VERSO L’APPROVAZIONE DEL PIANO per il Parco

Un grande lavoro di concertazione per uno strumento fondamentale per la conservazione e la gestione sostenibile

Pescasseroli, 11 febbraio 2023. Secondo la Legge Quadro sulle Aree Protette (Legge 6-12-1991 n. 394), il Piano per il Parco è lo strumento che ogni Ente Parco deve avere per gestire il proprio territorio, al fine di garantire la conservazione e promuovere la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale, in forma coordinata con tutti i portatori di interesse.

Costruire tale Piano richiede grande sforzo e impegno perché deve coniugare gli aspetti di conservazione degli habitat, delle specie animali e vegetali e dei servizi ecosistemici con i fattori culturali, economici e sociali delle comunità locali che vivono all’interno dell’area protetta. Decisamente un compito complesso!

Nel 2010 il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise adottò il piano avviando l’iter previsto dalla legge 394/91, che però si arenò dopo qualche tempo per problemi amministrativi con le Regioni interessate. Le stesse Regioni, nel 2020, a seguito di un accordo promosso dalla Regione Abruzzo, quale ente capofila, hanno consentito di riavviare l’iter, che nel giro di due anni, ha visto importanti passi avanti con l’approvazione della VINCA prima e della VAS dopo.  Il Piano è stato pubblicato ad agosto 2022, per consentire a tutti i soggetti interessati, Comuni, Regioni, associazioni, semplici cittadini, di presentare osservazioni motivate, al fine di chiedere modifiche e/o integrazioni alla versione iniziale, così come prevede la norma.

Al fine di illustrare i principali aspetti del Piano,  il Parco aveva organizzato, ad ottobre 2022, un incontro con la Comunità del Parco chiedendo espressamente ai Sindaci di coinvolgere le comunità, organizzando incontri al fine di renderle partecipi di un documento strategico per la conservazione e lo sviluppo di un territorio unico. L’invito è stato raccolto da alcuni Comuni che hanno promosso incontri pubblici tra il Parco e le comunità.  Gli appuntamenti hanno restituito spunti interessanti, ma soprattutto è stato possibile illustrare compiutamente le finalità del Piano così da renderlo più chiaro e condiviso.

A seguito della pubblicazione del Piano e degli incontri sono arrivate in totale n. 54 note da parte di privati cittadini, Comuni del Parco, Comuni fuori Parco, ONG, associazioni di varia natura, comitati di cittadini, uffici e servizi del Parco.  La Commissione interna al Parco, appositamente costituita, ha valutato tutte le osservazioni pervenute in maniera attenta e puntuale. Al termine dei lavori ha prodotto una relazione finale, alla quale è allegata una scheda con tutte le singole osservazioni, trattate con specifico singolo parere, e per ognuna delle quali è indicata l’accettazione o meno dell’osservazione presentata. La relazione finale della Commissione, con l’allegato, è stata trasmessa ai componenti del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco.

Accettate molte delle osservazioni presentate, particolarmente significativo l’approccio costruttivo di alcuni Comuni, che oltre a tutelare gli interessi delle proprie comunità si sono correttamente fatti carico anche degli interessi sovraordinati finalizzati ad assicurare la tutela di ambienti particolarmente delicati per la conservazione di habitat e specie minacciate, nonché per i siti delle faggete vetuste.

Giovedì 9 febbraio 2023, la Comunità del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha preso atto del lavoro svolto dalla Commissione per l’esame delle osservazioni al Piano per il Parco. Mentre venerdì 10 febbraio 2023, il Consiglio Direttivo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con apposita delibera ha recepito la relazione della Commissione in merito alle osservazioni.

Il Piano per il Parco a questo punto verrà trasmesso alle tre Regioni interessate per l’approvazione definitiva, che dovrà ovviamente avvenire d’intesa con i Comuni e col Parco. A seguire si darà avvio all’iter per l’approvazione del Regolamento del Parco.

“Il Piano per il Parco – ha dichiarato il Presidente Cannata – è uno strumento indispensabile per la gestione di un’area protetta che da 100 anni si occupa di proteggere la biodiversità e di promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio. Mi preme ringraziare tutti i dirigenti e i funzionari delle Regioni che hanno fattivamente contribuito alle varie fasi fin qui condotte, così come desidero ringraziare il personale del Parco e la società incaricata di collaborare alla redazione di molti documenti per il grande e qualificato lavoro svolto. Auspico che da parte delle Regioni interessate venga posta la giusta attenzione alla conclusione di un processo amministrativo che rappresenta una tappa qualificante, e non più rinviabile, per la migliore gestione di un territorio unico, patrimonio di tutti”.




TAFAZZI, SALVINI e l’esprit de finesse

11 febbraio 2023

È successo altre volte che un segretario di partito sedesse a Palazzo Chigi. Quando la politica era una cosa seria si trattava di personaggi di particolare statura, i quali, finché permanevano in questa posizione che veniva considerata sostanzialmente anomala, sapevano, grazie alla loro intelligenza e moralità politica, distinguere comunque tra i due ruoli.

Anche nella Prima Repubblica succedeva che certe tensioni interne alle forze politiche di maggioranza interferissero con l’azione del governo. Ed è stata questa, in numerose occasioni, la causa della breve durata di tanti esecutivi che, però, si sono succeduti mantenendo ferma la barra che orientava la navigazione del Paese, soprattutto sul piano della collocazione internazionale. Un piano, quest’ ultimo, sul quale l’Italia, per quanto irretita e condizionata da una guerra suicida e rovinosamente perduta – e, per di più, grazie alle leggi razziali, moralmente complice del nazismo – ha saputo, con una chiara linea di continuità e di fermezza, ricostruire la propria credibilità e, anzi, soprattutto, per opera di Aldo Moro, giocare un ruolo di primo piano, in modo particolare nel Mediterraneo e nel rapporto con i Paesi del Medio Oriente.

La centralità del Parlamento rappresentava il cardine del sistema. Il confronto tra maggioranza ed opposizione era aspro, ma leale, misurato sull’effettivo contenuto delle politiche da adottare. Secondo indirizzi che, per quanto potessero essere divergenti, erano, dall’ una e dall’altra parte, concepiti in funzione dell’ interesse generale del Paese.

Il reciproco riconoscimento di questa attitudine fondamentale conferiva alla vita democratica dell’ Italia, in una stagione drammaticamente segnata dalla guerra fredda, la serietà, la ponderazione, la dignità e la sostanziale compostezza di un laboratorio politico avanzato che, ha saputo, sul piano interno, realizzare mediazioni e convergenze, le quali, per molti aspetti, hanno anticipato analoghe evoluzioni di carattere internazionale.

Oggi, tra Palazzo Chigi e la Farnesina, siedono alla guida del governo due segretari (Meloni e Salvini) ed un coordinatore (Tajani) delle forze di maggioranza. Il che evoca una pericolosa sovrapposizione tra ruolo esecutivo, che dovrebbe essere necessariamente orientato all’interesse ed alla rappresentanza dell’Italia complessivamente intesa, e ruolo politico, finalizzato alla particolarità di ciascun partito ed alla sua presenza parlamentare.

Le vicende di questi ultimissimi giorni sono, in proposito patognomoniche, cioè rappresentano, da sole, il sintomo irrefutabile di una diagnosi certa circa l’inettitudine a tenere dignitosamente la scena. E ciò, a parte la statura e la personale cultura politica dei primi due, per l’ oggettiva difficoltà a distinguere un ruolo dall’altro, ammesso e non concesso, che davvero si voglia, eventualmente, sacrificare il secondo al primo ed alla sua ovvia ed indiscutibile priorità.

A tutto ciò, Salvini – a suo confronto il masochismo di Tafazzi era cosa da dilettanti – aggiunge, rivolte a Macron, dichiarazioni decisamente sopra le righe e sufficientemente sgangherate, e scomposte, da non poter non essere apprezzate dal classico “esprit de finesse” dei nostri cugini d’Oltrealpe.

https://www.politicainsieme.com/tafazzi-salvini-e-lesprit-de-finesse/




L’ITALIA ISOLATA?

Non sarebbe un problema della Meloni ma di tutti noi

di Giancarlo Infante

10 febbraio 2023

Per la seconda volta nel giro di pochi giorni l’Italia è stata esclusa da importanti passaggi condotti da Germania e Francia. Prima, il confronto con gli americani sui cosiddetti “aiuti di stato”. Tema reso ancora più pressante dopo che ieri Joe Biden ha fornito la sua visione di quella “America first” di trumpiana memoria e che è da considerare un inquietante rintocco da campana stonata per l’Europa.

Poi, il più recente “sgarbo” con il vertice tripartito di Parigi, Macron, Scholz e Zelensky, da cui è stata esclusa Giorgia Meloni. Ma con lei, l’Italia. Ed è questo che dovrebbe costituire il vero motivo di riflessione. Non è sufficiente, come abbiamo sentito per tutta la giornata di ieri, fare assurgere la cosa al livello della “vittoria mutilata” di poco più che cent’anni orsono. Tra l’altro, in quella occasione Vittorio Emanuele Orlando, dopo averla clamorosamente abbandonata, dovette ritornare alla Conferenza parigina di pace della Prima guerra mondiale, ma senza che quel ritorno portasse alcunché di positivo per l’Italia.

Anche la reazione italiana non è stata proprio improntata ai canoni correnti della diplomazia internazionale. Quelli che talvolta suggeriscono di incassare in silenzio e di non ingigantire gli inevitabili motivi di frizione tra gli alleati e, semmai riflettere, anche sulle proprie carenze e responsabilità.

Forse, non c’era bisogno di esprimere un pubblico ed esplicito risentimento. Cosa che ha consentito al Presidente Macron, evidentemente libero d’invitare all’Eliseo chi vuole, di rincarare la dose e rendere il “buco” ancora più evidente: sull’Ucraina contiamo noi e la Germania. Questa la sostanza della risposta francese alle rimostranze di Giorgia Meloni forte del fatto, come ha sottolineato il Presidente francese, che Francia e Germania stanno seguendo da otto anni il dopo accordo di Minsk sull’Ucraina. I risultati sono magri, come ha dimostrato l’invasione russa, ma è pur vero che, anche per la latitanza dell’Italia, impegnata a fare acquisti sempre più massicci di gas russo, gli altri due paesi si sentono di rappresentare a pieno l’Europa sulla questione. E senza molti vincoli, purtroppo.

Macron ha poi dato un’altra stilettata quando ha detto papale papale che Zelensky è libero di organizzare i propri incontri con i rappresentanti degli altri paesi europei. E tutti abbiamo visto ieri come sia stato problematico per il leader ucraino dedicare sufficiente tempo a Giorgia Meloni nel corso del vertice di Bruxelles.

Il Ministro degli esteri Tajani dice che l’Italia non è isolata. E questo è vero. Ma attenzione e non riferirsi alla Polonia e al gruppo di Visegrad che non sono affatto teneri nei nostri confronti per altri motivi e, certamente, tendono a guardare tutto da una visione nordica che speso perde la dimensione anche mediterranea dell’intera Europa. Non sta là una eventuale stampella adeguata al ruolo che l’Italia ha sempre avuto tra i “grandi” dell’Europa. Anche se non è certo la prima volta che si conferma la forza tutta speciale del sodalizio franco – tedesco. Appannato ultimamente, ma sempre pronto a riemergere.

Dobbiamo constatare che le due esclusioni sopra menzionate contano. E come. E siccome indicano una brutta china, più che rammaricarsene e lamentarsene pubblicamente, sarebbe il caso di rimediare. E il rimedio parte dal riflettere su ciò che pesa, soprattutto a livello internazionale, e su ciò che ci si aspetta da noi.

Sappiamo bene dell’atteggiamento degli alleati di governo Giorgia Meloni nei confronti della Russia di Putin. Oggi è tutto sottotono, ma c’è stato. E se in diplomazia si è pronti a far finta di dimenticare, la diffidenza resta. E forse si deve anche capire che l’atlantismo, solo recentemente scoperto da molta della destra italiana, viene declinato a Bonn e a Parigi con altri accenti.

Non è da escludere che vi sia, inoltre, un problema di credibilità. Aggravato da recenti fatti a proposito dei quali c’è da dire che non sono stati proprio gestiti con il piglio che ci si attende di caratura internazionale. Il caso Donzelli e Del Mastro, purtroppo, non è rimasto confinato nella polemica politica interna. Ma davvero pensiamo di  aspettarci Scholz, Macron e Zelensky a parlare di argomenti più che delicati, come quelli legati all’impegno a fianco dell’Ucraina, senza il timore di vedersi sbandierare tutto “coram populo” da qualche modesto politicante della nostra periferia?

Il resto del mondo non è come l’Italia. E serve a poco che i giornali e le televisioni fiancheggiatori e fiancheggiatrici della Presidente del consiglio, come accaduto ieri, si sprechino nel pianto per la cocente emarginazione subita. Pianto che, semmai, quella emarginazione fanno diventare ancora più cocente. Noi, purtroppo, rischiamo di restare sempre diversi dal resto del mondo, e non sempre in positivo, cosa cui reagiamo spesso abbandonandoci o al vittimismo o all’autoesaltazione.

La ricerca di una nuova qualità della nostra presenza internazionale deve diventare patrimonio di tutti. Anche dell’opposizione.

Noi non gioiamo dell’isolamento internazionale di Giorgia Meloni e del suo governo perché si tratterebbe dell’isolamento dell’Italia tutta. È cosa cui tutti dobbiamo rimediare e non certo facendosi prendere da un senso persino di soddisfazione per un gesto vissuto  come un’umiliazione.




NUOVA PESCARA: collaborare e utilizzare l’innovazione tecnologica e di pensiero

Un progetto che integri sostenibilità, rilancio economico e valorizzazione del territorio

Pescara, 9 febbraio 2023. Il nuovo Comune sarà un volano per l’economia, l’ambiente, lo sviluppo e la vita quotidiana dei cittadini. Ne è convinta Confindustria Chieti Pescara che ha organizzato per oggi giovedì 9 febbraio nella sala Orofino della sede di Via Raiale 110 bis il Convegno “Quale Idea di Nuova Pescara?” allo scopo di parlare del territorio di Nuova Pescara, delle peculiarità e delle opportunità da cogliere.

L’architetto Alessandro Sonsini ha presentato uno studio sulla Nuova Pescara che ha messo sotto la lente d’ingrandimento le grandi potenzialità del territorio, qualora fosse libero di esprimersi senza subire i ritardi e i limiti dovuti alla frammentazione politica. Il progetto consegna una visione su ciò che può diventare la Nuova Pescara, con la fusione dei Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore: il senso è individuare punti di sviluppo incentrati sui territori. Le risorse naturali di questo ampio territorio sono caratterizzate dalla presenza di due fiumi, Il Pescara ed il Saline, il mare e ancora tanto verde. Ed è su questo che si dovrà puntare, secondo quanto ha illustrato Sonsini al convegno, attraverso lo sviluppo di un’agricoltura circolare e del turismo ambientale. Una visione per valorizzare l’ambiente e creare flussi innovativi di economia circolare e sostenibile. Punto fondamentale, si auspica un capillare lavoro di recupero dei tanti manufatti già presenti sul territorio, individuando nuove opportunità di sviluppo economico che coniughino ricchezza, rispetto e valorizzazione dell’ambiente.

Il presidente di Confindustria Chieti Pescara Silvano Pagliuca ha sottolineato: “Nuova Pescara non è una semplice diminuzione di costi, e non solo una semplificazione amministrativa, ma è molto di più: un hub dove declinare le eccellenze dei singoli territori atte ad affrontare temi quali mobilità sostenibile, turismo, agricoltura urbana e filiera agroalimentare, cavalcando le mega tendenze dell’innovazione tecnologica (big data, intelligenza artificiale e transizione energetica). È l’equipaggiamento da avere per contare nella macroregione adriatico-ionica, rispetto anche ai cambiamenti geopolitici e geoeconomici in corso. Sentiamo dire dalla politica che per la fusione occorre tempo: lo ritengo però indelicato verso i cittadini, verso quelle lavoratrici, lavoratori, imprenditrici e imprenditori che la mattina si svegliano sapendo che devono assolvere ad un impegno lavorativo con compiti e tempi ben precisi e che non possono rimandare semplicemente dicendo che occorre tempo. A loro non è data questa comodità, perché il tempo può essere soltanto quello dettato dal mercato e dalla concorrenza, certamente non quello scelto in autonomia. Io credo ci sia un bisogno assoluto di saper esprimere una visione strategica e guardare ai bisogni delle comunità locali non più con le lenti del passato, ma con il binocolo del futuro. Ringrazio i rappresentanti delle associazioni, delle istituzioni e delle forze politiche presenti oggi con i quali abbiamo messo a confronto idee e sono certo che con un dialogo costruttivo sapremo cogliere questa fondamentale opportunità di far nascere bene questa nuova realtà cittadina”.

A seguire, si è svolta una tavola rotonda con i deputati abruzzesi Luciano D’Alfonso (Pd), Giulio Cesare Sottanelli (Azione), Daniela Torto (M5s), Nazario Pagano (Fi) e Guerino Testa (Fdi).

Per il mondo delle imprese, dell’università e delle associazioni, sono intervenuti Carmine Salce, vicepresidente della Camera di Commercio Chieti Pescara e Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo. I lavori sono stati moderati da Marco Camplone, presidente dell’associazione Nuova Pescara, che ha dichiarato: “Non ha importanza se la fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore verrà rinviata di qualche anno, come desidera la Regione. Confindustria, le associazioni aderenti alla Nuova Pescara, i cittadini che hanno votato sì al Referendum del 2014 e le forze politiche che si battono per il rispetto della Legge regionale del 2018, che indica come ultima scadenza per l’unione il primo gennaio 2024, vanno avanti con l’intento di costruire una nuova realtà. Si chiamerà Pescara. Sarà la Nuova Pescara. Che esclude le periferie e crea un unico grande centro”.

Sulla vicenda, le principali tappe sono note: la nascita del comune di Nuova Pescara mediante la fusione dei comuni contigui di Montesilvano, Pescara e Spoltore, è stata decisa da un Referendum popolare nel 2014; nel 2018 la fusione è stata sancita con legge regionale per il 2022, nel 2022 un primo spostamento al 1° gennaio 2024, ora sta per andare in aula un nuovo Progetto di legge per spostare Nuova Pescara al 2027.




A CHI DÀ FASTIDIO Sorella Costituzione

di Domenico Galbiati

9 febbraio 2023

Evidentemente, non solo canzonette, come sostenevano coloro che denigravano la partecipazione di Zelensky a Sanremo. O forse sì, solo canzonette, ma scritte, se così si può dire, su un palinsesto che, da oltre settant’anni anni, accompagna le vicende del nostro Paese.

In fondo, un pezzo della nostra storia potrebbe essere scritto ripercorrendo i generi musicali, i cantanti, gli autori ed i parolieri, le scenografie, gli ospiti ed i presentatori, i costumi ed i direttori d’orchestra che hanno dato vita a questa saga nazional-popolare che ha accompagnato le sofferenze e le attese, le crisi ed i successi, le disillusioni, ma anche i sogni degli italiani. Come fosse la colonna sonora degli anni che si sono succeduti dal ‘50, ininterrottamente, fino ai nostri giorni e, ad un tempo, la collezione di motivi musicali che hanno segnato sentimentalmente le storie personali, familiari ed intime di tanti italiani. Sanremo, dunque, nazional-popolare, laddove nazionale nulla ha a che vedere con nazionalista e popolare nulla ha a che vedere con populista.

C’è stato chi ha storto il naso di fronte alla partecipazione del Presidente Mattarella al Festival, che, al contrario, si è rivelato un gesto illuminante, un omaggio al popolo italiano, in ogni sua espressione sociale, culturale, per ogni fascia d’età. Perché il Presidente dovrebbe prendere parte alla Prima della Scala e non al Festival? Solo la cultura aulica ha diritto di essere riconosciuta come tale e non è fors’anche cultura pure la musica meno colta, ma spesso ricca di ispirazione e di poesia, di ascolto comune e quotidiano?

Il Presidente Mattarella è una grande risorsa per l’Italia, il punto di riferimento di quell’unità nazionale che si riconosce nella Costituzione.

Sorella Costituzione, come l’ha chiamata Benigni, riferendosi al Presidente, ma anche come potrebbe o dovrebbe dire ogni italiano. Con un linguaggio che si potrebbe dire francescano, nella misura in cui la semplicità, l’immediatezza si accompagna alla gioia ed all’entusiasmo, Benigni evoca la Costituzione come sogno, arte, libertà di pensiero e di parola, appunto sorella, figura familiare, amichevole, rassicurante che accompagna la vita di ognuno. Commentare Benigni non è possibile. Si può solo riascoltare.

Ma soprattutto, una domanda si pone. A chi dà fastidio la Costituzione, al punto che, con la scusa di Zelensky, se la prende con Sanremo?

Domenico Galbiati

https://www.politicainsieme.com/a-chi-da-fastidio-sorella-costituzione-di-domenico-galbiati/




IL PRIMATO DELLA POLITICA

La lezione (attualissima) della DC

8 febbraio 2023

La forza della Democrazia Cristiana nasceva nei territori, maturava nei consigli comunali, si sviluppava nelle amministrazioni locali (Province prima e Regioni poi), si manifestava compiutamente in Parlamento. Un giudizio unanime espresso nel corso di un incontro su “La Dc e la cultura delle istituzioni”, promosso dalla Fondazione De Gasperi, nell’arco delle iniziative per gli 80 anni dalla nascita dello scudo crociato (29 settembre 1942). Giudizio su cui hanno espresso posizioni convergenti Angelino Alfano (presidente della Fondazione), il politologo Lorenzo Ornaghi, lo storico Francesco Bonini e Marco Follini (già vicepresidente del Consiglio).

In ogni caso, non si è trattato di una riflessione sul partito-Stato, quanto sulla Dc partito-Italia. Nell’accezione di un partito popolare, chiamato dal voto degli italiani a gestire la ricostruzione e quindi a governare e modellare un’economia a preponderante partecipazione pubblica. E per questa ragione, un partito tessitore di un rapporto profondo con i ceti dirigenti, ma in una posizione di primazia della politica. Quindi, in grado di guidare l’economia. E non il contrario, come poi è accaduto a partire da Mani pulite (al netto dei suoi limiti, dei suoi pregi e della sua intrinseca necessità storica). Infatti, la nascita del bipolarismo all’italiana è figlia esattamente del rovesciamento dei rapporti di forza tra economia e politica. Con quest’ultima, sul modello americano, ancella dell’economia. Al punto che l’erosione della politica ha finito per produrre il progressivo svuotamento delle istituzioni. E di conseguenza l’inevitabile affievolirsi di quella cultura delle istituzioni che caratterizzava non solo la Dc, ma anche gli altri partiti della Prima Repubblica, sia pure in forme diverse.

Ecco perché l’analisi sviluppata dalla Fondazione De Gasperi riporta al centro la questione del primato della politica nel tempo nuovo. E qui la riflessione pubblica appare, purtroppo, oggettivamente asfittica e insufficiente. Comunque, non pienamente consapevole dei mutamenti sociali intervenuti e dei cambi di paradigma (soprattutto internazionali). Per ricostruire il primato della politica occorre innanzitutto fare i conti, ad ogni livello (privato e pubblico) con la fluidità (guai a pensare che sia solo quella di genere!), con il trionfo della digitalizzazione, con la friabilità e transitorietà delle leadership, con la crisi conclamata della globalizzazione, con il ritorno della guerra nel cuore dell’Europa, con la velocizzazione dei processi decisionali, con la necessità di riallineare dimensione istituzionale e governabilità, con la fuga progressiva nel privato e l’abbandono dello spazio pubblico (l’agorà), con le nuove e più diffuse povertà, con l’erosione costante dei ceti medi, con l’indebolimento dei servizi primari (dalla scuola alla sanità). E, non ultime, con le nuove questioni antropologiche.

Dinanzi a questi stravolgimenti (talvolta autentiche emergenze), è chiaro che nessun paragone sia possibile con la sfida vinta dalla Dc nel dopoguerra italiano, cioè nel tempo lento del passaggio dal mondo rurale a quello urbano e industriale, segnato dalla speranza post-bellica. Piuttosto, vanno prese le contromisure culturali e cioè di reale comprensione del nostro tempo ultraveloce e a trazione digitale. Un’impresa che non è a carico solo della società e della cultura, ma anche della politica se vuole davvero tornare ad affermare il proprio primato sull’economia. Altrimenti, il nostro destino comune sarà sempre più segnato dalla cinica logica degli interessi. Quella che, a suo modo, può persino giustificare l’ingiustificabile: la tragica scelta della guerra da parte dello zar Putin.

Domenico Delle Foglie

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IL SOFFIO DEL VENTO, LA SECONDA SILLOGE di Silvia Polidori è un inno all’amore

A L’Aquila, alla Libreria Colacchi, la “prima” assoluta del volume, sabato 11 febbraio ore 17:30

di Goffredo Palmerini

L’Aquila, 8 febbraio 2023. Sarà presentato a L’Aquila sabato 11 febbraio alle ore 17:30, presso la Libreria Colacchi (Corso Vittorio Emanuele II, 5), il volume “Il soffio del vento – Le souffle du vent – The breath of the wind” (Yucaprint, Lecce, 2023), seconda silloge della poetessa Silvia Polidori. Non casuale la data per presentare la corposa raccolta di poesie in edizione trilingue (italiano-francese-inglese), un’opera composta da un’ottantina di liriche che è uno straordinario inno all’amore, in ogni verso. In questa “prima” assoluta nella sua città natale, nel giorno di San Valentino festa degli innamorati, l’Autrice declamerà direttamente alcune sue liriche tratte da “Il soffio del vento”, nel contesto armonico delle musiche concertate da Ettore Maria Del Romano al clavicembalo e Gianfranco Lupidii al violino. Annotazioni sulla poetica di Silvia Polidori saranno proposte da chi qui scrive. 

L’Autrice vive e lavora in Belgio, ma ha ritorni frequenti nella sua amata città natale. Silvia Polidori è davvero una miniera inesauribile di sensibilità, di tenerezza, di passione, di incline confidenza con l’Amore in ogni sua forma ed espressione. Riesce a cantarlo nelle declinazioni più diverse, suscitando emozioni delicate e profonde, penetrando l’anima, muovendo con libertà e sapienza i registri dei suoi versi intensi, senza alcun condizionamento metrico nella scrittura poetica, ma seguendo solo il filo incantato delle sue ricche sensibilità interiori. Silvia Polidori possiede un eclettismo innato, come pure, nel suo linguaggio poetico, la propensione ad abbracciare una fioritura di sinestesie, coniugando la poesia con l’arte fotografica, la pittura, la musica, persino con il piacere del gusto. Ogni evento diventa così una celebrazione della “bellezza” nelle sue varie epifanie – con la prima silloge “Sulla cresta dell’onda” Silvia ne ha dato un’icastica prova attraverso le sue presentazioni in Italia e all’estero – proprio nell’armonica commistione della poesia con diverse altre espressioni creative.

Il volume è dunque un forte inno all’Amore: quello intenso che risveglia la vita. L’Amore che è la vita, senza il quale non ci sarebbe esistenza, in nessuna creatura. I versi poetici di questa silloge, corredati da suggestive immagini fotografiche dell’Autrice, elevano un richiamo d’Amore per ricordare che comunque esso c’è e che bisogna sempre cercare di farlo vivere, attraverso la responsabilità di chi lo vuole. Lo annota con efficaci sottolineature, nella prima delle tre Prefazioni che aprono il volume, Kathleen J. Jackson, docente di letteratura e poetessa. “Silvia Polidori – annota tra l’altro la prefatrice – scrive poesie di Epifania e gioia spirituale che celebrano ogni forma d’amore. Qui l’amore è una forza vitale, eterna e universale – l’idea d’amore – come un’invisibile corazza che ci sovrasta. Ma è anche l’amore per la natura, l’agape, l’amore erotico, e l’amore per l’amicizia. L’autrice scrive dell’amore con la A maiuscola e minuscola, l’amore nelle sue molteplici incarnazioni. […] La mia amica Silvia è come una Saffo contemporanea nella sua gioia meditativa. Il suo lavoro è spazioso e contemplativo, persino antico […]”.

Nella seconda Prefazione il famoso cantautore Fausto Leali, tra l’altro, scrive: “A volte il vento soffia, intenso e leggero, e risveglia l’anima. È il vento del vero Amore, quello che dà con gratuità e provoca la bellezza presente in ognuno, la rende evidente e piacevole. Risveglia la fonte primaria della vita, la sua essenza. […] Queste poesie ci immergono in una realtà dell’anima che esperisce la bellezza e la bontà dell’amore attraverso i sensi e quasi si confonde con essi. Solo la musica potrebbe rappresentare la melodia perenne di quest’Amore e modularla attraverso strumenti e canto: un canto dolce, intenso e vero che queste composizioni poetiche sembrano emanare nell’atmosfera in cui è immerso il lettore.” Interessante anche il terzo contributo, vergato dal pittore Ilian Rachov, che così tra l’altro annota: “Arte è bellezza e bellezza è arte: saper riprodurre la perfezione suprema di forme estetiche è sfida e piacere per un artista, nutrimento di spirito per chi produce l’opera e per il suo fruitore. Questo emerge dalla lettura della silloge di Silvia Polidori che dedica le sue poesie all’Amore, come massima espressione artistica del Bello: l’Amore è sinonimo di armonia. I grandi artisti pittori e scultori delle civiltà classiche greca e romana e del Rinascimento italiano sapevano tradurre nelle loro opere il fascino magico della natura, la proporzione delle forme che ispira bellezza, equilibrio, armonia. […] Nelle poesie della silloge di Silvia Polidori si ritrova lo stesso Amore per la vita, la bellezza, l’essere umano, tanto da esprimere esso stesso una suprema forma d’arte e identificarsi con essa.”

Il volume “Il soffio del vento” è disponibile sia in versione cartacea che e-book. Si può trovare online presso l’editore Youcanprint.it e sulle principali agenzie di vendita online. E’ disponibile presso la Libreria Colacchi dell’Aquila e su ordinazione nelle migliori librerie. La presentazione video del libro è disponibile sul canale YouTube dell’autrice: Silvia Polidori Poesia-Poetry. Il 13 febbraio, alle ore 18:00, l’Autrice presenterà nuovamente il libro a Roma, presso il Teatro della Federazione Unitaria Italiana Scrittori, in Lungotevere dei Mellini, 33/A.

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Silvia Polidori è nata a L’Aquila, è avvocato e lavora per il Parlamento europeo. Abita in Belgio, in una città sulla costa del Mare del Nord. Ama cavalcare in riva al mare con il cavallo Amando. Vive in compagnia del suo fedele assistente, il gatto Maurice. Silvia coltiva una vita sana, che nutre il corpo e rigenera lo spirito. Tra i suoi vari interessi, ci sono la gastronomia e l’enologia, la filosofia e la danza. Predilige la multiculturalità, in cui trova ispirazione e valori. “Il soffio del vento ha già ricevuto riconoscimenti come ‘inedito’ in 8 premi letterari internazionali. La sua prima silloge “Sulla cresta dell’onda” – in edizioni bilingue (2021) e trilingue (2022) -, è accompagnata da foto scattate durante i suoi viaggi nel mondo. Per questa sua prima raccolta di poesie Silvia Polidori ha ricevuto diversi premi letterari internazionali (Premio ‘Michelangelo Buonarroti’, Premio ‘Giglio Blu di Firenze’, Premio Città di Cattolica ‘Pegasus Literary Awards’, Premio ‘Penne Festival delle Arti’, Premio ‘Versi di Pace’). Ha presentato l’opera in numerosi eventi in Italia e all’estero, incluso il Salone del Libro di Torino ed il Campania Libri Festival. E’ stato presentato inoltre a Bruxelles in vari contesti ed alla Biblioteca della città fiamminga di Knokke-Heist (Belgio) dove vive, in presenza del Sindaco e con traduzione delle poesie in olandese. Il libro è stato acquisito anche dalla Biblioteca del Parlamento europeo. L’autrice ha ricevuto i Premi internazionali d’Eccellenza ‘Città del Galateo’ e ‘Città di Montevarchi’, inoltre un Diploma d’onore al Campionato italiano della poesia, per la silloge inedita ‘Poesia gastronomica’. Silvia Polidori ama il connubio con altre arti, come la musica, la pittura, la scultura e persino la gastronomia. La ‘cresta dell’onda’ è stata riprodotta in scultura di cioccolato e in praline dal gusto e forma di onde del mare, dal più giovane Maestro cioccolatiere del Belgio.




LA MADRE. La toccante pièce di Florian Zeller

Una straordinaria Lunetta Savino, diretta da Marcello Cotugno, sul palco del Maria Caniglia

Sabato 25 febbraio alle ore 21:00

Sulmona, 7 febbraio 2023. Dopo i precedenti sold out registrarti con “Il malato immaginario”, “Don Chisciotte” e il grande successo che sta riscuotendo “L’erba del vicino è sempre più verde” -vicino anch’esso al sold out-, prosegue con successo la stagione di prosa del Teatro Maria Caniglia di Sulmona promossa da Meta Aps e diretta artisticamente da Patrizio Maria D’Artista con un nuovo ed emozionante spettacolo: La Madre.

Marcello Cotugno firma la regia della toccante pièce di Florian Zeller, scrittore e drammaturgo francese, Premio Oscar nel 2021 per la migliore sceneggiatura non originale per il suo primo film The Father. Con la produzione della Compagnia Molière, Teatro Di Napoli – Teatro Nazionale e Accademia Perduta Romagna Teatri, ad interpretare Anna, La Madre, Lunetta Savino un’attrice tra le più amate in Italia dal grande pubblico, accompagnata sul palco da Andrea Renzi, Niccolo’ Ferrero, Chiarastella Sorrentino.

Ne La Madre Zeller indaga con estrema acutezza il tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. La partenza del figlio, ormai adulto, viene vissuta dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo. Anna, la madre, è ossessionata da una realtà multipla, una sorta di multiverso della mente, in cui le realtà si sdoppiano creando un’illusione di autenticità costante in tutti i piani narrativi.

Il mondo di Anna è un luogo in cui lei non si riconosce più, isolata da un ménage familiare che l’ha espulsa. Ma la responsabilità di questa solitudine non sta forse anche nell’aver rinunciato alla vita? Abdicare ai sogni, alle speranze e ai desideri unicamente per dedicarsi al proprio unico figlio maschio su cui riversare frustrazioni, rimorsi e ideali d’amore non è forse un cammino che inclina pericolosamente verso la disperazione? Ma dai ricordi di Anna si può immaginare un risveglio? Nella sua mente di madre si affastellano ora sequenze oniriche ora situazioni iperrealistiche che, alla fine, non sembrano essere né un vero sogno, né la banale realtà del presente, ma una vertigine ipnotica e crudele dalla quale risvegliarsi è impossibile.

I biglietti sono in vendita presso il Centro di Informazioni Turistiche – IAT Sulmona – Palazzo della SS. Annunziata in Corso Ovidio e sulla piattaforma online Oooh.events, con le seguenti tariffe: Platea e palchi di I e II Ordine € 28 (ridotto € 25), Palchi di III ordine e Anfiteatro € 23 (ridotto € 20), Palchi IV ordine e Loggione € 15 (ridotto € 12). Per gli studenti è stata invece pensata una tariffa unica di €10,00 a prescindere dall’ordine di posto scelto. Il giorno dello spettacolo i biglietti sono disponibili all’acquisto sia online che presso il Botteghino del Teatro.

Per informazioni contattare il numero 329.9339837, collegarsi alle pagine social Facebook, Instagram, Twitter del Teatro Maria Caniglia o al sito www.teatromariacaniglia.com, oppure scrivere una mail all’indirizzo info@teatromariacaniglia.com




LE SENTINELLE DELLE CIVILTÀ a lezione di felicità

Così come ha sempre voluto Silvetrone

Montesilvano, 6 febbraio 2023. Prende inizio oggi come ogni anno presso il Comprensivo T. Delfico di Montesilvano il progetto Sentinelle della civiltà di Claudio Ferrante, patrocinato dall’Associazione Carrozzine Determinate e realizzato grazie alla collaborazione con la Farmacia Russo di Montesilvano.

“Abbiamo riflettuto molto se rinviare questo percorso pedagogico, per il grave lutto che ha colpito la nostra comunità, ma abbiamo deciso di lasciarci guidare dagli stessi principi che abbiamo sempre condiviso con Andrea Silvestrone.

Lui era felice, innamorato della vita e dei bambini, ringraziava e condivideva questo percorso culturale che da tanti anni realizzo con la mia associazione. Tre anni fa anche la figlia Nicole aveva partecipato con gioia ed entusiasmo presso la scuola di via Valle d’Aosta di Montesilvano.

Ed è anche per lui che oggi vogliamo insegnare la felicità ai ragazzi, far capire il senso della vita, la solidarietà, l’empatia e la ricchezza della diversità” così il Cav. Claudio Ferrante.

Saranno tutti i ragazzi delle terze medie protagonisti di questi quattro giorni di progetto che si concluderanno il 22 febbraio, dopo aver svolto la passeggiata empatica per le strade della città.

“La nostra convinta collaborazione come Farmacia Russo nella realizzazione di questo progetto trova oggi ancora più fondamento. La perdita di un campione dello sport paralimpico, di un amico di tutti, come Andrea Silvestrone che insegnava con il suo esempio di vita la vera essenza delle parole felicità, disabilità e inclusione non può che renderci orgogliosi di essere qui a condividere l’esperienza del progetto Sentinelle della civiltà con questi ragazzi e con il Cav. Ferrante.  Avendo avuto il privilegio di conoscere Andrea sono sicuro che lui oggi vorrebbe questo, vederci tutti qui a portare avanti i valori fondanti della sua stessa esistenza“ queste le parole del Dott. Francesco Ferro Russo.




LA VISITA della Madonna Pellegrina

Le attività spirituali e il sorriso di un popolo in cammino

Chieti, 6 febbraio 2023. Al Santissimo Crocifisso preparativi in corso per una visita straordinaria;  cerimonie, celebrazioni e funzioni religiose per l’arrivo della Madonna Pellegrina di Lourdes dell’Unitalsi.

Alle ore 18:00 del prossimo mercoledì 8 febbraio, tutto pronto per l’accoglienza parrocchiale, e del parroco don Guido Carafa, presso la chiesa del Santissimo Crocifisso con la celebrazione eucaristica presieduta da Padre Renato Salvatore, assistente spirituale dell’Unitalsi Chieti. Sono queste le celebrazioni inaugurali che daranno inizio alle attività spirituali che si svilupperanno nel corso di quattro particolari giornate di preghiera.

Il mattino del giovedì 9 febbraio, dopo le Lodi mattutine delle ore 8:45, sarà celebrata la Santa Messa con l’Esposizione Eucaristica. Nel pomeriggio dopo i Vespri delle ore 17:15, il sacro simulacro della Madonna di Lourdes sarà traslato nella chiesa parrocchiale di Madonna delle Piane peri rituali e le celebrazioni eucaristiche della parrocchia.

Nel pomeriggio di venerdì 10 febbraio, dopo il rientro al Santissimo Crocifisso, le attività riprenderanno alle ore 17:00 con i Rituali Penitenziali, le Confessioni e la Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da don Nicolino Del Bianco; al termine il popolo della chiesa tutto unito nella preghiera del Santo Rosario per gli Ammalati.

La giornata conclusiva di sabato 11 febbraio [giorno della Beata Maria vergine di Lourdes] si svilupperà in due parti. La prima parte al mattino: alle ore 8:45  Lodi e Santa Messa; la seconda al pomeriggio: alle ore 18:00 Santo Rosario, Santa Messa, Unzione degli Infermi e la Processione aux lambeaux che, da piazzale Marconi attraverso le vie cittadine del centro, chiuderà gli straordinari eventi del popolo mariano unito per le celebrazioni commemorative di Lourdes.

Quella dell’Unitalsi è una storia di servizio che dal 1903, anno della sua fondazione, si è sempre alimentata del desiderio di essere uno strumento nelle mani di Dio, per portare la speranza dove c’è disperazione, un sorriso dove regna la tristezza: queste sono le parole che manifestano la missione dell’Unitalsi riportate sul proprio sito istituzionale.

Uniti nella storia di un servizio, rivolti alla speranza, dunque, questi i propositi di una preghiera che per una settimana animerà le attività spirituali e il sorriso di un popolo in cammino.

NM

Foto: Papaboys.org




GIORNO DEL RICORDO 10 febbraio

Franco Giuseppe Gobbato pubblica “Borovnica e altri campi di Tito” – con liste inedite dei prigionieri. Anche molti abruzzesi furono internati in quei lager.A Giulianova viene ricordato Armando Volpe

Giulianova, 6 febbraio 2023. Nel nuovo lavoro del ricercatore storico di Vittorio Veneto, Franco Giuseppe Gobbato, dal titolo “Borovnica e altri campi di Tito” (edizioni Ritter di Milano, pag. 335) vengono citati numerosi internati abruzzesi catturati dall’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia durante le ultime fasi della Seconda Guerra Mondiale e le note vicende del confine orientale nell’immediato dopoguerra. Tra questi segnaliamo i caduti: Armandino Alfino di Rocca San Giovanni, Angelo Ippolito di Pescara, Armando Volpe di Castel di Sangro e Corradino Liberatore di Castel Messer Marino.

L’autore è riuscito a ricostruire, con diversi diari e fonti dei prigionieri, con i dati scientifici forniti da Istituti sloveni, con i documenti attinti dai vari Archivi, con testimonianze di provenienza alleata, della Croce Rossa Internazionale e dell’ospedale Militare di Udine, i momenti tragici della vita dei prigionieri del Campo di Concentramento di Borovnica (Slovenia) noto anche come l’“inferno dei morti viventi”. Non sono stati tralasciati neanche i numerosi campi di transito e stanziali che furono aperti in altri luoghi della ex Jugoslavia ove furono presenti italiani. Una “storia” da scoprire, ora arricchita con nuovi documenti importanti e unici a distanza di 15 anni dalla prima pubblicazione, con fotografie, cartine e le liste, inedite e date per distrutte dall’OZNA, dei prigionieri di Borovnica. Una “storia” che tenta di restituire dignità alla memoria di uomini che soffrirono e morirono e che ancora attendono il ricordo ed un fiore ai bordi delle fosse comuni in cui furono gettati.

Anche a Giulianova, sulla lapide posta all’interno del Cimitero monumentale, viene citato un caduto nel campo di concentramento di Borovnica: Armando Volpe, nato a Castel di Sangro il 28 novembre 1919 dal ferroviere Ferdinando e Maria Paolini, trasferito con l’intera famiglia a Fiume (Via Colle del Forno, 5 e successivamente in Via Salita Calvario) insieme ai fratelli: Bruno, Giulio, Gino, Leo ed Elisa. Il 22 luglio 1945, alle ore 9, moriva all’interno del lager. L’intera famiglia, dopo l’esodo Giuliano-Dalmata, fu accolta come profughi a Giulianova. Successivamente all’apposizione della lapide, da parte dell’Associazione Combattenti e Reduci, chiesero di ricordare il loro congiunto nella lapide dei caduti della Seconda Guerra Mondiale. Lo storico De Berardinis sta cercando di rintracciare i discendenti di Armando Volpe per il conferimento della Medaglia d’onore ai congiunti degli infoibati.

Molti invece furono gli abruzzesi che si salvarono e tornarono tra l’estate del 1945 e gli inizi del 1946, si segnalano: Guerrino D’Amico e Alfio Ramallo di Pescara; Ermindo D’Annunzio, Arminio D’Aristole, Francesco Ranalli, Guido Ritelli, Domenico Rittoli, Mario Tacconelli, Dino Carducci, Domenico Di Tommaso, Fedele Roddi di Chieti; Francesco Derandi, Gino Rossini di Carpineto della Nora; Fernando Di Tommaso di Cepagatti; Mario Di Valentino di Montorio al Vomano; Raffalele Fantazzi, Florindo Tullio di Balsorano; Donato Genelli di Cugnoli; Dino Mancini e Fido Nardone di Ortona; Guerino Montini, Tito Valentini di Teramo; Ermenegildo Narre di Torricella Sicura; Nicola Colangelo di Pollutri; Antonio Crognale, Giuseppe Crognale, Tommaso Di Donato di Castel Frentano; Giuseppe Petrella di Castiglione Messer Marino; Nicola Lucci di Liscia; Vincenzo Popolare, Eduardo Tritapepe di Lanciano; Fedele Rossi di Monteodorisio;

Franco Giuseppe Gobbato (Vittorio Veneto, 1964), ricercatore storico e scrittore. Nel gennaio 2009 è stato uno degli otto ricercatori del Dipartimento misto (italiani, sloveni e croati) istituito dal Centro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Loquimur” di Pordenone, per indagare sui fatti tragici avvenuti alla fine della Seconda guerra mondiale sul confine orientale. Dal 2011 è socio del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, per il quale ha tenuto diverse conferenze su ricerche storiche effettuate. È socio fondatore dell’Associazione Culturale “Luce nella Storia”. Nel 2017 è nominato, dal Comune di Vittorio Veneto, referente del Memoriale dei Cavalieri di Vittorio Veneto presso il Museo della Battaglia di Vittorio Veneto quale ideatore dello stesso. Ha al suo attivo una ventina di pubblicazioni ed ha curato la parte storica di diverse mostre fotografiche tenute nel vittoriese.

Giovanni PECO (Monza, 1962). Da oltre vent’anni si occupa di ricerche storiche sul confine orientale e del periodo 1943-1945. Ha collaborato con l’autore Pierangelo Pavesi al libro “Le vittime dimenticate”. È socio dell’Associazione Culturale “Luce nella Storia”.




CHAMPIONS CUP Amicacci Abruzzo nelle finali

Quarta nel girone A in Eurocup 2

Giulianova, 6 febbraio 2023. La Deco Metalferro Amicacci Abruzzo torna da Bilbao con il pass per la fase finale di l’EuroCup 2, ottenuto con il quarto posto nel Gruppo A di qualificazione di Champions Cup. Per la squadra guidata da coach Di Giusto il week-end europeo si chiude con un bilancio di una vittoria e tre sconfitte, al termine di match duri contro avversari di altissimo livello.

L’esordio di venerdì mattina contro i padroni di casa del Bidaideak Bilbao ha visto un grande avvio dell’Amicacci che tocca il +6 in chiusura di primo quarto con i canestri di Vigoda e Benvenuto, prima di subire il ritorno dei baschi trascinati da un clamoroso Garcia Pereiro autore di una tripla doppia. Gli abruzzesi lottano e restano in partita fino all’inizio del quarto quarto affidandosi in attacco a Cavagnini e Barbibay ma Bilbao piazza l’allungo decisivo con il proprio giocatore simbolo Garcia Perereiro insieme all’azzurro ex canturino Papi (61-73).

Il riscatto arriva nel pomeriggio con il successo sugli inglesi del Manchester Revolution. La Deco Metalferro prende il largo nel primo tempo grazie alle giocate sottocanestro di Cavagnini e Benvenuto ma gli inglesi non demordono toccando il -3 nel terzo quarto con i canestri di Edwards e Carrigill, vecchie conoscenze del campionato italiano. A mettere le cose in chiaro ci pensa ancora l’eterno Cavagnini, che mette a referto 20 punti e 12 rimbalzi, a firmare l’allungo decisivo che permette all’Amicacci di contenere il pericoloso assalto inglese nel finale (67-63).

La giornata di sabato si apre con la sfida al Galatasaray, che mostra da subito la propria forza volando in doppia cifra di vantaggio, affidandosi ai due fuoriclasse Luszynski e Gürbulak. L’Amicacci cerca di restare in scia con Barbibay e Cavagnini ma i turchi non si fanno intimidire chiudendo il primo tempo sul +10. Il vantaggio sale ulteriormente in apertura di ripresa e permette alla squadra di Istanbul di gestire agevolmente nei minuti finali (71-83).

Poche ore dopo la Deco Metalferro torna sul parquet contro i francesi del Le Cannet Hornets. Partenza incoraggiante per gli abruzzesi che si portano in vantaggio guidati dagli israeliani Vigoda e Barbibay ma la squadra transalpina prende il comando nel secondo quarto trascinata dall’ex Belaid. L’Amicacci prova a restare a contatto in apertura di ripresa con un parziale di 8-2 firmato Baho, Hawtin e Vigoda ma Le Cannet risprende il largo, con l’altro ex Macek che realizza il +15 in chiusura di terzo quarto. La gara non vive ulteriori sussulti e i francesi ottengono il successo che vale il terzo posto nel girone (50-70).

Per Galliano Marchionni e compagni sfuma il passaggio agli ottavi di Champions Cup, cui accedono Bilbao e Galatasaray, ma arriva comunque una preziosa qualificazione alle finali di EuroCup 2. La Deco Metalferro sarà impegnata ancora in Spagna, questa volta a Badajoz (Extremadura), dove contenderà il trofeo continentale dal 27 al 30 aprile. Il pensiero però adesso torna al campionato: sabato scattano i Play-off di Serie A, con l’Amicacci che ospita al Palacastrum il Padova Millennium in gara 1 di quarti di finale.

CHAMPIONS CUP 2023 – GROUP STAGE

GRUPPO A

Bilbao (Spagna) – Polideportivo de Txurdinaga

Risultati

Bidaideak Bilbao BSR – Deco Metalferro Amicacci Abruzzo 73-62

Hornets Le Cannet – Galatasaray SK 62-75

Deco Metalferro Amicacci Abruzzo – Manchester Revolution 67-63

Galatasaray SK – Bidaideak Bilbao BSR 63-89

Manchester Revolution – Hornets Le Cannet 50-91

Galatasaray SK – Deco Metalferro Amicacci Abruzzo 83-71

Hornets Le Cannet – Bidaideak Bilbao BSR 74-76

Manchester Revolution – Galatasaray SK 80-84

Deco Metalferro Amicacci Abruzzo – Hornets Le Cannet 50-70

Bidaideak Bilbao BSR – Manchester Revolution 84-71

Classifica

Bidaideak Bilbao BSR – 8

Galatasaray SK – 7

Hornets Le Cannet – 6

Deco Metalferro Amicacci – 5

Manchester Revolution – 4

Bidaideak Bilbao BSR e Galatasaray SK accedono ai Quarti di finale di Champions Cup

Hornets Le Cannet accede alle finali di EuroCup 1

Deco Metalferro Amicacci Abruzzo accede alle finali di EuroCup 2

Stefano D’Andreagiovanni




DOPO INTERVENTO DELLA MELONI, qualcosa non convince

di Giancarlo Infante

5 febbraio 2023

Nella lettera inviata ieri pomeriggio al Corriere della sera bene ha fatto Giorgia Meloni ad invitare tutti ad abbassare i toni e, ancora meglio, a riferirsi esplicitamente pure ai suoi di Fratelli d’Italia. Che certo si sono distinti, a partire dal suo braccio destro, Giovanni Donzelli, nel prodursi in affermazioni che è davvero poco definire un’andata oltre le righe.

Con la lettera, però, non è preannuncia l’adozione di provvedimenti nei confronti dei due, Donzelli – Del Mastro, responsabili dell’utilizzazione di delicatissimi documenti istituzionali destinati a rimanere esclusivo patrimonio delle autorità inquirenti e di quelle preposte alla gestione del sistema carcerario. Una risposta a metà, dunque, per il metodo e per i suoi contenuti.

La Presidente del consiglio non ha pensato fosse il caso d’affrontare il toro per le corna e confrontarsi sulla questione che mina profondamente la credibilità di alcuni dei suoi principali collaboratori e presentarsi, così, a viso aperto di fronte alla stampa. Ognuno, ovviamente, è libero di fare quel che crede, così come tutti sono altrettanto liberi di porsi degli interrogativi sull’attuale capacità della nostra Presidente del consiglio di accettare le regole oramai consolidate nelle democrazie moderne per ciò che riguarda il confronto di chi dirige il Paese con la pubblica opinione. Sembra altresì non aver alcuna intenzione di presentarsi sua sponte in Parlamento su una questione tanto delicata. Evidentemente, pensa che questo passaggio istituzionale possa essere considerato superato con l’intervento del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il quale, però, ha sostanzialmente lasciato il duo Donzelli – Del Mastro con il cerino acceso in mano.

Sicuramente, più importanti sono i contenuti dell’intervento assolutorio da parte di Giorgia Meloni.

Non siamo abituati a dare seguito alle voci che circolano negli “ambienti ben informati” romani. Anche quelle propalate da, e tra, esponenti della maggioranza secondo le quali ci si ritroverebbe davvero di fronte alla troppo disinvolta utilizzazione di carte delicate per finalità politiche di parte. E quelle voci, che raccontano anche delle modalità pratiche con cui i due avrebbero maneggiato quelle carte, ribadiscono la possibilità che si configuri l’esistenza di un rilevante reato che, in un altro paese, avrebbe portato a conseguenze gravi, se non gravissime. Ma dimentichiamoci i resoconti che circolano a Montecitorio e dintorni. Anche perché sono sussurrati in un contesto in cui gli altri spezzoni della maggioranza, pur convinti della colpevolezza del duo, hanno altro a cui pensare per raggiungere gli obiettivi per cui si sono messi con Giorgia Meloni dopo averla lasciata in una solitaria opposizione per tutta l’esperienza del Governo Draghi. C’è da portare a casa l’autonomia differenziata e, soprattutto, ci sono le nomine negli enti che contano.

Ora, noi avevamo inteso che l’obiettivo di Giorgia Meloni fosse quello d’impostare una vera e propria battaglia di “civiltà” politica. Ovviamente, senza condividerne antefatti e finalità. Ma sentivamo parlare di un progetto “alto”. Ebbene, è possibile che questo tipo di impegno possa dimenticare la massima dei tempi di Cesare secondo la quale “la moglie di Cesare deve non solo essere onesta, ma mostrare di essere onesta”? E c’è coerenza in questo allorquando si preferisce limitarsi a disquisire in modo causidico se i documenti sono secretati, sensibili, non divulgabili, riservati, confidenziali e via di seguito? In effetti, la sostanza non cambia.

Non sarebbe meglio stato che, in attesa di appurare come sono andate veramente le cose, ai due fosse stato chiesto di andare per qualche tempo in panchina? Anche perché, se qualcosa di grave è stato commesso, sarebbe poi più facile non farlo diventare un affare in grado persino di far cadere il Governo.

Ma su questa vicenda Cospito – 41 bis. Sono tante altre le cose che non tornano. Al punto da far ritenere che destra come sinistra, non stiamo a guardare le dichiarazioni ufficiali, abbiano voci al proprio interno espressione della volontà di cancellare il tipo di provvedimento antimafia e antiterrorismo in questione?

Tra le cose da meglio capire vi sono quelle che riguardano il Pd, in un momento in cui si delinea una sorta di “alleanza” tra capi mafia al 41 bis e Cospito.

Una brevissima digressione è però necessaria. Ascoltando alla Camera Giovanni Donzelli, e  trovandone conferma sulla stampa, abbiamo capito che, nel caso Cospito, questo 41 bis è da considerare una sorta di colabrodo. Per quella familiarità carceraria, evidentemente tollerata, di cui veniamo informati con una dovizia di particolari che lasciano allibiti sulla reale applicazione di norme tanto punitive. Meritatamente punitive ed utili ad isolare i capi mafia dalle organizzazioni che, altrimenti, continuerebbero a guidare da dentro le loro celle.

Tra le cose che non tornano, a parte la caratteristica della visita in carcere da parte della delegazione dei Dem, vi è in particolare da considerare l’atteggiamento tenuto dall’ex Ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

Egli, infatti, già prima che scoppiasse la bufera degli ultimi giorni, siamo al 7 gennaio scorso, aveva diffuso un tweet favorevole alla cancellazione del 41 bis di Cospito. Tornerà sull’argomento il 30 dello stesso mese. Ovviamente, anche lui, ex Guardasigilli, avrà fatto le proprie valutazioni. Ma è strano che non si riesca a trovare un suo invito simile dopo l’adozione del provvedimento a carico dell’anarchico deciso dalla ministra Cartabia nel maggio 2022. Decisione assunta sulla base delle pesanti sentenze comminate ad un responsabile di gravi fatti terroristici per i quali sono previsti anche il 41 bis e il cosiddetto ergastolo ostativo. Non ha riflettuto Orlando sul fatto che rischiava, e rischia, di fare la figura di chi usa due pesi e due misure a seconda di chi gli è succeduto alla scrivania di Via Arenula? E non gli è venuto il dubbio di quanto possa prestarsi al sorgere di tanti quesiti la proposta di allentare il 41 bis a Cospito che non si è ammalato di Covid, ma sta male per uno sciopero della fame organizzato contro una pena legittimamente inflittagli per i gravi reati commessi?

Insomma, siamo autorizzati a pensare che quel che vediamo sia solo la punta dell’iceberg di una questione che, forse, con il giurì d’onore allestito alla Camera e le indagini avviate da chi di dovere, riusciremo a precisare nel prossimo futuro. A meno che non si preferisca uscirne in qualche altro modo.

https://www.politicainsieme.com/anche-dopo-intervento-della-meloni-qualcosa-non-convince-di-giancarlo-infante/




RANIERI CONFERMATO Segretario Cgil Abruzzo Molise

Eletto dall’Assemblea generale del sindacato al termine del congresso regionale dedicato al tema “Il lavoro crea il futuro”

Pescara, 4 febbraio 2023. Carmine Ranieri, dal 2018 segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, il primo dopo l’accorpamento del sindacato delle due regioni, è stato confermato alla guida dell’organizzazione regionale. Resterà in carica per altri quattro anni. Lo ha stabilito l’Assemblea generale del sindacato, nell’ambito del congresso che si è svolto ieri e oggi al PalaBecci di Pescara, dedicato al tema “Il lavoro crea il futuro”.

Nella giornata di ieri i lavori sono andati avanti tra dibattiti, interventi, tra cui l’intervista alla scrittrice Rita El Khayat, ed iniziative di vario genere, come lo spettacolo teatrale “Caprò” (regia Edoardo Oliva, autore Vincenzo Mambella).

Nella giornata odierna, oltre al dibattito interno, è intervenuto il Presidente dell’Anci Abruzzo, Gianguido D’Alberto, che si è impegnato alla sottoscrizione di un protocollo che consenta un confronto continuo con le Organizzazioni sindacali sull’attuazione del Pnrr, il Coordinatore Regionale dell’Anpi, Fulvio Angelini, che ha rappresentato la necessità di tenere alta la guardia contro le derive neofasciste ed il Presidente della Associazione Brigata Maiella, che ha conferito alla Cgil Abruzzo Molise la carica di socio onorario. Particolarmente emozionante è stato l’intervento di Claudio Ferrante, responsabile dell’associazione Carrozzine Determinate, che ha affrontato i temi della disabilità e delle barriere architettoniche ancora troppo presenti nelle nostre città che relegano i disabili ad una condizione di prigionia.

Ha concluso i lavori Tania Scacchetti, Segretaria nazionale Cgil. A conclusione del congresso, l’Assemblea ha eletto il segretario generale.

Nel corso della sua relazione, Ranieri si è soffermato sul lavoro svolto in questi anni e su quello che il sindacato dovrà svolgere in futuro. Tanti i temi affrontati: dal lavoro, inteso sia come necessità di lavoro stabile sia come cambiamento del mondo del lavoro e nuovi lavori, alla sanità e fino ai grandi temi internazionali, come la pace, le migrazioni e la transizione ecologica.

Sul fronte lavoro, afferma il segretario, “se il buongiorno si vede dal mattino, con questo Governo la situazione è destinata a peggiorare: ci troviamo di fronte ad un Esecutivo che aumenta la precarietà, reintroducendo i voucher, proponendo di nuovo la possibilità per le aziende di stipulare contratti a tempo indeterminato acausali per 24 mesi e fino a 36. Ciò avviene – sottolinea – nonostante già oggi sette su dieci nuovi contratti sono a tempo determinato, l’11,3% dei lavoratori svolge un impiego part-time senza averlo scelto, il 10,8% degli occupati è sotto la soglia di povertà. È necessario aumentare i salari che sono erosi pesantemente dall’inflazione. Per fare ciò si devono rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro e ridurre le tasse sul lavoro”.

Il segretario si sofferma anche sulle nuove tipologie di lavoro. “Con la pandemia – evidenzia Ranieri – ha preso piede lo smart working, che piace sia alle aziende sia ai lavoratori. Tutto ciò porta nuove problematiche di cui il sindacato deve farsi carico. Sono inoltre in continua crescita i lavoratori autonomi e, tra questi, sono sempre più coloro che chiedono diritti. Questi lavoratori necessitano di risposte collettive in termini di tutele sociali e di avere un equo compenso che sia davvero tale. A queste esigenze dobbiamo rispondere – osserva Ranieri – Vi è la necessità di una riforma del mercato del lavoro che sia complessiva e che abbia una visione globale che tuteli tutti i lavoratori”.

Inevitabile, poi, il riferimento all’emergenza sicurezza sul lavoro, perché, sottolinea il segretario, “non si può continuare a morire in nome del profitto di qualcuno. Servono più ispettori, più controlli, più sanzioni, più formazione, ma anche anticipo pensionistico per i lavori gravosi, meno precarietà, meno straordinari e una riforma dell’alternanza scuola-lavoro”.

Spazio anche all’autonomia differenziata, questione su cui “oggi siamo di nuovo chiamati in campo: l’Italia – sottolinea Ranieri – è una e indivisibile e difenderemo il Paese da chi vuole dividerlo e creare uno spezzatino, culturale e amministrativo, dei diritti sociali ed economici, allargando gli intollerabili divari territoriali già in essere”.

Tra i temi affrontati anche quello della sanità, con tutti i suoi problemi, dalla carenza di personale medico, infermieristico e sociosanitario alla necessità di un riequilibrio dei servizi ospedalieri. “Stiamo massacrando il Servizio sanitario nazionale per come lo abbiamo conosciuto – evidenzia Ranieri – Se non interveniamo, tra qualche anno ci troveremo una sanità pubblica fortemente depotenziata. La vertenza sanità deve essere la priorità per tutta la Cgil e a tutti i livelli, nazionale, regionale e territoriali, con l’obiettivo di fermare questa deriva“.

Non è mancato il riferimento all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia: “Serve subito il cessate il fuoco e l’avvio di una conferenza di pace – afferma il segretario – Il popolo della pace deve continuare a riempire le piazze e deve diventare un fiume in piena. Noi non saremo tra coloro che non hanno provato a fermare lo sterminio delle armi”.

Sul fronte transizione ecologica, secondo Ranieri “dobbiamo essere tutti consci che le energie rinnovabili sono il futuro e che per eliminare le fonti fossili dobbiamo procedere ad un rapido passaggio alle rinnovabili, mentre la transizione energetica procede troppo lentamente”. Per quanto riguarda il fenomeno della migrazione, servirebbe una “discussione in Europa sull’accoglienza delle popolazioni migranti, unica via d’uscita concreta”, mentre oggi si assiste ad una “politica populista e piena di falsità, se consideriamo che dall’insediamento del Governo Meloni gli sbarchi sono aumentati del 50%”.

“Viviamo in un contesto molto difficile, è più che mai necessario mettere al centro il lavoro, la pace, la giustizia sociale, la solidarietà umana. È questo l’impegno ed il programma politico della Cgil Abruzzo Molise per i prossimi quattro anni”, conclude Ranieri.




GIORNATA PER LA VITA. L’Ecosistema nutrizionale della donna

Il 4 febbraio a Scerne di Pineto un congresso medico-scientifico. Domenica 5 febbraio una mattinata dedicata a tutta la famiglia

Teramo, 3 febbraio 2023. La Giornata per la Vita si celebrerà il 5 febbraio sul tema «La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14)». Per vivere insieme questo appuntamento e riflettere sul tema proposto, l’Ufficio diocesano di pastorale familiare propone due appuntamenti: un congresso nella giornata di sabato 4 febbraio e un momento per le famiglie domenica 5 febbraio.

Sabato 4 febbraio nella Sala Convegni della Fondazione Maria Regina, a Scerne di Pineto, si parlerà dell’Ecosistema nutrizionale della donna: un viaggio che dura una vita. Saranno presenti al congresso studiosi provenienti dai Dipartimenti di Ostetricia e Ginecologia delle Università di Ancona, Chieti-Pescara, Ferrara, L’Aquila, Pavia, Roma Campus Biomedico, Roma Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Università “La Sapienza” e Roma Tor Vergata. Si fornirà un’ampia panoramica dei problemi nutrizionali delle donne e delle relative soluzioni, con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema, di prevenire le malattie legate alla nutrizione e incoraggiare stili di vita e scelte alimentari salutari per le donne di tutte le età. Ai lavori parteciperanno anche il Vescovo di Teramo-Atri Lorenzo Leuzzi e l’Arcivescovo di Ancona-Osimo Angelo Spina. Qui il programma del convegno: https://www.diocesiteramoatri.it/nutrizione/. Il congresso potrà essere seguito dalle ore 9.30 sul canale YouTube Diocesi di Teramo-Atri.

Domenica 5 febbraio nella Piccola Casa Santa Maria Aprutina di Teramo appuntamento per tutta la famiglia a partire dalle 9.30, con momenti dedicati a ragazzi, giovani e adulti, organizzato dall’Ufficio Famiglia in collaborazione con l’Azione Cattolica diocesana. Si rifletterà sull’importanza di una cultura della vita partendo dal messaggio dei vescovi in occasione della 45esima Giornata per la vita. Scrivono i presuli: “In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa […] Quando si acuiscono le ragioni di conflitto tra i popoli… i potenti e i mercanti di morte ripropongono sempre più spesso la “soluzione” della guerra, ma il Signore ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa”.

A seguire la consueta Marcia della pace che accompagna da anni le iniziative per il mese della pace dell’Azione Cattolica diocesana. Il corteo arriverà al Duomo di Teramo per la Santa Messa delle ore 12.00 presieduta dal Vescovo Lorenzo Leuzzi.




ACCORDO CON HARVARD Medical School

Borsa di studio in network medicine finanziata da imprenditore italo-americano

L’Aquila, 3 febbraio 2023. L’Università dell’Aquila formalizzerà un accordo con la Medical School dell’Università di Harvard, negli Stati Uniti, grazie al quale ogni anno i propri studenti e le proprie studentesse iscritti/e ai corsi di laurea delle aree scientifiche e bio-medicali potranno frequentare un semestre nel laboratorio diretto dal Prof. Joseph Loscalzo – cardiologo di fama mondiale, direttore del Dipartimento di Medicina e chief doctor al Brigham and Women’s Hospital, nonché titolare della Cattedra Hersey in Teoria e pratica della medicina presso la Harvard Medical School – e fare ricerca nel settore della Network Medicine.

Tutto ciò sarà possibile grazie alla filantropia di un imprenditore italo-americano di origini aquilane, Carlo Ruggeri, che finanzierà, grazie alla fondazione della sua famiglia, una borsa di studio (fellowship) di cui potranno usufruire gli studenti e le studentesse UnivAQ e che porterà il suo nome.

A presentare l’accordo sono stati, in una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina a Palazzo Camponeschi, il rettore UnivAQ Edoardo Alesse; il direttore generale Pietro Di Benedetto; il prof. Bruno Rubino, prorettore delegato per gli Affari internazionali; il prof. Antonio Mecozzi, professore di Fisica della materia al Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche (DSFC) di UnivAQ e già prorettore delegato; e lo stesso Carlo Ruggeri.

“L’idea” ha spiegato l’imprenditore italo-americano, che vive tra gli Stati Uniti e il suo paese natale, Cagnano Amiterno (AQ) “mi è venuta perché volevo sostenere questa nuova branca della medicina chiamata Network Medicine, di cui è pioniere il mio amico Joseph Loscalzo, titolare della cattedra di Cardiologia a Harvard, e al tempo stesso volevo realizzare qualcosa di concreto per l’Università dell’Aquila, l’università della mia città, dove ho anche studiato. Il rettore Alesse, i professori Rubino e Mecozzi e tutto l’ateneo si sono subito dimostrati entusiasti e disponibili ad accogliere la mia proposta, dando prova di modernità e apertura mentale. Per ora partiremo con la borsa di studio ma il mio intento è quello di sviluppare ulteriormente questa collaborazione, allargandola magari ad altri campi”.

“Questa borsa” ha afferma il rettore Edoardo Alesse “è rivolta principalmente a studenti e studentesse di area biomedica ma non esclude tutte le altre specializzazioni, dall’ingegneria alla fisica, dalla chimica alla matematica, per cui, nel bando che emaneremo a breve, daremo la possibilità di fare domanda anche a coloro che afferiscono a questi corsi di studi. Il nostro auspicio è che questo sia solo il primo tassello di una collaborazione che vorremmo ampliare e rafforzare ulteriormente, mettendo a disposizione anche le nostre risorse per essere sede ospitante di scambi con gli Stati Uniti”.

La Network Medicine è un approccio complesso allo studio delle malattie che spera di comprendere più profondamente le differenze nel modo in cui le malattie sono espresse nei singoli pazienti, prendendo in considerazione le diverse interazioni complesse tra tutte le molecole che creano il ‘fenotipo della malattia’, ovvero il modo in cui la malattia si manifesta. La Network Medicine presta attenzione proprio a quelle caratteristiche molecolari e cliniche che distinguono il modo in cui la malattia si manifesta in ogni singolo paziente. Questo permette di identificare obiettivi terapeutici unici che possono ottimizzare le conseguenze funzionali di qualsiasi intervento.

Carlo Ruggeri è nato a Torre di Cagnano Amiterno, in provincia dell’Aquila, e vive negli Stati Uniti da quando aveva 23 anni. Dopo essersi diplomato al liceo Classico “D. Cotugno” dell’Aquila e aver completato all’Università dell’Aquila il biennio di Medicina, si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta il Rhode Island College, laureandosi in Tecnologia Medica. Dopo una breve carriera accademica e un’esperienza ospedaliera, inizia a lavorare nel campo dell’industria dei medical devices, ricoprendo diverse posizioni manageriali e amministrative in aziende multinazionali come Gilford Instruments, Ciba-Corning e Sclavo, del gruppo Enichem. Nel 1987 fonda la Vega Biomedical, azienda specializzata in diagnostica che, in seguito verrà acquisita dalla Elan Pharma, multinazionale farmaceutica di cui lo stesso Ruggeri diverrà presidente della divisione prodotti diagnostici. Dopo aver intrapreso una nuova esperienza imprenditoriale nel settore investimenti in Private Equity con la fondazione Trevi Health Ventures, nel 2010 fonda la Alcor Scientific, una delle società più importanti a livello mondiale nel campo della diagnostica. Di recente l’azienda è stata venduta parzialmente a un importante Private Equitiy Fund. Pur continuando a essere attivo nel campo dei medical divices, oggi Carlo Ruggeri si dedica principalmente al management della Torre Hldings, che gestisce gli investimenti e le attività filantropiche della sua famiglia. Insieme a sua moglie Angela, Carlo Ruggeri vive tra il Rhode Island e il suo paese natale, Cagnano Amiterno.




MADE IN ITALY: Cosa Rimane

Nel programma del Governo Meloni un dicastero dedicato: per la riconquista?

di Mira Carpineta

All’insediamento del Governo a guida Giorgia Meloni, tra le tante curiosità sollecitate dal nuovo corso politico, non è passato inosservato l’intento della Presidente sulla riconquista del patrimonio economico italiano che viene indicato come Made in Italy. Allo scopo di porre maggiore attenzione sull’oggetto di discussione, il Ministero dello Sviluppo Economico, affidato a Adolfo Urso, ha cambiato nome in Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Cosa si intende con tale definizione, innanzitutto? La società di servizi e consulenza KPMG, già nel 2012 indicava il Made in Italy come il terzo marchio più noto nel mondo dopo Coca-Cola e Visa.  Nel 2017 il Made-in Country Index però rilevava che l’Italia era scivolata al settimo posto e nel 2022 un altro studio di Brand Finance posizionava il primo marchio italiano più noto nel mondo, cioè Gucci, nella posizione 108.

Cosa è accaduto in dieci anni? Il Made in Italy viene definito il marchio delle 4 A: Abbigliamento, Alimentare, Automazione, Architettura. Questi quattro macrosettori riassumono tutto ciò che è possibile riconoscere nel mondo come “fatto in Italia”. In questi settori, infatti, trovano casa alcuni grandi prodotti e produttori di origine italiana.

Secondo dati del 2018, l’export della moda italiana – abbigliamento, calzature e affini –  ha un valore di 48,6 miliardi di euro (CCIIAA Milano – Promos). Le esportazioni dell’agroalimentare si aggirano sui 40 miliardi di euro (Nomisma). L’industria della macchina utensile, della robotica e dell’automazione  ha raggiunto quota 6.110 milioni di euro (Centro Studi & Cultura di Impresa) e infine il design italiano ha generato un valore di 22 miliardi di euro (CCIIAA Milano – Promos), ma nonostante questi dati così positivi, qualcosa si è inceppato, a causa di alcuni punti deboli che ne hanno determinato un significativo rallentamento: una diminuzione della produttività, una Pubblica Amministrazione poco “friendly” con il sistema imprese a causa di una eccesiva e spesso insostenibile tassazione e burocratizzazione, poca innovazione e rapporti inesistenti o conflittuali con le parti sociali.

Questo clima poco favorevole alle aziende ha avuto come conseguenza una progressiva perdita dei grandi marchi del Made in Italy per due ragioni essenziali: la delocalizzazione e la cessione dei brand stessi. La delocalizzazione è stata una scelta delle stesse imprese per contenere i costi eccessivi legati ai motivi di cui sopra (eccessiva tassazione e burocrazia), ma la cessione ha prodotto dei veri e propri cataclismi economici per molti settori.

La mancata percezione, tutta italiana, va detto, del reale valore dei marchi tricolore ha originato, di contro, una corsa all’acquisto da parte di chi invece, questo valore lo aveva ben chiaro. In un’inchiesta di TGCOM24  del 2020 si legge che “ il marchio italiano piace a tutti e in tutti i settori” ed elenca una lunga serie di quelli passati di mano: Fiorucci, Versace, Krizia, Ferretti, Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Dodo, Brioni e Richard Ginori acquisiti da Edwin International, Michael Kors, Marisfrolg Fashion Co, Shandong Heavy Industry-Weichai Group, il fondo francese Kering; La Rinascente dalla compagnia thailandese Central Group of Companies; Loro Piana, Fendi, Emilio Pucci e Bulgari di proprietà della LVMH; La giapponese Itochu Corporation ha fatto suoi altri marchi Mila Schon, Conbipel, Sergio Tacchini, Belfe e Lario, Mandarina Duck, Coccinelle, Safilo, Ferré, Miss Sixty-Energie, Lumberjack e Valentino S.p.A. E questo per il settore moda.

Per il settore alimentare Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori sono di Lactalis, acquirente della Parmalat nel luglio del 2011, mentre gli oli Cirio-Bertolli-De Rica sono passati nel 1993 alla Unilever, che poi li ha ceduti nel 2008 alla spagnola Deoleo, già titolare di Carapelli, Sasso e Friol. Anche l’Eridania Italia, società leader nel settore zucchero italiano, è passata poi in mani francesi. La Birra Peroni, comprendente i marchi Peroni e Nastro Azzurro, è stata acquisita dal colosso giapponese Asahi Breweries, mentre la Star, proprietaria di diversi marchi come Pummarò, Sogni d’oro, GranRagù Star, è stata acquistata dalla spagnola Gallina Blanca del Gruppo Agrolimen. Motta– di Buitoni e Perugina dalla Nestlè.

Per quanto riguarda le imprese finanziarie, già nel 2006, il gruppo Bnp Paribas acquisisce Bnl. Nel 2007, Credit Agricole prende il controllo delle banche Cariparma e Banca Popolare FriulAdria. Sempre nello stesso anno, Generali accetta l’offerta di Groupama per l’acquisto del 100% di Nuova Tirrena per 1,25 miliardi di euro. Anche Unicredit ha venduto Pioneer ad Amundi per un valore di 3,5 miliardi di euro.

Nell’industria, Italcementi è stata acquisita da HeidelbergCement. La Pirelli invece ha come nuovo socio ChemChina. A settembre 2016 la francese Suez ha acquisito parte di Acea mentre Magneti Marelli passa ai giapponesi di Calsonic Kansei. In campo energetico Edison entra a far parte degli assets francesi. 

Nell’industria dei treni, il made in Italy non esiste più. La Fiat Ferroviaria è controllata da Alstom. AnsaldoBreda è stata invece venduta alla giapponese Hitachi da parte di Finmeccanica. Per gli aerei, Etihad ha acquisito per tre anni Alitalia mentre la Piaggio Aerospace è dal 2014 in mano agli arabi di Mubadala. Per Lamborghini, invece la nuova casa è in Germania presso il Gruppo tedesco Volkswagen (dati dal master biennale in giornalismo della IULM a cura di Ilaria Quattrone). Italo è passata al fondo americano specializzato in infrastrutture Global Infrastructure Partners III funds, mentre sempre nei treni ad alta velocità, AnsaldoBreda è stata acquisita dalla giapponese Hitachi. Infine, per le infrastrutture, Telecom è controllata dalla francese Vivendi. Ma l’elenco è ancora lungo se si pensa che il numero dei marchi ceduti si aggira sui 120.

Unica eccezione a questa tendenza il caso Barilla, venduta nel 1971 a una multinazionale americana dai fratelli Pietro e Gianni Barilla per ragioni familiari, ma già otto anni dopo riacquistata dallo stesso Pietro. Questo mare magnum di imprese cedute e acquistate consolida, a quanto pare, il concetto della percezione del valore del Made in Italy che vede da una parte il Bel Paese che se ne priva e dall’altra il mondo che lo cerca e vuole possederlo. Oggi, con la nascita di un ministero dedicato, saprà il Governo Meloni invertire la tendenza e recuperare quel valore?




IN ATTESA DI SANREMO, in Ucraina si continua a morire

di Domenico Galbiati

2 febbraio 2023

La lurida guerra di Putin miete quotidianamente vittime civili in Ucraina. Una guerra condotta con la fredda, metodica, lucida e perversa, determinata follia dell’assassino seriale. Ciò che distingue il serial killer dal criminale comune è un universo mentale di cui violenza e sadismo occupano l’ intero spettro, dal momento che costituiscono istanze vitali, in un certo senso connaturate al soggetto e, dunque, irrinunciabili. Con buona pace di coloro che aspettano aperture di Mosca ad una composizione pacifica del conflitto, che non ci saranno.

Peraltro, ha ragione l’editorialista del Corriere che, qualche giorno fa, ricordava come le “guerre per procura” non esistano e rappresentino, piuttosto, un costrutto concettuale falso e fuorviante, cui ricorrono coloro che vogliono nascondere a sé stessi dati di realtà incontrovertibili. Bisogna, infatti, mantenere per fermo che il conflitto ucraino altro non è se non la gratuita ed immorale aggressione della Russia, diretta a cancellare dalla vita e dalla storia un intero popolo. Nonché finalizzata a sobillare un ordine internazionale divenuto insopportabile nella misura in cui le proprie fantasie imperiali inciampano contro l’arretratezza di un sistema politico, sociale e produttivo che reca ancora le ferite che il comunismo sovietico ha storicamente inferto al popolo russo.

Una guerra non a caso condotta con la cinica, compiaciuta ed opportunistica indifferenza di grandi Paesi, quali sono la Cina, anzitutto, ma anche l’India e, da ultimo, perfino il Brasile di Lula. A dimostrazione di una complicità di fatto che conta di lucrare vantaggi strategici sul piano delle relazioni internazionali, grazie alla devastazione delle più elementari regole di convivenza che Putin mostra di poter ferire impunemente.

Un secondo punto va mantenuto fermo. Da parte dell’Ucraina e del suo popolo, il conflitto in atto non è una guerra, nel senso classico del termine, ma, al contrario, una lotta di resistenza e, dunque, difensiva. Si tratta di due fattispecie ben differenti.

Le guerre sono finalizzate al potere, al prestigio di uno Stato, alla sua espansione territoriale o al predominio geo-politico. La resistenza è diretta a preservare la vita, nella sua più immediata fisicità, la storia, la cultura, la dignità di un popolo e delle persone che, ciascuna nella sua incomparabile singolarità, gli danno forma.

Ora, se la guerra non è mai giusta, una lotta di liberazione non solo lo è, ma diviene addirittura necessaria e doverosa. Meritevole di essere fermamente sostenuta. Senza temere un crescente disorientamento, che pur c’è anche in certa opinione pubblica del nostro Paese, laddove il confine tra pacifisti ad oltranza, amanti del quieto vivere, e soggetti ermeticamente chiusi nella loro sorda indifferenza si è fatto talmente sottile da essere indistinguibile.

Può essere discutibile la motivazione che ha indotto la RAI ad invitare Zelensky alla saga nazional-popolare di Sanremo, ma è fuor di dubbio il dovere di quest’ultimo a non perdere occasione per ricordare e documentare il martirio del suo Paese. Sì, sia pure tra una canzonetta e l’altra, perché è la vita ad essere fatta così: ad intrecciare commedia e dramma, farsa e tragedia secondo un copione che travalica ogni supposta regia di cui vorremmo essere capaci.

La sofferenza del popolo ucraino com’è stata giustamente ospitata nelle auliche sedi dei Parlamenti, può essere altrettanto dignitosamente mostrata in una manifestazione che raggiunge l’ intimità domestica di milioni e milioni di italiani, senza temere che rechi offesa o distrutto all’intrattenimento canoro.

Domenico Galbiati

https://www.politicainsieme.com/in-attesa-di-sanremo-in-ucraina-si-continua-a-morire-di-domenico-galbiati/




IN PRIMA ASSOLUTA l’Azione Sacra dedicata a Rodolfo D’Acquaviva Beato

Appuntamenti a L’Aquila e ad Atri. Venerdì 3 febbraio, ore 21.00 – L’Aquila, Basilica San Bernardino. Domenica 5 febbraio, ore 18.00 – Atri, Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta

L’Aquila, 2 febbraio 2023. Straordinariamente di venerdì a L’Aquila, l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese accoglierà il pubblico aquilano, per questa settimana, il 3 febbraio alle 21:00 nella Basilica di San Bernardino per una prima assoluta. Replica domenica 5 febbraio, ore 18:00 ad Atri nella Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta con il sostegno della Fondazione Tercas.

Con un cast quasi completamente abruzzese, formato dal tenore Riccardo Della Sciucca, dal basso-baritono Matteo Maria Ferretti, dalla voce recitante di Carlo Orsini con la partecipazione della Schola Cantorum G. D’Onofrio e del Coro Giovanile Piceno guidati dai Maestri Gianpiero Catelli e Claudio Bellumore, sotto la direzione di Cesare Della Sciucca, l’ISA presenterà Rodolfo D’Acquaviva Beato storia di un martire gesuita della famiglia d’Acquaviva di Atri, azione sacra composta dal giovane compositore abruzzese Federico Del Principio e dedicata alla vita del Beato Rodolfo d’Acquaviva, gesuita nato ad Atri nel 1550 e giunto missionario fino corte di Akbar il felice, gran Mogor dell’India, nella reggia di Fathipur dove fu ucciso nel 1583 e, in seguito, dichiarato beato.

Dice il compositore: In un periodo storico in cui gli accadimenti che si susseguono portano gli individui all’egoismo sociale e sono obbligati all’allontanamento fisico, ripercorrere il martirio del Beato Rodolfo d’Acquaviva non può che risvegliare la vera essenza della vita: il prossimo. La musica di questa opera osserva il comandamento dell’altruismo in cui l’impegno del singolo converge sull’armonia del tutto. È quello che da oltre 50 anni rappresenta l’Istituzione Sinfonica Abruzzese che ha accolto nella sua quarantottesima Stagione dei Concerti l’esecuzione dell’Azione Sacra come messaggio di condivisione dimostrandosi attenta e sensibile alle realtà del territorio abruzzese: dai solisti al direttore, dal librettista alla Schola Cantorum D’Onofrio per non parlare di Atri e L’Aquila che hanno dato i natali a uomini illustri della cristianità.

Completa il programma la Sinfonia in si minore per archi Al Santo Sepolcro RV 169 di Antonio Vivaldi e la Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore K. 543 di Wolfgang Amadeus Mozart.

I biglietti per il concerto aquilano sono in prevendita su ciaotickets.com. La vendita diretta è possibile presso la sede dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese in Piazza del Teatro, dalle ore 19 di venerdì 3 febbraio. Per info www.sinfonicaabruzzese.eu




CONTROLLI, SANZIONI e sequestri

Guardia costiera a Silvi e Pineto

Silvi, 2 febbraio 2023. Nel corso del mese di gennaio, i militari dell’Ufficio Locale marittimo di Silvi Marina hanno individuato, a seguito di segnalazione pervenuta da personale dell’Arta Abruzzo, 760 kg di pneumatici illecitamente smaltiti sull’argine del Torrente Cerrano e dopo aver notiziato la Procura della Repubblica di Teramo hanno interessato il Comune di Silvi per la bonifica dell’area, prontamente eseguita.

In una distinta operazione, eseguita congiuntamente al Comando di Polizia Locale di Pineto, sono state elevate 15 sanzioni amministrative, per un importo complessivo di 4.665 euro, nei confronti di proprietari di natanti e titolari di concessioni demaniali marittime rilasciate per attività di alaggio in spiaggia. Inoltre, sono stati posti sotto sequestro e successivamente rimossi 13 natanti abbandonati sull’arenile, il tutto in violazione di norme attinenti al corretto uso del demanio marittimo. Anche in questo caso le aree sono state bonificate e restituite alla pubblica fruibilità.




IN FRANCIA NON SCHERZANO. Milioni in piazza

Contro l’innalzamento dell’età pensionabile

1° febbraio 2023

La Francia è in piena seconda ondata di proteste e scioperi contro i piani di Emmanuel Macron di portare l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Le manifestazioni, organizzate da otto sigle sindacali, hanno visto la partecipazione di oltre un milione di persone e si sono svolte in contemporanea con il fermo totale di scuole, trasporti pubblici e altre attività economico – produttive. Ovviamente, è in atto la solita battaglia sui numeri: secondo il sindacato CGT la partecipazione in piazza ha coinvolto due milioni e ottocentomila partecipanti, di cui mezzo milione nella sola Parigi. Per le autorità, invece, si è trattato di 87 mila persone. Ma in occasione della prima protesta di dodici giorni fa i manifestanti sono stati più di un milione e centomila. In ogni caso, la Francia si è ritrovata paralizzata confermando la tradizione che quando si scende in piazza o in sciopero la lotta non è fatta con i guanti di velluto.

In ogni caso, Macron insiste nell’alzare l’età pensionabile. Gli rispondono i sondaggi secondo i quali il 75% dei francesi non vogliono sentir parlare dei cambiamenti che il Presidente ha intenzione d’introdurre. Dalla parte dei sindacati e dei manifestanti c’è anche la considerazione che Macron si trova senza una maggioranza dell’Assemblea Nazionale e, dunque, si tratta di vedere se e dove sarà possibile trovare i voti necessari a varare provvedimenti davvero impopolari.

La risposta di Macron per ora è tutta giocata coinvolgendo le forze di Polizia impegnate con oltre 11 mila poliziotti a Parigi e nelle circa 200 località del resto del Paese in cui si sono svolte le proteste che, in alcuni casi, sono state contrastate con il lancio di gas lacrimogeni e con decine di arresti. Nessuno crede che queste misure fermeranno i lavoratori francesi che, quando si decidono a fare le cose, non le fanno all’acqua di rose.

Una nota curiosa viene dal fatto che il luogo in cui si sono svolte le principali manifestazioni parigine è Place d’Italie. Un’involontaria sottolineatura che il nostro Paese è stato uno dei primi ad innalzare significativamente l’età della pensione.

https://www.politicainsieme.com/in-francia-non-scherzano-contro-linnalzamento-delleta-pensionabile-milioni-in-piazza/

Foto notizie.tiscali.it




UNITI PER IL REDDITO. Opporci all’attacco del governo

Tolgono il reddito di cittadinanza per tenere bassi i salari

Pescara, ° febbraio 2023. Sabato 4 febbraio USB Abruzzo e Molise scenderà in piazza a Teramo in Corso San Giorgio dalle ore 18:00 in occasione del lancio della campagna “Uniti per il Reddito”, che ci vedrà opporci all’attacco del governo Meloni contro i settori popolari di questo Paese.

Saremo in piazza per dire che il Reddito di Cittadinanza non va abolito, anzi va ampliato verso un Reddito di Base universale e incondizionato. È necessario oggi un sostegno al reddito in questo paese, non solo per le migliaia di persone che già ne beneficiano e a cui il governo vuole togliere uno strumento di dignità, di garanzia di accesso a beni e servizi essenziali.

È necessaria un’integrazione al reddito per tanti, troppi lavoratori e lavoratrici che pur avendo un contratto non hanno un salario sufficiente a garantirsi la sopravvivenza. Perché in un Paese che non prevede un salario minimo per legge, i nostri stipendi sono in ribasso da anni, e non è sbagliato poter dire “no” a un datore di lavoro che offre una paga al di sotto la soglia di povertà perché c’è un sostegno al reddito come alternativa.

È necessaria un’integrazione al reddito per compensare le pensioni minime, che non garantiscono vita degna a chi le riceve, complice anche la privatizzazione della sanità che comporta l’aumento dei costi delle cure e la necessità di ricorrere a prestazioni private per accorciare i tempi di attesa.

È necessaria per chi non riesce a fare fronte agli alti costi di affitti e mutui, sommati all’aumento delle bollette e di diversi beni essenziali, a cui lo Stato non garantisce né una soluzione tramite la casa popolare, né alcuna forma di sostegno diretto.

È necessario ampliare il sostegno agli studenti universitari, perché la formazione costa e pesa sulla famiglia o costringe chi studia ad ammazzarsi anche di lavoro per pagare la retta e spesso l’affitto.

È fondamentale regolarizzare tutti i migranti in questo Paese, perché troppo spesso sono oggetto di ricatto, di lavoro nero, pagato pochissimo e ultra-sfruttato: che possano beneficiare di un sostegno al reddito è una questione di giustizia.

Così come è fondamentale che il sostegno al reddito sia distribuito su base individuale, non familiare, perché questa modalità risulta per diversi motivi penalizzante per la componente femminile.

Al contrario, la manovra di Bilancio attuale rappresenta, sulla linea del governo precedente, un enorme spostamento di denaro pubblico a favore delle grandi imprese e delle multinazionali.

Il governo garantisce finanziamenti e concessioni a privati, ma non investe fondi a favore delle priorità della popolazione, prima fra tutte un aumento consistente dei salari e del welfare a garanzia di diritti minimi come casa, salute, istruzione e trasporti.

Vuole abolire il Reddito di Cittadinanza non tanto per “colpire i fannulloni”, come vorrebbe la retorica degli imprenditori, ma perché a quegli imprenditori serve avere in Italia una massa di uomini e donne costretti, per mancanza di alternative, ad accettare anche le proposte di lavoro più indecenti.

Saremo in piazza, quindi, per affermare la nostra opposizione a questo governo, per ribadire che va mantenuto e ampliato uno strumento di sostegno al reddito e che serve avviare una stagione di aumenti salariali, a partire da un salario minimo per legge di 10€ l’ora, e di offerte di lavoro dignitose per chi è disoccupato o in condizioni di estrema precarietà.

Invitiamo percettori di RdC, lavoratori e lavoratrici, pensionati, forze politiche e sociali, comitati territoriali, a sostenere questa campagna di dignità e condividere la partecipazione al sit-in del 4 febbraio a Teramo in Corso San Giorgio dalle ore 18:00.

Foto www.today.it




CARI GIOVANI, vi scrivo nel giorno dell’anniversario della mia nomina a vescovo

Vi confesso che per me fu una vera sorpresa. Da tempo desideravo tornare nella Chiesa di Trani dove avevo imparato a camminare nella mia Parrocchia e nella vita sociale della mia città.

Sono passati undici anni! Sembra ieri!

Sono molto amareggiato per le notizie di crescita delle difficoltà delle nuove generazioni a vivere questo nostro tempo.

Tanti suicidi, tanti psicofarmaci…

Tutti ne siamo consapevoli.

Insieme dobbiamo e possiamo invertire la rotta, perché continuo a incontrare giovani bravi, intelligenti e desiderosi di impegnarsi.

Da dove cominciare?

Vorrei affidarvi il motto di san Berardo: ora et labora, prega e lavora.

Pensando al cammino percorso quando avevo la vostra età vorrei condividere con voi la scelta di non contrapporre libertà e responsabilità!

È il vero significato del motto ora et labora.

Oggi siamo tutti invitati a separare la libertà da ogni forma di responsabilità: o l’una o l’altra.

La libertà senza responsabilità conduce alla delusione! Quanti uomini e donne si sono illusi di poter vivere senza assumersi alcuna responsabilità.

Ma anche la responsabilità vissuta senza libertà conduce all’automatismo e, quindi, alla perdita della propria identità.

Mercoledì 22 febbraio avrà inizio la Quaresima.

È un tempo importante di verifica e di ripartenza per la nostra vita.

Sono davvero libero? Sono davvero responsabile?

Sono davvero io il protagonista della mia vita o le altre forze che dall’esterno mi spingono senza sapere dove mi conducono?

Porto sempre nel cuore le parole di Gesù nel capitolo sesto di Matteo (Mt 6, 1-18) che sarà proclamato nella celebrazione del Mercoledì delle Ceneri: quando preghi o fai l’elemosina o digiuni non farti vedere dagli altri!

È il segreto della vita!

Gli uomini liberi e responsabili sono umili e semplici costruttori della propria vita e della comunità. Non si fanno vedere! Operano ma senza aver bisogno di essere osannati.

La libertà è sinonimo di amore: solo chi ama è libero.

La responsabilità è sinonimo di speranza: solo chi spera è responsabile.

Cari giovani,

fidatevi di Gesù, che vuole camminare con ciascuno di noi, giorno per giorno.

È Lui che può illuminare il nostro percorso di vita evitando di cadere nella delusione e di intraprendere strade che conducono al nostro fallimento.

Io mi sono fidato di Lui!

Prego per tutti voi perché siate coraggiosi, uomini e donne liberi e responsabili.

Tutti confidano in voi in questo momento difficile nella storia dell’umanità.

Ma noi non siano soli!  

Il Signore Gesù ci invita a stare con Lui nel tempo quaresimale.

La Sua resurrezione, nel giorno di Pasqua, sarà la vera vittoria sulle nostre delusioni e sui nostri fallimenti.

Vostro,

+ Lorenzo, vescovo

Incontri del Vescovo con i giovani nelle Foranie:

Forania di Isola del Gran Sasso

Lunedì 27 febbraio ore 19.00

Santuario di San Gabriele – Isola del Gran Sasso




VALPELIGNA, LE OPPORTUNITÀ dell’Europa per le aziende agricole

Coldiretti incontra produttori per illustrare la nuova politica comunitaria. Domani 1° febbraio ore 18.00

Sulmona, 31 gennaio 2023. Le opportunità collegate alla riforma della politica agricola comune per i produttori della Valpeligna. È previsto domani 1° febbraio alle ore 18.00 a Sulmona (Hotel Meeting, piazza Ginaldi 3) l’incontro di Coldiretti L’Aquila con i produttori agricoli per illustrare gli indirizzi a livello comunitario e i nuovi scenari che si aprono per il settore primario anche alla luce delle tante difficoltà scaturite dalla guerra in Ucraina e collegate al caro energia. Al centro dell’approfondimento ci saranno le produzioni tipiche quali cereali, vino e aglio rosso di Sulmona. All’incontro, aperto dai saluti del sindaco Gianfranco Di Piero, saranno presenti il Vicepresidente di Coldiretti L’Aquila Fabio Cianfaglione, il direttore di Coldiretti L’Aquila Domenico Roselli  e la Presidente della sezione di Sulmona Francesca De Feo.

“L’incontro di Sulmona rientra nel tour che stiamo organizzando in provincia per far conoscere le opportunità collegate alla PAC – dice il Direttore Domenico Roselli – in seguito alla guerra in Ucraina e al caro energia le aziende vivono un momento particolarmente drammatico. Si tratta di problemi comuni a tutti i settori ma particolarmente sentiti dall’agricoltura da cui dipende il patrimonio di biodiversità che caratterizza il nostro Paese.

Nonostante i dati incoraggianti dell’export e della maggiore attenzione dei consumatori verso ciò che mangiano, è a rischio un patrimonio importantissimo che va tutelato e supportato in questa fase così difficile. Da questi presupposti l’esigenza di approfondire la nuova Politica agricola comunitaria, il sistema di aiuti, le opportunità nonché i cambiamenti previsti dalla riforma.

È necessario che gli agricoltori conoscano e vengano informati sui cambiamenti in atto. In questo incontro raccoglieremo inoltre le loro istanze per una condivisione delle problematiche e per l’attuazione delle future strategie con particolare riferimento a cerealicoltura, viticoltura e produzione di aglio rosso”.




I RICCHI (ALCUNI) e la responsabilità sociale

31 gennaio 2023

Carlo III, il monarca del Regno Unito, si è impegnato a destinare al “bene pubblico generale”, e non alla famiglia reale, un miliardo di sterline di profitti derivanti dallo sfruttamento di sei nuovi centrali eoliche offshore di proprietà della Crown Estate.

Nel corso dell’annuale incontro di Davos 205 milionari provenienti da 13 paesi sparsi per il mondo  hanno chiesto ai governi di tutto il mondo di essere tassati di più ” per aiutare miliardi di persone alle prese con la crisi del costo della vita”. Spingono per introdurre tasse sul patrimonio non per masochismo ma perché è necessario affrontare la grave situazione sociale creata dalla ” estrema disuguaglianza” che caratterizza tante società dei nostri tempi. I milionari in questione hanno inviato una lettera ai riuniti a Davos dal titolo “Il costo della ricchezza estrema” per lamentare la mancanza d’azione da parte dei legislatori a fronte di una situazione che definiscono preoccupante.

Due notizie che ci dicono di come, nonostante tutto, sopravviva il senso del sociale anche tra chi certamente non può lamentarsi delle proprie condizioni finanziarie e che, invece solo di godersi una vita assolutamente caratterizzata da agi, si preoccupa del contesto umano in cui si ritrovano comunque a fare i conti.

Colpisce la loro sollecitazione, e denuncia, per i governi che invece non intervengono. Evidentemente, altri “milionari” la pensano diversamente ed operano per la latitanza della politica. E questo nonostante sia oramai appurato che i due terzi della nuova ricchezza accumulata dall’inizio della pandemia sono andati all’1% della popolazione mondiale. Secondo Oxfam i già ricchi hanno incassato 26 trilioni di dollari alla fine del 2021. Ciò che rappresenta il 63% della nuova ricchezza totale. Il resto è andato al 99% degli esseri umani.

https://www.politicainsieme.com/i-ricchi-alcuni-e-la-responsabilita-sociale/




UN’ONDATA DI INTERNAZIONALIZZAZIONE alla d’Annunzio

La Commissione Europea promuove INGENIUM

Chieti, 30 gennaio 2023. Dopo tre anni di intenso lavoro svolto con convinzione e passione l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara ha ricevuto un importante finanziamento dall’Unione Europea per costruire i presupposti che porteranno alla realizzazione di una Università Europea. Il progetto, denominato INGENIUM, finanziato con un contributo da 15 milioni di Euro, è un’alleanza transnazionale composta da 10 università alla quale partecipano l’Università di Oviedo (Spagna), l’Université de Rouen Normandie (Francia), il Karlsruhe Institute of Technology  (Germania), il Munster Technological Institute (Irlanda), l’University of Skövde (Svezia), la South-Eastern Finland University of Applied Sciences (Finlandia),  la Sofia Medical University (Bulgaria), la Gheorghe Asachi Technical University of Iasi (Romania) e  la University of Crete (Grecia).

Dal 24 al 26 gennaio scorsi, ad Oviedo (Spagna), si è svolto con successo il Kick off Meeting di INGENIUM, alla presenza del Rettore della locale Università e dei rappresentanti degli altri Atenei coinvolti per discutere l’implementazione del progetto nei prossimi quattro anni. Il progetto prende le mosse da una delle priorità dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027, che prevede la creazione di 60 Università Europee. Le “European Universities” apriranno la strada all’università del futuro, promuovendo i valori e l’identità europei e rivoluzionando la qualità e la competitività dell’istruzione superiore europea.  Per l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, lo sviluppo del progetto è coordinato dal professor Marcello Costantini con un gruppo di lavoro composto dalle professoresse Francesca Ferri, Enrichetta Soccio, Francesca Scozzari, dal professor Maurizio Bertollo e dal dottor Glauco Conte, responsabile del Settore Internazionalizzazione ed Erasmus.

Lo scopo di INGENIUM – spiega il professor Marcello Costantini, coordinatore del progetto per la d’Annunzio – è di consolidare e istituzionalizzare la cooperazione internazionale tra i partner in didattica, ricerca e terza missione, inclusa la transizione ecologica. INGENIUM – sottolinea il professor Costantini – sarà in grado di rilasciare titoli di studio europei, aumentare la competitività della ricerca nello spazio europeo e aumentare le sinergie tra università e mondo del lavoro non solo nei contesti locali, ma a livello internazionale.

Maurizio Adezio




ENNESIMO VILE ATTACCO ad una sede della Cgil

Le scritte infamanti di sedicenti gruppi non meglio identificati presso la sede di Ortona

Ortona, 30 gennaio 2023. Scritte e simboli già utilizzati in altre sedi CGIL in Abruzzo e più in generale in Italia. Esprimiamo il più totale sdegno nei confronti del vile gesto, le nostre sedi sono da sempre presidi di democrazia e libertà e quanto accaduto non ha niente a che fare con il dissenso o pensiero critico, ma ci riporta direttamente agli anni più bui della storia del nostro Paese.

Tali continui episodi che hanno visto qualche mese fa anche l’affissione di manifesti offensivi innanzi la sede della CGIL Chieti, dimostrano che esiste un tentativo nemmeno tanto velato di voler forse intimidire chi, quotidianamente è a contatto con cittadini, pensionati e lavoratori., cercando di dare sempre risposte a problemi sempre più grandi di questa fase storica di crisi economica e sociale.

La CGIL continuerà ad essere sempre un luogo dove chi ha bisogno può rivolgersi, pronti a dare la nostra mano e non ci faremo certo intimorire da fatti di questo tipo.

Esiste però un sempre più crescente bisogno di vigilanza, controllo e rispetto delle regole democratiche da parte di tutte le istituzioni e delle forze di pubblica sicurezza.

Segnali come questi non vanno sottovalutati, per tali ragioni chiediamo a tutte le Istituzioni di mobilitarsi contro il clima di crescente odio immotivato che colpisce in maniera ingiustificata le sedi del sindacato forse anche perché rappresentano, oggi più che mai, presidi e luoghi di aggregazione e discussione democratica ci cittadini e lavoratori.

Francesco Spina

Segretario della Cgil di Chieti




IL RICATTO del voto utile

di Domenico Galbiati

30 gennaio 2023

L’unico, vero voto utile è quello effettivamente libero che l’elettore esprime entro un ventaglio di opzioni che, per quanto contenute, almeno non lo catturino forzosamente nella camicia di forza del bipolarismo maggioritario. Laddove si esprime un consenso in cui, a quelli di appartenenza ideologica, si sommano voti di opinione e, dulcis in fundo, altri che potremmo definire “a dispetto”, attribuiti ad una delle due parti solo per impedire il successo elettorale di quella avversa.

Tutto sommato non c’è da sorprendersi che siano così numerosi coloro che rifiutano di recarsi alle urne. Ad un ventaglio ampio di orientamenti culturali, tipici di un contesto plurale, corrisponde un’ offerta politica artefatta, anchilosata e costretta dentro schieramenti che si definiscono soprattutto in funzione di una contrapposizione più tattica e funzionale al consenso che non realmente strategica.

Il confronto si svolge in un clima, ad un tempo, esasperato e grigio che non dà respiro ad una rappresentanza che riproduca, nelle sedi istituzionali, traducendole sul piano della proposta politica, la molteplicità delle visioni che pur attraversano una comunità articolata come la nostra. Non a caso – sta succedendo anche in Lombardia – quanto più si avvicina l’appuntamento con le urne, tanto più cresce l’appello al cosiddetto voto utile, inteso come fuoco di interdizione, una sorta di contraerea diretta ad intercettare il nemico.

Sia la destra che la sinistra pensano evidentemente che argomentare le loro proposte, sollecitare l’adesione critica al loro progetto, promuovere un consenso convinto ed attivo, sia meno appagante che non l’ostracismo verso il dirimpettaio. Si tratta di un gioco a somma zero che assume, come necessario presupposto, una considerazione infelice della maturità civile e politica dei rispettivi elettori che, anziché essere invitati a concorrere al discorso pubblico, vengono, in un certo senso, aizzati contro l’altra parte, di cui, a questo punto necessariamente, si deve dare un’immagine almeno caricaturale, se non peggio.

Insomma, l’arma segreta che gli uni e gli altri pensano di sfoderare nel rush conclusivo della campagna elettorale è la delegittimazione della controparte, l’invettiva piuttosto che il confronto. È evidente come ci si ponga su una china scivolosa che porta verso una sordità reciproca che incarta il confronto politico e lo allontana dal piano di una effettiva aderenza alla realtà sociale del Paese.

L’impegno dei nostri candidati, impegnati in Lombardia a sostegno della candidatura di Letizia Moratti, va esattamente in senso contrario a questa spirale involutiva. La quale, peraltro, trova la sua ragion d’essere nella convenienza tra le due parti, reciproca, sottaciuta, ma sostanzialmente alimentata di comune intesa, finalizzata a circoscrivere il campo alla loro diretta contesa, cercando di escludere ogni altro possibile interlocutore.

Succede, d’altra parte, che questa coartazione artificiosa del confronto politico-programmatico non sia, appunto, in grado di rappresentare quelle linee di frattura che, secondo vari ordini di effettiva rilevanza tematica, attraversano il corpo sociale e sono incomprimibili, cosicché, in mancanza d’altro, si scaricano, pur di appalesarsi, all’interno della composizione articolata di ciascuno dei due poli. Rendendoli, a loro volta, più frastagliati di quanto non appaia, talvolta tormentati, spesso attraversati da una sottile rivalità interna, pronta a cogliere l’occasione utile a marcare un dissenso. E concorrendo, in tal modo, anche da parte di quelle che vorrebbero essere le colonne portanti del confronto democratico, a rendere di fatto precario il complessivo equilibrio del nostro sistema politico-istituzionale.

In definitiva, a sinistra ed a destra, concordemente, l’appello al voto utile rappresenta il tentativo di ricondurre, di fatto, alla logica bipolare e maggioritaria, il quadro politico anche quando un più ampio ventaglio di proposte ne propone il superamento.

https://www.politicainsieme.com/il-ricatto-del-voto-utile-di-domenico-galbiati/




TUTTO ESAURITO AL KURSAAL, per il monologo di Michele Santoro

Il giornalista, salutato da un lungo applauso. La serata, primo appuntamento della rassegna Parole in circolo

Giulianova, 29 gennaio 2023. Kursaal gremito, questa sera, per il monologo di Michele Santoro La speranza al potere. Il sogno di un partito che non c’è.

Hanno preceduto l’incontro con il giornalista, data zero di un ciclo di incontri italiani,  i brevi interventi di Alessandra Angelucci, organizzatrice della rassegna Parole in circolo che ospita l’evento, e dell’assessore alla Cultura Paolo Giorgini. Entrambi hanno ringraziato il direttore della sede Rai abruzzese Massimo Liofredi, e Valerio Di Mattia, che ha curato i contatti.

Poco dopo le 18, Giulianova, città pronta all’ ascolto, città aperta, come l’ha definita Giorgini, ha accolto con un grande applauso l’entrata in scena di Santoro.

Prove spirituali di trasmissione: la serata, ha detto il  giornalista, rientra in una serie di tappe, in una nuova esperienza professionale motivata da ragioni intime, psicologiche, da un personale bisogno di tornare a guardare i volti, sentire i battiti del cuore della gente.

Punto di  partenza del suo discorso, la constatazione, condivisibile, di star  vivendo una politica che è il grande ignoto dell’Italia di oggi. Troppo facile, dinanzi alla scissione tra disillusione e speranza, parlar male di quel che c’è. Più difficile, ma più accattivante, provare a decifrare il desiderio collettivo di ciò che si vorrebbe che fosse, provare a sognare il partito che non c’è.




LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO, 72esima edizione

Sfilano cinquanta trattori. Benedizione ed offertorio per ricordare legame tra agricoltori e comunità cristiana

Nereto, 29 gennaio 2023. Cinquanta trattori hanno assediato fin dalle prime ore di questa mattina il centro di Nereto per festeggiare la Giornata provinciale del Ringraziamento di Coldiretti, la tradizionale manifestazione nata nel 1951 per ricordare lo stretto legame esistente tra l’agricoltore e la comunità cristiana.

Adulti e bambini, agricoltori, allevatori e semplici cittadini anche provenienti dalle comunità limitrofe, si sono ritrovati  tra decine di bandiere gialle per il raduno dei mezzi agricoli in piazza Cavour e piazza Allende e per partecipare, come consuetudine alla santa messa officiata quest’anno nella chiesa della Madonna del Suffragio da Don Paolo di Mattia, direttore problemi sociali e lavoro, giustizia e pace della diocesi di Teramo-Atri che ha ricordato il forte rapporto tra gli agricoltori e la comunità cristiana. Come da rituale, durante la celebrazione eucaristica, l’offertorio dei cesti stracolmi delle produzioni tipiche della provincia teramana tra cui pecorino abruzzese, salami teramani, conserve, pane e pasta, olio e vino ma anche ortaggi e verdure di stagione che sono state donate alla parrocchia per le famiglie più bisognose.

Presenti il presidente di Coldiretti Emanuela Ripani, il direttore regionale Roberto Rampazzo e i presidenti di sezione insieme ai dirigenti provinciali di Coldiretti Donne Impresa, Giovani Impresa e Pensionati, oltre a numerose autorità tra cui il sindaco di Nereto Daniele Laurenzi, il sindaco di Campli Federico Agostinelli, il presidente della Terza commissione Agricoltura della Regione Abruzzo Emiliano Di Matteo e i consiglieri regionali Dino Pepe e Marco Cipolletti.

“La Giornata del Ringraziamento – spiega la presidente di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani, che durante la celebrazione ha letto la Preghiera dell’agricoltore  – è un appuntamento molto sentito per i produttori della provincia di Teramo. Quest’anno, abbiamo fatto coincidere la giornata con il primo dei tre giorni della merla, che la tradizione considera i più freddi dell’anno. La coincidenza è simbolica e ricorda lo stretto rapporto tra l’esito del raccolto annuale e le condizioni climatiche. Mai come in questo momento storico, caratterizzato da siccità e da un clima sempre più imprevedibile, l’agricoltura soffre. La Giornata del Ringraziamento è stata quindi un momento di gratitudine per il raccolto concesso negli scorsi mesi ma anche un augurio e una preghiera per quello che verrà”.

Lo stretto legame tra l’agricoltore e la natura è stato anche al centro dell’omelia, seguita come consuetudine dai saluti dei dirigenti di Coldiretti. Il Direttore Roberto Rampazzo si è soffermato sul “cibo come strumento etico di condivisione e di tradizione” evidenziando una forte preoccupazione sulla possibile diffusione del cibo sintetico. “Sembra un problema lontano ma anche sul futuro della tradizione agricola teramana pesa il “pericolo” del cibo prodotto in laboratorio – ha detto Rampazzo – in tal senso il cibo in provetta , presentato spesso come opportunità per l’ambiente e per la salute, è in realtà una strategia di annullamento del cibo inteso come condivisione, come legame con la storia e la cultura. Il rischio è l’estinzione del nostro patrimonio agroalimentare e di tutte le tradizioni ad esso collegate”.

La mattina si è conclusa con la benedizione dei mezzi agricoli in piazza tra canti e balli tradizionali.

Alessandra Fiore