GIRO D’ITALIA, l’Abruzzo al mondo

Marsilio: pronti ad accogliere i giornalisti Dal 23 al 26 marzo gli inviati di prestigiose testate percorreranno le tappe della corsa rosa

Pescara, 23 marzo 2023. Una fitta agenda di escursioni, visite culturali e incontri istituzionali per conoscere le meraviglie d’Abruzzo e i luoghi che interesseranno le tappe del 106° Giro d’Italia: è il programma che la Regione ha costruito per accogliere i giornalisti che dal 23 al 26 marzo visiteranno l’Abruzzo in vista della Grande Partenza della Corsa rosa.

Il “Media Trip”, organizzato in collaborazione con RCS Sport e Fi.R.A. S.p.A., darà modo ai corrispondenti di importanti testate nazionali e internazionali (Corriere della Sera, La Presse, Rai 3 – Agorà, Bell’Italia, El Mundo, Telegraaf) di esplorare l’Abruzzo dalla suggestiva Costa dei Trabocchi, da dove partirà il Giro d’Italia 2023 il prossimo 6 maggio, al maestoso Gran Sasso d’Italia, che con la “lunghissima” di Campo Imperatore sarà la cornice d’arrivo della 7a tappa.

Con questa anteprima sulle bellezze regionali, dunque, entra nel vivo l’attesa del Giro che, dopo ventidue anni dall’unico precedente, ha scelto nuovamente l’Abruzzo per la sua Grande Partenza.

“Una grande occasione di visibilità per la nostra regione – ha dichiarato il presidente Marco Marsilio – che è iniziata nello scorso mese di settembre, con l’ufficializzazione a Milano del percorso del 106° Giro d’Italia e che prosegue senza sosta con un fitto programma di attività promozionali, anche grazie al coinvolgimento di tutti i portatori d’interesse locali, dalle associazioni di categoria ai GAL, dalle Camere di Commercio ai Comuni. Un lavoro di squadra che ha il merito di presentare al mondo un Abruzzo affascinante, variegato e pronto ad accogliere chiunque vorrà toccare con mano quello che grazie al Giro riusciremo a raccontare”.

“Abbiamo cercato di condensare in soli due giorni, seguendo il tracciato delle tappe del Giro, alcune delle possibilità che offre il turismo esperienziale nella nostra regione – ha commentato Giacomo D’Ignazio, presidente della Finanziaria regionale, che coadiuva gli Uffici regionali in tutte le attività connesse al Giro d’Italia – Questo press tour dà il via a una serie di iniziative promozionali che Regione Abruzzo, con il supporto di Fi.R.A., sta mettendo in campo per far sì che questa importante vetrina sia utilizzata al meglio delle sue possibilità e abbia concrete ricadute per lo sviluppo di tutta la nostra filiera turistica”.

Venerdì 24 marzo, in particolare, i giornalisti saranno accolti dal GAL Costa dei Trabocchi e accompagnati dal presidente Marsilio in una pedalata lungo la suggestiva ciclabile, da Fossacesia Marina a Ortona, con le bici fornite dal Comitato regionale Federazione Ciclismo Italiano, per poi spostarsi nel Pescarese, per visitare una delle cantine storiche della nostra regione.

Il 25 marzo sarà la volta di Campo Imperatore: il gruppo salirà con la Funivia del Centro Turistico del Gran Sasso e dopo un incontro con la locale Camera di Commercio, si sposterà a L’Aquila, per visitare il centro storico, tornato a splendere con la ricostruzione post-sisma, i monumenti restaurati e il Mammut ospitato nel Castello Cinquecentesco.

Tra una “tappa” e l’altra, sempre accompagnati dalle guide turistiche di “Abruzzo Travelling – Consorzio turistico regionale” e “Abruzziamo”, i giornalisti avranno modo di gustare molte delle produzioni e tipicità che caratterizzano l’eccellenza enogastronomica abruzzese, così che possano raccontare ai loro lettori le tante proposte e sfaccettature della nostra regione.




ANCORA ULIVI nelle Scuole con il Progetto Alberi

Continua con Le guide del Borsacchio e le scuole giovedì 23 Marzo 2023

Rosato degli Abruzzi, 23 marzo 2023. Oggi altri due alberi sono stati messi a dimora presso la scuola elementare D’Annunzio dell’Istituto comprensivo Roseto 1. Grande partecipazione delle alunne degli alunni del corpo docente e del dirigente che hanno voluto questo evento.

Lo scopo come sempre è quello di aumentare il patrimonio arborio della città di Roseto e coinvolgere le giovani generazioni per far capire quanto sia complesso ma infinitamente utile far crescere un albero mettendolo a dimora.

Gli effetti degli alberi soprattutto nel tessuto urbano sono eccezionali. Riescono a mitigare le temperature depurare l’aria e creare spazi ombreggiati per la socialità.

Durante la mattinata le alunne e gli alunni hanno partecipato attivamente ali lavori di scavo e messa a dimora per far rimanere loro indelebile un ricordo e l’importanza di una giornata.

Ormai da quasi un anno abbiamo piantumato più i 50 alberi grazie al contributo di Joia, la collaborazione dei carabinieri forestali del comune di Roseto e le grandi associazioni nazionali come il WWF.

Marco Borgatti




A PROPOSITO DI MATERNITÀ SURROGATA

La specie umana non è ermafrodita: è un fatto

di Massimo Molteni

23 marzo 2023

Per dare origine ad nuovo organismo è necessario l’incontro di un gamete proveniente da un organismo di sesso femminile e uno proveniente da un organismo di sesso maschile: è un fatto. Si può speculare sul perché, ma il fatto rimane.

Perché il nuovo organismo derivante dalla fusione di un gamete maschile e uno femminile possa sopravvivere e svilupparsi, è necessario un organo specifico che è stato chiamato Utero e che è presente solo in un organismo di sesso femminile: e anche questo è un fatto.

All’interno di questo organo, il nuovo essere vivente rimane circa 9 mesi, nella specie umana: durante questo periodo, non solo è protetto, nutrito e accudito nel suo metabolismo, ma nell’organismo dell’essere vivente di sesso femminile che lo ospita si producono numerosissime modificazioni biologiche necessarie a renderne possibile lo sviluppo. Di particolare rilevanza (note da relativamente poco tempo) sono anche gli adattamenti del sistema immunitario dell’organismo che ospita il nuovo essere vivente (biologicamente un “intruso”)  per impedirne il  cosiddetto “rigetto fisiologico” (come abbiamo imparato a conoscere nel caso dei trapianti di organo). Si ha peraltro il convincimento, sempre più supportato da evidenze scientifiche, che queste modificazioni immunitarie abbiano una qualche influenza anche a livello neuroendocrino che forse persistono, in maniera via via più attenuata, anche dopo il termine del periodo di gestazione che chiamiamo “gravidanza”:  e non è da escludersi che il sistema immunitario abbia una qualche influenza anche sul funzionamento dei network cerebrali (ipotesi che stanno appassionando il mondo della ricerca neuroscientifica, in particolare  nelle malattie neurodegenerative e neuropsichiche).

Durante la gravidanza è già certo che si sviluppano nell’organismo di sesso femminile ospitante , imponenti trasformazioni biologiche che coinvolgono anche il sistema neuroendocrino della donna: molto probabile che influenzino anche il funzionamento dei network cerebrali della donna.

Con il parto, questi cambiamenti vengono meno improvvisamente e l’organismo della donna gestante si trova in brevissimo tempo nella cogente necessità di ri-adattarsi alla dimensione fisiologica pregravidica, con imponenti turbolenze anche sistemiche, che necessitano di qualche tempo per riportare l’organismo allo stato quo ante.

E anche questi sono fatti, peraltro ben sperimentati da ogni donna che partorisce.

Il nuovo essere vivente, una volta espulso dalla cavità uterina, rimane in una condizione di estrema fragilità biologica e necessita – per sopravvivere – delle cure di un altro individuo che lo deve nutrire, pulire, riscaldare, accudire in continuazione.

La specie umana è fragilissima:  il nuovo essere vivente necessita per molti mesi di un accudimento continuo e rimane comunque dipendente dall’altro per numerosi anni, pur  in maniera progressivamente meno continuativa: in termini biologici, il raggiungimento di una autosufficienza di specie viene  raggiunta  con la maturità  sessuale dopo molti anni dalla nascita. La autosufficienza sociale, attualmente nel mondo occidentale, è anche più tardiva.

Questo fatti, fanno della specie umana una delle più fragili nel mondo animale: per garantirsi la propria sopravvivenza di specie deve accudire la propria prole per un tempo lunghissimo durante i quali è esposta a numerosi rischi di ogni genere.

Fin dagli albori dell’umanità, questo essere vivente si è organizzato in piccoli gruppi, per meglio sopravvivere e – come per altro avviene anche in altre specie animali – per proteggere meglio i nuovi nati e la femmina durante il periodo gravidico e nelle immediate vicinanze del post-partum: istinto di specie.

Da questo impianto biologico-naturale, grazie alla nostra intelligenza e al nostro innato spirito sociale, la specie umana ha strutturato una serie di modelli di vita sociale e gruppale che hanno trovato nel corso dei millenni una specifica dimensione che chiamiamo “famiglia” con caratteristiche anche molto diversificate nei vari contesti storici e culturali: il principio naturalistico di base è sempre stato quello di accudire e difendere il nuovo organismo vivente – il bambino nel linguaggio moderno – e il soggetto dedito alla sua sopravvivenza e cura, ossia l’organismo di sesso femminile che lo aveva generato.

Per fortuna, la specie umana è dotata di una straordinaria intelligenza che nei millenni ha dato origine ad un impianto culturale che lo ha affrancato da moltissimi condizionamenti istintuali e biologici e lo ha reso progressivamente più libero dai vincoli naturalistici e forse ha creato i presupposti per quel concetto di libertà che fa della specie “homo sapiens” qualcosa di molto originale e unico nel mondo degli esseri viventi.

La nostra intelligenza ha reso possibile lo sviluppo di quell’insieme di conoscenze  scientifiche e tecnicalità molto sofisticate che chiamiamo “tecno-scienza” di cui siamo orgogliosi e per il cui tramite abbiamo imparato a manipolare molti processi biologici:  anche quelli che sottendono la generatività di specie con l’obiettivo di poter mettere anche questo fondamentale processo sotto il nostro completo controllo.

L’albero della Vita è un mito presente  anche da prima della Bibbia ed è forse un sogno che ha orientato tutta  la esistenza del genere umano.

Ad oggi siamo ancora molto lontani dal poter generare nuovi esseri viventi in “fabbrica” grazie all’ausilio di sofisticatissime apparecchiature (ci stiamo lavorando): peraltro sfugge la “ratio” logica di questo obiettivo, costosissimo e perigliosissimo, se non per l’affermazione gratuita di quella volontà di potenza e di dominio  ben descritto da Nietzche nella “Gaia Scienza” : un futuro di una umanità liberata dalle malattie grazie alla capacità di manipolare tutti i geni e assemblarli in modo nuovo e senza “tare genetiche”?

Ottimo argomento per “i piazzisti della immortalità”: argomento totalmente insensato per le conoscenze attuali e per quanto intravediamo negli sviluppi futuri. Nell’attesa, la tecno-scienza si affanna per consentire di poter generare un nuovo essere vivente, anche quando ci sono condizioni biologiche ostative: anomalie, malattie, condizioni esistenziali. Dapprima con tecniche fecondative di aiuto a coppie eterosessuali stabili, la cosiddetta “fecondazione omologa”, poi con la possibilità di ricorrere a gameti prelevati da terzi, la “fecondazione eterologa”.

Nel frattempo, la ancestrale spinta alla gruppalità che aveva dato origine a ciò che chiamiamo famiglia organizzata attorno alla eterosessualità dei suoi componenti, si è “evoluta”, affrancandosi dalla originaria dimensione di necessità, costituendosi sempre più su di una dimensione prevalentemente emotivo-sentimentale, almeno nel mondo occidentale. Si sta assieme perché ci si ama: in termini puramente biologici, una sostanziale follia, perché il cosiddetto “amore” si sviluppa a partire da un sentimento – un mix psico-sociobiologico – assai instabile in tutti gli esseri della specie umana, con il concreto rischio che questo “amore sentimentale” possa venir meno proprio nel momento del bisogno.

E così quella necessità di reciproco aiuto per affrontare i perigli della vita, ancestralmente  all’origine di quella particolare organizzazione sociale di piccolo gruppo prima descritta, destabilizzato il clan e la struttura famigliare, accettata come ineluttabile l’instabilità del sentimento d’amore, è stata affidata ad una entità astratta: il welfare state moderno. Teoricamente molto più dotato di risorse di un clan o di una famiglia, ma molto più periglioso e infido perché fondato sulla attività di essere viventi – gli uomini – che anche quando amano sono in grado di compiere nefandezze e negligenze di ogni tipo, figurarsi quando lo fanno per …”dovere”…o per “denaro”.

E per di più, le risorse del welfare sono solo una derivata delle ricchezze degli Stati: attualmente anche loro vincolati dalle leggi finanziarie che regolano il “mercato” , regole incardinate su algoritmi matematici e su assiomi teorici di sistema di “assoluta” (?) veridicità (?).

Nell’ultimo secolo, la organizzazione sociale della famiglia occidentale si era già evoluta verso una “dimensione mononucleare” e negli ultimi decenni in una realtà meglio descritta dal termine “coppia”, spesso senza figli: la acquisita capacità di controllare la generatività, ha tolto di mezzo quella “scomoda necessità” di dover sacrificare alcuni anni della propria vita, specie negli organismi di sesso femminile, a servizio della riproduttività della specie.

Una coppia senza figli, cementata solo dall’amore e libera da ogni responsabilità/dovere di accudimento di necessità, è potuta meglio evolvere verso una dimensione anche di tipo omosessuale (forse prima negata, anche per ragioni di necessità e non solo di opportunità). E l’amore, ossia il sentimento  emotivo-affettivo, può scaturire anche in una dimensione omosessuale.

Rimane il “pasticcio” della generatività: è un istinto come quello della sessualità? Non lo sappiamo: probabilmente no, o almeno non è così potente come l’istinto sessuale. E’ però un grosso problema di specie: senza generatività la specie è destinata a soccombere e estinguersi: è solo questione di tempo (che sia questo il vero Armageddon dell’umanità, con buona pace dei neomalthusiani?). Siamo molto lontani – per fortuna – da simili rischi:  stiamo però scivolando su questioni più spicce e financo triviali, in merito alla questione “generatività” e “accudimento della prole”.

La generatività è biologicamente possibile solo attraverso la eterosessualità: nel caso di impedimenti biologici in uno dei partner – di qualsiasi natura – è necessario ricorrere obbligatoriamente ad un terzo, che funge da donatore del gamete mancante o non funzionante. La gestazione non è possibile se non in un organismo di sesso femminile: e questo è al momento un vincolo fattuale non superato.

Tecnicamente, pur senza garanzia del risultato, è possibile prelevare gameti maschili e femminili da due soggetti distinti, non necessariamente legati da alcun legame affettivo, anche sconosciuti l’uno all’altro, governarne la fecondazione, e impiantarli in un utero di un altro soggetto di sesso femminile, pure sconosciuto agli uni e agli altri.

Sfugge la logica razionale di questo strano e complicato risiko generativo. O meglio, una logica è chiarissima ed è quella economica: la tecnologia costa ed essendo questo un esercizio “voluttuario” – ossia non determinato da uno stato di necessità – è il mercato che fa il prezzo: ed è un bel business.

Queste nuove tecnicalità portano con prepotenza allo scoperto un altro problema, anche più complicato perché non risolvibile nemmeno con un  algoritmo di intelligenza artificiale: il nuovo essere vivente – il bambino – di chi è figlio? Essere figlio, per la specie umana dotata di intelligenza sociale, viene ancora prima di “essere accudito” che può essere una conseguenza – peraltro non obbligata – dell’essere figlio.

In un concepimento naturale, atteso che chi lo ha generato può disconoscerlo, il  “di chi è figlio” è domanda retorica e anche sciocca: semmai la domanda dovrebbe essere “chi si assume la responsabilità di far diventare proprio un  figlio”, ossia un essere vivente non riconosciuto alla nascita dalla madre biologica? E sono state costruite norme e prassi, per tutelare questo essere vivente e  dare anche a lui, disconosciuto e reietto senza colpa alcuna, una possibilità di sopravvivenza e una tutela perché la sua fragilità e dipendenza lo mettono in una condizione di estrema vulnerabilità: le norme che regolano le adozioni e i processi di adozione.

Anche all’interno di una generatività naturale e di una famiglia costituita secondo una prassi millenaria sono possibili gravi negligenze e maltrattamenti e financo il brutale sfruttamento:  a maggior ragione quando il legame biologico non esiste e tutto è affidato alla volontà dei genitori adottivi, le prassi di selezione e la legislazione è giustamente rigorosa e cauta.

La nuova condizione venutasi a creare con lo sviluppo tecno-scientifico  guidato dal business, è molto diversa: non siamo di fronte ad un disconoscimento di un essere generato magari casualmente o per subita violenza, cui trovare “nuovi genitori”, ma ad una volontaria scelta di mettere a disposizione il proprio corpo per assemblare una nuova vita costituita da fattori provenienti da differenti soggetti, per volontà di terzi che hanno commissionato il nuovo essere vivente. Perché mai si deve poter commissionare un nuovo essere vivente? Per farne che? Per poterlo amare, risposta ovvia e scontata,

Un nuovo essere vivente a mia disposizione per soddisfare il mio desiderio di amare? Quando un essere vivente ha la funzione di soddisfare il mio desiderio, anche se nobile? In passato – ma forse anche oggi – questa condizione si chiamava schiavitù o, in casi più lievi, sfruttamento.

Lo schiavo è a servizio dell’altro: l’altro – il padrone – può essere terribile fino a farlo morire, ma può essere dotato anche  di benevolenza: lo usa solo perché gli serve e sta pure attento che “duri a lungo” e un tempo  lo poteva pure “affrancare”, ossia liberare. Non c’è mai garanzia che il padrone sia benevolo o malvagio verso il suo schiavo: può anche mutare opinione nel tempo. Un nuovo essere vivente può quindi “essere commissionato” per “amore” , ma anche per poterlo usare, magari a pezzi: inorridiamo solo al pensiero, ma la malvagità dell’uomo è abissale: la storia ce lo ha insegnato.

La letteratura è piena di racconti su condizioni di schiavitù o sfruttamento generate anche da sentimenti d’amore. Per fortuna siamo essere intelligenti e sociali: dobbiamo  saper usare la nostra intelligenza per porre un limite alla nostra “gaia scienza” per evitare che distrugga il pianeta (e lo vediamo con lo sconquasso ambientale) e anche la nostra specie umana (non solo la nostra singola vita).

La fecondazione eterologa perché deve essere ammissibile? Perché una coppia deve poter programmare un bambino ricorrendo ad un terzo? Un tempo i figli erano una benedizione divina, ma non sono un diritto esigibile (che in questo caso sarebbe meglio chiamare “desiderio”: i desideri – tutti – sono tali perché hanno i limiti, molto spesso invalicabili: e generare una nuova vita per puro desiderio deve appartenere alla categoria dei desideri invalicabili)

A maggior ragione, perché una coppia deve commissionare un essere vivente, usando non solo i gameti, ma anche l’organo di una altra persona per poterlo far nascere? Un figlio non lo si commissiona: altrimenti è uno schiavo, anche se si dice che lo si commissiona per amore: di chi? L’umanità ha lottato millenni per abolire la schiavitù.

Definito dunque che questa prassi del “figlio su commissione” è fuori dall’interesse naturale della nostra specie e introdurrebbe pure un possibile reato – la schiavitù (quando uno è a servizio obbligato, senza possibilità di alternativa, del desiderio altrui,  con  che altro termine si potrebbe chiamare questa condizione? Nessun essere vivente ha mai chiesto di nascere: prende vita e da lì in poi “chiede” implicitamente all’altro di essere accudito fino alla propria indipendenza: in questo caso invece  è la volontà precisa – per desiderio, magari nobile, o per interesse, sempre ignobile – di uno o due individui, supportati dalla tecno-scienza a “obbligare alla vita” un essere vivente), è necessario regolare una tale condizione quando, trasgredendo alle regole, un nuovo essere vivente comunque viene fatto nascere.

Non credo ci sia altra soluzione se non quella che si è costruita per regolare le adozioni: scrupolo, discernimento, preparazione al complesso ruolo di essere genitori adottivi. E credo che commissionare un figlio sia una condizione che debba escludere, salvo specifiche eccezioni, la possibilità di essere genitori adottivi, specie di quel figlio: non è questione di sesso, ma non ci sono le garanzie che quel nuovo essere sia davvero tutelato. E il principio di precauzione specie a tutela dei più fragili, è la regola aurea di ogni legislazione.

A proposito di maternità surrogata – di Massimo Molteni – Politica Insieme




I GIOVANI PREFERISCONO IL LICEO

Più del 70% degli assunti in Abruzzo ha un’istruzione tecnico-professionale. Confartigianato: “Per favorire l’occupazione e superare il mismatch scuola-lavoro occorre un’alta qualità dell’offerta formativa”

Pescara, 22 marzo 2023. Sono 23.904 gli studenti abruzzesi che nell’anno scolastico 2021-2022 hanno seguito percorsi di istruzione tecnica e professionale, pari al 42,4% del totale degli alunni che hanno frequentato le scuole secondarie della regione. Numeri che collocano l’Abruzzo al penultimo posto nella graduatoria nazionale degli studenti che hanno compiuto questo tipo di scelta formativa: subito dopo l’Umbria (44,4%) e immediatamente prima del Lazio (al 36%).

In Italia sono circa 1 milione e 296 mila gli studenti delle scuole secondarie che hanno puntato sull’istruzione tecnica e professionale. La media nazionale, pari al 48,7%, è stata ampiamente superata in Veneto (55,7%) ed Emilia-Romagna (55,2%), ma anche in Friuli-Venezia Giulia (52,5%), Puglia (50,6%) e Lombardia (50,2%). È quanto emerge dall’analisi dei dati del Ministero dell’Istruzione elaborati dal Centro studi di Confartigianato. Le città con il maggiore numero di studenti tecnico-professionali sono soprattutto quelle del Nord: al primo posto la provincia di Vercelli (61,3%), tallonata da Vicenza (61%), Rovigo (60,8%) e Reggio-Emilia (60,7%). Restringendo lo sguardo all’Abruzzo, invece, è Chieti, con il 44,7%, la provincia con la più alta percentuale di alunni che optano per un indirizzo tecnico professionale, seguita da Pescara con il 42,2%, da Teramo con il 41,9% e infine da L’Aquila con il 40,1%.

Dall’incrocio dei dati del ministero con quelli di Unioncamere-Anpal, affiora inoltre un dato particolarmente significativo: nonostante la scuola tecnico-professionale garantisca maggiori possibilità di inserimento nel mondo lavorativo, i giovani abruzzesi continuano a preferire in larga parte il liceo. Eppure, nel 2022, il 70,6% del personale assunto in Abruzzo possedeva un’istruzione tecnico professionale. Un dato che peraltro supera di gran lunga la media nazionale, ferma al 63,2% della domanda complessiva di lavoro da parte delle imprese in cerca di profili con tali caratteristiche formative.

Un ulteriore paradosso è rappresentato dal fatto che in Italia, sebbene molti giovani abbiano scelto una formazione tecnico-professionale, resta difficile reperire il 42% del personale (pari ad 1 milione e 377 mila lavoratori) in possesso di un’istruzione di questo tipo. La difficoltà si riscontra soprattutto, in riferimento al livello secondario, per gli indirizzi di elettronica ed elettrotecnica (59,8%), e di meccanica, meccatronica ed energia (56,2%). Per quanto concerne le qualifiche di formazione o diploma professionale, le maggiori criticità riguardano gli indirizzi di impianti termoidraulici (61,9%), elettrico (54,7%) e meccanico (51,5%).

“L’analisi mette in evidenza che per sostenere l’occupazione giovanile nei principali settori del nostro tessuto produttivo – osservano il presidente di Confartigianato Imprese Abruzzo Giancarlo Di Blasio e il segretario regionale Daniele Di Marzio – occorre puntare con più decisione sull’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale”. Secondo i due esponenti dell’associazione di categoria, “occorre intervenire innanzitutto sul piano della programmazione di un’offerta formativa sempre aggiornata e proiettata verso le figure professionali maggiormente richieste dal mercato del lavoro. In secondo luogo, è necessario valorizzare l’insegnamento di competenze tecnico-pratiche, soprattutto attraverso le attività di laboratorio e la professionalizzazione dei docenti tecnici”. Per ridurre l’attuale paradosso del mismatch scuola-lavoro, secondo Di Blasio e Di Marzio, “sarebbe inoltre opportuno riservare particolare attenzione all’attuazione del nuovo Sistema di orientamento scolastico e formativo, soprattutto in riferimento al Job Placement”. In conclusione, il presidente e il segretario regionale di Confartigianato Abruzzo, “al fine di favorire l’occupabilità e l’inserimento lavorativo”, suggeriscono “di promuovere l’insegnamento delle competenze imprenditoriali, rilanciando contestualmente l’alternanza scuola lavoro e l’apprendistato duale, strumenti in grado di creare collegamenti diretti con i sistemi produttivi strategici dei territori e quindi una più facile transizione nel mondo del lavoro”.

Silvia Grandoni




GIORNATA ACQUA. Coldiretti: a rischio 1/3 made in Italy a tavola

Giovani Abruzzo, il tempo scorre ma l’acqua no

Lanciano, 22 marzo 2023. L’acqua non scorre, il tempo si: il messaggio lanciato dai giovani abruzzesi di Coldiretti che questa mattina sono riuniti a Lanciano, nell’agriturismo Caniloro, per la giornata dell’Academy, il format di formazione strategico-sindacale per favorire il confronto sulle problematiche del settore tra le nuove generazioni in linea con l’impegno di Coldiretti per la tutela del made in italy agroalimentare.

Una intera giornata di formazione per trenta under 30 recentemente insediati in agricoltura in una full immersion nei temi e nelle problematiche più sentite dagli agricoltori. Presenti, oltre al direttore regionale Roberto Rampazzo, il presidente di Coldiretti Chieti Pier Carmine Tilli e il direttore provinciale Francesco Perillo, il delegato di Coldiretti Giovani Impresa Giuseppe Scorrano nonché Daniela Dionesalvi e Cristina Greco della segreteria nazionale del movimento degli under 30. Tra i tanti gli argomenti in programma, un tema particolarmente sentito dagli imprenditori: la risorsa idrica e la sua importanza per l’economia, la società e le nuove generazioni.

“Oggi è la giornata mondiale dell’acqua e mai come in questo momento ne abbiamo chiara l’importanza – ha detto Scorrano ad apertura dell’incontro, che si chiuderà questa sera alle 19.00 – oltre al problema della siccità e del cambiamento climatico, la mancanza di risorsa idrica dipende anche da una gestione non funzionale alle esigenze con danni che in Abruzzo si aggirano intorno al 180milioni di euro annui. I giovani agricoltori – aggiunge Scorrano – sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare.

La mancanza di precipitazioni mette a rischio un terzo del made in Italy e sta condizionando le scelte delle aziende agricole, anche più strutturate, che sono spesso costrette ad importanti cambiamenti colturali – ha aggiunto Scorrano – è necessario puntare ad una progettualità che sani le inefficienze e risolvere il problema del commissariamento dei consorzi di bonifica, enti strategici che potrebbero essere uno strumento di progettazione al passo con i tempi e le esigenze presenti e future”.

Oltre al tema della risorsa idrica, tra gli altri temi della giornata l’innovazione, la sostenibilità ambientale, l’agricoltura di precisione e la programmazione comunitaria con gli interventi del prof. Michele Pisante, ordinario dell’università di Teramo e presidente di Bonifiche ferraresi, Paolo Di Stefano dell’ufficio Coldiretti a Bruxelles e Stefano Vaccari direttore del Crea.

Alessandra Fiore




ORA ET LABORA. La vocazione e missione dei laici nel cambiamento d’epoca

Tre giorni a cura dell’Ufficio diocesano per il Laicato 24 – 26 marzo 2023

Teramo, 22 marzo 2023. Le aggregazioni laicali, e tutti i laici impegnati nelle varie realtà di ispirazione cristiana, si ritroveranno dal 24 al 26 marzo con il nostro Vescovo Lorenzo Leuzzi per una tre giorni attorno ad un tema comune: “Ora et Labora. La vocazione e la missione dei laici nel cambiamento d’epoca”.

«Nel terzo millennio, in un’epoca di transizioni, nella quale non si può dar affatto per scontata una visione cristiana della vita – spiega il direttore dell’Ufficio diocesano per il Laicato Leonardo Di Battista – si è voluto porre l’accento sull’importanza di ogni associazione, movimento o realtà cristiana in grado di evangelizzare, proporre e dare testimonianza attraverso il proprio carisma, stile e dinamica che caratterizza ogni ambiente della vita ordinaria. Dunque, da parte della Consulta delle Aggregazioni Laicali, dove sono rappresentate tutte le realtà diocesane, è il momento della testimonianza e della responsabilità nel sentirsi Chiesa e fare passi comunitari e condivisi, sotto lo sguardo “saggio e operoso” di San Berardo, che caratterizza tutto l’anno pastorale».

Le iniziative saranno così suddivise nelle tre giornate:

Venerdì 24 marzo 2023 alle 20:30, presso il Duomo di Teramo, il convegno si aprirà con la veglia di preghiera “Ecco io vengo a fare la tua volontà”, presieduta da S. Ecc. Mons. Lorenzo Leuzzi. In collaborazione con la Pastorale Missionaria diocesana si pregherà per i Missionari Martiri di cui, in tale data, ricorre la trentunesima giornata.

Sabato 25 marzo 2023 alle ore 9:15, presso la sala parrocchiale di San Gabriele in Colleparco di Teramo, S. Ecc. Mons. Fabio Fabene, segretario della Congregazione per le cause dei Santi, introdurrà al tema “La chiamata alla santità dei laici”. A seguire, ci sarà una tavola rotonda moderata dal Prof. Cesare Mirabelli, con professionisti locali e no, sul tema “Studiare, amare e servire il cambiamento d’epoca”. Saranno presentate tutte le associazioni e movimenti della Consulta delle Aggregazioni Laicali e le realtà di ispirazione cristiana che, nel pomeriggio dello stesso giorno, organizzeranno differenti iniziative in varie zone del territorio diocesano, tutte accomunate dal tema “In cammino con e nella Chiesa”.

Domenica 26 marzo 2023 alle ore 9:15, sempre presso la sala parrocchiale di San Gabriele in Colleparco di Teramo, don Giovanni Giorgio, direttore del Centro per la teologia San Paolo VI presenterà “I cantieri di Betania: evangelizzare è servire la storia”. A seguire l’Ufficio del Laicato farà “Sintesi degli incontri delle aggregazioni laicali. Prospettive di impegno”. A concludere il convegno la Santa Messa delle ore 11.30 presieduta da S. E. Mons. Lorenzo Leuzzi e alle ore 12:30 un momento conviviale.




OSPEDALE DI POPOLI: cronica carenza di personale

Pronto Soccorso sovraffollato, apparecchiature sofisticate e mai utilizzate, condizioni di promiscuità, strutture inagibili e altre criticità

Pescara, 21 marzo 2023. Questa mattina intendo portare alla luce alcune delle carenze da me riscontrate presso l’ospedale di Popoli nel corso della visita ispettiva eseguita l’8 marzo, e che riguardano in particolar modo il Pronto Soccorso, il Centro dei disturbi alimentari e il Centro regionale del risveglio. Criticità emerse dai confronti avuti con medici, personale infermieristico ed Oss. Mi soffermerò inoltre su un caso emblematico di spreco di risorse pubbliche e sulle strutture inagibili a seguito dei terremoti del 2009 e 2016.

Pronto Soccorso

Innanzitutto bisogna rilevare la cronica mancanza di personale (medico, infermieristico e operatori socio-sanitari), che si riscontra a dire il vero anche in altri reparti, ma in Pronto Soccorso registra una situazione particolarmente preoccupante, destinata peraltro a peggiorare.

Occorrerebbero infatti almeno 6 medici oltre al responsabile, mentre invece a Popoli ne sono presenti 4 in tutto, e tra questi l’ex direttore Francesco D’Atri, che sebbene in pensione continua con grande abnegazione a prestare la propria attività. Anche il numero di infermieri non è sufficiente. Negli ultimi due anni in quattro sono andati via, e al momento, se un infermiere si reca in esterna per accompagnare un paziente in ambulanza, spesso resta un solo infermiere in servizio, quando ne servirebbero almeno tre per legge.

Per quanto concerne gli operatori sociosanitari il quadro è ancora più critica. A seguito di un trasferimento a L’Aquila e di un pensionamento, sono solo 4 gli oss attualmente a disposizione, mentre ne servirebbero almeno 6/7, o perlomeno 5, altrimenti da fine marzo si riscontreranno seri problemi nella copertura dei turni.

Un potenziamento dell’organico sembra dunque indifferibile, anche considerata l’importanza che il nosocomio riveste nel territorio. Come dimostra il numero degli accessi registrati nello scorso anno (2022): 13.500, un numero record per Popoli che in proiezione verrà addirittura superato nell’anno corrente (15.000), almeno stando ai 600 accessi in più rilevati nei primi due mesi del 2023 rispetto a gennaio/febbraio 2022. Confrontando questi numeri con i 75.000 accessi annui dell’ospedale di Pescara, è facile comprendere il ruolo chiave che Popoli ricopre per tutta l’area dell’alta Val Pescara, e negli ultimi tempi anche per Pescara e Spoltore. In sostanza, se al Santo Spirito 4/5 medici si occupano di circa 200 pazienti al giorno, a Popoli un solo medico assiste 50 pazienti a turno.

Anche nel Pronto Soccorso di Popoli, come in quello di Pescara, si verificano stazionamenti di pazienti per più giorni, soprattutto ultra geriatrici. La ragione principale, spiegano gli stessi medici del PS, va ricercata nella carenza di posti letto in geriatria, che fa sì che molti pazienti over 80 – che richiedono un’assistenza medica ridotta – permangano più del dovuto nel reparto di medicina, finendo soprattutto per affollare il Pronto Soccorso, che dovrebbe invece occuparsi prioritariamente delle emergenze, per le quali il personale, come abbiamo scritto poc’anzi, risulta già scarso. Una soluzione auspicabile sarebbe quella di incrementare i posti letto nelle RSA e RA del territorio, a partire da quella di Tocco.

Sempre all’interno del Pronto Soccorso ho preso atto di un evidente spreco di risorse pubbliche. Aderendo ad una gara della Asl di Chieti, nel 2018 la Asl di Pescara si è dotata di tre sofisticate apparecchiature per la telemedicina, una per ogni ogni nosocomio della Provincia (Pescara, Penne, e Popoli). Stando a quanto acquisito, gli strumenti in questione, che sarebbero utilissimi per consentire consulenze immediate a distanza, specie per la stroke e la neurochirurgia, sono in realtà rimasti al palo, almeno per quanto riguarda Popoli e Penne. Alla collettività sarebbero costate circa 24.000 euro al mese per cinque anni (per un totale di 1.440.000 euro), per poi essere riscattate dalla Asl alla scadenza del contratto di affitto. Tuttavia il servizio non è mai partito, costringendo i pazienti del Pronto Soccorso di Popoli a spostarsi con il personale al seguito verso altri ospedali. Sottolineiamo come grazie ai sistemi di consulto da remoto sia possibile fornire una tempestiva ed efficace presa in carico di pazienti affetti da patologie tempo-dipendenti, come ad esempio l’ictus. Questa apparecchiatura implica una significativa riduzione dei tassi di mortalità oltre che di complicanze.

Oggi stesso, assieme ai consiglieri comunali del Partito Democratico di Popoli, chiederemo un incontro al Direttore generale della Asl per esigere risposte, rivendicare un’immediata presa in carico delle criticità, e fare una panoramica sugli immobili presenti nell’area dell’ospedale. Alcuni sono stati chiusi a seguito dei terremoti del 2009 e 2016, altri sono stati oggetto di contenzioso giudiziario con le ditte appaltatrici. Occorre fare una ricognizione dei problemi e una stima certa di quando torneranno agibili, in quanto abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di spazi angusti e stanze sovraffollate.

Centro del risveglio

A seguito della visita del Ministro Schillaci, risalente allo scorso 10 dicembre, ho incontrato il primario D’Aurizio per prendere visione sia dei 6 posti di riabilitazione intensiva (identificata oggi dal cod. 56), che si caratterizza per interventi di recupero di disabilità importanti, sia il piano ristrutturato che accoglierà il Centro regionale del risveglio e di riabilitazione, cioè l’unità di riabilitazione intensiva per pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite, traumatiche e non traumatiche, a cui saranno dedicati 12 posti letto. Al momento si è in attesa degli arredi, che si spera possano arrivare quanto prima, poi occorrerà, anche qui, poter contare sulle giuste unità di personale. Il codice 75 richiede infatti un parametro più alto di infermieri, Oss e terapisti, e ci auguriamo che queste assunzioni vengano previste il prima possibile dalla Asl. A questo proposito monitoreremo da vicino i prossimi atti gestionali.

Centro per disturbi alimentari

Nel 2013 quella di Popoli è stata individuata come struttura con valenza regionale. Tuttavia, dopo una partenza promettente, ha subito un brusco stop, dovuto in parte al pensionamento di una fetta di personale e in parte alla pandemia

Gli effetti del covid sono ancora palpabili. Con l’istituzione delle aree grigie la cardiologia ha occupato alcune delle stanze in precedenza destinate al Centro. Dislocazione che è stata confermata anche una volta terminata l’emergenza, determinando una condizione di promiscuità che permane tutt’oggi e preclude il rispetto della privacy. Oggi il centro è sostanzialmente formato da un solo ambulatorio, in attesa della conclusione dei lavori nei locali situati sopra il CUP. Invitiamo però la Asl a ragionare su questa scelta. Separare gli ambulatori per la diagnosi da quelli del trattamento, in due immobili diversi, non ci sembra affatto funzionale, e oltretutto non risolverebbe neanche l’aspetto della riservatezza. Sarebbe forse il caso di destinare nuovamente al centro un’intera. Ma i problemi non sono finiti. Ad occuparsi del centro, che non è neanche una UOSD, è esclusivamente la dottoressa Andreacola, che è tuttavia incardinata nell’organico di medicina, già di per sé insufficiente. Mancano inoltre un ambulatorio intensivo e un centro diurno. Tutto questo comporta che i pazienti si spostino di regione in regione, generando una corposa mobilità passiva. In sostanza, le persone affette da disturbi dell’alimentazione vengono sradicate dalla propria famiglia e dal proprio territorio –  trasferendosi magari a Todi in un periodo di residenza – per poi rientrare e riscontrare il problema della continuità delle cure, che vengono interrotte a causa della mancanza di un centro diurno, col serio rischio di vanificare gli sforzi fatti. Dato che in occasione della giornata del fiocchetto lilla (15 marzo) si è parlato oltremodo dei disturbi del comportamento alimentare, vogliamo chiedere alla Regione e alla Asl l’impegno di riunificare in un unico piano questa struttura, riconoscerle la dignità di una UOSD, e riservarle magari uno degli immobili attualmente inagibili per il terremoto.

In conclusione, l’ospedale di Popoli merita una maggiore attenzione da parte della Giunta Regionale. Lo meritano medici, infermieri e Oss, lo merita soprattutto l’alta Val Pescara. Non basta parlare sempre e solo di rete ospedaliera. Ci troviamo ormai nell’ultimo anno di questa amministrazione e Popoli esige risposte concrete e immediate. Personalmente mi impegnerò a tornare nuovamente in ospedale per visitare gli altri reparti, ma già mi attiverò, con gli strumenti che ci sono concessi, per verificare che gli aspetti da me denunciati trovino adeguata attenzione.

Il Consigliere Regionale

Antonio Blasioli




ALLARME CARENZA MEDICI in provincia di Teramo

La Fimmg: “A rischio l’intero sistema delle UCCP di cui siamo pionieri in regione, la Regione dia risposte rapide”

Teramo, 21 marzo 2023. “In previsione degli imminenti pensionamenti dei medici di medicina generale, è concreto il rischio che in provincia di Teramo l’intero sistema delle Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP) ed Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), di cui la nostra Asl è stata pioniera in Abruzzo con un modello organizzativo unico, possa subire un contraccolpo significativo con conseguente diminuzione dei servizi resi ai pazienti”. È l’allarme lanciato da Valentina Antonacci, segretario provinciale e vicesegretario regionale della Fimmg, il sindacato dei medici di medicina generale.

Un allarme che segue quello lanciato a livello regionale dalla stessa Antonacci, alcuni giorni fa, nel corso dell’audizione da parte della V Commissione Sanità della Regione, svoltasi in presenza dell’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, e del direttore del Dipartimento Regionale per l’Assistenza Territoriale, Claudio D’Amario, e volta a garantire la continuità dell’assistenza sanitaria di base per i cittadini della provincia.

“Nel corso della riunione – sottolinea Antonacci – abbiamo condiviso il nuovo modello di riorganizzazione della rete di cure territoriali, che vede la Asl di Teramo pronta ad affrontare i modelli di sanità del futuro. La nostra provincia è stata infatti pioniera in questo campo, avendo da dieci anni messo in essere, seppur in via sperimentale, il modello organizzativo delle Unità Complesse di Cure Primarie e delle Aggregazioni Funzionali Territoriali, condizione fondamentale per garantire ed incrementare la continuità dell’assistenza primaria per i cittadini. E questo, come noto, avviene attraverso la possibilità di iscrizione, in deroga, per i familiari dei pazienti già iscritti (ricongiungimenti) e dei pazienti domiciliati nell’ambito distrettuale per motivi di studio, lavoro e salute. Una opportunità, possibile solo nell’ambito delle forme associative come la nostra, che consente di superare il limite imposto dal massimale e portarlo da 1500 a 1800 iscritti per ogni singolo medico. Dunque, anche in vista in vista della diminuzione degli organici, bisogna far convergere su questo modello la massima attenzione da parte di tutte le istituzioni interessate”.

“Dalla Regione – conclude Valentina Antonacci – attendiamo una risposta concreta, che ci consenta di siglare in tempi ragionevoli il nuovo accordo integrativo per la medicina generale destinato a cristallizzare queste novità a beneficio dei medici che operano sul territorio e, di riflesso, di tutti i cittadini”.




21 MARZO, non è solo primavera

Giornata mondiale della sindrome di Down

di W. Centurione

Come ogni anno, il 21 Marzo si attende con felicità l’arrivo della primavera, ma dal 2011, non è soltanto il giorno dedicato alla nuova stagione, quella della fioritura, quella che abbassa il sipario all’inverno e ci conduce verso il sole dell’estate, è anche e soprattutto la giornata mondiale della sindrome di Down.

Ma perché è il 21 Marzo la giornata mondiale della sindrome di Down? La data come avrete modo di capire non è stata scelta a caso, ricorre nel ventunesimo giorno del terzo mese proprio per ricordare la trisomia del 21esimo cromosoma che provoca la sindrome.

Oggi dopo tanti anni e molto lavoro fatto attorno a bambini, adolescenti ed adulti che ne vengono colpiti sin dalla nascita, il mondo ha preso un’altra direzione. C’è più inclusione e questo grazie alle molteplici attività di associazioni ed istituzioni che si dedicano attraverso il lavoro e il volontariato. Non sono più il rifiuto della società, i diversi, ma con l’integrazione sono diventati la miglior rappresentanza sociale che l’uomo abbia mai sfornato. Tanto i bambini, quanto gli adulti sono di una tenerezza incredibile, non più quella che fa pena, ma quella che arricchisce l’animo delle persone che gli restano accanto, la loro voglia di fare sono uno stimolo continuo per chi vicino a loro tendono a volte a fermarsi. Non sono più oggetto di discriminazione, ma protagonisti indiscussi del vivere quotidiano.

Non sono parole belle le mie, è solo il racconto di un dato di fatto: le persone interessate dalla sindrome di Down hanno una marcia in più. Sanno donare amore incondizionato come nessuna persona al mondo neanche la più brava, bella e buona sa fare.

Purtroppo, di contro per loro ci sono dei dati incontrovertibili. Secondo l’organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ogni anno nascono dai 3000 a 5000 bambini con questo tipo di disturbo cromosomico. Nel nostro paese si stima che ne nasce 1 bambino ogni 1200, grosso modo si aggira a 500 nascite all’anno per un totale di 38000 persone.

Il 60%-80% dei bambini nati presentano un deficit uditivo, il 40-45% presentano delle anomalie congenite al cuore e spesso hanno problemi di vista.

L’invecchiamento precoce, caratteristica principale di chi soffre di questa sindrome, porta alla comparsa dell’Alzheimer, comporta il rischio di sviluppare la leucemia nella misura di 10-20 volte superiore rispetto alla popolazione in genere.

Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un incremento dell’età di sopravvivenza che raggiunge mediamente i 60 anni, questo grazie ai nuovi trattamenti che si fanno sulle anomalie congenite associate al disturbo, soprattutto su quelle cardiache.

Se nel sociale le persone con la sindrome di Down si sono ormai inserite totalmente, si riscontra che le difficoltà maggiori le trovano nell’inclusione scolastica, ovvero nella scarsa preparazione degli insegnanti di ruolo e di sostegno alle medie e alle superiori. A partire da questi due ambiti, la scuola inizia a mostrare carenze nell’offerta formativa e inclusiva per gli studenti con questo tipo disabilità.




ANCHE I BAMBINI POVERI HANNO DIRITTI

20 marzo 2023

Su queste pagine è già stato sostenuto nei giorni scorsi, a proposito della bocciatura del certificato europeo di filiazione, da parte della competente Commissione del Senato, come nessun bambino debba essere discriminato, in nessun modo. E se ci fosse, se c’è un dato legislativo che formalmente sostiene la posizione in merito della maggioranza di Giorgia Meloni – madre e cristiana – va ricordato che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.

Ad ogni modo, le piazze che, in particolare a Milano, in questi ultimissimi giorni, si sono riempite a sostegno dei diritti dei bambini, sollevano una domanda cui non si sfugge.

La povertà dei bambini, i bambini di famiglie in povertà assoluta, che subiscono quotidianamente questa umiliazione, cui si accompagna quella povertà educativa destinata a segnarli per il resto della vita: perché non si riempiono le piazze per denunciare questo scandalo?

Per almeno quattro motivi.

Anzitutto, perché si tratta di una condizione che appena la si osserva, si avverte – anche in quell’angolo più profondo dell’interiorità di ciascuno che preferiamo rimuovere e trattenere sotto la soglia della coscienza, eppure lascia un solco profondo – come la cosa, in definitiva, ci riguardi personalmente e come tutti siamo, in qualche misura, complici delle diseguaglianze abissali che feriscono il nostro comune sentimento di appartenenza al genere umano.

In secondo luogo, in quanto, in ultima analisi, va bene così, se non altro perché si considera inevitabile che succeda. Diamo per scontato che lo sferragliare incessante della macchina del progresso e del benessere, produca inevitabilmente – secondo le leggi, potremmo dire, della termodinamica sociale – entropia, cioè accresca quel disordine che, sul piano della collettività, significa emarginazione e scarto.

In terzo luogo, perché i poveri, davvero poveri, non hanno voce e sono stremati, forse neppure coscienti che, almeno per i loro figli, hanno il diritto di rivendicare diritti. Non hanno voce e nessuno presta loro la sua, se non la politica che, ove ne fosse capace, si riscatterebbe di molte infedeltà al suo compito. Carlo Donat Cattin dava dei partiti politici, una splendida definizione. Sosteneva che sono o dovrebbero essere la voce di chi non ha voce.

Infine, un’ultima ragione, che dovrebbe interrogare seriamente le piazze di questi giorni e che reca con sé soprattutto per le coppie omofobiche maschili, una domanda cruciale, al di là di ogni ipocrisia, cosa riempie davvero le piazze, che cosa le piazze celebrano davvero, i diritti dei bambini o piuttosto di coloro che se li procurano sul lucroso mercato della maternità surrogata?

La domanda: siamo certi che un amore, vero, pieno ed autentico possa fondarsi sulla violenza con cui un figlio viene allontanato da quel grembo che, ospitandolo per nove mesi, è diventato per lui comunque materno?

https://www.politicainsieme.com/anche-i-bambini-poveri-hanno-diritti/




NEROVERDI ESPUGNANO Benevento

Seconda vittoria consecutiva per 19 a 24

L’Aquila, 20 marzo 2023. Seconda e importante vittoria consecutiva della Rugby L’Aquila che espugna lo stadio Alfredo dell’Oste battendo per 19 a 24 il Benevento Rugby. Vittoria che vale 5 punti e proietta i neroverdi nella parte medio-alta della classifica a quota 35.    

Neroverdi subito in avanti, ottima rimessa con Niro che vola alto, poi efficace maul e Lepidi schiaccia a meta, purtroppo non trasformata. Siamo già sullo 0 a 5 .

Rugby L’Aquila cresce minuto dopo minuto: bella azione corale, Suarez viene buttato giù a un metro dalla linea, ma i neroverdi mantengono il possesso dell’ovale, Capocaccia indovina il buco e corre a schiacciare a meta in mezzo ai pali. Petrolati  questa volta trasforma, siamo sullo 0 -12

Reazione rabbiosa dei padroni di casa che mettono a segno la loro prima meta, trasformata.

I neroverdi però mantengono il pallino del gioco in mano. Meta sfiorata con D’Antonio placcato in extremis, perdendo l’ovale oltre la linea di meta. Ma è solo questione di minuti: bella meta di Di Marco, liberato da Simone Alfonsetti dopo una percussione di Daniele e con Petrolati che trasforma. Il primo tempo si chiude con un rassicurante 5 a 19.

Non cambia lo sparito nella seconda parte della gara, con i neroverdi ancora lì a dettare il gioco, senza capitalizzare però gli spunti offensivi, complice qualche errore di troppo.

Meritata e liberatoria  arriva però la quarta meta, che vale un punto di bonus in classifica: Petrolati esce, ovale in mano, da una concitata mischia, tocca e gioca e avanza, muove al largo per Niro che a sua volta porge l’ovale al sopraggiungente Tasca, che corre senza più ostacoli a schiacciare. Punteggio su un rassicurante 5 a 24, visto che la meta non viene trasformata.

Il Benevento riesce a stretto giro ad accorciare le distanze, con una meta trasformata, e siamo sul 12 a 24. I neroverdi riescono nell’ultima fase della partita a tenere i padroni di casa nella loro metà campo, con altre occasioni sprecate dentro i 22 metri e fatalmente in una delle loro rare azioni offensive, il Benevento segna la sua terza meta, trasformata. Ma non c’è nemmeno il tempo per riprendere il gioco, finisce 19 a 24.




SUPER IMPAVIDA! Supera la SSD Sabaudia

Torna a meno due dal Catania capolista

Ortona, 20 marzo 2023. Anche se le motivazioni erano differenti, tutte e due le squadre avevano l’obbligo di vincere la sfida. Alla fine, l’ha spuntata la SIECO che si è imposta con un netto 3-0 che vale il secondo posto matematico del girone. Una gara mai realmente in discussione, con gli ospiti in grado di reggere soltanto nei primi punti di ogni set. Un super-Marshall è il top-scorer del match con 23 punti grazie ad un 68% di positività e ben cinque muri personali.

La Sieco che dopo la brutta sconfitta di Tuscania, cresce e torna a macinare gioco. Intanto Catania cade in casa contro Lecce e perette ai Ragazzi Impavidi di tornare a meno due e dunque in gioco per il primo posto. E se due sono i punti di distanza dalla capolista, due sono anche le giornate al termine della regular season. Ortona dovrà affrontare sabato 25 marzo la Gruppo Stamplast M2G Green Bari, in piena corsa per un miglior piazzamento playoff e, ironia della sorte, anche Catania dovrà affrontare un’avversaria in lotta per i Play-Off: La Leo Shoes Casarano. Se le distanze dovessero rimanere tali, nell’ultima giornata di campionato la Sieco affronterà in casa proprio Catania. Ecco, quindi, che è ancora tutto possibile e che gli impavidi saranno fautori del loro stesso destino.

Avvio di gara equilibrato, le due squadre si affrontano a viso aperto e si rendono complici di diversi sorpassi e controsorpassi ma è la Sieco a tentare la prima fuga quando si è al termine della prima metà del parziale. Brava Sabaudia negli attacchi in pipe ma alla lunga la Sieco è reattiva in difesa e con Bertoli e Marshall in palla la ricostruzione è sempre finalizzata. Sul finale Ortona può contare in un vantaggio che oscilla dai quattro ai cinque punti. Aumenta sensibilmente il vantaggio dei padroni di casa grazie ad un buon turno al servizio di Fabi e il set si chiude 25-18. Anche il secondo set parte sulle ali dell’equilibrio. Proprio come accadeva nel set precedente è la Sieco a tentare la fuga quando si è da poco entrati nella seconda parte del set. Ortona chiude bene a muro e da una bella stretta anche in difesa, Sabaudia affonda, Ortona gestisce bene il vantaggio e chiude anche il secondo set mettendo in tasca il primo punto in palio. Fuori l’attacco di Zornetta 25-17. Come da copione, anche il terzo parziale nasce e cresce sul solito equilibrio. Questa volta, però, la fuga ortonese parte in ritardo e anzi, la Sieco deve stare attenta ad un Sabaudia che sembra essere sceso in campo con più grinta. Tant’è che questa volta gli ospiti riescono a ricucire lo strappo e per la prima volta in questa partita, quando il parziale rimane in equilibrio anche in fase avanzata. Nel rush finale, però, è la SIECO a far valere tutta la sua classe e Sabaudia non può che deporre le armi.

PRIMO SET

Con il transfer del neo acquisto Bruno Cunha in ritardo, Coach Lanci può contare sul suo classico sestetto iniziale che prevede il palleggiatore Ferrato e l’opposto Bulfon. Schiacciatori Capitan Marshall e Bertoli con al centro Fabi e Arienti. Libero Benedicenti.

Gli ospiti tenteranno invece il colpaccio con il palleggiatore Schettino e Malvestiti opposto. Gli schiacciatori sono invece Mastracci e Zornetta. Al centro giocheranno Tognoni e De Vito. Libero Rondoni.

La prima palla del match è assegnata a Bertoli. Il primo punto è della Sieco con Marshall. Per gli ospiti, la prima palla a terra la mette Zornetta. 1-1. Arriva anche il muro di Tognoni 1-2. Il muro di Marshall ribalta il risultato 3-2. Bella giocata degli ospiti, Schettino smarca Zornetta che attacca dalla seconda senza muro 4-4. Ace di Rosato 6-7. Bulfon porta i suoi in parità 7-7. Ottimo pallonetto di Bertoli 8-7. Errore di Scita dai nove metri 9-7. Fuori il lungo-linea di Rossato 10-8. Muro per Ferrato 12-9. Bertoli batte forte, Scita non tiene la palla arriva a portata di mano di Marshall che non perdona 13-9. Il muro di Sabaudia non può fermare la diagonale di Marshall 16-13. Buona difesa di Bulfon, Ortona ricostruisce e finalizza con Bertoli 19-14. Invasione fischiata a Zornetta 21-16. Fuori l’attacco di Rossato 23-17. Fuori anche la diagonale di Zornetta e la Sieco può giocare il suo primo set-point. Il muro degli ospiti ferma la pipe di Bertoli, ma la palla cade fuori. La Sieco si aggiudica il primo set 25-18

SECONDO SET

È Bulfon che trova il mani fuori 1-0. Arienti stoppato a muro 3-4. Bertoli pizzica la linea di fondo col suo attacco 5-5. Molinari sbaglia il servizio 7-7. Fabi sfoggia un buon muro 8-7. Poco più tardi Ferrato lo imita 9-7. Bella la difesa di Benedicenti, Ferrato smarca Marshall che si esibisce in un perfetto diagonale che vale l’11-7. Fabi attacca forte al centro, Sabaudia non può difendere 12-8. Ace di Bulfon 15-9. Ferrato tenta il trick e gli riesce, palla rovesciata ad una mano direttamente nel campo avversario 17-11. Pollicino entra in campo per Marshall, un po’ di riposo per il campione. Malinteso tra Benedicenti e Bertoli, entrambi si avventano sulla palla che finisce a terra dopo una carambola tra i due 20-14. Muro di Marshall 23-16. Ace di Bertoli 24-16.

TERZO SET

Si apre il terzo set con Bertoli al servizio ed un muro di Marshall 1-0. Bertoli in Pipe 2-1. Errore al servizio di Mastracci 3-2. Rossato passa con una potente parallela 3-4. Fuori l’attacco al centro di Tognoni 6-5. Poi Ferrato fa muro 7-5. Bulfon schiaccia una palla servita dal … palleggiatore ospite 9-6. Se Bertoli sbaglia il suo servizio, subito dopo Rossato fa ace 10-10. Fabi ferma il tentativo di Molinari di mettere la palla in campo avversario 11-11. Ci vuole un muro di Marshall per finire un periodo prolungato di gioco confuso 12-11. Rossato attacca sull’asticella 15-12. Marshall esplode una diagonale stretta e potente 16-13. Bertoli trova un blocco da parte del muro di Rossato 16-15. Pipe di Marshall 18-17. Ace di Ferrato 19-17. Ancora una Pipe di Marshall, potentissima 20-18. Bulfon rompe il muro avversario 23-19. Bulfon tira l’ultimo colpo, potente e preciso e regala tre preziosissimi punti alla Sieco.

SIECO SERVICE IMPAVIDA ORTONA – SSD SABAUDIA 3-0 (25/18 – 25/17 – 25/21)

Sieco Service Impavida Ortona: Fabi 3, Vindice, Bertoli 9, Benedicenti (L) pos 64% – perf 36%, Iorno n.e., Marshall 23, Di Tullio n.e., Bulfon 12, Arienti 2, Ferrato 3, Pollicino, Palmigiani n.e. Allenatore: Nunzio Lanci. Vice: Luca Di Pietro.

SSD Sabaudia: Mastracci 3, Scita 2, Meglio(L) pos 55% perf 15%, Rossato 18, Catinelli, Molinari 3, Tognoni 1, Zornetta 7, Rondoni(L) pos 62% perf 19%, Schettino 1, Malvestiti n.e., De Vito n.e. Allenatore: CASALVIERI Daniela Vice: MARTINI Fabio

Durata Set: 25’ / 27’ / 25’

Durata Complessiva: 1h 17’

Muri Punto: Ortona 11 / Sabaudia 8

Aces:  Ortona 4 / Sabaudia 3

% Attacco: Ortona 46% / Sabaudia 31%

% Difesa: Ortona pos. 59% – perf. 30% / Sabaudia pos. 56% – perf. 23%

Arbitri: Autuori Enrico (Salerno) e Chiriatti Stefano (Lecce)




LO SBARCO AL CENTRO della Meloni non si realizzerà

Per questo il centro va ricostruito, senza perdita di tempo

Giuseppe Fioroni

18 marzo  2023

Appartiene, Giuliano Ferrara, alla corte di lunga e gloriosa tradizione del giornalismo brillante e pugnace, sempre a cavallo del paradosso quando si tratta di scuotere le abitudini di normali lettori impigriti nelle certezze delle proprie convinzioni. Nel suo commento odierno, sul Foglio, a riguardo del discorso alla Cgil della premier, non smentisce questa sua capacità di aggredire i fatti, per ricavarne un nuovo indizio di verità. Piaccia o non piaccia.

“Ridicolo al momento – scrive in modo netto – chi insiste in schemi e pregiudizi. Smessi i panni della cristiana, madre eccetera, Meloni, che immaginavamo una Ducia liberale ma non fino a questo punto, porta l’abito di presidente del Consiglio, compreso un accento sociale che era estraneo alla sinistra italiana da anni e ora è affidato a Elly Schlein, vestita di diritti e compresa in un ruolo di opposizione ancora da definire, con composta attitudine istituzionale e una cura particolare nel ricentrare (trasformisticamente?) il sistema intorno a una nuova maggioranza nazionale che ha un sapore centrale se non centrista, occidentale, euroatlantico e, appunto, sociale”.

Questo richiamo al principio di realtà convince più di tante giaculatorie della sinistra alla Schlein, ferma a contemplare i canoni della contrapposizione di sinistra e destra, come se non fosse proprio la realtà, con gli imprevisti e le sorprese, a rendere obsoleto il modo di pensare un’alternativa di visione a colpi di insolenze concettuali e nondimeno, quando capita, anche verbali. La Meloni lavora a cambiare schema, provando a fare del suo partito il cardine di una maggioranza di nuovo conservatorismo, sulla traccia degli esempi storici, recenti e meno recenti, di stampo anglo-americano. E, a modo suo, immagina di assorbire il centro nell’orbita di una politica che si vorrebbe moderna e civile, emancipata da rigurgiti fascistoidi.

Non ci riuscirà, malgrado il brindisi di accoglienza nella cittadella liberale che le riserva l’ottimo Ferrara. Ciò non toglie, però, che a questa nuova destra non si debba rivolgere un’attenzione più sobria, quindi più intelligente. La luna di miele del governo è alla curva del suo declino irreversibile. Le contraddizioni emergeranno, i nodi verranno al pettine: difficilmente lo sbarco al centro della Meloni avrà successo. Per questo, lavorando a una alternativa tutta sua, il centro è chiamato a ricostruire casa, senza perdere tempo.

Tra la Meloni e la Schlein c’è un’Italia che chiede di essere rappresentata.

https://piattaformapopolare.net/2023/03/18/lo-sbarco-al-centro-della-meloni-non-si-realizzera-per-questo-il-centro-va-ricostruito-senza-perdita-di-tempo/



LE NOVE COSE che ci insegna san Giuseppe

San Giuseppe è il gigante del silenzio, il Custode del Redentore, lo sposo della Beata Vergine Maria, patrono della Chiesa ed esempio di vita per tutti i cristiani.

L’uomo “giusto” vive la vita di Nazareth nel silenzio, nel lavoro e nella custodia della santa famiglia, proteggendola da ogni male. Cosa ci insegna oggi san Giuseppe?

Il silenzio. In un mondo pieno di rumore esteriore ed interiore, il silenzio è la “culla” dove poter far nascere ogni giorno Gesù nel proprio cuore. Il silenzio è lo spazio di vita ed è un valore umano e spirituale.

L’umiltà. È la prima e l’ultima delle virtù. Senza umiltà, non c’è umanità e incarnazione nella realtà. L’umiltà è l’autostrada della santità.

La custodia. Saper custodire gli altri, il mistero che c’è in ogni persona. Non si può vivere di gossip, pettegolezzi e chiacchiere, anche all’interno della chiesa, ma bisogna essere custodi della sacralità che c’è in ogni persona. Papa Francesco scrive: «Giuseppe è “custode” perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!».

Il lavoro. Il lavoro nobilita l’uomo ed è fonte di realizzazione e di sussistenza per tutte le famiglie della società. Senza il lavoro c’è l’ozio che è il padre di tutti i vizi.

Lo svegliarsi dal sonno. Siamo tutti addormentati e anestetizzati dal mondo e dal maligno. San Giuseppe ci aiuta ogni giorno ad alzarci dal letto del nostro “io” per metterci in viaggio sulle strade scomode e belle di Dio.

L’Amen della fede. Il dire “Amen” ogni giorno al Signore e agli altri. Essere disponibili e docili alle sorprese di Dio e alle “richieste” dell’amore divino.

La giustizia. Giuseppe è l’uomo giusto, cioè santo. In mondo pieno di illegalità e disonestà, l’artigiano di Nazareth ci insegna l’onestà, la legalità e il senso di giustizia che dobbiamo avere nei confronti di tutti.

La paternità. In una società orfana, senza padri e senza madri, bisogna riscoprire il senso di paternità da parte dei genitori, educatori, insegnanti e sacerdoti. Essere padri e madri non è un attimo, ma è la vocazione di una vita intera.

La praticità. Il papa emerito Benedetto XVI, appena salita in cielo, ha tratteggiato un identikit di san Giuseppe: «Perché Dio ha scelto Giuseppe? Perché Giuseppe era un uomo giusto, pio. Ma anche perché Giuseppe era un uomo pratico. D’altronde, ci voleva un uomo pratico per organizzare la fuga in Egitto, ma anche per organizzare il viaggio a Betlemme per il censimento, e per provvedere a tutte le necessità pratiche di Gesù».

Concludo con una preghiera di San Francesco di Sales:

Glorioso San Giuseppe, sposo di Maria,

estendi anche a noi la tua protezione paterna,

tu che sei capace di rendere possibili

le più impossibili delle cose.

Guarda alle nostre presenti necessità,

rivolgi i tuoi occhi di padre

su ciò che preme ai tuoi figli.

Aiutaci e prendi sotto la tua amorevole protezione

le questioni così importanti

che ti affidiamo,

in modo che il loro esito favorevole

sia per la Gloria di Dio

e per il bene di noi.

fra Emiliano Antenucci

https://www.interris.it/editoriale/9-cose-che-ci-insegna-san-giuseppe/amp/




L’AMICACCI IN FINALE scudetto

Il Sindaco Jwan Costantini si complimenta con la squadra e lo staff. “Una partita entusiasmante per un risultato finale che è il vostro e il nostro orgoglio.”

Giulianova, 19 marzo 2023. Al termine di una partita combattuta, che ha visto i giovani fare la differenza, l’Amicacci Abruzzo ha conquistato ieri pomeriggio la finale scudetto. Battendo per 65 a 55 l’Asd Santo Stefano sul parquet del Palacastrum, la squadra giuliese inanella il risultato per la seconda volta.

Un traguardo eccezionale, che il Sindaco Jwan Costantini e l’Amministrazione Comunale festeggiano insieme alla squadra e allo staff.

È stato un pomeriggio di grandi emozioni – sottolinea Costantini – ma che non ci ha sorpreso. L’ Amicacci Abruzzo ci ha ormai abituati a queste imprese. Il risultato di oggi è motivo di orgoglio anche per noi. Ringraziamo e ci complimentiamo con gli atleti e con l’intera famiglia Amicacci. Stasera ha vinto il grande sport, ha vinto il vero agonismo, ha vinto Giulianova”.




BASTA BULLISMO ai danni della città

Sede regione Abruzzo, Costantini: “sindaco ci ripensi”. Comitato promotore referendum: “Masci raccolga firme con noi e ascolti volontà dei pescaresi”

Pescara, 18 marzo 2023. “Il sindaco Masci persevera nella sua opera di bullismo ai danni dei Pescaresi. Gioca a fare il decisionista ma non funziona se le sue decisioni sono l’opposto di quello che serve alla città. Dovrebbe fermarsi e chiedersi perché il 25 marzo in Piazza Sacro Cuore si riuniranno 40 associazioni e comitati per dire ‘Non nella nostra Città’. Ed invece persevera perché è evidentemente affetto dalla sindrome del taglio del nastro”. Lo affermano Carlo Costantini e il Comitato promotore del referendum sulla sede unica della Regione Abruzzo nell’area di risulta di Pescara.

Il punto della situazione è stato fatto stamani, nella sala Commissioni del Comune di Pescara, nel corso di una conferenza stampa di Carlo Costantini, rappresentante legale del Comitato promotore, alla presenza di cittadini e rappresentanti delle associazioni e delle forze politiche che hanno aderito all’iniziativa.

 “Scade tra meno di un anno – ricorda Costantini – ma vuole tagliare a tutti i costi il maggior numero di nastri possibili. ‘Per la prima volta a Pescara…’: è questo l’incipit che accompagna enfaticamente ogni sua dichiarazione. Evidentemente non comprende che la prima volta non è sempre la migliore. La prima volta può essere anche un disastro, se nasce da un impulso irrazionale. E la prima volta non ammette mai pentimenti”.

 “Il cemento della sede della Regione, le auto, il traffico, l’inquinamento ed il degrado nei fine settimana che quella sede porterà con sé – afferma – rappresentano la scelta più sciagurata degli ultimi decenni. È il prodotto della sua sindrome da taglio del nastro. Ha dimenticato di essere stato votato senza avere mai detto prima ai pescaresi che avrebbe piazzato la sede della Regione nell’area di risulta. Ha dimenticato che il Comune deve agevolare la più ampia partecipazione dei cittadini alla formazione delle scelte che interessano la Comunità locale”.

 “Ma, evidentemente – prosegue – il desiderio spasmodico di poter dire di essere stato il primo a decidere i destini dell’area di risulta lo ha allontanato dalla realtà. Dovrebbe ringraziarci e raccogliere con noi le firme per ascoltare il giudizio dei pescaresi, prima di rendere irreversibili le sue scelte. E invece va avanti come un treno, convinto di essere stato investito della rappresentanza della città non per realizzare il suo programma, ma per realizzare tutto quello che gli viene in mente”.

 “Ha devastato Via Marconi – osserva Costantini – e vuole calare cemento nei giardini condominiali della Città, per realizzare opere pubbliche. Ha migliaia di metri cubi di cemento inutilizzati che alimentano il degrado (City, ex cementificio, ex conceria cogolo etc.) ed invece di recuperarli pensa di poterne calare altre migliaia nel pieno centro di Pescara Ha decine di chilometri quadrati di spazi da collocare nel futuro ed invece continua a ragionare da sindaco di una delle città con la più alta densità abitativa di tutta l’Italia. Dimenticando che la sua Pescara non esiste più. Esiste ormai una Pescara più grande e molto più potente di quello che riesce ad immaginare”.

 “Se ci aiuterà a raccogliere le firme e si adeguerà alla volontà dei Pescaresi con il referendum ammetterò di essermi sbagliato. Se non lo farà, sarò tra quelli che, pur non sapendo al momento come e con chi, darà il suo contributo per fare in modo che la sua esperienza da Sindaco termini qui. Oppure si fermi, si ripresenti tra pochi mesi scrivendo sul programma quello che vuole fare per essere rieletto Sindaco e poi, se eletto, lo faccia. L’unica cosa che non può fare è quella che invece si è proposto di fare. Accelerare il più possibile i tempi – conclude Carlo Costantini – per fare in modo che, prima ancora che i pescaresi possano scegliere il loro nuovo Sindaco, la scelta diventi irreversibile”.




CREDERE NEL POTERE strategico del Cinema

La Film Commission abruzzese come chiave di lettura turistica, economica e culturale del territorio

Avezzano, 18 marzo 2023. Si terrà il prossimo martedì 21 marzo, a partire dalle ore 10:30 ad Avezzano, l’iniziativa firmata da CNA Cinema e Audiovisivo Abruzzo e dalla rete territoriale CinemAbruzzo sullo stato dell’Arte del Cinema nella regione del Centro Italia. Gli operatori del settore audiovisivo d’Abruzzo scelgono di mobilitarsi in difesa di uno strumento ancora lacunoso in Regione, ma dalle enormi capacità di attrarre fondi, investimenti, turismo e possibilità di crescita.

“I ritardi nell’istituzione e nell’avvio della Film Commission in Abruzzo, la sua valenza, i suoi effetti benefici sul territorio e un futuro possibile di sviluppo assieme al cinema – affermano gli organizzatori – saranno i perni attorno ai quali si svilupperà un’intera giornata di dibattito, riflessioni e fervore. A oggi difatti, – specificano ancora gli organizzatori – gli operatori dell’audiovisivo non hanno a disposizione nulla, né bandi né strumenti finanziari per sostenere o per ospitare produzioni nazionali e internazionali sul suolo abruzzese: tutto questo danneggia una risorsa che potrebbe essere, invece, un mezzo potente di promozione turistica”.

Appuntamento dunque nella Marsica, che si tinge più che mai di Cinema e Audiovisivo. I giornalisti sono inviati a partecipare alle ore 10:30 alla conferenza stampa a cura di CNA Cinema e Audiovisivo Abruzzo, presso il Salotto di città dedicato a Nicola Irti, nella meravigliosa ex Scuola Montessori, in via Fontana 6, con l’obiettivo proprio di far luce sulle gravi mancanze legate al percorso abruzzese della Film Commission. Alle ore 16, invece, è in agenda – sempre nella Sala Irti di Avezzano – una tavola rotonda moderata dall’Osservatorio Interuniversitario sul Cinema e gli Audiovisivi in Abruzzo: verranno affrontate e analizzate le esperienze virtuose e i benefici portati dalle Film Commission in altre Regioni italiane.

Alle ore 18:30, infine, cerimonia di premiazione dell’edizione 2022 del festival Cinema e Ambiente Avezzano, rassegna tematica internazionale, all’ottavo anno, alla presenza dei registi e degli autori vincitori, in arrivo da ogni parte d’Italia e del Mondo. Invitati a partecipare anche i sindaci e gli amministratori del territorio marsicano.

“Riteniamo – affermano ancora gli organizzatori – che l’appoggio delle amministrazioni sia fondamentale per il perseguimento degli obiettivi. La Film Commission, infatti, potrebbe rappresentare un importante ponte tra l’industria e il territorio, generando ricadute di valore sia dal punto di vista culturale ma anche economico”.

Forti di tale dialogo tra pubblico e privato, in chiusura di giornata, verrà sottoscritto un manifesto del Cinema nella Marsica, redatto dalla rete territoriale CinemAbruzzo, come richiamo a celebri dichiarazioni della settima arte, esempio su tutte la dichiarazione del Minnesota di Werner Herzog. Un protocollo d’intesa tra pubblico e privato, con lo scopo prioritario di innescare i benefici strategici del Cinema nella Marsica e nell’intera Regione. “Il viaggio del manifesto partirà dalla Marsica – concludono – Terra da sempre scenario di grandi capolavori, ricca di talenti, di potenzialità inespresse e di location adatte al piccolo e al grande schermo. Martedì, saranno 12 ore di Cinema impegnato e d’impegno nel Cinema. Una nuova primavera del cinema in Abruzzo è possibile”.

PROGRAMMA NEL DETTAGLIO

Alla conferenza stampa parteciperanno:

Gianluca Curti, CEO Minerva Pictures e Presidente Nazionale CNA Cinema e Audiovisivo Marcello Foti, Direttore CESAM – Centro Sperimentale delle Arti Mediterranee Maria Tilli, Regista Laura Petruccelli, Ispettore di Produzione e Location Manager

Modererà l’incontro Stefano Chiavarini, presidente di CNA Cinema e Audiovisivo sezione Abruzzo.

Durante il talk pomeridiano saranno presenti:

Giuseppe Citrigno, Presidente Confindustria Cultura e Spettacolo Calabria Raffaella Salamina, Direttore Giornale Off Marcello Foti, Direttore CESAM – Centro Sperimentale delle Arti Mediterranee Laura Petruccelli, Ispettore di Produzione e Location Manager Agostino Vertucci, Direttore della Fotografia e Responsabile Corpo Docente CinemAbruzzo Campus A moderare l’incontro Federico Pagello (Università di Chieti-Pescara) e Gianluigi Rossini (Università di Teramo), docenti universitari e membri dell’Osservatorio Interuniversitario sul Cinema e gli Audiovisivi in Abruzzo (OICA).

Per l’evento di premiazione saranno presenti:

Paula Fouce, regista di The Dark Hobby – Premio miglior lungometraggio sezione Zanne e Sangue Bastian de Haas insieme a Jabe Oost, regista e distribution producer di In Onze Natuur – Premio miglior cortometraggio sezione Mondi Lontani Francesco De Augustinis, regista di One Earth – Tutto è connesso – Premio miglior lungometraggio sezione Nessun Pianeta B Quokka Production, registi e produttori di The Devil’s Avocado – Premio miglior cortometraggio sezione Nessun Pianeta B Leonardo Panizza insieme a Simon Sartori e Giovanni Moscon, regista e protagonisti di PrimAscesa – La montagna creata dall’uomo – Premio del Pubblico Domenico Tiburzi, regista di Sotto la città – 1915 – Premio per miglior Attore protagonista, a Lino Guanciale e miglior attrice protagonista, a Miriam Previati.

Presenteranno l’evento, Valentina Traini, coordinatrice del festival Cinema e Ambiente Avezzano, e il regista, direttore artistico, Paolo Santamaria.




I TRABOCCHI, il riconoscimento Unesco

Istituzioni, associazioni e operatori a confronto nell’evento promosso dal Flag Costa dei Trabocchi

Costa dei trabocchi, 17 marzo 2023. Analizzare, con le istituzioni, le associazioni e gli operatori della pesca e del turismo, le opportunità e impegni che deriveranno dalla possibilità che i trabocchi vengano inseriti nel patrimonio Unesco. Con questo obiettivo, oggi a Rocca San Giovanni, il Flag Costa dei Trabocchi ha promosso un workshop dal titolo “I trabocchi verso il riconoscimento Unesco”. L’iniziativa rientra tra le attività del progetto di cooperazione “PCP – Patrimonio culturale della pesca” di cui il consorzio della costa teatina è protagonista insieme ad altri 8 Flag italiani, tra cui il Flag veneziano in qualità di capofila, e che si concluderà, a fine marzo, proprio con la candidatura della “Pesca con attrezzi tradizionali nelle lagune e in mare” alla lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale Unesco.

La mattinata dedicata alle macchine da pesca tanto care a Gabriele d’Annunzio si è aperta sul Trabocco Punta Tufano, con i saluti del presidente del Flag, Franco Ricci, che ha ricostruito la storia dei trabocchi e la necessità della salvaguardia delle strutture per le comunità locali. «Sicuramente è un percorso difficile che non si conclude con la candidatura di marzo, che è solo il primo passo di un iter molto lungo», ha evidenziato il presidente. «Così come siamo perfettamente consapevoli che questo ambizioso riconoscimento, oltre a offrire innegabili vantaggi per il nostro territorio e le comunità di pesca, comporterebbe anche degli impegni. Ma è una sfida che accettiamo volentieri».

Seconda tappa del percorso, che ha coinvolto una cinquantina di persone, tra operatori, associazioni, amministratori, pescatori e traboccanti, è proseguita con la visita al nuovo mercato del pescato fresco di Vallevò, presentato dal vicesindaco di Rocca San Giovanni, Erminio Verì. La struttura, appena completata e che a breve entrerà in funzione, è stata realizzata dal Comune grazie alle risorse del Fondo europeo per la pesca (Feamp 2014-2020) messe a disposizione degli enti locali attraverso un avviso pubblico promosso dal Flag Costa dei Trabocchi.

I lavori sono poi entrati nel vivo con il workshop in programma al ristorante Caldora Punta Vallevò dove a prendere la parola sono stati il referente del Flag veneziano Marco Del Monego e il dirigente del Servizio Sviluppo locale ed economia ittica della Regione Abruzzo, Francesco Di Filippo, che ha ribadito il pieno sostegno al progetto Pcp (che coinvolge anche i Flag abruzzesi Costa Blu e Costa di Pescara) da parte dell’Ente regionale. «La Regione Abruzzo ha creduto e sostiene questo progetto sul patrimonio culturale della pesca, che coinvolge tutti e tre i nostri Flag, e la candidatura all’Unesco», ha sottolineato il dirigente regionale, «perché nel territorio costiero, nelle comunità locali, nei comuni marinari c’è un forte legame con le tradizioni, gli attrezzi, gli usi, i saperi e i sapori legati al mondo della pesca».

A ricordare tutte le attività previste dal progetto PCP, arrivato ormai al termine dopo cinque anni di lavoro, è stato il direttore del Flag Costa dei Trabocchi, Valerio Cavallucci. Spazio poi alla proiezione del capitolo dedicato ai “Giganti del mare” del documentario Salsedine, prodotto da Twister Film per la regia di Riccardo Stopponi, che rientra tra le attività promosse nel corso del progetto. A fornire maggiori elementi sulla macchina da pesca abruzzese, sia dal punto di vista strutturale che da quello storico e identitario, è stato invece l’architetto Marcello Borrone, tra i principali studiosi e conoscitori di trabocchi della nostra regione.

Opportunità ma anche rischi, al centro del convegno, che ha visto il presidente del comitato Tutela dei trabocchi, Walter D’Amario, tracciare un focus sulla direttiva Bolkestein e sulle azioni messe in campo per evitare che le macchine da pesca possano essere considerate alla stregua delle concessioni balneari. Parlando dei trabocchi, non poteva mancare la voce di uno dei traboccanti della costa abruzzese, Rinaldo Verì che, oltre a raccontare aneddoti legati al mondo della pesca visto dalla passerella e dalla piattaforma dei trabocchi, ha mostrato al pubblico antichi strumenti utilizzati in passato dai pescatori. Spazio poi alla discussione con gli interventi dei rappresentanti di Camera di Commercio Chieti Pescara, Gal Costa dei Trabocchi, Ats Geie Costa dei Trabocchi e di docenti dell’Università di Chieti e di Teramo. 

La mattinata di lavoro si è conclusa con una degustazione dei prodotti ittici di stagione del territorio.

Il prossimo appuntamento con il progetto PCP è in agenda il 21 marzo 2023 alle ore 15 al Museo Fellini di Rimini dove è in programma il convegno finale dal titolo “Pesca con attrezzi tradizionali nelle lagune e in mare. Verso la candidatura alla lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco”.

Antonella Luccitti




IL RICONOSCIMENTO di Scuola Rara

Liceo “Grue” di Castelli: sollecitato il ministro Valditara

Teramo, 17 marzo 2023. Nell’ambito dell’incontro con il ministro Valditara, il presidente D’Angelo, il consigliere provinciale Luca Lattanzi e la consigliera regionale Simona Cardinali hanno anche sollecitato la risoluzione della vicenda legata al riconoscimento di scuola rara per il Liceo Grue di Castelli.

La pratica, ormai ferma dal 2018, è stata sottoposta al ministro e al suo staff che si sono detti fiduciosi di una risoluzione in tempi brevi. Si tratterebbe di un importante riconoscimento per l’istituto castellano e per tutta la comunità scolastica.

“Ho esposto la necessità di sbloccare l’iter nel più breve tempo possibile – dichiara il consigliere delegato all’edilizia scolastica Luca Lattanzi – Il ministro ed il suo staff hanno preso in carico la documentazione che gli abbiamo sottoposto e già nelle prossime settimane avremo un riscontro da parte loro. Ho sottolineato come il Liceo ed il comune di Castelli rappresentino un’eccellenza per l’intero territorio non solo provinciale ma regionale. Un’eccellenza alla quale il riconoscimento di scuola rara può dare una ulteriore spinta nel processo di valorizzazione dell’artigianato castellano così come dell’intero territorio montano.”




I TONNI TRA LE SARDINE della Schlein …

17 marzo 2023

Laddove nuotano le sardine non possono forse osare anche i tonni?

Certe varietà della specie dei secondi – ad esempio, quella rossa – sono considerate in via di estinzione, un po’ come i cattolici nel PD, eppure ancora tengono il mare e sono una preda ambita.

Pane al pane, vino al vino, Stefano Bonaccini, schietto uomo del vecchio apparato comunista, storicamente egemone nella Regione che guida, invita la nuova segretaria del PD a non scordarsi dei cattolici, quasi trattandoli alla stregua di una specie protetta. Insomma, una tribù tra le tante, chiusa in una riserva come quegli indiani cui era interdetta la caccia e venivano approvvigionati dai rangers.

Cos’abbia inteso dire, nel momento in cui si sta definendo l’organigramma dei democratici, non è chiaro. Sollecitava Eddy Schlein a coinvolgerli nella segreteria o comunque nel gruppo dirigente?

Oppure, le consigliava di saper ascoltare anche le loro ragioni, le posizioni che, soprattutto su determinati temi, derivano dalla loro particolare cultura?

C’è da augurarsi che sia vera la seconda e non si cerchi di assorbirla nella prima.

Vi sono temi – a cominciare, ad esempio, da quelli relativi all’assetto istituzionale dello Stato, da altri che concernono una interpretazione non radicale, bensì ragionata e ragionevole dei diritti civili, fino agli argomenti della cosiddetta biopolitica – dove potrebbero concorrere a delineare posizioni utili ad un discorso pubblico che non sia pregiudizialmente funzionale alla mera spettacolarizzazione della politica.

Magari nelle forme, andate in onda a Montecitorio, di un OK Corral tra la Meloni e la Schlein, che ove perdurasse, diverrebbe presto stucchevole.

https://www.politicainsieme.com/i-tonni-tra-le-sardine-della-schlein/




L’EUROPA DEI DIRITTI UMANI il Progetto Erasmus

Studenti da tutta Europa a Sulmona. L’IIS Ovidio accoglie la seconda mobilità prevista nel progetto. Studenti in formazione sui diritti umani e libertà di espressione

Sulmona, 17 marzo 2023. Il polo liceale “Ovidio” accoglie gli studenti del Progetto Erasmus “L’Europa dei diritti umani”. Dopo la prima mobilità, tenutasi a Dunkerque, la seconda porterà a Sulmona circa 70 studenti di tutta Europa per approfondire e riflettere sui diritti umani e in particolare la libertà di espressione. Ragazzi e docenti accompagnatori, provenienti da Francia (Dunkerque e Villefranche-de-Rouergue), Bulgaria, Romania, arriveranno in città domenica 19 marzo e, insieme alla classe Erasmus 4I del liceo linguistico “G. Vico”, saranno impegnati in tre giornate di laboratori per approfondire e condividere il lavoro di formazione sul tema. Successivamente, il 24 marzo, alle ore 9.00, effettueranno una simulazione di arringhe su un caso reale sulla libertà di espressione presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo, che i ragazzi e i loro docenti visiteranno a conclusione del Progetto, nella primavera del 2024. A trasformarsi per un giorno in una ideale Corte Europea dei Diritti dell’uomo sarà la consiliare del comune di Sulmona, resa disponibile per l’occasione dall’amministrazione comunale cittadina.

Ad accogliere la delegazione europea Erasmus non sarà solo il polo liceale “Ovidio”, con il dirigente Caterina Fantauzzi, ma tutta la città: nella prima giornata, infatti, le delegazioni riceveranno un omaggio di benvenuto da parte delle attività commerciali cittadine. A coordinare il progetto è la professoressa Emanuela Cosentino, referente Progetti Internazionali del polo liceale sulmonese e del Dipartimento di lingua francese, affiancata dalle docenti Maria Orsola Boschiero e Cathy Petrucci. «La mobilità europea giunge al suo secondo appuntamento», spiega Cosentino, «e siamo pronti ad accogliere le delegazioni europee e a condividere con loro queste giornate di formazione e crescita su una tematica così importante come quella dei diritti umani. Siamo convinti che sarà per tutti un momento di confronto e arricchimento prezioso. Un grazie vogliamo inoltre rivolgerlo, a nome del nostro Istituto, all’amministrazione comunale, che ha messo a disposizione la sala consiliare per la simulazione di arringhe alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, e alle attività commerciali per la loro gentile ed entusiasta disponibilità».

Lunedi 20, alle ore 9:30, le delegazioni parteciperanno anche alla Cerimonia del “Dies natalis”, in piazza XX Settembre, con un omaggio ad Ovidio recitando alcuni dei suoi versi in tutte le lingue.

Annalisa Civitareale

foto www.7comunionline.it




RUDIMENTI, sound performance di Enrico Malatesta

Imago Museum 18 marzo 2023 ore 18:00

Pescara, 16 marzo 2023. Imago Museum, in collaborazione con Fondazione Pescarabruzzo e ISIA Pescara Design, presenta Rudimenti, una performance unica di sound art con Enrico Malatesta, percussionista, ricercatore e sound artist attivo in ambiti sperimentali di ricerca posti tra musica, performance e indagine territoriale.

L’evento si svolgerà sabato 18 marzo: la mattina Malatesta sarà all’ISIA Pescara Design per un workshop rivolto agli studenti dal titolo Annotazioni superficiali. Nel pomeriggio, a partire dalle 18,00, negli spazi dell’Imago Museum realizzerà la performance sonora ad ingresso libero. Al termine, l’artista dialogherà con Fabio Perletta.

Rudimenti è un progetto aperto, in cui l’artista esplora la relazione tra suono, spazio e movimento, con particolare attenzione alle superfici, alle modalità di ascolto, alla vitalità e alla morfologia dei materiali e al poliritmo, inteso come configurazione ecologica di eventi multipli. Con l’intento di presentare gli strumenti a pelle e le superfici di oggetti come territori di azione e corpi in continuo interscambio con il movimento del suonatore e lo spazio, Rudimenti comprende

molteplici traiettorie di ricerca che partono dalla musica per percussione e la oltrepassano: dalla scrittura di testi alla realizzazione di partiture/istruzioni per sole percussioni e per ensemble; dalla formalizzazione di esercizi di ascolto allo sviluppo di un archivio di registrazioni in cui la relazione tra impulso e superficie degli strumenti a membrana è documentata come campo d’azione (field recording).

Enrico Malatesta, percussionista, ricercatore e sound artist attivo in ambiti sperimentali posti tra musica, performance e indagine territoriale; la sua pratica esplora le relazioni tra suono, spazio e movimento con particolare attenzione alle modalità di ascolto, alle affordances degli strumenti e al poliritmo, inteso come definizione di informazioni multiple attraverso un approccio ecologico e sostenibile all’atto percussivo. Il suo lavoro è stato presentato in festival e istituzioni culturali come, ad esempio, Pirelli Hangar Bicocca – Milano, Biennale di Venezia, Berghain – Berlin, MAM – Rio de Janeiro, Fondation Cartier – Parigi e in numerose tournée in Italia, Europa, Giappone, Corea del Sud, Russia, Nord America,

Brasile. Svolge un’intensa attività pedagogica dedicata al suono e alle dinamiche dell’ascolto mescolando con semplicità discipline eterogenee – dalle arti performative, alle arti visive, dalla musica alle tematiche del paesaggio sonoro collaborando, tra gli altri, con, IUAV – Corso di Laurea Magistrale in Teatro e arti performative, ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione, Santarcangelo dei Teatri, MAP_PA – Master di Arti Performative di Palaexpo e Accademia di Belle Arti di Roma, LFP – Nomadic School, UNIDEE – University of Ideas / Fondazione Pistoletto, KunstenFestivalDesArts, FOG – Triennale Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Conservatorio di Musica di Vicenza.

Fabio Perletta, artista sonoro, docente e curatore, nel suo lavoro esplora la tematica dell’impermanenza in relazione allo spazio nella sua dimensione di presenza e assenza, cercando un dialogo possibile con la dualità silenzio/rumore. La sua ricerca fa perno sull’ambiguità tra materiale e immateriale in ambito sonoro. Attualmente è professore di sound design e design degli allestimenti all’ISIA di Pescara.




CON MORO SI VOLLE COLPIRE un’intera cultura politica

di Giancarlo Infante

16 marzo 2023

Quel freddo 16 marzo di 45 anni fa resterà scolpito nella memoria e nell’animo di chi lo visse. Tanto devastante l’azione dei brigatisti rossi. Tanto altrettanto devastante la constatazione della fragilità dello Stato.

Poi abbiamo scoperto tante altre cose, che già s’intuirono nei 56 giorni del sequestro, quando persino la cosiddetta questione umanitaria, cioè la possibile trattativa da intavolare con le Br, divenne solamente un pretesto per attaccare al cuore il nostro sistema democratico e attraverso essa si rovesciavano i termini del problema per finire a far diventare i responsabili della morte di Moro i grandi partiti popolari e non i terroristi cui era ufficialmente intestata l’operazione.

Quello portato a Moro, vittima innocente, fu soprattutto un attacco alla Democrazia cristiana che nei precedenti  trent’anni e più di storia aveva assicurato il perno di quel sistema il quale, nonostante tutti i limiti ed i ritardi, restava un modello di democrazia che aspirava a raggiungere la sua più ampia forma compiuta, sia pure nel contesto reso stretto e stringente dai famosi accordi di Yalta da cui era uscita la divisione del mondo in due.

L’obiettivo dei brigatisti, e di chi poi li aveva, se non diretti, sicuramente utilizzati, era quello di attaccare un’intera cultura politica e un metodo politico. Quello di cui oggi sentiamo tutti la mancanza, e non solo gli studiosi di quella particolare scienza umanistica che è la politologia.

Il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro servirono a far saltare un anello fondamentale in una politica che allora veniva definita di confronto e di rinnovamento. E che si trovava in quei fatidici giorni in una fase di piena valutazione e riflessione. Neppure Aldo Moro sapeva con certezza se la situazione di stallo creata dall’esistenza di due partiti vincitori, come egli ebbe a dire alla vigilia del rapimento, avrebbe portato ad un governo di unità nazionale o di alternanza. In ogni caso, si sarebbe trattato del completamento del lungo e complesso processo che l’Italia aveva intrapreso sulle macerie provocate dal fascismo, facendo un ulteriore passo verso la ricomposizione sociale e politica.

I successivi fatti ci hanno detto, invece, che con il dopo Moro i partiti si avvitarono definitivamente in una vertigine di scontri esclusivamente basati sulla gestione del potere, sul controllo degli enti di stato, sulla mercantilizzazione della sanità pubblica e sull’aumento a dismisura del Debito pubblico.

I successivi fatti ci hanno detto del fiorire di poteri paralleli emanazione di una commistione di realtà deviate dello Stato, di criminalità organizzata e di destra eversiva e ingerenze estere, mentre i brigatisti rossi continuavano con il loro onirico inseguimento di sogni proto – populisti d’impronta comunista. Non a caso delirarono parlando di un Moro sottoposto ad un processo del popolo. E il cosiddetto affaire Moro vide coinvolti quelli della P2, infedeli servitori dello Stato, la criminalità organizzata di vario genere, interessi stranieri altrettanto di vario genere ed è probabile che la vera verità della preparazione, del compimento e della conclusione dell’operazione non emergerà mai con quella chiarezza che sarebbe necessaria.

L’incapacità anche da parte di molti tra i democristiani di capire la portata dell’attacco e, quindi, il progressivo abbandono del processo di rinnovamento che Moro aveva voluto avviare con la Segreteria Zaccagnini, fece il resto e favorì il progressivo sovvertimento del sistema democratico conosciuto come Prima repubblica. Un sovvertimento che divenne definitivo grazie al combinato disposto da Mani Pulite, non sempre condotta con equilibrio, e dallo stragismo mafioso di cui ancora di più appare, oggi, la funzionalità politica. Anche il partito di Berlinguer non capì che l’attacco doveva ricevere una risposta diversa dal trincerarsi dietro una questione morale che non era solo affare di altri.

E così si giunse alla fine di un’esperienza politico istituzionale figlia, nonostante tutto, di finezza nell’analisi, di capacità d’ascolto e concreto attenzione ai problemi reali del Paese senza i quali l’Italia non sarebbe riuscita a scalare le classifiche mondiali e ritrovarsi a diventare una delle prime potenze industrializzate del mondo. Livello progressivamente, e velocemente, perso dal 1994 in poi quando la politica ha cominciato a diventare in maniera sempre più marcata, e sfacciata, tutta un’altra cosa.

Di Moro, dunque, è importante ricordare non solo la statura umana, morale e culturale, ma anche il fatto che venne assassinato perché rappresentante del punto più alto di un’Italia che credeva nella solidarietà, nel libero e democratico confronto e nell’inclusione.

https://www.politicainsieme.com/con-moro-si-volle-colpire-unintera-cultura-politica-di-giancarlo-infante/




FONDO DI SOLIDARIETÀ Bilaterale Alternativo dell’Artigianato

In Abruzzo erogate ai lavoratori le prime prestazioni del 2023

Il segretario generale Uil Abruzzo Michela Lombardo: “La bilateralità artigiana ha saputo dare risposte ai lavoratori. Importante il contributo della Uil”

Pescara, 16  febbraio 2023. Il Fondo di Solidarietà Bilaterale Alternativo dell’Artigianato ha appena provveduto ad erogare i primi pagamenti del 2023. In Abruzzo, nel 2022, sono stati erogati oltre 716 mila euro per l’assegno ordinario a favore di 1.445 lavoratori dipendenti di 312 aziende. Dai primi dati della mensilità di gennaio 2023, relativi alla gestione dell’AIS si evince che FSBA ha erogato quasi 28 mila euro a favore di 56 lavoratrici e lavoratori dipendenti di almeno 10 aziende di comparto. In generale, il settore della lavorazione delle pelli e del cuoio, quello dei servizi e dei trasporti, il settore delle produzioni e delle lavorazioni dei metalli sono stati quelli che hanno richiesto un maggiore sostegno al reddito.

A livello nazionale,  invece, sono stati assegnati oltre 48 milioni di euro a favore di 128.474 lavoratrici e lavoratori dipendenti di 27.983 imprese.

Nei primi mesi del 2023, FSBA ha provveduto a corrispondere l’assegno di

integrazione salariale (AIS) applicando le nuove regole contenute nel nuovo

Regolamento e nelle nuove procedure ed erogando al 28 febbraio scorso, a livello nazionale, oltre 3 milioni e mezzo di euro per 10.119 lavoratrici e lavoratori dipendenti di quasi 2.000 imprese artigiane.

FSBA è stato tra i primi fondi di solidarietà a adeguarsi, nei tempi stabiliti, alle disposizioni della Legge di Bilancio 2022, in materia di riforma degli ammortizzatori sociali. Determinante è stato il lavoro svolto, nei mesi scorsi, dalle parti sociali, dagli amministratori e dalla tecnostruttura per far sì che il fondo, azzerati i contatori, potesse partire dal 1° gennaio 2023 con le nuove regole. Il percorso è stato complesso ma grazie all’impegno di tutti gli attori coinvolti e a una proficua interlocuzione con il Ministero del Lavoro, FSBA ha continuato a rispondere ai bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori di comparto in difficoltà.

Dal 1° gennaio di quest’anno, il fondo può erogare una cassa integrazione per 26 settimane nell’arco del biennio mobile, per eventi ordinari o straordinari e per tutte le imprese fino a 15 dipendenti; al di sopra di questo parametro è prevista anche la cassa integrazione straordinaria della durata di 12, 24 o 36 mesi per specifiche causali.

Tutte le aziende artigiane sono tenute al versamento di una somma pari allo 0.60% della retribuzione (un quarto della somma a carico del dipendente), a cui si aggiunge lo 0.40% a carico delle imprese con più di 15 dipendenti. Aderire a FSBA e versare la specifica contribuzione è un obbligo di legge. Con il nuovo regolamento è stata prevista una procedura per facilitare la regolarizzazione delle aziende ancora non in regola. D’altro canto, FSBA si sta dotando di appositi strumenti per procedere alla riscossione di quanto dovuto da parte delle aziende che hanno evaso l’obbligo contributivo.

“In Abruzzo stiamo lavorando proprio al fine di favorire la regolarizzazione delle aziende – afferma il responsabile regionale Uil Artigianato, Ernesto D’Eliseo – Ci sono ancora molti lavoratori che non sono iscritti alla bilateralità. È necessario far conoscere le tutele derivanti dall’utilizzo di questo importante strumento e in tal direzione, determinante è il ruolo svolto dai nostri delegati di bacino. Un dato è certo: FSBA continua a svolgere un ruolo imprescindibile a sostegno di moltissime lavoratrici, lavoratori e imprese, visto anche il periodo di grande incertezza economica del nostro Paese e ciò viene confermato dall’andamento delle prime prestazioni erogate nel mese di gennaio con le nuove modalità”.

Si apre, dunque, per il fondo una nuova stagione. Terminata l’emergenza Covid e dopo essersi adeguato alla riforma di legge, parte la fase attuativa del nuovo FSBA. Che, nel sistema della bilateralità artigiana, assieme al fondo di sanità integrativa San.Arti e all’Ente bilaterale abruzzese EBRART, è stato sempre in grado di garantire prestazioni di welfare integrativo a lavoratori e imprese.

“La bilateralità artigiana ha saputo dare risposte a lavoratrici, lavoratori e imprese in momenti critici, come durante il diffondersi della pandemia Covid – sottolinea Michele Lombardo, segretario generale Uil Abruzzo – Oggi, continua l’impegno da parte della bilateralità regionale nell’erogare prestazioni specifiche a contrasto dell’aumento del costo dell’energia e del caro vita. FSBA è uno dei pilastri della bilateralità di comparto. La UIL ha dato un forte contributo affinché il fondo potesse essere pronto, tempestivamente, ad operare secondo le nuove disposizioni di legge. Altrettanto importante è il lavoro che verrà svolto, soprattutto in questa fase, dalle parti sociali regionali e dagli enti bilaterali territoriali proprio nell’ottica di potenziamento dell’intero sistema. Come anche sarà necessaria una proficua collaborazione con i consulenti del lavoro e un maggior dialogo per diffondere sul territorio informazioni chiare e utili sul tema della cassa integrazione e sull’applicazione dei contratti collettivi di lavoro. Sarà, inoltre, fondamentale il ruolo della contrattazione collettiva di secondo livello nel rafforzare i diritti e le tutele a disposizione dei lavoratori del comparto artigiano.”

Barbara Del Fallo




IL KURSAAL ILLUMINATO DI LILLA per ricordare

Oggi, 15 marzo, si celebra in tutta Italia la Giornata per la lotta contro i disturbi alimentari

Giulianova, 15 marzo 2023. Giulianova aderisce alla proposta dell’ Anci e della onlus Never give up. Il Kursaal è lilla, questa sera, perché lilla sono le luci che lo illuminano. Come lui,  decine di monumenti e luoghi significativi, in Italia, sono immersi oggi in questo inusuale colore, in segno di adesione alla Giornata contro i disturbi alimentari.

Giulianova, non a caso, è tra i comuni che hanno accolto la richiesta congiunta dell’ Arci e della onlus Never give up colorando di lilla il suo storico palazzo.  L’iniziativa intende far correre lungo tutto lo Stivale un messaggio di più forte e nuova sensibilizzazione nei confronti di un problema, quello legato ai disturbi alimentari, che riguarda ben 2.665.000 adolescenti in Italia.

Nell’ultima edizione di Giulia in Rosa, va ricordato, la Commissione Pari Opportunità e l’ Assessorato alle Politiche sociali hanno affrontato questa delicata problematica con il contributo di medici ed autorevoli




L’ATTESA di un Partito

… che si occupi di ciò che è trascurato a destra come a sinistra

di Giancarlo Infante

15 marzo 2023

Mario Giro ha commentato il recente sondaggio che raccoglie l’auspicio di circa il 25% degli elettori per la nascita di quello che è definito un partito cattolico. Un’espressione che sicuramente dev’essere corretta in ispirazione cristiana in modo da allontanare ogni rischio di far pensare che si voglia dare seguito alla nascita di un qualcosa di confessionale.

Certamente colpisce il dato numerico. Sta a cavallo dei voti raccolti un secolo fa da don Luigi Sturzo, con il suo appena nato Partito Popolare (20,5%), e quello della Dc prima che sciogliesse le fila trent’anni fa (29,66%). A conferma dell’esistenza di quello che un tempo sarebbe stato detto uno zoccolo duro di un pensiero politico e di un atteggiamento culturale e sociale di un intero mondo che anela al riconoscimento di una propria specificità. Invece, completamente emarginato dal sistema bipolare e da leggi elettorali inique e al limite della costituzionalità.

Mario Giro, uno dei principali esponenti di Sant’Egidio e della sua filiazione politica che si chiama Demos, individua sinteticamente, ma efficacemente, quelli che sono i motivi in grado di giustificare la continuità con quelle esperienze di presenza politica che hanno dato vita al popolarismo, prima, e al cristianesimo democratico, dopo:  ciò che non è preso in considerazione né dalla destra né dalla sinistra. E lungo potrebbe essere l’elenco delle questioni che caratterizzano la particolarità e, dunque, l’autonomia di un pensiero, la postura politica, la tensione solidale, il credo nella forza dell’autonomia amministrativa e, pure, di una gestione della cosa pubblica che crede nell’inclusione e nella cittadinanza attiva.

Non solo questo sondaggio, che tra l’altro giunge dopo numerosi altri dello stesso tenore, ma tanti ancora sono i segnali che giungono per quello che Giro prospetta ai fini di una possibile comune riflessione. Egli giustamente dice: politica e non pre-politica.

Come ricorda la nostra zebretta è il motivo per cui sono nati, prima, Politica Insieme e, poi, INSIEME. Non è un caso che stiamo creando rapporti e relazioni sia  a livello nazionale con gli amici della Piattaforma Popolare ed altri interessati alla creazione di una valida alternativa al sistema bipolare che ha impoverito l’Italia sotto molti punti di vista, sia nei territori con quel mondo dell’autentico civismo che condivide spesso, assieme, i valori e la forza di un’ispirazione e la ricerca di una politica vicina e propria della gente.

Dunque, benvenuto anche a Mario Giro e agli amici di Demos co-partecipi con tanti altri del ragionamento e l’impegno concreto comune per rimettersi in campo in maniera organizzata.

INSIEME nel corso del proprio congresso nazionale ha recentemente elaborato un documento politico che individua alcuni impegni immediati. Temi come quelli del presidenzialismo e della rigenerazione della nostra democrazia, dell’autonomia differenziata che rischia di aumentare i fattori di squilibri sociali e geografici, della restituzione della dignità all’intero mondo del lavoro, e a questo proposito abbiamo lanciato l’idea di una riscrittura di uno Statuto del lavoro, il rispetto integrale della Vita come fondamento delle libertà, sono resi urgenti dalle condizioni del Paese e dal dibattito in corso in cui i cattolici sono stati sostanzialmente ininfluenti.

C’è dunque un’ampia area di temi e di programmi e progetti  su cui c’è la possibilità di verificare il comune coinvolgimento di un’area intenzionata, sulla base di una proposta progettuale, a puntare ad una sua ricomposizione.

https://www.politicainsieme.com/attesa-di-un-partito-che-si-occupi-di-cio-che-e-trascurato-a-destra-come-a-sinistra-di-giancarlo-infante/




BARRIERE ARCHITETTONICHE al Pescara Calcio Official Store

I tifosi con disabilità disposti a lanciare una colletta pubblica per eliminarle

Pescara, 15 marzo 2023. Nonostante sia trascorso quasi un anno dalla nostra denuncia pubblica il Pescara Calcio Official Store sito in via Carducci a Pescara è ancora off-limits per tutte le persone che sono in carrozzina!

Ci sono dei gradini che non consentono di entrare in negozio, non è presente alcun campanello o citofono, insomma non vi è nessuna possibilità di accesso se non quella di acquistare direttamente restando sul marciapiede!

Non ci appelliamo alla sensibilità, che non ci è stata dimostrata,  ma ricordiamo che è un obbligo di legge rendere accessibile una struttura pubblica o privata aperta al pubblico!

Non riusciamo a comprendere perché il Pescara calcio tratti così i suoi tifosi in carrozzina, forse qualcuno non si rende conto quanto sia forte l’umiliazione soprattutto per i piccoli tifosi che ogni sabato sono allo stadio a tifare Pescara!

Sono cinque anni che il negozio si è trasferito in Via Carducci, e nonostante ci sia stato anche il sollecito dell’Associazione Carrozzine Determinate, continua la discriminazione e la violazione dei diritti umani!

Forse il problema è economico, ed è per questo che andiamo incontro al Presidente Daniele Sebastiani. Una rampa per il negozio specifico costa pochi euro, siamo disposti a lanciare una raccolta fondi per aiutare economicamente il Pescara Calcio ad eliminare le barriere architettoniche!

Il tempo è scaduto, la pazienza anche!

Cav. Claudio Ferrante

Presidente Associazione Carrozzine Determinate




IL MINISTERO PREMIA il progetto Buonanotte Contemporanea

In occasione del Premio Nazionale del Paesaggio

Montebello sul Sangro, 14 maro 2023. Buonanotte Contemporanea è stato insignito di un prestigioso riconoscimento del Ministero della Cultura in occasione del Premio Nazionale del Paesaggio, manifestazione giunta alla IV edizione che individua i progetti che si sono distinti per la capacità di valorizzare il paesaggio attraverso azioni di salvaguardia, gestione e pianificazione, in linea con i 4 criteri indicati dall’Ue (esemplarità, sviluppo territoriale sostenibile, partecipazione, sensibilizzazione).

La cerimonia di premiazione si è svolta martedì 14 marzo 2023, a Roma, nella Sala Spadolini, alla presenza del Ministro della Cultura, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio.

Buonanotte Contemporanea  è un progetto di rigenerazione territoriale inedito e interdisciplinare, ideato da CASa Associati degli architetti Fabio Armillotta, Carmela Palmieri e N. Marco Santomauro, in cui arte, natura e architettura convergono in un unico lavoro che realizza un percorso che attraversa il vecchio borgo e si addentra nel bosco di Monte Vecchio, lungo il quale il patrimonio edilizio tradizionale abruzzese si intreccia all’ambiente naturale e alle relazioni culturali. L’arte contemporanea rende attrattivo Buonanotte, un borgo abbandonato arroccato su una sella rocciosa tra la Maiella e il lago di Bomba in Abruzzo, per future esperienze turistico-culturali, collocandosi in forma permanente nel percorso del borgo, e il borgo diventa luogo di produzione e fruizione di arte contemporanea. I resti e gli spazi abbandonati del borgo, privati dell’uso per cui erano stati creati, costituiscono il patrimonio da cui nasce “Buonanotte Contemporanea”, un progetto in cui l’azione congiunta tra architetto e artista dà vita ad un nuovo linguaggio che non domina il borgo, ma lo valorizza senza cancellarne l’identità. A Buonanotte, gli interventi degli artisti Vincenzo Marsiglia, Jasmine Pignatelli e Artan Shalsi con la curatela di Maria Letizia Paiato dialogano con i ruderi del borgo, con la surreale assenza della figura umana e una natura forte e interstiziale.

Il Premio Nazionale del Paesaggio segue la partecipazione alla 17° Mostra Internazionale di Architettura. Adagiato su una sella rocciosa della Maiella e affacciato sul lago di Bomba, Buonanotte gode di un panorama mozzafiato e unico, memore ed erede di un modello di percezione visiva tipico del fenomeno settecentesco del Grand Tour, dove il mito della classicità, del sublime, del pittoresco e del “rovinismo” ha condotto in Abruzzo (e in Italia in generale) poeti, scrittori e pensatori attratti dall’arte e dai suoi splendidi paesaggi.

Il progetto Buonanotte Contemporanea

I resti e gli spazi abbandonati del borgo, privati dell’uso per cui erano stati creati, costituiscono il patrimonio da cui nasce “Buonanotte Contemporanea”, un progetto in cui l’azione congiunta tra architetto e artista dà vita ad un nuovo linguaggio che non domina il borgo, ma lo valorizza senza cancellarne l’identità.

Il cambio di prospettiva attiva un processo di mutazione che attribuisce un nuovo valore e significato a ciò che nel tempo si è radicato. Sotto la condizione di abbandono del borgo, il progetto ricerca i segni per generare nuove opportunità, grazie all’interazione e alla contaminazione tra i ruderi, legati al costante tentativo di riappropriazione da parte di una natura forte e interstiziale, e gli interventi d’arte, realizzando un luogo dall’identità plurima, che si muove tra causa ed effetto. La dimensione aperta che ne deriva, la molteplice lettura che si suggerisce, rappresenta una forma nuova e creativa di recupero, capace di proporre uno scambio continuo con l’esistente, flessibile, modificabile nel tempo e reversibile. Questo approccio fa riferimento a quel processo naturale che i paleontologi chiamano “exaptation” per definire il processo evolutivo attraverso il quale gli organismi riadattano, in modo opportunista, strutture già esistenti

Le opere e gli artisti

Kaleidoscope di Vincenzo Marsiglia, A Broken Line di Jasmine Pignatelli e Senza Titolo di Artan Shalsi, guidati nella curatela da Maria Letizia Paiato, contribuiscono a consegnare a nuova vita il vecchio borgo di Buonanotte, restituendo una visione contemporanea del luogo capace di generare anche nuove 2021 de La Biennale di Venezia e conferma la buona pratica e il valore di Buonanotte Contemporanea.

Il Borgo, la sua storia e la natura

Le origini di Montebello Sul Sangro, così denominato dal 1969, risalgono al XII secolo. Conosciuto inizialmente con il nome di “Malanotte” e in seguito come “Buonanotte”, si compone di due nuclei distinti: il vecchio borgo e il paese nuovo. Il vecchio borgo di Buonanotte, abbandonato negli anni Sessanta a causa di una frana, ha restituito fino ad oggi un’immagine surreale e di eterea bellezza, un luogo nel quale alle prospettive visive, paesaggistiche e culturali. Singolarità dei loro interventi è avere sollecitato un nuovo concept progettuale che rende inscindibile l’arte dalla statica, dal territorio, dall’antropologia e dal turismo, attivando sinergie tra discipline e saperi differenti. Gli artisti si sono, così, misurati nella creazione di opere installative in stretto rapporto dialettico con il territorio e allo stesso tempo anche strutturalmente capaci di affiancare i processi di consolidamento e messa in sicurezza del sito. Buonanotte Contemporanea si arricchisce, pertanto, non di semplici opere ispirate dal contesto territoriale, ma di grandi installazioni strettamente connesse alla sopravvivenza stessa del borgo, alla sua storia, alla sua cultura, alla cura dell’ambiente naturalistico.

Il percorso

Ad accogliere per prima il visitatore è l’installazione ambientale BN_L_AIFE_20_295 di Artan Shalsi che, unendo a una particolare modalità di visione e a una analisi specifica dei materiali la restituzione di un gioco di per funzioni inedite. Nel progetto, questo significa prendere nuovamente possesso dello spazio abbandonato del borgo, dove l’attraversamento degli usi e la possibilità di spazi rinnovati realizzano quel mutamento della funzione nella continuità della struttura, che genera un nuovo paesaggio contemporaneo. Immagini riflesse, catapulta il visitatore in una dimensione spazio-temporale evocativa e suggestiva. Offrendo la possibilità di uno sguardo che si estende fino ai limiti della visione, l’opera, che sostiene strutturalmente l’edificio su cui poggia, apre il percorso e ne anticipa la preziosa fragilità

Segue poi Kaleidoscope di Vincenzo Marsiglia, una grande cellula affacciata verso il nuovo insediamento urbano che invita lo spettatore a immergersi in sicurezza nella natura del luogo, per ammirare il panorama. Sviluppata a partire da una stella a quattro punte e arricchita di inserti in vetro con pellicola dicroica, la struttura protegge e mette in sicurezza una zona scoscesa tra due edifici. Chiude il percorso A Broken Line di Jasmine Pignatelli, un’opera generata dalla sequenza dinamica di segni e moduli in progressione e da movimenti geometrici di un’unica linea decostruita. Con una struttura bipartita che alterna vuoti e pieni, l’installazione blocca e sorregge le pareti di due edifici pericolanti, originando un ulteriore spazio instabile, variabile e inquieto, come quello della stessa Buonanotte.

Il Docu Backstage

Francesco Castellani, regista, film maker, sceneggiatore e visual artist, oltre alla regia cinematografica e alla scrittura di sceneggiature per il cinema, ha firmato la regia di programmi e dirette tv per le principali reti nazionali. Ha ideato e realizzato documentari, spot pubblicitari, reportages, format originali, serie tv e campagne istituzionali per i principali broadcasters nazionali, per soggetti Istituzionali e committenti Industriali. Per Buonanotte Contemporanea firma un Docu Backstage che racconta le principali fasi del progetto, il carattere trasformativo del vecchio borgo di Buonanotte e il senso più profondo  della sua magica e antica storia culturale: quella di un luogo nel quale la natura non rappresenta solo una splendida cornice, ma il cuore pulsante di un territorio da proteggere e amare.




INAUGURATO IL PARCO DI WILLY

La dedica alla memoria del giovane Willy Monteiro

San Giovanni Teatino, 14 marzo 2023. Inaugurato domenica 12 marzo, nonostante la pioggia, il nuovo parco comunale dedicato alla memoria del giovane Willy Monteiro, massacrato di botte fino alla morte nel settembre del 2020.

Il Sindaco Giorgio Di Clemente, insieme con il Vicesindaco Ezio Chiacchiaretta, il Presidente del Consiglio Alberto Cipollone, gli assessori Paolo Cacciagrano, Gabriella Federico e la Consigliera Sabrina Gentile, alla presenza di diversi cittadini, ha scoperto la targa e tagliato il nastro del nuovo parco di Via Mazzini.

“Nemmeno la pioggia ha fermato la volontà dell’Amministrazione di inaugurare il Nuovo Parco Cittadino intitolato a Willy – ha dichiarato il Sindaco Giorgio Di Clemente, dopo il taglio del nastro – Il Parco diventa da oggi patrimonio della nostra cittadinanza. La custodia e la cura dello stesso è affidata a tutte le persone, le famiglie ed i ragazzi che passeranno il tempo e giocheranno in questo prezioso spazio. Per questo sono a chiedere a tutti il rispetto e l’attenzione giusta per il parco che porta il nome di un Willy Monteiro, giovane ragazzo vittima di un tremendo e brutale pestaggio, che gli è costato la vita tre anni fa. Alla sua memoria questa amministrazione ha deciso di dedicare questo parco, ad un giovane che ci ha donato la speranza di credere ad un mondo in cui le persone non accettano i soprusi dei più forti e nel quale lottano per la dignità umana”.

“Che questo nuovo spazio a disposizione della collettività rammenti a tutte le generazioni che la violenza è un abominio”, così il Presidente del Consiglio Alberto cipollone alla fine della manifestazione.




I CATTOLICI e la Politica

Abbandoniamo i nostri alibi … a destra e a sinistra

di Roberto Leonardi

14 marzo  2023

Io mi vergogno. Io accuso me stesso. Conosco l’esortazione di Doroteo di Gaza, ripresa dal Papa: accusare sé stessi – afferma Francesco – ci pone «in una dimensione oggettiva davanti a Dio e agli uomini», lasciando «spazio all’azione di Dio». È «il Signore stesso che, nel nostro abbassamento ci giustifica. I farisei si autogiustificavano […]. Il giusto cerca unicamente la giustificazione di Dio, e per questo motivo si abbassa e si accusa. […] Chi si autoaccusa lascia spazio alla misericordia di Dio; è come il pubblicano che non osa alzare gli occhi (cf. Lc 18,13). Colui che sa accusare sé stesso è una persona che saprà sempre avvicinarsi bene agli altri».

Non sono un saggio come Doroteo e tantomeno come Francesco: soprattutto, non sono un autentico cristiano. Non mi sono lasciato convertire da tanti anni di frequentazione della Parrocchia, di ascolto della Parola di Dio, di catechesi e di iniziazione alla fede adulta: ho opposto resistenza. Infatti, di fronte ai continui naufragi nel mare Mediterraneo non mi sfiora nemmeno il pensiero di accogliere qualcuno dei sopravvissuti nella mia casa, di correre a dare aiuto assieme ad altri volontari, di donare buona parte del mio superfluo per il loro sostentamento. I miei orribili alibi: “sono lontani mentre il mio prossimo è quello a me vicino…”; “è compito delle istituzioni, dello Stato … a me basta pagare onestamente tutte le tasse …”; “prima i cristiani …”; “l’Europa non può accogliere tutti i disperati della Terra …” e altre stupidaggini del genere non tengono più. Se Gesù si manifestasse adesso corporalmente (so che è risorto e vivo, presente nella Chiesa e nel mondo) starebbe seduto sul divano sfogliando i giornali o seguendo qualche dibattito televisivo oppure si precipiterebbe là dove fosse necessario dare una qualsiasi forma di aiuto?

Io mi vergogno del mio cuore di pietra. La mia auto-accusa non allevia il mio rimorso. E nemmeno il mio timore: ho ricevuto così tanto, quanto mi sarà dunque richiesto quando mi presenterò davanti al Signore per il giudizio? Perché tanta inerzia, tanta indifferenza, tanta superficialità, tanto egoismo? La mia attuale consapevolezza forse mi scusa o piuttosto non rende la mia colpa ancora più grave? Quanta misericordia da parte del Signore sarà necessaria perché io non sia scaraventato nel fuoco eterno come il ricco epulone, indifferente come me al grido disperato degli indigenti e degli “scarti umani”?

Accuso i miei alibi e la mia persona. Mi permetto di accusare gli alibi altrui, desiderando sinceramente di non voler accusare le persone.

Chiedo ai tanti battezzati che si sono finora fidati della Destra italiana di riflettere sui loro alibi. Sono certi che la loro scelta politica sia compatibile con il Vangelo, il Magistero e la Tradizione della Chiesa? Gli slogan della Destra li avrebbe gridati Gesù? I provvedimenti appena varati dal Governo a proposito dei migranti (tanti i competenti commenti, perplessi e indignati, su Politica Insieme) assieme a quelli a vantaggio delle classi più agiate … li avrebbe sottoscritti Gesù? Quali interessi, quali egoismi, quali nostalgie, quali disperati tentativi di emendarsi da errori giovanili alimentano gli alibi che li hanno indotti ad una scelta così improvvida? Quali rigidità, quale elogio pregiudiziale dello statu quo ante, quale attribuita saggezza al “si è fatto sempre così” sostengono gli alibi con cui accusare il Papa di impreparazione culturale, di comunismo, di ecologismo, di inopportuno ecumenismo, di dialogo con i detestati musulmani, di tradimento del Magistero? Quale miope convenienza politica li spinge a contrapporre antiteticamente gli ultimi pontificati minando di fatto la fattiva fiducia del popolo nella figura del Vicario di Cristo in terra? A quali poteri forti (fortissimi) sovranazionali stanno più o meno inconsapevolmente offrendo i loro servigi, non sempre gratuiti? Possono davvero sentirsi traditi dalle aperture di alcuni esponenti della Lega per le aperture verso l’ideologia gender e gli interventi chirurgici per il cambio di sesso a carico dello Stato? Non è il loro il fastidio di chi non può più esimersi dall’aprire gli occhi su quello che era prevedibilissimo accadesse?

Chiedo agli altrettanto numerosi battezzati che si abbarbicano al Partito Democratico e che magari hanno votato la Schlein per l’elezione a segretaria del partito della ricca, colta e laicista borghesia italiana di scavare nella loro coscienza. Non è forse ora di ammettere che i ricordi delle ingenuità di gioventù, delle illusioni del ‘68 sono alibi patetici per non vedere che il loro partito si fa strenuo paladino delle più atroci leggi contro i feti e le loro mamme, contro l’uomo e la donna, contro i bambini e le bambine, contro le persone con tendenze omosessuali? Altra è la ricerca coraggiosa e continua di dialogo, altro è l’appartenenza politica! Non si rendono conto di essere strumentalizzati a fini elettorali per poi essere silenziati e ridotti all’insignificanza interna? La loro presenza è come quella dei pretini ingenui ed azzimati che accettano di presenziare ai talk show televisivi: i conduttori concedono loro non più di trenta secondi di parola al solo fine di dimostrare ai telespettatori di essere “inclusivi e non discriminanti”.

Il ripudio dei partiti delle due opposte polarità è – a mio avviso – indilazionabile per chi desideri esercitare “la più alta forma di carità” ispirandosi ai valori cristiani. Quali ulteriori alibi devono essere distrutti nei cuori di tanti battezzati per indurli ad orientarsi verso un’alternativa politica che finalmente ora esiste, anche se ancora embrionale? Vengano dunque recisi i cordoni ombelicali ideologici che ingannano le coscienze e ci si ritrovi uniti a sostenere il vero centro politico (non quello di Renzi/Scalfarotto e di Calenda!). Per favore, abbandoniamo i nostri alibi!

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