VOTO IN POLONIA

Scricchiola il bastione della destra populista e anti Europa

PoliticaInsieme.it, 16 ottobre 2023. Il populismo di destra domina sui giornali e nello sbraitare nei parlamenti, ma al dunque non sfonda. È accaduto in Spagna e ieri pure in Polonia. Quella Polonia persino frettolosamente assurta a “nuovo” baricentro dell’Europa.

La destra di Pis, che continua a rimanere il primo partito, ma lontanissima dai successi dei decenni scorsi, paga la più alta affluenza dei votanti. A conferma che nei momenti cruciali anche l’elettorato più svogliato è costretto a fare i conti con la realtà e con i rischi che si corrono a lasciar fare ai populisti. Quello che ovviamente, lo si spera vivamente, possa accadere anche nel nostro Paese dove da troppo tempo l’assetto politico parlamentare è deciso dalla sola metà dell’elettorato.

Dalla Polonia viene dunque una lezione di cultura politica di cui dovrebbero fare tesoro tutti quelli che governano come se, davvero, avessero ricevuto un mandato pieno dall’intero corpo elettorale.

I polacchi nonostante i problemi resi ulteriormente infiammati dall’immigrazione a seguito della guerra in Ucraina non hanno premiato gli sciovinisti e gli antieuropei.

Se il risultato finale dovesse premiare il fronte filoeuropeo la destra italiana perderebbe il principato alleato in Europa.




UNITI PER ORTONA SPIEGA LA CRISI IN COMUNE

Incontro con i cittadini lungo corso Vittorio Emanuele

Ortona, 15 ottobre 2023. Un’opposizione solida, compatta, unita sui grandi temi di sviluppo della città. Anche oggi il gruppo Uniti per Ortona si è presentato con la forza e la coerenza di chi racconta con chiarezza il presente ed ha già pronto un progetto definito per il futuro.

Un pacchetto di proposte concrete che fino ad oggi ha trovato un solo ostacolo: l’immobilismo di una maggioranza litigiosa e povera di idee, che bada a mantenere inalterate le proprie rendite di posizione e non si cura minimamente delle necessità di un territorio che ha umiliato e impoverito a causa di una totale mancanza di iniziativa.

I consiglieri di opposizione Ilario Cocciola, Angelo Di Nardo, Franco Vanni, Gianluca Coletti, Simonetta Schiazza, Lucia Simona Rabottini, Antonio Sorgetti ed Italia Cocco hanno incontrato i cittadini nel corso di un evento pubblico che si è sviluppato lungo corso Vittorio Emanuele ad Ortona.

Volevamo fare il punto sulla situazione della città – spiegano i consiglieri – ribadire la quantità e la qualità del lavoro che abbiamo portato avanti nel corso di questi mesi. Perché non possiamo e non vogliamo essere confusi con il nulla rappresentato da chi amministra.

Fanno fatica persino a garantire il numero legale nella riunione di commissione, dove si dovrebbero approfondire i problemi del territorio da discutere poi in Consiglio. La figura del presidente dell’assemblea civica è diventata sostanzialmente merce di scambio, utile a garantire o equilibrare posizioni di potere, con uno svilimento totale della funzione di garanzia che le è propria.

Per questo abbiamo chiesto la revoca dell’incarico a Vincenzo Polidori. La giunta è monca, illegittima, e questo mette a rischio anche le poche e ordinarie deliberazioni assunte. È arrivato anche un richiamo formale, che ricorda come, al momento, non sia soddisfatto il requisito dell’equilibrio di genere. E il sindaco Castiglione non sa come muoversi, prigioniero di promesse che non è più capace di mantenere”.

La funzionalità degli organismi rappresentativi è garantita ormai solamente dall’impegno dei consiglieri di opposizione: sono loro di fatto a stabilire, attraverso continue proposte, l’agenda delle riunioni di Consiglio comunale, che con triste pervicacia la maggioranza si ostina a far fallire.

“Non vogliono riconoscere – dicono ancora i consiglieri di Uniti per Ortona – la loro totale incapacità di rapportarsi con il territorio, di venire incontro ad esigenze reali, come quelle del comparto agricolo devastato da una stagione anomala. Hanno detto che avrebbero varato un progetto complessivo solo per non dover accogliere la nostra proposta reiterata di un sostegno immediato e quindi più efficace. Non fanno scelte, non prendono decisioni: l’unico calcolo che riescono a fare è quello del numero legale, utile a far saltare ogni consiglio comunale in cui si trovano in difficoltà”.

Il risultato è una città con l’economia prosciugata che non ha saputo approfittare completamente neanche dell’importante opportunità offerta dai mesi estivi in cui la Costa dei trabocchi ha vissuto una stagione felice.

La soluzione possibile è evidente a tutti, persino al sindaco che continua a negarla – concludono i consiglieri – i cittadini devono poter tornare a scegliere, questa giunta deve tornare a casa e dare modo a chi vuole lavorare di impegnarsi per la città. I nostri progetti sono evidenti, trasparenti e concreti e, pur con sensibilità diverse, in questi mesi li abbiamo portati avanti con una visione comune di bene della città, con compattezza e coerenza. Non ci pare che Castiglione e la sua Giunta possano dire altrettanto”.

Foto: OrtonaNotizie




PRIMI PUNTI IN B1

Prestazione Super: le ragazze dell’Adriatica Press superano nettamente 3-0  il quotato sestetto del Santa Teresa di Riva

Teramo, 15 ottobre 2023. Con una prestazione da incorniciare, sia in attacco e soprattutto in difesa, l’Adriatica Press Futura Teramo spazza la corazzata Santa Teresa di Riva (Me), vincendo 3-0 davanti al numerosissimo pubblico biancorosso del Palascapriano che ha incitato Costantini e compagne per tutto l’arco dell’incontro.

Oggi, la squadra del Presidente Roberto Mazzagatti e del coach Luca Nanni ha dimostrato di poterci stare comodamente in questa categoria, cancellando lo scivolone di Fasano. Arrivano così i primi tre punti della nuova stagione, punti pesanti ottenuti grazie all’impegno di tutte che hanno svolto il proprio compito con intelligenza tattica e mostrato attaccamento alla maglia. Assente Monica Lestini ancora infortunata e Aurora Patriarca non al meglio della condizione che nel giorno del suo compleanno, auguri Aurora, si regala il primo successo in biancorosso.

Positivo esordio con la maglia della Futura, per la giovane del 2002 Chiara Capulli. Domenica prossima si torna in campo nuovamente nel Palascapriano per il derby d’Abruzzo con l’Altino (Ch).

Adriatica Press Futura Teramo 3

Vendramini, Ragnoli 14, Poli 19, Di Diego 2, La Brecciosa, Costantini 18, Patriarca, D’Egidio, Mazzagatti 8, Fanelli, Capulli 4, Ventura. All. Luca Nanni.

Santa Teresa di Riva (Me) 0

Bertasi 3, Spitaleri, De Luca, Bilardi 9, Quiligotti, Frazzica, Matrullo 8, Basile, Bonfitto, Nielsen 13, De Candia, Santoro, Murru, Bertiglia 12.

ARBITRI: Galano (Sorrento) e De Martino (Portici)

PARZIALI: 25-19: 25-23; 25-21




LA GUERRA MONDIALE A PEZZI entra in una fase nuova

PoliticaInsieme.com, 15 ottobre 2023.  La guerra mondiale a pezzi evocata da Papa Francesco, con ogni verosimiglianza, sta evolvendo ed entra in una fase nuova.

Finché restava tale i conflitti si risolvevano dentro enclave locali che, più o meno ampie, non riuscivano a trasmettere la loro onda d’urto ad altri scacchieri, cosicché le tensioni dell’una e dell’altra parte si potenziassero reciprocamente, fino a provocare una incontenibile reazione a catena che desse immediata evidenza appunto della dimensione mondiale della guerra. Senonché, in linea d’aria, solo poco più di duemila chilometri separano Kiev da Gerusalemme, una lotta di liberazione nel cuore dell’Europa da un altro devastante conflitto armato sulle sponde orientali del Mediterraneo. Fatti i debiti conti, non solo geografici, l’una e l’altra a due passi da casa nostra.

Il fatto è che l’ Europa – con il Mare Nostrum che, per l’ intero decorso delle sue coste dai Dardanelli alle Colonne d’Ercole, ne bagna i confini meridionali – appare inerme ed impotente nel momento in cui i conflitti in corso attestano come sia ancora lì, su quella sponda del Mediterraneo verso cui convergono i paesi arabi e l’antica Mesopotamia, il focolaio delle più gravi tensioni internazionali.

Siamo in presenza di due conflitti le cui aree di risonanza, a prescindere da protagonisti ed interpreti dell’uno e dell’altro, inevitabilmente si sovrappongono e generano una cascata di reazioni che possono recare conforto anche a soggetti che pure – ammesso che sia così – non hanno soffiato sul fuoco del conflitto israelo-palestinese perché l’incendio attecchisse. Putin, in modo particolare, anche senza muovere un dito trae vantaggio dall’attacco di Hamas ad Israele per la sua strategia di destabilizzazione e sovvertimento degli equilibri internazionali. E con lui la sfinge di Pechino.

È sempre più evidente che l’Ucraina non sia mai stata, di per sé, il vero obiettivo dell’ aggressione russa, bensì di fatto il pretesto di una strategia di più vasto raggio, che, per la verità, non si faticava a cogliere fin dal febbraio dello scorso anno. E, fin d’allora, su queste pagine se n’era parlato in quel senso.

D’accordo, il sogno neoimperialista della Grande Madre Russia, ma non è tutto qui. Le due grandi autocrazie orientali si sentono abbastanza forti da sfidare il mondo?

Non possono farne a meno se vogliono crescere?

Vogliono cogliere il momento di un Occidente debole e di un’ America incerta?

Oppure, è piuttosto vero il contrario?

Non è da escludere che la debolezza che temono sia la loro, le sfide interne che i loro regimi illiberali e dispotici devono vincere, in modo particolare Pechino. Anche Putin, ma in particolare il leader cinese sanno che se un paese cresce, matura una condizione di maggior benessere, supera la soglia di un’economia di mera sopravvivenza, matura inevitabilmente aspirazione di carattere sociale, di ordine civile, domande di libertà che non si possono contenere e, in un sistema di quel genere possono diventare esplosive.

Insomma, non è possibile, oltre un certo limite, tenere assieme uno sviluppo capitalistico, sia pure di ordine statale, ed una condizione di repressione dei diritti civili.

A maggior ragione se quest’ ultima è una precondizione strutturale di quello sviluppo. Insomma, sanno che alla fine le democrazie vincono perché sono sistemi aperti e la loro forza è la consapevolezza civile degli uomini liberi.

Tanto vale, dunque, rimettere in gioco l’intero quadro e giocare d’anticipo una partita che nessuno può vincere solo sul piano delle tecnologie o della produttività.

Domenico Galbiati




PAMELA D’AMICO TORNA SU RAI ISORADIO

Nuova edizione di Pamela Viaggia in Latin. Da lunedì 16 ottobre, dalle ore 00:30 su rai Isoradio

Chieti, 15 ottobre 2023. Dopo il successo della prima edizione, la cantante e conduttrice teatina Pamela D’Amico torna a raccontare su Rai Isoradio suoni, colori e tradizioni della cultura musicale latino-americana, iberica e caraibica, e delle connessioni tra gli artisti di questi territori e l’Italia. La trasmissione Pamela Viaggia in Latin torna nella notte tra lunedì 16 e martedì 17 ottobre, a partire dalle ore 00.30, sulle frequenze di Rai Isoradio.

Ospite della prima puntata il cantautore Sergio Cammariere, che racconterà il suo legame con il Brasile e l’America Latina.

Protagonista assoluta della trasmissione è la musica. La conduttrice e cantante di Chieti, Pamela D’Amico, intervisterà artisti latini di ieri e di oggi, che hanno scritto canzoni di grande successo internazionale. Particolare attenzione sarà riservata alla scena contemporanea.

Pamela Viaggia in Latin si conferma come il programma di riferimento per tutti gli artisti gli eventi latino-americani in Italia. Nelle prossime puntate ci saranno artisti internazionali come il cubano Alexander Abreu del gruppo Havana D’Primera.

Pamela viaggia in latin si può ascoltare su Rai Isoradio (FM 103.3), sul DAB e anche su RaiPlay Sound.




PERCHÉ C’È BISOGNO DI GIUSTI operatori di pace …

… e non di corrotti guerrafondai. Il Signore si aspetta che ci prepariamo a incontrarlo, ogni qualvolta ci chiama, in terra come in Cielo. In altri termini la festa è per giusti e operatori di pace e non per corrotti e guerrafondai.

di Rocco D’Ambrosio

Gloobalist.it, 14 ottobre 2023. Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti» (Mt 22, 1-14 – XXVIII TO/A).

In tempi di wedding planers, di matrimoni e feste organizzate fin nell’ultimo particolare, dà un po’ fastidio pensare a un re che, a un certo punto, scocciato dal rifiuto degli invitati, rivolga la sua attenzione ai primi che trova per strada, cattivi o buoni che siano. Saltano molti criteri. La cosa non la mandiamo giù, né la capiamo; soprattutto se poi, a fare questo, è il buon Dio nel Regno dei Cieli.

Ma dovremmo porci anche dalla parte del re, cioè del Signore Iddio. Egli non si deve esser sentito molto bene quando ha visto tutti i suoi invitati rifiutare l’invito a pranzo, per giunta all’ultimo momento. Sappiamo bene che la parabola, nel progetto di Matteo, era rivolta sostanzialmente agli ebrei, invitati a entrare nel regno di Gesù ma alcuni troppo occupati in altro e sprezzanti verso il re, cioè Dio Padre, tanto da uccidere i servi inviati, cioè i profeti. C’è sempre chi, viene invitato, ma ha altro da fare: vale nella vita quotidiana come in quella di fede.

Dobbiamo onestamente ammettere che spesso anche noi ci comportiamo come gli ebrei peggiori e non come i giusti di Israele. Siamo meno credenti autentici e più farisei, sacerdoti e dottori della legge: ci sentiamo al di sopra del Re, del padrone, del Signore, chiamiamolo come vogliamo. Ci riteniamo così importanti davanti a Dio da pensare di essere indispensabili per la sua opera. Il Battista rimprovera la nostra presunzione e superbia con quel monito che non dobbiamo assolutamente dimenticare: “non crediate di poter dire dentro di voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo” (Mt 3, 9).

Se Dio può far nascere suoi figli dalle pietre, se lui può rifare immediatamente la lista invitati, dobbiamo abbassare la testa e stare attenti ad accogliere i suoi inviti, specie quando ce li invia attraverso profeti vecchi e nuovi. Altrimenti perderemo la festa, in questa terra, come nell’al di là. Ammonisce Paolo: “Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio”. (1 Cor 6, 9-10).

E l’abito nuziale? Anche qui la storia è abbastanza seria. “Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. Sembrerebbe che il re non chieda molto, ma almeno un abito decente, da cerimonia, diremmo oggi. Gli studiosi ci ricordano che è importante ricordare le usanze orientali: gli ospiti invitati ai grandi banchetti facevano il bagno, si ungevano e vestivano un abito nuovo. In altri termini: il Signore si aspetta che ci prepariamo a incontrarlo, ogni qualvolta ci chiama, in terra come in Cielo. In altri termini la festa è per giusti e operatori di pace e non per corrotti e guerrafondai.

Ho sempre pensato – forse con troppa semplicità – che il Signore non ci chiede abiti di lusso o speciali o originali. Ognuno si mette il meglio che ha. Rischieremo di essere cacciati per questo? Penso proprio di no. Perché qualcosa di nuovo, di giusto, di autentico, lo portiamo addosso, cioè appartiene alla nostra vita. Ovvero ci siamo preparati a incontrarlo, portando qualche frutto di giustizia e di pace. Così come siamo, con tutti i nostri limiti e peccati. Con la nostra storia, in parte bella, in parte brutta. Così, sic et simpliciter, entreremo alla festa




IL CENTRO CHE NON C’È

di Domenico Galbiati

PoliticaInsieme.com, 14 ottobre 2023.

Non hanno avuto e non hanno torto coloro che, su queste pagine, da anni, vanno sostenendo che il problema del centro e dei moderati, così come viene tuttora concepito, è talmente mal posto da riuscire irrisolvibile, alla stregua di un groviglio inestricabile, che, non a caso, ogni giorno si fa e si disfa, aggiungendo nodo a nodo.

Anche qui, per non smarrire il filo d’ Arianna, è necessario rifarsi ai fondamentali della politica, cercare di cogliere dove sta il nocciolo della questione. Senza dimenticare che la politica, anche quando appare aleatoria e confusa, nasconde pur sempre un ordine interno che va compreso e da cui è necessario prendere le mosse.

Altrimenti, bene che vada, si parla sempre d’ altro.

Il punto nodale non è il centro, men che meno la sua collocazione nel sistema politico-istituzionale così com’è, ma piuttosto il sistema stesso, complessivamente inteso ed il baricentro di cui ha bisogno, cioè quell’ ancoraggio alla realtà del Paese che gli manca. Non ha senso pensare al centro come forza di interposizione tra due schieramenti che strutturalmente, per loro stessa natura, per la modalità che presiede alla loro formazione, sono necessariamente, per forza di cose, in perenne, pregiudiziale contrapposizione. Se pur nascesse questo supposto centro, la dinamica del sistema, destinata comunque a privilegiare le estreme, non cambierebbe.

Anziché uno schieramento contro l’altro, senza reciproca legittimazione, avremmo da una parte due attori e dall’ altra uno solo – salvo, all’ occasione, rovesciare lo schema – incaprettati nella stessa obbligata polarizzazione.

In sostanza, un siffatto centro, sia pure portatore di un’ intenzione moderatrice, altro non farebbe che essere attratto dall’ una o dall’ altra parte. Lo si vede addirittura fin d’ora, a cantiere ancora aperto. Il punto è un altro.

Non serve un centro che stia dentro l’attuale sistema di relazioni politiche ed istituzionali e, in tal modo, concorra a legittimarlo, per quanto allontani sempre più gli italiani dalle urne. Occorre, al contrario, una formazione politica che, senza inseguire etichette d’ altri tempi e senza pietire strapuntini da chi – qui sì di comune intesa – detiene le chiavi di un sistema elettorale di reciproca garanzia, sollevi, interagendo con la pubblica opinione ed i corpi intermedi della società civile, la necessità che l’ Italia sia sottratta al potere di ricatto dei due aggregati elettorali di destra e di sinistra e venga restituita agli italiani ed alla libera dialettica tra le forze politiche e culturali che appartengono al pluralismo di una società viva.

Un pluralismo che è una incomparabile ricchezza, eppure si vorrebbe coartare, in nome di un astratto principio di governabilità. Senonché la governabilità è funzione di una piena, libera, organica rappresentanza e non viceversa, come da troppo tempo si sta immaginando. Si tratta, insomma, di costruire le condizioni iniziali e poi le coordinate necessarie per dar corso a quel processo di “trasformazione” che rappresenta la chiave di volta suggerita dal Manifesto di INSIEME.

Per una rinascita democratica, contro quella polarizzazione che avvelena i pozzi del libero confronto politico, estremizza le culture che lo supportano, spinge verso la ideologizzazione del pensiero, ingessa il discorso pubblico privandolo di ogni spazio di elasticità dialettica, finisce per minare la stessa libertà.

Domenico Galbiati




ONE HEALTH AWARD prima giornata

Gli interventi Ministro della Salute Schillaci e del Cardinale Pizzaballa hanno impreziosito il primo giorno dell’evento sulla Salute Unica promosso dall’IZS di Teramo

Teramo, 14 ottobre 2023. Ha preso il via questa mattina all’Università di Teramo One Health Award 2023, l’evento promosso dall’IZS dell’Abruzzo e del Molise focalizzato quest’anno sul “Crocevia Mediterraneo”, con un convegno scientifico per i professionisti della salute nel corso del quale hanno relazionato, tra gli altri, Marc Allard della statunitense Food and Drug Administration e di Anna Teresa Palamara dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nel pomeriggio l’inaugurazione ufficiale con le parole del DG dell’IZS, Nicola D’Alterio, che ha sottolineato l’importanza della interdisciplinarità per la tutela della Salute Unica: “Il Mediterraneo è un laboratorio di One Health e non solo. Culla di culture e civiltà, luogo di incontro e di scontro tra popoli, ecosistema unico di ambienti diversi che si affacciano tutti sullo stesso mare”.

“In questo viaggio” – ha continuato il DG dell’Istituto – “scopriremo insieme peculiarità e pericoli del Mediterraneo, ma anche perché il Mare Nostrum può essere un perfetto esempio dell’importanza delle politiche sanitarie in ottica One Health”.

Sul palco è stato presentato One Health Journal, la rivista trimestrale dal taglio scientifico ma dal linguaggio divulgativo, nata nell’ambito di OHA, che per il primo numero può contare sul contributo di grandi firme: da Stefano Bertuzzi a Niko Romito, da Maurizio Martina a Valerio Rossi Albertini.

L’evento condotto dalla giornalista Rai Giorgia Cardinaletti è proseguito con l’atteso intervento del Ministro della Salute Orazio Schillaci che nella prolusione “Una sola salute, una strategia globale” ha posto l’accento sull’approccio globale, inclusivo e multidisciplinare della sanità: “La pandemia ci ha insegnato che i virus non hanno confini, soprattutto in un’epoca come questa segnata dai cambiamenti climatici. Il nostro Paese opera da sempre in ottica One Health: dal 1958, anno di istituzione del Ministero della Sanità, quando la medicina veterinaria è stata inserita a pieno titolo nella sanità italiana. La Salute Unica e planetaria deve diventare un principio universale e anche per questo abbiamo istituito da poco un Dipartimento One Health all’interno del Ministero”.

Dopo i saluti dei rappresentanti delle Istituzioni del territorio e delle Istituzioni sanitarie nazionali, il Cardinale Pierbattista Pizzaballa con il “Il cuore inquieto del Mediterraneo” ha raccontato Gerusalemme come: “microcosmo del Mediterraneo, crocevia di religioni che hanno convissuto in maniera alterna, con alti e bassi, ma che rappresenta comunque un punto di riferimento spirituale per guardare al senso più alto del vivere”.

Il Patriarca Latino di Gerusalemme si è soffermato anche sul fenomeno migratorio: “Un fenomeno globale che nel Mediterraneo è molto più visibile e molto più doloroso. Il Mediterraneo è un bacino di scambio di energia, ricchezza, persone. Il È la cartina al tornasole, quello che accade nel Mediterraneo è un segno di quello che sta accadendo nel mondo. Credo che sia importante guardare al Mediterraneo non solo come a un problema ma come all’inizio di un modello nuovo di civiltà, di umanità che è sempre più plurireligiosa e pluriculturale”.

La prima giornata di OHA ha fatto registrare anche la lectio magistralis del co-direttore del Centro di collaborazione dell’OMS per la sorveglianza della resistenza antimicrobica, John Stelling e si è conclusa con il concerto-evento “Planetario”: un viaggio nel cosmo con le note dei Deproducers e le narrazioni scientifiche dell’astrofisico Fabio Peri al Teatro Comunale di Teramo.

L’appuntamento con One Health Award continua domani, sabato 14 ottobre, al Teatro Comunale di Teramo a partire dalle ore 10. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito https://onehealthaward.it e sui canali Facebook, Instagram e Twitter di OHA.




OSMOCI AL SUPERMERCATO

Piattaforma di valutazione dei servizi dedicati alle biciclette e a chi le guida

Pescara, 14 ottobre 2023. L’osservatorio sulla mobilità ciclistica sbarca al Superstore SI di Via M.te Faito. Si tratta di un punto vendita  di recente costruzione presso cui è stato possibile affiggere il tagliando del progetto con il relativo QR code.  Nella città di Pescara la cosidetta GDO, la Grande Distribuzione Organizzata, ha un ambito di diffusione molto ampio, essendo rappresentata da ben 12 marchi che sono presenti con ben 37 sedi (uno dei marchi ne ha ben 13 e un’altro 8, facendo quindi oltre la metà dell’intero circuito commerciale urbano). Tali strutture, per obbligo normativo, sono dotate di ampi parcheggi, sicché il traffico che scaturisce dalla loro fruizione è prevalentemente automobilistico; ma più di una struttura riserva alcuni spazi per le biciclette che, seppur pochi, possono garantire alle due ruote una zona di posteggio dedicata.

OSMOCI prende corpo all’interno del Corso di Formazione post-universitario dell’Università degli Studi di Verona, e in particolare di perfezionamento e aggiornamento in: “Esperto promotore della mobilità ciclistica – EPMC“. Ideatore, curatore e referente del progetto è Giancarlo Odoardi. Tutte le informazioni sono reperibili sul sito: www.osmoci.it e sulla relativa pagina FB. Segui OSMOCI sul canale Telegram: https://t.me/OSMOCI

Giancarlo Odoardi – Ri-media.net – Direttore Editoriale – Web Content Editor




LA DORMITIO VIRGINIS  

Il capolavoro della fine  XIV secolo del Maestro Di Beffi da oggi al Munda

L’Aquila, 13 ottobre 2023. È arrivato oggi, venerdì 13 ottobre,  il capolavoro del Maestro di Beffi,  La Dormitio Virginis,   grande tavola eseguita a tempera su fondo oro realizzata da uno dei più grandi rappresentanti del Tardogotico abruzzese distintosi, alla fine del XIV secolo,   per  qualità grafica,  raffinatezza della tecnica esecutiva,  ricerca di  naturalismo e verità che apriranno la strada al primo Rinascimento.

La  Dormitio Virginis,  dalle notevoli dimensioni (153×255,5),  la  più importante fra le Nuove Acquisizioni in mostra al MuNDA   arriva  dopo essere stata sottoposta per mesi a restauro conservativo a cura della società cooperativa Coo.Be.c. di Spoleto.  Si completa, in questo modo,  l’esposizione dei cinque pezzi acquistati  fra il 2022 e 2023 scelti, dopo un’articolata  ricerca storico-artistica, per il loro specifico valore all’interno delle Collezioni del Museo e per l’importanza che ricoprono nell’arte abruzzese

La grande tavola del Maestro di Beffi, conosciuto anche per il famoso Trittico già presente nelle collezioni museali,  sarà visibile da sabato 14 ottobre al MuNDA  mentre dal martedì successivo i visitatori potranno dialogare con la restauratrice che ultimerà le  operazioni conservative illustrando le fasi finali dell’intervento, in un “cantiere a vista” fruibile dal pubblico dal martedì al venerdì durante gli orari di apertura del museo.

SCHEDA

AUTORE: Maestro di Beffi (Leonardo di Sabino da Teramo?)

DATA: Fine XIV secolo ca.

TECNICA: Tempera e oro su tavola

DIMENSIONI: 153×255,5 cm

Non si hanno notizie sull’originaria collocazione dell’opera. Si ipotizza che provenga dalla chiesa di San Francesco a Teramo e che il committente fosse Bernardo di Tommaso da Melatino, esponente di una delle famiglie più importanti della città, che rivestì numerosi incarichi politici  il cui palazzo sorgeva accanto alla chiesa.

Nel dipinto è raffigurato il trasporto del corpo della Vergine nella Valle di Giosafat. La Madonna è attorniata dagli apostoli tra i quali Giovanni Evangelista che tiene in mano la palma del Paradiso datagli, secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, dalla Vergine stessa poco prima del trapasso. Alle loro spalle tre angeli sorreggono gli strumenti necessari alle celebrazioni funebri: la navicella per l’incenso, i turiboli e il secchiello per l’acqua santa. Sulla destra Cristo che sorregge l’animula (anima) della Vergine intenta a mostrare la cintola a Tommaso. Inginocchiati ai lati del feretro alcuni santi francescani: Francesco e Ludovico da Tolosa e, probabilmente, Elisabetta e Antonio da Padova. In basso due episodi tratti dai vangeli apocrifi: l’Arcangelo Gabriele taglia le mani di Gefonia che aveva osato gettare a terra il feretro di Maria, e Ruben  a cui si seccano le mani per aver desiderato di fare lo stesso.

L’INTERVENTO DI RESTAURO

Al momento dell’acquisizione il dipinto presentava diversi danni superficiali quali graffi, abrasioni, consunzioni e ridipinture, con un imbrunimento generale della superficie pittorica dovuto all’alterazione di sostanze applicate nei precedenti interventi di restauro: vernici, consolidanti, stuccature e ridipinture.

Durante la complessa operazione di pulitura lo studio dei materiali non originali ha permesso di individuare due restauri, il primo dei quali più invasivo. Probabilmente riferibile alla fine dell’Ottocento, testimonia l’inserimento di due assi arbitrariamente dipinte per colmare la perdita di quelle originali. La composizione pittorica mancante venne quindi inventata, adeguandola cromaticamente ai colori alterati dell’opera. Il secondo restauro, databile grazie al confronto con la documentazione fotografica storica, è successivo al 1987.

La grande tavola della Dormitio Virginis è composta attualmente di undici assi di cui nove originali in legno di pioppo e due di castagno, risalenti all’integrazione tardo ottocentesca, che ha comportato anche l’apposizione sul retro di una griglia in legno di castagno per sostenere il tavolato nella nuova composizione, più corta dell’originale, e fatta aderire al tavolato scavandone la sede sulle assi originali, avvitate le parti e abbondantemente stuccate sia sul fronte che sul retro.

Il restauro ha interessato sia il fronte che il retro delle tavole, prevedendo la pulitura, il consolidamento e la riadesione di tutti i materiali costitutivi, la stuccatura e la reintegrazione pittorica con materiali reversibili e tecnica riconoscibile. Le fasi di restauro sono state supportate da indagini diagnostiche che hanno permesso l’approfondimento della conoscenza dei materiali e delle tecniche con cui l’opera è stata realizzata.

È stato riutilizzato lo stesso telaio con nuovo sistema di vincolo di tipo elastico, che consente di distribuire le tensioni e il peso su una serie di punti sufficienti a garantire la corretta “planarità” che oggi prevede una naturale convessità del dipinto.

Si è invece proceduto a rimuovere tutte le ridipinture eseguite sulle mancanze di pellicola pittorica delle assi originali con un recupero di porzioni dipinte originali.

Nella fase di ripresentazione estetica dell’opera le lacune sono state stuccate e reintegrate pittoricamente con colori ad acquerello con il metodo del tratteggio verticale, utilizzato per rendere riconoscibile l’intervento di restauro. Con tale metodo è stata anche ricostruita la mano dell’Arcangelo Michele che impugna la spada che era andata completamente perduta. La sua mancanza creava un vuoto troppo grande al centro dell’opera e si è deciso di ricostruirla. Con l’intento di riproporre una mano nello “stile” del Maestro di Beffi è stata presa a riferimento l’unica mano che presenta una posizione simile, quella di Sant’Ivo, figura presente all’estrema sinistra. La sua mano che tiene il rotolo è stata ricostruita virtualmente, ruotata, proporzionata alla grandezza dell’Arcangelo Michele e poi ricostruita con la tecnica del tratteggio




KÖRPER ON TOUR. Ottobre 2023

Francesco Marilungo – Stuporosa  24 e 25 ottobre 2023, ore 20:30 Teatro Out Off Danae Festival – Milano

Adriano Bolognino – Come Neve 22 ottobre, ore 21:30  Polo Museale di Santo Spirito  Flic – Festival Lanciano in Contemporanea

Lanciano, 13 ottobre 2023. Continua a ottobre la ricca circuitazione nazionale delle produzioni artistiche di Körper, Centro Nazionale di Produzione della Danza, fondato a Napoli nel  2003 da Gennaro Cimmino.

Si comincia con Francesco Marilungo, danzatore e coreografo di talento che lo scorso 9 ottobre ha portato in scena lo spettacolo Alexandros, al Festival LuminOsa di Milano, e che continua la tournée con Stuporosa, una performance evocativa sull’elaborazione del lutto e l’inevitabile manifestazione del dolore.

Dopo il debutto nazionale il 15 settembre a Short Theatre, il lavoro di Marilungo rientrerà nella programmazione milanese del Danae Festival il 24 e 25 ottobre al Teatro Out Off (ore 21:30). In Stuporosa, seguendo in maniera tangente il principio del pathos ideato da Roland Barthes, si percepisce la costante tensione verso una perdita di controllo, verso un’espressione parossistica del dolore che si sviluppa attraverso un codice coreografico comune.

Le cinque performer (Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini, Vera Di Lecce) cercano di recuperare un senso di collettività, una ritualità, di instaurare nuove forme di mutuo soccorso, sussurrando antiche formule magiche, rievocando danze tradizionali e cantando una ninna nanna salentina: la ninna nanna e il lamento diventano forme rituali strettamente connesse. Come la prima accompagna i bimbi dalla veglia al sonno, così la seconda permette di favorire il passaggio dal mondo dei vivi al mondo dei morti.

Fra gli artisti associati del Centro Körper figura anche Adriano Bolognino, danzatore napoletano vincitore nel 2022 del premio Danza&Danza come coreografo emergente. Dopo il debutto svedese di Samia al Kungsbacka Teater, sarà al Flic – Festival Lanciano In Contemporanea il 22 ottobre presso il Polo Museale di Santo Spirito (ore 21:30) con la performance Come Neve, una produzione Körper sofisticata e delicata che coinvolge e trasporta lo sguardo dello spettatore.

Il lavoro di Bolognino parte dall’immagine della neve osservata dagli occhi di un bambino e prosegue verso il ricordo e il senso di benessere, protezione e comunità che ne scaturisce. Prima di iniziare a lavorare con i corpi delle danzatrici (Rosaria Di Maro e Noemi Caricchia), crea un ambiente che rispecchi già l’idea della creazione, a cominciare dai loro abiti. Viene dunque coinvolto “Il club dell’uncinetto”, un gruppo di donne che, durante la pandemia, si è ritrovato per reinventarsi, riscoprendo un’arte e trasformandola in un nuovo lavoro.

Intrecciando questi elementi, lo spettatore viene invaso da una nevicata improvvisa di corpi in movimento, fermo in una serena contemplazione. Bolognino compone una coreografia come fosse uncinetto: una trama intricata eppure elegante, un intreccio consapevole che genera nuove forme. Costruire, cucire, ricucire, reinventare.

PRENOTAZIONI

Francesco Marilungo – Stuporosa

24 e 25 ottobre 2023, ore 20:30

Teatro Out Off | Danae Festival – Milano

Adriano Bolognino – Come Neve

22 ottobre, ore 21:30

Polo Museale di Santo Spirito

Flic – Festival Lanciano In Contemporanea – Lanciano (CH)

KÖRPER – CENTRO NAZIONALE DI PRODUZIONE DELLA DANZA

Körper continua la sua attività di produzione e valorizzazione dei nuovi linguaggi della danza contemporanea in Campania, in Italia e all’estero. Un progetto articolato non solo attraverso produzioni di spettacoli nei teatri, ma anche con residenze, incontri, in grado di mettere in relazione la scena contemporanea locale con quanto avviene a livello nazionale e internazionale.

Il riconoscimento del MIC a giugno 2022 come Centro Nazionale di Produzione della Danza arriva dopo 20 anni di attività e stimola il Centro a continuare a sostenere l’emersione dei giovani coreografi/e del territorio della Regione Campania, con uno sguardo aperto alle realtà artistiche internazionali.

Il Centro di Produzione Körper negli anni ha costruito  relazioni con realtà istituzionali e territoriali di produzione e diffusione della danza e delle arti, come il Teatro Pubblico Campano, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli – MANN, l’Accademia delle Belle Arti, il Centro di Produzione Teatrale Casa del Contemporaneo, il Teatro Nazionale di Napoli, il Liceo Coreutico Palizzi con le quali  è in costante dialogo, ampliando così la propria proposta di programmazione nei luoghi delle partnership.

STUPOROSA

regia e coreografia Francesco Marilungo

con Alice Raffaelli, Barbara Novati, Roberta Racis, Francesca Linnea Ugolini, Vera Di Lecce

musica e vocal coaching Vera Di Lecce

spazio e luci Gianni Staropoli

costumi Lessico Familiare

foto e video Luca del Pia

produzione Körper  | Centro Nazionale di Produzione della Danza

co-produzione Fabbrica Europa

con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia

con il supporto di Short Theatre Festival, Fuori Programma Festival, Teatro Akropolis &  Dracma Teatro – Progetto CURA, Did Studio, Base Milano, Qenhun

COME NEVE

coreografia Adriano Bolognino

danzano Rosaria Di Maro e Noemi Caricchia

co-produzione Körper – Centro Nazionale di Produzione della Danza / Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza – Festival Danza in Rete

con il sostegno di Orsolina28, Nitja Senter samtidskunst, Italian Institute of Culture in Oslo, and the Italian Embassy in Norway

musiche Olafur Arnalds/Josin

costumi Club dell’uncinetto, Napoli

revisione testi Rosa Coppola

Sì ringraziano C.A.M. Museum, Francesco Aurisicchio Photographer, Mirko Ingrao

“con il supporto di KOMM TANZ/PASSO NORD progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto”




SONDAGGIO ISRAELE: stragrande maggioranza contro Netanyahu

Liberamente ripreso e tradotto da The Jerusalem Post

Politicainsieme.it, 13 ottobre 2023. Quattro ebrei israeliani su cinque ritengono che il governo e il primo ministro Benjamin Netanyahu siano responsabili dell’infiltrazione di massa dei terroristi di Hamas e del massacro del sud di Israele, secondo un nuovo sondaggio del Dialog Center pubblicato giovedì.

La stragrande maggioranza, l’86% degli intervistati, compreso il 79% dei sostenitori della coalizione di governo, ritiene che l’attacco a sorpresa da Gaza sia un fallimento della leadership del Paese, mentre uno sconcertante 92% ritiene che la guerra sia causa di ansia.

Quasi tutti gli intervistati (94%) ritengono che il governo sia responsabile della mancanza di preparazione in materia di sicurezza che ha portato all’assalto al Sud, con oltre il 75% che ritiene che la maggior parte della responsabilità sia, dunque, del governo.

L’indagine ha anche rilevato che la maggioranza degli intervistati ritiene che Netanyahu dovrebbe dimettersi dopo la conclusione dell’operazione Scudi di ferro.

Inoltre, la maggior parte degli intervistati ha sottolineato di non avere fiducia nel fatto che il governo guiderà la guerra a Gaza, sebbene il sondaggio si sia svolto prima che l’ex ministro della Difesa Benny Gantz si unisse a un governo di unità di emergenza mercoledì sera.




CAMMINA NATURA anche in Abruzzo

Giornate nazionali delle guide ambientali escursionistiche il 14 e 15 ottobre 2023

Roma 12 ottobre 2023. L’Abruzzo partecipa alla quinta edizione di Cammina Natura: due giorni di visite ed escursioni guidate totalmente gratuite in tutta Italia, iniziativa promossa da AIGAE-Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche per far conoscere, attraverso passeggiate accessibili a tutta la cittadinanza, borghi rurali, parchi nazionali, sentieri nei boschi da tutelare e aree archeologiche meno conosciute. Con il Patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), Touring Club Italiano, Legambiente, Pefc Italia e Trip&Trek (l’App per amanti delle escursioni).

Il 14 ottobre si percorrerà il sentiero dei Selciatori di Alfedena con la guida Daniela Sales, per una passeggiata tematica sui sentieri un tempo percorsi dai selciatori d’Abruzzo, il cui duro lavoro ed eccellenza artigiana hanno contribuito alla storia di Roma.

“Con questa iniziativa invitiamo a tornare a camminare insieme per rimettere al centro la natura, l’ambiente, la cultura nell’ottica di un ecoturismo culturale sostenibile e rigenerante anche per il corpo umano” – dichiara Guglielmo Ruggiero, Presidente nazionale AIGAE.

AIGAE è attiva dal 1992, circa 150mila escursioni l’anno e 20 coordinamenti territoriali, oltre 3500 guide associate in tutta Italia, fra cui 783 Guide Parco, 650 anche accompagnatrici turistiche, 55 Guide speleologiche e 17 Guide vulcanologiche.

Aigae è componente dell’Osservatorio Nazionale Turismo Verde, del COLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali), di Federparchi ed è partner di numerose aree protette.




SAN MICHELE ARCANGELO protettore dei poliziotti italiani

di Don Marcello Stanzione

IlNuovoArengario.it, 12 Ottobre 2023. L’Arcangelo San Michele è patrono di molte categorie di persone e di lavoratori e tra questi anche, dal 1949, degli agenti di Polizia in Italia. Numerosi sono i patronati della figura dell’Arcangelo tutti, in qualche modo più o meno pertinente, legati all’attività di Michele come combattente per il bene: gli spadaccini, i doratori (perché generalmente rappresentato con corazza dorata; i commercianti (per il fatto che a livello iconografico Michele usa la bilancia per pesare le anime), e anche di tutti i mestieri che si servono della bilancia; in Italia è, inoltre, patrono anche dei radiologi.

Nel 1949 il Santo Padre Pio XII proclamava san Michele Arcangelo patrono della Pubblica Sicurezza e della Polizia italiana con la bolla Providentissimi Dei est. La bolla del Papa mette in evidenza che San Michele esprime e manifesta la potenza di Dio. Egli è il santo che difende e protegge. Anzitutto difende il genere umano rappresentato da Adamo ed Eva quando Dio caccia dal Paradiso terrestre Satana e lo condanna all’Inferno secondo il racconto del testo genesiaco. Inoltre, l’Arcangelo protegge la Donna vestita di sole di cui parla l’Apocalisse e che rappresenta la Chiesa nella sua lotta contro il male e l’errore e dalle insidie del Principe delle tenebre.

Anche la città terrena degli uomini avverte il bisogno di sicurezza, ordine e giustizia. Dice il Papa Pio XII: “nulla di strano quindi, che coloro che in Italia sono preposti alla pubblica sicurezza, considerando attentamente il grave e severo compito delle forze di Polizia per il bene comune e l’interesse dei cittadini, e preoccupati soprattutto della loro tutela fisica e spirituale, abbiano avuto sempre presso Dio San Michele Arcangelo come Patrono nel controllo della sicurezza pubblica”.

Preghiera del poliziotto a S. Michele

Michele Arcangelo nostro celeste Patrono,

che hai vinto gli spiriti ribelli

– nemici della verità e della Giustizia –

rendi forti e generosi, nella reverenza e

nell’adesione alla legge del Signore,

quanti la Patria ha chiamato

ad assicurare tra i suoi cittadini

concordia, onestà e pace affinché

– nel rispetto di ogni legge –

sia alimentato lo spirito

di umana fraternità.

Per questo, imploriamo dal tuo patrocinio

rettitudine alle nostre menti,

vigore ai nostri voleri, onestà ai nostri

affetti per la serenità delle nostre case

e per la dignità della nostra terra.

Amen.

San Michele Arcangelo, protettore dei poliziotti italiani – Il Nuovo Arengario




I CRISTIANI E LA GUERRA TRA HAMAS E ISRAELE

Politicainsieme.com, 12 ottobre 2023. Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha invitato a nome di tutti gli Ordinari di Terra Santa ad una giornata di digiuno e di preghiera per la pace e la riconciliazione per martedì 17 ottobre. Il Patriarca ha auspicato l’organizzazione di momenti di preghiera con adorazione eucaristica e con il rosario alla Vergine Santissima.

“È questo il modo – ha detto il Cardinale – in cui ci ritroviamo tutti riuniti, nonostante tutto, e incontraci nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione. Il dolore e lo sgomento per quanto sta accadendo sono grandi. Ancora una volta ci ritroviamo nel mezzo di una crisi politica e militare. Siamo stati improvvisamente catapultati in un mare di violenza inaudita. L’odio, che purtroppo già sperimentiamo da troppo tempo, aumenterà ancora di più, e la spirale di violenza che ne consegue e creerà altra distruzione. Tutto sembra parlare di morte”.

“In questo momento di dolore e di sgomento – ha concluso il Patriarca Pizzaballa – non vogliamo restare inermi. E non possiamo lasciare che la morte e i suoi pungiglioni siano la sola parola da udire”.

L’intervento del Cardinale Pizzaballa è giunto quasi in contemporanea con una dichiarazione dell’Ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede che ha ribadito le critiche rivolte alla presa di posizione dei patriarchi delle chiese cristiane di Gerusalemme a proposito della quale ha parlato ” immorale ambiguità.

Nel documento dei patriarchi cristiani veniva tra l’altro detto: Siamo solidali con i popoli di questa regione, che stanno sopportando le conseguenze devastanti dei continui combattimenti. La nostra fede, che si basa sugli insegnamenti di Gesù Cristo, ci obbliga a sostenere la cessazione di tutte le azioni violente e militari che danneggiano sia i civili palestinesi che quelli israeliani.

Infine, i leader delle chiese cristiane di Gerusalemme hanno espresso la loro ferma condanna  “per qualsiasi atto diretto contro i civili, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia o fede. Tali azioni vanno contro i principi fondamentali dell’umanità e gli insegnamenti di Cristo”.




AL MAXXI L’AQUILA

Continuano gli eventi di public program. Venerdì 13 ottobre presentazione di L’Italia prima di Roma: sulle tracce degli antichi popoli italici di Paolo Giulierini

L’Aquila, 11 ottobre 2023. Continuano a Palazzo Ardinghelli gli appuntamenti editoriali del Public Program, il programma di approfondimento culturale del MAXXI L’Aquila. Prossimo appuntamento venerdì 13 ottobre alle 18.00 con la presentazione del libro, L’Italia prima di Roma: sulle tracce degli antichi popoli italici, edito da Rizzoli, di Paolo Giulierini, dal 2015 alla direzione del Museo archeologico nazionale di Napoli, riconosciuto da Artribune come “Miglior direttore di museo” nel 2018.

L’incontro si terrà nella Sala Polifunzionale del Museo e vedrà l’autore in dialogo con Vladimiro Placidi, operatore culturale aquilano ed ex assessore comunale con delega alla Ricostruzione dei Beni culturali. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

L’appuntamento offrirà l’occasione per compiere un affascinante viaggio attraverso la complessità della storia del nostro Paese, per ricordarne le sue bellezze e la ricchezza dei popoli che lo  hanno abitato in tempi remoti, e che ancora oggi ci parlano attraverso la toponomastica, i monumenti, i reperti archeologici, le tradizioni etnografiche, persino le abitudini alimentari e culinarie. Tanto del nostro quotidiano racconta infatti la storia di popoli antichi che a partire dall’Età del ferro si sono frequentati, confrontati, scontrati nei nostri luoghi ben prima dell’avvento di Roma.

Con la competenza dell’esperto e il passo avvincente del divulgatore, Paolo Giulierini con l’aiuto di Vladimiro Placidi disegnerà i ritratti dei popoli Italici e ne approfondirà il rapporto con il territorio, le modalità insediative, la religione, la lingua e la scrittura, senza tralasciare il fondamentale incontro con i Romani e quello che ne è seguito.

L’appuntamento si somma alle attività della settimana del Museo: giovedì 12 e venerdì 13 ottobre al via la prima sessione autunnale del Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento MAXXI A[R]T WORK con i ragazzi delle scuole superiori mentre, nella mattinata del 12, alcune scolaresche delle scuole secondarie di primo grado della città scopriranno con delle visite guidate la mostra Marisa Merz Shilpa Gupta visibileinvisibile.




IL CULTO DI SAN DONATO NELLA VALLE PELIGNA

I centri cultuali e “l’Urazione de sante Denàte” a Cansano

[Pubblicato in “rivista abruzzese”, a. Xxxv, n°1, lanciano (ch) 1982, pp.59-62.]

di Franco Cercone

Fra i canti religiosi popolari che da qualche tempo vado raccogliendo nell’area peligna ve n’è uno, particolarmente interessante, che ho registrato dalla viva voce della Sig.ra Di Giacomo Maria Govanna, contadina di anni 75, dimorante a Cansano (Aq.). Si tratta de l’uraziòne de sante Denàte, la cui importanza non tanto è costituita dalle varianti che esso presenta rispetto alle versioni registrate dal Lupinetti e dalla Nobilio[1], quanto invece da alcune considerazioni di carattere socioeconomico inerenti alle funzioni del culto e di cui anche altre informatrici intervistate sono apparse ben
consapevoli. II «male di S. Donato» o epilessia, lungi dal collocarsi così su un piano metastorico come «mal di luna» o malattia misteriosa, legata a circostanze della nascita e via dicendo, si è rivelato invece come male sociale e «storico», legato a particolari condizioni ambientali ed alimentari che, almeno per l’area peligna, in passato sono risultate determinanti.

La prima parte di questo breve studio che, diciamolo subito, non ha alcuna pretesa di considerarsi esauriente, è rivolta tuttavia agli aspetti filologico-letterari die scaturiscono dal testo dell’uraziòne di Cansano, salvata dall’opera distruttrice cui negli ultimi tempi l’ha condannata il Clero locale[2].

Essa veniva cantata fino a qualche tempo fa dalle poche vecchie superstiti durante la processione in onore di S. Donato, che continua a svolgersi tuttavia nel mese di settembre partendo dalla chiesetta settecentesca sita nella periferia di Cansano. Il S. Donato di cui parliamo fu vescovo di Arezzo ed il suo dies natalis cade il 7 agosto, per aver subito proprio in tale giorno il martirio sotto l’imperatore Giuliano intorno al 360-363 d. C.

La specificazione si rende necessaria poiché nel Martirologio Romano sono annoverati ben altri 17 santi con tale nome ed il Nostro viene confuso soprattutto con S. Donato di Fiesole, anch’egli vescovo, di origine irlandese, vissuto intorno al IX sec. ed il cui dies natalis cade invece il 30 settembre[3].

Se scorriamo le antiche Bolle corografiche della Diocesi di Valva e Sulmona, si resta perplessi nel constatare l’assenza di chiese dedicate a tale Santo, eccezion fatta per Ofena, dato che la Bolla di Innocenzo II (1138) menziona in tale località fra le altre quella dedicata a S. Donato[4]. Si ha notizia dal Pansa, inoltre, che per meriti insigni Sulmona aveva concesso allo storico Emilio De Matteis la cappella di S. Donato, sita nella chiesa di S. Agostino, dove appunto fu tumulato nel 1681[5].

Non sappiamo però con sicurezza se tale cappella sia coeva o successiva alla chiesa degli
Agostiniani[6].

L’unico centro cultuale peligno, che per il concorso di devoti assume grande rilevanza, è il santuario di S. Donato a Castel di Ieri, centro agricolo della valle Subequana, denominato castellum Ildegerii nelle Bolle corografiche citate.

Qui il 3 settembre affluiscono molte compagnie di devoti da ogni parte d’Abruzzo ed accompagnati dai congiunti non mancano gli epilettici o, come si dice anche, coloro che sono affetti dal cosiddetto male de S. Donate e che il Santo ha appunto potere di guarire.

Si tratta però di un ignoto martire, e ciò è singolare, sepolto in una fossa comune nelle catacombe di S. Ponzano a Roma, i cui resti furono donati – donde il nome Donato con cui il martire stesso fu ribattezzato dall’ Universitas di Castel di Ieri – dalla S. Sede alla chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta[7].

Tale donazione fu effettuata nell’ottava di Pasqua del 1753, sotto il governo del vescovo Carlo De Ciocchis e pertanto l’ignoto martire è venuto ad ingrossare la lista dei Santi che sotto tale nome sono menzionati nel Martirologio Romano[8]. Ma torniamo all’urazione di Cansano, che dopo Castel di Ieri si presenta come il maggior centro cultuale peligno.

Il testo dell’uruzione viene riprodotto fedelmente come è stato scritto dalla informatrice di Cansano su due pagine di un quaderno scolastico e di esso è stata inviata copia fotostatica alla redazione della Rivista Abruzzese. La trascrizione musicale è opera del Maestro Benedetto Bianchi, noto musicologo sulmonese, che in tale sede ringrazio vivamente. Mi sembra opportuno sottolineare che il testo è strutturato in quartine per lo più di versi dodecasillabi (secondo il cosiddetto orologio della passione), per cui si hanno 24 quartine che sono chiuse in tale circostanza dalla venticinquesima in onore della SS. Annunziata.

Urazione de S. Dettate, 25 anne a gliu letto melate, “scritto a mento” da Di Giacomo Maria Donata, anni 75, Cansano.

Perza  la forza mia  e perza lungegno
questa è la morte che mi vè a cità
ognuno me la vete da questo regno
perza la forza mia e perza lungegno

Agli due mi sintì chiamare
sentì una  grosse voce al’improviso
erano gli miei compagni guali guali

e agli due mi sentì chiamare

Agli tre veddi  chi mi a visto

vedde la cascia della mia gioventù

gli maestri che laveva fatto ben provista

agli tre veddi chi mi ha visto

Agli quattro mi sentì feruto

misericordia cerca dal mio petto

la lingua mi diceva aiuto aiuto

agli quattro mi sentì feruto

Agli cinque mera misso a letto
ma tutti me lo dicevano non digione
gli occhi mi piancevano con molto affetto
e agli cinque mera misso a letto

Agli sei mi valse confessare
cercare perdono a quella mamma mia

questo viaggio ognuno gli abbiamo da fare
e agli sei mi volse confessare

Agli sette la bella sapienza
la lingua mi cercava la comione
Dio te  la pozzo dare a salivamiento
agli sette la bella sapienza

Agli otto con molte persone
minevano in casa mia a visitare
ognuno se la contava la sua raggione
agli otto mi volse confessare

Agli nove mi posa annegare
dentro la casa mia una gran tempesta

nessun aiuto mi prodasti dare

agli nove mi posa annegare

Agli dieci voglio far prodesto

guarda la faccia mia pare una masca

o mamma hanno finosto le negri vesti
agli dieci voglio far prodesto

Agli undici mi sente sconfidato
o spiziale mio fatto alento
guarda il puzo mio quanto a mancato
agli undici mi sento sconfidato

Agli dodici veddi gli miei parenti
venivano in casa mia a visitare
ognuno la contava la definrenza
agli dodici veddi gli miei parenti

Agli tredici voglio domantare
quello che porta la comunione
me la potesse l’anima salvare
agli tredici voglio domantare

Agli quattorci la madra pietosa
le vedde le negri veste ricomprare
questo servano pe rivestire lo sposo
agli quattorci la madra pietosa

Agli quintici la mia sorella scapelata
venne a gliu letto a farmi la croce
quest’anima ti sia raccomantata
agli quintici la mia sorella scapelata

Agli sedici mi rivolto agli angeli
senti le truppe e le campane sonare
o mamma hanno fenito i dolci canti
agli sedici mi rivolto agli angeli

Le veddi comprare le bianche torte[9]per stu corpo morto
fateci un dono che dovete fare
agli diciassette le vedde comprare

Sentì una grossa voce
erano gli miei compagni gualuva  gualuva
portavano le crilante  delle rose
agli diciatto sentì una grossa voce

Agli diciannove la madre si acosta

ci si acosta con una carta scritta
di pegno non si potevano per il ghiostro
agli diciannove la madre si acosta

Agli vente abbiamo arrivato al posto
sono arrivato a questo lugno santo

ditelo per me un paternostro
agli vente abbiamo arrivato al posto

Agli ventuno gliu ficiuolo si canta
le campanelle suonano nalta voce
o mamma hanno fenito gli dolci canti
agli ventuno gliu ficiuol si canta

Agli venteddu la madresi acosta
ci si acosta con una carta scritta
di pegno non poteva per l’ighiostro
agli venteddu la madre si accosta

Agli ventetrè fu morto e settirato
unanima non si trovava per la terra
piancete amori miei parenti e frati
ai ventetrè  fu  morto e  settirato

Agli ventequattre si apri la sepeltura
guarda la faccia mia pare d’acciaio
o mamma  hanno fenito  le miei fegure
agli ventequattre si apre la sepoltura

Agli venticinque fu la gloriosa

il giorno ella santissima Nunziata

la Madonna fu la cara sposa
per tutto il monto fu santificata

Le quartine seguono come si vede, per quanto concerne la rima, lo schema a/b/a/a che risulta simile a quello della versione registrata dal Lupinetti, mentre da quest’ultima si discosta quella della Nobilio. Un cenno a parte meritano i primi due versi dell’Urazione di Cansano. Nelle due versioni suddette essi si rinvengono infatti separati ed inseriti in quartine diverse (Nobilio), mentre nella versione del Lupinetti compare solo il primo verso, che è lo stesso con cui inizia un canto raccolto dal Salomone-Marino: “Persi la mente mia, persi lu necgnu”, uno dei dieci che ricorda il Vespro Siciliano[10].


[1] Cfr. P. Donatangelo Lupinetti, “Castiglione Messer Raimondo e il suo tesoro”, p. 112 sgg., L’Aquila 1963; E. Nobilio, “Vita tradizionale dei contadini abruzzesi nel territorio di Penne”, p. 192 sgg., Firenze 1962. La bibliografia sull’argomento è assai vasta, anche se per l’area abruzzese resta fondamentale un lavoro di Emiliano Giancristofaro dal titolo “Il male sacro in Abruzzo”, apparso nella «Rivista abruzzese», n. 4, 1967, p. 3 sgg. Vedasi anche AA. VV., “Mal di luna. Folli, indemoniati, lupi mannari: malattie nervose e mentali nella tradizione popolare, p. 28 sgg., Roma, Newton Compton, 1981, introduzione di A. Di Nola (lo studio su «II male di S. Donato» è opera di G. Lutzenkirchen).

[2] Io non so fino a che punto si possa parlare per altre aree, come per es. quella marsicana, di «feste popolari cattoliche», poiché non sono un «teorico». Per quanto concerne quella peligna, l’osservazione diretta mi ha fatto constatare purtroppo che i termini «popolare» e «cattolico» risultano spesso inconciliabili e l’azione omologante della liturgia cattolica, trova proprio nei vescovi i suoi più tenaci assertori. Chi ne ha voglia, può consultare al riguardo ciò che il vescovo di Valva e Sulmona, F. Amadio, sosteneva nel «Bollettino Diocesano» (n. 6, nov. 1973): «Per una rinnovata celebrazione delle feste religiose popolari».

[3]  Cfr. P. Bargellini, Mille Santi del giorno, p. 440; Firenze 1978.

[4]  N. F. Faraglia, “Codice Diplomatico Sulmonese”, Doc. XXXIII, Lanciano 1888.

[5] G. Pansa, “Emilio De Matteis. L’opera sua e i cronisti sulmonesi”, in “Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte”, fasc. II, 1897, p. 147 sgg.

[6]  II Sac. A. Leombruno, in un opuscolo dal titolo “San Donato Vescovo e Martire nella storia e nella tradizione popolare” (Sulmona 1960) sottolinea che tale cappella è sorta contemporaneamente alla chiesa di S. Agostino. Fondata verso la fine del sec. XIII, quest’ultima fu distrutta dal terribile terremoto che devastò Sulmona il 3 nov. 1706. Si salvò la sola
facciata che fu infissa nel 1883 nella chiesa di S. Filippo Neri, sita in Piazza Garibaldi. Un’altra chiesa dedicata a S. Donato, ma orami diruta, sorgeva a Goriano Sicoli e di essa dà qualche notizia lo stesso Leombruno (ivi, p. 34).

[7] Importante è anche la festa che si svolge a Castel del Monte il 6 e 7 agosto nella chiesetta di S. Donato sita fuori il paese che, pur appartenendo alla Diocesi di Valva e Sulmona, è tuttavia in area vestina.

[8] Cfr. anche A. Leombruno, ivi, p. 20.

[9] Data la struttura del canto, le strofe 17 e 18 hanno una diversa impostazione, confermatami del resto dalla Sig.ra Carmela Di Giacomo, di Cansano, casalinga, di anni 62: «Agli diciassette le vedde comprare / le bianche torte pe stu corpo morto / fateci un dono che dovete fare / agli diciassette le vedde comprare. Agli diciotto senti una grossa voce / erano
gli miei compagni gualuva gualuva / portavano le crilante delle rose / agli diciotto senti una grossa voce».

[10] Cfr. F. Napoli, “Storia della Città di Mazara”, p. 61, Mazara 1932, rist. anast. Bologna, Forni, 1974.




A CHI (NON) GIOVA

PoliticaInsieme.com, 11 ottobre 2023. Negli anni del terrorismo, in casa nostra ricorreva una domanda – per la verità, impropria – che nell’interpretazione di molti avrebbe dovuto dar conto degli eventi criminali e luttuosi che ferivano l’Italia.

A chi giova ?: questa la domanda cui ci si rivolgeva come ad una sorta di oracolo capace di svelare l’arcano.

In effetti, la domanda era manipolabile e, all’occorrenza, manipolata per offrire un presunto supporto di attendibilità a convincimenti dissonanti che gli uni o gli altri intendevano accreditare, circa la lettura di quel drammatico momento della vita del Paese, le cause e le con-cause prossime e remote del fenomeno terroristico.

In realtà, la domanda, comunque e chiunque la ponesse, era retorica, a sostegno di una tesi precostituita e, per lo più, fondata su un presupposto ideologico. Del resto, chiedersi a chi giova? significava riconoscere alle gesta dei terroristi una patente di razionalità che mancava del tutto, per quanto le loro azioni non fossero casuali e rispondessero ad un disegno perverso.

Ora siamo investiti dal terrorismo internazionale e, si può dire, di Stato. Di fronte ai lutti dell’Ucraina o del conflitto israelo-palestinese – dall’una e dall’altra parte – porre una simile domanda non è possibile. Sarebbe offensivo per una sofferenza senza ragione e senza limiti.

La violenza non conviene a nessuno e ferisce tutti, anche coloro che la promuovono, i popoli di cui costoro si fanno scudo, pretendendo di difenderne le ragioni, in effetti, tradendone l’anima. Come non si può confondere il popolo russo con Putin, non si può confondere il popolo palestinese con Hamas. E speriamo di non dover dire che si possa confondere il popolo israeliano, il popolo ebreo, con Netanyahu.

La violenza giova solo a chi coltiva un disegno distruttivo, un sovvertimento degli equilibri e delle regole più elementari della convivenza civile. Per dominare o per nascondere la propria debolezza nelle pieghe di un tormento.

A chi (non) giova – Politica Insieme




RITROVARSI PER NON PERDERSI …

… ascoltando le connessioni dell’animo. Nasce così nel Comune di Cortino l’Associazione Spazi Ritrovati Alto Tordino

Cortino, 10 ottobre 2023. Valorizzazione turistica del territorio, delle sue risorse e dei suoi prodotti: nasce con questi obiettivi l’Associazione Spazi Ritrovati Alto Tordino.

Ed è così che le volontà di undici amici si sono fuse in una progettualità comune e condivisa. La voglia di operare insieme già sperimentata negli ultimi due anni attraverso gli Spazi Ritrovati nella Laga Teramana ha spinto i soci fondatori a dare un segno tangibile di fiducia a questa suggestiva vallata.

“I componenti di Spazi Ritrovati Alto Tordino vogliono promuovere iniziative di aggregazione sociale e di promozione turistica – commenta Annarita Di Domenico, presidente della neonata associazione – così da riappropriarsi di ciò che gli eventi degli ultimi decenni hanno inesorabilmente sottratto al territorio. Come? Mettendo a disposizione tempo, energie, competenze e passione in un progetto di promozione territoriale e di marketing turistico dell’intero territorio”.

L’inserimento nei contesti associativi, istituzionali e culturali già operanti nel Comune di Cortino e nei comuni limitrofi sarà il primo passo da compiere, generando coinvolgimenti sempre nuovi e continui negli anni.




IL RINNOVO DEL GLIFOSATO

Un rischio certo per la salute dei cittadini e dell’ambiente

Roma, 10 ottobre 2023. Per tutelare la salute dei cittadini italiani e dell’ambiente, sull’erbicida deve vigere il principio di precauzione. Il Governo italiano prenda una posizione contraria al rinnovo per altri dieci anni proposto dalla Commissione UE

Il 12 e 13 ottobre tutti gli Stati membri saranno chiamati a votare sulla proposta della Commissione europea di prorogare l’autorizzazione del glifosato per altri 10 anni. L’attuale autorizzazione, infatti, scade il 15 dicembre e affinché il diserbante possa continuare ad essere utilizzato è necessario un voto favorevole della maggioranza del Consiglio dell’UE.

Alcuni Stati Membri hanno già apertamente dichiarato il loro voto. La posizione italiana è emersa, seppur ancora in forma non chiara durante il “question time” del 6 ottobre alla Camera dei deputati quando il Sottosegretario al Ministero della Salute, Marcello Gemmato, ha risposto ad una interpellanza urgente sulla posizione che assumerà il nostro Paese nel Consiglio UE dichiarando che l’Italia “potrebbe” votare a favore del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato per altri 10 anni.

Questa posizione, così come quella della proposta Europea, è inconcepibile e contraria ai principi su cui si fonda la legislazione europea in tema di tutela della salute e dell’ambiente. Numerosi studi scientifici dimostrano infatti come l’erbicida più utilizzato in Europa potrebbe provocare disturbi oncologici e aumentare l’insorgenza di patologie dello spettro autistico, oltre ad essere accertato il suo effetto di interferenza endocrina sugli esseri umani e il suo impatto sugli organismi degli ecosistemi acquatici. Studi che non sono stati considerati o adeguatamente valutati dalle Agenzie europee (ECHA e EFSA) nella loro valutazione del rischio. Inoltre, il consorzio europeo PAN (Pesticide Action Network Europa) ha portato in tribunale la Bayer per non aver presentato la giusta documentazione nella richiesta di approvazione all’utilizzo del glifosato. Nel suo esposto presso la procura di Vienna, si sottolinea che la più importante azienda produttrice di glifosato, quando ha chiesto il rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida nel mercato europeo, non ha presentato e sottoposto a valutazione uno studio, secondo il quale l’erbicida può  causare forme di disturbi neurologici – nello specifico autismo –, condotto su  un campione importante di bambini.

Molti studi dimostrano che il glifosato è una sostanza ad elevata tossicità ambientale capace di alterare la funzionalità degli ecosistemi e degli habitat naturali e ridurre drasticamente la biodiversità.  Trattandosi di un erbicida totale, usato come alternativa a pratiche agricole generalmente considerate sostenibili, come rotazioni, consociazioni e lavorazioni meccaniche, ogni ulteriore proroga è in contrasto con quanto indicato dalle Strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030, che chiedono di puntare sulla sostenibilità ambientale dell’intero settore agroalimentare, tramite obiettivi come la riduzione del 50 per cento dei pesticidi chimici.

XX Associazioni esortano per questo il governo italiano a prendere una posizione chiara contraria al rinnovo del glifosato considerando seriamente i potenziali e gravi rischi che un ulteriore uso del diserbante causerebbe all’ambiente e alla salute dei cittadini italiani e dell’ambiente dell’Unione europea.

Le Associazioni chiedono di applicare con rigore il principio di precauzione laddove vi sia anche una piccola probabilità di rischio per la salute pubblica e per l’ambiente. Anche la sola incertezza dovrebbe bastare a fermare l’approvazione da parte dell’UE, ma nel caso del glifosato le prove della sua pericolosità per la salute delle persone e dell’ambiente superano ogni ragionevole dubbio, alimentato dalle aziende che producono e commercializzano il diserbante.

Chi sostiene l’esigenza del rinnovo del glifosato difende il diserbo chimico in agricoltura come pratica indispensabile per garantire il reddito degli agricoltori, una tesi smentita dall’aumento delle superfici agricole gestite con metodi biologici (oggi in Italia il 18,7% della SAU) che escludono completamente l’uso di sostanze chimiche di sintesi. Inoltre, un recente studio condotto dall’Istituto Sant’Anna di Pisa, ha dimostrato che adottando buone pratiche agroecologiche è possibile eliminare completamente l’uso del glifosato garantendo le rese e riducendo i costi per le aziende agricole.

Vietare l’uso del glifosato, quindi, sarebbe una decisione virtuosa, in linea con la necessità di tutelare la salute delle persone e dell’ambiente e favorire la trasformazione delle pratiche agricole, senza essere in contrasto con la sostenibilità dei redditi degli agricoltori.

Le XX Associazioni difendere gli interessi dei cittadini italiani e degli agricoltori virtuosi non possa essere espressa dal Governo Meloni con coerenza se non votando contro la nuova autorizzazione del glifosato.

ISDE ITALIA, CIWF ITALIA, FEDERBIO, GREENPEACE, LEGAMBIENTE, LIPU, PRO NATURA, RETE SEMI RURALI, SLOWFOOD ITALIA, TERRA RIAVVIA IL PIANETA, WWCOF ITALIA, WWF ITALIA




GAZA – ISRAELE: ALLERTA GASDOTTI

Forniture energetiche a rischio per l’Italia

Roma, 10 ottobre 2023. Dal primo attacco di sabato scorso da parte di Hamas a Israele, le quotazioni internazionali del Gas sono aumentate vertiginosamente fino a toccare ieri 43,60 Euro/MWh con un + 15,00% in poche ore. Non diversa la situazione dei due greggi di riferimento WTI in quota 88,80 $/Barile e BRENT in quota 89,50 $/Barile sulle principali Borse internazionali.

Il Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia all’apertura dei mercati di oggi “Sembra un copione già visto, con un pericolo forniture estere annunciato la scorsa settimana in una diretta RAI sulla problematica dei nostri approvvigionamenti in Africa e Medio Oriente.

A largo della striscia di Gaza proseguendo lungo le coste nell’Offshore israeliano abbiamo un grande giacimento di gas metano chiamato Leviathan che corre fino a nord tra Cipro e il Libano (quest’ultimo a sud sotto controllo di Hezbollah), parliamo di uno dei giacimenti più grandi al mondo nel Mediterraneo. Grande riserva petrolifera già tempo fa occasione di interessi di sviluppo internazionali per la quantità di metano che dispone in produzione nei prossimi decenni. Il giacimento in mare potrebbe stravolgere gli equilibri energetici del Medio Oriente. Leviathan ha autonomia di produzione a Gas metano per oltre 50 anni.

L’Italia è a rischio con l’80% di approvvigionamento energetico estero (petrolio e gas). Già evidente il panico sui prezzi internazionali di Benzina e Gasolio con ricadute sul costo delle Bollette. Attenzione alle parole su Iran e Qatar, salvaguardiamo la sicurezza dei gasdotti e dello Stretto di Hormuz”.

È notizia di poche ore fa che Israele in via precauzionale ha già bloccato la produzione del giacimento Offshore di Tamar con l’americana CHEVRON come operatore. Ci troviamo a circa 90 km in mare da Haifa. Questo indotto alimenta parte di Egitto ed altro gas viene trasportato in Europa.




IL MEGLIO DELL’ARTE CULINARIA la Rassegna dei Cuochi

Dal 13 al 15 ottobre con degustazioni, show cooking, conviviale e cena con gli chef e il cabaret del comico di Zelig Franco Neri

Villa Santa Maria, 9 ottobre 2023. È la 43esima edizione della Rassegna dei Cuochi quella che si tiene dal 13 al 15 ottobre a Villa Santa Maria, in provincia di Chieti. Lo storico evento porta in scena da decenni, nella illustre patria dei cuochi, il meglio dell’arte culinaria, attraverso la maestria di chef, ospiti ed esperti di gastronomia. Come di consueto il fine settimana scelto per la rassegna è quello in cui viene celebrato San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi d’Italia e al quale Villa Santa Maria ha dato i natali.

La manifestazione, organizzata dall’Associazione Cuochi Valle del Sangro e dal Comune di Villa Santa Maria con il patrocinio della Regione Abruzzo, si avvale della preziosa collaborazione dell’Istituto Alberghiero IPSSAR G. Marchitelli, eccellenza del territorio riconosciuta a livello internazionale, e del pastificio De Cecco, partner ufficiale della rassegna. Il taglio del nastro c’è venerdì 13 ottobre alle ore 17 con l’accoglienza dell’Olio Votivo con l’Unione Regionale dei Cuochi della Campania. A seguire la Santa Messa nella Chiesa di San Nicola di Bari e alla sera il famoso Conviviale dei Cuochi.

Sabato 14 ottobre si comincia al mattino con lo show cooking a cura dell’Urcc (Unione regionale dei cuochi della Campania). Gli appuntamenti del pomeriggio sono: la presentazione del libro di Enzo Franceschelli, chef all’Ambasciata dei Paesi Bassi a Parigi; la lezione con degustazione dell’olio extravergine di oliva a cura di Gianluca Marchesani; il corso di degustazione Vini Fantini a cura del presidente dell’Associazione Italiana Sommelier abruzzese Angela Di Lello; lo show cooking con l’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera di Termoli; l’aperitivo offerto da Campari Group, Bevande Futuriste e Fabbri 1905, in collaborazione con l’Associazione italiana barmen e sostenitori delle sezioni Lazio/Umbria e Abruzzo/Molise. Alle ore 20.00 l’imperdibile cena con gli chef di Villa Santa Maria e, a seguire, Supporter Street.

Il ricco programma di domenica 15 ottobre prevede, nella mattinata, Junior Cocktail Competition Alunni e show cooking, entrambi a cura dell’Ipssar G. Marchitelli; l’aperitivo offerto da Iannamico Liquori di Villa Santa Maria in collaborazione con Aibes (sezioni Lazio/Umbria e Abruzzo/Molise); l’appuntamento con le isole gastronomiche De Cecco, con la partecipazione dei cuochi dell’Associazione Cuochi Valle del  Sangro.

Nel pomeriggio invece: il corso con degustazione dell’olio Evo; lo show cooking e presentazione del libro a cura dello chef Santino Strizzi; il corso di degustazione Vini Fantini con il presidente dell’Associazione Italiana Sommelier abruzzese Angela Di Lello; lo show cooking curato dall’Ipseoa De Panfilis – Di Rocco di Roccaraso (Aq); la presentazione del buffet dimostrativo dell’arte culinaria; l’aperitivo offerto da Campari Group, Bevande Futuriste e Fabbri 1905 in collaborazione con Aibes Lazio/Umbria e Abruzzo/Molise. E poi, direttamente dal famoso palco della trasmissione televisiva Zelig, il comico Franco Neri che si esibisce a Villa Santa Maria con lo spettacolo Si stava meglio quando si stava peggio.

In serata,  a chiudere la rassegna, sono le isole gastronomiche De Cecco con i cuochi dell’Associazione Valle del Sangro e il tradizionale taglio della torta, realizzata dagli alunni dell’Ipssar di Villa Santa Maria, alla presenza di autorità regionali e provinciali.

In entrambe le giornate le porte del Museo del cuoco sono aperte a tutti i visitatori che vogliono ripercorrere la storia e le tradizioni legati agli chef villesi, attraverso un coinvolgente percorso tra i documenti fotografici, gli attestati e gli attrezzi da lavoro dei grandi cuochi di Villa Santa Maria che hanno arricchito nel tempo la cucina nazionale e internazionale. Aperto anche l’istituto alberghiero “G. Marchitelli” per tutti coloro che vogliono visitare la prestigiosa scuola.

Barbara Del Fallo




EVANGELIZZARE LA POLITICA

È cosa buona, giusta … e urgente

di Eleonora Mosti

Politicainsieme.com, 9 ottobre 2023. Mai come in questo tempo l’evangelizzazione deve arrivare soprattutto nei luoghi dove l’uomo esercita il potere/servizio come costruttore di Bene.

Ancora una volta esprimo un mio chiodo fisso e mi unisco all’urgenza più volte espressa dal nostro Partito Insieme perché si dedichi la massima attenzione al tema dei temi per noi cattolici: evangelizzare la Politica.

Evangelizzare, secondo la DSC, vuol dire affrontare le nuove tematiche, quelle che la società di oggi mostra con tale velocità mai vista nella storia dell’umanità, come per esempio la crisi antropologica, la crisi climatica, la Pace, la Fame nel mondo, con uno sguardo sull’uomo da rigenerare.

Evangelizzare, cioè toccare con la Parola del Vangelo la vita nelle sue diverse dimensioni, è proporre l’alternativa di Gesù a quel vissuto caratterizzato dall’indifferenza, testimoniare il Suo tocco divino che diventa umanità salvata.

Ma oggi evangelizzare la Politica, intendiamoci bene, non vuol dire favorire il Cristianesimo rispetto ad altro credo religioso, bensì dare voce e corpo ad una proposta di vita che da più di duemila anni dimostra essere l’unica alternativa vera che spinge l’uomo a dare il meglio di sé in tema di relazioni con gli altri, di equilibrio del proprio ego, di crescita autentica.

Senza fare un excursus storico che rimando al lettore, dobbiamo arrivare alla seconda metà del Novecento per ritrovare l’espansionismo cristiano con una nuova veste, raffinata dalla novità del Concilio Vaticano II, che invitava, nell’evangelizzare i popoli, a mantenere quel rispetto dell’altrui credo e puntare soprattutto all’aiuto umano. Pensiamo ai profughi, al problema delle migrazioni dalle terre dove regnava e regna ancora la fame e la guerra.

Se dunque questa visione dell’evangelizzazione ha subito trasformazioni nella storia del Cristianesimo, a maggior ragione possiamo cogliere nel Terzo millennio la necessità di un aggiornamento, del resto già enunciato dagli ultimi Papi nei molti Discorsi ed Encicliche pubblicate.

Leggiamo dal Discorso al Parlamento tedesco di Benedetto XVI, nel 2011: «contrariamente ad altre grandi religioni, il Cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione.

Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio».

Dunque, l’uomo, a immagine e somiglianza di Dio, può fare sintesi tra ragione oggettiva e soggettiva che diventa espressione della coscienza e dunque tocca la morale.

Se questo è vero, perché molti credenti ancora vivono con forte imbarazzo il termine evangelizzazione unito a quello della politica?

Scrive Angel Rodríguez Luño (XIII Sinodo): ”La politica non è separabile dalla morale, perché la politica è essenzialmente riferita al bene comune, che comprende la promozione e la tutela di beni rilevanti per la vita in comune delle persone umane, quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà, la giustizia e l’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dell’ambiente, la solidarietà, ecc.”

Ma quando parliamo di evangelizzazione della politica non possiamo non unire il tema della formazione dei cittadini all’esercizio della propria coscienza sul piano etico come l’importanza di essere partecipi alla vita pubblica.

Questo oggi si rivela come il più grande ostacolo da dover rimuovere con urgenza. Il relativismo degli ultimi anni ha invaso con risultati devastanti anche il credo religioso lasciando nell’uomo immobilismo e un vuoto esistenziale, vuoto che riscontriamo con dolore anche nella politica perché sono i politici a non esprimere più coraggio, ideali di appartenenza a cominciare proprio da chi non riesce ad esprimere quella sintesi tra ragione e natura di cui tanto Benedetto XVI parlava. Ancora: “La passività, la pigrizia, il “lasciar fare ad altri”, rappresentano una tentazione continuamente in agguato, poiché il lavoro per il bene comune richiede impegno e sacrificio.

La partecipazione attiva è coerente quando la propria attività mira costantemente al bene comune, vale a dire, a ciò che secondo la propria coscienza meglio contribuisce qui e ora al bene del proprio paese e, talvolta, anche della comunità internazionale, senza permettere che interessi di parte, il desiderio di raggiungere o mantenere situazioni di potere o la ricerca dell’arricchimento personale, facciano deviare dal bene comune l’intenzionalità che ispira l’attività pubblica.

Se guardiamo agli ultimi eventi di alcuni politici aperti alle prossime elezioni europee, assistiamo al solito teatrino alla ricerca del più facile posizionamento. Non fa nulla se questo va a colpire chi ha impiegato ore, trattative, viaggi come abbiamo compiuto noi di INSIEME nel tentativo di proporre loro un’alternativa nel costruire la futura politica anche europea.

Purtroppo, mancano il coraggio e la coerenza, quell’esercizio della coscienza che ferma logiche di posizionamento rispetto ai contenuti di un Programma politico di grande respiro. Leggiamo ancora: “La politica non consiste nell’enunciazione teorica di alcuni principi ma nella realizzazione pratica del bene che qui e ora è possibile, tenendo presenti le circostanze concrete”. 

Da questo preciso punto di vista, il compito di evangelizzare la vita politica

non comporta per i cittadini cristiani alcuna esigenza specificamente cristiana, dato che l’impegno politico di tutti i cittadini onesti, cristiani e non cristiani, mira a promuovere ciò che in coscienza si ritiene sia bene per la collettività…

Dal punto di vista dei contenuti, l’attività dei cittadini cristiani dovrebbe essere ispirata da principi etico-politici congruenti con l’antropologia cristiana e la dottrina sociale della Chiesa. E ciò pone il problema della formazione della coscienza in materia di etica politica”. Questo discorso è stato presentato nel 2011 in sede sinodale. Sono trascorsi diversi anni, ma qualcuno ha cominciato a prendere sul serio la sfida che nascondeva.

Non senza difficoltà, dopo anni di riflessione e formazione si è sentita l’esigenza di costituirsi Partito, quale soggetto che potesse rappresentare, attraverso un Programma politico, la voce di coloro che vivono il luogo ed il tempo fuori da una esistenza umana vivibile, partecipi veri del Bene comune così tanto evocato. Il Partito Insieme è anche questa opportunità di rappresentare quei cittadini che sentono forte l’esigenza di evangelizzare la Politica e dunque trasformare questa società in questo tempo di grave necessità e crisi , nei luoghi istituzionali preposti all’esercizio della democrazia.

Come Partito di programma, dunque, si accoglie il desiderio di credenti e non credenti purché uniti da valori umani che sia la DSC che la Costituzione italiana racchiudono. Il tempo delle riflessioni, delle elaborazioni, delle azioni sul versante prepolitico è giunto a conclusione. È ora della scelta che diventa azione dettata da un Programma politico che riflettendo il Bene dell’uomo, riporta questi alla vita, alla bellezza del tempo e non più alla mera sopravvivenza.

La Cultura che non diventa Bene agito e condiviso è un grave peccato che ricade sulla coscienza di tutti noi, soprattutto di quei cattolici che hanno il dono dell’annuncio, famosi perché aiutati dai media, ma che non contaminano le proprie idee nei luoghi di perdizione della politica, oppure non hanno il coraggio dei cristiani della prima ora.

Per questo Insieme non può condividere certe scorciatoie e la condizione di essere messi fuori da contesti dei cosiddetti moderati ci rende liberi da imbarazzanti tavoli di negoziazione. Il Vangelo parla chiaro, perché la Via, la Verità e la Vita è destinata a quelli che si fanno piccoli tra i piccoli. Detta in altre parole occorre conoscere le criticità per poterle sanare, scendere in basso e toccare con mano cosa vuol dire oggi sopravvivenza.

Allora evangelizzare la Politica significa anche ridare valore prima a Dio e poi a Cesare, cioè aver compreso che la storia dell’uomo non può prescindere dall’ascolto di una coscienza che non può fare a meno di Dio, fonte creatrice, ma anche di Cesare, realizzazione possibile sulla Terra di una parte di Cielo. Evangelizzare la Politica oggi è come quando si restaura un dipinto, l’occasione di riportare al naturale i suoi antichi colori, una volta brillanti, ma ora invecchiati dal tempo e dall’uso sconsiderato degli uomini. Certo non tutti possiamo essere restauratori, ma rivivere la partecipazione e la cittadinanza attiva significa rientrare in sé stessi, fare un esame di coscienza e risvegliare la parte migliore che regna in ogni persona, oggi più che mai, cittadina del mondo e possibile protagonista di cambiamento attraverso una Politica restaurata, rinnovata, purificata.

Insieme e con la speranza nel cuore ce la faremo. Magari cercheremo di fare alleanze tra le vie povere delle città, con gli ultimi che desiderano un riscatto, tra chi della Politica vuole tornare a dire :”È cosa buona e giusta”.




VINCE IL SOPRANO JESSICA RICCI

Al Concorso Internazionale di Canto M. Caniglia

Sulmona, 9 ottobre 2023. È abruzzese di Sant’Omero il giovane soprano Jessica Ricci  che  si è aggiudicata il  primo premio al Concorso Caniglia 2023.

La Giuria presieduta da Cecilia Gasdia, Sovrintendente e direttore artistico dell’Arena di Verona, e composta da elementi di spicco del pano  rama della lirica in Europa: da Cornelia Preissinger Direttore Artistico  del Teatro dell’Opera di Lipsia (Germania), Mauro Gabrieli, Direttore Area Artistica, Casting e Programmazione al Teatro Comunale di Bologna, Daniel Serafin Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Steinbruck (Austria) e Alberto Triola, Sovrintendente della Fondazidazione “Alberto Toscanini”  di Parma,  dopo una attenta valutazione ha assegnato il primo premio (5000 euro) della 37° edizione del Concorso Internazionale Maria Caniglia al soprano abruzzese Jessica Ricci ( 1998),che ha ricevuto la statuetta dal Vice Sindaco del Comune di Sulmona Franco Casciani.

Il secondo premio (2500 euro) è andato al soprano Floriana Cicio  di Palermo,   premiata dal Presidente della Fondazione Carispaq  Domenico Taglieri.  Al terzo posto (1500 euro) si è classificata la spagnola Inés Ballesteros soprano, classe 1990, che ha ricevuto il riconoscimento da Lando Sciuba, Presidente della Camerata Musicale Sulmonese.

Per la sezione Premi Speciali: il Premio Filippo Tella, (€ 1000), “istituito quest’anno nel decennsle della scomparsa del fondatore dell’iniziativa, per poterlo ricordare ogni anno” ha detto il Presidente Vitttorio Masci nella consegna al soprano  Mariapaola Di Carlo di Atri (TE).

I Premi ( € 500)  di  Lions Club e Rotary Club di Sulmona sono stati attribuiti rispettivamente al soprano italiano Viola Sofia Nisio il primo ed il secondo ex-aequo al tenore cileno Cristobal Alberto Campos Marin e al soprano italiano Chiara Guerra.

Infine, il Premio del Pubblico (€ 500) votato dai presenti in teatro attraverso la scheda inserita    nel programma di sala   è andato  al tenore armeno Tigran Melkonyan.

I giovani cantanti si sono esibiti nella prima parte della serata accompagnati al pianoforte dal

M° Leonardo Angelini e poi con l’Orchestra Filarmonica Pugliese diretta dal M° Dario Lucantoni. La serata è stata condotta dalla giornalista Valentina Lo Surdo.

Fondato da Filippo Tella nel 1984 il Concorso di Canto M. Caniglia è diventato  una   importante vetrina per tutti i giovani cantanti che si affacciano nel difficile mondo della lirica internazionale. I premiati di quest’anno, selezionati tra 71 domande di partecipazione, si aggiungono ai 130 vincitori delle terne delle passate edizioni per molti dei quali si sono aperte le porte del successo entrando a far parte di importanti cast e produzioni.

I giovani cantanti si sono esibiti nella prima parte della serata accompagnati al pianoforte dal

M° Leonardo Angelini e poi con l’Orchestra Filarmonica Pugliese diretta dal M° Dario Lucantoni. La serata è stata condotta dalla giornalista Valentina Lo Surdo.

Organizzato dall’Associazione Musicale Maria Caniglia, di cui è Presidente Vittorio Masci e Direttore Artistico  il M° Gaetano Di Bacco, il concorso rappresenta un fiore all’occhiello per la città di Sulmona e, a  39 anni dalla fondazione, continua a svolgere un ruolo di trampolino per le voci nuove della lirica internazionale.

La manifestazione  è promossa da Ministero della Cultura,  Regione Abruzzo, Comune di Sulmona, Fondazione Carispaq e BCC di Pratola Peligna.

Dopo un anno di forzata assenza l’edizione 37a è stata resa possibile quest’anno  grazie al Consiglio Regionale d’Abruzzo che ha istituito una legge speciale per assicurarne la continuità.  

Il 1° premio a Jessica Ricci, soprano è nata a Sant’Omero nel 1996

Laureata presso il Conservatorio D’Annunzio di Pescara frequenta poi numerose masterclass per il perfezionamento nel canto lirico per concludere il percorso di studi con il massimo dei voti nel 2022.

Il suo debutto, nel 2020, nella Suora Angelica di Puccini al Teatro Lirico Marrucino di Chieti e poi nel Don Pasquale di Donizetti nel ruolo di Norina  e nella Cambiale di Matrimonio di Rossini.

Ha vinto quest’anno il premio “voce emergente” al Concorso lirico Internazionale di Tanranto, e 2° premio al concorso internazionale di canto lirico Anita Cerquetti.

Ha eseguito da Les mammeles de di Poulenc

l’aria Non, monsieur mon mari!

2° premio a Floriana Cicio soprano, nata a Palermo nel 1998

Laureata con il massimo dei voti al DAMS di Palermo, ha fatto il suo debutto al Teatro Politeama nel 2015 con l’Orchestra Sinfonica Siciliana cantando arie dall’Egmont di Beethoven e l’anno successivo nell’opera la Serva Padrona di Pergolesi.

È stata selezionata come Young Artist e quindi partecipato all’evento conclusivo presso il Teatro La Fenice di Venezia.

Fra il 2020 e il 2022 ha interpretato le opere Cenerentola, nel ruolo di Clorinda, al Teatro Pavarotti di Modena, e poi Don Giovanni, nel ruolo di Zerlina, ai teatri di Modena e Carpi e nei prossimi giorni sarà impegnata presso il Teatro Donizetti di Bergamo nelle produzioni “Alfredo il Grande” di Donizetti e “Il piccolo compositore di musica “ di Meyer.

Ha eseguito con l’accompagnamento del maestro Leonardo Angelini dall’opera

La scala di seta di Rossini l’aria Il mio ben sospiro e chiamo

3° premio Ines Ballesteros soprano, nata in Spagna nel 1990

Ha iniziato lo studio della musica  presso il Conservatorio di Madrid, prima diplomandosi in pianoforte  e poi in canto presso la Scuola Superiore dell’Ateneo.  Si lanciò nella carriera artistica quale solista quando è venne selezionata per il ruolo di Susanna nelle Nozze di Figaro presso l’opera di Tenerife e poi al Teatro Comunale di Bologna, per poi cantare nei ruoli di Frasquita nella Carmen,  Olimpia nel Conte di Hoffmann.

Nella scorsa stagione ha cantato al Teatro Massimo di Palermo e quest’anno nel Rigoletto al Teatro Reale di Madrid. Tenendo anche concerti in Italia e Spagna.

Ha eseguito con l’accompagnamento del maestro Leonardo Angelini da Le  Pardon

De Ploermel di Meyerbeer  l’aria Ombre légère




MORTI SUL LAVORO. Uscire da logica profitto e arricchimento è possibile

Esiste una longeva pandemia (più del Covid) che miete vittime ogni giorno (3 al dì e 2000 feriti), in maniera costante, silenziosa, straziante: quella delle morti sul lavoro

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 8 ottobre 2023. Esiste una longeva pandemia (più del Covid) che miete vittime ogni giorno (3 al dì e 2000 feriti), in maniera costante, silenziosa, straziante: quella delle morti sul lavoro.

“L’intollerabile e dolorosa progressione delle morti e degli incidenti sul lavoro – afferma il presidente Mattarella, nella 73° Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro – sollecita una urgente e rigorosa ricognizione sulle condizioni di sicurezza nelle quali si trovano a operare lavoratori. Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, un fardello insopportabile per le nostre coscienze, soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la mancata o la non corretta applicazione di norme e procedure”.

Morire sul lavoro non è solo una fatalità ma è, purtroppo, il triste terminale di una catena di responsabilità molto lunga, dove è difficile trovare soggetti senza peccato che possano scagliare la pietra contro altri. Mi riferisco a istituzioni, organi di controllo e di pubblica sicurezza, imprese e associazioni di categoria, autorità territoriali, sindacati, agenzie educative, famiglie. Il lavoro è spesso scarso, insicuro, maledetto.

È stato reso così soprattutto per la sinergia tra decisioni politiche, spesso più retoriche che efficienti ed efficaci nel creare lavoro certo e benefico, e mentalità liberista sfrenata che sacrifica al profitto tutto, anche la sicurezza (e spesso la vita) degli operai. La logica globale obbedisce, quasi sempre, a una gerarchia:

1. profitto

2. lavoro

3. lavoratore

mentre la nostra Costituzione, la stessa tradizione cristiana, ricordano che l’ordine deve essere l’esatto opposto:

1. lavoratore

2. lavoro

3. profitto.

Oggi l’attività economica ha un unico motore, la massimizzazione dell’utilità per cui la struttura dei bisogni viene appiattita su un unico bisogno, quello di utilità. Il sistema economico non è più concepito per il soddisfacimento dei vari bisogni umani, ma fondamentalmente per arricchirsi e questa mentalità pervade, corrompe e snatura diversi settori della comunità politica: è qui la perversa sinergia tra settori politici e settori economici.

Si pensi a quello che è successo in larghi ambiti della sinistra europea (politica e sindacale), spesso appiattita sul dogma del profit, sempre e comunque. Siamo sempre più nel mercato globale. Chiediamoci – fosse solo per rispetto verso chi muore – a quale prezzo? Ovviamente non sto affermando che è possibile uscirne, portando indietro le lancette della storia. Ma è doveroso ricordare che c’è globale e globale. Si deve scegliere tra ciò che è sostenibile, rispettoso della salute e della vita dei lavoratori, come delle città e dell’ambiente naturale e ciò che non lo è.

La sicurezza – precisa Mattarella – non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona”.

Ovunque ci sono imprese che hanno fatto scelte mature e responsabili, per un globale sano. Dobbiamo conoscerle, imitarle, promuoverle. Anche in memoria di chi ha pagato con la vita, a causa di ciò che sano non è.

Morti sul lavoro: uscire dalla logica del profitto e dell’arricchimento è possibile (globalist.it)




L’EREMITA DEL VOLTO SANTO

Suor Blandina da venti anni a Manoppello

di Antonio Bini

L’Associazione Nostra Signora del Volto Santo, insieme a tante persone, ha voluto ricordare i venti anni dell’arrivo a Manoppello di suor Blandina Paschalis Schlömer –  per tutti suor  Blandina – organizzando per lei una festa, iniziata con la celebrazione della messa da parte di p. Girolamo De Rosa e di p. Marian Michniak presso la Chiesa parrocchiale di San Nicola, la stessa dove giunse circa cinque secoli fa il misterioso pellegrino che consegnò il Volto Santo al dott. Leonelli. 

Un momento di affetto e amicizia nei confronti della suora tedesca, presenza discreta, dedita alla preghiera, allo studio e alla contemplazione del Volto Santo. La chiesa era gremita, nonostante il giorno feriale. La festa è poi proseguita nel piazzale davanti all’Albergo del Pellegrino, dove è stato organizzato un piccolo ricevimento, preceduto dalla benedizione, da parte di p. Marian, dell’icona di Santo Stefano del Lupo, realizzata da suor Blandina. Il santo visse nel medioevo nel monastero benedettino di Vallebona, in rovina da tempo, che lui stesso aveva fondato, a poca distanza dall’attuale basilica del Volto Santo.   

Sia durante la celebrazione della messa che durante la benedizione dell’icona la suora ha voluto con sé anche la gigantografia di p. Domenico da Cese, di cui è molto devota. Ha detto che “i due santi di Manoppello l’accompagnano nella fede al Volto Santo”.  E poco importa se il primo, oggi quasi dimenticato, sia stato veramente proclamato santo, mentre il secondo, profetico apostolo del Volto Santo, conosce un travagliato percorso di beatificazione.

Suor Blandina giunse a Manoppello il 3 agosto 2003 e ed alla fine di agosto trovò una sistemazione in una casa rurale sita nelle vicinanze del Santuario, in via Cese, per lei diventata via p. Domenico da Cese, come indicato all’ingresso del suo eremo, divenuto negli ultimi anni un centro di meditazione e di spiritualità.

La suora è nata il 6 marzo 1943 a Karlovy Vary nella Repubblica Ceka. Alla fine della seconda guerra mondiale la sua famiglia trovò rifugio in Germania, come altre famiglie di origini tedesche, nella città natale del padre, a Mülheim an der Ruhr, nella Renania Settentrionale-Vestfalia. Nel 1962 decise di diventare suora, prima tra le missionarie del Preziosissimo Sangue e poi tra le suore dell’Ordo Cisterciensis Strictioris Observantiae (OCSO), più comunemente note come trappiste.

Nel 1965 si registra un suo primo studio sulla Sindone. Si laurea in Farmacia presso l’Università di Würzburg ed entra a far parte della comunità religiosa di Maria Frieden in Dahlem (Eifel).  

Non sapeva nulla del Volto Santo fino a quando, nei primi mesi del 1979, giunse nel convento la rivista cattolica svizzera “Das Zeichen Mariens” che comprendeva la traduzione di un articolo di Renzo Allegri sul Volto Santo di Manoppello, apparso in Italia sul settimanale Gente del 30 settembre 1978. Da allora emerse un interesse progressivo per quell’immagine, che pure inizialmente aveva messo da parte. Eppure quel volto, e soprattutto quegli occhi, erano lì e sembravano sollecitare la sua attenzione. Inevitabile il confronto con la Sindone. Grazie a confronti ed ingrandimenti, anche di dettaglio, pervenne, non senza sorpresa, a concludere per la sovrapponibilità dei due volti, apparentemente molto diversi tra loro. La documentazione delle sue ricerche fu inviata a Francoforte ad uno dei più qualificati sindonologi tedeschi, il gesuita prof. Werner Bulst. All’arrivo del plico era casualmente presente p. Heinrich Pfeiffer, docente di arte cristiana presso l’Università Gregoriana di Roma. Una coincidenza fortuita che indusse p. Bulst a chiedere al confratello di occuparsi della vicenda, considerata la vicinanza con Manoppello da Roma. Il coinvolgimento di p. Pfeiffer, portò alla conferma delle prime ipotesi di suor Blandina, con studi che si estesero gradualmente ad ambiti artistici, storici e scientifici, raggiungendo straordinari risultati. Il resto è storia nota.

Ho conosciuto suor Blandina a Roma il 20 ottobre 2001, in occasione del convegno sul tema “Il Volto nascosto e trasfigurato di Cristo”, organizzato dall’Istituto Internazionale di Ricerca sul Volto di Cristo, presieduto dal cardinale Fiorenzo Angelini, di cui p. Pfeiffer era consulente scientifico.          La sede del convegno era l’aula magna dell’Università Lateranense. Ero stato invitato da p. Pfeiffer, e fu lui stesso a presentarmi suor Blandina, compresa tra i relatori. Sapevo già chi fosse, ma non andammo oltre una stretta di mano. Infatti, suor Blandina non conosceva una parola di italiano, ed io nemmeno una parola di tedesco.

Il suo forte desiderio di essere vicina al Volto Santo la portò a richiedere ai superiori l’autorizzazione a spostarsi a Manoppello. Ebbe la possibilità per un breve periodo di sperimentare questa possibilità, con l’avvertenza che non avrebbe avuto alcun sostegno finanziario. La sua tenacia la portò ad accettare queste condizioni e la vita solitaria, pur di rimanere a contatto con il suo amato Volto Santo.

Mentre era in scadenza il periodo consentito, con l’inevitabile rientro in Germania, l’arrivo di papa Benedetto XVI a Manoppello il primo settembre 2006 si rivelò provvidenziale, in quanto i suoi superiori le permisero di prolungare la sua permanenza.

Tante persone le sono state vicine in questi anni, ancor più quando ha avuto bisogno di aiuto a causa di problemi di salute. Credo di poter dire che per tante persone di Manoppello e dei paesi vicini lei rappresenti, non tanto la studiosa, quanto il costante esempio di fede e venerazione nei confronti del Volto Santo. Un modello di vita religiosa che quotidianamente richiama le coscienze e la straordinaria importante presenza della sacra immagine. E’ facile peraltro incontrarla in preghiera nella Basilica. A queste persone si aggiungono giornalisti e gruppi dall’Italia e dall’estero interessati a capire il Volto Santo attraverso le sue parole, la sua stessa testimonianza. Sempre disponibile nei confronti degli studiosi che si avvicinano con serietà alla conoscenza del Volto Santo: tra questi ricordo soprattutto Andrea Resch, Paul Badde, Saverio Gaeta. Attività svolte sempre in uno spirito di collaborazione con i cappuccini.  

Nel corso degli anni, la modesta casa rurale si è via via trasformata nell’Eremo Santa Maria, un’oasi di pace, meditazione e spiritualità. La piccola cappella, che è oggi un luogo di preghiera e raccoglimento, era all’inizio una stalla che ricordo ancora occupata da due maiali. La finestra dello studio di suor Blandina guarda dall’alto il Santuario.

Nella cappella è conservata un’ampolla con parte delle ceneri di Daisy Neves (1938-2019), una signora americana di origini filippine, devota del Volto Santo e instancabile sostenitrice della sua divulgazione nel mondo. E’ stato il figlio Alfred, d’intesa con i familiari, a farsi interprete delle intenzioni della madre affinché tracce dei suoi resti mortali rimanessero per sempre vicine al Volto Santo e custoditi dalla suora che tanto stimava.  

Al piano terra, è presente il laboratorio in cui suor Blandina realizza le sue apprezzate icone, il cui studio ha approfondito in passato in Francia. 

Negli ultimi anni, grazie ad un devoto benefattore, il sig. Hermann Brunner, è stata acquisita un’area confinante con successivo recupero di edifici rurali, oggi denominati “La Casa di Betlemme”, comprendente una cappella più grande, che si è recentemente arricchita di una statua della Madonna proveniente dall’Abbazia “Maria Frieden” di Dahlem, che è stata chiusa lo scorso anno. 

Tra gli spazi più suggestivi, circondata da alberi e piante, si trova un’area all’aperto destinata ad incontri di approfondimento e di meditazione sul Volto Santo, completata con una installazione che rende possibili verificare la sovrapponibilità del Volto Santo, con la Sindone e con il sudario di Oviedo, un fazzoletto intriso di sangue uscito dalla bocca. Negli anni precedenti, analoga installazione, più grande, fu realizzata all’interno del Santuario, su progetto della stessa suor Blandina.

Un periodo intenso che ha visto anche la realizzazione della mostra permanente “Via, Verità e Vita”, nel centro di Manoppello, a pochi metri di distanza dalla chiesa di s. Nicola, ideata dalla studiosa sul tema del mistero del Volto Santo, del suo percorso attraverso i secoli e quindi sul confronto tra i tre teli sepolcrali.

Per i venti anni a Manoppello, la sorella Elisabeth, anche lei suora, le ha inviato una suggestiva elaborazione grafica della foto dell’incontro con papa Benedetto XVI, scattata in occasione della visita al Volto Santo il primo settembre 2006. Quando le chiedo se posso divulgare la foto, in un primo momento mi dice che forse sarebbe opportuno attendere la sua morte. Poi ci ripensa, ricordando che per lei quello quell’incontro “è stato un momento unico, vissuto come un dono speciale e come miracolo di Dio”. Aggiungendo che quell’immagine esalta giustamente “la centralità di p. Pfeiffer”.

Per suor Blandina la fede è accompagnata e rafforzata dalla ragione, collegata alla conoscenza storica della vita di Gesù e alla ricerca della sua testimonianza. Il desiderio di partecipazione del suo personale percorso agli altri è anche alla base del suo ultimo libro “Il Volto della parola Gesù”, edito in Polonia, in italiano, tedesco e polacco, con la prefazione di p. Carmine Cucinelli, già rettore del Santuario del Volto Santo.

La sua missione si è sviluppata in questi anni coraggiosamente e con grande dedizione, anche se non sono mancate le difficoltà, mentre oggi sembrano affiorare preoccupazioni per dare un futuro alle sue opere. Ma la strada è stata tracciata e fra le tante persone coinvolte nel corso del tempo non mancheranno quelle disposte a proseguire la sua missione.  

Foto:

  • suor Blandina nel suo eremo davanti alle sovrapposizioni del Volto Santo, con la Sindone e il sudario di Oviedo



DALLA GUERRA DEL KIPPUR A OGGI

Dopo 50 anni, è ancora sorpresa

di Mattia Molteni

Politicainiseme.com, 8 ottobre 2023.  50 anni fa, 6 ottobre 1973, le forze israeliane sono colte di sorpresa dall’attacco siro-egiziano che mette in crisi le IDF e costringe Israele a due mesi di sanguinosi scontri che si concludono negli accordi di Camp David.

Oggi, all’indomani della ricorrenza di quella storica data, il comparto militare e di sicurezza israeliano sono stati colti ancor più di sorpresa dalla grande offensiva di Hamas che, contro ogni previsione, ha saputo organizzare un attacco combinato impiegando coordinatamente squadre d’assalto, miliziani, droni e razzi.

Mentre scrivo le notizie sono ancora frammentarie ma è fuor di dubbio che ci troviamo di fronte a un evento epocale: mai le IDF erano state battute sul suolo israeliano, mai un nemico era riuscito a occupare villaggi israeliani e a avanzare sul suolo ebraico soverchiando i difensori. Meno che mai una milizia terroristica era riuscita nell’impresa di attaccare uno stato sovrano annichilendo i presidi territoriali.

Già da questo primo giorno potremmo ragionare tanto a livello politico quanto a livello tecnico riguardo a quanto sta avvenendo.

Politicamente Hamas sembra agire autonomamente ma tutti sospettano che dietro alle battaglie odierne vi sia lo zampino degli ayatollah. Difficile credere invece che l’operazione sia avvenuta col supporto di russi o cinesi. I primi hanno già abbastanza grattacapi con l’Ucraina e, siccome Israele resta un attore marginale nella rete dei supporter di Kiev difficilmente la Russia dovrebbe avere vantaggi nell’appoggiare un simile atto, anzi semmai l’opposto. Per quanto concerne i cinesi invece possiamo ricordare che la potenza asiatica non è una notoria sostenitrice della militanza islamica che anzi avversa, soprattutto alla luce della questione Uigura, che è un nervo scoperto delle relazioni tra Pechino e il mondo islamico.

Ovviamente nessuna delle due potenze trova dispiacere nei problemi che possono affliggere il mondo occidentale ma… Israele è occidente? Se si in che termini? Che legami ha con la Nato e con i paesi Europei? In che modo una turbolenza nel paese Medio-Orientale può contagiare l’Europa e gli Stati Uniti?

Innanzitutto, dovremmo ricordare che Israele ha impostato, da sempre, le sue relazioni internazionali vivendosi come stato senza amici. L’autonomia ebraica dall’Europa ha radici lontane che, in parte si originano sui noti pregressi storici e in parte si concretizzano nel voltafaccia sugli armamenti da parte di De Gaulle alla vigilia della guerra del ’67. Non a caso è sulle macerie di quella guerra che si crea il binomio USA-Israele che si manifesta compiutamente proprio a partire dalla guerra del Kippur del 1973 e che si rafforza nel corso dei colloqui di pace successivi per poi diventare il sodalizio che il resto del mondo vede come un binomio indissolubile.

Non a caso, malgrado le frizioni dell’era Obama, il governo di Biden è stato uno degli stati più pronti a supportare Israele immediatamente e concretamente garantendo libera vendita di materiale militare per ripianare gli stock che saranno usati sicuramente in questi giorni. Diverso il caso degli stati europei che hanno espresso, come da prassi, solidarietà all’aggredito, condanna ai terroristi e chiesto tutela per i civili. Significativamente l’estrema sinistra francese di Melenchon ha invece appoggiato le rivendicazioni del popolo palestinese. .

Senza entrar nel merito, è proprio questo dualismo insito nello spirito europeo che spinge Israele a non legarsi mai alle vicende del Vecchio continente fidando più nel suo rapporto privilegiato con Washington e sulla sua capacità di “badare a sé stesso”. Ecco, quindi, perché è molto più probabile che l’attuale ciclo di violenze abbia origini Medio-Orientali e segnatamente nelle vicende che vedono contrapporsi l’Iran ad americani e israeliani. Già nei mesi scorsi si erano registrate azioni delle IDF contro Hamas e contro gli Hezbollah mentre Israele si sedeva al tavolo delle trattative per normalizzare i suoi rapporti con l’Arabia Saudita.

Proprio le petromonarchie del golfo, si trovano in una situazione difficile: da un lato l’interesse verso la normalizzazione dei rapporti con lo stato ebraico, fortemente caldeggiata da Washington, è vantaggioso economicamente e politicamente ma dall’altro i monarchi non possono abbandonare la causa palestinese, pena il rischio della delegittimazione verso il loro stesso popolo.

Per noi occidentali del 2023 sembra assurdo ma le monarchie arabe poggiano la loro legittimità sulla discendenza diretta dei regnanti dal profeta Maometto e non è quindi un caso che in tutti i paesi del Golfo l’islam sia vissuto nelle forme e nelle accezioni più radicali, come il wahabismo, e che i vari governi si facciano promotori di queste interpretazioni coraniche finanziando largamente la diffusione di queste visioni. Ovviamente il rovescio della medaglia per i monarchi è evidente: sono costretti a farsi paladini della fede e protettori dei fratelli musulmani contro le azioni infedeli sempre e comunque, pena il rischio di dissenso interno e, cosa peggiore, la perdita della legittimità e della coesione dello stato.

Ecco, dunque, che i fatti di oggi, oltre a colpire l’immagine di Israele e ad aprire le porte a riflessioni di natura militare, servono a mettere, nuovamente, in discussione la leadership e i rapporti di forza interni al mondo islamico.

Mattia Molteni




A CHE SERVE DIRSI CRISTIANI …

… se non portiamo frutti di giustizia, pace, di accoglienza e solidarietà?

A che serve se maltrattiamo gli altri, rubiamo, corrompiamo, invidiamo, ci rintaniamo in casa, deturpiamo la natura? A che serve dirsi cristiani se non portiamo frutti di giustizia, pace, di accoglienza e solidarietà?

di Rocco D’Ambrosio

Globalist.it, 7 Ottobre 2023. Il Vangelo domenicale: In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto.

Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”

Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”

Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?

Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21, 33-43 – XXVII TO A).

Chi conosce la vita dei campi sa bene quale legame profondo si instaura tra il coltivatore e la terra. Passione, amore, cura e preoccupazioni sono pane quotidiano per chi semina, coltiva e aspetta di ottenere un buon raccolto. Affidare, poi, tutto questo ad altri è fonte di ulteriori preoccupazioni. È una dinamica che riguarda non solo la vita dei campi ma ogni realtà umana, relazionale o professionale che sia: porre in mano altrui quanto ho di più caro.

In ogni lavoro o attività molto spesso affidiamo ad altri ciò che è nostra creatura: non solo i figli, anche amici e parenti, lavoro e progetti, traguardi e sogni. Nel farlo, spesso, abbiamo paura e siamo confusi.

Non siamo – non lo siamo mai stati e non lo saremo mai – mai completamente autonomi: siamo sempre, in parte o totalmente, nelle mani di un altro/a. A dirla in termini classici (aristotelici), l’autosufficienza si raggiunge… vivendo con gli altri!

Il buon Dio ha fatto così con noi e continua a farlo. Ha posto nelle nostre mani il creato – ce lo ha ricordato il papa pochi giorni fa con la nuova esortazione Laudate Deum – con tutti le sue ricchezze, ci ha donato la vita, la famiglia, la comunità, civile ed ecclesiale, in cui viviamo e ci ha resi membri di una vita più grande che è quella del suo Figlio, affidandoci il suo Regno.

Vogliamo altro?

Eppure, siamo così abituati a questi doni, che li riteniamo scontati, anzi, in alcuni momenti, iniziamo persino a pensare che ci spettino, per chissà quale merito; pensiamo anche che Il buon Dio addirittura non possa fare a meno di noi.

Si chiama presunzione e ha mille forme, dalle più sottili alle più sofisticate, specie tra quelli che lavorano con l’intelletto.

La presunzione spesso nasce perché abbiamo perso il senso del dono e la gratitudine per esso. Niente mi è dovuto. Assolutamente niente. Tutto è grazia, direbbe Bernanos in uno dei suoi romanzi.

Tutto è grazia. Tutto è dono del buon Dio. Non meritiamo mai niente.

Dio non ha debiti con noi, siamo noi ad averne con lui. Quando ci affida qualcosa dobbiamo sempre dire: grazie!

E darci da fare per portare buoni frutti.

Ci è tutto gratuitamente affidato: la vita, l’intelligenza, le emozioni, la famiglia, il lavoro, le relazioni, il potere, i beni materiali, la natura. Tutto.

Tutto ci è affidato perché possiamo portare frutto secondo il suo volere, perché Lui è l’unico e sommo padrone: il Signore.

Come tutto ci è affidato, tutto ci può essere tolto. Non c’è nessuna garanzia per un possesso perpetuo. “A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”, dice Gesù. Alla luce di ciò quanto sono ridicoli e sciocchi (ma anche pericolosi) tutti quei discorsi su “l’Italia Paese cattolico”, “non possiamo non dirci cristiani”, “dobbiamo manifestare la nostra fede pubblicamente (tra crocifissi appesi e processioni varie)”, “mantenere le tradizioni cristiane”.

Ma a che serve tutto questo se non portiamo frutti di giustizia e di pace, di accoglienza e solidarietà dove viviamo?

A che serve se maltrattiamo gli altri, rubiamo, corrompiamo, invidiamo, ci rintaniamo in casa, deturpiamo la natura? 

Non serve a niente, anzi sono la nostra condanna. 

Scrive Isaia (5, 7): “Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi”.

Giustizia e rettitudine sono frutti della nostra vigna?

Se non lo sono, ci sarà “tolto il Regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”, dice Gesù.

Chiediamo al Signore, come singoli e come comunità, di conservarci in gratitudine e umiltà.

Pensiamo a quanto riteniamo di più prezioso nella nostra vita (famiglia, relazioni, lavoro, ministero ecclesiale, beni materiali, potere sugli altri) e ricordiamoci che il Signore non ci penserà due volte ad affidarlo ad altri se noi non portiamo frutti in Lui e per Lui.

Che ci vogliamo fare… È il Signore.

Opera e ama in questo modo.

È il padrone, non ammette concorrenti ed è molto geloso della sua vigna.

A che serve dirsi cristiani se non portiamo frutti di giustizia, pace, di accoglienza e solidarietà? (globalist.it)




FURTI NELLE CAMPAGNE agricoltori esasperati

Preoccupazione di Cia: “Serve un piano di sorveglianza”

Chieti, 7 Ottobre 2023. La Cia Chieti-Pescara esprime profonda preoccupazione per la serie di furti e dispetti che si stanno verificando ai danni degli agricoltori nelle campagne di San Salvo e Cupello, in particolare nelle zone a ridosso della SS 650 Trignina.

Negli ultimi tempi, le zone rurali hanno assistito ad un aumento significativo dei furti, che coinvolgono attrezzature agricole, prodotti agricoli, ortaggi, gasolio, sementi per le future semine e persino animali.

A raccogliere le prime testimonianze degli associati è il responsabile dell’ufficio di San Salvo, Nicola Scutti.

“L’area colpita è molto vasta, stiamo parlando di ettari ed ettari di territorio – afferma – Vengono compiuti furti di ogni tipo: trattori che valgono migliaia di euro, ma non solo. Vengono rubati attrezzi, interi impianti di irrigazione, perfino il concime e quanto gli agricoltori utilizzano per i trattamenti fitosanitari. In ogni caso, si tratta di materiale costoso, la cui sottrazione arreca danni davvero molto ingenti”.

“A rimetterci sono gli agricoltori, e anche chi è assicurato riesce ad essere ristorato solo di una parte parziale del danno – afferma il Presidente provinciale, Domenico Bomba – Per contrastare il fenomeno invitiamo gli agricoltori a denunciare e chiediamo di aumentare la presenza delle forze dell’ordine nelle aree rurali e migliorare la sorveglianza per prevenire ulteriori atti criminali. Come Cia ci impegniamo a collaborare con le autorità chiedendo al Prefetto finanziamenti per installare telecamere collegate con le forze dell’ordine nei punti strategici delle viabilità rurali”.




PNRR: CONTRATTI DEFINITI pronti per i cantieri

Sindaco e assessore Rispoli: “Orgogliosi di aver avviato la più grande cantierizzazione di opere mai proposta in città. Chieti cambierà potrà rinascere dopo anni di abbandono”

Chieti, 7 ottobre 2023. Aggiudicati tutti i lavori di rigenerazione urbana progettati dal Comune di Chieti e finanziati con fondi del PNRR. Al via interventi per un ammontare complessivo di oltre 20 milioni di euro che si sommano a oltre 40 milioni di opere che saranno realizzate con fondi nazionali ed europei per la rigenerazione urbana. Individuate le ditte e firmati i contratti, gli uffici stanno ora procedendo alle verifiche dei requisiti per arrivare alla cantierizzazione. Stamane la conferenza di presentazione degli interventi con il sindaco Diego Ferrara, l’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Rispoli, il dirigente del settore Carlo Di Gregorio, il gruppo di lavoro.

“Voglio plaudire pubblicamente alla grande prova di coraggio ed efficienza della struttura comunale che si è mossa e continua a farlo in uno dei momenti più difficili dell’Amministrazione e del Comune di Chieti che, nonostante sia colpita da una mancanza grave di materiale umano, sta dando il meglio di se – così il sindaco Diego Ferrara – . In questo comune i 178 dipendenti rimasti stanno dando il meglio, perché si sentono parte di una storia. Noi non raccontiamo frottole, i progetti in cammino li abbiamo fortemente voluti, abbiamo oltre 20 milioni di euro che si sommano ad altri circa 40 che abbiamo messo insieme in questi tre anni che sono cosa rilevante, rispetto, ad esempio, a città più grandi come Pescara che con più del doppio di abitanti hanno raccolto in tutto 80 milioni. Non raccontiamo frottole ai cittadini, che hanno tante recriminazioni da fare, legittime e a cui stiamo mettendo riparo. Ma per gli anni che restano metteremo in cantiere opere capaci di cambiare l’aspetto di Chieti sia urbanistico e sia a livello funzionale”.

“Ridisegnare la città e restituire vita agli immobili abbandonati, sono il cuore dei dieci interventi che stanno partendo – così l’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Rispoli – . Voglio ringraziare tutta la struttura dei Lavori pubblici, che ha lavorato senza sosta per rispettare il termine del 30 settembre previsto dal PNRR. Oggi abbiamo chiuso i contratti di lavori sparsi su tutto il territorio, parte alta e zone periferiche. Interventi nel centro storico che lo riqualificheranno, restituendo vita a palazzi e presenze storiche oggi all’abbandono, ma anche a Chieti Scalo con la riqualificazione anche di piazzale Marconi su cui insistono due grandi progetti.

Abbiamo chiuso i contratti su ipogei, Supercinema, Filippone e Casone, siamo in fase di consegna ed entro fine ottobre si avvieranno, collegandosi anche a opere previste da altri canali di finanziamento, come la Qualità dell’Abitare. Una trasformazione attesa da vent’anni, l’obiettivo è cominciare le opere, concluderle e restituirle alla città, completandole anche di infrastrutture per incrementare la sosta, come accadrà per piazza Garibaldi e via Ciampoli dove sono previsti parcheggi su cui siamo a ottimo punto.

La cantierizzazione prevede, come detto vari fronti: la riqualificazione di Palazzo Massangioli e dell’ex cinema Eden (per 4.337.225,34 milioni di euro); poi sarà la volta del Teatro Supercinema (per 750.452,79); c’è la ristrutturazione e rifunzionalizzazione delle scuole Nolli (3.391.347,43 euro) e dell’ex asilo nido Principessa di Piemonte (2.107.479, 58) che sarà anche migliorato sismicamente; la rifunzionalizzazione dell’ex Arciconfraternita del Ss Rosario (per 3.344.380,47); la rifunzionalizzazione anche della ex scuola elementare di Casone (646.163,81); c’è anche l’intervento di decoro e accessibilità di Piazza Umberto I, Piazza Trento e Trieste, Corso Tiburtina, Piazza Calanchi, Colle Marconi e vi Pescasseroli (2.180.312,84); cultura, turismo e anche sostenibilità con il nuovo sovrappasso pedonale nonché ulteriori parcheggi pubblici nel contesto di quello che vorremmo realizzare quale parco urbano della stazione (2.441.198,01); il nuovo parco urbano di Filippone (201.947,74); ultimo, ma non ultimo l’intervento di riqualificazione e miglioramento accessibilità degli ipogei della Chieti sotterranea Ipogeo Porta Pescara, Piazza Valignani, Cisterna Piazza San Giustino, seminterrato del Palazzo comunale (per 592.927,17 euro). Questo è il quadro che presto diventerà visibile sulla città e che porteremo avanti e di cui controlleremo tempi e progressione dei lavori”.