripropone per dire nulla o forse anche meno; ecco l’Italia di sotto che, stanca ma poco preoccupata, che ascolta inebetita: ecco l’Italia vera in attesa dell’evento, di quello giusto che è in arrivo con tutti i suoi propri nefasti o propizi colori.  

Quali discorsi vogliamo fare ? Solo una preghiera vera e devota per chiudere in santa pace ringraziando per come è finita quest’anno e ripartire con buon senso e speranza di conversione umana per il futuro. Ecco: bisogna cambiare davvero.

BUON ANNO DAVVERO …!!!    

nm




CHI USA LA FAMIGLIA …

per fare campagna elettorale guardi, invece, a quella di Nazareth

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 31 dicembre 2023.  Il Vangelo odierno (oggi per chi legge, n.d.r.): Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima – affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. (Lc 2, 22-40).

Trovo una certa difficoltà a parlare di famiglia. Non perché il buon Dio sia stato avaro nell’offrire indicazioni alle nostre famiglie, anzi. La difficoltà nasce dal fatto che, molto spesso, il discorso sulla famiglia – mi riferisco alla Chiesa cattolica italiana – è ridotto a bandiera ideologica oppure relegato a riferimenti retorici, stucchevoli o, anche, a un quadro ideale che non esiste affatto. Alcuni parlano di famiglia per fare campagne elettorali o giudicare finanziarie discutibili; altri per sognare famiglie che non esistono né in Cielo, né in terra; altri per richiamare rimedi educativi, che sono solo una scusa per non impegnarsi in tutti gli ambienti formativi; e via discorrendo.

Forse si potrebbe quasi stabilire una legge: quanto più viviamo difficoltà, piccole e grandi, nelle nostre famiglie, tanto più sogniamo famiglie da icone pubblicitarie. Chiediamoci: ci aiuta la famiglia di Gesù a scendere dai sogni per impegnarci nella realtà? Penso proprio di si.

È interessante notare come le difficoltà per Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù nascono in un contesto di normalità, di attenta fedeltà alla tradizione e alla Legge: “secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme… per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore… Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore”.

L’obbedienza alla legge segna il loro cammino in maniera forte e stringente.

In questa fedeltà alla Legge Giuseppe e Maria scoprono il piano di Dio. Ma non è solo fedeltà alla Legge, è anche fedeltà alla quotidianità: Maria e Giuseppe vivono la loro normale vita di pii ebrei. Il Signore irrompe – come aveva già fatto – nella loro quotidianità e manifesta la sua via, ovvero il progetto sul Figlio.

Dalla famiglia di Nazareth dovremmo trarre tante lezioni. Penso che la prima sia quella di imparare a fare le cose normali, come Dio comanda. Né più, né meno. Se poi il Signore vorrà affidare qualche missione speciale alla nostra famiglia, certamente non mancherà di farcelo comprendere. La fedeltà nel quotidiano, con le sue positività e negatività, permette a tutte le nostre famiglie, a tutti noi di crescere in età, sapienza e grazia.

https://www.politicainsieme.com/chi-usa-la-famiglia-per-fare-campagna-elettorale-guardi-invece-a-quella-di-nazareth-di-rocco-dambrosio/




LETTERA AI GIOVANI DELLA DIOCESI

Cari giovani,

all’inizio del nuovo anno vi invio con grande gioia la mia lettera mensile.

Tutti portiamo nel cuore e nella mente l’annunzio natalizio. È importante non disperdere quanto abbiamo vissuto nella notte santa.

Pensando al nuovo anno, corriamo il rischio di lasciarci prendere dalle difficoltà che possiamo intravedere.

Incontrando molte comunità prima della festa di Natale ho invitato tutti a non lasciare il Bambino nel presepe.

Bisogna portarlo con noi!

La sua semplicità ci ricorda che Lui ha voluto condividere con noi la nostra esperienza.

Vorrei ricordare a tutti voi questo desiderio di Gesù: condividere la nostra condizione umana.

Lui non è rimasto in alto comunicandoci interessanti messaggi!

Oggi sono tanti che ci inviano messaggi accattivanti!

Tutti sperimentiamo la delusione!

Pensando al nuovo anno, con i nostri programmi e progetti, la prima domanda è molto semplice, ma impegnativa: condivido la comunità nella quale vivo?

Gesù ha voluto condividere la vita di famiglia, di artigiano.

Poi ha iniziato il suo pellegrinare per annunciare il Vangelo.

Cari giovani,

per camminare con serenità verso il futuro bisogna imparare a condividere la realtà nella quale vivo.

La mia vita non sarà mai migliore se non la condivido.

Quel Bambino che abbiamo trovato nella grotta di Betlemme mi invita a non aver paura di conoscermi, con i miei limiti e i miei talenti.

Ma Lui è con me perché possa crescere e migliorare!

Avere paura di prendere sul serio la propria esistenza è il grande limite della società dei messaggi!

Anche Gesù poteva apparire nel cielo annunciando buoni messaggi! O farsi rappresentare da qualche robot! No!

Lui ha voluto condividere la mia esistenza per indicarmi la via per viverla in pienezza.

Un altro anno! C’è speranza per tutti!

Anche per te!

Un nuovo anno per condividere e per migliorare la vita della comunità nella quale vivo e per la quale mi preparo a servire.

Chi non conosce la propria esistenza o vuole evitare di conoscerla, rischia di costruire nel vuoto e nell’utopia, danneggiando se stesso e gli altri.

Il tempo ci viene donato per nuovi orizzonti che i messaggi da soli non sono in grado di indicare.

Chi c’è dietro il messaggio? Molti si presentano come innovatori e fondatori, nuovi messia!

Tu, invece, porta Gesù Bambino sempre con te!

Non lasciarlo nel presepe!

Allora sarai annunciatore di messaggi che migliorano la vita e la fanno progredire, costruendo la civiltà dell’amore.

Buon e fecondo 2024.

Con la mia benedizione.

                   + Lorenzo, vescovo

Appuntamenti:

Celebrazione Eucaristica per la Giornata Mondiale della Pace

1° gennaio 2024 ore 12.00 – Cattedrale Santa Maria Assunta di Teramo




CONCERTO DI CAPODANNO

Teatro Comunale Paolo Francesco Tosti. New Harmony Big Band, Valter Matticoli direttore venerdì 5 gennaio 2024  ore 17:30

Castel di Sangro, 30 dicembre 2023. Con un programma speciale quale è quello delle feste, sulle note di George Gershwin e Glenn Miller,  arriva al Teatro Comunale “Paolo Francesco Tosti” di Castel di Sangro (AQ), venerdì 5 gennaio, il Concerto di Capodanno proposto dalla Camerata Musicale di Sulmona nell’ambito della 3a stagione concertistica organizzata in collaborazione con il Comune e la Pro Loco dell’attivo centro turistico dell’Alto Sangro.  Una buona occasione per aprire il nuovo anno e per lo scambio di auguri tra appassionati di buona musica. Alle ore 17.30 si alza il sipario su una brillante formazione musicale già nota al pubblico di Castel di Sangro: la New Harmony Big Band diretta dal M° Valter Matticoli.  In cartellone musiche di Glenn Miller, George Gershwin, Erroll Garner, Benny Goodman e Carlos Jobim, fino a Lennon-McCartney in una carrellata di successi collaudati per le grandi occasioni e per un pubblico di ogni età: da  Pennsylvania 6-5000, Mambo N.5, Moonlight Serenade, In The Mood  di Miller a  Summertime di Gershwin a Hey Jude   di Lennon- McCartney.

La New Harmony Big Band costituita dal M° Matticoli nel 2019 è cresciuta in maniera costante raggiungendo un buon livello professionale. L’ensemble si è esibito in diverse manifestazioni e festival di rilievo. Ha effettuato concerti in tutto il territorio regionale.

Con un organico di 20 elementi (4 Trombe, 4 Tromboni,  2 Sax contralti, 2 Sax tenori, Sax Baritono, Pianoforte, Chitarra, Basso elettrico, Congas, Batteria e un cantante)  propone un repertorio dei grandi classici del jazz: da D.Ellington a G.Miller, G.Gershwin, B.Goodman, V.Yung, A.C.Jobim.

Il direttore Valter Matticoli ha compiuto gli studi musicali presso il conservatorio di musica “A. Casella” dell’Aquila sotto la guida di Vincenzo Bellini. Ha seguito corsi di alto perfezionamento strumentale con Massimo Giorgi. Dorin Marc, e musica da camera con Pasquale Pellegrino e Sabatino Servilio. Ha collaborato con l’ Orchestra Sinfonica della RAI, Orchestra Sinfonica Abruzzese, Orchestra Sinfonica Picena, Insieme Strumentale “Serafino Aquilano”,   Orchestra da Camera “Euterpe”, Orchestra d’Archi “Euphonia”, Orchestra Sinfonica Giovanile “F. Fenaroli”, Ensemble “Seicentonovecento”, Insieme Strumentale “F. P. Tosti”, Quartetto “Baroque and Blue”. Dal 1998 si occupa di ricerca musicologica.  Ha pubblicato per Alias e per gli editori R.Carabba, Amaltea, Ismez, Sinapsy, Bongiovanni, Andromeda, Carrara e Morlacchi.

La stagione concertistica al Teatro “F.P.Tosti” di Castel di Sangro  è proposta  per il terzo anno consecutivo dalla Camerata Musicale Sulmonese con la direzione artistica del M°Gaetano Di Bacco, nell’ambito della collaborazione ormai collaudata con il Comune e l’Associazione Turistica Pro Loco , con il riconoscimento, quest’anno della Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila e Ministero della Cultura.

Programma

Just a Gigolo   Luis Prima

Misty   Erroll Garner

Autumn Leaves   Joseph Cosma

Stella By Starlight  Victor Young

Sing Sing Sing  Benny Goodman

Harlem Nocturne  H.Hagen –R.Stitzel

Slightly out of Tune(Desafinado)  Antonio Carlos Jobim

Birdland   Josef Zawinul

For Once in my Life   R. Miller- O.Murden

Pennsylvania 6-5000, Mambo N.5, Moonlight Serenade, In The Mood   Gleenn Miller

Summertime  George Gershwin

Hey Jude   J.Lennon- P.McCartney

Unforgettable  Irvin Gordon

American Patrol  Glenn Miller

A Big Band Christmas II  Carl Strommen

The Chicken  A.J.Ellis