STELLE: MEMORIAL BARBARA PAOLONE

Perché la vita è un viaggio irripetibile. Spettacolo TV martedì 11 giugno in diretta e prima visione su  Rete8.

Pescara, 8 giugno 2024.  Dopo lo straordinario successo di pubblico registrato al teatro Circus di Pescara lo scorso 28 aprile, Stelle, lo spettacolo in memoria di Barbara Paolone, sarà trasmesso in prima visione TV su Rete8. Un’occasione unica e irripetibile per quanti non sono riusciti a seguire il Memorial in  presenza, e per tutti coloro che vorranno rivivere le straordinarie emozioni dello spettacolo che ripercorre intensamente la vita e il ricordo di Barbara Paolone.

Stelle andrà in onda su Rete8 dalle 21.00 alle 24.00 senza interruzioni pubblicitarie e in streaming su https://www.rete8.it/web-tv/diretta/

Lo spettacolo TV di Stelle è stato realizzato grazie alla Cinevideo, montato e ottimizzato da Stefano Monti e Vincenzo Olivieri con l’aggiunta di momenti inediti e immagini di backstage.

Stelle, diretto da Vincenzo Olivieri e Milo Vallone, è uno spettacolo d’arte varia con la partecipazione di molti artisti, ideato da Vincenzo Olivieri e organizzato da Stefano Francioni Produzioni che, attraverso il canto, il racconto, l’ironia, la musica e la danza, vuole simboleggiare il fantastico viaggio della vita e valorizzarlo nella straordinarietà del suo stesso percorso: unico e irripetibile.

Gli artisti coinvolti (attrici, attori, musicisti, cantanti, performer) attraverso la propria esibizione sono i viaggiatori protagonisti. Così Stelle celebra finemente la metafora dell’arte: brillano gli attori a riproporre sulla scena il fascino del firmamento. L’intero ricavato della serata è stato devoluto in beneficenza alla Struttura Semplice dedicata alla Radioterapia dei tumori solidi pediatrici all’interno della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.




LA NUOVA PESCARA Città Verde Europea 2034

Pescara, 8 giugno 2024. Lettere dal futuro alla Pescara di domani 17 luglio 2034 – La Nuova Pescara è stata nominata Città Verde Europea! Percorso fatto dalle grandi capitali europee negli ultimi dieci anni, ed oggi finalmente possiamo vedere anche la Nuova Pescara raggiungere un obiettivo così importante.

Tutto ha avuto inizio con il cambio dello statuto comunale, sul finire del 2024.

La grande novità è stata l’introduzione della “partecipazione” come cardine delle scelte riguardanti la città. Il coinvolgimento di cittadinə è stata utopia per lungo tempo, anni in cui l’attivismo, le associazioni, i comitati, si sono fatti sentire, hanno preso voce pur non riuscendo loro malgrado ad incidere veramente nelle scelte.

Il cambio di passo però è avvenuto nel 2024, quando è iniziato il grande processo partecipativo per il progetto del Parco Centrale nell’area di risulta della stazione. L’Amministrazione comunale dell’epoca puntava a realizzare un grande palazzo che dovesse ospitare la sede regionale, all’ingresso della città e del suo corso verso il mare.

Un’idea che oggi ci sembra del tutto assurda, ma anche allora risultava datata e obsoleta ai più, Sembrava cosa fatta se non fosse stato per la salvifica iniziativa di partecipazione attiva della cittadinanza.

Attraverso un processo di coinvolgimento e progettazione, della cittadinanza, di associazioni, comitati, esercenti, e naturalmente delle figure professionali necessarie (da un pool di architetti ai mobility manager, diventati ormai da anni, figure note in città) si è arrivati al grande polmone verde e vitale della città.

Primo biglietto da visita per il turista che arriva da fuori (anche dai piccoli centri abruzzesi collegati ormai al meglio attraverso la rete ferroviaria): il grande Parco Centrale attendeva di nascere dagli anni ’80.

Oggi, nel 2034, abbiamo ancora un bosco che sta crescendo, ma già i suoi preziosi servizi ecosistemici cominciano a farsi sentire. Un bosco che, come sappiamo, fornisce alla città  aria pulita, traspirabilità del terreno, frescura, ombra, raffreddamento delle temperature (che sono arrivate a temperature altissime per la maggior parte dei mesi dell’anno), biodiversità, insomma, una vera e propria “rigenerazione” urbana.

Con il Parco Centrale la cittadinanza della Nuova Pescara ha un luogo dove incontrarsi nella bellezza e nella salubrità, spostandosi con le bici, con il treno veloce che collega i suoi centri, prendendosi una pausa nei diffusi punti ristoro presenti nel Parco, arrivando al Parco anche per le tante attività culturali che vi si svolgono: dagli incontri teatrali per le varie età, alle seduta di yoga e meditazione, al nord walking, senza dimenticare i gruppi di lettura.

Le attività possibili sono ancora tante e si prevede nell’arco di questo triennio un loro incremento. La continua crescita di presenze si riverbera, come già accade, nell’intero quartiere centrale, con i tanti negozi sorti in questi anni, le botteghe artigianali che hanno fatto riscoprire tantissime attività che stavano scomparendo, diventando quindi un luogo e una città ormai diventata tra le più attrattive, anche a livello europeo.




TORNA SQUILIBRI

Tutto pronto per la terza edizione

Francavilla al Mare, 8 giugno 2024. Torna SquiLibri, Festival delle Narrazioni che accenderà l’estate di piazza Sirena dal 21 al 23 giugno 2023 con un ricco programma culturale possibile grazie all’interazione tra Scuola Macondo di Pescara con Elisa Quinto e Sara Caramanico, il fondatore della Scuola Peppe Millanta, in qualità di Direttore artistico ed il Comune di Francavilla con il sindaco Luisa Russo che ha creduto sin dalla prima proposta al progetto, insieme all’Assessore alla Cultura, Cristina Rapino.

Già nella serata del 21 giugno ci saranno i finalisti (sestina)del Premio Strega appena decretati e dove l’Abruzzo vanta Donatella Di Pietrantonio con L’età fragile (Einaudi); e poi Paolo Di Paolo, Romanzo senza umani (Feltrinelli); Dario Voltolini, Invernale (La nave di Teseo); Raffaella Romagnolo, Aggiustare l’universo (Mondadori); Chiara Valerio, Chi dice e chi tace (Sellerio); Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica (minimum fax).

Tra gli ospiti del Festival, diluiti tra i tre giorni, ci saranno: Nicola Lagioia, Marino Bartoletti, Francesca Reggiani, Tiziana Ferrario, Stefania Andreoli, Luca Bianchini, Giulia Blasi, Ludovico Tersigni, Rokia, Giulia Ciarapica, Maddalena Crepet, Anna Cherubini (sorella del cantautore Jovanotti), Nicoletta Verna, Luca Romagnoli (Management) con Nicola Ceroli, Dario Sansone, Roberta Recchia, La Compagnia della Polvere, e poi Andrea Magno, Vito Di Battista, Federico Bonadonna, Walter Lazzarin, Roberto Biondi, Maria Rosaria Sisto, Paolo Massari, Silvano Scaruffi, Giulia Alberico. Non mancheranno, inoltre, presentazioni su riscoperte letterarie come Alba De Céspedes e Robert Lowry.

Tra le varie attività previste da questa terza edizione di SquiLibri ci sono la Fiera del Libro e presentazioni in fiera ed  inoltre, Macondo Lab – laboratorio di Scrittura racconti con Kristine Maria Rapino; raccontarsi con la fotografia: laboratorio di scrittura e fotografia a cura di Ri-svegli con Paola Fanelli in collaborazione con Anna Ricca.

Ed inoltre ci sarà l’attività di Storie in giro – Passeggiate letterarie a cura di Fonderie Ars; gli Itinerari del gusto – Mangiare fra le righe in cui ci si baserà su piatti presenti in alcuni famosissimi romanzi ed infatti Squilibri – Festival delle Narrazioni ha coinvolto gli esercenti di piazza Sirena in un itinerario del gusto, ad ogni esercente è affidato un piatto o una bevanda speciale da servire nelle tre giornate.

Tra le varie attività ci sarà anche Steal Book: nelle tre giornate di SquiLibri – Festival delle Narrazioni sarà possibile rubare, ma solo i libri dello Steal Book, una montagna di volumi pronti per essere presi liberamente.

Lo stesso Festival sarà anticipato dalla giornata del 20 giugno con “Aspettando SquiLibri”: per l’anteprima di quest’anno ci saranno Massimo Pamio e Monica Ferri con “Chi era Francesco Paolo Michetti”, Giovanni Mancinone con “Mostri. Quando non c’è più l’amore”, Giulio Natali con “Sotto il diluvio”, Luca Pompei con “La vita mi deve ancora un sogno. Storia di Billy”.

Si ricorda che per accedere ad alcuni appuntamenti è necessario prenotare il proprio posto (gratuito) su www.billetto.it pertanto si consiglia di consultare il programma completo sul sito www.squilibrifestival.it.




LA RINASCITA DI THE SCHOOL VOICE

Un progetto scolastico innovativo all’istituto Tecnico Statale Galiani-De Sterlich di Chieti

Chieti, 7 giugno 2024. Nell’era digitale, le opportunità di apprendimento e comunicazione si stanno espandendo a ritmi senza precedenti. Un esempio luminoso di questa evoluzione proviene dall’Istituto Tecnico Statale Economico e Tecnologico “Galiani – De Sterlich” di Chieti, dove un progetto scolastico ha portato alla rinascita della web radio “The School Voice”. Grazie alla collaborazione con lo staff di Radio Teate On Air (la web radio teatina guidata dall’associazione Erga Omnes), gli studenti hanno avuto l’opportunità di imparare e mettere in pratica competenze preziose nel campo della comunicazione e della produzione radiofonica.

Questa web radio non è una novità per il Galiani-De Sterlich; tuttavia, è stata recentemente rivitalizzata attraverso un progetto scolastico innovativo fortemente voluto dalla Dirigente Prof.ssa Simonetta Longo e dal gruppo di docenti: Andrea Di Gregorio, Manuela Fusilli,  Gianni Totaro, Maria Concetta Leone.

L’iniziativa ha coinvolto studenti e insegnanti in un percorso formativo intensivo, progettato per insegnare le basi della radiofonia e per sviluppare competenze pratiche che spaziano dalla scrittura, alle interviste, alla gestione tecnica delle trasmissioni e della grafica dei podcast.

Gli studenti coivolti sono stati: Vanessa D’Arcangelo, Alessia Sassano, Melisa Nuhas, Irene Di Carlo, Gaia D’Andrea, Rebecca D’Orazio, Caterina Capuzzi, Serena Torto, Leonardo Ferri, Larisa Burnichioi, Giulia Riccitelli, Alessia Nicolò, Alice Gentile, Achille Marasca

Il successo del progetto deve molto alla collaborazione con Radio Teate On Air. Alcuni membri dello staff composto da Chiara Padula, Maria De Palma, Lorenzo Cugini, Gianmarco Garofalo, Pasquale Elia e Davide Colaiocco hanno offerto una formazione completa agli studenti, condividendo le proprie conoscenze ed esperienze in ambito radiofonico. Questa partnership ha permesso agli studenti di apprendere non solo la teoria, ma anche e soprattutto di acquisire esperienza pratica attraverso sessioni di formazione sul campo.

Il progetto “The School Voice” rappresenta un esempio concreto di come l’educazione può andare oltre i tradizionali metodi di insegnamento in classe. Gli studenti non solo hanno avuto l’opportunità di imparare nuove competenze tecniche, ma hanno anche sviluppato soft skills importanti come il lavoro di squadra, la comunicazione efficace e la gestione del tempo.

Con la formazione ricevuta e l’entusiasmo generato dal progetto, la web radio della scuola è ora pronta a crescere e a diventare una parte integrante della vita scolastica. Gli studenti possono continuare a produrre contenuti, contando sul supporto continuo di Teate On Air, migliorando costantemente la qualità delle loro trasmissioni, sperimentando nuove forme di espressione e coivolgendo i loro compagni.

La rinascita di “The School Voice” rappresenta un traguardo significativo per l’Istituto Galiani-De Sterlich e per la comunità scolastica. In sinergia con la web radio di Chieti “Teate On Air”, ormai punto di riferimento per molti giovani e non solo, gli studenti hanno avuto l’opportunità di immergersi nel mondo della comunicazione, acquisendo competenze preziose che potranno utilizzare nel loro futuro accademico e nella vita professionale. Questo progetto dimostra come la scuola possa diventare un laboratorio di innovazione e creatività, capace di preparare i giovani alle sfide del mondo moderno e di stare a contatto con il territorio.

“The School Voice” è disponibile sul sito istituzionale della scuola al seguente indirizzo, oltre che su Instagram e Facebook: https://www.galiani-desterlich.it/radio-web-galiani-de-sterlich




DAL PENDOLO AL RACCORDO URBANO VERDE

Una trasformazione epocale!

Nuova Pescara – 17 luglio 2033. Si chiude quest’anno la definitiva trasformazione della cosiddetta strada “Pendolo” in “Raccordo Urbano Verde” (RUV). Questo progetto è diventato simbolo di sostenibilità e integrazione urbana, mettendo in rete i quartieri periferici con spazi verdi, percorsi pedonali e ciclabili, una efficiente rete di trasporto pubblico locale, spazi culturali e sportivi di ritrovo e attività commerciali. Tuttavia, per comprendere appieno questa trasformazione, è essenziale riflettere sulle criticità sociali e di viabilità che l’hanno caratterizzato negli anni passati.

Il progetto originario del Pendolo mirava a spostare il traffico verso la periferia. Questo modello di mobilità, già vecchio quando lo si stava realizzando, prevedeva la proliferazione di strade e superstrade per gli spostamenti in auto, a discapito di altri mezzi e in generale della qualità urbana. Il Pendolo, con le sue quattro corsie, ricordava più un’autostrada che una strada cittadina, con pochi alberi e scarso arredo urbano, trasformandosi da subito in un anonimo asse di solo trasporto.

Insomma, una struttura nata vecchia, contrapposta alla mobilità sostenibile e integrata, che già all’epoca era stata però prevista e progettata con il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) e il Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU), che fissavano obiettivi ambiziosi (come la riduzione del traffico automobilistico del 50%), anche se il Pendolo lo ignorava.

Lungo il Pendolo, a partire dal 2023, le strutture commerciali e sociali erano praticamente assenti. Emblematico il caso di un negozio alimentare trasformato in sala giochi, lungo via Lago di Capestrano, a riflettere il degrado del tessuto sociale. La strada, progettata per l’automobile, non offriva spazi sicuri e attraenti per pedoni e ciclisti, limitando le opportunità di socializzazione, di commercio e miglioramento della qualità della vita.

Ma torniamo all’oggi. Dopo quasi dieci anni il nuovo Raccordo Urbano Verde è composto da 8 km di super ciclabili in sede propria, 4 per ogni lato, offrendo un percorso sicuro e attraente per persone di tutte le età. Lungo il percorso sono stati piantati 5.000 alberi, contribuendo a migliorare la qualità dell’aria e a creare un ambiente vivibile per i residenti. Il numero di auto è diminuito significativamente, sostituite da un efficiente sistema di trasporto pubblico (rete di Bus Rapid Transit, e la metropolitana di superficie) in linea con il Green New Deal europeo e con gli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030.

Tutto questo dimostra come una visione integrata e sostenibile possa realmente fare la differenza per le future generazioni, migliorando non solo la viabilità ma anche la qualità della vita urbana.

Radici inComune




UNA SETTIMANA IN BICI IN ABRUZZO

Fra la montagna e il mare l’esperienza del Borracce di poesia Bike tour per 13 cicloturisti fra belgi e italiani con il passaggio nelle quattro province della regione

Abruzzo, 6 giugno 2024. Una settimana in bici in Abruzzo, fra la montagna e il mare. Terminata in questi giorni l’esperienza che ha coinvolto un gruppo di tredici cicloturisti fra belgi e italiani che per una settimana hanno pedalato nella regione verde d’Europa grazie al Borracce di poesia Bike tour, toccando tutte le quattro province della regione.

L’attività è stata organizzata da Alessandro Ricci, accompagnatore cicloturistico, giornalista, autore di guide dedicate alla scoperta dell’Abruzzo in bicicletta e curatore, appunto, del progetto Borracce di poesia. Un’idea nata con la scrittura di rime dedicate al mondo a due ruote ed evolutasi nel tempo con Borracce di poesia Asd-Aps, affiliata Endas Abruzzo. L’associazione sportiva dilettantistica organizza escursioni in bici sul territorio abruzzese, dal Pescara Bike Tour al giro sulla Costa dei Trabocchi fino agli itinerari in montagna. Ultimo lavoro di Alessandro Ricci è Mare d’Abruzzo e Trabocchi in bicicletta (Ediciclo Editore).

L’esperienza è stata organizzata grazie alla collaborazione con un tour operator internazionale nonché di entità del territorio come Il Biciclettaio di Pescara, BikExplora di Vasto, Higher Gran Sasso Activities di Assergi e Zio Giò B&B. 

“Questa avventura in bici organizzata e curata da Borracce di poesia, Asd nostra affiliata, segna un passo importante per il nostro ente – commenta Simone D’Angelo, presidente regionale Endas Abruzzo – e si inserisce nel novero delle tante attività che promuoviamo. In particolare, può essere considerata un punto di partenza per il settore turismo, nel quale l’Endas Abruzzo è pronto a lanciare proposte e iniziative, all’insegna della scoperta e della promozione del territorio”.

I cicloturisti, arrivati all’aeroporto di Pescara, hanno raggiunto Santo Stefano di Sessanio con un transfer per poi pedalare in zona. Ecco, quindi, Campo Imperatore – con sosta e degustazione al Rifugio Racollo i cui gestori hanno anche fornito assistenza logistica – e ancora, Calascio, con un altro momento di degustazione in collaborazione con la Società cooperativa ViviCalascio. Nei giorni successivi i cicloturisti hanno pedalato nella Valle del Tirino, lungo la Costa dei Trabocchi – con visita del villaggio di Art, Bike & Run a Fossacesia Marina – a Pescara e, ancora, lungo la costa nord abruzzese. Fra i vari momenti di scoperta delle peculiarità del territorio, Pizzetta on the Beach allo stabilimento La Tramontana e visita da Arago Design – L’officina delle Invenzioni. Nel capoluogo adriatico sono stati ospiti di Aurum Suites. Nel tour anche un giorno con visita guidata a Sulmona, con la guida turistica Stefania Marcone.




IL MARE RINGRAZIA

Pulifondali e Pulispiagge 350 quintali di rifiuti recuperati. I tesserati della FIPSAS tra plastiche, ferro e lavatrici

Ortona, 6 giugno 2024. Il successo di “Pulifondali” e “Pulispiagge”, l’iniziativa realizzata dalla FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva, Attività Subacquee e Nuoto Pinnato), è certificato dagli oltre 350 quintali di rifiuti catturati sui fondali e sulle spiagge di 40 diverse località italiane dai tesserati e dai volontari impegnati in occasione della “Giornata Mondiale dell’Ambiente”. Con la collaborazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, della Rai, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di Suzuki, sono state salpate reti fantasma (Amalfi e Conca dei Marini – SA), lavatrici, vecchie macchine da cucire, scafi affondati, motori marini e plastica. Proprio quest’ultima è la triste regina di “Pulifondali” e “Pulispiagge”, il trait d’union che ha legato nord a sud, isole comprese.

“Ogni anno – ha spiegato il Prof. Ugo Claudio Matteoli, Presidente della FIPSAS – chiediamo ai nostri tesserati di “regalarci” una giornata per l’ambiente. Rispetto alla stagione passata, questa volta le località che hanno voluto essere presenti sono raddoppiate. Un segnale bellissimo che ci dà la forza di continuare in un percorso necessario per le generazioni che verranno.”

Le località che hanno aderito a “Pulifondali” e “Pulispiagge” 2024 sono:  Alassio (SV), Amalfi (SA), Ancona, Barcola (TS), Bergeggi (SV), Calatabiano (CT), Castiglione della Pescaia (GR), Catanzaro Lido, Civitavecchia (RM), Conca dei Marini (SA), Follonica (GR), Forio d’Ischia (NA), Genova, Giulianova (TE), Isola di Capo Rizzuto (KR), La Spezia, Latina, Manfredonia (FG), Marina Palmense (FM), Massa Carrara, Messina, Metaponto Lido (MT), Ortona (CH), Ostia (RM), Pesaro, Piedimonte Etneo (CT), Porto Cesareo (LE), Porto Corallo (SU), Portopalo di Capo Passero (SR), Pozzuoli (NA), Reggio Calabria, Rimini, Riva del Garda (TN), Salerno, San Felice Circeo (LT), San Vito Chietino (CH), Sant’Angelo di Serrara Fontana (NA), Siracusa, Venezia e Verbania.




ELEZIONI EUROPEE: LE POSTE IN GIOCO

PoliticaInsieme.com, 5 giugno 2024. Nella complessa configurazione istituzionale dell’Unione Europea le elezioni che si svolgono tra pochi giorni non sono certo l’unico elemento che deciderà la capacità dell’Unione di rispondere adeguatamente alle grandi sfide del momento. Gli orientamenti dei governi dei paesi membri, che sono decisi dalle elezioni nazionali e che si riflettono sulla composizione politica del Consiglio Europeo (dove siedono appunto i capi di governo), sono tuttora di importanza primaria. Non si deve però sottovalutare il peso che avranno il Parlamento Europeo e la sua maggioranza nella investitura del Presidente della Commissione e dei commissari e poi nei prossimi cinque anni nell’attività legislativa della UE. Chi vuole un’Europa più forte sa che il PE potrà dare un contributo importante.

Quali siano le sfide più importanti che abbiamo davanti come Unione e come stati membri credo sia piuttosto chiaro:

1. La ricostruzione di un assetto di pace giusto e solido in Europa dopo l’aggressione russa all’Ucraina e una più efficace capacità di presenza in altre aree critiche del mondo (dal Medio Oriente all’Africa, all’Asia);

2. Una gestione risoluta ma insieme saggia delle politiche di contrasto al cambiamento climatico;

3. La promozione di uno sviluppo economico più rapido ma socialmente equilibrato in un continente come il  nostro che per tanti motivi cresce troppo lentamente.

Questo non vuol dire che non ci siano altri problemi rilevanti ma è prima di tutto sulla capacità di rispondere a quelle tre sfide che si misurerà il successo dell’Unione. Ed è ben chiaro che se anche qualche irresponsabile può scherzare con slogan come “più Italia, meno Europa”, su quei tre fronti nessun paese europeo da solo potrà fare molto.

Se queste sono le sfide non di un domani lontano ma di un oggi che non aspetta, che cosa si deve chiedere, anzi si deve fare per l’Europa?

La prima cosa che ci si aspetta dalla classe politica, ma anche dall’opinione pubblica è evidentemente quella di tenere ben ferma la barra sulle priorità. E poi di focalizzare l’attenzione sugli strumenti necessari per avanzare sulla rotta con uno sguardo lungo ma anche con realismo e senza immaginare salti utopistici.

Per esempio, questo può voler dire di fare tutto quello che è possibile anche con i trattati vigenti o con correzioni parziali di questi senza aspettare la palingenesi di una nuova costituzione europea. Le precedenti crisi ci hanno mostrato che l’Unione può fare molto quando è presente una leadership dotata di visione e con la pazienza di costruire un ampio consenso (ne sono buoni esempi la forte azione anticiclica e di contrasto alla crisi dei debiti sovrani svolta dalla Banca Centrale Europea durante la crisi finanziaria e il Next Generation EU nella crisi del COVID).

In vario modo tutte e tre le sfide citate richiedono, se non si vogliono accrescere le divaricazioni interne tra gli stati membri sulla base della loro diversa disponibilità di spesa e si vogliono ottenere dei risultati significativi, che l’Unione sia dotata di una capacità di bilancio nettamente superiore a quella attuale. Una politica estera senza congrui finanziamenti per la difesa, politiche climatiche senza massicci investimenti nelle nuove tecnologie, e un rilancio dello sviluppo senza una politica industriale dotata di cospicue risorse sarebbero sogni lontani dalla realtà.

Se invece si vuole fare sul serio due passi sono indispensabili: accettare su basi stabili (e non solo provvisorie come è stato con il Next Generation EU) un debito europeo comune e accrescere le risorse proprie della UE con nuove entrate fiscali comunitarie. Se non si persegue gradualmente ma decisamente questa strada tutto resta a livello di chiacchiere.

Naturalmente questa strada richiede la costruzione di un largo consenso (e anche una buona dose di scambi politici). Su alcuni aspetti una strada, anche se non ideale ma realistica, può essere inizialmente quella di una “coalizione dei volenterosi” come avvenne in forme istituzionali con la creazione del MES per aiutare i paesi con crisi del debito sovrano e come sta già accadendo in maniera meno formalizzata per gli aiuti militari all’Ucraina. Purché ci sia la prospettiva di una progressiva incorporazione di queste soluzioni nell’assetto istituzionale dell’Unione. Dai partiti e dai leader europei ci aspetteremmo qualche chiaro pronunciamento su questi tremi almeno negli ultimi giorni di campagna elettorale.

Maurizio Cotta

Elezioni europee: le poste in gioco – di Maurizio Cotta – Politica Insieme




ETTORE TROILO COMMEMORATO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Roma, 5 giugno 2024. Si terrà oggi 5 giugno dalle ore 10:00 nella Sala della Lupa a Montecitorio il convegno “Il socialismo riformista nella storia d’Italia: Ettore Troilo e Giacomo Matteotti”, organizzato dalla Fondazione Brigata Maiella in occasione del cinquantenario della scomparsa del fondatore e comandante dell’unica formazione della Guerra di Liberazione la cui bandiera è decorata di medaglia d’oro al valor militare.     

All’iniziativa interverranno eminenti storici nazionali, i Sindaci di alcuni dei comuni tra i più significativi per la storia dei Maiellini, una rappresentanza di studenti degli Istituti Comprensivi di Casoli – Altino – Palombaro e di Palena – Torricella Peligna, oltre ai famigliari di Ettore Troilo. 

Matteotti fu tra gli artefici principali di quella che è stata definita la “missione impossibile” dei Socialisti Unitari nella lotta al fascismo. Frutto di una crisi extraparlamentare, ricondotta nell’alveo costituzionale dopo l’incarico ricevuto dal Re ed il voto favorevole del Parlamento, il primo governo Mussolini era un’ampia coalizione. I socialisti furono la forza politica che agì in maniera più incisiva nell’attività di opposizione: per tutti valga il discorso di Filippo Turati sulla fiducia, uno dei momenti più alti della storia parlamentare del nostro Paese. Accanto a lui Claudio Treves, Emanuele Modigliani e Giacomo Matteotti, il giovane deputato che tra i primi denunciò in Parlamento i misfatti dello squadrismo fascista nel Polesine e nel Ferrarese, in un rigoroso e costante attivismo che lo condusse fino all’ultimo intervento del 30 maggio 1924.  

Nel medesimo solco si mosse Ettore Troilo. Collaboratore su referenza di Turati alla segreteria dello stesso Matteotti nell’anno del suo cruento assassinio, egli fu un coerente oppositore del fascismo sul duplice piano ideale e dell’azione. Dopo un ventennio vissuto da sorvegliato speciale e la partecipazione alla sfortunata difesa di Roma a Porta San Paolo (8 -10 settembre 1943), si distinse nell’esperienza partigiana contribuendo con la Brigata Maiella a scrivere una delle pagine più originali e significative della storia della Resistenza italiana.

Come uno degli ultimi Prefetti della stagione della Liberazione, a Milano, dal gennaio 1946 al dicembre 1947, forte dell’autorevolezza acquisita da combattente, Ettore mostrò grandi capacità di mediazione nella risoluzione dei conflitti politici e sociali, evitando persino che la sua clamorosa rimozione portasse a pericolose insidie per le rinascenti istituzioni.

Accettò di candidarsi da indipendente nelle liste del fronte popolare nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948, risultando primo dei non eletti nel collegio Milano-Pavia e, nell’intento di colmare un deficit di rappresentanza di un socialismo laico, riformista, libertario, partecipò attivamente ai tentativi di creare un Partito di unità socialista (1951) e un Movimento di autonomia socialista (1953). Per la sua condotta, nel 150° dell’unificazione (2011), è stato inserito tra i 150 italiani protagonisti dell’Italia unita selezionati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.        

 “Realizzare l’evento nella sede della massima assise rappresentativa della comunità nazionale e nella prestigiosa sala della Lupa, è un modo per sottolineare il significativo contributo dato da Ettore Troilo e dalla Brigata Maiella alla sconfitta del nazifascismo e, al tempo stesso, alla riconquista dell’Unità del Paese con dichiarati intenti di ispirazione matteottiana, patriottici, democratici e repubblicani”, sottolinea il Presidente della Fondazione Brigata Maiella, prof. Nicola Mattoscio.      

La manifestazione si svolge con il patrocinio della “Struttura di missione anniversari nazionali ed eventi sportivi nazionali e internazionali” della Presidenza del Consiglio. Saranno presenti il Sindaco di Chieti, Diego Ferrara; Il Sindaco di Casoli, Massimo Tiberini; Il Sindaco di Torricella Peligna, Carmine Ficca; il Sindaco di Montenerodomo, Angelo Piccoli e il Sindaco di Montelapiano Arturo Scopino.




MARGHERITA D’AUSTRIA RITORNA A PENNE

Il 7 giugno un convegno in suo onore

Penne, 5 giugno 2024. Inizia con l’antica capitale degli Stati Farnesiani il ritorno della Madama nelle terre d’Abruzzo. Il 7 giugno, infatti, inizierà in questo modo la “road to”, una serie di eventi organizzata dall’associazione “La Storia in Cammino A.P.S. E.T.S.” di Ortona in concomitanza dell’inaugurazione del primo blocco del Cammino di Margherita.

Sarà quindi Penne ad ospitare il primo degli eventi previsti, per la precisione una giornata studi sulla figura di Margherita d’Austria fortemente voluta dall’ass.ne “La Storia in Cammino A.P.S. E.T.S.” di Ortona. L’iniziativa ha il patrocinio del Comune di Penne e si avvale della preziosa e fattiva collaborazione della Pro Loco di Penne, capitanata dal Presidente Gabriele Vellante, che con l’associazione Italia Nostra – Sede di Penne del presidente Antonio Di Vincenzo ha messo in moto la macchina organizzativa.

“Gli amici di Margherita d’Austria”, questo il titolo del convegno, che vedrà la partecipazione di illustri ospiti che hanno contribuito in modo determinante ad arricchire la bibliografia sulla figura di Margherita d’Austria. Gli eventi inaugurali sono patrocinati dal Ministero del Turismo e dal Consiglio Regionale d’Abruzzo.

“Siamo veramente soddisfatti di poter dare il via in questo modo alla road to”, commentano dall’associazione la Storia in Cammino, “non dimentichiamo che il cammino di Margherita è sì un trekking, ma è anche e soprattutto un modo per studiare e conoscere più da vicino la figura di questo affascinante personaggio storico, che tanto ha dato all’Abruzzo. Tutte le tappe sono state messe in fila grazie alla consulenza di storici e pensando innanzitutto alla loro assonanza con la vita della Madama, e Penne non poteva assolutamente mancare.

Tanti gli ospiti che interverranno e animeranno l’evento. Di seguito il programma:

Ore 09:00 – Accoglienza da parte del Gruppo MUSICI e SBANDIERATORI MARGHERITA D’AUSTRIA con la partecipazione degli alunni degli Istituti “IIS L. Da Penne – M. dei Fiori”

Ore 9:30: Saluti istituzionali del Sindaco di Penne Gilberto Petrucci e Mario Semproni, Ass.re alla Cultura del Comune di Penne.

Ore 10:00: Antonio Di Vincenzo – Presidente dell’Ass.ne Italia Nostra Sede di Penne.

Ore 10:30: Silvana Pasquali – Presidente della Rete delle città Margheritiane.

Ore 11:00 Franco Cespa – Ass.ne “La Storia in Cammino A.P.S. E.T.S.” di Ortona.

Ore 11:15 – La Montagna Reale a cura di Montereale Solidale, associazione di agricoltori.

Ore 11:30: Giuliano Masola – Professore e scrittore di Parma.

Ore 14:30: Don Bruno Mascilongo – Sacerdote della diocesi di Piacenza nella Chiesa di San Sisto.

Ore 15:00: Prof.ssa Patrizia Iarlori – Professoressa e studiosa di Margherita d’Austria.

Ore 15:30: Maria Luisa Orlandi – Archeologa e studiosa.

Ore 16:30:  A cura degli alunni del corso CAT e TUR dell’ ITCG “Marconi” di Penne: “Sulle tracce di Margherita d’Austria”. I luoghi”

Modererà la Presidente della Rete delle città Margheritiane Silvana Pasquali.




ROCK TOUR 2024

Ariannah ad Alanno il prossimo 9 giugno

Alanno, 4 giugno 2024. Il 9 giugno 2024 alle ore 21:00 presso l’Anfiteatro di Parco Valle Cupa, il Comune di Alanno presenta: il “Rock Tour 2024” della cantautrice abruzzese Ariannah. Il Comune di Alanno ospita, per gli eventi estivi 2024, il concerto di Ariannah. Uno spettacolo con quattro elementi (batteria, basso ed Ariannah alla voce e chitarre) prodotto da Sandro Odoardi che sarà presente alla fonia. Ariannah eseguirà i suoi singoli e verranno riproposte alcune delle hit nazionali ed internazionali dagli anni 80 ad oggi, in una nuova veste e con arrangiamenti inediti.

Biografia Ariannah, pseudonimo di Arianna D’Angelo, è una cantautrice abruzzese anno ’96. Pubblica live acustici su YouTube che riscuotono successo ed apre i concerti di Arisa e Rossana Casale. Nel 2018 è co-conduttrice del programma “People Move”, di cui scrive la sigla, sul network radiofonico “Radio Studio Più”. Collaborando con il produttore Sandro Odoardi (compositore di singoli come “Love Shine”, ha lavorato con: Andrea Love, Carl Fanini, Roby Santini e remixer per Fabrizio Moro), partecipa a progetti musicali dance. Reinterpreta la hit “Any Love” e scrive “By your Side” arrangiata da Pieradis Rossini e Sandro Odoardi. Il 14 maggio 2021 esce il brano di debutto “Hope” (BIT Records), con il quale entra nella top10 di Absolute Beginners di Radio Airplay restando in classifica per tre settimane consecutive. Pubblica nell’anno successivo i singoli “Red Traffic Lights”, “In Your Eyes” e “Vecchio Piumone” con quest’ultimo partecipa ad Area Sanremo 2022. Ariannah è tra gli artisti selezionati della XIV edizione del “Premio Anacapri Bruno Lauzi – Canzone d’Autore 2023”. Il 16 Giugno si esibisce sul palco del Radio Bruno Omnia Festival a Prato. Il nuovo singolo “Piano” viene selezionato ed inserito nella rubrica “Singolarmente” di Sky Tg24, ricevendo dal giornalista Fabrizio Basso: “Una menzione speciale va ad Ariannah, coraggiosa ed identitaria, simbolo di una musica che sa osare”. Partecipa ad Area Sanremo 2023 con il singolo “Pale Eoliche” canzone contro la violenza sulle donne. Nel 2024 è tra i protagonisti del format di Rosario Fiorello “E Viva… Il Videobox” in onda su Rai2, dove si esibisce in acustico.




PULIFONDALI  E PULISPIAGGE

La Fipsas scende in campo nella giornata mondiale dell’ambiente

Ortona, 4 giugno 2024. Domani, 5 giugno, la FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva, Attività Subacquee e Nuoto Pinnato), in occasione della “Giornata Mondiale dell’Ambiente”, ritornerà in acqua e sulle spiagge per proporre Pulifondali e Pulispiagge: saranno ben 40 le località coinvolte da nord a sud della penisola.

I tesserati della Federazione saranno in azione per ripulire porzioni di acque, arenili e i moli drammaticamente invasi dai rifiuti. L’obiettivo è quello di raddoppiare i numeri già importanti della scorsa stagione, quando furono “pescati” 175 quintali tra reti fantasma, plastiche, copertoni e materiali ferrosi, che sono “riemersi” dagli abissi grazie al meticoloso lavoro dei tesserati FIPSAS, che si sono anche occupati – con l’aiuto di oltre duemila studenti – di liberare dalla sporcizia gli arenili.

“Lo scorso anno l’iniziativa ha avuto un enorme successo – spiega il Prof. Ugo Claudio Matteoli, Presidente della FIPSAS – ragion per cui dobbiamo continuare su questa strada perché la salvaguardia dell’ambiente è una necessità impellente, non ha colori ed è necessaria da nord a sud. Vogliamo fornire un contributo tangibile e ogni singolo rifiuto che verrà raccolto sarà correttamente smaltito grazie ai Comuni interessati. L’aumento delle località coinvolte non può che renderci orgogliosi del nostro operato, è la dimostrazione tangibile del senso civico che pervade tutti i nostri tesserati, che, anche quest’anno, saranno in prima linea per la difesa del nostro habitat”.

Sarà Venezia il punto centrale dell’iniziativa Pulifondali e Pulispiagge 2024, che sarà accompagnata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera e dalla Rai, che garantirà una copertura a 360° con le Direzioni di Rai per la Sostenibilità, TgR, Rai Italia, Rai News 24 e Rainews.it. A supporto dell’iniziativa anche Suzuki, che metterà a disposizione i suoi motori marini rispettosi dell’ambiente.

Le località che hanno aderito a “Pulifondali” e “Pulispiagge” 2024 sono: Alassio (SV), Amalfi (SA), Ancona, Barcola (TS), Bergeggi (SV), Calatabiano (CT), Castiglione della Pescaia (GR), Catanzaro Lido, Civitavecchia (RM), Conca dei Marini (SA), Follonica (GR), Forio d’Ischia (NA), Genova, Giulianova (TE), Isola di Capo Rizzuto (KR), La Spezia, Latina, Manfredonia (FG), Marina Palmense (FM), Massa Carrara, Messina, Metaponto Lido (MT), Ortona (CH), Ostia (RM), Pesaro, Piedimonte Etneo (CT), Porto Cesareo (LE), Porto Corallo (SU), Portopalo di Capo Passero (SR), Pozzuoli (NA), Reggio Calabria, Rimini, Riva del Garda (TN), Salerno, San Felice Circeo (LT), San Vito Chietino (CH), Sant’Angelo di Serrara Fontana (NA), Siracusa, Venezia e Verbania.




LA BICIPATTINATA ADRIATICA 2024

Tante presenze nonostante la pioggia

Roseto degli Abruzzi, 3 giugno 2024. Il 2 giugno si è tenuta la manifestazione, quest’anno alla tredicesima edizione, è nata nel 2011 per sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla necessità di una mobilità più sostenibile e per il completamento del tratto Marchigiano-Abruzzese della Ciclovia Adriatica. Tante le criticità rilevate lungo il percorso.

Conclusa la tredicesima edizione della Bici pattinata Adriatica, manifestazione nata quattordici anni fa da un gruppo di appassionati della mobilità ciclistica per portare all’attenzione delle istituzioni le tematiche relative alla mobilità ciclistica.

Centinaia i ciclisti ed i pedalatori intervenuti anche se, causa maltempo, molti hanno percorso solo un tratto dell’itinerario proposto, preferendo tornare indietro con il treno o con gli stessi mezzi, anche per motivi di sicurezza.

L’accoglienza, a Roseto, ha comunque visto decine di ciclisti e pattinatori, accolti dal sindaco Mario Nugnes, fare festa sotto la pioggia battente che non ha spento l’entusiasmo.

La bici pattinata, come ogni anno, ha preso atto dei tanti progressi fatti per il completamento del tratto marchigiano-abruzzese della Ciclovia Adriatica, riscontrato, però, non poche criticità.

Il percorso – sottolinea la FIAB – non è ancora adatto a tutti, con ampi tratti inaccessibili a pattinatori e ad alcune tipologie di biciclette, causa il fondo sterrato. Parliamo, ad esempio, della ciclabile nella riserva del Borsacchio, del tratto antistante la Torre di Cerrano e del percorso che congiunge il ponte sul Vomano alla ciclabile di Scerne. Inoltre, mancano servizi per i ciclisti e le poche piazzole attrezzate, come quelle realizzate in prossimità del ponte ciclopedonale sul Vomano, sono imbarazzanti per come sono state pensate e realizzate”.

Anche la manutenzione di alcuni tratti e le scelte progettuali ha creato non pochi problemi a ciclisti e pattinatori come “il fondo colorato in alcune zone, in caso di pioggia, è viscido è favorisce le cadute, e ci sono punti dove le radici degli alberi hanno creato dossi e avvallamenti”.

Non mancano le eccellenze, come le ampie corsie ciclabili di Tortoreto, Alba Adriatica e parte di Giulianova e Pineto, ben distinte dai percorsi pedonali, mentre in altre zone la promiscuità con i pedoni, che aumenta in estate, rende quasi impossibile l’utilizzo in alcuni periodi.

Resta, però – dichiara il presidente FIAB Teramo Gianni Di Francesco – ancora molto da fare, in quanto la ciclovia Adriatica, nel tratto Abruzzese, presenta ancora diverse interruzioni e criticità, e non risulta percorribile da tutti gli utenti in bici o sui pattini, in quanto spesso ha un fondo inadatto o dimensioni inadeguate. Manca, inoltre, a livello regionale, una chiara strategia sulla mobilità ciclistica.”.

In generale si nota – conclude FIAB – una mancanza di coordinamento nella realizzazione dell’opera, assenza di segnaletica e di servizi dedicati ai ciclisti, poca attenzione per la piena accessibilità dei percorsi, ed è necessario che l’intero percorso venga rivisto nell’ottica di una uniformità, verso l’alto, dei parametri previsti per le “Ciclovie di rilevanza nazionale, quale è la Ciclovia Adriatica”.

Molte luci, quindi, e qualche ombra, su una infrastruttura che vorrebbe essere un fiore all’occhiello per la Regione Abruzzo, ma che ha ancora bisogno di migliore e di un cambio di mentalità che porti a considerare i percorsi ciclabili strategici per le nostre città .

È doveroso un grazie a quanti hanno collaborato – conclude FIAB – ai tanti volontari delle numerose associazioni che ci hanno supportato, alle polizie locali e ai Comuni attraversati, in particolare a quello di Rosego che ci ha accolto. L’appuntamento è al prossimo anno, sperando di trovare un percorso perfetto e il ponte sul Tronto finalmente realizzato.”




RASSEGNA ORGANISTICA

Quarta edizione. Chiesa della SS. Annunziata Sulmona  6 – 13 -20 giugno ore 18 ingresso libero

Sulmona, 3 giugno 2024.  Dopo un anno di assenza torna a Sulmona la quarta edizione della Rassegna Organistica proposta dalla Camerata Musicale nella preziosa cornice barocca della chiesa del Complesso Monumentale SS. Annunziata. Tre gli appuntamenti, tutti a ingresso libero, per tre giovedì consecutivi, a partire dal 6, 13 e 20 giugno alle ore 18. 

Un progetto avviato nel 2018 dal Direttore Artistico Gaetano Di Bacco con l’intento di promuovere presso le nuove generazioni e dare il giusto spazio ad uno strumento importante come l’organo, assente nella stagione dei concerti al Teatro “ M.Caniglia”. “Abbiamo pensato di offrire un’opportunità al pubblico della Camerata -dice Di Bacco-   di poter ascoltare quei capolavori della storia della musica che grandi compositori hanno dedicato all’organo”.  Apre la rassegna il Duo Alphorn & Organ con Carlo Torlontano (Corno delle Alpi) e Francesco Di Lernia all’0rgano.

Giovedì 13 si esibirà all’organo Svetlana Berezhnaya in un programma dal titolo “Passeggiata Francese”, la rassegna si conclude giovedì 20 giugno con un’abbinata speciale: Gaetano Di Bacco al sassofono e all’organo Italo Di Cioccio   in “Saxorgan Duo” con un ventaglio di proposte di autori dal ‘600 al ‘900.

Si parte giovedì 6 giugno con il “Duo Alphorn & Organ” composto da Carlo Torlontano (corno delle Alpi) e dall’organista Francesco Di Lernia. Eseguono brani di autori tra ‘600 e ‘900 come: In der Alpen  (Traditional), Silent mountains (Bartesch), Sinfonia Pastoritia (A.Zimmermann), B.Pasquini (1637- 1710), G.D’Aquila (1966), B.Galuppi (1706-1785), Arvo Pärt(1935), fino a Tenor di Napoli di Anonimo(sec. XVII-XVIII), per concludere con Sinfonia Pastorella di L. Mozart (1719-1787).

Un concerto dedicato all’universo e i suoi contrasti, suoni che accompagnano in viaggi immaginari; emozioni, sentimenti e moti dell’animo umano di fronte alla magnificenza della natura: sono tutti questi gli elementi che contribuiscono a rendere il concerto del duo Torlontano – Di Lernia un’esperienza unica che, grazie alle sue sonorità, crea atmosfere suggestive evocando memorie del passato e dei paesi lontani.

Il duo Alphorn & Organ si è esibito nell’ambito di rassegne e festival internazionali come Mitte Europa Festival, Festival Santander, Madeira Organ Festival, Canne al vento Bolzano, Orgel-Akente Wuppertal Historische Stadthalle, Festival ‘Organ and’ Andorra, Vox Organi, La Vénerie Wiemesmeer, Les Canisius Fribourg, Lahti Organ Festival, Festival Organistico Internazionale di Bari, Ciclo de Música Sacra de Badajoz, Festival Musica Sacra Klagenfurt, Festspelen i Piteå, ‘Musica per rinascere’ Sant’Anna di Stazzema, Festival “Organo e” Milano, Orgel Plus Leuven, Joroinen Music Festival, Rassegna Organistica Società dei Concerti “B.Barattelli” L’Aquila, eseguendo composizioni originali per Corno delle Alpi di Reiner Bartesch, Anton Zimmerman, Giovanni D’Aquila, Arvo Pärt, Nicola Samale, Leopold Mozart.

Carlo Torlontano si è esibito con il suo Corno delle Alpi in tutto il mondo, per conto delle istituzioni più importanti come la Filarmonica di S. Pietroburgo, Filarmonica di Berlino, Filarmonica di Varsavia, Proms Praga, Mainly Mozart San Diego, Beethovenhalle Bonn, Kuhmo Chamber Festival, Salle Pollak Montréal, Brisbane Festival, Newport Festival, Filarmonica Enescu. Ha eseguito il concerto di L. Mozart in occasione delle celebrazioni degli anniversari della nascita di Amadeus (250°) al Mozarteum di Salisburgo e di Leopold (300°) alla Konzerthalle di Augsburg. È stato il primo interprete della parte originale scritta da Strauss per la scena d’apertura della “Daphné” che ha eseguito all’Opera di Göteborg, al Teatro di Basilea e alla Filarmonica di Berlino. Ha collaborato con prestigiosi direttori d’orchestra, ha partecipato nel 1994 all’incontro del G7 e nel 2003 è stato invitato al “Martha Argerich & Friends”. Si è diplomato in corno con il massimo dei voti ed è stato per molti anni il 1° Corno dell’Orchestra della RAI e del Teatro di San Carlo di Napoli. È professore di corno presso il Conservatorio di Pescara.

Francesco Di Lernia ha studiato organo in Italia e in Germania e ha conseguito il Konzertexamen con lode alla Musikhochschule di Lubecca. Svolge da anni la sua attività artistica nell’ambito dei maggiori festival di tutto il mondo, tra cui Orgelkunst Vienna, Gallus Hall Lubiana, Estate Carinziana, L’Europe & L’Orgue Maastricht, St. Bavo Haarlem, Mushashino Hall Tokyo, Festival Int. di Toledo, International Organ Week di Granada, Organ Week Rio de Janeiro. Ha collaborato, inoltre, con numerosi solisti, gruppi e orchestre, tra cui i Wiener Philharmoniker, la Wiener Akademie, l’OPV ecc. Per Universal ha pubblicato vari volumi, tra cui l’opera completa per tastiera di J.K. Kerll e ha inciso per numerose case discografiche ottenendo riconoscimenti dalla stampa specializzata. Tiene conferenze, corsi e seminari presso importanti accademie ed è membro di commissione in concorsi organistici internazionali.

È professore di organo presso il Conservatorio di Foggia, istituto che ha diretto dal 2011 al 2017.




VITE X LA VITA. DONAZIONE E TRAPIANTO

Chiusura Convegno internazionale a Palazzo d’Avalos, sabato 1° giugno 2024

Vasto, 2 giugno 2024. Dal 2013 più di un milione di italiani ha ricevuto un trapianto, con una media di un intervento ogni 2 ore e mezza. L’anno scorso il Centro nazionale trapianti di Roma ha compiuto 10 anni. Operativo h24, coordina i prelievi e assegna secondo criteri d’urgenza organi e tessuti da destinare in tutt’Italia, tentando di assottigliare liste d’attesa che oggi registrano 8mila persone speranzose di tornare a vivere. Ogni regione, tranne Molise e Val d’Aosta, ha una sede locale. In Abruzzo si trova nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila e opera in convenzione con il Policlinico Gemelli di Roma.

Il capoluogo abruzzese vanta un importante primato nazionale, cioè quello di aver avuto nel 1966 la prima donatrice vivente di rene che ha permesso a una giovane donna di ricevere il primo trapianto di quest’organo effettuato a Roma. A ricordarlo è stato il prof. Francesco Pisani dell’Università aquilana, moderatore della prima parte del convegno, al quale ha fatto eco Daniela Maccarone, attuale responsabile del Centro Trapianti Abruzzo-Molise che ha illustrato il sistema di funzionamento della Rete nazionale “Donazione e trapianti”, sottolineando come tutto parte da un “Sì” del donatore con la firma del consenso informato.

Intervenendo nel dibattito Francesca Leonardis del Policlinico Tor Vergata di Roma, dopo aver precisato che il trapianto rientra tra i livelli essenziali di assistenza (LEA), ha informato il folto pubblico presente in sala che nelle liste d’attesa di trapianti, ci sono più uomini che donne, al 50 % tra i 40-60 anni e che la restante parte è diviso tra bambini e anziani, molti dei quali in attesa di un trapianto multiorgano.

Sui dubbi che ancora permangono attorno ai trapianti, si è soffermata invece Anna Teresa Mazzeo, docente e direttore dell’UOC di Anestesia dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico “Gaetano Martino” di Messina, la quale ha affermato che ai familiari che si trovano a dover decidere in fretta se donare gli organi del proprio caro, bisogna far sapere che esistono regole (Criteri di Harvard), uguali e ferree in tutto il mondo per diagnosticare la morte cerebrale, stabilite nel nostro Paese dalla legge n. 578 del 1993.

Fabio Vistoli, direttore UOC Chirurgia generale e trapianti dell’Università degli studi di L’Aquila si è concentrato sul trapianto di rene in Abruzzo da donatore deceduto e da quello in vita. Ha reso noto che oltre 200 persone aspettano un trapianto in regione. La donazione a cuore fermo non è ancora attivata nella nostra regione e la mortalità di coloro che aspettano un trapianto si attesta al 2%. Roberto Cacciola, docente di Chirurgia generale e Trapianti dell’Università di Messina, ha ricordato il primo prelievo di rene avvenuto per via laparoscopica nel 1995 da un donatore vivente rilevando che c’è una carenza cronica di quest’organo, in quanto l’incompatibilità per gruppo sanguigno rappresenta una delle principali barriere al trapianto.

In videocollegamento è poi intervenuto Duilio Pagano, professore associato all’Università di Pittsburgh (USA), e chirurgo di trapianti di fegato negli istituti IRCCS-ISMETT-UPCM di Palermo, il quale ha sottolineato la necessità di incrementare i prelievi da donatore vivente. Esistono oggi procedure chirurgiche sempre più sofisticate, come la laparoscopia e la robotica che rendono l’operazione più sicura. La mortalità dei pazienti in lista d’attesa si attesta al 5,1%. Nel 2022, in Toscana, un evento straordinario senza precedenti al mondo: un trapianto di fegato donato da una donna deceduta all’età di 100 anni.

Il rapporto con i pazienti e l’aspetto umano nella terapia post trapianto sono stati invece i temi principali della relazione di Luca Toti, professore UOC di Chirurgia epatobiliare e trapianti del Policlinico Tor Vergata di Roma, nonché “salvatore” del giovane attore Filippo Laganà, protagonista di “Amici per la pelle” (2022) prodotto da Rai Cinema con la regia di Pierluigi Di Lallo, che racconta proprio l’esperienza vissuta di trapianto di fegato.

La seconda sessione della mattinata è stata moderata dai dottori Ornella Bastonno e Antonio Spadaccini di Vasto e dall’ematologo Luigi Dell’Orso del Centro regionale trapianti dell’Aquila. Ad aprirla sono stati Cristian D’Ovidio, docente di Medicina legale all’UdA di Chieti-Pescara, e l’avvocato Arnaldo Tascione, i quali si sono soffermati sugli aspetti legislativi relativi alla donazione della salma ai fini della ricerca scientifica e al trapianto d’organi, con particolare riferimento alle innovazioni previste dalla legge 10 del 2020, figlia dell’era Covid.

Le problematiche connesse alla donazione del sangue sono state infine illustrate da Pasquale Colamartino, coordinatore Servizi trasfusionali della Commissione Salute presso la Conferenza delle Regioni, il quale ha dato un quadro confortante della situazione nazionale in materia, che si può riassumere con queste cifre: tre milioni di donazioni di sangue, circa 5 donatori ogni 100 abitanti (più di un milione e mezzo); 1750 persone circa che ogni giorno hanno accesso alle trasfusioni. Con alcuni problemi insorti di recente: invecchiamento della popolazione, aumento delle malattie croniche, inquinamento, zoonosi, colture intensive e deforestazione.

Maura Faraci, direttore dell’UO Cellule staminali emopoietiche – Istituto “G. Gaslini” di Genova, ha quindi illustrato il trapianto di midollo osseo, con un occhio di riguardo ai piccoli pazienti, sostenendo come in età pediatrica si preferisce la donazione da parte dei genitori o di familiari compatibili.

È stata poi la volta di Giuseppina Gallo, che ha portato la sua testimonianza di direttore anestesista-rianimatore dell’ospedale di Vasto, a cui spetta occuparsi del prelievo-trattamento degli organi e della gestione del trapianto stesso, e quindi del dirigente Antonino D’Ercole, coordinatore trapianti del San Pio, il quale ha mostrato gli aspetti tecnici relativi al prelievo, trasporto e consegna dell’organo che deve avvenire entro 12, massimo 24 ore. All’interessante dibattito sugli aspetti tecnici e giuridici relativi alla donazione ed al trapianto ha fatto seguito nel pomeriggio la premiazione dei lavori eseguiti dagli studenti dei quattro istituti scolastici che hanno partecipato al bando annesso al convegno.

La consegna dei diplomi e delle menzioni speciali è stata affidata ai docenti Rosa Lo Sasso e Orlando Raspa, coadiuvati da Loredana Lammanda (Loredana Eventi) che ha curato l’allestimento e gli aspetti tecnico-organizzativi del convegno.  A seguire le testimonianze toccanti di Angelo Fabrizio, Davide Donini, Adamo De Michele e Clemente Fusco che hanno ricevuto un trapianto d’organi e di Francesca Naglieri, figlia del donatore Gino.

Tra gli applausi dei presenti e con un “arrivederci al prossimo anno per fare di Vasto la città capofila in Abruzzo della campagna di promozione della donazione di organi”, pronunziato dalla professoressa Iolanda Russo Menna e dall’avvocato Giuseppe Tagliente, ideatori e promotori dell’evento, il convegno ha chiuso i battenti lasciando una platea più informata con la consapevolezza del grande atto d’amore che la donazione rappresenta.

L’associazione “San Michele” e il Comitato organizzatore ringraziano:

–              Vini del Golfo “Terre del Tosone”;

–              Gli sponsor;

–              Avis, Admo, Aido e Croce Rossa Italiana;

–              Polo Liceale Mattioli e Pantini Pudente, Itset Palizzi, Istituto comprensivo 1 Vasto;

–              Le hostess Sofia, Sara, Angela e Fabiola;

–              Massimo Molino e Pino Rosini, fotografia;

–              Andrea Pelusi, impianto tecnico e digitale;

–              Rossana Pagliaroli, ufficio stampa.




L’EUCARISTIA E I PARTICOLARI

di Rocco D’Ambrosio*

Cercasiunfine.it, 2 giugno 2024. Il Vangelo odierno: Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?»

Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”

Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».

I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi (Mc 14, 12-26 – Corpus Domini).

Quello della prima cena eucaristica è un evento preparato sin nei minimi particolari. “Il buon Dio è nei dettagli” scriveva Flaubert. E come non ricordarsi di ciò quando si riflette sui  particolari di questo brano?

“Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”

Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”. Il brano sembra essere una sceneggiatura  in cui il regista – il buon Dio dei dettagli – ha scritto tutto e ha già contattato tutti perché la Cena sia secondo il suo volere, “come Dio comanda”.

Ma cosa sono i particolari? Perché sono così importanti? Essi rivelano aspetti importanti, ma non evidenti, oppure confermano quelli evidenti, in altri modi. Del resto, quante volte nella vita del cuore, come della mente, è stato un particolare ad aprirci nuove relazioni e conoscenze. Ci vuole un cuore vigile e una mente attenta per riconoscerli e saper leggerli. Ci vuole molto allenamento. Tutti elementi non molto comuni in una società che corre, inonda i canali di parole, spesso chiacchiere, immagini e suoni e così via. In questo marasma, spesso, i particolari sfuggono, nel mondo come nelle relazioni quotidiane, nella natura come nei grandi processi sociali e politici. Comunque, bisogna allenarsi a non perdere o trascurare i particolari. Sempre. Chi è saggio, direbbero gli inglesi, “he/she doesn’t miss a trick” – non gli sfugge niente!

Sono (anche) i particolari che ci portano a meditare più profondamente la ricchezza dell’Eucaristia, affinché possiamo “diventare quello che riceviamo”, cioè il corpo di Cristo, come insegna Agostino. Temo alcune volte che intorno all’Eucaristia si siano addensate nubi fanatiche: ritorno al latino, riti pomposi, canti più per un concerto che per un coinvolgimento dell’assemblea, atteggiamenti più da TV che da comunità che celebra il Risorto presente in mezzo a noi, ritualismo e rubricismo esasperati. Oppure persistono, all’opposto, sciatteria, superficialità, poco coinvolgimento, mancanza di rispetto delle regole universali e locali.

La virtù sta ancora nel mezzo, come diceva Aristotele, e ciò vale anche per come celebriamo la messa. È interessante notare che si parla poco della devozione del celebrante e dell’assemblea nella partecipazione alla messa. Eppure, essa ha molto a che fare con quella virtù celebrativa, che sta nel mezzo, perché l’attenzione al rito (e alle sue regole) devono essere sempre e comunque aiuto per entrare in comunione con Dio. La devozione, infatti, è fatta di corpo, cuore e mente protesi all’incontro con il Signore.

La prima cena eucaristica fu preparata nei particolari e Dio si rivelò nei particolari. Fu semplice e intensa, intima e profonda, autenticamente devota.

Sono così le nostre Eucaristie?

Le prepariamo nei particolari?

Ricerchiamo in esse i particolari che ci portano a Dio oppure ci aspettiamo qualcosa di hollywoodiano di vento, terremoti e fuochi?

“Il buon Dio è nei dettagli”.

È in molti dettagli dell’Eucaristia, della mia vita, della vita del mondo. È. Ci sta.

*[presbitero, docente di filosofia politica, Pontificia Università Gregoriana, Roma; presidente di Cercasi un fine APS]




PREMIO MAJA A SR. ALESSANDRA SMERILLI

Assegnato alla donna abruzzese dell’anno: la consegna il 3 giugno

Chieti, 2 giugno 2024. Alle 19:30, presso la Sala Cascella della Camera di Commercio in piazza Vico a Chieti, la Segretaria del Dicastero vaticano per lo Sviluppo economico ritirerà il riconoscimento alla presenza del presidente nazionale ACLI, Emiliano Manfredonia.

Sarà suor Angela Smerilli, economista, classe 1974, nativa di Vasto, oggi segretaria del Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale dal 26 agosto 2021 e docente di Economia politica e Statistica presso la Pontificia facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, a ricevere quest’anno il «Premio Maja – Donna abruzzese dell’anno», assegnato dalle ACLI di Chieti riservato alle Donne abruzzesi distintesi nella professione, nell’impresa, nel lavoro, nella famiglia, nel volontariato, nell’arte, nello sport e nelle attività sociali. La cerimonia di conferimento del Premio si terrà lunedì 3 giugno 2024, alle 19.30, presso la “Sala Cascella” della Camera di Commercio in piazza G. B. Vico, a Chieti. Saranno presenti: il presidente nazionale delle ACLI, Emiliano Manfredonia, e l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte.

Suor Angela Smerilli era stata indicata dalla giuria del premio sin dal maggio 2022. La cerimonia si tiene adesso, cogliendo uno dei rari momenti in cui la religiosa riesce a tornare nel suo Abruzzo: insegna anche economia, etica e finanza presso la Facoltà di filosofia dell’Università Pontificia Salesiana e nel Master in Economia civile e non-profit presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca; è membro del Comitato scientifico e organizzativo delle “Settimane sociali dei cattolici italiani” dal 2008, Segretario dello stesso dal 2013, membro del Comitato etico del consorzio CHARIS, membro del Comitato etico di Banca Popolare Etica ed Etica Sgr SpA, socio fondatore della Scuola di Economia Civile.

Nel 2017, anno di istituzione del premio, esso fu assegnato alla Chef, Angela Di Crescenzo, contitolare del ristorante stellato «Villa Maiella» di Guardiagrele e, successivamente, a Barbara Morgante, amministratrice delegata di Trenitalia, a Paola Bucciarelli, funzionaria UE, e, dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia, ad Arianna Secondini, giornalista Rai.

Il presidente della giuria del «Premio Maja – Donna abruzzese dell’anno», Mimmo D’Alessio, illustra i motivi che hanno determinato l’attribuzione di questo premio fortemente voluto dai giurati: «Economista di chiara fama, ha dedicato i suoi studi all’etica dell’economia, un tema spesso accantonato dalla grande accademia, ma che non è sfuggito a papa Francesco, che l’ha voluta prima come Consigliera di Stato della Città del Vaticano, poi anche consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Ha coordinato la task-force “Economia” della Commissione vaticana per il COVID-19, proponendo innovative risposte per le sfide socioeconomiche del futuro. Membro della commissione “Donne per un nuovo Rinascimento”, istituita dal ministro per le Pari Opportunità e per la Famiglia, Elena Bonetti, è stata insignita dell’Ordine della Stella d’Italia per i suoi risultati accademici e per il suo impegno per i principi etici negli affari e nella finanza».

«Siamo oltremodo felici – spiega Antonello Antonelli, Presidente Provinciale delle ACLI di Chieti – che sr. Angela Smerilli abbia fatto di tutto, come ci aveva promesso ad inizio anno, per essere in Città per ricevere questo Premio che celebra il genio femminile abruzzese, apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo come un’eccellenza. Paola Vacchina, Presidente nazionale di Enaip-ACLI, alla cerimonia della prima edizione, disse – ricorda il Presidente Antonelli – “questo Premio dimostra che le Donne non sono bambole, anzi, sono impegnate, preparate, capaci, pronte per dare il loro contributo al lavoro, pur venendo pagate meno dei colleghi uomini e pur non riuscendo facilmente a raggiungere posizioni di vertice”. Suor Smerilli ha raggiunto posizioni di vertice in uno degli ambienti tradizionalmente riservati agli uomini, la Curia Vaticana, – sottolinea Antonello Antonelli  –  grazie alle sue competenze e al suo brillante curriculum accademico, oltre che al suo carattere determinato, tipico degli abruzzesi. Papa Francesco, che già ha aperto molte porte al genio femminile nella Chiesa, ha voluto affidarle il dicastero da lui stesso creato per trattare le questioni che riguardano le migrazioni, i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura. Le ACLI – conclude il Presidente provinciale, Antonelli – sono da sempre in prima fila per il riconoscimento del grande contributo delle Donne all’economia e al mondo del lavoro. Il “Premio Maja” è un piccolo, grande segno di un’attenzione che non è mai venuta meno, come dimostra la presenza a Chieti del presidente nazionale Emiliano Manfredonia, che sarà con noi all’indomani della grande udienza concessa dal Papa a tutte le donne e a tutti gli uomini delle ACLI per celebrare l’ottantesimo anniversario della nostra associazione».   

Maurizio Adezio




78° ANNIVERSARIO DELLA FESTA DELLA REPUBBLICA 

di Filippo Paziente

Chieti, 2 giugno 2024. Quando, il 10 giugno 1946, la  Corte di cassazione proclamò il risultato nazionale del referendum, i chietini non festeggiarono la vittoria della Repubblica (con 12.718.641 voti, pari al  54,27%; la Monarchia prese 10.718.502, pari al  45,73%), perché nel Comune di  Chieti avevano stravinto i monarchici, con questo risultato: Monarchia 14.248  78,20%; Repubblica 3.973 21,80%. Avevano stravinto anche in provincia: su  99 comuni, ne conquistarono 73. Hanno votato a favore della Monarchia la Dc, il  Partito Liberale e il partito dell’ Uomo Qualunque (fondato da tre ex fascisti: il  barone Giovanni Zambra, il notaio Giuseppe Moscarini e il professore Luigi Capozucco).  Per la Repubblica hanno votato  il PCI, il PSI, il P. d’Azione e l’Unione Democratica Repubblicana.

Tre sono le principali ragioni di questa clamorosa vittoria nel comune di Chieti (di pochissimo inferiore a quella del comune di Napoli: 79,94%) :

1) La prima:  la costante fedeltà della classe dirigente, nobiliare e altoborghese, proprietaria e conservatrice, alla “gloriosa Dinastia Sabauda”, che non fu tradita nemmeno quando  il sovrano Umberto I  premiò il generale Fiorenzo Bava Beccaris con la concessione della Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, “per il grande servizio reso alle istituzioni e alla civiltà”:  a Milano aveva sparato cannonate sulla folla in rivolta, dal 6 al 9 maggio, per l’aumento del prezzo del pane, massacrando un centinaio di persone, uomini, donne e persino bambini.

2) La seconda: le condizioni economiche, sociali e politiche della città e dell’intera provincia. Per i nove lunghi mesi dell’ occupazione tedesca la popolazione ha sofferto i bombardamenti, le malattie, lo sfollamento, la convivenza con i profughi, le retate degli uomini da inviare al fronte, soprattutto la fame. Dopo la liberazione, a Chieti la Prefettura e l’Amministrazione comunale hanno dovuto fronteggiare una situazione difficilissima. Folle di cittadini, spinte dalla necessità di soddisfare i bisogni primari della quotidiana sopravvivenza, hanno fatto ressa alle porte del municipio, delle chiese, dell’Inps, dell’Ufficio provinciale del lavoro, degli enti assistenziali (Sepral, Postbellica, UNRRA), chiedendo cibo, vestiario, scarpe, case, medicine, sussidi per la disoccupazione. Quando i tre enti, gestiti dalla classe dirigente, sono stati messi sotto accusa per irregolarità commesse nell’opera di assistenza, il 1° e 2 maggio 1945 i ceti popolari hanno dato sfogo a una rabbiosa protesta: hanno invaso la Prefettura e il municipio, incendiando i registri delle tasse.

3) La terza: l’intervento dell’Arcivescovo Giuseppe Venturi, nel Referendum e nell’elezione dell’Assemblea costituente. Era già intervenuto nelle prime elezioni amministrative del 7 aprile 1946, favorendo la vittoria della neonata Democrazia Cristiana, che nella campagna elettorale aveva orientato il voto del popolo, esaltandone il sentimento di riconoscenza  verso l’arcivescovo, “ salvatore della città dallo sfollamento e dalla distruzione”,  e aveva conquistato il Comune eleggendo 28 consiglieri su 40.

La scelta di Venturi  sul problema istituzionale è esposta in una interessante relazione sull’orientamento politico del clero, inviata il 17 maggio dal comandante dei CC. RR. di Chieti al prefetto. Il comandante lo informa che l’arcivescovo si adopera, con una propaganda intensa ma sotterranea, a orientare verso l’istituto monarchico le masse che aderiscono alla DC, e guarda con simpatia anche al fronte dell’ UQ perché si mostra favorevole alla ricostruzione morale e materiale della Patria.

Venturi interviene anche sull’elezione dell’Assemblea costituente. Nel corso di una conferenza regionale tenuta a Chieti, insieme con gli altri presuli firma la “Pastorale”, che contiene suggerimenti e norme sul comportamento degli elettori:  li esorta a non tradire la propria coscienza cristiana dando il voto ai partiti che si ispirano alle ideologie marxiste e liberali, e a eleggere deputati che sappiano difendere, nella Costituzione e nella promulgazione delle leggi dello Stato,  i diritti di Dio e della Chiesa. Il contenuto della “Pastorale” è comunicato ai sacerdoti e fedeli delle rispettive diocesi con un manifesto,  affisso alle porte di tutte le chiese e letto dall’altare in tutte le messe festive.




ALBERI A  PESCARA

Tra dissesto arboreo e rifiuti ingombranti!

Pescara, 1° giugno 2024. I social locali restituiscono di continuo immagini ormai divenute note in questi anni, e cioè di potature, radicali o meno, e di alberi tagliati  per presunte ragioni sanitarie o a rischio di cedimento, di caduta, di schianto, a tutela dell’incolumità fisica di persone e beni.

Alberi sempre pericolosi, quindi, tanto che in questa città, crediamo unica in Italia, è stato coniato il termine “dissesto arboreo”, ripetutamente rinvenibile nei documenti di pianificazione, come il Documento Unico di Programmazione (DUP), per cui sono stati assunti impegni di spesa nei Piani Pluriennali di Lavori Pubblici finalizzati alla rimozione di questa causa “naturale” di rischio di danneggiamento del territorio, in questo caso urbano.

Un albero che con le proprie fronde invade lo spazio aereo circostante e che con le proprie radici quello ipogeo, cercando in questo modo il proprio nutrimento per riprodursi e quindi per vivere, può essere fonte di pericolo. Quando ormai è grande e non può più essere “guidato/educato” nella crescita, va potato/capitozzato e nei casi più gravi rimosso!

Questo accade, ovunque esso sia, che si tratti di un cortile, di una strada, di una piazza, di un giardino, di un parco, di un’area protetta, con un evidente risultato finale comune a tutte le operazioni: il legname viene rimosso e portato via. Dove? Non si sa. Nessuno lo sa.

Recenti immagini, commentate come esempio di virtuosa attività delle maestranze, le ultime in particolare di Ambiente spa, impegnate a ripulire la Riserva Dannunziana da rami e tronchi scambiati per “rifiuti ingombranti”, ma anche di imprese dedite a prevenire il rischio di danneggiamento di edifici e auto e a tutelare la vita dei cittadini, sembrano raccontare una storia di solerte efficienza e di accudimento della comunità in difesa dal “dissesto arboreo”!

Quello che nel frattempo accade, in particolare, e che ovviamente non si nota, è che con detti interventi viene asportato dal territorio un quantitativo ingente di “anidride carbonica” (CO2, quella dell’effetto serra e del riscaldamento climatico) che gli alberi con la loro attività fotosintetica hanno sequestrato negli anni dall’atmosfera e poi stoccato al loro interno, sotto forma di legname. Che fine fa questo materiale? Come viene utilizzato?

Sono domande ripetutamente sottoposte all’Amministrazione Comunale, anche in ragione di norme vigenti in materia e che la stessa deve, non può, adottare in materia di appalti pubblici, in particolare nella gestione del verde. Si chiamano “Codice degli appalti” e “Criteri ambientali minimi (CAM)”, in base ai quali il legname rimosso, prelevato dal territorio, deve rimanere allo stesso, con la formula del compostaggio in loco o presso impianti dedicati, ovvero tramite trasformazione in manufatti.

Non solo: questa pratica deve essere accompagnata, per ogni appalto, da attività informativa e di comunicazione ambientale rivolta alla cittadinanza, che nessun cittadino crediamo abbia mai avuto modo di riscontrare in questi anni. E per questi anni intendiamo gli ultimi 5, in particolare dal 2020, quando le suddette norme sono entrate pienamente in vigore.

A fronte dei massicci prelievi richiamati, testimoniati in ultimo ma non ultimi, dalla catasta di legname visibile all’interno della Riserva Dannunziana e incredibilmente messo all’asta per essere destinato al mercato della combustione e quindi della produzione di CO2, quale bilancio di sostenibilità può presentare questa Amministrazione per giustificare il proprio operato in termini di azioni di contrasto al cambiamento climatico, in adesione al Piano Nazionale d’Azione per la Sostenibilità Ambientale a cui ogni Comune è chiamato ed è tenuto ad aderire per dare il proprio contributo?

Al di là di quello “arboreo” (a questo punto proprio “dissesto”), di recente pubblicato, che testimonia l’inconsistenza del rinnovamento solo apparentemente numerico del patrimonio forestale urbano, affiancato dalla perla della curiosa sostituzione del suolo con mattonelle sostenibili di Piazza Sacro Cuore, il bilancio sollecitato, tra l’altro già dichiarato dal Comune stesso non valutabile, crediamo di poter affermare sia gravemente negativo!

Radici inComune




LETTERA AI GIOVANI

Mons. Lorenzo Leuzi: Siate coraggiosi protagonisti

Cari giovani,

la mia lettera vi giunge poche ore prima della celebrazione del quarantesimo anniversario della mia ordinazione sacerdotale, domenica 2 giugno.

Non è mia abitudine parlare delle mie esperienze personali.

Tuttavia ci sono eventi che possono essere condivisi per proseguire con più entusiasmo nelle scelte che ogni giorno siamo chiamati a compiere.

Medico o sacerdote?

Una domanda che desidero affidare a ciascuno di voi per non aver paura di chiamare per nome le strade che possono aprirsi davanti a noi.

Molte volte si cade nel dualismo: una strada buona o una cattiva?

Non sempre è così! Non dovrebbe mai essere così.

Le strade possono essere buone, ma devo scegliere quella che può sostenere la costruzione della comunità nella quale mi trovo.

È una verifica che ci permette di conoscere i talenti che possediamo!

È un percorso forse un po’ impegnativo.

Ma è la via per non cadere nella tentazione del: mi piace!

Se il mi piace non è accompagnato dal desiderio di servire la comunità nella quale mi trovo, e che mi sollecita ad essere presente, può diventare un boomerang!

Molti sono delusi perché hanno seguito il mi piace – I like!

Con voi desidero condividere la domanda del mio papà: se puoi fare tanto del bene come medico, perché vuoi diventare sacerdote?

È la domanda che mi ha aiutato ad accogliere e scoprire le esperienze che stavo vivendo: nella Parrocchia e nella mia città.

Avevo compreso che nella chiamata al sacerdozio potevo servire ancora di più la mia comunità, mettendo a frutto quanto avevo acquisito e ricevuto.

Cari giovani,

oggi tutti si lamentano delle difficoltà che l’umanità sta vivendo. Ma nessuno ha il coraggio di invitare tutti ad essere partecipi della vita della comunità nella quale viviamo.

Tutti sono per il mi piace! I like!

Ma il Signore ci chiama non perché il suo progetto debba ricevere il mio I like, ma perché ho scoperto che Lui si fida di me!

È la più grande responsabilità che ci possa essere affidata.

Insieme camminiamo per scoprire la strada che il Signore ha preparato per ciascuno di noi, sviluppando i nostri talenti che, accolti con Lui, sono un grande dono per tutti.

Ai maturandi vorrei ricordare che nel giugno 1974, cinquant’anni fa, ho sostenuto gli esami. Una bellissima esperienza.

Non era la conclusione di un percorso, ma l’inizio di una nuova esperienza di preparazione a quanto il Signore piano piano mi stava indicando.

E poi la grande scelta: medico o sacerdote?

Cari giovani,

vi auguro di superare la tentazione dell’I like e di guardare avanti con fiducia, certi della presenza accanto a voi del Risorto e della Chiesa.

Siate coraggiosi protagonisti di scelte progettuali che aprono il vostro cuore e la vostra mente alle attese della comunità.

Sarete per tutti un grande dono!




INFIORATA COLIBRÌ

L’Amministrazione Comunale augura buon lavoro agli infioratori del Colibrì. La manifestazione, per il secondo anno consecutivo, porterà arte e colori in corso Garibaldi nel giorno del Corpus Domini.

Giulianova, 1° giugno 2024. Si avvicina la festività religiosa del Corpus Domini e, con lei, l’ Infiorata del Circolo Colibrì in corso Garibaldi. Torna infatti il 2 Giugno, la bella iniziativa promossa e curata dall’associazione giuliese, la seconda, dopo quella, apprezzatissima dello scorso anno.

Quando mancano solo tre giorni alla ricorrenza, il Sindaco Jwan Costantini e l’ Amministrazione Comunale, augurano dunque buon lavoro all’associazione Colibrì, ai maestri infioratori Barbara Monaco e Gianni Tarli, a tutti i volontari, e ringraziano per aver messo a disposizione il loro tempo ed un’enorme dose di costanza e pazienza.

La riconoscenza dell’ Amministrazione Comunale e della Città va anche e soprattutto ad Ambra Di Pietro ed Egidio Casati, ideatori e anima del Circolo Colibrì, che ancora una volta dimostrano di saper fare tanto per le popolazioni africane, ma di essere anche profondamente legati alla nostra città.

Il tema dell’ Infiorata, quest’anno, è quello della santità al femminile. I soggetti scelti sono infatti donne che hanno dato una straordinaria testimonianza cristiana, ma che sono state anche capaci di trasformare la società del loro tempo, spesso opponendosi a luoghi comuni e prassi consolidate.

Il programma:

Sabato 1° giugno:

17:00 Accoglienza dei gruppi partecipanti

18:00 Inizio della lavorazione dei tappeti floreali

18:30 Santa Messa

19:30 Adorazione Eucaristica in Duomo

23:30 Reposizione

Domenica 2 giugno:

07:00 Conclusione della lavorazione dei tappeti

08:00 Esposizione dei quadri floreali

18:30 Messa solenne in piazza Buozzi

19:30 Processione del Corpus Domini




MuNDA – ENTRATA GRATUITA

2 giugno per la Festa della Repubblica

L’Aquila, 31 maggio 2024. Il  2 giugno, in coincidenza con la prima domenica del mese, il Mic celebra la Repubblica italiana con l’ entrata gratuita nei musei e  parchi archeologici statali.

“Con il voto del 2 giugno 1946, il primo a suffragio universale maschile e femminile, gli Italiani scelsero la Repubblica. Questa festa è il momento in cui celebriamo i valori condivisi, al di là delle diverse legittime posizioni”  secondo la dichiarazione del Ministro Sangiuliano.

Il Museo Nazionale d’Abruzzo a L’Aquila  sarà aperto nelle due sedi con i consueti orari:

-MuNDA – via Tancredi da Pentima, di fronte alle 99 cannelle orario 8.30/19.30. Ultima entrata ore 19.00. La Sala francescana è stata  allestita  temporaneamente con 14 disegni provenienti dalla donazione di un collezionista privato, in memoria di Carmela Gaeta, in dialogo  con i sette dipinti su tela di Giulio Cesare e Francesco Bedeschini delle collezioni del MuNDA. Questo permetterà la manutenzione straordinaria delle opere che erano esposte nella Sala francescana   in previsione della loro futura esposizione negli spazi restaurati del Castello cinquecentesco. L’esposizione è corredata di stampe tattili 3D con descrizioni fruibili tramite QrCode e Braille e di due video realizzati in occasione della mostra, appena conclusa, “ Giulio Cesare e Francesco Bedeschini. Disegno e invenzione all’Aquila nel Seicento” da Altair4 Multimedia.

-Il Mammut  al Castello Cinquecentesco orario 9.30/18.30. Ultima entrata ore 18.00.

In occasione del 70° dal ritrovamento del Mammut, oltre alla mostra documentaria nel Bastione Est che ripercorre le fasi della scoperta con foto e video d’epoca si è provveduto, tramite formazione del personale AFAV curata dai funzionari del Museo, a fornire un servizio di accompagnamento didattico disponibile per chi volesse accostarsi, per  una maggiore conoscenza, a questo protagonista eccezionale di 1.3000.000 anni,  reperto importantissimo  della preistoria italiana.

Prenotazione obbligatoria per gruppi costituiti da più di 20 persone all’indirizzo e-mail mn-abr.urp@cultura.gov.it




ASPETTI STORICO-ETNOGRAFICI DELLE ARTI PER VIA

[Contributo di Franco Cercone, Aspetti storico-etnografici delle “arti per via”, pubblicato in AA.VV. “ARTI E MESTIERI PER VIA”, Fast Edit, Ascoli Piceno 2007.]

(ndr: Qui viene proposto il contributo nella versione integrale e completa rispetto alla pubblicazione del 2007)

Alla fine di settembre, scrive F. Longano nel suo Viaggio per lo Contado del Molise (1788), i paesi molisani “restano spopolati d’uomini, i quali al pari dei pastori calano anch’essi nella Puglia coll’esercitare diverse arti, come di ferrai, di falegnami, agrimensori, scarpai, scoppettieri, fabbricatori, tavernai, fornai, scalpellini, pesatori di lana ecc.”.

Anche per l’allievo del Genovesi non si esaurisce con quelli citati il novero delle arti e dei mestieri, decisamente più numerosi, che sono alla base delle esigenze dei gruppi umani, spesso così variegate e particolari da superare la più accesa fantasia, come appunto i velestrièri (balestrieri) esperti nel bonificare i prati dalle talpe e di cui parleremo in seguito. È un argomento decisamente affascinante quello dei mestieri o delle Arti per via, sul quale è intervenuto di recente anche S. Russo con un lucido saggio dal titolo Montagne e pianura nel Mezzogiorno adriatico (secc. XVII-XIX) ed in cui le ‘Arti per via’ sono viste anche come scambio di attività e servizi particolari fra le popolazioni montanare dell’Appennino e quelle dell’entroterra costiero adriatico.

Questo interscambio di specializzazioni ha modo di manifestarsi fra Abruzzo e Capitanata nell’ambito dell’attività allevatoria. Secondo il Russo la transumanza, a fronte dei circa 30.000 pastori “al servizio nel Tavoliere dei locati abruzzesi, molisani, della Basilicata e del Principato Ulteriore” costituiva un fenomeno di ristretta dimensione rispetto per es. a quello della discesa in Puglia delle numerose ‘compagnie’ di mietitori, che erano state precedute da quelle dei seminatori.

Sicché N. M. Cimaglia poteva affermare nel suo Saggio Della natura e sorte della coltura delle biade (Napoli 1790) che “in Capitanata un popolo ara e semina, un popolo diverso miete, e un altro trebbia”. Questa cultura della mobilità, legata all’esercizio di diverse arti, trova dunque proprio nei tratturi un proscenio ideale che permette una loro nitida identificazione.

 Queste arterie erbose non erano percorse solo dai pastori, che a loro volta si trasformano nelle varie locazioni in ulteriori specialisti come i caciai, bassettieri, fiscellari, tosatori (quest’ultimi diventati così rari da venir reclutati oggi dagli allevatori abruzzesi e molisani in Nuova Zelanda ed Australia), ma da tanti “artieri”, esperti nei più diversi campi e capaci di soddisfare in una collettività i bisogni che diventano sempre mutevoli con l’inesorabile trascorrere del tempo.

Fin dal periodo romano le persone che svolgevano lo stesso mestiere appaiono organizzate in speciali corporazioni dette Collegia e tali erano in periodo medievale le Arti, associazioni riunite di norma in una Confraternita, regolate da “Statuti” e composte da artigiani che svolgevano spesso la medesima attività in una via che da loro prendeva appunto il nome.

La toponomastica delle città antiche ha tramandato spesso i nomi di tali attività, come per es. a L’Aquila, dove esiste tuttora la Via degli Scardasseri, le maestranze appunto che erano addette alla cardatura della lana con lo scardasso, attrezzo con cui secondo una leggenda agiografica fu martirizzato San Biagio e diventato in seguito attributo iconografico del Santo.

In passato tali “congreghe professionali” avevano per lo più la loro “sede sociale” presso le chiese più rappresentative della città. A Sulmona per es. la confraternita dei calzolai aveva la propria sedenella Chiesa della SS. Annunziata ed era riunita nella “Congrega del Corpo di Cristo”.

Tali congreghe o “pie associazioni laicali” svolgevano secondo una diffusa costumanza in Italia   una preminente quanto importante attività sociale e dato che si è fatto cenno all’attività calzaturiera va ricordato che a Venezia la Confraternita dei calzolai aveva la propria sede a Campo San Tomà e proprio in un sacro edificio in cui, secondo la tradizione, San Marco aveva guarito un calzolaio islamico, convertitosi in seguito al cristianesimo.

Vi sono attività per le quali parlare di mero artigianato può sembrare tuttavia alquanto riduttivo.

Quando si parla infatti di orafi, ebanisti o di altri mestieri che si apprendono comunque in una bottega posta per via, ci riferiamo ad attività decisamente rilevanti dalle quali scaturiscono spesso dei veri e propri capolavori. Pertanto solo un “tono psicologico”, come sostiene B. Croce, può erigersi a metro di giudizio fra arte ed artigianato. Così per soffermare la nostra attenzione a tre particolari aree quali il Piceno, l’Abruzzo ed il Molise, vi sono delle località come per es. Agnone, Sulmona, Pescocostanzo, Scanno, Guardiagrele e la stessa Ascoli Piceno le quali hanno toccato nel settore dell’oreficeria livelli di massima espressione artistica. Non meno preziosi risultano nel campo dell’ebanisteria alcuni reperti venuti alla luce in una villa romano-bizantina sita presso il Casino Vezzani, in tenimento di Ortona a Mare, e risalenti al VII- VI secolo. Essi sono conservati oggi nel magnifico museo bizantino realizzato nel Castello di Crecchio (Ch.) e ci testimoniano l’eccezionale valore artistico raggiunto dai Collegi lignarii, la cui attività  viene ereditata e proseguita in periodo medievale dalle Congreghe degli ebanisti che realizzeranno, specie nell’Italia centrale, pulpiti, cori, organi ed altri arredi lignei civili e chiesastici considerati oggi (si pensi per es. alle opere di Ferdinando Mosca di Pescocostanzo) dei veri e propri capolavori.

Altri settori in cui l’artigianato di bottega (per mutuare una felice espressione del Croce) assurge a livelli artistici sono quelli del ferro battuto e della ceramica. Capolavori in ferro battuto si rinvengono come è noto a Pescocostanzo, dove un artigiano locale – così narra una leggenda del luogo – aveva scoperto nel XVIII secolo una particolare erba che riusciva addirittura a piegare il ferro! Pertanto, sull’architrave della sua modesta bottega fece scolpire il motto Etenim non potuerunt mihi, che tuttora si può ammirare sulla facciata del piccolo edificio, posto sulla sinistra della scalinata che porta alla magnifica Collegiata.

Grande rilevanza assume in Abruzzo l’attività della ceramica, di cui Paolo Toschi individua in un lucido saggio (Pagine abruzzesi, L’Aquila 1970) due anime, perché “dalla semplice fornace del vasaio rurale si passa a forme più perfezionate di artigianato vero e proprio”, con singoli vasi o “servizi” composti da più pezzi, prodotti nelle botteghe di Faenza e Castelli, località quest’ultima dove operano forti personalità appartenenti alle famiglie dei Grue, dei Fuina, dei Gentili e dei Cappelletti cui si devono veri e propri capolavori nell’arte figulina.

La ceramica d’uso, o come scrive il Tosti “la ceramica rustica” è una attività che predomina in tutto il regno di Napoli e soprattutto nei centri marittimi della Campania. Soffermando lo sguardo nell’area abruzzese-molisana, quella che in tale sede maggiormente interessa, va rilevato come fossero ancora importanti negli Anni Sessanta del secolo scorso alcuni centri di produzione di ceramica d’uso, come per es. Palena, Anversa degli Abruzzi, Torre dei Passeri ed altre località molisane fra cui Campobasso e Guardia Regia, dove persistono oggi aziende familiari di pentolari nelle cui botteghe si producono tegami rustici di creta, modellati in torni ancora azionati con i piedi.

Il segreto della sopravvivenza di queste aziende familiari risiede proprio nella produzione delle cosiddette terraglie, ampiamente utilizzate oggi come recipienti da cucina. L’arte sta riprendendo vigore sia per la diffusa convinzione che i tegami di coccio siano più igienici rispetto a quelli metallici, sia perché la gastronomia tradizionale ne prescrive obbligatoriamente l’uso per i brodetti di pesce e per la cottura dei legumi.

Queste due anime della ceramica, quella rustica e quella artistica, sono state ben evidenziate dal Toschi, il quale sottolinea nel saggio in precedenza citato come in Abruzzo, Molise e Campania (in quest’ultima Regione la produzione delle “terraglie da cucina” è assai rilevante a Camerota) si passi oggi “dalla semplice fornace del vasaio rurale, di antica tradizione, a forme più perfezionate di artigianato vero e proprio, industrialmente attrezzato”.

Caratteristica appare nei vasai rurali la produzione di particolari oggetti votivi, come i campanelli (per la ricorrenza per es. di Sant’Egidio,1° settembre) ed i fischietti, oggetto di approfonditi studi da parte di Vito Giovannelli, il quale ha evidenziato come quest’ultimi fossero prodotti anche a Castelli ed anzi alcuni tipi in particolare, come quelli “bitonali”, risultano simili ai fischietti rinvenuti in alcune tombe della necropoli di Campovalano.

 Fino a tempi recenti esistevano in Abruzzo centri specializzati nella produzione di tali oggetti, come per es. Anversa degli Abruzzi e Nocella, frazione di Campli. Così Luigi Braccili, nel saggio Arti e mestieri in Abruzzo (1988), scrive che gli abitanti di Nocella venivano chiamati addirittura i figli della creta. L’aspetto cromatico permette spesso, come avverte P. Toschi, di individuare il luogo di produzione delle ceramiche. Così quelle di Palena si distinguevano per brillantezza di smalti e vivacità di colori. Inoltre, la decorazione era sempre a fiori o gruppi di fiori stilizzati, “dipinti con rozzo pennello e talora a goccia con un pezzetto di spugna sostenuto da una cannuccia”. Le forme più in uso sono i boccali trilobati, versione moderna degli antichi oinokòe, fiaschette, borracce piatte o “a ciambella”.

Siamo di fronte ad una diversa destinazione d’uso di tali prodotti, rispetto alle ceramiche di Castelli, nelle quali sottolinea il Toschi i colori predominanti sono il giallo, il turchino e il verde, mentre il rosso appare nel corso dell’Ottocento.

Rispetto all’umile ceramica di Palena o Guardia Regia, quella di Castelli sembra aver privilegiato la produzione di “servizi” non destinati per il costo elevato ai ceti indigenti. Ne fanno fede i reperti recentemente esposti ed appartenenti al Museo Ermitage di San Pietroburgo, dove Piatti, Albarelli, vasi – soprattutto quelli da farmacia – fungono da cornice a rappresentazioni floreali di grande respiro. Ciò spiega il motivo per cui sia svanito dall’orizzonte dei vasai castellani l’interesse per una particolare arte come quella delle statuine destinate ad animare la scenografia ed il paesaggio dei presepi. In questo particolare settore dell’arte figulina emerge la figura di un singolare artista di Pacentro, Giuseppe Avolio, cui si deve la produzione di figure femminili colte nelle caratteristiche fogge di vestire delle diverse località peligne. Si tratta di documenti etnografici di primaria importanza, delle vere e proprio “foto a colori” ante litteram e disperse purtroppo fra le varie collezioni appartenenti a privati e ad antiquari, sicché non sono pochi gli studiosi che si augurano di poter ammirare un giorno queste statuine in una mostra da organizzarsi eventualmente nella Cattedrale di Chieti, dove è conservato appunto il presepe Valignani risalente alla seconda metà del ‘500. Nelle statuine, riproducenti fedelmente le fogge di vestire femminili di diverse località peligne, G. Avolio mette in risalto ove possibile anche gli ornamenti muliebri d’oro o di corallo, come per es. “orecchini a navicella, odorini e fialette per profumo, anelli di fidanzamento (detti testoni) … e i finissimi lavori di filigrana”, tipologie ben evidenziate e studiate da E. Mattiocco e A. Gandolfi in Ori d’Abruzzo.

I paesi molisani di origine “schiavona” sono quelli in cui ancora oggi si conserva la tradizione della tessitura a mano fatta su telai di legno. I prodotti (coperte, stuoie, tappeti rustici ecc.) si contraddistinguono per la vivacità dei colori e la peculiarità dei disegni che animano ad onor del vero anche le coperte realizzate a Taranta Peligna e Sulmona.

Una particolare attività artigianale, che quando è bel tempo viene esercitata sugli scalini d’ingresso alle abitazioni e pertanto può essere ascritta fra le arti per via, è quella del merletto a tombolo, mai svanita in Italia e diffusa ovunque da Burano alla Sicilia. Studi e ricerche hanno messo a fuoco particolari aspetti di quest’arte antica e per quanto concerne l’area abruzzese-molisana gli esperti parlano di “pizzi e merletti a tombolo di Isernia, di Scanno, di Pescocostanzo, di merletti aquilani” ecc. nei quali sono messi in evidenza caratteristiche con toni spesso da blasone popolare.

A Napoli in particolare i merlettai formavano nel corso della seconda metà del ‘500 una categoria prestigiosa di artigiani, organizzati in Arte e titolari di una Cappella a Santa Marta.

Una efficace descrizione dei vari tipi di merletti (detti pezzille), fra cui quelli cosiddetti “a dieci fuselli”, si rinviene nel poemetto “Micco Passero ‘nnamurato”, di G. Cesare Cortese (Napoli 1638) e qualche studioso, come per es. A. Cirillo-Mastrocinque, propende nel saggio Usi e costumi a Napoli nel ‘600 per il fenomeno di monogenesi e dunque di diffusione di tale arte anche a Napoli:

 “Il merletto – sottolinea la storica napoletana – arriva a Napoli in tutte le sue espressioni e per vie diverse, ma i fuselli passano per quelle d’Abruzzo, dove nel XVI secolo una colonia di merlettai veneti avrebbe iniziato all’arte gli abitanti di Pescocostanzo, creando un primato regionale che dura ancora oggi”.

Più che un fenomeno di monogenesi e diffusione, l’arte del merletto sembra risalire per altri studiosi al fenomeno contrario di poligenesi ed evoluzione, che riguarda anche altri importanti aspetti della cultura materiale. Si pensi per es.- dato che abbiamo avuto modo di farne cenno in precedenza – alle conche di rame, che possiedono ciascuna una particolarità stilistica (conca laziale, abruzzese ecc.) e la cui funzionalità scompare con la costruzione in tutti i paesi delle reti idriche, le quali in Italia si possono considerare ultimate intorno agli Anni Sessanta del secolo scorso.

 È un argomento questo decisamente importante e collaterale all’artigianato dei nostri giorni: molti oggetti d’uso sono ancora prodotti oggi come un tempo nelle botteghe ed esposti en plein air, ma la loro antica destinazione d’uso è stata per così dire stravolta, dando luogo a quel complesso fenomeno socioeconomico che G. Profeta e V. Lanternari chiamano di “transfunzionalità” degli oggetti d’uso e del quale occorre necessariamente far un breve cenno.

 La transfunzionalità degli oggetti d’uso

 Come si è detto in precedenza le arti e i mestieri si estrinsecano nell’espletamento di servizi, si pensi all’arrotino, allo spazzacamino ecc., oppure nella produzione di una vasta gamma di oggetti d’uso. Molti di essi, dalle conche di rame ai ferri da stiro a carbone, per tacer dei piatti grandi di ceramica rustica, sono oggi assai richiesti ma per usi diversi da quelli tradizionali. Esposti anche per via in botteghe che vendono oggetti simili ma ormai prodotti in serie, essi hanno perso la loro originaria destinazione d’uso ed a causa di un fenomeno chiamato come si è detto di “transfunzionalità” vengono utilizzati oggi per lo più a scopo di arredamento.

 Così le antiche ceramiche rustiche pendono oggi alle pareti al posto di quadri, mentre cornici di vario materiale racchiudono merletti a tombolo non più destinati al ruolo di centrotavola.

Le conche di rame sono diventate portaombrelli o vasi per fiori, i vecchi ferri da stiro a carbone oppure i bracieri di rame si sono trasformati in soprammobili o fioriere, fino agli scaldaletto che maliziosamente chiamati un tempo “Zi préute”, sono adibiti a contenitori di noci e castagne.

Questo mutamento della destinazione d’uso, fenomeno interessante ma poco studiato, caratterizza anche il settore del ferro battuto, che soprattutto  in Abruzzo e Molise vanta rinomati centri come Chiarino (Teramo), Penne, Agnone, Pescocostanzo ecc. ed ha trovato  un nuovo  quanto insperato incremento produttivo nello sviluppo edilizio dei centri turistici montani, nei quali gli appartamenti  vengono arredati con suppellettile per lo più in ferro (sono sempre presenti ovviamente gli alari nel camino)  ed arredi vagamente ispirati a modelli rustici, nel tentativo di personalizzare l’ambiente e sottrarlo alla monotonia ed allo squallore degli oggetti prodotti in serie. Si affacciano a nuova vita anche i canestri, oggi ovunque prodotti ed adibiti talvolta a portariviste, ma anche a funzioni naturali come porta-frutta e verdure.

L’arte dei canestrai era ed è tuttora assai diffusa nel mondo rurale, specie dove è agevole approvvigionarsi di vimini o di canne. Le località che vantano una antica tradizione nel settore sono numerose in Abruzzo ed in Molise è famosa Riccia (Campobasso), dove sussistono maestranze esperte nel rivestire di corde vegetali gli enormi recipienti fittili destinati alla conservazione del vino.

Il Braccili ricorda nel saggio in precedenza citato i “canestrari’ di San Vincenzo Valle Roveto e sottolinea che “con i canestri le donne abruzzesi effettuano ancora oggi l’antico rito dei donativi, cioè l’offerta votiva delle primizie dei campi fatta in modo professionale nelle ricorrenze religiose,

soprattutto nei mesi di maggio e giugno.

 Nel regno di Napoli: antichi “mestieri per via”

Nei suoi “Documenti per la storia, le arti e le industrie delle Province Napoletane” (Napoli 1883-1891) G. Filangieri ci ha lasciato una fondamentale opera sugli antichi mestieri per via ancora presenti non solo a Napoli ma anche nelle Province dell’ex regno. Mestieri strani, talvolta paradossali e comunque preposti a soddisfare esigenze della collettività, arti che sfuggono – come scrive E. Variali in un lucido saggio dal titolo Mestieri e mestieranti. Gli ambulanti di Napoli (Napoli 2003) – ad ogni tentativo diretto ad elencarli o classificarli. Tuttavia per la loro straordinaria particolarità vogliamo far cenno ad alcune di tali arti per via iniziando proprio con i barbieri ambulanti, eredi di quei tonsores romani che non esercitavano l’arte nella tonstrina (oggi diremmo nel “Salone”) ma lungo i vicoli urbani, come dice appunto Marziale, richiamando clienti da pelare con il classico grido: tonsor!.., ripetuto più volte. Nei centri più importanti delle varie ‘Province Napoletane’ il barbiere ambulante era accompagnato spesso dalla moglie, quando costei esercitava l’arte della capéra, cioè della parrucchiera, dei cui servizi approfittavano non solo le “popolane” ma anche le donne del ceto borghese fino agli inizi del ‘900.

Particolare era a Napoli il mestiere del chiagnazzàro, ancora in auge nella prima metà del ‘900, un personaggio che dietro una modesta somma di denaro si recava nei cimiteri a “piangere sulle tombe dei cari estinti”. In Abruzzo e Molise questo compito era affidato fino alla metà del secolo scorso a gruppi di donne, “lamentatici pubbliche ed eredi dell’antica arte delle prefiche, le quali avevano anche il compito di “raccontare” coram cadavere i fatti più salienti della persona morta.

La narrazione degli episodi della vita del defunto avveniva in forma scomposta, lamentevole e con lo strappo apparente dei capelli, non disgiunta dall’atto fittizio di graffiarsi il viso. È l’antico modo di urlare la morte, quasi per esorcizzarla, dentro la dimora dell’estinto e cancellato solo in tempi recenti da un sommesso pianto sciolto nelle fredde camere mortuarie dei nostri ospedali, dove non si può per sopravvenute convenzioni sociali “lamentare la morte”.

Mestieri strani, dicevamo, che sorgono tuttavia in funzione dei bisogni dell’uomo e pertanto appaiono sempre mutevoli sul proscenio della storia, adattandosi alle continue esigenze dei tempi che ne determinano la nascita ma anche la fine. È il caso per es. del portatore d’acqua, felicemente colto da F. Palizzi su un mulo carico di botti e da A. Carracci mentre trasporta sulle spalle due tinozze di legno (Acquarolo d’acqua). Il mestiere dell’acquarolo è ancora presente nei primi anni del ‘900 a Napoli, come dimostra una Cartolina di B. Cascella, ed è particolarmente prezioso lungo l’Appennino, dove fin dal medioevo la costruzione di castelli o castra è condizionata dalla presenza nelle vicinanze di sorgenti d’acqua. A Pratola Peligna l’unico “liquido” a disposizione del ceto rurale, prima della costruzione della rete idrica, era il vino e con esso si lavavano i bambini appena nati, donde la credenza sovrastrutturale che il bagno con il vino fortificasse i neonati.

Altro tipico “artiere” era l’ombrellaio di Secinaro, che a tale specializzazione sommava altre due attività, quelle di accomodare gli “ingegni” (cioè le chitarre per maccheroni, chiamate soprattutto nel Chietino carrature) e risanare tegami e piatti di coccio lesionati, mediante una particolare cucitura fatta con ferro filato dolce. Fra le particolari arti per via vanno ricordate quella degli ‘mpagliasegge, mestiere esercitato anche da donne, come si evince da uno splendido disegno di Filippo Palizzi, e quella dei costruttori dei famosi “ddu bbotte”, cioè gli organetti gioviali e villerecci: grandi protagonisti un tempo delle feste sull’aia, in questi ultimi tempi sono oggetto di grande attenzione anche da parte degli studiosi di strumenti musicali. Costruiti un tempo ad Atri, Casoli ma anche in altre località molisane, la loro produzione è oggi notevolmente aumentata e si registrano in occasione di manifestazioni estive anche gare che vedono la partecipazione soprattutto di giovani, affascinati dal suono di questo particolare strumento.

Laltro suono è stato il titolo di una trasmissione radiofonica sulle musiche etniche, assai in voga qualche lustro fa, la cui sigla musicale era costituita da un brano suonato appunto da una zampogna. Lo strumento evoca automaticamente alla nostra memoria il periodo natalizio e le novene davanti alle edicole votive, ben raffigurate dal Pinelli. Lo strumento, come sappiamo, è molto antico e ne parla addirittura Esiodo (IX- VIII sec. a. C.) ne “Le Opere e i Giorni”. In Abruzzo si rinviene raffigurato lungo il fregio della facciata della Chiesa della SS. Annunziata (quella del XIV sec.), in una statua lignea del Museo Nazionale a L’Aquila ed in un quadro cinquecentesco conservato nella Chiesa di San Franco, ad Assergi.

Scapoli, in Prov. di Isernia, viene riconosciuta come centro importante di fabbricazione a livello artigianale della zampogna e sulla storia di questo straordinario strumento, insegnato oggi nei Conservatori musicali, vi sono fondamentali lavori fra cui vanno segnalati: M. D’Alessandro-V. Giovannelli e A. Piovano, La zampogna in Abruzzo (Pescara 2003) e V. Giovannelli, La zampogna zoppa negli Abruzzi (Pescara 2004). Le citate opere, cui vanno aggiunti i due volumi di M. Gioielli dal titolo “La zampogna. Gli aerofoni a sacco in Italia” (Isernia 2005), stanno rilanciando decisamente l’importanza del “bucolico” strumento, utilizzato da Brahms in alcune sue notissime composizioni.

Strani mestieri

Se soffermiamo la nostra attenzione sulla voce Mestieri, contenuta nell’Indice della fondamentale opera di G. Profeta, “Bibliografia della cultura tradizionale del popolo abruzzese” (L’Aquila, 2005), si resta sorpresi dalla mole incredibile delle attività esercitate talvolta con grande inventiva per soddisfare i bisogni dei singoli o della collettività, sempre mutevoli in rapporto ai tempi.

Se alcuni mestieri, come per es. quello dell’arrotino, del calzolaio, dell’ombrellaio ecc., rientrano nel concetto di Arti e mestieri per via, ve ne sono altri, più specialistici, che sono stati sempre esercitati nel chiuso di umili botteghe, come quelle dei sarti, dei barbieri, delle tessitrici, degli orafi, falegnami e via dicendo, con la partecipazione di alcuni elementi della famiglia e con discenti attivi in bottega per “imparare l’arte”.

E’ la piazza tuttavia che offriva nei giorni di mercato una rassegna straordinaria delle arti e dei mestieri più vari e che costituiva – come scrive G. Brandozzi – “uno straordinario palcoscenico anche per l’ingegnosa sopravvivenza del proletariato urbano”, fatta fino a qualche secolo fa di venditori di pozioni medicamentose, di indovini che facevano estrarre a pappagalli addomesticati ‘la pianeta’ o la cosiddetta ‘sorte’, cantastorie ecc. i quali riuscivano spesso a carpire al mondo rurale buona parte del guadagno ricavato dalla vendita dei prodotti dei campi.

Quali fossero nel regno di Napoli e nello Stato della Chiesa queste “perfide arti per via, che facevano impallidire persino i venditori di almanacchi come il Barbanera di Foligno, sono quelle indicate in quegli straordinari documenti etnografici che sono appunto i Sinodi Diocesani.

Ve n’è uno in particolare, celebrato nel 1715 dal vescovo di Valva e Sulmona, Bonaventura Martinelli,nella Cattedrale di Sulmona e pubblicato due anni dopo a Roma sul quale va spesa qualche parola. Fra le prime Arti ad essere condannate dal vescovo troviamo quelle esercitate da “malefiche fattucchiere”che vanno in giro vendendo polveri ritenute capaci di effetti straordinari, come l’impotentia  generandi, o di causare “damnum notabile”’ a persone, animali (fattura semplice oppure ‘a morte’) ed alle stesse messi sui campi. Vengono poi le persone che esercitano l’arte di predire il futuro, quelle che speculano sulla “vana lucri thesaurorum prurigine”, vendendo bastoni ritenuti capaci di scovare tesori nascosti e coloro che esercitavano (con probabile allusione ai Sandomenicari o Sanpaolari) l’attività di immunizzare con particolari rituali le persone dal morso ofidico, particolarmente temuto nel mondo rurale.

Insomma, nessun aspetto del vasto e complesso mondo magico-religioso sfugge alla attenta analisi e condanna del vescovo B. Martinelli. Ma nel mondo rurale i bisogni insorgenti e l’esigenza di soddisfarli erano così numerosi e straordinari che il Filangieri non esita a definirli “impossibili dal ben enumerarli”. Si pensi per es.- come già accennato – ai cosiddetti velestrièri (balestrieri) di Villalago (L’Aquila) e di Montenero Valcocchiara (Isernia), esperti nel bonificare i terreni pascolativi dalle dannose talpe mediante particolari trappole costituite da “balestre di canna secca” che scoccavano sottilissime ma mortali frecce di canna. V’erano poi i costruttori di arche, composte da doghe di faggio ed assemblate senza l’uso di chiodi, in modo da essere composte e scomposte agevolmente e facili da essere trasportate sulle vetture, termine con cui si indicavano non le attuali automobili ma animali da trasporto come asini e muli. Gli arcari lavoravano per via ma essenzialmente ai margini dei boschidi faggio e della loro attività ci parla fra’ Serafino Razzi nei suoi Viaggi in Abruzzo, allorché nel 1575 sosta a Farindola (Pescara), le cui maestranze erano specializzate nella costruzione di tali ingegnose madie, utili per la conservazione del grano, del pane e dello stesso corredo femminile.

Le arche, come si apprende da Francesco Longano nel suo Viaggio per lo Contado del Molise venivano costruite anche a Guardia Regia (Campobasso) ed una loro descrizione dettagliata non disgiunta dalle molteplici finalità d’uso si deve ad A. Clementi nel Saggio dal titolo L’organizzazione demica del Gran Sasso nel Medioevo (L’Aquila 1991). Queste particolari “madie”, che poggiano su “quattro piedi”, costituiscono uno dei tanti esempi di inefficienza amministrativa regionale con cui vogliamo concludere queste nostre note sulle Arti e mestieri per via.

 Vi sono infatti alcuni manufatti artigianali destinati a non tramontare mai ed a sfuggire all’oblio cui il tempo tenta di condannarli. È questo proprio il caso delle arche, i cui pochi esemplari superstiti sono gelosamente custoditi dai loro proprietari ed adibiti ancora oggi alla conservazione del pane o del tovagliato di casa.

Questi “reperti” – per mutuare un felice pensiero del De Saussure – sono paroles che meritano di essere reinserite nella nostra langue, la quale deve prevederne la medesima ed antica destinazione d’uso. Ma nessun progetto è stato presentato a tal riguardo da paesi montani abruzzesi o molisani agli Organi Comunitari Europei, i quali costantemente stanziano fondi diretti al recupero di tali attività produttive. La povertà di idee non ha diritto a versare lacrime ed a lamentare l’inesistenza del lavoro. Pertanto, non tutte le Arti per via vanno viste come attività del passato, da dimenticare o considerare irripetibili: infatti alcune di esse possono essere reinserite con profitto nella nostra società grazie al ‘carattere di perennità’ insito in alcuni elementi naturali, come appunto il legno, il ferro e la ceramica, mediante i quali l’uomo ha segnato mirabili tracce del suo passaggio nel difficile sentiero della storia.              

Franco Cercone




IL VESTITO BUONO

Pescara, 31 maggio 2024. Mentre piazza Sacro Cuore acquisisce ogni giorno di più la sua nuova forma, in un deposito di Montesilvano si accumulano le pietre di Luserna che prima la lastricavano. I materiali possono essere recuperati, se di valore, e la nostra pietra pregiata è pronta per una nuova commercializzazione e nuova vita.

La pratica di recupero è lecita, ma la domanda è: quanto è stato opportuno?

Materiale di pregio è stato cambiato con nuove betonelle, utilizzando i fondi del PNRR, azione 5, del Ministero dell’interno, per la coesione sociale, e per l’occasione si è modificata l’intera piazza.

I fondi del PNRR che sono stati usati sono fondi che normalmente sono per le periferie, ma qui sono stati impiegati di fatto per ricambiare ancora una volta la pavimentazione della nostra cara Piazza. Era opportuno?

La pavimentazione della piazza in pietra Luserna era stata realizzata circa 15 anni fa. In alcuni punti era ammalorata, ma si potevano fare benissimo degli interventi mirati di risanamento. Gli alberi di leccio erano in vita, si potevano curare e far sì che avessero nutrimento e acqua e le famose cure colturali per farli riprendere adeguatamente nelle grandi aiuole di circa 700 mq.

Ma si è deciso di utilizzare quei fondi per le periferie e rifarci il vestito nuovo, quando quello che avevamo era buono e di pregio, come dimostra la rimessa in vendita del materiale. Un po’ come dire che abbiamo nostro figlio con le carie, e il denaro che avremmo speso per la cura, assolutamente necessaria, l’abbiamo invece utilizzata per tinteggiare la casa. Era opportuno?

Si dice che è stato fatto per la mitigazione all’isola di calore, ma come già raccontato, la cementificazione delle grandi aiuole, l’eliminazione quindi della continuità del sistema suolo-alberi-arbusti, di fatto ha peggiorato la situazione, essendo l’indice di cementificazione maggiore.

Ci dicono che questo cemento e anche le betonelle sanno fare pure il caffè, ma niente compensa il sistema suolo-albero-evapotraspirazione che abbiamo perso. Dicono “tanto paga il PNRR”, ma non dicono che in fondo ci fanno solo lo sconto, visto che il 70% è a nostro carico.

Amministrare significa essere responsabili di quello che si ha, per il bene della collettività. E così cari cittadine e cittadini, per chi vuole, ora abbiamo addirittura l’occasione di comprarci un pezzettino del nostro salotto buono, la pietra Luserna che avevamo già pagato a suo tempo, ma volete mettere che soddisfazione ora poterla portare a casa!




TORNANO I PESCATORI DI FRODO sulle coste teatine

Nuovo blitz della Guardia Costiera di Ortona

Ortona, 30 maggio 2024. Tre pescatori subacquei, privi di qualsiasi tipo di autorizzazione, sono stati multati la notte scorsa dalla Capitaneria di porto di Ortona per pesca di ricci di mare in zone vietate e con attrezzature non consentite.

 L’attività è stata appositamente pianificata dopo che, a partire dalla scorsa settimana, diversi cittadini avevano segnalato presenze sospette, durante la notte, sul litorale compreso tra Punta Ferruccio e Lido Ricco. Facendo raccolta di informazioni, ed a seguito di vari appostamenti in borghese, i militari della Guardia costiera sono riusciti ad individuare dapprima due individui a terra – risultati essere poi i pali della “banda” -, e successivamente un sub, con tanto di luce notturna, in acqua, in attività di pesca. Dopo una paziente attesa, i marinai della Capitaneria sono usciti allo scoperto proprio mentre i tre sospettati erano intenti a caricare su un autoveicolo, parcheggiato a ridosso della spiaggia del Lido Riccio, il bottino della serata: due ceste con oltre 1500 ricci di mare. I tre soggetti, una volta identificati, sono risultati essere volti noti, recidivi in tali violazioni, e provenienti da regioni del sud Italia. Le sanzioni, in questo caso, vista anche la recidiva dei soggetti, ma anche l’ingente quantitativo di ricci prelevato, sono state ben due, per un importo complessivo di oltre 17.000 euro. I ricci, poiché ancora vivi, sono stati subito rigettati in mare mentre l’attrezzatura da sub, anch’essa sequestrata, sarà con buona probabilità avviata a confisca definitiva.

Purtroppo, l’arrivo della bella stagione ha riproposto quella che sta diventando una presenza fissa per le coste abruzzesi: scorribande di pescatori abusivi che depredano i fondali marini da specie ittiche particolarmente richieste dal mercato, come i ricci ed i polpi, e la cui presenza è sempre più messa a repentaglio dalla spregiudicatezza con cui, ormai da anni, vengono prelevate senza alcun discrimine.

Il blitz della notte scorsa, infatti, segue di qualche settimana quello messo a segno pochi chilometri più a sud dai militari dell’Ufficio circondariale marittimo di Vasto, che aveva portato al sequestro di circa 60 kg di ricci di mare appena pescati sul litorale di Casalbordino.

Le attività illecite rilevate ieri destano particolare preoccupazione oltre che per la tutela delle specie ittiche e dell’ambiente marino, anche per la sicurezza fisica degli avventori: la zona dove sono stati colti in flagrante i subacquei, infatti, è una zona totalmente interdetta a qualsiasi attività poiché interessata a nord, dalla presenza del cantiere per il ripascimento del lido Riccio, ed a sud dalla presenza di fenomeni franosi; a tale ultimo riguardo, oltre all’ordinanza di interdizione del Comune di Ortona per rischio frana, proprio ieri è stata emanata dalla Capitaneria di porto di Ortona l’ordinanza n. 62/2024, reperibile sul link  http://www.guardiacostiera.gov.it/ortona/Pages/ordinanze.aspx , per assicurare anche in mare un’adeguata fascia di interdizione a tutela di bagnanti, pescatori e diportisti.




DUEMILA STUDENTI A PESCARA

Grande entusiasmo per la Cerimonia d’Apertura della finale di Atletica Leggera

Pescara, 30 maggio 2024. C’è ancora negli occhi di tutti la magia delle fasi salienti della Cerimonia d’apertura delle Finali Nazionale delle Competizioni Sportive Scolastiche di Atletica Leggera su pista e Atletica Leggera su pista Paralimpica, per la scuola secondaria di I e II grado. Uno spettacolo unico che la splendida cornice del teatro del Mare a Pescara, ieri, ha reso ancora più fascinoso.

La manifestazione ha avuto il suo abbrivio con il corteo aperto della Banda Musicale Città di Cerratina che ha aperto la sfilata delle bandiere della Fidal, CIP, Competizioni Scolastiche, Italia, prima del Gonfalone comune di Pescara e dalle Bandiere della pace portate dai volontari del Volta, Marconi e Manthonè. La banda dell’associazione musicale i colori del pentagramma fa capo alla Banda Musicale Città di Cerratina Pescara nata ai primi del Novecento. Attualmente ha un organico diversi elementi, in gran parte formatisi nei Conservatori e Licei musicali di Pescara e Teramo.

È partita, allora, la parata delle 21 delegazioni con bandiera regionale più cartelloni, scortate dallo staff di Educazione Fisica Abruzzo e brandite dagli alunni delle regioni.  Così in ordine: Basilicata, Provincia autonoma di Bolzano, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Provincia autonoma di Trento, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, Abruzzo. Con l’arrivo davanti alla Nave di Cascella, i conduttori, Ada Di Ianni e Paolo De Carolis hanno dato annuncio d’ inizio dello svolgimento della sfilata, dopo un saluto generico al numeroso pubblico presente.

Intanto, davanti allo stabilimento “Lido beach”, i bambini delle quinte elementari si sono compattati per serrare il corteo mettendosi dopo la regione Abruzzo. Il corteo, debitamente filmato dalle telecamere presenti e con le immagini riflesse sul ledwall di Palco ok, Palco mobile, si è fatto ammirare lungo il lungomare accompagnato dalla musica della banda. Un’onda di suoni ed emozioni che ha travolto tutti.  A questo punto è entrato in scena il coro I.C. Pescara 8, della dirigente Michela Terrigni. Il coro “InCanto“ è un  coro scolastico pluripremiato; fa parte dell’IC8 di Pescara ed è formato da alunni di quinta di scuola primaria e da alunni di prima, seconda e terza media. Essendo parte di un Istituto ad indirizzo musicale, spesso i ragazzi partecipano a manifestazioni pubbliche, anche in altre regioni italiane che li ha messi nella comoda posizione di calcare i palcoscenici più importanti d’Italia.

Tanto per citare qualche esperienza va ricordata quella del 2018 col Premio Nazionale Paolo Borsellino e con l’Orchestra di ragazzi disabili Magicamusica che gli è valso il secondo posto  nel programma televisivo Tu sì che vales. C’è stato, allora, spazio per una nutrita rappresentativa delle classi V delle scuole primarie della provincia di Pescara, partecipanti al percorso didattico ludico-motorio per le classi IV e V delle scuole primarie (progetto “Giochi della gioventù”) IC10, IC5, IC3, IC SILONE Montesilvano, IC2, IC Spoltore. Le classi V si sono fermate sotto il palco per eseguire una breve coreografia, testimonianza della nuova visione dello sport nella scuola, che vede la scuola primaria come punto di partenza necessario al processo motorio. A seguire esibizione di saluto delle classi v elementari dei seguenti istituti comprensivi: IC10, IC5, IC3, IC Silone Montesilvano.

È stato dato, allora, il saluto alle autorità presenti:

  Massimiliano Nardocci, Direttore ufficio scolastico regionale;

• Carlo Masci, Sindaco di Pescara;

• Carlo Cantales Consigliere Nazionale Fidal;

• Lorenzo Sospiri Presidente del Consiglio Regionale Abruzzo;

• Mario Quaglieri Assessore allo sport Regionale;

• Stefania Ardini Vice Questore di Stato;

• Patrizia Martelli Assessore allo sport Comune di  Pescara;

• Giulia Salvatori Funzionaria Ufficio Politiche Sportive del MIM;

• Roberta Bonaccorso Funzionaria Ufficio Politiche Sportive del MIM;

• Enzo Imbastaro Presidente CONI;

. Prof Francesco Bizzarri dell’Università dell’Aquila;

• Renato Di Rocco Vicepresidente Mondiale Ciclistica;

 • Domenico Scognamiglio      Dirigente sport e salute;

• Adamo Scurti, consigliere comunale di Pescara della 4^ Commissione: sport e servizi, Presidente Commissione Consiliare Pescara Futura.

Sul palco, subito dopo, si è presentato il gruppo Modern della scuola di danza asd energy di Roseto degli Abruzzi, con la direzione artistica di Mafalda Suppa con una coreografia davvero efficace e coinvolgente.

Dopo i lunghi applausi sono stati chiamati, per i saluti di rito: Massimiliano Nardocci, Carlo Masci, Mario Quaglieri e Carlo Cantales, accompagnati dal coordinatore regionale di educazione motoria, fisica e sportiva d’ABRUZZO, prof Antonio Passacantando. Nella circostanza è stata data lettura alla lettera inviata dall’On. Paola Frassinetti, Sottosegretaria di Stato per l’Istruzione e il merito: “I miei saluti e ringraziamenti al Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico regionale d’Abruzzo, Massimiliano Nardocci, al Coordinatore di Educazione Fisica e Sportiva, Antonello Passacantando e a tutti i dirigenti e docenti coinvolti per l’organizzazione di questa importante iniziativa.  Anche se non posso essere presente di persona alla cerimonia di apertura della “Finale Nazionale delle Competizioni Sportive Scolastiche di Atletica Leggera”, desidero fare un augurio speciale a tutti gli studenti che prenderanno parte alle gare che si svolgeranno in questi giorni a Pescara”.

Il palco poi ha dato spazio all’ I.C. Buonarroti Ripa Teatina e Torrevecchia Teatina diretti dalla prof.ssa Serna Capista Titolo Coreografia: “Wildest Dreams” Di Taylor Swift.

E, con la giusta enfasi, finalmente, è stato annunciato l’arrivo della fiaccola dal mare. Gli alunni designati si sono recati sulla spiaggia per creare un corridoio di bandiere in mezzo al quale passerà la fiaccola. In attesa dell’evento clou, viene proposto uno spettacolo di stringente attualità. “Sappiamo che nel 2023 le vittime di femminicidio sono state 120. La coreografia che la rappresentativa danza sportiva i.c. Corropoli – Colonnella – Controguerra ha presentato, sulle note di Bagdad-liturgia, presenta il messaggio di donne che, da vittime, diventano artefici del proprio destino; anime preziose che, dalle ceneri di vite spezzate e consumate da uomini deboli e incapaci di amare, rinascono forti e piene di vita attraverso il coraggio di chiedere aiuto. La docente che ha curato la coreografia è  Selene Di Pietro.

Maria Parente e Alice Ciancarelli del 3 I indirizzo linguistico dell’istituto di istruzione superiore Ovidio (Sulmona) hanno eseguito una coreografia sulle note di danza Kuduro. Il pezzo rappresenta iconicamente la felicità, la spensieratezza l’arte della danza come modo per divertirsi e stare bene con sé stessi. Insegnante che si è occupata della coreografia è Sonia Indiciani.

Ed ecco, dopo la trepidante attesa, la fiaccola dal mare. Arriva la canoa con le luci del tramonto che rendono l’immagine più toccante. La torcia è portata da due tedofori: Umberto Di Bonaventura che arriva dal mare, si tratta del Presidente del comitato regionale canottaggio, nonché presidente del circolo canottieri “La Pescara” che in questo anno festeggia cento anni di attività. Un sodalizio che ha visto tra i soci, Gabriele d’Annunzio, il Vate che, per l’occasione, coniò uno dei suoi motti più riusciti: Arranca!”.

Con lui Donato Chiavatti per l’ultimo sprint, ex atleta di livello nazionale nel mezzofondo con una carriera sportiva invidiabile. Negli anni ha ricoperto diversi incarichi federali in Abruzzo e, nel periodo dal 2001 al 2012, è stato componente lo staff tecnico del settore maratona della nazionale italiana. Persona autorevole, ex docente di educazione fisica nella scuola e attualmente titolare della cattedra di atletica leggera nella facoltà di scienze motorie Università d’Annunzio Chieti-Pescara. Il tedoforo, passando per il corridoio di bandiere, si è diretto sul palco piccolo, dove è stato posizionato il tripode. Qui vengono invitati i rappresentanti degli atleti e dei giudici per il giuramento solenne (2 alunni e 2 giudici), insieme al Direttore scolastico regionale Massimiliano Nardocci e al Coordinatore regionale Antonello Passacantando. 

Contemporaneamente l’IC 8 Pescara ha preso posizione sul palco per cantare l’inno nazionale. Letto il giuramento, c’è stato in raccoglimento, all’alza bandiera effettuato da Renzo Suppo.

E, mentre il tedoforo ha acceso il tripode, il direttore scolastico regionale ha annunciato l’apertura ufficiale delle Competizioni Sportive Scolastiche. A quel punto è scoppiata la festa con circa 2000 studenti, sulle note dei più celebri balli di gruppo, si sono lanciati in un caleidoscopico e sincronico movimento coreutico che ha convolto anche il passante più refrattario.  




PREMIO AMBASCIATORE PUCCINIANO NEL MONDO

Ai maestri Jacopo Sipari di Pescasseroli e Abigeila Voshtina. Debutto con successo per il soprano napoletano Anna Pirozzi in Madama Butterfly e per il giovane mezzosoprano nel ruolo di Suzuki Valentina Pernozzoli

Pescara, 30 maggio 2024. Le sorprese di Butterfly per Jacopo Sipari di Pescasseroli: Anna Pirozzi ed Eva Golemi sul palcoscenico dell’Opera di Tirana per le celebrazioni dei 120 anni del capolavoro di Giacomo Puccini, con le scene dello storico Festival di Torre del Lago e la regia di Manu Lalli. Menzioni per lo Sharpless di Armando Likaj e gli archi dell’orchestra. La delegazione dell’ Associazione degli Amici del festival Puccini presente in Albania ha nominato il direttore abruzzese Ambasciatore Pucciniano nel Mondo, unitamente alla Sovrintendente Voshtina

Doppio cast a Tirana sul palcoscenico del Teatrit Kombëtar të Operas, Baletit dhe Ansamblit Popullor guidato dalla violinista Abigeila Voshtina, per i 120 anni della Madama Butterfly di Giacomo Puccini, evento di una stagione interamente dedicata al centenario del compositore. Un debutto speciale, quello di Anna Pirozzi, che ha inteso lanciare la sfida ad un ruolo che ha nella minuziosità del pittoresco, nella leggerezza e nei preziosismi musicali, unitamente a temi carichi di simbolismi tragici, morte e maledizione, le caratteristiche del primo atto, con una scrittura orchestrale in continua ascesa,  che eleva l’intensità emotiva dell’opera a livelli mai raggiunti, punteggiata dall’incedere delle arie verso un picco emotivo: il tipico inizio esitante, le frasi frammentate che precedono il crescendo verso una fiamma inestinguibile,  in uno stato pathico che sa di amore e morte, la voce che ha da intraprendere una lunga ascesa, per librarsi e porre l’anima a nudo.

Butterfly ha da trasformarsi da bambina a donna dinanzi agli occhi del pubblico, dimostrando di avere la capacità di autodeterminazione, quando rifiuta la proposta di matrimonio del principe Yamadori, fino a scegliere l’estremo sacrifizio per salvare il proprio onore, assicurando un futuro senza ombre al proprio figlio. La linea d’ombra, attraverso una felice intuizione registica di Manu Lalli, è stata costruita sull’attesa, la veglia, la musica dell’intermezzo. Ci si arriva attraverso l’idea base della Lalli che accosta Butterfly, la casa, l’amore, alla natura, svelando un giardino lussureggiante, con piante, alberi e fiori naturali, finanche le lucciole, popolato dalle amiche geishe di Butterfly e da lei stessa, non lontane dalle fanciulle-fiore tra il Wagner del Parsifal e da quel Proust della versione ultima della Recherche, ove le fanciulle-fiore non compaiono, ma tutta la grande scena Charlus-Jupien che “apre” Sodoma e Gomorra fa riferimento al mistero della fecondazione dei fiori.

Il ritorno della realtà e il ritorno dell’io, lascia dietro sé debolezze e sogni, come un sole che al crepuscolo definisce meglio i contorni, disegni vasti, ironici e dolenti, scolpente mediante una scrittura colma di strazio e di gelo, in orchestra, l’intera bellezza e potenza delle due forze che. in un contrappunto costante guidano le vicende degli esseri: il dolore e l’oblio, che lasceranno campo alla morte, essendo venuto meno proprio il desiderio, che è parte e forma della potenza stessa della Natura, dell’energia eternamente rinnovantesi della rinascita. Le fanciulle-fiore sono bendate di nero, sono ormai cieche e non possono che “venir-meno”  a causa dell’abbandono, dell’assenza, della cura, dello sposo. “Troppa luce è di fuor, e troppa primavera” intima Butterfly a Suzuki.

Il finale pensato per il teatro all’aperto di Torre del Lago, con il coro disposto come nella tragedia greca, che giudica e denuncia, non solo violenza e sopraffazione contro le donne, contro diverse etnie, ma anche ogni focolaio di guerra, schiavitù e occupazione, guardando Pinkerton che vede come noi tutti lo Jigai, sotto una luce bianca, senza ombre, un gesto che tra le note riecheggia sin dall’inizio dell’opera, eliminando, così, ogni velo, ogni paravento, che fin lì aveva fatto procedere la regia per negazione, sottrazione, allusione, anticipo, rimando. L’orchestra del teatro di Tirana, in particolare riguardo la sezione degli archi, con fiati belli nei loro suoni a solo, ma senza preziosismi di amalgama in assieme, fa il doppio alla “casetta che obbedisce a bacchetta”, quando sul podio sale Jacopo Sipari di Pescasseroli, il quale è riuscito ad entrare in empatia con due Butterfly ben diverse per voce, interpretazione scenica, gestualità: Anna Pirozzi ed Eva Golemi.

Soltanto chi ha fatto propria l’opera in ogni sua singola nota e indicazione può riuscire in un’impresa, che non è certo quella di adattarsi al volere e al sentire della due protagoniste, ma di portare entrambe a fondersi al proprio  snodo interpretativo e comunicativo. Il soggetto di fuga a quattro voci che apre l’opera è risultato meccanismo ben oleato alla prima, giusta sintesi dell’intera opera, mentre nella replica ha preso un po’ la mano al direttore, quasi a schizzare quel fumetto che era nelle intenzioni del compositore nei due atti originali, poi rivisti, quella casa a soffietto funzionale, pratica, che Butterfly crede di controllare, ma dalla quale sarà poi sopraffatta completamente.

Anna Pirozzi, voce imponente, ampia e umbratile, nel I atto possiamo rimproverarle un solo neo, canta e ne fa sfoggio, spiegando al vento il suo splendido strumento, soverchiando l’orchestra e ipnotizzando anche il direttore al quale piace far “uscire” il suono della sua formazione, notazione, questa, che diviene poi un punto più che positivo e in ascesa nel secondo atto, passando per l’aria principe “Un bel dì vedremo!” con l’esplosione su di un morir, che esplode di desiderio e amore, fino al finale, quel “Tu piccolo Iddio”, sette tu, sette spade, come una Madonna, ultimo bagliore in un cielo di morte. Eva Golemi è la perfetta Butterfly di “Vogliatemi bene di un bene piccolino”, giocata nella leggerezza dei movimenti codificati della geisha che implora amore da Pinkerton, stando praticamente dietro il vetro della verità, poiché lei che ha sempre “venduto” amore, ora ne è vittima.

La gioca per intero al contrario della Pirozzi con filati sugli acuti, assecondati in pianissimo dall’orchestra. Tra i due Pinkerton che sono stati posti a fianco delle due Butterfly, ovvero Klodjan Kaçani per il primo cast, che al debutto ha dimostrato qualche indecisione, alla sua sortita, e Zi Zhao Guo per il secondo, che è entrato bene, ma solo scenicamente, nel personaggio scanzonato e irridente dei costumi orientali, entrambi pur dotati di squillo e luminosità, non sono stati affatto convincenti per volume. Su entrambi i cast ha dominato in assoluto il baritono Armando Likaj il quale ha prestato le sue lodevoli risorse allo Sharpless della prima, uno stilista vocale dalla pronuncia scultorea, impotente portatore di pietas sin dalla sua apparizione, calandosi in un personaggio di estrema raffinatezza, mentre cambi di registro e non certo fluida emissione abbiamo riscontrato nell’altro console, Solen Alla.

Due rare voci le Suzuki Ivana Hoxha e Valentina Pernozzoli, quest’ultima un talento campano, alla corte della Donata D’annunzio Lombardi, sono riuscite  ad amalgamarsi con le voci e l’interpretazione delle due protagoniste. A completare il cast i due Goro, venuti fuori dal coro, quali  Roel Liupa e per il secondo cast Andi Istrefi, ancora voci verdi, mentre due i nomi anche per lo zio Bonzo, Genc Vozga e Bledar Domi, bene in ruolo e ancora,  il principe Yamadori Erlind Zeraliu, mentre Kate Pinkerton è stata Simona Kerafili, Erion Sheri, quale commissario imperiale, Ogert Islami l’ufficiale di registro e i due Dolore, Drin Pulashi, Etual Uruçi,  quindi, la cugina, Elda Koçibelli, la Madre, Majlinda Laska, la Zia, Sofika Kola e Yakusidé, Metin Jupe. Standing ovation per tutti soprattutto dai celebrati critici in sala un Michele Dall’Ongaro, già premio Puccini, letteralmente incantato e Sabino Lenoci, direttore de’ L’Opera, intervenuto assieme al regista Davide Garattini. Nella replica celebrativa dei centoventi anni del successo pieno della Madama Butterfly il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli è stato insignito, unitamente alla sovrintendente Abigeila Voshtina del titolo di Ambasciatore di Puccini nel Mondo dal direttivo dell’ Associazione del festival Pucciniano.

“Sono molto onorato di aver ricevuto – ha rivelato commosso il Maestro Sipari – questo prestigioso riconoscimento, insieme ad Abigeila Voshtina, perché sono nato nel teatro all’aperto di Torre del Lago, proprio con questa opera e stasera l’ho diretta con grandi voci e ad agosto torno al festival Puccini per i centoventi anni del volo di questa partitura. Ho da ringraziare il vicepresidente Paolo Spadaccini e il direttore generale Franco Moretti che da sempre mi sostengono e supportano in ogni mia proposta”.




RIPARTE LA BICIPATTINATA ADRIATICA

La manifestazione, quest’anno alla tredicesima edizione, è nata nel 2011 per sensibilizzare cittadini e istituzioni sulla necessità di una mobilità più sostenibile e per il completamento del tratto Marchigiano-Abruzzese della Ciclovia Adriatica. Previste partenze da nord (San Benedetto del Tronto) e da sud (Francavilla al Mare), con tappe in tutti i Comuni attraversati e arrivo a Roseto degli Abruzzi.

Roseto degli Abruzzi, 29 maggio 2024. Riparte la Bicipattinata Adriatica, manifestazione nata quattordici anni fa da un gruppo di appassionati della mobilità ciclistica per portare all’attenzione delle istituzioni le tematiche relative alla mobilità ciclistica.

Negli anni, anche grazie alle centinaia di partecipanti e al costante lavoro portato avanti, in ambito nazionale e locale, dalle associazioni aderenti, tra le quali la FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta – e il WWF, molto è stato fatto per il completamento dell’infrastruttura ciclabile costiera abruzzese ed è di questi giorni la notizia dell’appalto del ponte ciclopedonale sul fiume Tronto, che unirà finalmente i percorsi ciclabili di Marche e Abruzzo.

Resta, però – dichiara il presidente FIAB Teramo Gianni Di Francesco – ancora molto da fare, in quanto la ciclovia Adriatica, nel tratto Abruzzese, presenta ancora diverse interruzioni e criticità, e non risulta percorribile da tutti gli utenti in bici o sui pattini, in quanto spesso ha un fondo inadatto o dimensioni inadeguate. Manca, inoltre, a livello regionale, una chiara strategia sulla mobilità ciclistica.

Un appuntamento importante, quindi, quello del 2 giugno, per tenere alta l’attenzione sul tema, tant’è che quest’anno, oltre alle associazioni che, tradizionalmente, collaborano all’organizzazione, anche l’UNITEL – Unione Nazionale Tecnici Enti Locali è tra i promotori.

Come tecnici dei Comuni e delle Province abbiamo a cuore la mobilità ciclistica – dichiara Raffaele Di Marcello, presidente regionale Abruzzo dell’UNITEL – straordinario strumento di pianificazione dello spazio pubblico. La bicipattinata è l’occasione per porre all’attenzione di colleghi e amministratori degli Enti Locali la necessità di ripensare le nostre città nel segno dell’accessibilità universale, dando spazio alle persone prima ancora che alle infrastrutture”.

Infrastrutture, quindi, e servizi, per ciclisti e utilizzatori di mezzi per la micromobilità, come i pattinatori, che anche quest’anno arriveranno numerosi da tutta Italia, grazie alla collaborazione di Pescara Pattini che ha inserito l’evento, insieme ad un’altro gemello che si terrà sulla Costa dei Trabocchi il primo giugno, nel circuito del PPUG – Pattiniamo l’Italia, inserendola nel calendario ufficiale del raccordo di utilizzatori di piste pattinabili distribuito in tutta Italia sia in versione cartacea che digitale.

Ma la mobilità ciclistica è anche rispetto dell’ambiente, come ricorda Dante Caserta, del WWF Italia “tredici edizioni di una manifestazione come la Biciclettata Adriatica, organizzata da soli volontari, è un grande risultato. E il successo che ha raccolto in tutti questi anni è la prova che c’è una richiesta, da parte di tanti, di rafforzare la mobilità sostenibile, non solo per finalità turistiche, ma anche per contrastare l’inquinamento atmosferico e le emissioni di gas climalteranti. Andando a lavoro o a scuola con la bicicletta possiamo contribuire concretamente a combattere il cambiamento climatico. Oltre a fare un po’ di sana attività sportiva all’aria aperta!”.

L’appuntamento è, quindi, per il 2 giugno prossimo, in sella alla bici o con i pattini ai piedi; ognuno potrà percorrere tutto il tragitto o un tratto più breve, per poi incontrarsi tutti a Roseto, dove ci sarà animazione e ristoro. Il ritorno potrà avvenire a bordo dei tanti treni regionali, molti dei quali attrezzati per il trasporto gratuito delle biciclette.




UNA LETTERA DAL FUTURO

Condividiamo con una certa emozione: la porta di ingresso sud del Parco lineare Castellamare

Pescara, 29 maggio 2024. Nuova Pescara – 15 settembre 2030: La Nuova Pescara celebra in questa giornata una decisione, presa ormai 7 anni fa, che ha trasformato radicalmente la vita dei cittadini e l’ambiente urbano della nuova città abruzzese, nata dall’unione di Pescara e Montesilvano nel 2027, in occasione del centenario della nascita del Comune di Pescara.

L’asse stradale noto anni fa come “strada parco”, oggi Parco lineare Castellamare, lungo 6 km e largo 10 metri, originariamente progettato per ospitare una filovia, è ora un vero paradiso per i cittadini della nuova città. La decisione di abbandonare il progetto della filovia e di potenziare l’uso pedonale e ciclabile ha portato a una serie di innovazioni che hanno valorizzato e riqualificato l’area in modi che nessuno avrebbe potuto immaginare sette anni fa.

Lungo i 6 km della parco lineare sono state realizzate sette magnifiche cupole geodetiche di vetro, ciascuna unica nel suo genere. Queste strutture innovative non solo hanno aggiunto un tocco estetico all’area, ma ora offrono spazi multifunzionali per attività ricreative, culturali ed educative. Ogni chilometro è caratterizzato da una cupola a tema diverso, una serra botanica, un planetario, un centro d’arte, una biblioteca multimediale, uno spazio per la musica, un museo della scienza e un’area dedicata alla storia locale. Questi luoghi sono diventati punti di ritrovo e di scoperta per cittadini di tutte le età.

Il piccolo corso d’acqua realizzato lateralmente per tutta la lunghezza dell’ex asse stradale, ha aggiunto un elemento di tranquillità e bellezza naturale. Questo ruscello, interrotto a tratti da stagni e fiancheggiato da piante acquatiche e piccoli ponti pedonali, contribuisce a migliorare la qualità dell’aria e a fornire un habitat per la ricca fauna locale, oltre ad offrire un piacevole sottofondo sonoro per chi passeggia o si rilassa nelle vicinanze.

La scelta di mantenere quest’area come spazio di mobilità attiva ha avuto impatti positivi sulla salute e sul benessere dell’intera cittadinanza. Gli spazi verdi, le aree pedonali e la presenza dell’acqua hanno favorito uno stile di vita più attivo e salutare, riducendo lo stress e migliorando il senso di comunità.

Questo progetto ha trovato perfetta sintonia con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, un insieme di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile definiti nel 2015 per promuovere la prosperità e proteggere il pianeta. La strada parco contribuisce direttamente a diversi di questi obiettivi, tra cui il benessere e la salute (Obiettivo 3), la qualità dell’istruzione (Obiettivo 4), le città e comunità sostenibili (Obiettivo 11), l’azione per il clima (Obiettivo 13), e la vita sulla terra (Obiettivo 15).

Un ulteriore valore aggiunto del progetto è stato l’impianto di 1.000 alberi lungo l’intero percorso. Questi alberi non solo hanno migliorato l’estetica del parco lineare, ma ora forniscono importanti servizi eco-sistemici: gli alberi assorbono CO2, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici, migliorano la qualità dell’aria filtrando inquinanti, forniscono ombra e raffreddamento naturale, riducono il rumore urbano e supportano la biodiversità offrendo habitat per molte specie animali. Inoltre, il verde urbano ha dimostrato di avere effetti positivi sulla salute mentale, riducendo lo stress e promuovendo il benessere psicologico.

La decisione presa nel 2024 di non realizzare la filovia si è rivelata vincente. Le scelte lungimiranti dele Amministrazioni comunali dell’epoca hanno dimostrato che è stato possibile coniugare sviluppo e sostenibilità, creando uno spazio che oggi rappresenta un modello per altre città in cerca di soluzioni innovative e rispettose dell’ambiente. Il parco Castellamare non è solo un percorso tra due ex città, ma un viaggio attraverso bellezza, cultura e benessere, che continuerà a essere apprezzato e amato per le generazioni future.

In conclusione, il trionfo della mobilità attiva sulla greenway segna un capitolo importante nella storia urbana di questa città, ricordando a tutti noi l’importanza di investire in progetti che migliorano la qualità della vita e preservano l’ambiente.

Questo progetto dimostra che un futuro sostenibile è possibile, e ciò che è diventata l’ex strada parco oggi è destinata a rimanere un simbolo di innovazione, comunità e benessere per gli anni a venire.

Radici inComune




LUCIA ANNUNZIATA A CHIETI

Con Manola DI PASQUALE al Ristofficina

Chieti, 29 maggio 2024. Il Partito Democratico di Chieti organizza un incontro elettorale in vista delle prossime elezioni europee del 8 e 9 giugno 2024. Il giornalista Carmine Perantuono intervista le candidate al Parlamento europeo Lucia Annunziata, giornalista, e Manola Di Pasquale, avvocato, mercoledì 29 maggio alle ore 18 presso il locale Ristofficina in via Erasmo Piaggio. Interverranno anche i candidati sindaci del centro sinistra dei comuni limitrofi, impegnati nelle elezioni amministrative.

Foto: lanotiziagiornale.it