DOPO LA PANDEMIA IL QUADRO SI È COMPLICATO

Il sesto rapporto di secondo welfare

Politicainsieme.com, 30 dicembre 2023. Presentato, a cura di Franca Maino il Sesto rapporto sul Welfare dal titolo Agire insieme Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare.

La crisi pandemica e le sue numerose conseguenze hanno messo sotto pressione il welfare italiano evidenziando, e talvolta esacerbando, le sue fragilità. Questa la presentazione da parte di Percorsi di secondo Welfare

Il perché lo abbiamo spiegato ampiamente nel Quinto Rapporto sul secondo welfare. Oggi, a due anni di distanza, la situazione si è ulteriormente complicata: il ritorno della guerra in Europa, la crisi energetica e l’inflazione stanno condizionando fortemente le scelte pubbliche – in un contesto politico profondamente cambiato – e segnando la vita quotidiana di persone, famiglie e imprese. Al contempo, nel corso dell’ultimo biennio, si è diffusa sempre più la percezione della crisi ambientale e dei potenziali impatti che questa ha sulle politiche sociali. Questo è accaduto in parte a causa delle dinamiche sopra citate, ma anche a fronte di una crescente consapevolezza – legata ai fenomeni estremi degli ultimi mesi e anni – che il cambiamento climatico già ora ha gravissime conseguenze sul nostro modo di vivere, di lavorare, di stare insieme. Una situazione che impone in maniera ampia e trasversale la necessità di concepire diversamente le politiche e le misure di welfare del presente e del futuro.




CONCERTO DI FINE ANNO all’Ospedale Spirito Santo

L’appuntamento è per le ore 18 di domani 30 dicembre nell’aula magna del nosocomio, in Via Fonte Romana 8  e l’ingresso è libero

Pescara, 29 dicembre 2023. La manifestazione, favorevolmente accolta dalla Direzione Strategica della ASL di Pescara, è stata organizzata dall’Associazione culturale Aurea, presieduta da Velia Petrosemolo, e dalla società Omnia Servitia che, come spiega il direttore operativo Gianluca Di Loreto, “è promotrice e main sponsor dell’evento. Omnia, partner della ASL di Pescara per quanto attiene la manutenzione degli impianti elettrici e meccanici, ha voluto regalare un momento di intrattenimento, sia al personale sanitario che ai degenti, che potranno godere di un’ora di cultura, spensieratezza e bellezza”.

Sul palco, l’Aurea Chamber Orchestra, una formazione da camera fondata nel 2023 ad Ortona (CH). Un gruppo che consta di 13 archi e secondo necessità di repertorio può estendersi nel numero e prevedere la presenza di strumenti a fiato.

Aurea Chamber Orchestra, nel rispetto del territorio, vede, tra i suoi componenti, musicisti di provenienza prevalentemente abruzzese, qualificati, esperti ed inseriti, a pieno titolo, nel panorama musicale nazionale ed internazionale.  “La letteratura di riferimento della formazione – fa presente Petrosemolo – è, senza dubbio, quella che va dal primo al tardo Romanticismo, con particolare attenzione ai compositori minori e non disdegnando, comunque, il repertorio classico e quello barocco”. 

La direzione dell’Orchestra è affidata al Maestro Giuseppe Piccinino, di Ortona, strumentista e compositore che, oltre a rappresentare un riferimento di sopraffina tecnica gestuale, è sinonimo di originalità di concertazione, nonché di approfondita conoscenza dei repertori.  Ha diretto numerosissime orchestre in Italia e all’estero, ha registrato per la Rai, per il primo canale nazionale della televisione moldava e per Radio Vaticana.  Violino solista del gruppo è la bielorussa Svetly Zenevich, che da anni risiede ad Ortona e che ha lavorato in diversi Paesi, tra cui Bielorussia, Ucraina, Lituania, Polonia, Lussemburgo, Francia, Germania, Spagna e Italia.

Per l’occasione saranno eseguite musiche di Edvard Grieg, Felix Mendelssohn, Béla Bartók, Antonín Dvořák e John Rutter.

Il Direttore Generale della Asl di Pescara Vero Michitelli afferma: “Sono lieto di accogliere quest’evento nel nostro Ospedale. La musica nei luoghi di cura è molto importante, in quanto può apportare numerosi benefici sia ai pazienti che agli operatori sanitari. È un’occasione unica per ringraziare con la musica il lavoro dei nostri operatori, per salutare l’anno che sta per finire, nonché per offrire un’esperienza di distensione e condivisione.”




DA DE GASPERI E MORO, AUTENTICI CRISTIANI  ai politici che sventolano rosari

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it 29 dicembre 2023. Il Vangelo odierno (articolo pubblicato il 21 ottobre 2023, ndr): In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». (Mt 22, 15-21 – XXIX TO/A).

Partiamo da una testimonianza famosa. Nel 1952 il Vaticano si batté strenuamente affinché a Roma la Dc si alleasse con gli eredi del fascismo (Msi), dopo aver invitato Sturzo a costituire una lista civica. De Gasperi, fermo nelle sue convinzioni antifasciste, resistette alle pressioni. Nel giugno del 1952 De Gasperi richiese un’udienza al Papa per sé e la propria famiglia. Era il trentesimo anniversario del suo matrimonio e sua figlia Lucia aveva appena preso i voti come suora. Il Papa rifiutò e De Gasperi scrisse una lettera all’ambasciatore italiano in Vaticano, Giorgio Mameli, per protestare: «come cristiano accetto l’umiliazione benché non sappia come giustificarla; come Presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, la dignità e l’autorità che rappresento e di cui non mi posso spogliare, anche nei rapporti privati, mi impone di esprimere stupore per un rifiuto così eccezionale e di riservarmi di provocare dalla Segreteria di Stato un chiarimento». Esempio fulgido di un credente che ha compreso e fatta sua la lezione del “date a cesare e date a Dio”.

Oggigiorno, purtroppo i politici stile De Gasperi sono rarissimi e quello dei doveri verso Dio e di quelli verso la comunità civile e politica è un tema che crea molte difficoltà tra i cattolici italiani. Abbiamo pochi come De Gasperi e Moro, autentici cristiani e cittadini di gran levatura; proliferano, invece, politici clericalizzati o blasfemi con rosari sventolati; clero politicizzato o incline a rapporti non chiari con il mondo politico; politici in cerca di appoggi clericali a ogni pie’ sospinto e via discorrendo. Ci sarebbe un impellente bisogno di riaprire luoghi di discussione e dialogo nelle parrocchie, associazioni e movimenti su questo tema; ci sarebbe bisogno che preti e vescovi riprendessero a formare i politici cattolici, impegnati nei diversi partiti, senza distinzione. E in questi incontri il primato della Parola di Dio deve essere sacrosanto: il Signore ci comanda di adempiere ai nostri doveri di cittadini di questo mondo, quanto lo fa per quelli verso Dio. Sono ambedue importanti. Al tempo stesso ci chiede di fuggire l’idolatria del potere (cf. Lc 4) e di amarlo e servirlo in ogni nostra azione.

In temi di guerra, “verniciate” anche di motivazioni pseudo religiose, la risposta di Gesù – “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio“ – è virtuosamente tra due estremi: la teocrazia, da una parte, con la sua tendenza a concepire ed assorbire qualsiasi forma di potere nella sfera religiosa (si pensi ad alcuni Paesi di tradizione musulmana) e, dall’altra, l’invadenza del potere politico nella sfera della libertà personale, specie religiosa, fino a negarla (si pensi ad alcune dittature totalitarie). Esistono poteri e poteri, ciascuno con il proprio ordine e prerogative a cui rispondere: né il potere statale può sostituire quello religioso, né viceversa. Il discorso di Gesù non fa una grinza, ma la prassi ecclesiale, come quella statale, lasciano spesso a desiderare.

Non ho qui lo spazio per affrontare l’analisi delle cause storiche e teologiche che hanno portato molti cattolici italiani a credere che assolvendo solo ad alcuni doveri verso Dio fosse quasi automatica la strada per il paradiso. E molto spesso, nelle nostre omelie e incontri di formazione, abbiamo dimenticato di riferirci alla fedeltà a Dio che non può essere staccata dalla fedeltà agli altri. È il tema della doppia fedeltà – fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo, – con la quale si vuole indicare la responsabilità e l’amore in linea, sia verticale, che orizzontale. O, per usare un’espressione cara a Italo Mancini, si può parlare di fedeltà a Dio e fedeltà alla terra, due fedeltà possibili solo se operiamo un discernimento continuo sul senso della nostra fede e sul valore dell’impegno nel mondo.

Concludo con un’altra testimonianza, alta e profonda, quella di Aldo Moro. Un episodio privato, raccontato dalla figlia Agnese, spiega bene come la laicità di Moro fosse capace di convivere con un cristianesimo profondamente vissuto. Nel giorno del matrimonio di sua figlia Maria Fida un prete forse troppo zelante pensò di ingraziarsi l’illustre uomo politico concludendo la cerimonia religiosa senza recitare gli articoli del Codice civile. Moro lo interruppe e invitò il prete a leggere quegli articoli affinché… fosse tutto in regola, divina e umana.

“Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”

Pubblicato su www.globalist.it

Foto:

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/salvini-a-milano




DECALOGO PER PROTEGGERE GLI ANIMALI DAI BOTTI

Capodanno, il pericolo arriva anche dalle lanterne cinesi

Milano, 28 Dicembre 2023. Anche gli animali selvatici soffrono per le esplosioni dei petardi, e sono le vittime più numerose. Anche le lanterne cinesi possono essere letali

L’inizio dell’anno è alle porte riproponendo il solito problema delle esplosioni di petardi e fuochi artificiali. Per informare i proprietari di cani e gatti su come comportarsi per metterli in sicurezza durante la notte di Capodanno, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha realizzato un video-decalogo per evitare morti, ferimenti e smarrimenti dei quattro zampe terrorizzati.

Non è raro che gli animali, impauriti, scappino dai giardini e dai cortili perdendosi o finendo investiti. Animali più anziani o cardiopatici possono morire d’infarto. E anche la fauna selvatica, uccelli e animali dei parchi e dei boschi, spaventata dal frastuono e dalle improvvise luci si disorienta schiantandosi contro alberi, muri, vetrate, cavi elettrici o finendo sotto le auto. Anche le “lanterne cinesi”, fatte spesso volare in occasione del Capodanno, possono causare il ferimento e la morte di animali. Si sono verificati diversi casi di selvatici e domestici ustionati, strangolati, o morti per emorragia interna dopo aver ingoiato il metallo tagliente dello scheletro delle lanterne. Il loro volo incontrollato è inoltre molto pericoloso in quanto facile innesco di incendi boschivi.

Alcuni Comuni italiani hanno già emesso ordinanze per vietare l’utilizzo di petardi per i festeggiamenti del Capodanno, ma sono sempre troppi coloro che non rinunciano a questa anacronistica tradizione anche per l’esiguità dei controlli volti a reprimere chi non rispetta le regole.

«Per evitare che l’ultimo giorno dell’anno si trasformi in dramma o tragedia per gli animali, abbiamo stilato un decalogo con le regole e suggerimenti per mettere in sicurezza e rassicurare il proprio familiare con la coda (v. video e infografica in calce). L’inizio del nuovo anno dovrebbe essere una gioia per tutti, non motivo di terrore e angoscia», spiega il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Allo stesso tempo, facciamo appello alle forze dell’ordine affinché considerino una priorità i controlli finalizzati a far rispettare le ordinanze, non minimizzando le conseguenze, dirette e indirette, di una condotta irresponsabile da parte di chi maneggia i petardi».

Ecco i punti del decalogo Oipa

1.    Teniamo gli animali il più lontano possibile dai festeggiamenti e dai luoghi in cui i petardi vengono esplosi

2.    Non lasciamoli soli, potrebbero avere reazioni incontrollate e ferirsi. Stiamo loro vicini, mostrandoci tranquilli e cercando di distrarli

3.    Non lasciamoli in giardino. Teniamo in casa o in un luogo protetto gli animali che abitualmente vivono fuori per scongiurare il pericolo di fuga

4.    Teniamo alto il volume di radio o televisione, chiudendo le finestre e le persiane

5.    Lasciamo che si rifugino dove preferiscono, anche se si tratta di un luogo che normalmente è loro vietato

6.    Durante le passeggiate teniamoli al guinzaglio, evitando anche di liberarli nelle aree per gli animali per evitare fughe dettate dalla paura

7.    Facciamo visitare l’animale da un veterinario comportamentalista affinché valuti la possibilità di una terapia di supporto

8.    Evitiamo soluzioni fai da te somministrando tranquillanti, alcuni sono addirittura controindicati e fanno aumentare lo stato fobico

9.    Organizzare una “gita fuori porta” per trascorrere il Capodanno in luoghi lontani dai centri urbani e dai rumori forti e improvvisi

10. Chiediamo al nostro Comune un’ordinanza contro i botti e sensibilizziamo l’opinione pubblica su quanto questi inutili rumori possano essere dannosi per gli animali domestici e selvatici

OIPA Italia Odv – Organizzazione internazionale protezione animali, Organizzazione non governativa (ONG) affiliata al Dipartimento della Comunicazione Globale (DGC), al Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) e all’Assemblea permanente sull’Ambiente dell’ONU. Associazione riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente (DM del 1/8/2007 pubblicato sulla G.U. n. 196 del 24/8/2007) e dal Ministero della Salute (Decreto n. 6/2021 En. As. del 26/10/2021). Iscritta nel Registro unico nazionale del Terzo settore (numero di repertorio 98178). Indirizzo: Via Gian Battista Brocchi 11 – 20131 Milano – Tel. 02 6427882 Fax 1782206601




IL GALA DI FINE ANNO DELL’ISA

L’Aquila e Chieti si conclude con un 2023 di successi

Venerdì 29 dicembre ore 18.00 – L’Aquila, Ridotto del Teatro Comunale V. Antonellini

Sabato 30 dicembre ore 21.00 – Chieti, Teatro Marrucino

L’Aquila 28 Dicembre 2023. Il repertorio delle grandi occasioni per l’ultima produzione dell’anno dell’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese che presenta il Gala di Fine Anno, domani, venerdì 29 dicembre alle 18:00 all’Aquila (Ridotto del Teatro Comunale “V. Antonellini”) e sabato 30 dicembre alle ore 21:00 al Teatro Marrucino di Chieti. Sul podio Giovanni Pompeo. Ospite il soprano Chiara Guerra.

Il programma, che comprende brani particolarmente adatti al clima festoso del periodo natalizio e delle festività di fine anno, si ispira al repertorio del tradizionale concerto della Filarmonica di Vienna che il 1° gennaio di ogni anno si svolge nella Goldener Saal del Musikverein della capitale austriaca, divenuto uno degli appuntamenti musicali più seguiti al mondo. In scaletta si susseguiranno valzer di tradizione viennese con opere di Johann Strauss figlio, il componente più celebre e prolifico della grande dinastia di compositori e direttori d’orchestra, pagine di Franz Lehár, re dell’operetta e, ancora, brani lirico-sinfonici, di Pëtr Il’ič Čajkovskij, Johannes Brahms, Emmerich Kálmán, Antonín Dvořák e Charles Gounod. Completa il programma una selezione di opere di Francesco Paolo Masciangelo, compositore originario di Lanciano, di cui ricorre il bicentenario della nascita.

I protagonisti Giovanni Pompeo, direttore artistico e musicale dell’Orchestra di Matera e della Basilicata, dirige con successo opere e concerti in Italia e all’estero. Si è formato al Teatro alla Scala di Milano, negli anni in cui ha collaborato con l’orchestra del teatro e con l’omonima Filarmonica, sotto la guida dei più importanti direttori del mondo. Soprano ospite Chiara Guerra, giovane artista già molto apprezzata a livello nazionale, si è esibita fra l’altro in occasione della finale di Miss Italia.

I concerti chiudono per l’Istituzione Sinfonica Abruzzese un anno dal bilancio “senz’altro positivo” come afferma il Presidente Bruno Carioti: “In decisa controtendenza rispetto al dato nazionale, abbiamo incrementato il numero degli abbonati, offrendo concerti che spaziano in diversi ambiti e generi e dimostrando una duttilità e una versatilità dell’Orchestra che poche compagini simili possono vantare. Per questo successo devo esprimere la mia gratitudine in primis agli spettatori che non mancano mai di sostenerci con affetto e poi all’intera Istituzione, con tutte le sue componenti, a partire dal Direttore Artistico M° Ettore Pellegrino. L’augurio a tutti è di un 2024 di serenità, di desideri realizzati e di buona musica!”




IL POPULISTA E IL PIFFERAIO

di Domenico Galbiati

Politicainsieme.com, 28 dicembre 2023. Su queste pagine si è più volte sostenuto come sia del tutto illusorio, anzi francamente impossibile – per quanto molti ci credano o almeno fingano, in mancanza di meglio – costruire un polo progressista con i mattoni della destra.

E puntualmente ne abbiamo avuto la riprova grazie al voto contrario alla ratifica del MES espresso, la scorsa settimana, a Montecitorio, dal Movimento 5 Stelle, che coerentemente – questo gli va riconosciuto – alla sua natura populista si è allineato al sovranismo leghista che ha condotto la danza, assecondato dal nazionalismo di Giorgia Meloni.

Non basta vantare – ed anche a tale proposito queste pagine hanno anticipato un giudizio scontato – presunte agende sociali, più o meno avanzate, per mascherare una cultura politica di fatto regressiva e dunque, non a caso, avversa all’Europa.

La politica, per quanto possa apparire caotica, incomprensibile e confusa, è più geometrica di quanto non siamo disposti ad ammettere. Ragion per cui, quando si giunge nei pressi di ciò che è il sentimento essenziale di una certa cultura politica e si va, dunque, ad una questione che ne tocca l’ effettiva ed ultima sostanza, è inevitabile che scattino quei riflessi consolidati ed antichi che rievocano la postura da cui quella certa forza ha ricevuto l’imprinting originario.

Sovranismo e nazionalismo nostalgico sono le figure aggiornate di un populismo che riemerge ogni qual volta la complessità di un determinato frangente storico non è attingibile da parte di criteri di valutazione e categorie interpretative che non tengono il passo dei processi in corso. Vale, anche sul piano dei fenomeni sociali e collettivi, la regola sovrana cui non può fare a meno di ricorrere ciascuno di noi individualmente. Non possiamo, cioè, evitare di attribuire alle cose, qualunque esse siano, un “senso”: siamo fatti per rintracciare in qualunque ordine di fenomeni un significato profondo che li tenga insieme, li giustifichi e ne dia conto.

Se non viene soddisfatta questa condizione previa, non siamo in grado di “conoscere” nel senso pieno del termine, quindi incapaci di “possedere” certe situazioni e da qui deriva una precarietà fastidiosa che, alla fin fine, fa deragliare il nostro vissuto. O questo “senso” che costantemente cerchiamo è ravvisabile nella fisionomia delle cose così come ci si offrono nella loro nuda realtà, oppure siamo indotti a costruire da noi una certa impalcatura interpretativa, più o meno attendibile, più o meno soddisfacente, ma che sia una bussola almeno sufficiente ad orientarci nel mondo.

Si tratta di un’impresa non sempre facile, soprattutto perché richiede che a monte vi sia un pensiero forte e strutturato che oggi manca un po’ dovunque. Non deve, quindi, sorprenderci se, a questo punto, si impongono dei surrogati che apparentemente appagano questa fame di “senso”, a costo di banalizzare il tutto e smarrire il succo delle questioni in gioco.

La baldanza del populismo è tributaria di questa drastica, ingannevole semplificazione che, per lo più nelle forme del complotto e della caccia al nemico, oppure attraverso i modi  suadenti della figura carismatica di turno, sembra svelare l’arcano di situazioni altrimenti indecifrabili.

È la vecchia storia del pifferaio magico. E solo la ricomparsa di culture politiche strutturate e forti, capaci di interpretare le trasformazioni in corso per ricondurle dentro una visione “sensata” del nostro domani potranno fermarne l’irruenza.




SIAMO IN CAMMINO [28]

Edizione Straordinaria Natale 2023

Edizione Straordinaria Natale 2023 del programma Siamo in Cammino su Radio Speranza e Misericordia TV con il prof. Alfredo Canavèro, [Professore di Storia Contemporanea e Storia del mondo contemporaneo presso l’Università degli Studi di Milano], la Prof. Alessandra Tarabochia [CIF Nazionale] e l’Arch. Concetta Di Virgilio [CIF Regionale].

ECCO L’EUROPA: UN’IDEA, UNA DEFINIZIONE, UNA PAROLA. Ancora utile, necessario, fondamentale, indispensabile l’Europa per il ns occidente.

ECCO L’IMPEGNO PER LA GIUSTIZIA E LA PACE. L’umanità vive ancora d’iniquità, di conflitti, di guerre e d’intollerabile violenza sulla Donna. Le donne ed il loro ruolo ed il loro impegno.

ECCO IL NATALE e gli impegni per il futuro

Nando Marinucci




PACE: NECESSITÀ DI FARE

di Massimo Brundisini

Politicainsieme.com, 27 dicembre 2023. Lucio Caracciolo è sicuramente uno dei più autorevoli esperti, se non il più autorevole, di geopolitica in Italia. Le sue visioni, sempre lucidissime e frutto di approfondite analisi, nonché la sua intelligenza strategica, per molti costituiscono un sicuro punto di riferimento.

In un articolo di Maurizio Blondet, che ringrazio ancora una volta, dal titolo emblematico: ”Meloni assuma un sovranista vero”, è possibile visionare un breve video nel quale Caracciolo, con evidente cognizione di causa, fa delle affermazioni rivoluzionarie rispetto alla politica estera italiana: di fatto fa un’autorevolissima e coraggiosa proposta e ci spiega, in maniera semplice, cosa dovrebbe fare l’Italia per smettere di essere succube, a vario titolo, delle tre superpotenze. Le sue affermazioni hanno il piglio di un vero e proprio proclama politico.

Per prima cosa ci ricorda che siamo in tempi di cambiamenti, per cui gioco forza saremo anche noi costretti a cambiare, se non vogliamo essere cambiati. Sottolinea anche, con grande sagacia, l’importanza dell’elemento sorpresa per le azioni che ci va a proporre. Ci invita quindi, apertis verbis, ad imparare ad essere anche un po’ odiati, e afferma come sia necessario, per tale scopo, che l’Italia inizi a dire dei no. Fa quindi un elenco, che ci dice solo parziale, di suggerimenti molto interessanti.

L’intervento di Caracciolo mi ha portato a fare un collegamento con il mio recente articolo sul Partito della Pace: anche la proposta illustrata in quell’articolo nasceva dalla preoccupazione del sempre più evidente deteriorarsi della situazione geopolitica internazionale, caratterizzata da un susseguirsi di moniti e minacce dai toni sempre più duri, a vari livelli, e dai troppi conflitti in essere su tutto il Pianeta.

Ecco allora la necessità di fare qualcosa che vada in senso contrario, che sparigli gli schemi: ad esempio si potrebbe rispolverare la posizione del non allineamento nel momento in cui decidessimo di non riconoscerci in nessuno degli schieramenti, passati o futuri. Il non allineamento quindi come proposta alternativa e propositiva, un’isola capace di distacco dall’incombenza degli accadimenti e in grado di fornire, dall’alto del suo distacco, utili spunti di riflessione alle varie parti che si confrontano.

Si tratterebbe di un esempio concreto della possibilità di poter aspirare a visioni e soluzioni alternative, e il condominio con il Vaticano costituirebbe sicuramente un tandem vincente. Quindi smarcamento dalle logiche di schieramento, neutralità e proposizione diplomatica come espressioni della volontà di dare al nostro beneamato Pianeta un futuro di pace e benessere. Destinando ad interventi a favore degli ultimi del Pianeta le migliaia di miliardi spesi in strumenti di distruzione, il volto della Terra cambierebbe drasticamente.

Questo quindi i compiti e gli obbiettivi precisi di un auspicabile PARTITO (POPOLARE?) DELLA PACE in Italia.

Pace: necessità di fare – di Massimo Brundisini – Politica Insieme




BUON SANTO NATALE

Politicainsieme.com, 26 dicembre 2023. Ripensai al bimbo nato nella stalla tra gli animali, adorato dalla povera gente, seguito da una stella che ne annunciava l’avvento.

La stalla non era un luogo per vestizioni celebrative, ma un posto dove il pungente odore di sterco e di legna bagnata dalla notte si mischiava al fango appiccicato alle scarpe, dove il latte caldo appena munto poteva lenire i morsi della fame.

Dio aveva deciso di scendere in terra tra la povera gente, dove la legge dell’amore governa ogni cosa, senza costrizioni e convenzionalismi. (Tratto da “Vincent in Love, il lavoro dell’anima”)

In foto: Natale, El Greco




BUON NATALE! 

L’incarnazione tra fede cristiana e laicità del Natale. Il Natale cristiano è Gesù che si incarna: il Figlio di Dio si fa carne e diventa uno come noi. E nel Natale laico chi o cosa si incarna? Un valore, un principio etico, un augurio, un desiderio, una speranza?

di don Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 25 dicembre 2023. Il Vangelo odierno: In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.

Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.

Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2, 1-14 – Natale).

Nel 1954 Romano Guardini si chiedeva, in uno stupendo libretto (appena riedito: Natale e Capodanno. Pensieri per fare chiarezza, Morcelliana 2023): “Che cosa significa dunque Natale?”. Settant’anni dopo la domanda ha ancora più pregnanza perché a celebrare il Natale sono un po’ tutti dando ad esso il significato che vogliono. Già allora Guardini ne dava una precisa lista: “una festa dei doni scambiati, festa della famiglia o dei bambini, festa della luce rinata, festa del Salvatore che si fa carne, festa della pace”. Certo che festa è e ognuno è libero e va rispettato per il significato che dà al Natale. E quindi, al di là del significato, bisogna solo augurarsi che sia una festa che faccia bene a chi la celebra e magari porti bene a chi è intorno, specie a chi non ha tanti mezzi per celebrarla; perché non ha doni, un pranzo migliore o un momento di relax condiviso.

Il Natale, direbbero i cristiani, è però nella pagina di Luca (2, 1-14 e paralleli): il Figlio di Dio si fa carne nel grembo della Vergine Maria, in un preciso momento storico, Maria e Giuseppe hanno cura di lui tra tante difficoltà, cielo e terra partecipano a questo evento, Egli è colui che si è fatto carne per ricondurci al Padre con la sua vita, morte e resurrezione, ma non tutti sono coinvolti da questo evento. O come, direbbe Giovanni, “Il Verbo di Dio venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto” (1, 11).

Quindi abbiamo un Natale cristiano, che chi crede continua e celebrare, e un Natale scristianizzato che (forse) si basa sul detto crociano “non possiamo non dirci cristiani”. Certamente non è tempo di crociate, cioè di cristianizzazioni forzate; né di insensate proposte di presepi obbligatori in un Paese che è e resta laico, rispettando religioni, culture e tradizioni di tutti e cercando modi perché queste vivono la “convivialità delle differenze” (Tonino Bello).

I due Natali sono due rette parallele? Si incontrano solo nell’infinito? Guardini sembra dare una risposta che può aiutarci a farli incontrare, non a confonderli, ma ad avviare un proficuo dialogo. Il tema, ovvero il nodo fondamentale è quello dell’Incarnazione. Il Natale cristiano è Gesù che si incarna: il Figlio di Dio si fa carne e diventa uno come noi. E nel Natale laico chi o cosa si incarna? Un valore, un principio etico, un augurio, un desiderio, una speranza? Non saprei rispondere bene, anche se ho ascoltato diverse e profonde riflessioni su questa “incarnazione laica”.

L’incarnazione cristiana si scopre attraverso “segni”. Gli angeli dicono ai pastori: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Mi chiedo quali i segni laici dell’incarnazione di “ciò che crede colui che non crede”, direbbe Carlo Maria Martini?

Di alcune cose sono certo e credo che valgano per tutti, cristiani e non. I “segni” non sono il nostro IO, sono in noi e attorno a noi, ma non si identificano con la nostra persona. I “segni” sono in ogni angolo di mondo e in ogni frangente di tempo, in ogni cultura e in ogni religione. I “segni” sono pienezza di umanità e mai la sua distruzione; sono dono e non avarizia; sono cura degli altri e non rifiuto di essi; sono responsabilità e non assoggettamento a denaro e poteri perversi. I “segni” sono una fatica e una gioia. Ma vale sempre la pena spendersi per essi.

Buon Natale! 

L’incarnazione tra fede cristiana e laicità del Natale (globalist.it)




UN VIAGGIO IN TERRASANTA

Politicainsieme.com, 24 dicembre 2023. Un viaggio in Terrasanta, per pregare per la pace e ribadire, insieme al Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, l’invocazione per la pace che il Papa pronunciò nei giardini vaticani l’8 giugno 2014 insieme all’allora presidente di Israele Shimon Peres e al presidente palestinese Mahmoud Abbas. A compierlo sarà l’Elemosiniere Pontificio, il Cardinale Konrad Krajewski, su richiesta di Papa Francesco.

In un comunicato, il Dicastero per il Servizio della Carità si legge che “Papa Francesco, addolorato per la’terza guerra mondiale a pezzi’ che affligge il mondo, prega ogni giorno per la pace chiedendo a gran voce la fine dei conflitti che insanguinano la terra: nella martoriata Ucraina, in Siria, in molti paesi in Africa e ora in Israele e in Palestina”.

Il viaggio in Terrasanta dell’Elemosiniere, spiega ancora la nota, è inteso “come segno concreto” della partecipazione del Papa “alle sofferenze di chi vive in prima persona le conseguenze della guerra e in questo tempo di Natale”.

Desiderio di Papa Francesco è che “questo viaggio sia accompagnato dalla preghiera per ottenere il dono della pace nei territori dove ancora risuona il rumore delle armi”.

Il Cardinale Krajewski reciterà insieme al Cardinale Pizzaballa la preghiera che fu recitata nei Giardini Vaticani l’8 giugno 2014 – un incontro di cui l’allora padre Pizzaballa fu uno degli organizzatori.

Si legge nella preghiera: “Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: ‘mai più la guerra!’; ‘con la guerra tutto è distrutto!’. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre ‘fratello’, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam!”.

Andrea Gagliarducci




ORTONA: NATALE 2023

Buon Natale a tutti voi, alle Vostre famiglie ed alle Vostre comunità.

Un augurio sincero di cuore a tutti con la speranza che questo lungo brutto periodo che si trascina ormai da quattro anni passi al più presto.

Prima la pandemia, poi le guerre che, oltre a portare distruzione e morte nei Paesi interessati, stanno creando problemi economici a tanti Paesi del mondo., compreso il nostro.

Speriamo che le festività natalizie, insieme alle preghiere ed agli appelli del Santo Padre, riescano a toccare i cuori di tutti i governanti che hanno il potere di interferire per porre fine a questi inutili conflitti che preoccupano tutto il genere umano.

È questa la speranza di tutti quanti noi che stiamo vivendo questo periodo con forte preoccupazione.

Noi, nel nostro piccolo, possiamo pregare e fare qualche gesto di solidarietà verso i più deboli al fine di rendere il Santo Natale più sereno per tutti. Auguri, buon Natale a tutti.

Tommaso Coletti

Foto Ortona Live




GRAN CONCERTO DI CAPODANNO

Odessa Philarmonic Orchestra direttore Hobart Earle. Teatro Comunale “Maria Caniglia” di  Sulmona lunedì 1° gennaio ore 17.30

Sulmona, 23 dicembre 2023.  Bollicine di auguri tra valzer e polka per il Concerto di Capodanno 2024 al Teatro Comunale “M.Caniglia” di Sulmona dove il pubblico della Camerata Musicale potrà scambiarsi gli auguri tra brindisi e panettone alla fine della serata. Sarà l’Orchestra Filarmonica di Odessa, diretta dal  M° Hobart  Earle, alle ore 17.30 ad inaugurare il nuovo anno con atmosfera delle grandi occasioni e un programma coinvolgente che prevede musiche di Rossini (Semiramide e l’Ouverture dal Barbiere di Siviglia),  marce per orchestra di Edward Elgar  da  Pomp And Circumstance, ma la maggior parte del programma musicale è rappresentato dalle composizioni degli Strauss (dal valzer alla polka alla mazurka fino alla Napoleon Marsch e Spanischer Marsch) per concludersi sulle immancabili note  Sul Bel Danubio Blu e il ritmo energico di un inconfondibile gran finale come la Radetzky Marsch.

Odessa Philarmonic Orchestra  nasce  nell’omonima città, tra le più belle sulla costa del Mar Nero, centro culturale con una grande tradizione musicale legata a nomi come Piotr Stoliarsky , David Oistrakh, Nathan Milstein. Emil Gilels, Sviatoslav Richter e Shura Cherkassky. 

L’orchestra, fondata nel 1937 (periodo sovietico) composta principalmente da diplomati del Conservatorio di Odessa, si avvale di direttori di fama internazionale: da Nathan Rachlin a  Yuri Temirkanov, Kurt Sanderling, Arvid Jansons e Mariss Jansons. Solo con l’indipendenza può viaggiare fuori dai confini dell’URSS. Dal 1993 sotto la guida del direttore Hobart Earle è la prima orchestra ucraina ad attraversare l’Oceano Atlantico e l’Equatore. Tra il 1992 e il 1995 annovera  quindici tour all’estero in dodici paesi: dal Musikverein di Vienna alla Philharmonie di Colonia, Beethovenhalle di Bonn, Barbican Hall di Londra , Auditorium nazionale di Madrid, Sala del Conservatorio di Mosca, Sala Grande della Filarmonica di San Pietroburgo, Carnegie Hall di New York e il Kennedy Center di Washington e ancora a Chicago, San Francisco e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 

Numerose le incisioni con la direzione di Hobart Earle per l’etichetta discografica britannica ASV. Nel giugno 2002 con un decreto del Presidente, La Odessa Philharmonic è nominata Orchestra Nazionale Ucraina (dopo Kiev).

L’attuale Direttore di origine statunitense, espatriato americano come si autodefinisce, Hobart Earle, è a capo dell’Orchestra da più  di 20 anni. Testimone dell’ era moderna e protagonista dei cambiamenti del Paese e dell’Orchestra stessa, ha introdotto nel programma musica occidentale da loro mai eseguita prima, come le sinfonie di Mahler e Bruckner, Elgar, Copland, Bernstein, Alban Berg e altri. “Quelli erano tempi più felici: lavoravo in una città e in una regione dove la musica classica era parte integrante della vita stessa. Poi dal marzo 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia, tutto è cambiato. Su mia iniziativa, abbiamo fatto un flash mob al mercato del pesce di Odessa, con l’orchestra che suonava la Nona di Beethoven. Il video è diventato virale ed è arrivato a un festival cinematografico in California. Un esempio di come la musica classica abbia un ruolo in risposta alla crisi contemporanea. Siamo stati tutti testimoni del lento crescendo verso la follia che si sta vivendo oggi. I miei musicisti fanno parte delle unità di difesa civile. Ma la speranza, come dice il proverbio, muore per ultima”.

PROGRAMMA

G. Rossini  Semiramide

Johann Strauss   Valzer delle Accelerazioni Op. 234

Johann Strauss II   Treno dei divertimenti Polka-Schnell, Op. 281

Johann Strauss II   Furioso-Polka – Quasi Galopp, Op. 260

Johann Strauss   II Marcia egiziana Op.335

Johann Strauss II   Dove fioriscono i limoni Op. 364

Johann Strauss   Nel bosco di Krapfen, Polka Française, Op.336

Johann Strauss Ii   Lob Der Frauen – Polka-Mazurka, Op. 315 – Lode Alle Donne

Johann Strauss   Napoleon Marsch – Marcia Napoleon

G. Rossini   Barbiere Di Siviglia, Ouverture

Josef Strauss   Dorfschwalben Aus Österreich – Rondini Dall’austria

Johann Strauss   Bauern Polka – Polka Dei Contadini

Johann Strauss Jr   Leichtes Blut Polka, Op.319 – A Cuor Leggero

Edward Elgar Pomp And Circumstance

Johann Strauss Jr  Pizzicato Polka

Johann Strauss Ii   Spanischer Marsch Op. 433 – Marcia Spagnola

Johann Strauss Jr.   Ouverture from Waldmeister

Johann Strauss Jr   Sul Bel Danubio Blu  Valzer Op. 314

Johann Strauss Jr Radetzky Marsch  Op.228

PROSSIMO APPUNTAMENTO

domenica 14 gennaio 2024  ore 17.30

Russian Classical Ballet

LO SCHIACCIANOCI




INTELLIGENZA, ANTICA E MODERNA

di Giuseppe Sacco

Politicainsieme.com, 23 dicembre 2023. Nell’ultimo ventennio del Seicento, una celebre battaglia – quella degli Antichi contro i Moderni – fece furore nei principali paesi europei, in Francia, in Italia e in Inghilterra. Una battaglia in cui la materia del contendere era squisitamente culturale e politica. Tutto ruotava attorno ad un quesito di grande significato storico: erano gli Antichi stati così grandi, raffinati e civili da aver fornito modelli e canoni di arte, poesia, pensiero, tanto imperituri da mettere i Moderni nella condizione di poter solo imitarli? O, se mai avessero voluto tentare di imitarli, o addirittura di guardare più lontano di loro , nella necessità di arrampicarsi come nani sulle spalle dei giganti che li avevano preceduti?

La storia dei successivi tre secoli sembra aver ostinatamente tentato di negare questa insuperabile grandezza, e dato invece dato ragione ai Moderni. I quali dapprima, con l’Illuminismo, combatterono contro la tradizione una implacabile “crociata”. E che poi, nei secoli successivi, ha visto i Romantici, ed infine i Rivoluzionari, che non hanno mai mirato ad altro se non a distruggere il passato.

Ma fu vera gloria? Oppure ha ragione Jonathan Swift che creò «l’emblema più completo” di quella inesauribile disputa quando – nel suo The Battle of the Books – fece dire a Esopo che gli Antichi erano come le api, che traggono dalla natura il miele che esse producono; laddove i Moderni, alla maniera dei ragni, attingono ai loro escrementi il filo con cui tessere la propria scienza.

La nuova disputa delle Api e dei Ragni

Non è difficile, sul finire di questo tragico anno 2023, immaginare i nuovi termini in cui quella storica controversia sembra essere stata riaperta. Già in un precedente articolo abbiamo visto come il dibattito sulla più ambiziosa e recente creatura della modernità –  l’Intelligenza Artificiale (A.I.) – stia oggi riproponendo un radicale alternativa culturale e politica tra chi promuove lo sviluppo del pensiero potenziato dalle macchine (possiamo chiamarli i nuovi Moderni?), e chi invece (i nuovi Antichi?) sostiene la necessità di porre limiti all’espansione indefinita delle possibilità creative della mente (CLICCA QUI).

L’intelligenza artificiale – è un dato evidente ed incontestabile – pone alla società degli umani un interrogativo di insuperabile gravità. Migliorerà essa il mondo, ovvero lo porterà verso dimensioni e territori inabitabili per l’uomo? Oppure infliggerà al suo ambiente naturale danni tanto gravi  da provocare, al limite, la distruzione della specie umana?

L’angoscia suscitata da questo interrogativo nella fragile psiche di ogni uomo e di ogni donna ha dato il via, a partire dalla comparsa di ChatGPT, ad un confuso clamore di voci divergenti cui contribuiscono non solo gli utenti di questo primo chatbot, e degli altri che ad esso hanno fatto seguito, ma anche gli accademici, e persino alcuni politici. Cosicché talvolta, sul dilemma se le nuove tecnologie debbano essere controllate o lasciate in una sorta di libertà vigilata è scontro aperto non solo tra coloro che avrebbero a vario titolo ragione di intervenire per regolare tale questione, ma persino tra gli stessi fondatori di Silicon Valley.

E non si tratta di una controversia solo di interessi economici e quindi di ideologia sociale, di una contrapposizione tra haves ed have-nots. Al contrario, essa ha messo l’uno contro l’altro alcuni dei miliardari più miliardari del mondo. Qualcosa che ancora pochi decenni fa, in un mondo in cui le classi subalterne osavano ancora sfidare quelle economicamente egemoni, era del tutto impensabili. Così come impensabili sarebbero state certe recenti prese di posizione, come quella di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, che si pone quasi ad arbitro, assiso tra gli schieramenti attualmente contrapposti: quello di chi sottolinea i pericoli dell’Intelligenza Artificiale, contrapposto a quello di chi guarda in maniera ottimistica alle possibilità che essa offre.

A livello internazionale, come al livello della California meridionale – dove pulsa il cuore del dibattito – i due partiti presentano peraltro anche un altro elemento altamente paradossale. Perché le stesse persone che dicono di essere più preoccupate per l’A.I. sono poi quelle che appaiono più determinate a svilupparla, a dedicarvi le proprie risorse, in qualche caso anche cercare nuove ricchezze. E spiegano il proprio impegno con la ferma asserzione del fatto di essere i soli in grado di impedire all’Intelligenza Artificiale di mettere in pericolo il Pianeta e la vita.

Antichi umani, moderni algoritmi

Nel nostro paese, anche se la Premier italiana, ai primi di Novembre 2023, è partita alla volta di Londra per una riunione dedicata ai pericoli della A.I. dichiarando di “voler insegnare l’etica agli algoritmi”, i termini della disputa non sono ancora percepiti molto chiaramente. Tanto che Elon Musk è stato molto applaudito alla festa del partito da Giorgia Meloni, solo perché più tardi si scoprisse che la nostra Presidente del Consiglio è un po’ troppo antica per lui, che ha avuto un figlio con l’utero in affitto, e che negli Stati Uniti suscita critiche per la propria vicinanza ad alcuni esponenti filopalestinesi. Eppure, in Italia cominciano ad esserci i segni di una consapevolezza – assai “moderna” – del carattere politico della questione dell’Intelligenza Artificiale, tanto che attorno ad un giovane ingegnere elettronico, Federico D’Armini, si formato un gruppo dedicato specificamente agli “algorithms of power”, di fatto sul ruolo della AI negli affari mondiali

Ma è soprattutto a livello delle istituzioni di Bruxelles che è apparso – prima ancora che in America – il bisogno di regolamentare in termini politico-legislativi l’approccio dell’Europa all’intelligenza artificiale.

Il Regolamento specificamente a questa dedicato, approvato dal Consiglio e dal Parlamento Europeo il 7-8 dicembre 2023 , è infatti apparso necessario, in primo luogo, per garantire che lo sviluppo e la diffusione dell’intelligenza artificiale non vengano a ledere i diritti fondamentali dei cittadini. Diritti che. se nel Settecento erano parte fondamentale del patrimonio politico culturale di quelli che erano allora i Moderni, oggi – grazie proprio alle molte battaglie da questi vittoriosamente combattute – fanno ormai parte del nostro patrimonio tradizionale, del patrimonio che gli antichi umani sono decisi – come lo stesso Musk dichiarato di voler fare – a difendere dalla minaccia che potrebbe essere rappresentata dai moderni algoritmi che sono alla base della AI.

La scelta, esplicitata nel documento approvato a Bruxelles, di distinguere diversi gradi di pericolosità delle tecnologie legate all’Intelligenza artificiale,  è anch’essa un’idea molto interessante, perché permette di distinguere una tecnologia dalla sua applicazione, definendo i diversi possibili contesti in cui la questione può porsi.

Ad esempio, la tecnologia del riconoscimento facciale, se applicata come strumento di identificazione alle dogane aeroportuali non presenta lo stesso livello di pericolosità della stessa tecnologia applicata tramite telecamere stradali dove la sorveglianza di massa presenta ovvi ed evidenti rischi di un possibile slittamento fuori dall’ambito della liceità. Ancora più importante è la messa al bando dei sistemi di profilazione e di ratings individuali. E qui la Antica Europa assai saggiamente si distingue dagli USA. e soprattutto dalla Cina che – si dice – lo utilizzerebbe per realizzare una sorta di punteggio sociale dei singoli cittadini. Così come da noi si fa, per gli automobilisti, per la patente a punti.

Europei “antichi”, Americani “moderni” ?

La difesa da parte dell’Europa di questo ormai “antico” principio – il rispetto della privacy – fa insomma letteralmente a cazzotti con quella che, almeno in apparenza, è parsa la tendenza culturale prevalente negli ultimi anni negli Stati Uniti. La tendenza a prestare estrema attenzione e rispetto alla diversità, ma anche a renderla pubblica e inserirla in una dinamica si separatezza e contraddizione. Tendenza, questa, spinta sino alla moltiplicazione degli elementi costitutivi di tali diversità, e della moltiplicazione delle distinzioni tipica del movimento wokista.

Una tendenza politico culturale sino ad oggi – o forse soltanto fino a ieri – decisamente prevalente, e considerata assai Moderna, negli Stati Uniti, nella fascia d’età tra venti e quarant’anni. Ma che da qualche settimana appare in difficoltà, di fronte al revival che  – in questa secolare disputa – sembrano conoscere i valori degli Antichi,  e quindi la voluta “cecità” della AI europea nei confronti della diversità

Partito dal femminismo “di ultima generazione” – assai diverso da quello degli anni Settanta del secolo scorso – e dalla lotta per la parità di genere, il wokismo ha in primo luogo ripreso e sottolineato  il concetto della Toxic masculinity : una teoria secondo il quale il maschio bianco (white male) sarebbe la storica radice, istituzionalizzata nel patriarcato, di tutti i mali di cui soffrirebbe la società occidentale a cavallo tra i due secoli. Ed una teoria da cui un codice comportamentale negli ultimi anni prevalente che non solo  considera giustamente inaccettabile ogni segno di misoginia, ma condanna severamente persino l’essere fat phobic. Ad esempio, far difficoltà ad apprezzare donne obese come mannequins

E poi, dal rispetto della distinzione uomo donna si è passati all’obbligo di “attenzione” (woke) verso tutta una serie di fattori che consentono di individuare nuove “diversità”. Non solo minoranze “razziali” ma anche cultural-religiose, e soprattutto di genere LGBTQ+. Nonché a minoranze “nativiste, che hanno rapidamente dato vita agli “studi post-coloniali”  e alla cancel culture ed infine alle dimostrazioni propalestinesi nelle università americane.

Dimostrazioni che hanno però provocato – e stanno ancor di più provocando – reazioni fortissime; non solo nelle università, ma nel mondo intellettuale in generale, che tra non molto potrebbero togliere all’approccio wokista ogni pretesa di modernità vittoriosa. E potrebbero restituire l’alloro agli Antichi europei, dimostratisi attenti a costruire l’intelligenza del futuro sul canone della natura strettamente privata della diversità e della condivisione sociale di quello dell’eguaglianza.




RIAPERTA LA SALA POLIFUNZIONALE DELLA PROVINCIA

Inaugurata con la benedizione di S. E. Mons. Leuzzi

Teramo, 22 dicembre 2023. Nella serata di ieri la riapertura della Sala Polifunzionale della Provincia di Teramo di via Comi a Teramo, a seguito dei lavori di manutenzione che hanno coinvolto in particolare il palco.

Si tratta di un primo intervento di manutenzione e restyling con l’utilizzo di materiali in legno e finiture di pregio, che si completerà nel corso del nuovo anno. Nuovo anche l’impianto di illuminazione che vede impiegate lampade LED ad alta efficienza energetica.

Nel suo intervento, il presidente D’Angelo si è soffermato sul nuovo corso che l’Ente di via Milli sta intraprendendo, “per ribadire l’identità di questo territorio e per restituirgli il ruolo che merita”. Nel suo messaggio di fine anno ai dipendenti, presenti in sala, ha ringraziato uno per uno tutti gli uffici di via Capuani e via Milli “per l’impegno profuso in questi primi 12 mesi, con i migliori auspici per il 2024 e per le sfide che il prossimo futuro ha in serbo”.




LA TRASMISSIONE DEI SAPERI NEL PRESEPE 2023

Consegnata ai vescovi abruzzesi la statuina di Symbola, Confartigianato e Coldiretti

Vasto, 22 dicembre 2023. È stata consegnata ai vescovi abruzzesi – in cinque diversi incontri nelle rispettive diocesi – la nuova statuina del Presepe 2023 nell’ambito dell’iniziativa promossa annualmente a livello nazionale in ogni diocesi da Fondazione Symbola, Confartigianato e Coldiretti. Il personaggio di quest’anno è doppio: il maestro imprenditore e il suo apprendista simbolo del passaggio di competenze tra generazioni.

A farne dono sono stati:

–             al vescovo monsignor Emidio Cipollone della diocesi di Lanciano-Ortona, il Direttore di Coldiretti Chieti Luca Celestino e il presidente della sezione di Lanciano di Confartigianato Marco Stella;

–             all’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte, il direttore di Coldiretti Chieti Luca Celestino, il direttore di Confartigianato Chieti-L’Aquila Daniele Giangiulli, il vicepresidente vicario Carlo De Luca e il componente del consiglio direttivo Gaudenzio D’Angelo;

–             al vescovo di Teramo monsignor Lorenzo Leuzzi, la presidente di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani e il presidente di Confartigianato Teramo Luciano Di Marzio;

–             al vescovo di Sulmona monsignor Michele Fusco, il direttore di Coldiretti L’Aquila Domenico Roselli, il vicepresidente di Coldiretti L’Aquila Fabio Cianfaglione e il vicedirettore di Confartigianato Maurizio Peis;

–             al vescovo di Avezzano monsignor Giovanni Massaro, il direttore di Coldiretti L’Aquila Domenico Roselli, il presidente di Coldiretti L’Aquila Alfonso Raffale e il presidente di Confartigianato Avezzano Lorenzo Angelone.

L’obiettivo dell’iniziativa è aggiungere al presepe figure che ci parlino del presente ma anche del futuro. “Quest’anno la statuina rappresenta, attraverso un maestro e il suo apprendista, il passaggio di competenze tra le generazioni e l’importanza della tradizione che va mantenuta e consolidata anche attraverso l’innovazione ma senza perdere i suoi valori fondanti – spiegano i promotori – Il Presepe è la rappresentazione della nascita di Gesù, ma attraverso i suoi personaggi serve anche a raccontare la realtà della vita di tutti i giorni per rappresentare la multiforme dimensione del Creato”.

Se nel 2020 la statuina rappresentava un’infermiera, nel 2021 un imprenditore digitale, nel 2022 una florovivaista, quest’anno la statuina è composta da due figure che evocano in una sola immagine aspetti fondamentali e costitutivi del “saper fare”: apprendistato, formazione, competenze, passaggio generazionale nell’impresa familiare, attrattività per i giovani. “L’immagine, lungi dall’evocare soltanto saperi antichi, rappresenta il cuore della cultura artigiana e del lavoro italiano la vicinanza al territorio e ai suoi prodotti, la trasmissione del sapere attraverso le generazioni – aggiungono i promotori – La figura del giovane, con i suoi sforzi e la sua concentrazione, vuole richiamare l’interesse dei giovani ad apprendere e a preservare le tradizioni, innovandole. La figura del maestro rappresenta, al contempo, la difesa delle competenze e la responsabilità di orientare le scelte future delle nuove generazioni sulla strada dell’eccellenza italiana, del made in Italy, della valorizzazione del territorio e delle comunità”.

Alessandra Fiore




I CAMBIAMENTI CLIMATICI

La logica dei sussidi e quella degli appalti pubblici

Politicainsieme.com, 22 dicembre 2023.

In occasione della recente Cop 28 di Dubai si è parlato con molta insistenza dei “sussidi” che dovrebbero andare ai paesi meno sviluppati per l’ aiuto sulla via della transizione energetica e del progressivo abbandono dei combustibili fossili. Se n’è parlato in maniera non selettiva ed anche poco considerando che i paesi più poveri sono anche quelli che incidono di meno, su scala mondiale, sul rilascio nell’atmosfera di sostanze che provocano gli effetti serra e contribuiscono, così, all’innalzamento delle temperature medie globali.

Sulla logica dei sussidi è intervenuta Ngozi Okonjo-Iweala, Direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio, secondo cui i governi devono iniziare a distinguere tra i “buoni” sussidi di cui c’è bisogno per combattere la crisi climatica e quelli “cattivi” che, invece, stanno aumentando le emissioni di gas serra.

Secondo i dati forniti da Okonjo-Iweala i sussidi e altri incentivi distribuiti finora, compresi quelli per incoraggiare pratiche agricole che sono in effetti inadeguate, assommano a circa 1,7 trilioni di dollari all’anno e finiscono per distorcere il commercio mondiale e ostacolare la lotta contro il collasso climatico.

“Riuscite ad immaginare, invece, se si utilizzassero questi sussidi in altri campi come quelli della ricerca e dell’innovazione?”. Ad esempio, ha aggiunto, i governi potrebbero sovvenzionare la distribuzione di stufe pulite che utilizzano l’energia solare o l’elettricità invece di bruciare legna.

La direttrice del WTO ha inoltre esortato i paesi ad allineare la loro politica commerciale con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C (2,7°F) rispetto ai livelli preindustriali sostenendo che “i paesi devono rivedere i regimi tariffari di importazione per assicurarsi di non far pagare meno per gli articoli inquinanti e di far pagare di più per gli articoli ecologici. Abbiamo notato che in molti paesi i dazi sull’importazione di energie rinnovabili sono in media più alti dei dazi sui combustibili fossili”.

In molti paesi le tariffe sulle importazioni di auto usate a benzina o diesel sono inferiori a quelle sui veicoli ibridi o elettrici. “Quindi si sta disincentivando proprio ciò che potrebbe aiutare a raggiungere lo zero netto”, ha avvertito.

Okonjo-Iweala ha poi ricordato che gli appalti pubblici ammontano a circa 13mila miliardi di dollari all’anno in tutto il mondo, circa il 13% del PIL globale. Ma pochi paesi hanno politiche in atto al fine di garantire che i beni e i servizi acquistati siano verdi, come gli scuolabus elettrici o l’energia rinnovabile per gli ospedali. Di conseguenza, gli appalti pubblici da soli sono responsabili di circa il 15% delle emissioni di gas serra”.

Secondo lei , infine, alcuni paesi “potrebbero sviluppare un “vantaggio comparativo verde” promuovendo le industrie a basse emissioni di carbonio. L’Africa, ad esempio, possiede molti dei minerali fondamentali necessari per realizzare i componenti della tecnologia delle energie rinnovabili. L’espansione di queste industrie potrebbe aiutare i paesi africani a competere nella corsa globale verso lo zero impatto ambientale”.

CV




ODISSEA CIAPI

La Regione non dà attuazione alla legge regionale che attribuisce a Fira le funzioni del disciolto ente di formazione. Riassunzione in standby per gli ex dipendenti, che si vedono inoltre recapitare un pessimo regalo di Natale

Pescara, 21 dicembre 2023. Nell’agosto 2022, nell’ambito dell’approvazione della Legge Regionale che ha previsto la fusione tra Fira e Abruzzo Sviluppo, è stato approvato un emendamento alla suddetta legge secondo cui alla nuova società scaturita dalla fusione sono state attribuite anche le funzioni in materia di formazione in capo all’ormai disciolto Ciapi.

L’articolo aggiunto alla legge poneva fine a un lungo periodo di interregno, contraddistinto dalle proteste degli ex dipendenti e dai debiti della Regione nei confronti dell’Istituto, che di fatto precludevano l’erogazione degli stipendi ai lavoratori. La soluzione trovata consentiva quindi da un lato di non disperdere il patrimonio di conoscenze detenuto dal Ciapi e dall’altro di offrire una chance lavorativa agli ormai pochi lavoratori rimasti.

Al fine di permettere a Fira di sostenere le funzioni aggiuntive, la Regione ha stanziato inizialmente 240.000 euro. Tuttavia, proprio in relazione agli aspetti finanziari, la legge ha subito diverse modifiche, che hanno riguardato in un primo tempo la provenienza delle risorse. In seguito, sono stati previsti ulteriori fondi, dimostrando quindi come fosse errato il conteggio iniziale che prevedeva soli 240.000 euro, giungendo a 390.000 per ogni annualità.

L’ultima modifica legislativa, con cui è stata autorizzata Fira anche ad aumentare il numero del personale, risale allo scorso 12 settembre. Da quella data però è tutto fermo: non è stato modificato né lo statuto di Fira né il contratto di servizio. Insomma, funzioni che la Regione ha ritenuto utile conservare in capo a Fira, tanto da inserire una specifica previsione legislativa, sono rimaste lettera morta, e il motivo sarebbe imputabile alla mancata copertura economica. Sembra incredibile, eppure è proprio così, è stata approvata una legge che non ha coperture per gli anni successivi al 2023.

Chiediamo pertanto alla Regione di provvedere al più presto allo stanziamento di risorse reali per dare definitiva attuazione alla legge. Lo faremo già nell’ambito del progetto di legge c.d. “mille proroghe”, al fine di non disperdere il patrimonio di conoscenze detenuto dal Ciapi, ormai in liquidazione.

Come se non bastasse, oltre al fatto che il personale valido continua ad attendere invano la riassunzione, nei giorni scorsi è arrivata un’altra notizia indegna. Abbiamo infatti appreso che tutti gli ex dipendenti Ciapi che hanno dovuto ricorrere in giudizio per vedersi rimborsati gli stipendi non pagati si sono visti richiedere ciascuno la somma di € 42.000 in solido con la Regione Abruzzo soccombente, quali spese per la registrazione del contenzioso.

Antonio Blasioli

Consigliere Regionale Pd




INTELLIGENZA ARTIFICIALE e i rischi per il sistema finanziario

Politicainsieme.com, 21 dicembre 2023. Per la prima volta l’intelligenza artificiale (AI) è individuata dalle autorità finanziarie americane come un rischio per il sistema finanziario.

Nel suo ultimo rapporto annuale, il Financial Stability Oversight Council ha affermato che il crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale nei servizi finanziari rappresenta una vulnerabilità che dovrebbe essere monitorata.

Sebbene l’intelligenza artificiale offra la promessa di ridurre i costi, migliorare l’efficienza, identificare relazioni più complesse e migliorare prestazioni e precisione, può anche “introdurre determinati rischi, compresi quelli per la sicurezza e la solidità.

Il segretario al Tesoro americano Janet Yellen, che presiede il FSOC, ha affermato che l’adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere sviluppata a mano a mano che il settore finanziario adotta le tecnologie più adeguate al rispetto delle regole esistenti per la gestione del rischio.

L’intervento delle autorità monetarie Usa segue quello del Presidente Biden che recentemente ha emesso un ordine esecutivo sull’intelligenza artificiale incentrato principalmente sulle potenziali implicazioni della tecnologia per la sicurezza nazionale e la discriminazione.




I SOGNI SON DESIDERI. Cento anni della Disney

La proposta dell’Isa per Natale. Venerdì 22 dicembre, ore 18.00 Atri Teatro Comunale. Sabato 23 dicembre, ore 18.00 L’Aquila Ridotto del Teatro Comunale

L’Aquila, 21 dicembre 2023. A pochi giorni dal Natale, l’Istituzione Sinfonica Abruzzese ha preparato una festa della musica dedicata a tutte le età: I Sogni son desideri. 100 anni di emozioni Disney.

Due le date: venerdì 22 dicembre alle 18.00 ad Atri (Teatro Comunale) e il giorno seguente, sabato 23, sempre alle 18.00, all’Aquila presso il Ridotto del Teatro Comunale “V. Antonellini”.

Sul palco, con i professori d’orchestra dell’ISA diretti da Marco Moresco, la voce della cantante Sally Moriconi e il racconto dell’attore Cristian Levantaci. Uno spettacolo che saprà trasportare il pubblico nelle splendide ambientazioni delle pellicole Disney: dal magico Oriente di Alladin, alle splendide sale del palazzo de La Bella e la Bestia, dalla avventurosa savana de Il Re Leone al rigoglioso bosco di Biancaneve, dal colorato mondo marino de La Sirenetta alle atmosfere british di Mary Poppins. L’orchestra dell’ISA, eseguirà con particolare originalità i temi più suggestivi dei capolavori Disney, impressi nella memoria di grandi e piccini negli arrangiamenti del M° Roberto Molinelli.

Un concerto teatral-musicale che unisce suoni, immagini e parole e che esalta la magia di pellicole senza tempo della cinematografia d’animazione Disney, attraverso il racconto dei primi 100 anni della sua storia. Fin dalla sua nascita nel 1923, The Walt Disney Company è stata per tutti sinonimo di fantasia, magia, sogni ed emozioni vissuti in mondi affascinanti e con colonne sonore che rimangono scolpite nella memoria di grandi e piccini e che per l’occasione saranno proposte Sarà una serata all’insegna della spensieratezza e delle emozioni ma anche un momento di riflessione sui temi tanto cari all’universo Disney: la libertà, la condivisione, la consapevolezza, il perdono, la comprensione, la responsabilità.

Dice Ettore Pellegrino, direttore artistico dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese: “Abbiamo voluto dedicare l’ultimo concerto prima di Natale alle musiche della Disney per celebrare il lato più fanciullesco e spensierato di ciascuno di noi. Speriamo di avere in sala intere famiglie, nonni con i nipotini, e tanti giovani. Tutti insieme pronti a lasciarsi trasportare da questi capolavori musicali senza tempo e a rivivere insieme le emozioni di queste avventure”.

I BIGLIETTI sono disponibili in prevendita su ciaotickets.com e nelle rivendite del circuito. L’acquisto diretto presso il Botteghino dei concerti è possibile a partire dalle ore 16.




TRE VOLTE NATALE

Con la mostra di presepi, il museo, il mercatino al palazzo dell’Artigianato

Guardiagrele, 20 dicembre 2023. Fino al 6 gennaio sarà possibile visitare, presso il palazzo dell’artigianato in via Roma a Guardiagrele oltre le sale adibite all’esposizione di numerose opere di artigianato artistico, anche gli originali presepi realizzati da Graziano Gabriele ed il mercatino “Regala Artigianato Artistico Abruzzese”.

“Il nostro scopo è quello di promuovere l’artigianato tutto l’anno e non solo durante il mese di agosto quando si svolge la Mostra” spiega Gianfranco Marsibilio, presidente dell’Ente Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese.

Dicembre si è aperto con la rassegna Artigianato Artistico e Sapori d’Abruzzo ed in questi giorni abbiamo la mostra di presepi ed il mercatino. Regalare artigianato artistico significa anche non far morire la storia, la tradizione, la cultura del nostro territorio. I mastri artigiani hanno realizzato tantissime idee regalo quindi invito tutti a venire a visitarci. Anche in questa occasione siamo impegnati con la solidarietà. Partecipiamo all’iniziativa del Regalo Sospeso, per condividere la magia del Natale con chi fa più fatica soprattutto in questo difficile e cupo periodo dove tante persone vivono una profonda crisi. Chiunque può partecipare lasciando un pensiero presso la nostra sede. Il primo gennaio consegneremo i doni alla Caritas che provvederà a distribuirli.”

Tanti motivi in più in questi giorni per recarsi a visitare anche il Museo dell’artigianato artistico che diventa ogni anno più completo e ricco di oggetti in ferro battuto, ceramica, legno con una sala dedicata all’oreficeria. Gli orari di apertura sono: 10.30-12.30 / 15.30 – 19.30.




LA CORSA AL CENTRO E IL PREMIERATO

di Domenico Galbiati

Politicainsieme.com, 20 dicembre 2023. Da tempo molti hanno lavorato e tuttora lavorano di cesello attorno al progetto di un “centro moderato” che dovrebbe restituire al nostro sistema politico-istituzionale un equilibrio che manca, una elasticità di rapporti funzionale ad una dialettica che non sia, come di fatto succede, di contrapposizione nuda e cruda tra i due schieramenti della destra e della supposta sinistra.

Si tratta di un discorso che ha finito per avvitarsi su sé stesso, tra mille distinguo, mille protagonismi, tante ambizioni personali, altrettante rivendicazioni di ruolo e di primato, così da ritrovarsi, di fatto, superato dallo sviluppo degli eventi o almeno collocato in tutt’ altra cornice e, dunque, da rimeditare, dopo che il governo della destra ha avviato il percorso che, nei suoi auspici, dovrebbe portarci alla elezione diretta del Presidente del Consiglio.

Un passo indietro, per chiarire, e poi due brevi considerazioni.

Il passo indietro è questo: chiamiamo pure “centro” questa ipotetica formazione politica, ma consapevoli di farlo solo convenzionalmente e sapendo che si tratta di un termine che non dice nulla ed anzi confonde le acque.

Se, infatti, si pensa il fatidico “centro” come terzo incomodo o forza di interposizione tra i due poli di un sistema bipolare che ha stancato metà e più degli elettori italiani, non si va da nessuna parte. A meno che ci si interpreti come “caschi blu” della politica, oppure ci si adatti a fungere da sponda, al momento del possibile bisogno, all’ uno o all’ altro dei due contendenti. Occorre tutt’ altra visione ed un’ambizione più alta e più coraggiosa.

Non serve un “terzo polo”, cioè un’ entità che si aggiunga alle altre due e finisca per essere, di fatto, costretta a definirsi – o, almeno, ad essere letta, al di là delle sue intenzioni – non per quel che in sé vale, ma in funzione delle altre due. Ci vorrebbe, piuttosto, una forza che si collochi fuori dal perimetro del bipolarismo maggioritario, ne segnali le contraddizioni e proponga un’ alternativa che passi, anzitutto, da una nuova legge elettorale proporzionale che liberi gli elettori – ma, in definitiva, gli stessi partiti che vi concorrono – dai lacci di alleanze obbligate e sghembe.

La prima osservazione concerne un dato politico dirimente. Se pur dovesse nascere, una nuova formazione politica non potrebbe aggregarsi, in questo frangente storico, se non sulla condivisione di un comune impegno contro la riforma costituzionale avanzata dalla destra.

La scelta tra la cosiddetta democrazia diretta e la democrazia parlamentare e rappresentativa si muove su un crinale che determinerà per una lunga, imprevedibilmente lunga stagione della nostra storia il carattere di fondo dell’ Italia.

Non ci potrebbero essere progetti o programmi che siano in grado di sopportare la contraddizione di una differente postura nel merito e di sopravvivervi. Senonché, pochi o forse nessuno, tra gli aspiranti attori di un tale progetto, si è dato o si dà cura di prendere schiettamente posizione su questo tema.

La seconda considerazione concerne, senza nulla togliere alla straordinaria importanza delle elezioni europee, il rilievo che, soprattutto per una eventuale forza del genere, rivestono le elezioni amministrative, occasione di quel radicamento sul territorio, indispensabile per un disegno di rigenerazione e di riscatto della politica.




CONCERTO DI NATALE Virginia State Gospel Choir

Teatro Comunale Maria Caniglia martedì 26 dicembre ore 17:30. Direttore Perry Evans 

Sulmona, 19 dicembre 2023. Le voci gospel accendono la magica atmosfera del Natale per l’ultimo appuntamento dell’anno proposto dalla Camerata Musicale al Teatro Caniglia di Sulmona (AQ): martedì 26 dicembre, alle ore 17.30  una straordinaria serata con il “Virginia State Gospel Choir” nel tradizionale Concerto di Natale, offrirà anche l’occasione al pubblico per uno speciale e caloroso scambio di auguri.

Con un imponente presenza scenica formata da 30 elementi e un altissimo livello tecnico, il Virginia State Gospel Choir è tra i cori più attivi e rinomati della scena gospel statunitense. Fondato nel 1971, il coro è composto da giovani musicisti laureati alla Virginia University e da solisti di altissimo livello con un talento straordinario che provengono dai più scelti ambienti musicali.

Il loro successo internazionale arriva nel 1992 quando James Holden ne diventa il direttore artistico: da allora il gruppo attraversa con i suoi concerti gli Stati Uniti per poi spopolare anche in Europa.

Successivamente il coro si arricchisce della presenza di un musicista d’eccezione: Perry Evans che guida la formazione verso nuovi e rinnovati livelli di qualità. Nel 2003 si classifica al terzo posto sulle tredici categorie in gara alla National Black Music Caucus Choir Competition , prestigioso concorso gospel di New York. Nel 2012 riceve il premio del pubblico al prestigioso Verizon’s How Sweet The Sound e nel 2013 la sua partecipazione a American’s Got Talent entusiasma milioni di telespettatori. Negli anni il Coro condivide il palcoscenico con artisti di grande calibro come Cheryl “CoCo” Clemons of R&B group SWV, Mary Mary, Tye Tribbett, Earnest Pugh, Hezekiah Walker, JJ Hairston e Youthful Praise,  Nikki Giovanni.

Sotto la sapiente guida di Perry Evans, il Virginia State Gospel Choir, pur con profonde radici nel gospel tradizionale, veicola la tradizione con uno show più giovane e moderno, dove coinvolgenti coreografie, l’eleganza e lo stile sono tanto importanti quanto i temi cantati e la vocalità. Voci magnifiche, che hanno imparato a fondersi e sostenersi, raggiungendo una forza d’impatto rarissima ed un equilibrio musicale di grande spessore artistico. Il loro repertorio propone un gospel fortemente influenzato da sonorità afroamericane, rhytm & blues e soul che faranno entrare il pubblico in un’atmosfera che unisce spiritualità e ritmo, sentimento religioso e gioia di vivere.

Tornano in Italia dopo sette anni dal loro ultimo tour europeo con un concerto che mescola gospel, spiritual, blues e musica africana tradizionale per emozionarci con tutta l’energia della loro musica. Il gruppo sarà ospite d’onore al concerto di Natale che verrà trasmesso il prossimo 25 dicembre su Canale 5.

PROSSIMO APPUNTAMENTO CONCERTO DI CAPODANNO

Lunedì 1° gennaio 2024  ore 17:30, Orchestra Filarmonica di Odessa direttore Hobart Earle




ALZARE IL LIVELLO DEL DIBATTITO POLITICO

di Maurizio Cotta

Politicainiseme.com, 19 dicembre 2023. La qualità complessiva della democrazia di un paese è strettamente correlata alla qualità del dibattito politico che si svolge tra forze di governo, opposizione, mezzi di comunicazione e cittadinanza. La capacità degli elettori di orientarsi al momento delle scelte nella cabina elettorale ne sarà fortemente condizionata in senso positivo o negativo. Si possono usare tre semplici indicatori per evidenziare la bassa qualità di questo fondamentale elemento:

1. lo spazio eccessivo dedicato a temi di limitata rilevanza;

2. lo scarso livello di spiegazione di scelte di importanza significativa;

3. il silenzio su questioni di grande rilevanza. Purtroppo, il quadro italiano corrente evidenzia, rispetto a questi tre indicatori, un preoccupante deficit del dibattito politico.

Seguendo la politica italiana giorno per giorno sugli schermi televisivi e sui giornali si è colpiti dalla quantità di spazio che ricevono questioni tutto sommato di poca rilevanza per il generale andamento del paese. Certo sono spesso episodi gustosi come la fermata straordinaria del treno per il ministro Lollobrigida, o il grido viva l’Italia antifascista alla prima della Scala con susseguente identificazione dell’autore da parte della polizia, per non citare che gli ultimi.

La nuova classe politica di governo ci mette del suo nel porre in luce un misto di improvvisazione, arroganza o semplice mancanza di savoir-vivre istituzionale; è giusto quindi che venga ripresa (o anche sbeffeggiata) per questo, ma le paginate di giornale, il minutaggio di talk shows e i rimbrotti reciproci sembrano quantomeno eccessivi.

Ci sono invece questioni più rilevanti, come la decisione rinviata da mesi sulla ratifica della riforma del Meccanismo Europeo di Solidarietà (il famigerato MES o in inglese ESM), rispetto alle quali il discorso politico è invece elusivo o solo allusivo.

In proposito, allo smarrito elettore italiano medio non viene fornita praticamente nessuna spiegazione sul perché l’Italia sia rimasta ultima tra i paesi dell’Unione nella ratifica di questo trattato. L’elettore un po’ più smaliziato capirà che, poiché anni fa il MES era stato identificato da alcune forze politiche (segnatamente la Lega, ma non solo) come il babau europeo per eccellenza, sia complicato oggi ammettere che forse è addirittura uno strumento utile (e comunque il ricorso a questi prestiti e alle conseguenti condizionalità non è obbligatorio) e che restare soli a reggere il moccolo dell’opposizione non è proprio l’ideale per un paese come l’Italia che ha molti altri dossier importanti per i quali ha bisogno di più Europa e non di meno Europa.

Infine, ci sono temi di grandissima e direi vitale rilevanza per il paese sui quali il dibattito politico sfugge quasi completamente. In genere sia le forze di governo che quelle di opposizione sembrano darsi manforte in questo silenzio (forse anche perché questi temi non sono nuovi e nel tempo le diverse parti si sono alternate nei rispettivi ruoli di responsabilità senza fare nulla).

Mi limito a segnalare i due temi più importanti per il paese che ben esemplificano questa situazione. Si tratta da un lato delle dimensioni e dei costi del debito pubblico e dall’altra della bassissima crescita registrata dal paese negli ultimi decenni. Come è subito evidente si tratta di questioni che poi si riflettono a cascata su molte altre (come la spesa per la sanità o per le pensioni, o il livello dei salari, ecc.).

Ad essere più precisi non è che i due temi non siano spesso menzionati, ma questo avviene quasi ritualmente, senza che il discorso politico li prenda seriamente in carico, senza cioè che li si pongano con decisione all’ordine del giorno e si ragioni in termini concreti (e non dilatori) su come affrontarli.

Vediamo allora sinteticamente di che cosa si tratta. Per il debito pubblico si citano spesso sia la entità assoluta (2762 miliardi di euro nel 2022 e 2840 miliardi stimato per il 2023) che quella relativa al PIL (145% nel 2022), meno si discute sui costi.

Nel 2022 la spesa per interessi è stata di 83 miliardi di Euro, nel 2023 sarà probabilmente sopra i 90 miliardi e nel 2024 potrebbe avvicinarsi ai 100 miliardi. Ovviamente non si può ragionare su una situazione senza debito, ma semplicemente pensando ad una riduzione del 10% sarebbero stati disponibili 8 miliardi in più per minori costi nel 2022 e così continuando negli anni successivi (e forse anche qualcosa d’altro perché una diminuzione del debito segnalerebbe ai mercati un impegno dello stato italiano che verrebbe ripagato da un miglioramento delle condizioni di piazzamento dei titoli italiani).

Un dibattito politico serio dovrebbe in primo luogo ricordare costantemente alla cittadinanza questa realtà e le conseguenze che ne derivano, e in secondo luogo discutere le strade possibili per ridurre il peso di questo macigno.

Questo vuol dire ragionare sui livelli della spesa pubblica e delle entrate fiscali, nonché sulla crescita dell’economia (e quindi anche sul secondo dei temi indicati) poiché quest’ultima ovviamente incide sul denominatore del rapporto debito/PIL.

Ciascuno di questi tre aspetti merita di essere messo a fuoco nel dibattito politico. Il primo aspetto – la spesa pubblica – ha tanto una problematica quantitativa (come ridurre la spesa pubblica) che una qualitativa (come migliorare la spesa pubblica).

Su riduzione e miglioramento della qualità della spesa ci aspetteremmo proposte concrete (cioè con cifre realistiche e settori da mettere sotto osservazione) da parte del governo e controproposte altrettanto concrete di una opposizione capace di incalzare l’esecutivo.

Un capitolo di particolare importanza in questo dibattitto pubblico dovrebbe essere quello della spesa per investimenti, troppo bassa rispetto alla spesa corrente e spesso caratterizzata da dilazioni pluriennali che ne inficiano la efficacia. Ovviamente c’è poi l’aspetto delle entrate fiscali e qui si apre la questione dell’abnorme livello di evasione ed elusione fiscale.

Qui è bene essere chiari: la ritualistica e stantia evocazione della lotta all’evasione /elusione non porta a nulla se non viene sostituita da proposte concrete e cifrate per ridurre questa piaga che contribuisce a rendere l’abbattimento del debito impervia. Di nuovo ci aspetteremmo dal governo che presenti un piano dettagliato e che le opposizioni facciano altrettanto.

Quanto al secondo tema il dato che colpisce è che la crescita economica dell’Italia è stata del 2000 ad oggi sensibilmente inferiore alla media europea e a quella di altri grandi paesi come la Francia e la Germania. Dietro a questa crescita poco vigorosa sta soprattutto il basso andamento della produttività italiana (valore del prodotto per ora lavorata) che negli ultimi 25 anni è cresciuta in media solo dello 0,3% annuo, cioè appena un terzo della crescita media europea (Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, 2023, p.19).

Notiamo inoltre che in parallelo anche la crescita delle retribuzioni orarie dei lavoratori al netto dell’inflazione è stata inferiore a quella europea (ibidem).

Ora, visto un dato così inquietante e così rilevante come quello della bassa crescita della produttività, il cittadino italiano medio preoccupato per il bene del paese si aspetterebbe che Meloni e Schlein (e gli altri comprimari) dibattessero ampiamente e intensamente su che cosa ritengano sia all’origine di questo fenomeno e che provvedimenti debbano essere presi per contrastarlo.

In particolare, siccome sappiamo bene che alcuni importanti settori economici e zone geografiche del paese mostrano livelli di crescita della produttività ben maggiori della media, sarebbe utile che nel dibattito politico si evidenziassero invece i settori e le zone dove la produttività resta più bassa e si delineassero concrete e mirate strategie di medio termine per invertire questa situazione.

In conclusione, possiamo chiedere che in questa campagna elettorale, che porta alle elezioni europee del giugno 2024, i due temi del debito pubblico e della crescita economica, che hanno per il nostro paese tanto una rilevanza interna, quanto una rilevanza europea (incidono infatti molto significativamente sulla capacità dell’Italia di aver peso nelle importanti decisioni che l’Unione dovrà prendere nel prossimo e medio futuro), ricevano una adeguata attenzione e sovrastino il rumore di fondo?

O saremo ancora una volta delusi?

Maurizio Cotta




FAVOLE E LEGGENDE D’ABRUZZO

Torna GiocaCultura Sabato, 23 dicembre. Nel loggiato Riccardo Cerulli, la  presentazione del libro di Anna e Laura Bongiovanni e laboratorio di letterine pop-up.

Giulianova, 19 dicembre 2023. Sabato 23 dicembre, alle 16.30, il Loggiato “Riccardo Cerulli” sarà avvolto da un’aura di magia e avventura grazie alla presentazione del libro “Favole e Leggende d’Abruzzo” di Anna e Laura Bongiovanni, edito da “Il Viandante”. Pubblicato nel 2021, il libro propone un viaggio attraverso il tempo, per tutta la famiglia: una raccolta di sei favole, ispirate a fatti realmente accaduti o a leggende popolari medievali, ognuna seguita da un percorso nei luoghi della storia, accompagnata dalle foto dei luoghi magici della regione. Un nuovo modo di viaggiare nel paesaggio dell’Abruzzo antico e mitico. I più piccoli, grazie anche alla mappa inclusa, si ritroveranno a visitare affascinanti castelli, attraverseranno boschi incantati, incontreranno pirati, maghi, streghe e folletti, si divertiranno a rivivere le avventure dei loro coetanei protagonisti dei racconti.

A seguire, bambine e bambini potranno partecipare a “Biglietti di Natale Pop-Up”. Sotto la guida di Irene Speziale, nel divertente laboratorio di pop-up, i piccoli potranno creare il proprio biglietto di Natale da regalare ai propri cari, prendendo ispirazione dal personaggio del libro che più li attira. La partecipazione al laboratorio prevede un costo di 10 euro a bambino e deve essere prenotata entro venerdì chiamando il numero 0858021290 o scrivendo a museicivici@comune.giulianova.te.it.

Si ricorda che il Loggiato ospita, fino al 21 gennaio, la mostra “Come argilla nelle mani. I Presepi castellani del Novecento dalla collezione del Liceo artistico “F.A. Grue”. Orari e informazioni su www.pinacotecabindi.it.




NASCE ABRUZZO MEDIO ADRIATICO

Confindustria: approvata oggi dalle assemblee la fusione tra Confindustria Chieti Pescara e Confindustria Teramo

Pescara, 18 dicembre 2023. Si chiama Confindustria Abruzzo Medio Adriatico delle province di Chieti Pescara e Teramo: è nata oggi dopo il sì delle Assemblee delle due associazioni che ha decretato la fusione tra Confindustria Chieti Pescara e Confindustria Teramo.

La cerimonia che si è svolta all’Hotel Hermitage a Silvi (TE) lascia il segno nella storia associativa della nostra Regione: la piena identità negli obiettivi dei due Presidenti Silvano Pagliuca, presidente di Confindustria Chieti Pescara e Lorenzo Dattoli, presidente di Confindustria Teramo, ha portato al raggiungimento di questo importante traguardo per le oltre mille imprese rappresentate.

Un progetto che si inserisce nel nuovo orizzonte organizzativo dell’intero sistema associativo italiano, tanto che Carlo Bonomi, Presidente Confindustria, non ha voluto mancare all’appuntamento, sottolineando la sua soddisfazione per il risultato ottenuto dai due presidenti abruzzesi a vantaggio di tutte le imprese del territorio.

Oltre 200 gli imprenditori presenti a testimoniare la condivisione di prospettive, ambizioni ed orizzonti per l’economia abruzzese. Una visione in cui l’imprenditore è al centro di un dialogo tra impresa e istituzioni per fronteggiare le sfide del futuro. Una rete vastissima, quindi, che ha manifestato la sua voglia di fare: di fare impresa, di lavorare, di valorizzare il territorio, di fare squadra, dal nord al sud dell’Abruzzo.

Silvano Pagliuca, che ne sarà il primo Presidente, ha dichiarato: “Abbiamo scritto l’obiettivo a penna e il cammino a matita. A volte abbiamo usato la gomma per cancellare alcuni tratti rettilinei inserendo le curve ma mai a gomito.  E passo dopo passo, giorno dopo giorno, ci siamo resi conto di quanto fosse pericoloso restare fermi. Perciò siamo stati inclusivi, siamo inclusivi e lo continueremo ad essere. Il prossimo obiettivo che scriviamo sin da ora a penna è quello di una Confindustria regionale. Oggi ci sono soltanto due tipologie di aziende: quelle che cambiano e quelle che scompaiono. E noi oggi con questa fusione abbiamo voluto essere protagonisti del cambiamento.”

Lorenzo Dattoli sarà il Vicepresidente Vicario di Confindustria Medio Adriatico e ha così espresso la sua soddisfazione per lo storico traguardo: “Aumentare la rappresentatività della nascente nuova territoriale, che avrà dimensioni maggiori anche di regioni come il Molise e la Basilicata, vuol dire imporsi come elemento aggregante per servizi e opportunità. La nuova associazione darà come benefici maggiore cooperazione fra le aziende, con gli altri Istituti ed Enti della Regione; unirsi è uno strumento per affrontare mercati sempre più sfidanti e per uno sviluppo del tessuto industriale dell’Abruzzo. Ma anche per affrontare le sfide della modernità e dell’innovazione. La sfida dell’imprenditoria non sta solo nel creare valore per sé stessi, ma nell’essere un fattore positivo per il progresso della società, sapendo che il successo non viene mai raggiunto individualmente, ma collaborando e sostenendosi reciprocamente”.

Luigi Di Giosaffatte ricoprirà il ruolo di Direttore Generale, mentre quello di vicedirettore verrà ricoperto da Luciano De Remigis.

Confindustria Abruzzo Medio Adriatico per numero di imprese aderenti si pone tra le più grandi associazioni del Mezzogiorno, superando anche alcune realtà regionali del Sud Italia. Avrà sede legale e principale a Pescara in Via Raiale 110/bis, sede operativa a Teramo in Via Isidoro e Lepido Facii snc – Frazione di Sant’Atto – Zona Industriale Servizi con il mantenimento anche degli Uffici Territoriali di Vasto e di Val di Sangro.

L’operazione di unificazione è nata dall’esigenza di rafforzare in ambito interprovinciale, regionale e nazionale la rappresentanza delle imprese produttrici di beni e servizi di un’area estesa che confina con due regioni e precisamente a sud con il Molise ed al nord con la Marche. Tale rafforzamento è propedeutico ad aumentare la rappresentatività e il ruolo del sistema delle imprese all’interno della Macro Regione Adriatico-Ionica.

La realizzazione di un’unica importante Associazione confederata tra le tre province abruzzesi segna un ulteriore passo avanti nel percorso di unificazione interprovinciale avviato nel 2014 dagli allora presidenti delle Confindustrie di Chieti e di Pescara Paolo Primavera ed Enrico Marramiero – anch’essi presenti all’Assemblea odierna – ed è premessa indispensabile per migliorare il livello di qualità e di efficienza dei servizi erogati, in particolare per le PMI. La fusione viene altresì incontro alle esigenze di razionalizzazione che le grandi imprese multilocalizzate chiedono per evitare la frammentazione della rappresentanza sul territorio nazionale.




ATTACCO ALLA PARROCCHIA DI GAZA

Il cardinale Zuppi telefona al cardinale Pizzaballa. Le scene durante un bombardamento

Politicainiseme.com, 18 dicembre 2023. Il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha telefonato stamane al Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, per esprimere la vicinanza delle Chiese in Italia alla comunità di Gaza all’indomani dell’attacco alla parrocchia cattolica della Sacra Famiglia in cui hanno perso la vita due donne e altre due persone sono rimaste gravemente ferite. Lo riferisce una nota della Conferenza Episcopale Italiana.

“A pochi giorni dal Natale – ha detto il Cardinale Zuppi – uniamo le nostre voci a quella di Papa Francesco ed eleviamo la nostra preghiera perché il rumore delle armi si trasformi in canto di pace. Il Bambino che viene ci invita a chinarci sul dolore di quanti stanno soffrendo a causa di questa guerra mondiale a pezzi, in particolare in Terra Santa. Auspichiamo che la comunità internazionale faccia ogni sforzo per arrivare ad una soluzione che garantisca i diritti di tutti, a partire da quelli al cibo e alle cure per la comunità palestinese”.

Stamane durante l’Angelus anche il Papa ha condannato l’accaduto.




COSA C’ENTRA IL NATALE con la salute mentale di persone e comunità

Natale che torna è un tentativo di risposta, non il solo tra le religioni del mondo. Una risposta pro-sociale, che merita ascolto

di Domenico Barrilà

Un musulmano prega nel retro della sua bancarella, prima che il mercato cominci a popolarsi. L’uomo, canuto, una sessantina d’anni, tiene le mani accostate coi palmi concavi e rivolti verso l’alto. Riesco a cogliere la mitezza che sprigionano i suoi gesti e il suo sguardo, indirizzati a est, verso un luogo e un Soggetto che lui sente accoglienti. Alla fine, lieve come una piuma, si inchina con deferenza, poi torna al suo lavoro, incluso nell’invocazione, se stava chiedendo all’unico Dio anche di propiziare una buona giornata di commerci. Tanti cristiani fanno la stessa cosa, come i credenti di qualsiasi fede. Le loro intenzioni viaggiano verso lo stesso destinatario, ispirate da desideri comuni, così elementari da apparirci persino banali, ma non lo sono per nulla, e se riconoscessimo a tutti i nostri simili la dignità delle loro preghiere o del loro ateismo, saremmo a metà dell’opera e le religioni avrebbero davvero un senso.

Gesti educati, non bellicosi, quelli del negoziante in preghiera, figli dell’incessante ricerca del trascendente, che accompagna gli esseri umani da quando sono apparsi sul Pianeta e iniziavano a domandarsi a chi dovessero la loro presenza, così fragile, incerta eppure sorprendente. Il Natale che torna è un tentativo di risposta, non il solo tra le religioni del mondo. Risposta pro-sociale, merita ascolto. Anni prima, mi accingevo a incontrare i detenuti di un carcere del Centro Italia. La persona incaricata di prelevarmi in albergo era giunta con forte ritardo, a causa di un imprevisto, facendo slittare l’inizio del confronto di oltre un’ora.

Poco dopo l’avvio della conversazione, un uomo minuto, estremamente gentile, si era alzato per comunicarmi, scusandosi, che lui e i suoi “fratelli” sarebbero usciti per recarsi presso la cella adibita a Moschea, perché era il giorno della loro preghiera. Il ritardo li costringeva a rinunciare al nostro incontro. Tuttavia, di lì a poco rientrarono e lo stesso portavoce comunicò che, ottenuto dagli agenti il permesso di posticipare la loro preghiera, avevano deciso di seguire il nostro incontro. “Preferiamo rimanere coi nostri amici detenuti ad ascoltarla”. Civiltà, ragionevolezza e assenza totale di fanatismo. Nei due episodi riferiti il tema è la preghiera, ospite fisso per una miriade di esseri umani, diritto inviolabile, che tuttavia sovente è messo in discussione negando ai credenti i luoghi per esercitarla. Accade che qualche amministratore pubblico in debito di umanità, cercando di lucrare sui sentimenti di inospitalità che albergano in molti dei suoi concittadini, attacchi le manifestazioni dello spirito.

Invece di rieducare i cittadini riottosi, facendoli evolvere verso forme di sentire più raffinate, si preferisce usarli come dardi per garantirsi consenso a basso costo. In realtà, le conseguenze di tali barbare ostilità possono essere gravi, perché coloro che non si sentono riconosciuti nel proprio bisogno più nobile, da possibili contributori del bene comune potrebbero trasformarsi in tossine. Utilizzare la diversità di credo come pretesto di fratture civili e umane o, peggio, esibire simboli religiosi per procacciarsi vantaggi, rappresentano segnali di strutture interiori arcaiche o addirittura disturbate, che finiranno per compromettere la qualità della convivenza. Le religioni non sono nate per questo. Una persona sana è per natura consapevole del comune destino cooperativo, al quale dobbiamo tutto ciò che ci circonda. L’integralismo religioso e politico nonché il loro uso per fini personali, confinano immancabilmente con la presenza di carenze interiori spesso importanti, che si collocano alle soglie della malattia.

Nel mio lavoro clinico appare sempre limpidamente, per questo tempo fa mi ero cimentato nell’impresa di spiegare ai bambini come rapportarsi all’idea di Dio, rispettando quelle dei propri simili sullo stesso tema.  Uno dei passaggi più ostici era stato raccontare che non c’è contraddizione nel fatto che si riscontrano fedi diverse anche di fronte a un possibile unico Creatore (posto che esista, anche questa è un’ipotesi ragionevole.) 

“Dio è come una nuvola che viaggia per il mondo e appartiene a tutti, anche a quelli che non la vedono passare”. “Ognuno la chiama in modo diverso, ma è sempre la stessa nuvola”. Una nuvola che da qualche parte porterà l’ombra ristoratrice, in un altro luogo la pioggia e in un altro ancora la neve, ma è ancora lei. Così avevo scritto. Sempre rivolgendomi ai bambini, dicevo: “Forse senza le religioni le persone non si farebbero domande su Dio oppure ognuna di loro si costruirebbe un proprio dio, e questo le farebbe litigare ancora di più”.

Materia preziosa e incandescente, la religione, nobile forma di pedagogia personale e civile, lo affermo da laico convinto, ma solo se non finisce in mani sbagliate, pronte a usarle per finalità bellicose e meschine, magari esibendosi davanti a un Presepe. Che è simbolo di pace, certo, ma proprio per questo andrebbe evocato per “avvicinare”, prendendo a pretesto la vicenda umana del suo protagonista, vittima di gravi pregiudizi, vivi più che mai soprattutto oggi. In terra e in mare.

Usare il Natale e il suo simbolo più universale, il Presepe, per rivendicare un’identità specifica o addirittura alludere a una superiorità tutta da dimostrare, significa distruggerne il significato, rimarcando, senza volerlo, l’abisso che separa la luce della buona religione dal baratro dell’oscurità, la differenza incommensurabile tra una religione vera e la proiezione delle nostre patologie.

Domenico Barrilà, analista adleriano e scrittore, è considerato uno dei massimi psicoterapeuti italiani.

È autore di una trentina di volumi, tutti ristampati, molti tradotti all’estero. Tra gli ultimi ricordiamo “I legami che ci aiutano a vivere”, “Quello che non vedo di mio figlio”, “I superconnessi”, “Tutti Bulli”, “Noi restiamo insieme. La forza dell’interdipendenza per rinascere”, tutti editi da Feltrinelli, nonché il romanzo di formazione “La casa di Henriette” (Ed. Sonda).

Nella sua produzione non mancano i lavori per bambini piccoli, come la collana “Crescere senza effetti collaterali” (Ed. Carthusia). È autore del blog di servizio, per educatori, https://vocedelverbostare.net/

https://tg24.sky.it/salute-e-benessere/2023/12/18/natale-salute-mentale




METTERE UN CUCCIOLO SOTTO L’ALBERO può alimentare il traffico illegale

Il video della campagna natalizia dell’associazione: https://www.youtube.com/watch?v=YBcDP628t7s

Milano, 17 dicembre 2023. Gli animali non sono oggetti da regalare. Un animale adottato per amore da un rifugio non sarà mai maltrattato o abbandonato. I canili e i gattili sono pieni anche di esemplari di razza abbandonati dopo acquisti impulsivi o poco meditati, fatti soprattutto in occasione del Natale.

Un animale adottato per amore da un rifugio, e non come un giocattolo, non sarà mai maltrattato o abbandonato. Questo il messaggio del video della campagna natalizia dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) accompagnata dallo slogan Non comprare, adotta consapevolmente. (Guarda e scarica il video della campagna natalizia Oipa).

Adottare da un canile o da un gattile è anche un modo di contrastare il crudele traffico illegale di cuccioli che arrivano soprattutto dall’Europa dell’Est al termine di viaggi estenuanti in condizioni assai penose. Gli animali, per lo più cani, arrivano in Italia dopo lunghi viaggi nascosti in furgoni e Tir, stipati in scatole e gabbie senza cibo né acqua. La mortalità di questi sfortunati cuccioli è molto alta, essendo stati strappati troppo presto alle loro madri, povere fattrici, e messi in viaggio senza controlli veterinari né vaccinazioni. I cagnolini che arrivano clandestinamente dall’Europa dell’Est hanno falsi pedigree e documentazione contraffatta. Non mancano casi di cani venduti come cani di razza, ma che non lo sono. Grazie ai sempre maggiori controlli delle forze dell’ordine e delle guardie zoofile aumentano i sequestri, ma questo crudele traffico – che viaggia anche online – non si ferma.

L’Oipa raccomanda di fare molta attenzione agli annunci online che riguardano la cessione di animali (non solo cani e gatti) poiché, nonostante l’adozione o la vendita di animali da compagnia sul web sia legale, molto spesso questi annunci possono nascondere un traffico illecito punito come reato con pene molto severe (reclusione, multa elevata e confisca degli animali) e anche acquistare animali online può comportare il concorso in tale traffico.

«Alcuni commercianti per guadagnare di più fanno da tramite tra i trafficanti e i compratori, che spesso non conoscono la reale provenienza dei cuccioli», spiega il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Anche per questo lanciamo una campagna di sensibilizzazione affinché a Natale non si acquistino cuccioli ma si adottino cani e gatti ospitati nei rifugi. Gli animali non sono oggetti e, quando diventano un regalo da mettere sotto l’albero, talvolta chi li riceve non è preparato o non sa davvero cosa implichi avere in casa un familiare con la coda. In vista del Natale lo diciamo con forza: gli animali non sono oggetti da regalare».

I volontari dell’associazione in estate si trovano ogni anno a soccorrere animali molto giovani probabilmente acquistati in occasione del Natale o dell’Epifania. Insomma, un cane o un gatto comprato e regalato a Natale può diventare un randagio a Ferragosto. Chi apre la sua casa a un amico con la coda deve sapere che un animale è per sempre e che va amato e accudito non solo quando è un tenero cucciolo. Per questo l’Oipa lancia in vista delle feste un accorato appello: non comprate cuccioli da regalare, né a Natale né in altre ricorrenze e ricorda che abbandonare un animale è un crimine punito dal Codice penale.

Se è vero che gli animali possono colmare un vuoto, occorre riflettere bene prima di far entrare in casa un cane o un gatto. L’uso strumentale degli animali sempre sbagliato, e non sono mancati casi di persone che hanno acquistato un cane solo per poter uscire di casa durante il lockdown per poi liberarsene.

Se si vuole adottare un animale, lo si può fare recandosi nei canili o nei gattili o rivolgendosi ai volontari delle associazioni animaliste, che potranno seguire l’adozione con adeguati controlli.

OIPA Italia Odv – Organizzazione internazionale protezione animali, Organizzazione non governativa (ONG) affiliata al Dipartimento della Comunicazione Globale (DGC), al Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) e all’Assemblea permanente sull’Ambiente dell’ONU. Associazione riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente (DM del 1/8/2007 pubblicato sulla G.U. n. 196 del 24/8/2007) e dal Ministero della Salute (Decreto n. 6/2021 En. As. del 26/10/2021). Iscritta nel Registro unico nazionale del Terzo settore (numero di repertorio 98178). Indirizzo: Via Gian Battista Brocchi 11 – 20131 Milano – Tel. 02 6427882 Fax 1782206601




IL NATALE DEI DEMAGOGHI è abbuffata e corruttela ma Betlemme è un’altra cosa

Giovanni era tutt’altro che un populista, o un demagogo o un salvatore della patria; come diversi dei politici in giro per il mondo. Giovanni si era formato e preparato per essere quello che fu, cioè ciò che Dio gli chiedeva

di don Rocco D’Ambrosio

L’Aquila, 17 dicembre 2023. Il Vangelo odierno: Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. (Gv 1, 6-28 – III Avv. A).

Per preparare la sua venuta, il Signore, sceglie una figura scomoda: Giovanni Battista. Egli è il “più grande tra i nati di donna” (Mt 11,11), come lo definisce Gesù. In un periodo storico, in cui l’aquila romana dominava con arroganza sui territori occupati, il Battista seppe denunciare con forza le gravi contraddizioni di un potere fortemente corrotto, sia in termini relazionali, che politici. Per Erode Giovanni Battista non risparmiò moniti e invettive, essendo questi signore nell’arte degli abusi e delle nefandezze. Agli israeliti, specie ai capi, Giovanni rivolse forti richiami alla conversione, invitandoli ad avere una misura sobria di se stessi. Giovanni era tutt’altro che un populista, o un demagogo o un salvatore della patria; come diversi dei politici in giro per il mondo. Giovanni si era formato e preparato per essere quello che fu, cioè ciò che Dio gli chiedeva.

Non è solo un problema politico è un problema istituzionale generale. Non abbiamo autentici leader perché non li formiamo – né si autoformano – ad essere autentici, a pagare per quello che credono, a cercare più coerenza che appartenenza, più sostanza che visibilità mediatica. E non nasceranno profeti da un tessuto umano, che pensa solo al proprio benessere e che, al massimo, tutela i vicini e le persone care. In questo clima di egoismo la profezia sul potere nasce difficilmente e facilmente muore. Giovanni Battista è genuinamente non curante di sé e credo, anche per questo, può essere fedele alla sua missione: è stato messo al mondo e deve lavorare per preparare la strada al Cristo. Noi non siamo Giovanni Battista, né abbiamo una missione così alta e impegnativa, ma abbiamo una missione! Essa è autentica nella misura in cui ci distraiamo da noi stessi e prepariamo la strada al Cristo o, direi ai miei amici non credenti, prepariamo la strada a tutto ciò che è buono e giusto e ispira la nostra vita.

«Vi prego di fare un certo sforzo per superare il metodo della mitologia politica. Non ci sono uomini straordinari. Vi dirò di più, non ci sono uomini dentro il partito e fuori pari alla grandezza del problema che ci sta di fronte. Bisogna presentarsi dinanzi agli avvenimenti esterni ed interni con l’umiltà di riconoscere che essi superano la nostra misura… Per risolvere i problemi vi sono vari metodi: quello della forza, quello dell’intrigo, quello dell’onestà… sono un uomo che ha l’ambizione di essere onesto. Quel poco d’intelligenza che ho la metto al servizio della verità… mi sento un cercatore, un uomo che va a ricercare i filoni della verità della quale abbiamo bisogno come l’acqua sorgente e viva delle fonti. Non voglio essere altro». Lo diceva Alcide De Gasperi a un Convegno DC nel 1945.

Non so che Natale ci aspetta, o è meglio dire: sarà Natale come Dio vorrà. E’ comunque l’occasione buona per fermarci un attimo a pensare a chi stiamo facendo strada: a noi stessi o al Cristo? Nel primo caso non arriveremo mai alla grotta di Betlemme. Lì non ci sono politici “mito”, populisti, demagoghi e salvatori della patria. Lì c’è tutt’altra musica, tutt’altra gente, tutt’altra aria. Lì c’è gente autentica, sobria, coerente. Solo per questi sarà Natale. Per gli altri, il loro “natale”, è la solita abbuffata, corruttela e farsa di sempre, non diversa dal loro quotidiano standard. Ma Betlemme è tutt’altro…

Il Natale dei demagoghi è abbuffata e corruttela ma Betlemme è un’altra cosa (globalist.it)