UN’ONDATA DI INTERNAZIONALIZZAZIONE alla d’Annunzio

La Commissione Europea promuove INGENIUM

Chieti, 30 gennaio 2023. Dopo tre anni di intenso lavoro svolto con convinzione e passione l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara ha ricevuto un importante finanziamento dall’Unione Europea per costruire i presupposti che porteranno alla realizzazione di una Università Europea. Il progetto, denominato INGENIUM, finanziato con un contributo da 15 milioni di Euro, è un’alleanza transnazionale composta da 10 università alla quale partecipano l’Università di Oviedo (Spagna), l’Université de Rouen Normandie (Francia), il Karlsruhe Institute of Technology  (Germania), il Munster Technological Institute (Irlanda), l’University of Skövde (Svezia), la South-Eastern Finland University of Applied Sciences (Finlandia),  la Sofia Medical University (Bulgaria), la Gheorghe Asachi Technical University of Iasi (Romania) e  la University of Crete (Grecia).

Dal 24 al 26 gennaio scorsi, ad Oviedo (Spagna), si è svolto con successo il Kick off Meeting di INGENIUM, alla presenza del Rettore della locale Università e dei rappresentanti degli altri Atenei coinvolti per discutere l’implementazione del progetto nei prossimi quattro anni. Il progetto prende le mosse da una delle priorità dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027, che prevede la creazione di 60 Università Europee. Le “European Universities” apriranno la strada all’università del futuro, promuovendo i valori e l’identità europei e rivoluzionando la qualità e la competitività dell’istruzione superiore europea.  Per l’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, lo sviluppo del progetto è coordinato dal professor Marcello Costantini con un gruppo di lavoro composto dalle professoresse Francesca Ferri, Enrichetta Soccio, Francesca Scozzari, dal professor Maurizio Bertollo e dal dottor Glauco Conte, responsabile del Settore Internazionalizzazione ed Erasmus.

Lo scopo di INGENIUM – spiega il professor Marcello Costantini, coordinatore del progetto per la d’Annunzio – è di consolidare e istituzionalizzare la cooperazione internazionale tra i partner in didattica, ricerca e terza missione, inclusa la transizione ecologica. INGENIUM – sottolinea il professor Costantini – sarà in grado di rilasciare titoli di studio europei, aumentare la competitività della ricerca nello spazio europeo e aumentare le sinergie tra università e mondo del lavoro non solo nei contesti locali, ma a livello internazionale.

Maurizio Adezio




ENNESIMO VILE ATTACCO ad una sede della Cgil

Le scritte infamanti di sedicenti gruppi non meglio identificati presso la sede di Ortona

Ortona, 30 gennaio 2023. Scritte e simboli già utilizzati in altre sedi CGIL in Abruzzo e più in generale in Italia. Esprimiamo il più totale sdegno nei confronti del vile gesto, le nostre sedi sono da sempre presidi di democrazia e libertà e quanto accaduto non ha niente a che fare con il dissenso o pensiero critico, ma ci riporta direttamente agli anni più bui della storia del nostro Paese.

Tali continui episodi che hanno visto qualche mese fa anche l’affissione di manifesti offensivi innanzi la sede della CGIL Chieti, dimostrano che esiste un tentativo nemmeno tanto velato di voler forse intimidire chi, quotidianamente è a contatto con cittadini, pensionati e lavoratori., cercando di dare sempre risposte a problemi sempre più grandi di questa fase storica di crisi economica e sociale.

La CGIL continuerà ad essere sempre un luogo dove chi ha bisogno può rivolgersi, pronti a dare la nostra mano e non ci faremo certo intimorire da fatti di questo tipo.

Esiste però un sempre più crescente bisogno di vigilanza, controllo e rispetto delle regole democratiche da parte di tutte le istituzioni e delle forze di pubblica sicurezza.

Segnali come questi non vanno sottovalutati, per tali ragioni chiediamo a tutte le Istituzioni di mobilitarsi contro il clima di crescente odio immotivato che colpisce in maniera ingiustificata le sedi del sindacato forse anche perché rappresentano, oggi più che mai, presidi e luoghi di aggregazione e discussione democratica ci cittadini e lavoratori.

Francesco Spina

Segretario della Cgil di Chieti




IL RICATTO del voto utile

di Domenico Galbiati

30 gennaio 2023

L’unico, vero voto utile è quello effettivamente libero che l’elettore esprime entro un ventaglio di opzioni che, per quanto contenute, almeno non lo catturino forzosamente nella camicia di forza del bipolarismo maggioritario. Laddove si esprime un consenso in cui, a quelli di appartenenza ideologica, si sommano voti di opinione e, dulcis in fundo, altri che potremmo definire “a dispetto”, attribuiti ad una delle due parti solo per impedire il successo elettorale di quella avversa.

Tutto sommato non c’è da sorprendersi che siano così numerosi coloro che rifiutano di recarsi alle urne. Ad un ventaglio ampio di orientamenti culturali, tipici di un contesto plurale, corrisponde un’ offerta politica artefatta, anchilosata e costretta dentro schieramenti che si definiscono soprattutto in funzione di una contrapposizione più tattica e funzionale al consenso che non realmente strategica.

Il confronto si svolge in un clima, ad un tempo, esasperato e grigio che non dà respiro ad una rappresentanza che riproduca, nelle sedi istituzionali, traducendole sul piano della proposta politica, la molteplicità delle visioni che pur attraversano una comunità articolata come la nostra. Non a caso – sta succedendo anche in Lombardia – quanto più si avvicina l’appuntamento con le urne, tanto più cresce l’appello al cosiddetto voto utile, inteso come fuoco di interdizione, una sorta di contraerea diretta ad intercettare il nemico.

Sia la destra che la sinistra pensano evidentemente che argomentare le loro proposte, sollecitare l’adesione critica al loro progetto, promuovere un consenso convinto ed attivo, sia meno appagante che non l’ostracismo verso il dirimpettaio. Si tratta di un gioco a somma zero che assume, come necessario presupposto, una considerazione infelice della maturità civile e politica dei rispettivi elettori che, anziché essere invitati a concorrere al discorso pubblico, vengono, in un certo senso, aizzati contro l’altra parte, di cui, a questo punto necessariamente, si deve dare un’immagine almeno caricaturale, se non peggio.

Insomma, l’arma segreta che gli uni e gli altri pensano di sfoderare nel rush conclusivo della campagna elettorale è la delegittimazione della controparte, l’invettiva piuttosto che il confronto. È evidente come ci si ponga su una china scivolosa che porta verso una sordità reciproca che incarta il confronto politico e lo allontana dal piano di una effettiva aderenza alla realtà sociale del Paese.

L’impegno dei nostri candidati, impegnati in Lombardia a sostegno della candidatura di Letizia Moratti, va esattamente in senso contrario a questa spirale involutiva. La quale, peraltro, trova la sua ragion d’essere nella convenienza tra le due parti, reciproca, sottaciuta, ma sostanzialmente alimentata di comune intesa, finalizzata a circoscrivere il campo alla loro diretta contesa, cercando di escludere ogni altro possibile interlocutore.

Succede, d’altra parte, che questa coartazione artificiosa del confronto politico-programmatico non sia, appunto, in grado di rappresentare quelle linee di frattura che, secondo vari ordini di effettiva rilevanza tematica, attraversano il corpo sociale e sono incomprimibili, cosicché, in mancanza d’altro, si scaricano, pur di appalesarsi, all’interno della composizione articolata di ciascuno dei due poli. Rendendoli, a loro volta, più frastagliati di quanto non appaia, talvolta tormentati, spesso attraversati da una sottile rivalità interna, pronta a cogliere l’occasione utile a marcare un dissenso. E concorrendo, in tal modo, anche da parte di quelle che vorrebbero essere le colonne portanti del confronto democratico, a rendere di fatto precario il complessivo equilibrio del nostro sistema politico-istituzionale.

In definitiva, a sinistra ed a destra, concordemente, l’appello al voto utile rappresenta il tentativo di ricondurre, di fatto, alla logica bipolare e maggioritaria, il quadro politico anche quando un più ampio ventaglio di proposte ne propone il superamento.

https://www.politicainsieme.com/il-ricatto-del-voto-utile-di-domenico-galbiati/




TUTTO ESAURITO AL KURSAAL, per il monologo di Michele Santoro

Il giornalista, salutato da un lungo applauso. La serata, primo appuntamento della rassegna Parole in circolo

Giulianova, 29 gennaio 2023. Kursaal gremito, questa sera, per il monologo di Michele Santoro La speranza al potere. Il sogno di un partito che non c’è.

Hanno preceduto l’incontro con il giornalista, data zero di un ciclo di incontri italiani,  i brevi interventi di Alessandra Angelucci, organizzatrice della rassegna Parole in circolo che ospita l’evento, e dell’assessore alla Cultura Paolo Giorgini. Entrambi hanno ringraziato il direttore della sede Rai abruzzese Massimo Liofredi, e Valerio Di Mattia, che ha curato i contatti.

Poco dopo le 18, Giulianova, città pronta all’ ascolto, città aperta, come l’ha definita Giorgini, ha accolto con un grande applauso l’entrata in scena di Santoro.

Prove spirituali di trasmissione: la serata, ha detto il  giornalista, rientra in una serie di tappe, in una nuova esperienza professionale motivata da ragioni intime, psicologiche, da un personale bisogno di tornare a guardare i volti, sentire i battiti del cuore della gente.

Punto di  partenza del suo discorso, la constatazione, condivisibile, di star  vivendo una politica che è il grande ignoto dell’Italia di oggi. Troppo facile, dinanzi alla scissione tra disillusione e speranza, parlar male di quel che c’è. Più difficile, ma più accattivante, provare a decifrare il desiderio collettivo di ciò che si vorrebbe che fosse, provare a sognare il partito che non c’è.




LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO, 72esima edizione

Sfilano cinquanta trattori. Benedizione ed offertorio per ricordare legame tra agricoltori e comunità cristiana

Nereto, 29 gennaio 2023. Cinquanta trattori hanno assediato fin dalle prime ore di questa mattina il centro di Nereto per festeggiare la Giornata provinciale del Ringraziamento di Coldiretti, la tradizionale manifestazione nata nel 1951 per ricordare lo stretto legame esistente tra l’agricoltore e la comunità cristiana.

Adulti e bambini, agricoltori, allevatori e semplici cittadini anche provenienti dalle comunità limitrofe, si sono ritrovati  tra decine di bandiere gialle per il raduno dei mezzi agricoli in piazza Cavour e piazza Allende e per partecipare, come consuetudine alla santa messa officiata quest’anno nella chiesa della Madonna del Suffragio da Don Paolo di Mattia, direttore problemi sociali e lavoro, giustizia e pace della diocesi di Teramo-Atri che ha ricordato il forte rapporto tra gli agricoltori e la comunità cristiana. Come da rituale, durante la celebrazione eucaristica, l’offertorio dei cesti stracolmi delle produzioni tipiche della provincia teramana tra cui pecorino abruzzese, salami teramani, conserve, pane e pasta, olio e vino ma anche ortaggi e verdure di stagione che sono state donate alla parrocchia per le famiglie più bisognose.

Presenti il presidente di Coldiretti Emanuela Ripani, il direttore regionale Roberto Rampazzo e i presidenti di sezione insieme ai dirigenti provinciali di Coldiretti Donne Impresa, Giovani Impresa e Pensionati, oltre a numerose autorità tra cui il sindaco di Nereto Daniele Laurenzi, il sindaco di Campli Federico Agostinelli, il presidente della Terza commissione Agricoltura della Regione Abruzzo Emiliano Di Matteo e i consiglieri regionali Dino Pepe e Marco Cipolletti.

“La Giornata del Ringraziamento – spiega la presidente di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani, che durante la celebrazione ha letto la Preghiera dell’agricoltore  – è un appuntamento molto sentito per i produttori della provincia di Teramo. Quest’anno, abbiamo fatto coincidere la giornata con il primo dei tre giorni della merla, che la tradizione considera i più freddi dell’anno. La coincidenza è simbolica e ricorda lo stretto rapporto tra l’esito del raccolto annuale e le condizioni climatiche. Mai come in questo momento storico, caratterizzato da siccità e da un clima sempre più imprevedibile, l’agricoltura soffre. La Giornata del Ringraziamento è stata quindi un momento di gratitudine per il raccolto concesso negli scorsi mesi ma anche un augurio e una preghiera per quello che verrà”.

Lo stretto legame tra l’agricoltore e la natura è stato anche al centro dell’omelia, seguita come consuetudine dai saluti dei dirigenti di Coldiretti. Il Direttore Roberto Rampazzo si è soffermato sul “cibo come strumento etico di condivisione e di tradizione” evidenziando una forte preoccupazione sulla possibile diffusione del cibo sintetico. “Sembra un problema lontano ma anche sul futuro della tradizione agricola teramana pesa il “pericolo” del cibo prodotto in laboratorio – ha detto Rampazzo – in tal senso il cibo in provetta , presentato spesso come opportunità per l’ambiente e per la salute, è in realtà una strategia di annullamento del cibo inteso come condivisione, come legame con la storia e la cultura. Il rischio è l’estinzione del nostro patrimonio agroalimentare e di tutte le tradizioni ad esso collegate”.

La mattina si è conclusa con la benedizione dei mezzi agricoli in piazza tra canti e balli tradizionali.

Alessandra Fiore




ZELENSKY A SANREMO e la propaganda di guerra

di Massimo Brundisini

29 gennaio 2023

Questo intervento potrebbe avere vari titoli:

Cervelli all’ammasso;

Sul Titanic si cantava allegramente…come a Sanremo;

La propaganda ossessiva e fuorviante è un male tragico e colpevole;

Atlantismo: fede cieca, acritica, masochista e talebana;

Scontri tra tifosi del Milan e del Napoli: così in alto come in basso, ricordando Ermete Trismegisto;                                Le bistecche sugli occhi, se non peggio, di troppi commentatori;

Angela Merkel ammette, con Kissinger: accordi di Minsk sabotati da noi per permettere all’Ucraina di riarmarsi;

Ahi, serva Italia di dolore ostello…;

Qualcuno si ricorda del Terzo Segreto di Fatima o delle profezie di Medjugorje?

Per spiegare questo ultimo titolo, e ricordando le parole di San Giovanni Paolo II a Fulda, ecco di seguito l’ultimo messaggio della Madonna. Medjugorje 25 Gennaio 2023 – Messaggio della Regina della Pace. Semplice ma chiarissimo e spaventoso

“Cari figli!

Pregate con me per la pace perché satana vuole la guerra e l’odio nei cuori e nelle nazioni. Perciò pregate e, nelle vostre giornate, fate sacrifici con il digiuno e la penitenza perché Dio vi doni la pace. Il futuro è al bivio perché l’uomo moderno non vuole Dio. Perciò l’umanità va verso la perdizione. Voi, figlioli, siete la mia speranza. Pregate con me affinché si realizzi ciò che ho iniziato a Fatima e qui. Pregate e testimoniate la pace nel vostro ambiente e siate uomini di pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.

Scendendo sulla Terra, e tralasciando l’Apocalisse di Giovanni e anche Nostradamus, ecco la petizione firmata da illustri personaggi che contestano la spettacolarizzazione e militarizzazione del Festival di Sanremo. Secondo i sottoscrittori la musica non deve avere nulla a che fare con la propaganda bellica. Se qualcuno la condivide e vuole aderire.

A proposito di atlantismo, meravigliano non poco le affermazioni di Giuseppe Sacco nel suo recente articolo. Cito: “Non che non esistano in Italia gruppi o singole personalità intellettuali che dissentono per ragioni politico ideologiche dalla decisione occidentale di sostenere costi quel che costi l’Ucraina di Zelensky. Tutto ciò esiste, anche se misura assai minoritaria”.

Con tutta evidenza, e dispiace rilevarlo, Sacco non segue i sondaggi, o ne ha i suoi privati, per cui insiste su affermazioni che appaiono più delle forzate illazioni che hanno il neanche tanto velato intento di influenzare l’opinione pubblica. Ecco, per fare chiarezza, l’ultimissimo sondaggio di Euromedia apparso su La Stampa del 28 Gennaio.

Prosegue poi Sacco: “Nel complesso, però, il corpo elettorale italiano, e l’opinione pubblica generale, non crede possibile un ordine mondiale veramente multipolare, e nemmeno un sistema- mondo ruotante attorno ad una potenza diversa negli Stati Uniti. Non crede sia possibile realizzare attorno ad una potenza diversa dall’America un ordinato raggruppamento di paesi del mondo in cui quelli non-egemoni possano non solo godere di un forte grado di libertà interna e nazionale, ma possano anche in qualche misura influire sulle decisioni del paese leader”.

Questa frase è un evidente maldestro tentativo di arrampicata estrema sugli specchi: ci si chiede se Sacco creda veramente alle cose che scrive, visto che vanno contro ogni evidenza. Non si può non rimanere sconcertati ed allibiti di fronte a simili apodittiche affermazioni, frutto di una visione degli assetti mondiali ormai superata dai fatti e non più proponibile: viste le forze in campo risulta evidente a chiunque che l’unica maniera perché possa essere conservata l’egemonia degli Stati Uniti rimanga, business as usual, l’uso della forza e quindi, in questo caso, la guerra mondiale totale e forse terminale.

A mio avviso, è da ribaltare completamente l’ultima affermazione e, parafrasando Sacco, affermare quindi che l’opinione pubblica crede possibile un ordine mondiale veramente multipolare, e che si dovrebbe cominciare da subito a lavorare affinché sia possibile realizzare un ordinato raggruppamento di paesi del mondo in cui quelli non-egemoni possano non solo godere di un forte grado di libertà interna e nazionale, ma possano anche in qualche misura influire sulle decisioni del paese leader. Due visioni agli antipodi, e magari potrebbe essere utile un sondaggio in tal senso, a scanso di affermazioni gratuite senza fondamento reale.

A qualcuno può non far piacere, e forse anche spaventare, questo cambiamento dell’assetto mondiale, ma un mondo multipolare ben armonizzato è l’unica speranza di salvezza per l’Umanità, ed è questa la visione che dovrebbe guidare le azioni di tutti noi, l’unico modo per rispondere in maniera adeguata all’accorato appello della Regina della Pace.

Di seguito alcune notizie forse utili a fare ulteriore chiarezza sugli avvenimenti e spingere verso la fine delle ostilità. La prima riguarda le osservazioni dell’ex cancelliera tedesca, Angela Merkel, in un’intervista al quotidiano Die Zeitung che hanno suscitato scalpore tra i commentatori: gli accordi di Minsk del 2014 sono stati un tentativo di dare tempo all’Ucraina, ha ammesso. E ha usato quel tempo per diventare più forte, come puoi vedere oggi. L’Ucraina del 2014/2015 non è l’Ucraina di oggi.

La seconda riguarda invece Oleksij Arestovich, uno dei consiglieri del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che aveva subito duri attacchi per aver affermato che il missile russo che aveva provocato una strage in un condominio di Dnipro era caduto sull’edificio residenziale perché deviato da un impatto con un razzo dei sistemi di difesa ucraini. Si è dimesso, pare per aver detto la verità, quindi vittima del dovere di propaganda. Sembra che siano poi partite da lui le accuse di corruzione con conseguente arresti di dieci funzionari governativi: nell’articolo parla di odio degli ucraini contro gli ucraini.

Per finire, il nostro Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affermato che un eventuale attacco diretto a Kiev

rappresenterebbe una linea rossa invalicabile per la NATO, forse dimenticando che l’Ucraina non è nell’alleanza. Altre linee rosse erano state indicate dai russi, del tutto disattese. Forse il compito dell’Italia dovrebbe essere quello di aiutare i contendenti, grandi e piccoli, ad uscire dal pantano in cui si sono cacciati, anche approfittando della presenza del Vaticano e in proficua sintonia con le Nazioni Unite, come espresso di recente, seppur troppo timidamente e con eccessiva prudenza, dal nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Segnalo in proposito quanto affermato da Kissinger nell’intervista su La Stampa del 25 Gennaio scorso: ” Io credo che, comunque finisca in Ucraina, la Russia debba essere senza dubbio inclusa nel quadro europeo”.

Nel frattempo, la guerra in Etiopia ha fatto circa 600000 vittime civili, ma non si trova sul campo nessun valoroso cronista a darci qualche informazione a riguardo.

Massimo Brundisini

Zelensky a Sanremo e la propaganda di guerra – di Massimo Brundisini – Politica Insieme




AUTO MODERNE, sicurezze antiquate (?)

Quello che rimane dell’automobile dopo l’incidente stradale di qualche giorno fa a Fonte Nuova, vicino la capitale, sembra tutto riassunto nella fotografia che si riesce ad estrarre dal sito d’informazione locale il Tiburno.

I media nazionali non offrono che foto generiche sulla strada, sui ragazzi e sull’auto lontana, indirizzando l’osservazione esclusivamente in un’unica direzione: lo stato psicofisico dei ragazzi e l’alta velocità.

Più di qualche perplessità sovviene, invece, sulla sicurezza delle automobili e sulla sua tipologia in uso in alcuni autoveicoli attualmente in commercio.

Vista la foto non  possiamo che fissare lo sguardo su quel che resta dell’abitacolo, letteralmente scomparso, e su quelle cinque giovani vite, volate al cielo.

NM




ARMONIZZARE CRESCITA e dimensione umana

L’obiettivo dello sviluppo integrale

28 gennaio 2023

Stefano Zamagni ha rilasciato un’intervista a ilGiornale.it sullo sviluppo umano che non può che essere vista in una visione integrale. L’intervista, che di seguito proponiamo,  è firmata da Andrea Muratore.

Nell’era della corsa alla sostenibilità, il tema dello sviluppo umano integrale può essere la bussola per navigare nella complessità. Ne è convinto Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna e Adjunct Professor of International Political Economy alla Johns Hopkins University. Nominato il 27 marzo 2019 da Papa Francesco Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Zamagni è uno studioso attento del tema dell’economia civile e dell’etica applicata allo sviluppo sociale. Con lui ilGiornale.it discute dei temi strutturali del rapporto tra etica e economia.

Professor Zamagni, il tema dell’etica legata allo sviluppo economico è ultimamente sempre più discusso. Come si mettono in connessione i due campi?

“Innanzitutto, farei una premessa. Il tema dell’etica ai giorni nostri ha assunto nuovamente una centrale rilevanza. Ma il tema fondamentale è chiedersi: quale etica? In Italia spesso non si approfondisce il fatto che l’etica è un concetto che va aggettivizzato. Abbiamo di fronte a noi tre tipi di etica: quella utilitaristica, quella deontologica e quella delle virtù. Esse fanno riferimento a tre scenari storici e contesti differenti”.

https://www.politicainsieme.com/zamagni-armonizzare-crescita-e-dimensione-umana-lobiettivo-dello-sviluppo-integrale/




CONCERTO per la Memoria

Le note dell’orchestra dell’istituzione Musicale Abruzzese

Luco dei Marsi, 28 gennaio 2023.  Un concerto per non dimenticare, per ricordare la storia e ripercorrere nella mente e nel cuore i passi dolenti e tragici che condussero all’annientamento e alla morte milioni di vittime innocenti, travolte dal disegno criminale del regime nazifascista, e onorarne il ricordo.

É il Concerto per la Memoria – Shoah. Per non dimenticare, a cura dell’Istituzione Musicale Abruzzese, realizzato in collaborazione con il Comune di Luco Dei Marsi e la Fondazione Cassa Di Risparmio dell’Aquila, in programma per domani, domenica, 29 gennaio, alle  17:30, nella Casa dell’Amicizia, in via Alessandro Torlonia, a Luco dei Marsi. Nella formazione, diretta dal M° Francesco Fina, i solisti Benedetto Agostino, tenore, Falvio Troiani, Oboe; voce recitante, Antonio Pellegrini, attore.

“Certe note richiamano, istintivamente, il pensiero ai luoghi e alle storie che hanno segnato dolore e morte per milioni di bambini, donne e uomini, per il criminale disegno del regime nazifascista, e nulla forse, come la musica, sa rappresentare, nel suo linguaggio immediato e universale, quelle storie, con tutto il loro carico di emozioni e significato”, spiega la sindaca Marivera De Rosa.

“É con commozione e vicinanza a quelle storie e, ci auguriamo, con la medesima rivolta morale contro quei crimini, che ci accingiamo a condividere questo appuntamento. Lo faremo nella bellezza delle struggenti note dell’Orchestra dell’Istituzione Musicale Abruzzese, diretta dall’eccellente Maestro Fina, nell’occasione accompagnato anche da straordinari solisti. Invito tutti a partecipare – sottolinea la Sindaca – Tanto più lontano appare quel tempo, tanto più cresce il pericolo dell’oblio, per questo ritengo ancor più importante farci tutti parte attiva nella riflessione e nella trasmissione della Memoria”.

L’Istituzione Musicale Abruzzese riunisce artisti che provengono da aree musicali diverse e collaborano per realizzare progetti nei più svariati settori artistici, soprattutto con l’intento di contribuire alla diffusione della cultura musicale e all’ascolto di vari generi musicali.




TORNA LA FIACCOLATA tradizionale con i maestri delle scuole sci

L’appuntamento era stato sospeso a causa delle restrizioni anti – Covid

Pescasseroli, 27 gennaio 2023. Una grande giornata sulla neve), sabato 28 gennaio 2023 dalle ore 17:00. Nella rinomata località turistica e soprattutto alla base della stazione sciistica, si potrà ammirare la spettacolare fiaccolata sulla “Direttissima” realizzata dai Maestri delle scuole di sci e snowboard.

Dopo 4 anni dall’ultimo evento del genere, sospeso a causa dell’emergenza sanitaria, torna un appuntamento emozionante e storico sulle piste di Monte Vitelle.

La fiaccolata dei Maestri di sci lungo un tracciato impegnativo e mozzafiato, infatti, sin dai primi anni di attività degli impianti di risalita è stato sempre un momento di festa, di orgoglio e di richiamo turistico. Non poteva mancare quest’inverno, dopo una partenza di stagione senza nevicate, ma con la stazione pescasserolese che in Abruzzo grazie all’impegno e alla dedizione degli operatori di Alta Quota è stata la prima ad aprire a gennaio insieme a quella di Roccaraso.

L’evento Fiaccolata 2023 è organizzato dalla società Alta Quota, insieme a Scuola Italiana Sci Pescasseroli, Scuola di Sci e Snowboard Evolution Ski, Associazione Albergatori e Operatori turistici del PNALM, Proloco Pescasseroli, società cooperativa Castel Mancino, bar Stella Polare e Radio Parco.

La giornata prevede musica a partire dalle ore 11:00 e mentre funzioneranno 3 punti ristoro e saranno attivi tutti gli impianti e aperte tutte le piste dell’area sciistica – compresa la pista di bob per chi vuole divertirsi scivolando – dalle ore 17:00 animazione e vin brulé saranno offerti al pubblico, fino all’attesa partenza delle fiaccole accese. Sarà attivo un servizio bus navetta dalla piazza del Municipio al piazzale Cabinovia, dalle ore 15.00 fino a fine manifestazione.

La suggestiva performance dei Maestri si avvierà dalla vetta di Monte Vitelle con la scenografica discesa sul Campo Scuola, la pista principianti dove ognuno può iniziare ad apprendere le basi degli sport della neve.

Lo spettacolo permanente, infine, è dato dal contesto naturalistico di pregio e dalla accoglienza della località turistica, punto di riferimento del circondario nel Centro Italia. Pescasseroli, “capitale” del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che ha compiuto 100 anni, in questi giorni è vestita di bianco grazie a un delizioso manto nevoso e sta richiamando un gran numero di presenze turistiche che scelgono di godere delle vacanze nelle numerose strutture ricettive, e non solo. L’inverno regalerà ancora eventi, natura e bellezze su queste magiche montagne.

Alessandra Renzetti




ETTY HILLESUM ELOGIO DELL’AMORE in occasione della Giornata della Memoria

Domenica 29 Gennaio al Castello Orsini ad Avezzano alle ore 17 lo spettacolo teatrale

Avezzano, 27 gennaio 2023. La compagnia Fantacadabra e il Teatro Stabile d’Abruzzo presenteranno Domenica 29 Gennaio al Castello Orsini ad Avezzano alle ore 17 lo spettacolo teatrale “Etty Hillesum elogio dell’Amore” in occasione della “Giornata della Memoria” per commemorare le vittime della Shoah.

“Etty Hillesum” elogio dell’Amore con Laura Tiberi e Santo Cicco. Immagini video Stefano Mont regia Mario Fracassi

Con lo spettacolo “Etty Hillesum”, la compagnia Fantacadabra e il TSA partecipano alla “Giornata della Memoria” per commemorare le vittime della Shoah. La nostra vuole essere un’occasione per riflettere sul pericolo, ancora oggi attuale, rappresentato da un clima diffuso di odio e intolleranza tra gli uomini. Siamo convinti che l’approfondimento degli eventi di ieri fornisce gli strumenti per capire come l’accettazione degli stereotipi, dell’esclusione e della barbarie siano parte di un unico processo.

“Ci sono esistenze di uomini e donne che pure situazioni inumane, ci hanno lasciato e lasciano  testimonianze straordinarie per come sono riuscite a salvare “la sorgente buona nell’umano”, senza lasciarsi schiacciare totalmente da ciò che la realtà esterna distrugge.” Etty Hillesum (1914-1943), era una giovane donna ebrea olandese, che voleva fare la scrittrice, ma che troppo presto ha dovuto condividere la sorte di altri milioni di ebrei: la sua entusiastica vita è stata annientata nel campo di Auschwitz.

Uno spettacolo che non è una rievocazione, ma una proposta per capire che cosa può dirci oggi un’esistenza come quella di Etty Hillesum, cosa può dirci la sua disarmante presenza agli eventi del proprio tempo, la sua ricerca interiore, il suo desiderio di raccontare, i suoi interrogativi sulla differenza tra donne e uomini, la sua idea di Dio e dell’Amore, il suo altruismo radicale, la sua incontenibile ironia, il suo impetuoso spirito.

Etty Hillesum, giovane ebrea, prima deportata nel campo di smistamento di Westerbork, poi trasferita ad Auschwitz dove trova la fine chiedendo di essere «un balsamo per molte ferite», raccontando di sé nel vasto regno della Shoah, diviene fonte per molte domande e riflessioni su un mondo in cui infinite persecuzioni e violenze ci impongono la necessità di “fare memoria”. Nello spettacolo è Etty che parla cercando di indicarci la strada della bellezza contribuendo a renderci capaci di indagare sull’oggi, sulla nostra storia e le nostre chiusure, sui nostri campi e le nostre deportazioni”

Chi è Etty Hillesum? Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi nel suo destino. «…La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare». Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento, anche se ne avrebbe l’occasione, a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il «destino di massa» della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel «pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato» la sua capacità di essere un «cuore pensante». Se la tecnica nazista consisteva innanzitutto nel provocare l’avvilimento fisico e psichico delle vittime, si può dire che su Etty abbia provocato l’effetto contrario. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più «inospitale». La disposizione che ha Etty ad amare è

invincibile. Sul diario aveva annotato: «“Temprato”: distinguerlo da “indurito”». E proprio la sua vita sta a mostrare quella differenza.

Una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con compagnia Teatrale FANTACADABRA




L’ISA CELEBRA IL GIORNO DELLA MEMORIA,  con Ettore Pellegrino solista

Concerti al L’Aquila e Tortoreto nel fine settimana. Sabato 28 gennaio, ore 18 L’Aquila – Ridotto del Teatro Comunale V. Antonellini. Domenica 29 gennaio, ore 18 Tortoreto – Centro Congressi Salinello Village

L’Aquila 26 gennaio 2023. L’Istituzione Sinfonica Abruzzese celebra anche quest’anno il Giorno della Memoria dedicando gli ultimi due concerti di gennaio al ricordo della Shoah.

Sabato 28 gennaio alle 18 all’Aquila (Ridotto del Teatro Comunale) e domenica 29 gennaio, sempre alle 18, al Centro Congressi Salinello Village di Tortoreto, l’Orchestra dell’Isa si esibirà diretta da Alessio Allegrini con un programma di grande intensità e significato.

Spiega Ettore Pellegrino, direttore artistico dell’ISA e violinista dalla carriera internazionale che per l’occasione si esibirà come solista: “Per celebrare il Giorno della Memoria abbiamo composto un programma che, attraverso la bellezza della musica, riesca a mostrare l’abominio della guerra e delle persecuzioni razziali. È la nostra maniera di dire Mai più!

In apertura sarà la struggente Sinfonia n. 8 in si minore di Franz Schubert conosciuta come l’Incompiuta a creare, con i suoi toni inquieti e contrastanti, un’atmosfera di drammaticità cui seguiranno la struggente bellezza e la forza evocativa delle note composte da John Williams per la colonna sonora di Schindler’s List, pluripremiato film del 1993 di Steven Spielberg, qui organizzate nella suite Three Pieces from Schindler’s List per violino e orchestra. Oltre all’intenso tema di Schindler, brano principale affidato al violino solista, che si erge a voce del dolore del popolo ebraico vittima della persecuzione nazista, sono proposti anche altri due momenti di grande potenza: Jewish Town (Ghetto di Cracovia, Inverno ’41) e Remembrances.

Nel secondo tempo del concerto verrà invece eseguita la Sinfonia n. 2 di Kurt Weill, indubbiamente una delle opere più importanti del catalogo del compositore tedesco di origini ebree, scritta durante l’esilio in Francia cui fu costretto prima di spostarsi in Inghilterra quindi negli USA dove si dedicò quasi completamente alla musica per lo scintillante mondo del musical di Broadway – Così il direttore Alessio Allegrini – Un programma straordinario per un giorno importante. Sono sempre molto felice di tornare all’Aquila e di lavorare con questa Orchestra e, in questa occasione, lo sono ancora di più perché suonerà con noi un grande musicista, Ettore Pellegrino, che interpreterà dei brani preziosi, di grande significato e valore”.

I biglietti per i concerti sono in prevendita su ciaotickets.com. La vendita diretta è possibile presso le sedi dei concerti due ore prima dell’orario di inizio. Per info www.sinfonicaabruzzese.eu




L’ANTISEMITISMO in Italia oggi

Giorno della Memoria. In Italia l’odio contro gli ebrei sta montando pericolosamente. Lo conferma la relazione annuale sull’antisemitismo, pubblicata il 26 gennaio 2022, in occasione del Giorno della Memori, dall’Osservatorio del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.

Chieti, 26 gennaio 2023. L’Osservatorio  viene a conoscenza degli episodi di antisemitismo attraverso i principali mezzi di comunicazione: giornali, televisione, Internet e segnalazioni da parte di singoli ed organizzazioni. Nell’introduzione la Presidente  dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni,  ha scritto che nella società italiana “serpeggia un insieme di pregiudizi e di sentimenti ostili al mondo ebraico, inclusa una pervasiva avversione per lo Stato d’Israele”

Le  cifre degli episodi di antisemitismo che si sono verificati negli ultimi due anni, documentano la crescita dell’odio contro gli ebrei: nel 2021sono stati 226, saliti a 241 nel 2022. Gli episodi possono assumere diverse forme: violenze ed attacchi a persone o cose, minacce, discriminazione, insulti, scritte e graffiti; compaiono sui principali siti di social media: Instagram, YouTube, Facebook, Twitter, Telegram. Gli autori spesso conservano l’anonimato.

Alcuni episodi di dicembre 2022:

– post antisionista di un estremista di sinistra: “Israele è leader mondiale nel commercio di organi umani, espiantati dai corpi dei palestinesi.”;

– un documento di propaganda antisemita su Instagram: «I banchieri ebrei, per loro stessa ammissione, sono stati la forza trainante dietro la creazione delle operazioni criminali di contraffazione e usurai che sono le banche centrali d’Europa e d’America.»;

– scritta antisemita, con svastica, a Pisa, nella sede di una strage nazista: «Ebreo Skifo».

Nel 2021 e 2022, la persona più colpita da insulti e minacce di morte è stata, senza dubbio, la senatrice a vita Liliana Segre:

– il 16 ottobre2021, a Bologna, davanti a circa 7 mila No Vax,  Gian Marco Capitani, uno dei portavoce del movimento No Green Pass:  “Una donna vergognosa che dovrebbe sparire.”;

– il 10 novembre 2022, durante il Forum Nazionale delle Donne Ebree organizzato a Milano,   a un  No Vax che l’aveva minacciata di morte,  la Segre rispose con garbo e ironia: ‘Ho 92 anni, porta un attimo di pazienza’.

Per gli insulti e le minacce ricevuti online negli ultimi mesi, ha deciso di passare alle vie legali, presentando alla caserma dei carabinieri di Milano ben 24 denunce. Ciò nonostante, gli insulti sono continuati.  Il 12 dicembre 2022, un filopalestinese: “Ma ‘sta vecchia babbiona che ha di così speciale? Dicono che è stata nei campi di concentramento, che utilità tiene ‘sta immondizia?”

Negli ultimi tempi bersaglio degli insulti è diventata anche la deputata del PD Elly Schlein, sbeffeggiata come “ebrea nasona”. Il 6 settembre 2020 era stata insultata, con un commento sessista a una sua immagine sulla copertina dell’Espresso, da Marco Gervasoni, docente ordinario di Storia contemporanea all’Università degli studi del Molise, “Ma che è, n’omo?”. Un professore universitario! Vergognoso! Lei aveva risposto:” Si attacca il corpo delle donne per screditare le sue idee. In Italia problema enorme. “

L’episodio più grave si è verificato a Napoli il 14 gennaio 2023, pubblicato sul giornale Il Mattino. La Magistratura ha chiuso i siti frequentati da 658  registi dell’Ordine di Hagan, “un’organizzazione  che effettua attività di proselitismo e propaganda neonazista, suprematista (superiorità della razza bianca) e antisemita. Alcuni  soggetti arrestati avevano la possibilità di occuparsi di armi e ipotizzavano assalti ai carabinieri oltre a un attentato contro uno dei più importanti centri commerciali in Campania.”

Il crescente antisemitismo è un grave problema.

Va risolto con l’applicazione delle leggi anti-odio esistenti, con il lavoro di prevenzione e contrasto da parte delle forze dell’ordine, con l’educazione dei cittadini.

Filippo Paziente




CONTRO LA MALINCONIA bere violetta

Il rimedio di Santa Ildegarda

di don Marcello Stanzione

La bevanda di violetta è molto efficace anche contro le depressioni dovute alla menopausa che causa frequentemente problemi polmonari

Contro la depressione, nei suoi trattati di medicina naturale, la santa Ildegarda di Bingen propone tre bevande a base di violetta, primula e ruta.

Bevanda di violetta

Quando la tristezza è legata ad una malattia ai polmoni il rimedio appropriato è la bevanda alla violetta: “chi cede alla malinconia o alla collera danneggiando così i propri polmoni, deve cuocere la violetta in vino puro, dopo deve filtrarlo con un panno. Deve aggiungere la galanga e la liquirizia sin base al proprio gusto e dopo la faccia bollire di nuovo per ottenere una bevanda chiara. Bere questa bevanda di violetta che reprime la malinconia, mette allegria e inoltre cura i polmoni.

Ricetta

Portare a ebollizione un litro di vino al quale poi bisogna aggiungere 15 gr di violetta (fiori e foglie). Aggiungere 10 gr di galanga e 20 gr di liquirizia in polvere, lasciar riposare una notte e il giorno successivo far bollire tutto insieme e colarlo.

Si deve bere mezza tazza al giorno per quattro/sei settimane e dopo si fa una pausa. Si può fare di nuovo la cura fin quando non si ottiene un miglioramento reale dell’equilibrio affettivo. L’elisir di violetta è un buon modo per ritornare alla vita, recuperare il giudizio e l’energia.

La bevanda di violetta, spiega santa Ildegarda, è molto efficace anche contro le depressioni dovute alla menopausa che causa frequentemente problemi polmonari, così come contro la depressione cronica. Oltre alla violetta, si possono fare delle bevande alla primula e alla ruta.

Primula

Violetta ma non solo per il buon umore. In primavera sono le primule coloro che rallegrano non solamente la vista ma anche l’anima dei depressivi. Si raccoglie un ramo di questi fiori e si fa un impacco prima di andare a dormire che viene collocato sulla regione del cuore.

Se il rimedio è preparato da una persona cara, questo sarà ancora più efficace.

Ruta

In caso di acidità di stomaco, santa Ildegarda consiglia di terminare i pasti con erbe amare, come la ruta. Dovrebbe essere una cosa comune coltivare questa pianta nel proprio giardino che contribuisce a ridurre la bile nera.

La ruta diminuisce gli sbalzi provocati dalla malinconia, e santa Ildegarda consiglia: “una persona depressa potrà migliorare la sua condizione se a fine pasto mangia foglie di ruta. Chi ha un fastidio allo stomaco per via di alimenti indigesti vedrà diminuire la propria indisposizione dopo aver masticato alcune foglie di ruta”.

Si raccomanda di masticare regolarmente foglie di ruta dopo il dolce per prevenire l’acidità di stomaco che viene dopo il pasto. Ildegarda contro la malinconia consiglia pure l’uso di alcune determinate pietre.

Sardonice

Questa è una pietra semi-preziosa, che deve stare a contatto con la pelle o dev’essere leccata spesso, ha proprietà simili ai biscotti poiché aguzza anche i 5 sensi.

“Chiunque porti una pietra di sardonice e la deve mettere spesso in bocca, la tolga e la rimette in seguito varie volte, vedrà che l’intelletto e il sapere e tutti i sensi si dilateranno. Questa persona si sentirà liberata da tutta la collera nera, indisciplina e dissipazione. Il diavolo odia questa pietra per la sua grande purezza”.

Onice

Soccorre le persone che soffrono di una tristezza causata da malattie gravi. “Se la tristezza ci opprime è sufficiente guardare con insistenza un onice e dopo metterlo in bocca, in questo modo il cattivo umore sparirà”.

Calcedonia azzurra

La calcedonia azzurra ha aiutato già molte persone a scappare dalla tristezza. Si può portare o sul collo in modo tale che la pietra sia a contatto con la pelle o sotto forma di bracciale così da stare a contatto con il sangue delle vene.

La “gioia celeste”

Anche se la maggior parte dei rimedi psicotonici raccomandati da santa Ildegarda vengono presi per via orale, non ci dobbiamo dimenticare che alcuni li possiamo indossare, per esempio, la calcedonia azzurra sotto forma di braccialetto o collana come già detto.

La “gioia celeste” permette all’uomo attanagliato dalla tristezza di aprire gli occhi del corpo e del cuore all’Universo, alla Creazione, al Sole, alla Luna e alle stelle. I pensieri negativi non fanno altro che attirare cose funeste e colui che si impegna a vedere tutto nero non farà altro che attirare verso di lui altra disgrazia e calamità.

La bellezza delle rose e dei gigli

La “gioia celeste” si vizia con la bellezza delle rose, la purezza dei gigli e tutta la freschezza della vita e riconoscendo Dio in tutte le sue creature.

Oltre a prendere i rimedi specifici è molto importante, oltre ad alimentarci correttamente, evitare ciò che è dannoso per il nostro equilibrio corporale e la nostra salute; per questo sarebbe bene prendere come riferimento le principali regole della cucina secondo santa Ildegarda.

https://it.aleteia.org/2023/01/26/contro-la-malinconia-bere-violetta-il-rimedio-di-santa-ildegarda/




IL PD ALLE PROVE con le primarie

di Domenico Galbiati

26 gennaio 2023

La coesistenza, sia pure temporanea, di due “Manifesti dei valori” è la plastica raffigurazione della profonda crisi in cui versa il PD, non riconducibile, a poche settimane dal rito delle primarie, solo alla contesa tra le correnti, che, se mai, rappresenta l’approdo della dissonanza strutturale che sta nelle stesse fondamenta del partito.

Quando il confronto interno ad una forza politica si incaglia su aspetti di carattere formale, norme e regolamenti, interpretazioni più o meno capziose dello statuto, questo non avviene per la cattiva volontà degli uni o degli altri.

Si tratta piuttosto dell’ esito di un impoverimento della dialettica politica tra le parti, tale per cui l’ intero sistema viene inevitabilmente sospinto verso una inarrestabile ed obbligata deriva involutiva. In una condizione del genere, le primarie – tanto più “aperte”, come le adotta il PD – finiscono per apparire, più che altro, l’escamotage con il quale, in qualche modo, il partito esterna nodi irrisolvibili nel suo ambito e delega ad una entità “altra”, non ben definita, la loro risoluzione.

A fronte di una questione contesa ed irriducibile all’ esercizio di una normale dialettica tra le parti, si ricorre a questo giudizio sovraordinato, affidato ad una sorta di “prova del fuoco” – quasi si trattasse di un’ordalia – che faccia prevalere chi ha il destino o il favore degli dei dalla sua parte. In tal modo, le primarie finiscono per rappresentare una facile – ed anche un po’ ipocrita – via di fuga per un gruppo dirigente che non sa o non vuole o non può assumere fino in fondo la responsabilità che gli compete, il compito di chiarire quale sia la prospettiva che intende indicare al Paese. E’ l’ intero partito ad affidarsi ad una platea elettorale che lo solleva – o meglio, in effetti, lo espropria – dal l’onere di interrogarsi seriamente circa la propria ragion d’essere e la propria natura, affidandosi all’ alea di una partecipazione che quanto più è vasta, tanto più finisce per essere sfrangiata ed indistinta. Pare, insomma, che il PD riesca a sopravvivere solo a condizione di permanere in questo “limbo” di posizioni che possono coesistere solo nella misura in cui pagano alla loro reciproca tolleranza, il prezzo di una sostanziale evanescenza.

Ogni consultazione elettorale seria presuppone che si sappia con certezza quale sia l’elettorato attivo.

Solo il riferimento ad un campo predefinito consente, anche sul piano meramente quantitativo della distribuzione dei consensi, di valutare oggettivamente il responso elettorale. In caso contrario, tutto avviene dentro un caravanserraglio in cui si entra oppure se ne esce impunemente, secondo una postura meramente individuale che non risponde a nessuna ricerca di una possibile convergenza. Anche qui, sul piano del metodo, si cade, appunto, in una modalità sgranata, laddove un partito esigerebbe luoghi di riflessione che via via aggreghino una comunità di valori, di pensiero politico e d’azione. Peraltro, se si volesse cercare un riferimento comune a tutti i candidati, un tratto fatto proprio da ognuno dei quattro e sostanzialmente scontato per tutti, lo si rintraccia in quel sottofondo di pensiero individualista, di sostanziale impronta radicale che poco o nulla ha a che vedere con la vocazione popolare che al PD avrebbero dovuto recare le più rilevanti culture politiche che hanno concorso alla sua nascita. Molto resterebbe da dire, infatti, sulla sostanziale giubilazione della componente popolare che del PD avrebbe dovuto costituire uno degli assi portanti.

Il PD paga e continuerà a pagare l’errore di fondo da cui è nato: il ritenere che culture politiche differenti e talvolta antitetiche potessero essere “fuse” in un unico corpo, laddove avrebbero dovuto – a fronte di una destra, tale fin d’allora, al di là delle pretese edulcorazioni centriste che non hanno mai contato nulla – allearsi sì, ma in un rapporto di “coalizione”. Il che avrebbe voluto dire, anziché pretendere di nasconderle sotto il tappeto, assumere piena consapevolezza delle diversità culturali di fondo, prima che immediatamente politiche – anzitutto tra democristiani e comunisti – per lavorare ciascuno all’affinamento della propria visione e, allo stesso tempo, alla ricerca di una mediazione di alto profilo, che fosse capace di intercettare la domanda di trasformazione, evocata dal tempo nuovo che ci è dato vivere.

Le differenze sono una bomba a orologeria oppure una palude in cui affondare, se vengono negate. Diventano una ricchezza se vengono riconosciute ed affrontate a viso aperto.




DONATO IEZZI: il grande valore di un giovane Sindaco

In ricordo dell’amico-sindaco

Torino di Sangro, 25 gennaio 2023. Mi piace ricordarti con i nostri incontri, sempre pronto ad affrontare le problematiche territoriali e ad esse trovare soluzioni.Mi piace ricordarti con il tuo sorriso e la tua parola di incoraggiamento per ogni cittadino nel momento del bisogno.  Mi piace ricordarti solare, umile e disponibile… sempre.

La tua forza, la tua volontà e il tuo amore possano spronarmi a prenderti come modello e fare sempre bene e meglio per la nostra comunità Torinese.  Ringraziamo Dio per averci regalato la possibilità di viverti. Il tuo ricordo rimarrà indelebile… inciso nei nostri cuori    

Il Sindaco Nino Di Fonso

Un ricordo commosso vogliamo manifestare come Sindaci abruzzesi a Donato Iezzi. Ha lasciato un vuoto enorme nella sua famiglia, tra i suoi concittadini, nella comunità degli amministratori. È caduto onorando la fascia tricolore che era chiamato ad indossare. Una figura esemplare di straordinario servitore del Paese, un esempio che oggi è patrimonio della nostra memoria collettiva che dobbiamo sempre indicare alle giovani generazioni come messaggio di buona amministrazione dei beni comuni, di abnegazione e sacrificio per i valori che incarnano le nostre istituzioni. Donato uno di noi per sempre!

Il Presidente Anci Abruzzo e Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto

“…Dovete essere orgogliosi del vostro servizio alla Nazione, del privilegio di indossare il tricolore.

Dovete essere orgogliosi di eroi della Repubblica come Donato Iezzi, Sindaco di Torino di Sangro, tremila abitanti; un giovane sindaco, un padre e un marito, caduto in servizio mentre esercitava con coraggio le funzioni di protezione civile, per proteggere la sua comunità da un grave rischio, nel pieno della furia degli elementi che tante volte, ogni anno, mette a repentaglio borghi e paesi, valli e comunità soprattutto montane.

La dedizione alla sua comunità, la sua fedeltà ai valori di solidarietà e alla missione di sindaco ci spingono a impegnarci di più.”

Carlo Azelio Ciampi Presidente della Repubblica 19 Maggio 2003

Il Comune di Torino di Sangro e Anci Abruzzo ricordano Donato Iezzi, Sindaco di Torino di Sangro, scomparso a soli 34 anni  travolto da un treno il 25 gennaio del 2003 mentre stava controllando la stabilità di un ponte minacciato dall’alluvione nell’adempimento dei compiti istituzionali e insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile della Repubblica Italiana consegnata alla vedova Cinzia Cannone Iezzi dal Presidente Ciampi.

Tanti i Sindaci abruzzesi presenti. Partecipano gli Assessori regionali Daniele D’Amario, Nicola Campitelli e Nicoletta Verì e il Presidente della Provincia di Chieti Francesco Menna.




GARA DI SOLIDARIETÀ per un sogno andato in fumo

Online la campagna di crowdfunding per sostenere i due giovani proprietari dell’azienda Agricola Colle del Nibbio dopo l’incendio

Chieti, 25 Gennaio 2023. Il progetto dell’agriturismo di Colle del Nibbio nasce nel 2016 acquistando il rudere de “Lu Pagliar Petrone”, avendo già una chiara idea di quello che sarebbe dovuto diventare a breve, ovvero una struttura per poter ospitare poche persone con la voglia di condividere l’interesse per il territorio circostante. Un progetto importante da oltre 400.000 euro che di questi tempi in pochi avrebbero avuto il coraggio di portare avanti: una struttura in bioedilizia, costruita con materiali naturali e ad altissima efficienza, con il recupero delle acque reflue dalla vasca di fitodepurazione e la massima accessibilità senza barriere architettoniche.

Purtroppo, nonostante gli anni di fatica e sacrifici, l’8 gennaio scorso un devastante incendio, ha distrutto in pochi minuti il nuovo agriturismo, costruito con materiali ecosostenibili, ancora in fase di ultimazione. I lavori di costruzione erano stati ultimati all’80% e buona parte del materiale necessario alla loro conclusione era in cantiere: in pochi attimi, i sacrifici dei due ragazzi sono svaniti.

Ora, dopo diversi atti di solidarietà e sostegno, hanno deciso di lanciare una campagna di crowdfunding su Produzioni dal Basso – prima piattaforma italiana di crowdfunding e social innovation – per coprire i debiti con i fornitori e tecnici, che già hanno fornito materiali e consulenza, debiti e spese nei confronti della banca e della Regione, e le somme per le attrezzature andate perse nell’incendio.

Giulia Bianchi




AUMENTANO I DANNI ALL’AGRICOLTURA causati dai cinghiali

Preoccupazione di Cia Abruzzo

Pescara, 25 Gennaio 2023. La presenza dei cinghiali in Abruzzo continua  a rappresentare un fattore di rischio per l’uomo e le colture agricole. Nel periodo 2015-2021 in Italia si contano un milione e mezzo di esemplari di cinghiale e gli abbattimenti sono stati circa 300.000 all’anno (di cui 257.000 in caccia ordinaria e 42.000 in interventi di controllo faunistico).

Ingenti i danni all’agricoltura e tra le regioni più colpite c’è l’Abruzzo per un totale di circa 18 milioni di euro nel periodo considerato.

Sono i numeri emersi lo scorso 13 gennaio a Viterbo in occasione del convegno su Fauna selvatica e territori: conoscere per gestire, organizzato dalla Confagricoltura in collaborazione con l’Ente Produttori di Selvaggina (EPS).

“Serve una urgente strategia di intervento su scala nazionale – ha commentato Nicola Sichetti, Presidente Cia Abruzzo – abbiamo più volte sollecitato la Regione per risolvere il problema dei danni senza alcuna risposta. Siamo fortemente preoccupati: nel 2022 con la siccità la situazione è precipitata e molte aziende sono al collasso. Come Confederazione non possiamo assistere inermi ad una tale emergenza e per questo i nostri uffici hanno analizzato attentamente tutti i documenti inerenti alla gestione dei cinghiali per comprendere quali siano le criticità che hanno portato a questo stato di fatto”.

La Cia sottolinea come il nuovo Piano faunistico venatorio regionale approvato nel 2020, dopo 25 anni, individua con esattezza le aree dove la presenza del cinghiale non è compatibile con le attività umane e su queste in particolare vanno presi dei provvedimenti urgenti. In Provincia di Chieti, ad esempio, nel 2021, i danni arrecati alle colture agricole dal cinghiale ammontavano a € 1.252.240, nel 2014 prima dell’entrata in vigore del regolamento regionale sugli ungulati i danni ammontavano a € 400.000,00 (dati piano di controllo della regione Abruzzo).

“È chiaro che qualcosa non funziona – continua Sichetti – a Cia Abruzzo ha già individuato le principali criticità e se non si provvede nell’immediato ad una modifica delle leggi e regolamenti regionali che regolano l’attività venatoria e il risarcimento dei danni, non escludiamo manifestazioni di piazza chiamando a raccolta tutto il mondo agricolo”.




GIORNATE DELLA MEMORIA. Per non dimenticare

Da martedì 24 gennaio e fino al 10 febbraio incontri, presentazioni di libri e spettacoli

Sulmona, 24 gennaio 2023. Torna il 27 gennaio il Giorno della memoria, giornata che dal 2005 l’Onu ha designato per commemorare le vittime dell’Olocausto. Una data simbolo quella scelta, perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, luogo diventato emblema di una delle peggiori pagine della storia.

Il polo liceale Ovidio, che da anni porta avanti un progetto dedicato alla Memoria, celebrerà anche quest’anno la ricorrenza con una serie di iniziative. «Le numerose attività sulla Memoria non si limitano, però, a questo periodo dell’anno», precisa il dirigente scolastico, Caterina Fantauzzi.

«Per la prossima primavera abbiamo in programma una visita a Sami Modiano che abbiamo conosciuto durante uno dei viaggi ad Auschwitz ed è stato nostro ospite a Sulmona».

Gli appuntamenti inizieranno domani, martedì 24 febbraio: in collegamento con il Museo della Shoah di Roma, gli studenti incontreranno Edith Bruck, sopravvissuta al campo di sterminio di Aushwitz-Birkenau, insignita, nell’aprile 2021, dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Seguirà la partecipazione alla rappresentazione teatrale Etty Hillesum: elogio dell’amore, a cura della cooperativa Fantacadabra, in scena venerdì 27 e sabato 28 gennaio al Piccolo teatro. Lo spettacolo ripercorre la storia di Etty Hillesum, giovane donna ebrea olandese, che desiderava fare la scrittrice, ma che, a soli 29 anni, vide la sua esistenza annientata nel campo di Auschwitz.

Sempre venerdì 27 gennaio, alle 11, nell’aula magna del liceo artistico Mazara, ci sarà, per le classi quinte dell’Istituto, la presentazione del libro di Riccardo Lolli, Un silenzio che racconta. Natzweiler Flossenbürg. Interverranno, oltre all’autore, il professor Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, e il professor Riccardo Fonzi, presidente dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea (IASRIC).

Nel libro si racconta la storia di violenze torture di Rocco Di Pillo, orfano di guerra che, nel 1940 dovette lasciare madre ed otto fratelli a Pratola Peligna per adempiere al servizio militare. Fu vittima di un penoso calvario che lo portò a conoscere le violenze dei campi di concentramento di Natzweiler prima e Flossenbürg, poi, fino alla liberazione avvenuta il 23 aprile 1945. L’iniziativa è stata organizzata dal Dipartimento di Storia dell’Iis Ovidio e sarà moderato dalla coordinatrice, la professoressa Gelanda Martorella.

«Come ogni anno, in occasione della Giornata della Memoria», spiega la docente, «il Polo Liceale Ovidio promuove e sostiene molteplici iniziative al fine di mantenere vivo il ricordo, ma anche, e principalmente, per rafforzare negli studenti il valore della tolleranza. Tutto questo al fine di contribuire alla formazione di cittadini sempre più liberi e consapevoli. Il dipartimento di storia, che lavora costantemente nel corso di tutto l’anno al raggiungimento di questi obiettivi, propone anche quest’anno, per l’occasione, diverse iniziative per riflettere su temi così importanti.»

Il calendario di iniziative dedicate alla Memoria proseguirà fino al 10 febbraio, con la partecipazione alla rappresentazione teatrale La guerra signora della Terra, a cura della compagnia amatoriale Sursum Corda al cinema Pacifico. Lo spettacolo, firmato da Angela De Magistris, mette in scena episodi di vita vissuta, la cui memoria ha lasciato il segno nella storia dell’ultimo secolo.




L’AQUILA, GIORNATA DELLA MEMORIA: medaglia d’onore a Vinicio Palmerini

I ricordi di prigionia del militare aquilano, internato nel lager nazista di Zeithain dal febbraio 1944 all’aprile ’45

di Goffredo Palmerini

L’Aquila, 24 gennaio 2023. Il 27 gennaio Vinicio Palmerini sarà insignito della Medaglia d’onore per deportati e internati nei lager nazisti, previsto dalla Legge n. 296 del 2006. Il riconoscimento sarà consegnato ai familiari del militare aquilano (deceduto nel 1988 a Paganica) dal Prefetto dell’Aquila Cinzia Torraco, nel corso d’una cerimonia con altre onorificenze, che si terrà nella ricorrenza della Giornata della Memoria (ore 10) in Prefettura. Vinicio Palmerini fu deportato in Germania dopo l’8 settembre ’43 dal fronte greco e detenuto in un campo di concentramento della bassa Sassonia, fino a quando non venne liberato dall’esercito russo. Fu uno dei circa 600mila militari italiani internati nei lager nazisti, che opposero una particolare forma di Resistenza con il loro rifiuto a collaborare, subendo così ogni forma di privazioni, violenze, malattie e in molti la morte.

Qui di seguito si riporta con assoluta fedeltà la trascrizione degli appunti del reduce Vinicio Palmerini, internato dal febbraio 1944 all’aprile 1945 nello Stalag IV B di Zeithain, lager nazista situato tra Lipsia e Dresda. Gli appunti sono scritti fittamente a matita in un quadernino (cm. 8×13) con copertina di cartoncino rosso, con 18 fogli senza righe. Il reperto, dove sono appuntati i ricordi, è stato rinvenuto l’8 gennaio 2022 in un piccolo baule contenente vecchie lettere, cartoline, carte e documenti di famiglia, recuperato dopo il terremoto del 6 aprile 2009 dall’abitazione di Paganica (L’Aquila) e rimasto accantonato. La testimonianza scritta di Vinicio Palmerini si va ad aggiungere a quelle già note degli ex IMI, reduci dai lager nazisti, a costituire un ulteriore tassello di memoria dell’altra Resistenza al nazifascismo, non meno eroica di quella combattuta in Italia, in armi o con forme umanitarie.

Lo Stalag IV B fu uno dei più grandi campi di prigionia della Germania nazista. Si trovava nei pressi della città di Mühlberg, in Sassonia. Lo Stalag aveva un campo secondario a Zeithain, un “reservelazarett” inizialmente destinato ai prigionieri russi, poi utilizzato da prigionieri di varie nazionalità, compresi molti internati italiani. Le condizioni disumane del lager, mancanza di igiene, denutrizione, scarsa assistenza medica e lavoro coatto facilitarono la diffusione di epidemie e gravi malattie, soprattutto tubercolosi, con la morte di decine di migliaia di prigionieri, tra cui 900 italiani. Nel lazzaretto di Zeithain, tristemente conosciuto come “campo della morte”, erano trasferiti gli Internati Militari Italiani gravemente malati, ma anche medici, cappellani e crocerossine che decisero di non aderire alla Repubblica Sociale. Lo Stalag IV B di Zeithain fu liberato dall’Armata Rossa il 23 aprile 1945. Dopo la fine della guerra il territorio del lager, ricompreso oltrecortina nella Germania comunista, rimase per decenni inaccessibile. Solo l’infaticabile opera di alcuni reduci di Zeithain – in primis Padre Luca Airoldi, ex cappellano del campo che nel suo diario aveva annotato tutti i nomi degli IMI deceduti a Zeithain, e l’ex Ten. Col. Leopoldo Teglia, attuale presidente dell’Associazione Nazionale Ex Internati (ANEI) sezione di Perugia -consentì nel 1991 di localizzare il cimitero militare italiano e di riesumare e rimpatriare le spoglie di quasi tutti i caduti italiani di Zeithain.

Il racconto di Vinicio Palmerini – mio padre – è vergato a matita in 34 facciate del quadernino. Sulle ultime due sono riportati i nomi dei commilitoni, legati alla stessa sua sorte, con le relative località d’origine: Rota Giuseppe, Caprino Bergamasco; Rota Virgilio, Ponte San Pietro; Comi Giuseppe, Caluzzo d’Adda. Se mesi dopo la liberazione, il 16 ottobre 1945, egli arrivò scheletrito e lacero a Paganica dopo un lungo viaggio, in parte fatto a piedi o con mezzi di fortuna, risalendo da Brindisi o da Bari, dove una nave dal porto di Odessa aveva ricondotto in Italia gli internati liberati dall’Armata Rossa. Mi auguro davvero che anche questa testimonianza di Vinicio Palmerini (Paganica, 18 agosto 1914 – Paganica, 8 gennaio 1988), nella sua stringata ma illuminante essenzialità, possa contribuire a far meglio conoscere la Resistenza opposta al nazifascismo dagli internati militari italiani, il loro sacrificio e la loro dignità. E infine l’onore che resero alla Patria, a quell’Italia che il 2 giugno 1946 avrebbe scelto la Repubblica ed eletto l’Assemblea costituente, e che nel 1948, vigente la Costituzione della Repubblicana, il 18 aprile avrebbe eletto il Parlamento dell’Italia libera e democratica, nata dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione dal nazifascismo. Finalmente, il 19 novembre 1997, l’Italia ha reso agli ex IMI il doveroso tributo di riconoscenza, conferendo all’Internato Ignoto la Medaglia d’oro al valor militare, con una motivazione che l’affranca da oltre mezzo secolo di trascuratezza nell’edificazione della memoria collettiva degli Italiani, e successivamente, con la citata legge del 2006, la Medaglia d’onore a ciascun internato militare nei lager che, a costo di pesanti conseguenze, oppose la propria resistenza ai nazisti.

Internati Militari Italiani (IMI) furono classificati dalla Germania di Hitler i soldati italiani fatti prigionieri, catturati e rastrellati (sul territorio italiano, in Slovenia, Croazia, Albania, Grecia, Isole Egee e Ionie, Provenza e Corsica) dopo l’8 settembre 1943 e deportati nei campi di prigionia del Terzo Reich. E’ la storia di oltre 600mila militari italiani negli Stalag della Germania nazista: i nostri soldati, sottufficiali e ufficiali che operarono “resistenza” opponendo il rifiuto alla collaborazione con i nazisti, al costo di indicibili privazioni e sofferenze. In diverse migliaia di casi – oltre 25mila – andarono incontro alla morte per fame, stenti e malattie. Oltre cento questi campi di prigionia (stammlager), la gran parte situati in Germania e Polonia, ma anche in Austria, Russia, Ucraina, Bielorussia, Rep. Ceca, Francia e Slovenia. I nazisti usarono ogni mezzo di persuasione verso i prigionieri italiani perché scegliessero l’esercito tedesco o i repubblichini di Salò per continuare la guerra, offrendo ogni vantaggio rispetto alla durezza della detenzione nei lager. Agli “internati militari italiani”, a differenza dei prigionieri di guerra, non venivano riconosciute le garanzie e le tutele previste nella Convenzione di Ginevra del 1929.

Solo gradualmente, e tardivamente, le dolorose vicende degli internati militari sono entrate nella memoria collettiva del Paese, come una forma di Resistenza al nazifascismo. Fu soltanto a partire dagli anni ‘80 che in Italia e in Germania la storiografia cominciò ad occuparsi di questo problema, fino ad allora rimasto negletto, tanto che la scarsissima conoscenza delle vicende sofferte degli ex IMI è giunta fin quasi ai nostri giorni. E’ stata finalmente illuminata nel 2012 dal Rapporto della Commissione italo-tedesca, insediata dai Ministeri degli Esteri di Italia e Germania nel 2009. Fino ad allora la questione degli IMI era stata presente solo attraverso testimonianze e ricordi dei reduci dai lager nazisti.

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RICORDI DI PRIGIONIA

Palmerini Vinicio di Giuseppe – Paganica del Moro (L’Aquila)

  «Giorno 15 Agosto ho festeggiato con gli amici Rota Giuseppe e Comi Giuseppe tutt’e due Bergamaschi mangiando a mezzo giorno gnocchi e risotto condimento grasso di maiale e carne, giorno 18 non ho potuto festeggiare (è il giorno del compleanno di Vinicio, ndr) per mancanza di grasso e l’abbiamo rimesso a un altro giorno la sera del detto giorno. Con il giorno successivo ho avuto un continuo fischio all’orecchio destro e pensavo continuamente alla famiglia dicendo “chissà forse si rammenterà del mio compleanno”, ed è questo il segnale che me lo comunica.

Alcune notizie della mia Prigionia

Nei primi dì di settembre quando il Capo del governo generale Badoglio, cessate le ostilità con gli Anglo Americani e precisamente il giorno 8 Settembre, giorno in cui i tedeschi disarmarono l’esercito Italiano, io mi trovavo oltremare e precisamente in Grecia, quindi il nostro disarmo è avvenuto sei giorni dopo cioè il 14 Settembre. Verso le ore 13 vediamo arrivare due autoblinde accompagnate da otto autocarri. Noi non si aveva l’ordine di far fuoco contro loro, quindi sono entrati senza nessun disturbo, arrivati davanti al nostro Comando ordinano immediatamente l’adunata con tutte le armi e munizioni. Fatta l’adunata inquadrati, vengono davanti e d’intorno a noi misero le loro mitraglie spianate verso di noi pronte a far fuoco.

Dopo aver messo intorno al nostro accantonamento viene avanti verso di noi un Maggiore ed un tenente tedesco ed incomincia la propaganda in tedesco che a sua volta il tenente la traduceva in Italiano dicendo: Il generale Badoglio ha tradito l’Italia, compreso tutti gli Italiani, consegnandola nelle mani degli Anglo Americani, però con un solo vostro proposito potrà ancora essere liberata ed i suddetti buttati fuori dall’Italia. Il vostro proposito sarebbe quello di firmare quali combattenti a fianco dell’esercito tedesco, il quale a sua volta pensa a condurvi in Italia per liberare la vostra terra dall’invasore.

Secondo, tutti quelli che non si sentano più di combattere potranno loro firmare quali lavoratori civili e verranno mandati in Germania. Quindi dopo aver fatto un discorso di circa 30 minuti ha rivolto a noi queste domande: Tutti quelli che vogliono difendere la loro Patria cioè combattenti, fuori! 3 sottotenenti, un capitano e 5 soldati, tra i quali uno di questi col nome di Cripioli Antonio, il quale è stato illuso da un altro suo compagno a farlo firmare e che dopo al secondo giorno divenne pazzo ed è morto all’ospedale di Larissa. Poi visto che nessuno più aderiva quali combattenti ha chiesto i lavoratori, ed a questo una buona parte andavano fuori, ma visto che la massa eravamo restati fermi al nostro posto, e quindi anche loro sono rientrati pian piano alle nostre file. Il Maggiore tedesco visto tale gesto ordina alle sue guardie che erano intorno a noi di caricare le armi.

Poi rivoltosi verso di noi con un grido spaventevole ci ordina di buttare a terra le armi. Noi se pur avvelenati e con la volontà di reagire con le armi contro di loro, ma a questo momento non più si poteva, e siamo stati costretti a lasciare le armi. Dopo essere disarmati ci han condotti entro un recinto e con le guardie all’intorno, da non poter più muoversi altrimenti ci sparavano addosso.  E per ben quattro giorni ci hanno lasciati lì dentro senza mangiare. Ed il più grave senza potersi nemmeno liberare dal sole scottante estivo coprendosi con un telo da tenda per fare dell’ombra, proibito severamente anche questo. Il giorno 18 Settembre la mattina alle 5 sveglia ed adunata per la partenza, ci consegnano mezza pagnotta ed un pezzetto di formaggio nostro, e questi sono i viveri della giornata per far 60 km. di marcia. Ed alle 7 siamo partiti per non molto farla lunga abbrevio il mio dire altrimenti raccontar tutto non terminerei mai. 

Quindi al 45 km ci siamo fermati, ma io che lungo tutta la strada fatta mi sentivo un forte dolore di testa, qui mi era ancora più aggravato, fui costretto a legarmi un asciugatoio alla testa. Vedendomi il tenente mi domanda cosa avevo fatto, e racconto tutto, chiama subito l’infermiere e mi fa misurare la febbre e l’avevo a 39,5 quindi s’interessa subito per mandarmi a Larissa con l’autoambulanza tedesca, ma io volevo portare tutto con me anche il mio zaino che era sul cavallo pieno di roba, ma lui cioè il tenente mi dice: te lo porteremo noi e lo riprenderai al nostro arrivo. Ma, quando sono arrivato a Larissa mi han condotto prima alla caserma dove dovevano arrivare anche i compagni, e poi di nuovo è partita e mi porta a ricoverare al nostro ospedale ed in questo caso restai senza zaino, senza nulla da cambiarmi, e da quel giorno non ho visto più un paesano.

All’ospedale il giorno dopo trovo De Paulis Antonio e qui son restato fino al 28 Settembre, poi sono uscito assieme a me viene anche De Paulis, ma la sera che siamo usciti dall’ospedale le nostre cartelle cliniche le prendeva un maresciallo tedesco, e datosi che sopra la cartella veniva scritto il mestiere in cui si esercitava e vista la mia cartella con scritto sopra “fabbro” allora mi chiama e mi dice: tu specialista vai a lavorare come civile all’officia delle SS ed io gli rispondo che non sono un fabbro ma “maniscalco” ed allora mi risponde “sciaiser” (scheisse, ndr) che vuol dire merda, ed in quindici che eravamo mi manda alle caserme dove per la seconda volta ci han chiesto di firmare, ma nessuno ha voluto.

La mattina seguente ci fan partire con il treno e dopo un giorno e mezzo di percorso, finalmente siamo arrivati a Salonicco. Qui si smonta dal treno e sono già pronte quattro guardie con moschetto carico e baionetta innestata, per accompagnarci come i più pessimi delinquenti del mondo. Percorsa tutta la città ci portano in una caserma dove prima c’era il comando tappa Italiano, ed ora tutto al contrario era diventata il campo dei prigionieri Italiani. La mattina del 1° Ottobre ci mandano a lavoro digiuni e si tratta di scaricare vagoni di cemento, e come qualcuno si fermava un secondo, si sentiva subito la guardia gridare loss e snell, che vorrebbe dire “via e svelto”. E questa la parola d’ordine di tutta la giornata. A mezzo giorno si va a mangiare e cosa si trova? Un mescolino che poteva essere una tazza da caffè, di fagioli e patate, 200 grammi di pane che subito l’abbiamo divorato dalla fame che avevamo.

Dopo un’ora di riposo si parte di nuovo a lavoro e qui si torna a casa solo alle 7 di sera, ma quando s’arriva a casa qui so’ dolori, stanchi dal lavoro e con gran fame, ma non c’è nulla da mangiare solo che mezzo tazzino di caffè ma… acqua calda. Quindi si va a dormire, ma la fame vince il sonno e non dà pace e la mattina alle 6 di nuovo si va a lavoro, e la fame si fa sentire sempre più forte. Dopo 3 giorni che si era qui ci hanno incominciato a dire di firmare per andare con loro, ma noi sempre duri, magari morire dalla fame ma non andare con loro. Questa domanda di firmare era tutti i giorni, cioè mattina e sera per colazione e cena.

Un bel giorno ci obbligano forzatamente da dover firmare alcuni moduli, e da firmarli ad ogni costo, o come combattenti oppure come lavoratori, e se non si voleva aderire a nessuna delle due domande, si cancellavano tutte e due, ma si doveva firmare lo stesso. Ma c’era un tranello che sopra alle due domande c’era un rigo scritto così: “Riconosco il partito repubblicano fascista ed aderisco a combattere a fianco dell’esercito tedesco”. Noi, vista questa frase, nessuno abbiamo firmato detti moduli, a mezzo giorno rientrati dal lavoro ci mandano in camerata e poi fanno subito l’adunata.

Scesi giù in cortile ci domandano se avevamo firmato questi moduli, ma nessuno si fa avanti, quindi un disgraziato d’interprete italiano ci dice: se non firmate questi moduli vi mandano a raccogliere i morti in Russia, oppure a tagliare i reticolati in linea sotto le cannonate dei Russi. Ma noi non ci siamo affatto spaventati, pensando che ci mandano dove vogliono ma con loro non andiamo a nessun posto, anche a sottoporci alla fucilazione. Vista la nostra insistenza che nessuno aderiva alle loro domande, un tenente tedesco ne conta con la mano il numero di 240 che subito ci manda in camerata a prendere i nostri zaini per partire, e per punizione non ci fa dare nemmeno quei quattro cucchiai di rancio.

Dopo essere pronti arrivano 25 guardie ed arrivate vicino a noi caricano i moschetti e innestano la baionetta e ci fanno uscire dalla caserma e loro si mettono a destra e sinistra di noi in distanza di quattro metri uno dall’altro. Ci conducono circa a 300 metri dalla caserma e qui si fermano. Dopo quasi dieci minuti arriva un’autocolonna e ci lasciano montar sopra e si parte. Dopo due giorni di viaggio e senza mangiare si arriva di nuovo a Larissa, cioè dove mi trovavo prima. La notte che siamo arrivati ci han lasciati dormire sulle macchine, poi al mattino ci inquadrano, ci contano come minimo dieci volte e poi si parte, così ci conducono alla piazza centrale e ci portano dentro un albergo, a pian terreno. Qui si lasciano i nostri zaini e si va subito alla stazione. Dopo due giorni senza darci da mangiare ci fanno scaricare camion carichi di paglia e caricarla di nuovo sui vagoni. A mezzo giorno ci portano a casa e ci danno da mangiare una galletta e 50 grammi di formaggio italiano, questi sono i viveri di tutta la giornata. Alle ore 13 cioè l’una di nuovo a lavoro fino alle 7 la sera.

Due giorni dopo ci lasciano fare la cucina per conto nostro ed i viveri sono i seguenti: 33 grammi di pasta a ciascuno per condimento a 240 persone un quartino d’agnello che come massimo pesava un chilo e mezzo, 5 grammi di zucchero per il caffè al mattino, poi 300 grammi di pane da maiali che forse nemmeno loro l’avrebbero mangiato, 15 grammi di margarina grasso di carbone, e 20 di marmellata. Con tutti questi viveri si doveva lavorare 12 ore al giorno portando casse di munizioni da 50 e fino a 70 kg sulle spalle. Ora abbrevio perché sarebbe troppo lunga e vorrei un libro per descrivere tutte le sofferenze ed i sacrifici passati sotto i malvagi tedeschi. Qui resisto sotto simile lavoro sino al 26 gennaio 1944, ma datosi che lo stomaco mi tormentava forte dai grandi bruciori il giorno 27 Gennaio vado a lavoro allo stesso posto del giorno avanti, cioè al cimitero tedesco ove bisognava scoprire le tombe dei morti sino a trovare la cassa, dopo bisognava metter di nuovo dentro la terra e battere con un peso di circa 20 kg.

Ma questa mattina, erano circa le 11 e mezza, che in due ne avevamo completate due ed incominciavamo la terza, quando è venuto un maresciallo tedesco e ci ordina a scalzarne un’altra davanti a lui. Ma qui è il mio colpo fatale quando al terzo colpo di vanga che fo mi viene fuori un braccio con ancora la carne attaccata poi un osso della gamba, poi ancora due crani. Qui divento di tutti i colori e stavo quasi per cadere per terra quando detto maresciallo guarda l’orologio e pronuncia “mitac” (mittag, ndr), che vuol dire mezzo giorno, quindi si va a mangiare. Ma io lungo la strada non mi fidavo di camminare ma a stenti sono arrivato anch’io e con tanta fame che regnava non ho potuto mangiare, mi butto sul mio pagliericcio ed aspetto che mangiano tutti.  Dopo chiamo l’infermiere, mi fo misurare la febbre e ce l’ho a 38 e 5, quindi a lavoro non vado, verso le 5 la fo misurare di nuovo ed è arrivata a 39, quindi la mattina seguente marco visita e vengo ricoverato all’ospedale per influenza e gastrite allo stomaco sino al 7 febbraio.

Detto giorno a mezzo giorno mi chiama l’infermiere dicendomi: tu preparati, alle due parti con la tradotta ospedaliera. Alle quattro la sera siamo partiti da Larissa e dopo ben 7 giorni di viaggio e di fame che sempre non mai mancava siamo arrivati all’ospedale italiano di Zeithain, in Germania. Qui si smonta dalla tradotta ed entriamo all’ospedale. Ma prima di entrare ci fanno la rivista alla nostra roba e ci tolgono tutto, coltelli, sigarette, sapone ed altre cose, lasciandoci solo quanto s’aveva addosso, nemmeno un cambio, e poi si va al bagno, qui troviamo italiani e russi che entravano anche loro in ospedale e venivano dalle fabbriche, ma non fo nessuna esagerazione, a vederli nudi sembravano scheletri umani mummificati e non altro, buona parte di loro tutti con tubercolosi. Dopo il bagno ci hanno mandato ai reparti ed io sono andato al reparto Chirurgia, baracca n. 37. Qui resto fino al 28 Febbraio, poi fui trasferito alla baracca n. 53. Quel che si mangiava qui era 4 giorni la settimana 250 grammi di pane e tre giorni 300 grammi, 20 grammi di margarina più un litro di succo di rape a mezzogiorno e la più grande razione erano tre patate.

Qui son restato fino al 25 Aprile ’44, poi sono andato in uscita e mi hanno mandato al IV B, cioè un Campo di concentramento dei prigionieri di ogni razza e nazione. Ci hanno condotti dal campo degli Italiani e ne hanno messi 300 per baracca e si dormiva lì dentro come le sarde entro il bidone, quindi dopo sei giorni mi sono fatto mettere in uscita per andare a lavoro come fabbro. Il 1° Maggio mi mandano in fabbrica, il 2 mi conducono al lavoro al posto di fare il fabbro devo fare il facchino, portando casse in spalla di ogni dimensione e con i caposquadra dietro che ti dicevano loss, snell, arbait! che significava “via, svelto, a lavorare!” E non ci reggevamo in piedi dalla fame e con tutto ciò si prendeva qualche pugno, spintoni d’ogni genere, e sempre abbreviando qui ho resistito tre mesi e mezzo. Poi sono stato colto da pleurite e di nuovo ricoverato allo stesso ospedale e precisamente il giorno del mio compleanno 18 Agosto 1944, col peso di 49 chilogrammi.

Qui vengo ricoverato al Campo A, cioè campo dove si ricoverano pleuritici deperiti e quelli che dal deperimento erano venuti gonfi. Io sono stato ricoverato alla baracca 40 e dopo tre giorni che ero lì il tenente D’Adamo mi mette a supplemento extra che consisteva in più della razione a 200 grammi di pane, 100 di ricotta, un cucchiaio di zucchero e 20 grammi di margarina. E con il detto supplemento in quattro mesi avevo aumentato 4 kg. Di peso, quindi pesavo 53 kg. Qui sono restato fino al 23 Marzo del 45. Poi siamo stati trasferiti all’ospedale internazionale di Imorgan. Qui il trattamento del pane la stessa razione il rancio era mezzo litro, ma si prendeva una discreta razione di patate che ne erano 10 o 12.

Nel mentre e trascorsa la fine del mese di marzo e siamo in aprile qui incominciano a sentirsi buone novità che gli Alleati, compresi i Russi, avanzano su tutti i fronti e si sperava che presto fossero arrivati a liberarci anche a noi dalle sofferenze d’inferno. Giunti verso il 15 di Aprile, incominciamo a sentire durante la notte i primi colpi d’artiglieria ma lontani, però la sirena era quasi in continuo allarme e nell’aria tutto il giorno questo rombo di cannoni man mano si faceva sentire più forte. Senonché il giorno 18 Aprile il Maggiore tedesco chiama i nostri ufficiali medici e dice loro che noi Italiani bisognava partire assieme a loro se nel caso dovevano sgombrare, ma la risposta dei nostri ufficiali fu quella di dire “i nostri malati son tutti pleuritici tubercolari e quindi non sono in condizione di poter camminare”. Allora gli ha detto “assumete voi la responsabilità dei vostri malati” e così ci lasciarono.

Il giorno 19 fu tutta la giornata in allarme. La sera verso le 6 è suonato l’allarme d’invasione ed allora tutti i tedeschi civili con le lacrime agli occhi e un pianto dirotto preparavano le loro valigie che a sua volta chi le legava sulla bicicletta chi caricava i carrettini, abbandonavano la loro casa e via. Il giorno 20 dalla mattina il cannone si faceva sentire ancor più forte e tutto il giorno è continuato così compresa anche la notte, ma veniva sempre più vicino, quando alla mattina alle ore 5 mi alzo e vado fuori le guardie si preparavano per andare via. Dopo circa tre quarti d’ora si sentono le mitraglie che cantano intorno al paese, allora noi ci siamo messi subito in posti più riparati dalla camerata che era soggetta al tiro, man mano si sentono sempre più vicino. Dopo un po’ sentiamo le prime raffiche dentro l’ospedale e dirette all’orologio, poi un forte grido, sono i Russi che sono già dentro l’ospedale. Allora si balza tutti fuori, ci salutano ci offrono le sigarette e fanno un giro all’intorno dell’ospedale e poi vanno via.

Più tardi arriva un Colonnello russo, ci fa uscire di nuovo tutti fuori facendoci inquadrare per nazionalità, poi ci fa uscire dal cancello di reticolato che ci aveva rinchiusi ben 19 mesi, e quando siamo fuori di qui tutti si è fatto un lungo respiro esclamando che aria di paradiso, facendo come l’uccello che per tanto tempo si trova rinchiuso dentro la gabbia, e poi quando viene il giorno che il padrone si dimentica di chiudere la gabbia e lui fugge veloce e contento verso il bel cielo sereno. Quindi condottici entro il paese ci fa fermare e poi “fronte a sinistra” ed incomincia a fare un discorso per reparti, cioè per nazioni, e venuto davanti a noi dice queste parole: “In Italia ci sono ancora i tedeschi ma poco vi resteranno, sappiate che molte migliaia di Italiani sono già stati rimpatriati, quindi voi fra pochi giorni partirete per raggiungere la linea ferroviaria e per linea Varsavia-Odessa, qui sarete imbarcati e condotti in Italia”. Finito il suddetto arrivano due aerei tedeschi ed incominciano a mitragliare, quindi ci siamo ricoverati entro le case, che le avevano già aperte i russi, e qui ci han fatto prendere galline, conigli, agnelli ed ogni altra roba. Poi abbiamo fatto una bella passeggiata e quando siamo rientrati abbiamo trovato un ricco spezzatino di maiale e patate abbondanti, in più entro la cucina sembrava un grande mattatoio di carne di maiali, galline, tacchini, conigli, vitelli, insomma carne d’ogni sorta.»




QUESTASTORIACI(RI)GUARDA per commemorare il Giorno della Memoria

Progetto d’incontri a scuola, all’università e matinée a teatro

Pescara, 24 gennaio 2023. Il progetto Questastoriaci(ri)guarda, rivolto con particolare attenzione agli studenti e giovani, è stato ideato per commemorare il Giorno della Memoria delle Vittime dell’Olocausto che ricorre il 27 gennaio, data assunta a simbolo e proclamata dal Parlamento italiano con la Legge n. 211 del 2000 e dall’ dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 2005. Il 27 gennaio1945, alle ore 15:00 le truppe sovietiche liberarono Auschwitz, il più grande campo di sterminio nazista.

Dopo gli incontri con gli studenti presso scuole ed università, in cui è stato proiettato il documentario storico di rara importanza LA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ, da cui emerge incontrovertibilmente la capillare organizzazione del sistema concentrazionario nazista ed il suo perfetto funzionamento, Auschwitz costituiva il più grande complesso nazista dei campi di concentramento a cui facevano riferimento oltre 40 sotto-campi, situati per lo più presso gli stabilimenti industriali tedeschi, in programma è previsto nei matinée a teatro lo spettacolo CENERI, presso lo Spazio Matta, Via Gran Sasso, 53 Pescara.

CENERI viaggio a due voci nella memoria dell’Olocausto,  di e con  Cam Lecce e Jörg Grünert. Musiche di Luigi Morleo, sarà in scena giovedì 26 gennaio ore 8.30/10.30 — 11.00/13.00  — 15.00/17.00 (tre turni), venerdì 27 gennaio ore 8.30/10.30 — 11.00/13.00

Il testo dello spettacolo tradotto da fonti storiche tedesche da Jörg Grünert è costituito da testimonianze dei sopravvissuti ai lager e da estratti di documenti originali emersi dalle indagini svolte. Lo spettacolo avvicina, senza mai sintetizzarle né fonderle in un discorso unitario, due visioni dello sterminio nazifascista: il flusso inarrestabile del denaro e delle transazioni finanziarie e la discarica umana che fu la diretta conseguenza dello sterminio attraverso il lavoro, a partire dalle prove generali di quello che poi diventerà un sistema perfettamente collaudato dalla I.G. Farben Industries, il complesso chimico proprietario dell’agglomerato industriale che fu Auschwitz. Da questo risulta una prospettiva nuova dello sterminio con elementi poco conosciuti ma fondamentali per la comprensione del genocidio, istruendo prospettive e domande che arrivano fino ai nostri giorni.

Partecipano al progetto: Liceo Scientifico “G. Galilei”; IPSIAS “Di Marzio-Michetti”; IIS “Alessandrini”; FIRST – Centro interdipartimentale Formazione all’Insegnamento, Ricerca Scuola e Territorio, UdA, e OCA – Osservatorio Partecipazione e Cittadinanza Attiva, Dipartimento di Architettura, UdA.

Il progetto Questastoriaci(ri)guarda è ideato e a cura di Cam Lecce e Jörg Grünert dell’Associazione Deposito Dei Segni, in collaborazione con Anpi Comitato Provinciale Pescara, Florian Metateatro, Artisti per il Matta. Patrocinio: UED Università Europea Design, FIRST e OCA, UdA.




LE DONNE DEL VINO, Martina Danelli Mastrangelo Nuova Delegata Abruzzo

Per il triennio 2023-2025 la rappresentante dell’azienda vinicola  Mastrangelo guiderà la delegazione abruzzese. Vice delegata la produttrice Stefania Bosco e coordinatrice l’avvocato Arianna Di Pietro

Pescara, 23 gennaio 2023. L’Associazione nazionale Le Donne del Vino a livello regionale  ha eletto il nuovo direttivo in carica fino al 2025.  Ricoprirà il ruolo di delegata Abruzzo Martina Danelli di Vini Mastrangelo Tenimenti del Grifone, eletta all’unanimità e già vice delegata. Ad affiancarla saranno la produttrice Stefania Bosco di Storiche Cantine Bosco Nestore, nel ruolo di vice delegata, e la coordinatrice Arianna Di Pietro avvocato membro dell’Unione Giuristi della Vite e del Vino. La nuova delegata succede a Jenny Viant Gómez, in carica dal 2016-2022, attualmente eletta consigliera nazionale. La nuova presidente nazionale è la produttrice campana Daniela Mastroberardino.

Oggi le socie de Le Donne del Vino raggiungono quota 1000, di cui 30 a livello locale. Nell’associazione convergono tanti approcci produttivi e professioni diverse che rafforzano la filiera e rappresentano il punto di forza di questa compagine che si accinge a festeggiare i 35 anni in questo 2023. 

La neodelegata Martina Danelli dichiara: «Il mio impegno sarà rivolto a diffondere la cultura del vino di qualità e a valorizzare il ruolo delle donne nella filiera produttiva enologica e nella società.  Ci saranno attività finalizzate a tutelare le tradizioni legate al vino, alla gastronomia ed allo sviluppo sostenibile del nostro territorio. Non mancheranno iniziative per la formazione in ambito enologico ed altre per promuovere un consumo responsabile del vino. A tal proposito, una delle attività principali sarà il progetto Nazionale ”D-Vino” che mira ad istituire la “cultura del vino” come materia di studio degli Istituti alberghieri e turistici della nostra Regione. Lo scopo di questo progetto è quello di fornire competenze di base sul vino e sui territori del vino ai futuri chef, maitre ed ai manager del settore turismo, tutte figure professionali in grado di inserirsi con competenze adeguate nei business legati all’enoturismo, uno dei settori più crescita della nostra economia. Ci saranno attività di interscambio culturale con altre delegazioni e con altre associazioni del territorio che hanno finalità simili alle nostre. Per realizzare tutti questi progetti sarà importante la partecipazione attiva di tutte le socie e l’ingresso nella nostra associazione di tutte le donne che in Abruzzo operano nel mondo del vino ».

Il primo evento della delegazione sarà, come ogni anno, la “Festa nazionale de Le Donne del Vino” nel mese di marzo. Gli aggiornamenti su tutte le attività vengono riportati nella pagina  Facebook della delegazione: Le Donne del Vino – Abruzzo.

La Delegazione Abruzzo

In Abruzzo aderiscono all’associazione nazionale Le Donne del Vino la delegata Martina Danelli-Vini Mastrangelo,  la vice delegata Stefania Bosco-Bosco Nestore, Marina Cvetic-Masciarelli, Katia Masci-Valle Martello, Valentina Di Camillo-Tenuta I Fauri, Aurelia Elisa Mucci-Cantine Mucci, Marina Contucci Ponno-Orlandi Contucci Ponno, Simona Di Candilo-Vini Di Candilo, Lia Di Biase-Cantina Di Biase, Caterina Cornacchia-Barone Cornacchia,  Stefania Pepe-Az.Agricola Stefania Pepe, Isabella Iezzi-Rabottini e Annamaria Sorricchio Di Valforte-Barone di Valforte. Le esponenti di azienda Paola Mazzocchetti-Costantini Vini, Delia D’Alesio-Agricola D’Alesio e Ilaria D’Eusanio-Chiusa Grande. Le giornaliste Jenny Viant Gómez (cda nazionale, consigliera), Eleonora Lopes, Marcella Pace e Lisa De Leonardis. Le sommelier Graziella di Berardino, Lucia Cruccolini, Enca Polidoro, Giuliana Rotella, Simona D’Alicarnasso, Angela Balducci; area tecnica Antonietta La Pietra; l’export manager Antonella Riccio  e gli avvocati membri dell’associazione Giuristi della Vite e del Vino Arianna Di Pietro, coordinatrice, e Valentina Bravi.  Le iscrizioni sono sempre aperte a tutte le esponenti della vasta filiera del mondo del vino.




GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO con vescovo Valentinetti

Cani, gatti, maiali e vitellini per la benedizione e la sfilata dei trattori e l’arcivescovo lancia un appello: “necessario tornare alla terra e al cibo genuino”

Pianella, 23 gennaio 2023. La sfilata dei trattori, la benedizione degli animali del vescovo Valentinetti e un offertorio con i prodotti più rappresentativi delle campagne pescaresi per celebrare un antico e toccante rito, caro alla chiesa e agli agricoltori: nonostante il freddo non è mancata la consueta partecipazione questa mattina alla Giornata del Ringraziamento promossa da Coldiretti Pescara a Pianella per ricordare lo stretto legame esistente tra la campagna e la comunità cristiana.

Grandi e piccini, imprenditori agricoli e semplici cittadini anche provenienti dalle comunità limitrofe, si sono ritrovati per festeggiare un evento nato per ribadire l’ispirazione dell’organizzazione professionale alla dottrina sociale cristiana e per ringraziare il Signore del raccolto concesso tra trattori. A Pianella, nel centro del paese, questa mattina c’era anche una piccola “arca di Noè”:  cani e gatti nelle loro gabbiette, vitellini, due maialini e perfino un barbagianni portati per la benedizione del vescovo nella settimana di Sant’Antonio Abate protettore degli animali.

Consueto ma sempre sentito il copione della manifestazione: il raduno dei trattori in Viale Regina Margherita (ore 9.00) e quello degli animali in piazza Garibaldi (ore 10.00), la celebrazione nella chiesta di Sant’Antonio della santa messa officiata per la prima volta dall’arcivescovo di Pescara – Penne S.E. Tommaso Valentinetti alla presenza del direttore Roberto Rampazzo, del delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa nonché presidente di sezione di Pianella Giuseppe Scorrano, della responsabile sezionale di Coldiretti Donne Impresa Melania Chiappini e del consiglio direttivo. Tra i partecipanti, anche il deputato Guerino Testa.

Nel corso della cerimonia religiosa, l’arcivescovo Valentinetti ha richiamato il senso della Giornata del ringraziamento e dell’importanza che riveste per la comunità rurale, evidenziando che “da crisi difficili da risolvere, ne usciremo solo se torneremo alla terra e al cibo genuino e semplice, l’elemento fondamentale che può nutrire le persone. Dobbiamo tornare ad una terra sana, ad una terra buona, ad una terra con coltivata non solo per guadagno ma coltivata per amore”. Un messaggio da cui è scaturito il saluto del direttore regionale di Coldiretti Rampazzo. Che, prendendo spunto dal messaggio dell’arcivescovo, ha ricordato il grande pericolo legalo alla diffusione del cibo sintetico. “

“Un pericolo di dimensioni ed importanza enormi che, presentato strumentalmente come opportunità per l’ambiente e per la salute, cela attraverso false informazioni e a favore degli interessi di una ristretta cerchia di persone, una precisa e devastante strategia delle multinazionali di annullamento del cibo inteso come condivisione, legame con la storia, risultato della tradizione e della cultura – ha detto il direttore – di fronte a questo terribile scenario, Coldiretti ha chiamato a raccolta tutta la società per una battaglia comune a vantaggio dell’economia, della storia e della salute dei cittadini del nostro Paese, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo proprio per la genuinità e la qualità della produzione agroalimentare”.

A seguire sono stati offerti i frutti della terra donati dai produttori e dalle aziende agricole pescaresi con cesti stracolmi di vino, ortaggi e confetture, pane, pasta e naturalmente l’olio extravergine Dop Aprutino Pescarese, simbolo della più radicata ed apprezzata tradizione agricola di questa zona della provincia. Al termine della cerimonia, la sfilata di mezzi agricoli tra le strade del paese e l’attesa benedizione dei trattori e degli animali di piccola taglia, domestici e di fattoria.

Alessandra Fiore




LA FISICA CHE CI PIACE il nuovo libro del prof tick tocker

Schettini alla Mondadori

Pescara, 23 gennaio 2023. È il prof più amato dei social, il suo nome è Vincenzo Schettini, il prof influenzer più amato del web e dai più giovani e mercoledì 25 gennaio alle ore 18, presenterà il suo libro “La fisica che ci piace”, edizioni Mondadori, nella stessa sede della Mondadori di Pescara nella centralissima via Milano.

Schettini fisico, musicista, curioso ed appassionato di vita dopo aver creato e lanciato il canale YouTube “La Fisica che ci Piace” ha sentito l’esigenza di guardarsi intorno proprio per rispondere alle domande di suoi followers, creando così la figura de “Il Prof Che Ci Piace”, un blog che è l’evoluzione di se stesso, lo spazio per migliaia di studenti che vogliono imparare divertendosi e una grande opportunità per tanti prof che si sentono attratti dalla rete e dalla possibilità di fare lezione online.

Che cos’hanno in comune un proiettile e le montagne russe? Perché le fette biscottate cadono sempre dalla parte imburrata? Com’è possibile che gli uccelli appoggiati sui cavi dell’alta tensione non prendano la scossa? Sorprendente è scoprire come la fisica spieghi ogni fenomeno che  circonda le persone, che si parli di energia, di forza o di elettromagnetismo. Il fascino di questa materia è spesso eclissato dal timore di non riuscire a comprenderla.

Ed è qui che entra in gioco Vincenzo Schettini con il suo libro: con lui, la fisica diventa magia. Sono le sue spiegazioni, vivaci, divertenti, colorate ed efficaci, che rendono facile e comprensibile ogni concetto, soprattutto perché raccontano la fisica che c’è dietro le cose che si vedono e si utilizzano ogni giorno.

Nel libro “La fisica che ci piace”, Schettini mette da parte i sofismi accademici e punta al sodo, come del resto fa ormai da anni: partire da cose semplici per spiegare fenomeni complessi. Esempi della vita di tutti i giorni, facili e soprattutto concreti, da cui poi partire per esporre le teorie della fisica. “Quando ho pensato di scrivere questo libro – scrive il Prof – l’ho voluto fare con lo spirito di Vincenzo, fisico e musicista, di quell’eterno ragazzo che continua a vivere in me e a entusiasmarsi nel fare tutte le esperienze possibili. Ho deciso che avrei raccontato a tutti voi la fisica in una maniera alternativa, non ponendola come semplice lezione, ma provando a farvi entrare nei fenomeni da un altro punto di vista: quello della vita di tutti i giorni”.

In questo libro, il Prof accompagna il lettore in una passeggiata nella vita reale, e ogni evento diventa lo spunto per una nuova riflessione su come funziona il mondo. Così, tra le teorie applicate nei film western e quelle sul tempo si scopre che la fisica è in tutte le cose semplici.




LA QUESTIONE CATTOLICA e la crisi della sinistra di governo

Il paradosso del Papa amico, icona della nuova sinistra, addirittura leader mondiale della sinistra, sembra essere parte integrante della crisi in cui si dibatte la  sinistra di governo

di Domenico Delle Foglie

22 gennaio 2022

Giusto per non essere fraintesi, è chiaro che le definizioni succitate non sono state né pensate, né coniate, né condivise da Papa Francesco. Piuttosto crediamo che lui segua solo i dettami del Vangelo e non abbia mai avuto voglia di essere identificato in una parte politica, inevitabilmente in rotta di collisione con gli altri soggetti politici, di qualunque matrice essi fossero. Di sicuro, però, alcune sue spinte, innanzitutto quelle a favore dell’accoglienza dei migranti e della salvaguardia dell’ambiente, così come la difesa delle minoranze etniche e il sostegno al protagonismo dei movimenti popolari, sono state immediatamente catalogate nell’agenda di governo della sinistra italiana e mondiale.

Per merito delle sinistre e demerito sostanziale delle altre parti politiche, dai moderati di centro ai riformisti, dai liberali alle nuove destre di governo (in Italia quella rappresentata dalla presidente Giorgia Meloni e dal suo partito, Fratelli d’Italia). Tutti meno attenti a una propria originale declinazione di quei temi che non andasse in linea di collisione con il magistero di Francesco.

Sta di fatto che mai come in questo momento storico, in Italia e in Europa la sinistra di governo è in affanno. Così che appare oggi in tutta la sua nitidezza, una crisi che l’acritico allinearsi alle sollecitazioni di Papa Francesco non ha evitato, anzi può aver persino acuito. Guai, infatti, a usare indiscriminatamente le parole d’ordine di altri, fosse pure una grande autorità morale. L’incapacità di introdurre una vera e originale mediazione politica, tale cioè da offrire una convincente motivazione laica alle scelte che si andavano maturando nelle prassi parlamentari, ha finito con l’erodere costantemente il consenso. Sino al punto limite di vedere il Partito democratico (nato dalla fusione a freddo fra ex comunisti e i cattolici democratici) insidiato proprio a sinistra dai Cinque Stelle.

Ovviamente nella nuova versione di Giuseppe Conte che, a modo suo, soppesa e corteggia il voto cattolico. Soprattutto, raccontano le cronache politiche, in vista di un grande appuntamento di rilievo nazionale, ovvero le elezioni europee del 2024. Occasione nella quale i Cinque Stelle avrebbero intenzione di schierare personaggi cattolici che abbiano manifestato una sostanziale convergenza con il Movimento su due temi decisivi: la scelta pacifista e del disarmo in relazione alla guerra in Ucraina e la difesa del reddito di cittadinanza come strumento indispensabile per la lotta alla povertà.

In attesa di capire se questo innamoramento di Conte nei confronti del mondo cattolico sarà premiato dalle urne, sta di fatto che la questione cattolica riemerge  anche nella cosiddetta sinistra di governo, alle prese con una complicatissima rifondazione che passa attraverso il congresso del Pd, chiamato non solo a scegliere il nuovo segretario quanto a definire la propria natura di forza progressista.

Prova di questa riemersione della questione cattolica sono le parole di Goffredo Bettini, considerate un termometro dello stato di salute del Pd, soprattutto dopo il disagio e i malumori manifestati, a più riprese, dai cattolici democratici e in particolare dai cosiddetti “popolari”. In un lungo testo affidato a “Repubblica”, Bettini lamenta “la perdita di un baricentro umanistico” da parte del Pd. Un baricentro a suo tempo costruito sulla lezione personalista di Maritain e di Moro e che oggi occorrerebbe ricostruire attraverso la ricerca di un “oltre” che interpella tutta la sinistra. Al Pd Bettini attribuisce la responsabilità “dell’acquiescenza a fronte della modernità e la rinuncia alla critica dello sviluppo odierno”.

E a tale riguardo chiama in causa il Magistero di due Papi, Benedetto XVI e Francesco come i protagonisti di “ogni scintilla di rivolta morale e politica”. Persino Papa Benedetto, per i cosiddetti “valori non negoziabili” (vita, famiglia e libertà di educazione)  viene utile, in questa fase, per il “suo rifiuto della suadente dimensione mondana”, all’interno di quella che Bettini definisce una “rivolta conservatrice”. Naturalmente grandissimi meriti vengono attribuiti a Francesco per la sua sfida alla mondanità “con l’azione concreta, tesa ad aprire i cuori, con l’esempio, non solo dei cattolici, piuttosto dei non credenti e di tutte le persone di buona volontà”.

Dunque, la questione cattolica torna al centro della rifondazione del Pd. Lo crede Bettini che conosce bene il peso delle sirene di Giuseppe Conte al quale forse non vuole regalare spazio d’azione nei confronti dei cattolici. Comunque, è singolare che la cultura politica e il voto dei cattolici italiani, dopo l’eclissi della Democrazia Cristiana, dopo la grande diaspora, dopo lo sfondamento del relativismo etico, dopo l’esplosione dell’individualismo, dopo l’abbandono di tutte le appartenenze, contino ancora qualcosa per la sinistra. È forse questo il segno più tangibile della profondità della crisi di senso della sinistra di governo. E non solo.

Domenico Delle Foglie




DI NUOVO LE MAREGGIATE in Abruzzo

Un disastro annunciato

Pescara,22 gennaio 2023. Ci risiamo con le mareggiate che nelle ultime ore sono tornate a colpire la nostra regione con l’arrivo del maltempo. Parliamo di un disastro annunciato. Le mareggiate hanno investito questa volta Pineto, Silvi, Casalbordino, Roseto degli Abruzzi, Alba Adriatica e soprattutto Francavilla al mare dove l’Amministrazione Comunale recentemente aveva provveduto alla manutenzione delle scogliere nel tratto nord della spiaggia.

Siamo in attesa di ulteriori 500mila euro per ulteriori lavori di manutenzione sulle scogliere e per questo rivolgiamo un appello all’assessore regionale Daniele D’Amario affinché attivi subito la procedura d’urgenza perché i finanziamenti sono legati alla manutenzione ordinaria e quindi non occorre attivate alcuna procedura o progettazione particolare.

Per cui una volta acclarato questo in attesa che queste procedure trovino seguito in merito alla posa in opera delle scogliere, chiediamo un intervento di somma urgenza per quelle aree che sono a rischio mareggiate e faccio riferimento agli stabilimenti balneari e delle civili abitazioni perché superata la pista ciclabile che è un’opera pubblica, lambisce i muri delle case.

Quindi gli interventi di somma urgenza sono quanto mai necessari. Quando parliamo di emergenza significa che le procedure seguono l’emergenza. Per questo ci si siede ai tavoli e si fanno le opere.

A Francavilla dove sono in corso già in opere cantiere e dunque quelle procedure per quelle opere si prorogano alle ulteriori procedure.

 Una cosa è certa.

Ogni anno si ripresentano gli stessi problemi con tanti danni per le strutture.

Le cose si devono prevenire e i balneari hanno le competenze per suggerire ai tecnici e agli uffici quello che si può e deve fare. E in questo senso bisogna ricorrere alle dune di sabbia. Chi ha provveduto a fare le dune di sabbia almeno ha salvato le strutture. Le dune di sabbia non devono essere autorizzate.

Devono essere fatte e basta. Cosa vuol dire chiedere autorizzazioni quando poi il rischio è quello di creare danni alle strutture. Se dinanzi ad alcuni lidi non ci fossero state le dune, oggi ci troveremmo di fronte ad altri stabilimenti danneggiati.

E allora la procedura delle fine di sabbia deve essere una procedura normale e chi può farla deve farla senza ulteriori autorizzazioni. Questo è quello che si fa normalmente in Emilia-Romagna e che qui da noi devono fare i conti con problemi di natura burocratica e di autorizzazioni. Cosa per certi versi inaccettabili. Confido con l’ingegnere delle pere marittime della Regione Abruzzo Marcello Dalberto che ha messo in atto una serie di procedure e ha fatto stanziare somme per vari comuni colpiti dalle mareggiate.

Ora le amministrazioni locali devono attivare i tavoli di emergenza.

Riccardo Padovano

Presidente Sib Abruzzo e Fipe-Confcommercio Pescara 21 gennaio 2023




XXV PREMIO L’AQUILA Zirè d’oro in grande smalto

Il 20 gennaio grande successo del Premio intitolato ad Angelo Narducci, giornalista poeta e politico

di Goffredo Palmerini

L’Aquila. 22 gennaio 2023. Grande successo alla 25^ edizione del Premio L’Aquila “Zirè d’oro” 2022, per ragioni organizzative traslato all’inizio del 2023. Il Premio Letterario e Personaggi dell’Anno, intitolato ad Angelo Narducci – giornalista e direttore di Avvenire, poeta e parlamentare europeo –  si è infatti tenuto venerdì 20 gennaio 2023 con una splendida cornice di pubblico che ha ricolmato in ogni ordine di posti l’Auditorium ANCE dell’Aquila, mentre fuori un’attesa nevicata ricopriva la città con una morbida coltre bianca. Grande anfitrione della manifestazione Mario Narducci – cugino di Angelo, anch’egli giornalista, un passato da vaticanista de “Il Popolo”, poeta, fondatore e deus ex machina del Premio – avviando alle 16 in punto l’evento, che per prologo ha avuto un’apprezzatissima ouverture con la soprano Lucia Vaccari, accompagnata al piano dal M° Giulio Gianfelice. Prima di dare il via alla premiazione dei Personaggi dell’Anno 2022, nei vari campi di attività nei quali si sono particolarmente distinti, Mario Narducci ha voluto brevemente ricordare Angelo Narducci, cui il premio è intitolato.

Figura di spicco del giornalismo e della cultura italiana, scomparso prematuramente nel il 10 maggio 1984, Angelo Maria Narducci era nato a L’Aquila il 17 agosto 1930. Dopo le esperienze professionali maturate in Prospettive Meridionali (1955-‘58), mensile di studi e cultura del Mezzogiorno diretto da Nicola Signorello, nel settimanale della Democrazia Cristiana La Discussione (1956-‘58), nel quotidiano della Dc Il Popolo (1956-‘66) ed alla Gazzetta del Popolo (1966-’68), giornale politico di Torino, nel 1968 Paolo VI lo volle nel gruppo fondatore di Avvenire. Del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Narducci è stato il direttore più longevo, dal 19 ottobre 1969 al 30 aprile 1980. Ne lasciò la direzione solo a seguito dell’elezione al Parlamento Europeo, come indipendente nella Dc, nella prima legislatura elettiva con voto popolare. Di lui resta una grande eredità: professionale, morale e politica.

Ma Angelo Narducci, oltre che per l’impronta del suo giornalismo, nello stile e nel rigore inconfondibili, va anche segnalato per la sua sensibilità poetica, come traspare dalla produzione data alle stampe o nelle opere inedite, compreso un romanzo. Una vita marcata da un’autentica testimonianza cristiana, la sua, spentasi il 29 aprile 1984 a soli 54 anni. Nello spirito del Concilio Vaticano II, Narducci fece del quotidiano Avvenire uno strumento di forte dialogo tra cattolici italiani e non solo. Un dialogo e un legame che egli costruiva attraverso le sue parole, che sanno di testamento morale, nel tempo arido che viviamo: “Noi ci ostiniamo a lavorare come artigiani sulla parola, perché sia onesta, perché non tradisca, perché corra, in qualche modo liberante, sulle labbra e nasca da coscienze illuminate, severe, semplici. Non cerchiamo il successo, ma interlocutori. Quella cosa povera che sono le parole vogliamo che sia la nostra grande ricchezza, la grande ricchezza dell’uomo”.

Angelo Narducci s’era formato all’Aquila, all’inizio del secondo dopoguerra, nel clima di rinascita culturale della città prodottosi intorno al Gruppo Artisti Aquilani, in principio costituito dai pittori Vivio Cavalieri, Giuseppe Centi, Amleto Cencioni, Francesco Paolo Mancini, ma subito allargatosi alle più fervide intelligenze cittadine, quali Fulvio Muzi, Angiolo Mantovanelli, Nino Carloni, Gian Gaspare Napolitano, Remo Brindisi, Laudomia Bonanni, Nicola Ciarletta, Pietro Ventura, Domenico D’Ascanio, Ferdinando Bologna, Giovanni Pischedda, Nicola Costarella, Pio Jorio, che avrebbe portato dapprima alla nascita della Società dei Concerti “Bonaventura Barattelli”, poi della Scuola d’Arte e quindi, negli anni Sessanta, ad opera di Giuseppe Giampaola, Luciano Fabiani ed Errico Centofanti, del Teatro Stabile dell’Aquila. Assieme agli amici Luciano Fabiani e Giovanni De Sanctis, Angelo Narducci produsse un forte impegno politico nel movimento giovanile della Dc. Quel robusto sodalizio amicale, rafforzato da Silvano Fiocco, dette quindi vita ad un vero e proprio cenacolo culturale giovanile – politica, arte, cinema, teatro e musica – che si riuniva presso il bar Gelateria Veneta, lungo il corso cittadino. Nacque così per loro iniziativa, e a proprie spese, il periodico “Provincia Nostra”, uscito con cinque numeri nell’arco di due anni, sul quale comparvero firme che avrebbero avuto un grande rilievo nella vita pubblica del Paese, come d’altronde loro stessi nei rispettivi campi professionali. Ebbene, sin da quelle giovanili esperienze Angelo Narducci, oltre alla vivacità culturale, mise in mostra il talento giornalistico che avrebbe segnato l’intera sua esistenza.

Per tornare allo svolgimento dell’evento, Mario Narducci ha subito presentato i presidenti delle due sezioni del Premio: l’imprenditore Angelo Taffo, presidente della sezione Personaggi dell’Anno, e sé medesimo per la sezione letteraria. Il presidente della Giuria, Gastone Mosci, cattedratico urbinate, per le avverse previsioni del tempo non se l’è sentita di affrontare il viaggio per L’Aquila. Le funzioni vicarie sono state assolte dall’anconetano Fabio Maria Serpilli il quale, portando il saluto del prof. Mosci, ha voluto sottolineare la significativa qualità degli elaborati presentati in concorso, e particolarmente, nel difficile momento che si vive con una terribile guerra di aggressione in corso in Ucraina, con distruzione e vittime civili, la difficoltà che hanno i poeti, cantori di bellezza e di umanità, nel creare liriche. Mario Narducci, riprendendo il filo della conduzione della serata, ha quindi sottolineato la composizione della Giuria del Premio, con Gastone Mosci (presidente), Maria Lenti, Germana Duca, Fabio Maria Serpilli, Liliana Biondi, Stefano Pallotta, Marilena Ferrone, Maria Silvia Reversi, Goffredo Palmerini, e lo stesso Mario Narducci. Ha quindi presentato il panel della serata con Angelo Taffo, Fabio Maria Serpilli, scrittore poeta e critico letterario, Liliana Biondi, già docente di critica letteraria dell’Università dell’Aquila, Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore. La lettura dei testi e delle motivazioni dei riconoscimenti agli insigniti come di consueto affidate all’incomparabile voce di Franco Narducci, attore e regista teatrale, nonché scrittore.

Esauditi i paralipomeni dell’evento, Mario Narducci ha quindi dato la parola al Vicesindaco dell’Aquila Raffaele Daniele, il quale, esprimendo il plauso dell’Amministrazione, ha portato il saluto dell’intera Municipalità e personale del Sindaco Pierluigi Biondi, impegnato per la contemporanea presenza in città del ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, per la quale medesima ragione non hanno potuto essere presenti il Questore, Enrico De Simone, e soprattutto il Prefetto dell’Aquila, Cinzia Torraco, destinata a ricevere per prima il Premio Personaggio dell’Anno, che ha dovuto delegare a sostituirla il Prefetto vicario Franca Ferraro, per quanto lei tenesse molto a partecipare di persona. Subito dopo la consegna dello Zirè d’oro (antico gioco aquilano) al Prefetto dell’Aquila, è continuata con speditezza la consegna del riconoscimento alle seguenti Personalità, distintesi per la loro opera professionale, istituzionale e sociale, ben espressa nelle puntuali motivazioni che hanno accompagnato il Premio loro conferito.

Gli altri Zirè d’oro quali Personaggi dell’Anno sono stati tributati: al Presidente della Fondazione Carispaq, Domenico Taglieri, al Commissario di polizia Pieremidio Bianchi, al giornalista e critico letterario Simone Gambacorta, al musicista Camillo Berardi, al presidente dell’Ater Isidoro Isidori, al giornalista Salvatore Romano alla memoria (premio ricevuto dalla moglie Luisa Stifani), al presidente del Gruppo Ana di Barisciano Antonio Marinelli (presente con una delegazione di alpini e con il Sindaco di Barisciano Fabrizio D’Alessandro), al medico di base a riposo Antonello Marano, al presidente dall’Associazione provinciale Polizia di Stato Marcello Di Tria, alla direttrice della Casa di riposo di Barisciano Maria Pia Soi, agli imprenditori aquilani Piero Parmiani, Lamberto Scimia e Raffaele Gallucci.

Un altro famoso brano della tradizione napoletana “Io te vurria vasà” affidato alla voce di velluto della soprano Lucia Vaccari ha incantato il pubblico, prima di procedere alla consegna dei premi letterari, nelle cinque sezioni del Premio: Racconto in dialetto, Poesia in dialetto, Racconto in lingua, Poesia d’amore e Poesia in lingua, Questi i nomi dei Vincitori dei premi letterari che hanno ricevuto il prestigioso Zirè d’oro, appena dopo aver ascoltato l’espressione delle rispettive motivazioni e la lettura delle opere insignite.

Racconto in dialetto

1° Antonio Frattale (Coppito-L’Aquila), 2° Flavio Tursini (Paganica-L’Aquila).

Poesia in dialetto

1° Loredana De Felicibus (Teramo); 2° Giuliana Cicchetti Navarra (L’Aquila); 3° Filippo Crudele (L’Aquila).

Racconto in lingua

Carlo Maria Marchi – vincitore assoluto

Poesia d’amore

1° Vittoria Tomassoni (Rieti); 2° Lucia Cifani (Giulianova); 3° Monica Valentini (Pescara).

Poesia in lingua

ex aequo Vincenzo Ursini (Catanzaro) e Selene Pascasi (L’Aquila); 2° Michela Ridolfi (Teramo); 3° ex aequo Alessandra Casino (Roma) e Paride Duronio (L’Aquila).

La serata, un vero successo di pubblico che ha premiato il 25° Anniversario della fondazione del Premio, si è quindi conclusa con le note e l’intensa interpretazione della talentuosa soprano Lucia Vaccari, vincitrice di numerosi premi lirici, di un’Ave Maria dedicata alla speranza di pace per l’umanità, accolta con una standing ovation finale a lei e al pianista Giulio Gianfelice che ha curato gli accompagnamenti. Viva la soddisfazione degli organizzatori del Premio, con un arrivederci all’edizione 2023, che dovrebbe svolgersi nel mese di settembre in data ancora da stabilire.

(Le foto sono di Daniela Manelli Trionfi)




GLI ANIMALI DEL CANILE stanno per perdere la loro casa

Le associazioni chiedono l’intervento della regione

Pescara, 20 gennaio 2023. Il progetto del Parco rifugio non sarà realizzato a causa di frizioni politiche e questioni tecniche sui cui nessuno si sta pronunciando in via definitiva e insindacabile. È quanto emerso durante l’ultimo Consiglio comunale che si è tenuto a Spoltore. Leidaa, Lndc Animal Protection,  e Oipa Italia sono allibite per quanto sta accadendo e manifestano preoccupazione anche per la situazione dei cani di Spoltore, dipinta come idilliaca quando nella realtà si presenta problematica tanto quanto quella di Pescara. Infatti, entrambi i Comuni hanno convenzioni con due canili privi di autorizzazioni Asl, necessarie per legge, motivo per cui un nuovo rifugio rappresenterebbe la giusta soluzione

Se il progetto del Parco rifugio dovesse ufficialmente naufragare, un futuro incerto attende i tanti cani ospiti del canile di Pescara di via Raiale. Animali innocenti che, unicamente a causa di guazzabugli politici tra l’Amministrazione del Comune di Spoltore e quella di Pescara, perderanno la loro casa e la loro famiglia costituita dai volontari di Lndc Animal Protection. Questi animali non avranno più i loro punti di riferimento, i capisaldi che li hanno tenuti a galla nei giorni difficili in cui, con tanta fatica, hanno dovuto imparare a superare il dolore e la sofferenza vissuti e rischiano di essere trasferiti lontano da tutto ciò che conoscono.

Forse non tutti sanno che il canile di Pescara ha ospitato e curato per anni non solo i randagi del Comune, ma anche quelli dei territori attigui, tra cui per l’appunto Spoltore che nel tempo ha usufruito di tale struttura e dei suoi servizi. Inoltre, è giusto far presente che le Associazioni pescaresi presenti sul territorio hanno salvato e continuano a salvare tutti gli animali, compresi quelli di Spoltore.

Proprio ora che Spoltore ha l’occasione di poter fare la differenza sul suo territorio in termini di benessere animale, il Consiglio comunale ha deciso di dire no a un grande progetto da realizzare all’interno dei suoi confini comunali che andrebbe a beneficio non solo degli animali, ma di tutta la cittadinanza, un’iniziativa all’avanguardia che potrebbe cambiare non solo i giorni a venire dei cani attualmente ospitati presso il canile di via Raiale a Pescara, ma che riguarda il futuro dei tanti animali della zona.

All’unisono, Leidaa, Lndc Animal Protection e Oipa Italia, dopo gli innumerevoli sforzi per tentare di salvare l’operazione cercando di appianare gli attriti politici, si dicono deluse e amareggiate, dopo aver partecipato all’ultimo Consiglio comunale: «È impensabile che non si riesca a trovare un accordo per realizzare un presidio zooantropologico unico nel suo genere nel nostro Paese. La stessa Amministrazione spoltorese non ha contestato la bontà del progetto: un luogo da frequentare e dove socializzare con gli animali, nell’ottica di conoscerli meglio e adottarli. Ancora una volta, dobbiamo constatare che lasciarsi sfuggire questa occasione con un progetto di tale calibro, con fondi già stanziati grazie a un finanziamento e con un terreno idoneo offerto gratuitamente da un privato, sarebbe un’opportunità persa per creare qualcosa di innovativo che garantirebbe il benessere degli animali e lustro anzitutto per la città di Spoltore, oltre che per il Capoluogo. Tenteremo il tutto per tutto per difendere un progetto in cui crediamo e per tutelare gli animali della zona che non meritano di essere trattati come merce di cui disfarsi. Ci auguriamo che le divergenze vengano appianate e per fare questo sarebbe auspicabile un intervento da parte delle Regione in modo da porre fine alla questione. È importante anche ribadire che, nel caso in cui il progetto del Parco Rifugio naufragasse definitivamente, il Comune di Pescara dovrebbe trovare una soluzione ragionevole per continuare a prendersi cura dei propri animali piuttosto che deportarli. È impensabile che, in futuro, un Capoluogo non disponga di una struttura dove poter accudire cani e gatti, dove le famiglie pescaresi possano recarsi per dare speranza a delle povere creature in cerca di una nuova vita. Il Comune di Pescara dovrebbe prepararsi a un piano B per la realizzazione di una struttura alternativa al Parco rifugio all’interno delle sue mura».




FAMIGLIE e Religioni

Presentazione del libro sui matrimoni interfede il 7 febbraio

20 gennaio 2023

Martedì 7 febbraio 2023 alle ore 17,15, presso l’Aula Magna dell’Università Lumsa (Via di Porta Castello, 44. Roma),  si terrà la conferenza di presentazione del volume “Famiglie e Religioni. Dai matrimoni interfede all’educazione dei figli, come cambia l’Italia di oggi” ( A cura di Maria Rosa Ardizzone, Francesca Baldini e Romana Bogliaccino – Palombi Editore)

Il progetto editoriale nasce dall’incontro tra la Fondazione Ozanam San Vincenzo De Paoli -Ente Morale – Onlus con la rete di Donne di Fede in Dialogo di Religions for Peace Italia, e dal comune desiderio di indagare come cambia la famiglia di oggi alla luce di una società globalizzata e quanto la presenza di diverse religioni possa incidere sulle unioni matrimoniali e di conseguenza sull’educazione dei figli. Il volume, con intento divulgativo, mira ad indagare, attraverso contributi di natura sociologica, pedagogica e giuridica, cause ed effetti di un cambiamento sociale legato alla famiglia.

La ricerca si arricchisce della visione delle religioni, con i contributi dei rappresentanti religiosi, che forniscono un punto di vista unico su limiti ed opportunità dei matrimoni interfede. A completare il libro, le testimonianze dirette di coppie che vivono un matrimonio interconfessionale e di figli nati all’interno di matrimoni interreligiosi.

Ad aprire i lavori i saluti del Magnifico Rettore della Lumsa, il prof. Francesco Bonini, il presidente della Fondazione Ozanam, il prof. Giuseppe Chinnici, il presidente di Religions for Peace Italia, il dott. Luigi De Salvia, per poi proseguire con i contributi delle autrici e degli autori presenti.

L’incontro sarà moderato dal vaticanista del Tg1, Ignazio Ingrao. A tutti i partecipanti sarà dato gratuitamente una copia del libro.  L’incontro sarà diretto trasmesso in streaming sul canale YouTube dell’Università Lumsa www.youtube.com/@unilumsa. Non è necessaria prenotazione.




TUTTI AL CENTRO, tutti al centro

19 gennaio 2023

L’ ANSA ha lanciato la dichiarazione con cui Carlo Calenda annuncia, per il prossimo mese di marzo, il varo del Manifesto dei Valori del partito unico dei liberali, dei popolari e dei riformisti.

Un’altra fusione, un altro corsetto rigido e preformato entro cui costringere culture politiche differenti, cosicché invece di dialogare, come sarebbe sicuramente opportuno, si elidono a vicenda, come è successo al PD? Oppure un campo largo anche al centro? Un partito unico per tanti indirizzi, quanti più ne convergano, è un lusso, un carro dei tespi, oppure una tomba ?

Fusione, partito unico, campo largo: la politica italiana sembra alla perenne ricerca di un qualcosa che dovrebbe riordinare il campo articolato e plurale di culture politiche differenti che, a nostro avviso, sono una ricchezza e non uno spreco per l’Italia democratica e repubblicana.

Noi crediamo nello spirito di coalizione.

Lo abbiamo appreso da De Gasperi che ne ha fatto lo strumento politico per la ricostruzione e la rinascita del nostro Paese. E restiamo fedeli al principio di autonomia, cosicché ogni forza esprima al meglio, sul piano dell’indicazione politica, la cultura che le è sottesa e si dichiari all’elettore nella piena trasparenza del suo effettivo e singolare impianto valoriale.

Un’altra considerazione, ci siamo tornati più volte. Il centro di un sistema politico bipolare e decotto potrebbe non essere l’Eldorado se la sua ricerca fosse giocata solamente seguendo la logica del posizionamento.

Siamo alla ricerca, purchessia, di un posto al sole oppure di un equilibrio che significhi, anzitutto, il superamento di abissali diseguaglianze e disparità sociali, nonché la piena restituzione, secondo giustizia, di pari dignità, di uguali opportunità ad ogni cittadino?

È tutto da approfondire.

Se in un sistema simmetrico, centro ed equilibrio possono coincidere e perfettamente sovrapporsi, può essere così anche in un contesto vistosamente asimmetrico come quello in cui viviamo e che, come sosteniamo da tempo, ha bisogno di un deciso incamminarsi lungo quel cammino di trasformazione di cui diciamo nei nostri documenti ufficiali, a partire dal nostro Manifesto Zamagni?

È necessario impegnarsi a rispondere a questa domanda.