scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Nuove impennate tra febbraio e marzo
Roma, 4 Gennaio 2023. Febbraio e marzo saranno mesi decisivi per i prezzi energetici. Nuove impennate possono mettere in forte crisi soprattutto le imprese.
Come ci spiega Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia, infatti, «negli ultimi mesi il costo industriale dei carburanti si è ridotto per via di una diminuzione delle quotazioni del greggio, ma ci sono elementi che fanno pensare che ci sarà un’inversione di tendenza».
Per parlare di emergenza finita bisognerebbe avere una stabilità del prezzo, con oscillazioni contenute in un range di 5-10 punti percentuali, per un periodo di almeno tre mesi.
Il Gas non solo rischiamo di perderlo a favore di altri Paesi europei, ma renderemmo evidente al mercato un divario infrastrutturale che porterà l’Italia a nuove difficoltà di approvvigionamento.
E per il riempimento degli stoccaggi la questione chiave è reperire il prodotto. Il fatto è che nei prossimi mesi non ci sarà maggior quantità di gas disponibile. Anzi, con quello che sta succedendo con il Qatargate potrebbe essercene di meno
Diciamolo chiaramente, il mercato è ben lontano dal temere il price cap sul gas.
FederPetroli Italia
INFORTUNI SUL LAVORO: si chiude il 2022
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Numero degli incidenti in crescita
Pescara, 3 gennaio 2023. Si chiude un anno ancora funesto per gli infortuni sul lavoro in Abruzzo e in Molise. Sebbene i dati al momento si fermino al 30 novembre 2022, si può già registrare un aumento degli incidenti rispetto all’intero 2021 e comunque in crescita, nei primi 11 mesi dell’anno, del 41% in Abruzzo e del 46% in Molise.
Numeri che da un lato confermano l’emergenza sicurezza sul lavoro e dall’altro testimoniano quanto urgenti siano azioni ed investimenti affinché si inverta questa tendenza. Vanno potenziati gli enti preposti ai controlli così come vanno pretesi investimenti dalle aziende: investimenti in cultura della sicurezza e in macchinari, tecnologie e manutenzioni che impediscano che un turno di lavoro possa trasformarsi in un turno di morte.
Abruzzo
Sono 14.774 gli infortuni registrati dall’INAIL nel 2022, 4.293 in più dell’anno precedente. Il primato in questa triste classifica va alla provincia di Chieti con 4.616 denunce, seguita da Teramo con 4.309, Pescara con 3.072 e L’Aquila con 2.777.
Il 45% degli eventi ha coinvolto donne: una percentuale più alta di quella del numero delle donne occupate, a conferma che troppo spesso l’occupazione femminile, oltre ad essere peggio retribuita, è anche più rischiosa.
Calano gli infortuni mortali, ma in questo senso influisce fortemente il Covid: erano 37 quelli complessivi nel 2021 di cui 15 a causa dei contagi, mentre sono stati 20 nel 2022 senza nessun caso attribuibile al corona virus.
Dei 20 incidenti mortali, 4 sono state le vittime di sesso femminile così come 4 i cittadini di nazionalità straniera. In 5 casi le morti sono avvenute a causa di incidenti stradali nel percorso casa-lavoro e la fascia di età più colpita è stata quella tra i 50 e 59 anni (8 morti).
Chieti e L’Aquila, con sei infortuni mortali, le province più falcidiate da questa drammatica tragedia. L’Aquila che tra l’altro evidenzia il preoccupante dato di un infortunio mortale ogni 463, rapporto ben più basso di quello regionale pari ad uno ogni 739. Sono stati 5 i morti in provincia di Teramo e 3 in quella di Pescara.
Molise
Crescono di 704 gli infortuni denunciati all’INAIL rispetto al 2021: fino a novembre dell’anno precedente erano 1.546 mentre nel 2022 sono stati 2.250 con un’alta percentuale di donne coinvolte (41%, con 926 casi). 1.612 le denunce di incidenti in provincia di Campobasso, mentre 638 quelle in provincia di Isernia.
Gli incidenti mortali nel 2022 sono stati 5 a fronte dei 17 (di cui 8 per Covid) del 2021.
Di questi 4 (di cui 1 in itinere) hanno riguardato la provincia di Campobasso, mentre uno quella di Isernia, con un incidente nel percorso casa-lavoro che ha visto coinvolta una donna di 46 anni di origine straniera.
Il Segretario CGIL Abruzzo Molise, Francesco Spi
Foto La Repubblica
SALDI SALDI, le iniziative e i consigli dell’Adoc Abruzzo
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
L’associazione dei consumatori predispone decalogo antitruffa e punti informativi.
Monica Di Cola, presidente Adoc Abruzzo: “Pronti ad orientare i consumatori negli acquisti”
L’Aquila, 3 gennaio 2023. Adoc Abruzzo aderisce alla campagna nazionale dell’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori e lo fa con una serie di iniziative in vista dei saldi, che in Abruzzo partiranno il 5 gennaio. Nello specifico con la diffusione di un decalogo per l’acquisto consapevole e poi con una giornata, prevista per il 14 gennaio, in cui l’associazione dei consumatori sarà presente nei maggiori centri commerciali delle quattro province con punti informativi, a sostegno dei consumatori.
“Siamo pronti con le nostre iniziative ad orientare i consumatori nei propri acquisti – spiega Monica Di Cola, presidente Adoc Abruzzo -. Siamo da sempre vicini alle persone e alle famiglie e lo saremo anche in questo momento particolare. Certi che gli sconti possano alleggerire la pressione dettata dalla crisi economica che il Paese sta vivendo”. Poi aggiunge: “Auspichiamo inoltre ad un dialogo costruttivo con Confesercenti, Confartigianato e Confcommercio perché riteniamo che insieme si possa affrontare meglio la crisi. E invitiamo tutti gli abruzzesi a fare spese negli esercizi locali, in segno di riconoscenza per i tanti commercianti onesti che lavorano quotidianamente con serietà e dedizione”.
Importante iniziativa dell’Adoc è il decalogo antitruffa che si articola in dieci punti e che stila una serie di consigli per effettuare acquisti sicuri, per evitare di cadere nelle trappole degli sconti eccessivi o della proposta di merce “avanzo di magazzino” a prezzi stracciati. Il decalogo, che è consultabile su tutti i canali di comunicazione di Adoc nazionale e Adoc Abruzzo, sarà contenuto in un volantino consegnato ai consumatori durante le iniziative introdotte dall’associazione.
ANNO NUOVO, Nuove Follie
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Le nuove forme di protesta dal mondo dell’ambientalismo
Chieti, 2 gennaio 2023. Se queste sono le nuove forme di protesta, con l’indifferenza mediatica e qualche sparuto intervento istituzionale, a breve si può solo assistere al danno irreparabile. Si registra tanto silenzio, troppo silenzio intorno a questi nuovi modi di protestare. Si attendono provvedimenti istituzionali, intanto sul canale You Tube di TeleAmbiente queste sono le dichiarazioni del ministro dell’Ambiente, Picchetto Fratin.
“Ultima Generazione imbratta con la vernice Palazzo Madama. Il Ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin: Esprimo ferma condanna per il gesto. Alla base del gesto, la disperazione che deriva dal susseguirsi di statistiche e dati sempre più allarmanti sul collasso eco-climatico e il disinteresse del mondo politico di fronte a quello che si prospetta come il più grande genocidio della storia dell’umanità.”
LA GIORNATA MONDIALE della Pace
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Lettera del Vescovo ai Giovani della Diocesi
Teramo, 1° gennaio 2023. Tanti i fedeli accorsi questa mattina nel Duomo di Teramo per la Celebrazione Eucaristica che si è tenuta in occasione della 56ª Giornata Mondiale della Pace, evento mondiale che, dal 1968, per volere di Paolo VI, si celebra ogni prima giornata dell’anno. Il tema scelto dal Santo Padre per il 2023 è stato: “Nessuno può̀ salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”.
Al termine della Messa una copia del messaggio integrale del Pontefice è stata distribuita ai presenti dal nostro Vescovo Lorenzo Leuzzi che ha presieduto la funzione.
La Messa odierna è stata anche la prima occasione per la comunità diocesana per riunirsi in preghiera e in suffragio del Papa emerito Benedetto XVI.
L’iniziativa è stata particolarmente sentita e promossa dall’ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro, Giustizia e Pace, Custodia del Creato” della Diocesi di Teramo-Atri, che con il suo direttore don Paolo Daniele Di Mattia ha commentato così la tematica scelta da Papa Francesco: «La pandemia, una crisi mondiale senza precedenti, ha rivelato più chiaramente diseguaglianze e fragilità sociali e ha minato la pace in tanti luoghi del mondo. Sono emersi il virus della disuguaglianza e il problema dell’isolamento come l’altra faccia della Pandemia con tutte le limitazioni della libertà che si sono avute. Tuttavia, c’è ancora una grande opportunità di conversione e ci sono la speranza e la possibilità di costruire la Pace e la Giustizia in questo nostro mondo ed in questo Cambiamento d’Epoca, grazie alla stessa fraternità e solidarietà vissute durante la pandemia stessa, con la grande rinnovata lezione che “Nessuno può salvarsi da solo”! Non possiamo più pensare solo al nostro “io”, ma dobbiamo pensarci come un “noi” aperto alla fraternità universale. Le grandi sfide che ci interpellano e su cui dobbiamo spenderci sono: la guerra (il cui “virus” è molto peggio di quello della pandemia, perché viene “dal di dentro dell’uomo”); il cambiamento climatico; la fame; le disuguaglianze; le migrazioni forzate; l’urgenza di un lavoro dignitoso per tutti».
E proprio l’urgenza di interpretare diversamente la nostra realtà, e di agire coraggiosamente in questo difficile quadro internazionale per aprire nuove vie alla pace e alla speranza, è al centro della lettera del Vescovo Lorenzo ai giovani per il primo mese dell’Anno Berardiano 2023, il cui testo completo è allegato al presente comunicato stampa.
Cari giovani,
avrei preferito scrivere la mia lettera per voi dopo le feste natalizie, con la ripresa, per molti di voi, degli impegni di studio.
La situazione internazionale nella quale siamo immersi mi ha sollecitato a commentare con voi l’episodio della iscrizione del nome di Gesù nel Tempio, otto giorni dalla sua nascita, che per noi è l’inizio del nuovo anno.
Riflettere sul dono del nome che ci è stato consegnato nel giorno del Battesimo è una via importante per accogliere le sfide e costruire un futuro di pace.
È sorprendente che anche quel Bambino, nato nella grotta di Betlemme, abbia avuto bisogno di ricevere un nome: era il Figlio di Dio.
Iniziare un nuovo anno riscoprendo il vero significato dell’aver ricevuto un nome e di essere riconosciuto da Dio per nome è il vero augurio che desidero rivolgere a tutti voi.
Mi ha molto impressionato il racconto di un docente che riferiva la crisi di un giovane perché aveva ricevuto meno like del suo amico di scuola.
Il bisogno di essere riconosciuti!
La società contemporanea crea sempre nuove attese di riconoscimento, fino alla crisi della nostra esistenza, che per molti ha il nome di depressione.
Essere depressi perché non siamo riconosciuti!
Scopri invece che tu hai ricevuto un nome: sei già riconosciuto.
Pensiamo alla guerra: è una via per essere riconosciuti!
Per essere più vicini a noi stessi: quanti litigi per essere riconosciuti.
Papa Francesco ha definito questa esperienza col nome: “tutti-noi”!
Nel “tutti-noi” ognuno di noi è un oggetto anonimo che prima o poi andrà alla ricerca del riconoscimento, qualunque sia la via, purché sia riconosciuto.
Iniziando il nuovo anno torniamo alla grotta di Betlemme: quel Bambino è la certezza che tu sei qualcuno!
Lui è venuto per promuovere il “noi-tutti” e superare l’illusione del “tutti-noi”.
Si apre davanti a noi uno scenario davvero sorprendente: è la via della partecipazione e del desiderio di far crescere la comunità nella quale sono inserito.
Ciò comporterà qualche rinuncia, qualche verifica delle tue scelte: sii coraggioso!
È il coraggio di chi non vuole lasciarsi vivere, ma essere protagonista della e nella storia.
Consegnando il messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace ho desiderato condividere un passaggio che desidero affidare a tutti voi: “Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà”.
Confido molto sul vostro entusiasmo giovanile in questo Anno berardiano per costruire insieme un futuro di gioia e di speranza.
Auguri di cuore per un anno 2023 pieno di tanta consolazione per il bene che saremo capaci di promuovere e sviluppare.
Con la mia benedizione.
Vostro,
+ Lorenzo, vescovo
SPERANZA PER TUTTI
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Basilica del Volto Santo, 31 dicembre 2022, ore 18:30 Manoppello
Manoppello 1° gennaio 2023. Tutto è dono di Dio; fondamentale è dunque il ringraziamento per il dono della nostra vita.
Gli ultimi hanno speranza: è la notizia di questa sera. Gli ultimi hanno speranza perché la luce viene per loro, per i pastori per gli uomini ai margini.
In una misera grotta la luce per i pastori; Maria e Giuseppe lì nel silenzio a contemplarla a dirci di osservare quello che ognuno vive nella storia, nella propria vita; dove c’è l’orma di Dio c’è la speranza per noi disgraziati: il messaggio di speranza per tutti … per questo nuovo anno …
UN ANNO DI PACE, ricordando papa Benedetto
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Coordinatori e iscritti di INSIEME rinnovano a tutti i lettori della newsletter l’augurio di un nuovo anno in cui si possa ritrovare la pace in Ucraina e negli altri teatri di guerra sparsi nel mondo, portando a tutti la serenità derivante dalla salute, dagli affetti, e da una ritrovata speranza nel futuro.
1° gennaio 2023
Abbiamo chiuso l’anno con la notizia del ritorno alla casa del Padre di papa Ratzinger. Ricordiamo la figura di Benedetto XVI con questa nota di Domenico Galbiati.
Con la scomparsa di papa Benedetto se n’è andato da questo mondo un “lavoratore nella vigna del Signore”, come ebbe a definirsi, dal balcone della Basilica, appena eletto al soglio di Pietro.
Grande Pontefice – a mio avviso il più grande, almeno da oltre un secolo a questa parte – teologo profondo, grande intellettuale, forse il maggiore dell’intero ‘900, docente appassionato, ricercatore della verità, perennemente orientato a scoprire e mostrare l’impronta di Dio in ogni angolo del creato e nel cuore dell’uomo anzitutto.
Allievo di Romano Guardini, vicino al pensiero di Jacques Maritain, ha saputo illuminare il rapporto tra fede e ragione, ci ha segnalato come religione e cultura laica siano, infine, votate ad approdare a una sintesi naturale, a ritrovarsi sinergicamente, in modo semplice e diretto, a sostegno della dignità della persona.
Deus caritas est, Spe salvi, Charitas in veritate – le encicliche che ha dedicato alle virtù teologali – i discorsi di Ratisbona e del College des Bernardins, le opere precedenti il pontificato, Escatologia, Introduzione al cristianesimo che considerava il suo capolavoro, i volumi con cui ha ripercorso la vita di Gesù, è sterminata la sua produzione da rileggere, studiare e meditare.
Credo sia da considerare un autentico maestro, un uomo di Dio che offre ai non credenti un linguaggio nuovo, originale, moderno, colto che sappia parlare del Creatore anche a coloro che non lo riconoscono come tale.
A chi assuma, nella comunità civile, un personale impegno politico e sociale, ha mostrato l’intensità della parola evangelica laddove recita: “la verità vi farà liberi”.
Ha segnalato il nesso necessario che, anche nel discorso pubblico, lega indissolubilmente verità e libertà.
Convinto testimone delle radici cristiane dell’Europa, si direbbe Papa eminentemente europeo, ha incardinato la sua riflessione e il suo insegnamento sulla crisi del vecchio continente e dell’uomo europeo, intesa come nodo essenziale della modernità, della nuova stagione destinata a succederle, delle sfide che, ad un tempo, lo assediano e ne esaltano la statura.
Il messaggio che lascia a chi, sia o meno credente, è destinato a inoltrarsi in un tempo della storia straordinariamente nuovo, si può riassumere in quelle tre semplici parole che ha più volte richiamato : “Etsi Deus daretur”. Se accettassimo questa scommessa, sostiene papa Benedetto, la fede illuminerebbe la ragione a tal punto che anche quest’ultima ci aprirebbe alla verità.
BUON ANNO a tutti gli amici
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Con la speranza che il 2023 sia un anno migliore per tutto il mondo, che le guerre cessino al più presto, che le malattie vengano sconfitte e che tutti gli uomini e le donne del pianeta possano vivere dignitosamente in un clima di pace, democrazia e libertà.
Auguri
Tommaso Coletti
È MORTO BENEDETTO XVI. Ecco chi era il Papa emerito
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Una sintesi della vita e del pontificato di Joseph Ratzinger, per capire l’importanza e la portata della sua azione nella Chiesa universale e per la pace e il dialogo
di Lucandrea Massaro
Sabato, 31 dicembre 2022
“Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Non appena possibile seguiranno ulteriori informazioni.” Con queste parole il Direttore della Sala Stampa Vaticana Matteo Bruni ha informato il mondo del decesso del Santo Padre Benedetto, si apprende inoltre dalle fonti vaticane che dalla mattina di lunedì 2 gennaio 2023, il corpo del Papa Emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per permettere il saluto dei fedeli.
Ma chi era il primo papa emerito della storia moderna?
Papa Benedetto XVI, il cui nome di battesimo era Joseph Ratzinger, è nato il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn, in Germania. Ha studiato teologia e filosofia presso l’Università di Monaco di Baviera e l’Università di Ratisbona, e nel 1951 è stato ordinato sacerdote.
Gli anni della docenza e del Concilio
Nel 1959 Ratzinger è stato chiamato a insegnare teologia dogmatica presso l’Università di Bonn, dove ha lavorato fino al 1963, quando è stato trasferito all’Università di Münster. Nel 1964 è stato nominato professore ordinario di teologia dogmatica presso l’Università di Tübingen, dove ha insegnato fino al 1966, quando è stato chiamato a insegnare presso l’Università di Ratisbona. Partecipa inoltre al Concilio Vaticano II in qualità sia di perito conciliare e membro di diverse commissioni, sia di consigliere del cardinale Joseph Frings che egli, ancora da Papa, definirà come “un padre”.
Da vescovo a Monaco a “Panzerkardinal” a Roma
Nel 1977 Ratzinger è stato nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e cardinale dal Papa Paolo VI. Ha servito come collaboratore di Giovanni Paolo II fin dall’inizio del suo pontificato, nel 1978, e nel 1981 è stato nominato prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, una posizione che ha ricoperto fino al suo elezione come Papa nel 2005.
Come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Ratzinger è stato responsabile della promozione e della difesa della dottrina cattolica, in particolare in materia di fede e morale. Ha anche lavorato a stretto contatto con Giovanni Paolo II sulla riforma delle congregazioni romane e sulla preparazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
L’elezione a Pontefice
Il 19 aprile 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, Ratzinger è stato eletto Papa dai cardinali riuniti in conclave. Ha scelto il nome di Benedetto XVI in onore di Papa Benedetto XV, che aveva cercato di promuovere la pace durante la prima guerra mondiale.
Come Papa, Benedetto XVI ha cercato di promuovere l’unità e la comunione all’interno della Chiesa cattolica e di rafforzare i legami con le altre religioni. Ha anche lavorato per promuovere la pace e la giustizia sociale a livello internazionale, e ha espresso preoccupazione per la situazione dei cristiani perseguitati in diverse parti del mondo.
Nel suo pontificato, Benedetto XVI ha affrontato diverse sfide, tra cui lo scandalo della pedofilia nella Chiesa cattolica e le tensioni con l’Islam. Tuttavia, ha anche avuto numerosi successi, come il suo viaggio in Terra Santa nel 2009, durante il quale Papa Benedetto XVI ha incontrato sia il Presidente dello Stato d’Israele Shimon Peres che il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas, dimostrando il suo impegno per la pace nella regione. Ha inoltre visitato luoghi santi per i cristiani, ebraici e musulmani, promuovendo il dialogo interreligioso e l’unità tra le diverse fedi.
Durante il suo pontificato, Papa Benedetto XVI ha anche pubblicato diversi scritti e messaggi, tra cui l’enciclica “Deus Caritas Est” sull’amore cristiano, l’enciclica “Spe Salvi” sulla speranza cristiana e il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2010 sulla nonviolenza.
Il suo pontificato è stato segnato anche da alcune questioni, come la sua opposizione all’ordinazione di sacerdoti donne e il suo netto rifiuto di ordinare preti omosessuali. Inoltre, durante il suo mandato ci sono stati numerosi scandali legati alla pedofilia nella Chiesa cattolica, e Papa Benedetto XVI è stato accusato di non aver fatto abbastanza per affrontare il problema e proteggere i bambini, ma in realtà le attività del Papa per combattere questa piaga sono molteplici.
La rinuncia: un atto d’amore non “il gran rifiuto” dantesco
Il 28 febbraio 2013, Papa Benedetto XVI ha annunciato pubblicamente la sua intenzione di rinunciare al suo incarico, diventando il primo Papa a dimettersi dal 1378. Ha lasciato il suo incarico il 28 febbraio di quell’anno, e il 13 marzo 2013 è stato eletto il suo successore, Papa Francesco.
Dopo il suo ritiro, Papa Benedetto XVI ha continuato a vivere in Vaticano, dedicandosi alla preghiera e allo studio, abitando nel piccolo monastero Mater Ecclesiæ, assistito da alcune religiose, le Memores Domini, e dal suo segretario personale, monsignor Georg Gänswein. Nel 2016 ha pubblicato “Luce del mondo. Il papa, la Chiesa e i segni dei tempi.“, libro-intervista con il giornalista tedesco e biografo, Peter Seewald, in cui espone le sue riflessioni sulla fede cristiana e sulla sua esperienza come Papa. Ha anche continuato a ricevere visite di amici e collaboratori, e a partecipare a alcuni eventi pubblici.
Il ritorno alla casa del Padre nel 2022
Il suo motto episcopale era “Cooperatores Veritatis“, cioè “Collaboratori della verità” e sia da cardinale che da pontefice ha sempre cercato di restare fedele a questo proposito, anche per questo motivo le recenti accuse della commissione indipendente che ha accertato una mala gestione nella diocesi di Monaco per quanto riguarda gli abusi, lo hanno molto provato.
Joseph Ratzinger, si è spento oggi 31 dicembre 2023 a 95 anni: è stato il pontefice più longevo superando di gran lunga Leone XIII, Benedetto XV e Pio XII che è arrivato fino a 82 anni, così come Giovanni XXIII, Paolo VI morto a 80, Giovanni Paolo II a 85.
In conclusione, Papa Benedetto XVI è stato un gigante del nostro tempo, che ha lavorato per promuovere l’unità e la comunione all’interno della Chiesa cattolica e per rafforzare i legami con le altre religioni. Ha affrontato, durante il suo pontificato, diverse sfide ma ha anche ottenuto numerosi successi e lascerà un’importante eredità spirituale.
SEMPRE IN GUERRA nella divisione fra buoni e cattivi
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
I buoni propositi per l’anno nuovo. Vincere il male dentro di noi
La celebrazione della vita da una parte con i festeggiamenti del Natale che si allargano e si diffondono nei luoghi più impensabili; dall’altra le celebrazioni della morte, con la recrudescenza inquietante degli ultimi tempi.
Umanità dissennata, squilibrata, regredita?
Cosa possiamo dedurre da quanto accade nel mondo, nei nostri ambienti, fin dentro le mura domestiche?
Siamo noi, la nostra civiltà, i nostri modi di vivere, di pensare, le nostre personalità che stanno subendo trasformazioni decisive.
In questo insistente modernismo, stiamo diventando sempre più terreno fertile per ogni sorta di nefandezza, per ogni genere d’indecenza, per ogni forma d’immoralità.
Il male trova alloggio agevole nelle nostre vite, incastrandosi in modo lento ed insospettabile nei meandri dei nostri ruoli, dei nostri pensieri e delle nostre convinzioni.
Basta seguire la breve cronaca di una giornata o scorrere le pagine dei social per farsi l’idea di cosa viviamo.
Indifferenza, opportunismo e falsità, sempre loro a guidare la marcia di una guerra continua contro cattivi, brutti ed inutili: contro i cosiddetti nemici. Un mondo dunque diviso fra buoni e cattivi; un mondo sempre in guerra contro i (poveri) nemici del momento.
Nemici?
Si, i nemici ci sono davvero ma sono incredibilmente dentro di noi. Non c’è un mondo di buoni e cattivi, come sembrerebbe, ma un mondo che invece vive nel disagio.
Umanità nel disagio sempre alla ricerca di un appagamento.
Bisogni veri, falsi a metà; bisogni, comunque, che vengono da dentro.
Ecco allora: siamo noi il campo battaglia dei bisogni. Il campo dove il vero nemico vorrebbe averla vinta sulle passioni, sulla coerenza e sulla sincerità.
Una guerra, dunque, contro la verità che, inevitabilmente, si materializza fuori di noi nella celebrazione della menzogna, dei disastri e della morte.
Possiamo fare tutti i buoni propositi che vogliamo, dire tutto quello che passa la mente edulcorata, promettere tutto il bene del mondo e credere e far credere perfino alla befana o all’asino che vola; se non comprendiamo che la vera guerra bisogna combatterla e vincerla dentro di noi è inutile ogni sforzo: disastri inevitabili per quelli che stanno accanto, per quelli che dipendono, che attendono e che vivono intorno. Poveri loro.
Buoni propositi per l’anno nuovo sicuramente, ma solo quelli veri: vincere davvero contro il nemico vero: il male dentro di noi.
NM
Foto: documentazione.info
SISMA 2016: nuova programmazione per le chiese
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Via alle delocalizzazioni di Arquata del Tronto e Accumoli
Roma, 30 dicembre 2022. Approvato oggi in Cabina di Coordinamento sisma 2016 un altro importante pacchetto di Ordinanze per accelerare la ricostruzione dei centri più colpiti, ed impegnare nuove risorse per la ricostruzione e riparazione degli edifici di culto danneggiati dal terremoto. La Cabina ha inoltre definito le nuove scadenze per la ricostruzione privata e pubblica, in accordo con il Dipartimento di Protezione civile per quanto riguarda i progetti dei beneficiari di Contributo di autonoma sistemazione e di Soluzioni abitative d’emergenza.
Le ordinanze speciali
Le Ordinanze emanate dal Commissario Straordinario per la ricostruzione, Giovanni Legnini, sulle quali si è trovata l’intesa dei sindaci e dei presidenti delle quattro regioni, riguardano le frazioni di Arquata del Tronto, Amatrice, Norcia ed un quartiere di Pioraco. Nella scorsa Cabina avevano ricevuto l’intesa anche le Ordinanze relative alle delocalizzazioni di Accumoli e al centro storico di Preci. Le Ordinanze speciali individuano e finanziano interventi e procedure semplificata per le opere di ricostruzione pubblica più complesse, necessarie per un effettivo avvio della ricostruzione privata. Dopo un primo pacchetto di interventi in deroga che nell’ultimo anno hanno riguardato principalmente i centri storici più colpiti, ora che quegli stessi Comuni si sono dotati anche per le frazioni dei Piani straordinari di ricostruzione e dei Piani attuativi, si sono potute definire le relative Ordinanze speciali per accelerare gli interventi pubblici e dare così una prospettiva temporale chiara anche alla progettazione della ricostruzione privata. Nella prossima Cabina di coordinamento saranno esaminati invece i testi relativi alle Ordinanze speciali di San Severino, Bolognola, Serravalle del Chienti e Campotosto, rinviate su richiesta delle Regioni interessate.
Con L’Ordinanza speciale di Arquata del Tronto, dopo l’approvazione definitiva dei Piani urbanistici attuativi da parte del Comune lo scorso 2 dicembre, si finanziano con 36,4 milioni di euro interventi che consentano di sistemare i dissesti, realizzare i sottoservizi e ripristinare la viabilità nelle frazioni di Pretare, Piedilama, Vezzano, Pescara del Tronto, Tufo, Capodacqua e Trisungo. L’Ordinanza stanzia anche le risorse per la delocalizzazione di Pescara del Tronto, che solo in parte sarà ricostruita dov’era. Le altre abitazioni saranno ricostruite in altre aree individuate dal Comune, per cui saranno necessarie opere di urbanizzazione precedentemente finanziate.
Anche ad Accumoli si avvia finalmente il piano per la delocalizzazione delle frazioni di Libertino, San Giovanni, Fonte del Campo, Illica e alcuni edifici del Capoluogo, che non possono essere ricostruiti perché si trovano in aree a forte rischio idraulico e di frana, o in versanti instabili, se non in prossimità dei fossi e degli alvei. A definire le aree di atterraggio degli edifici delocalizzati è un’integrazione al Programma Straordinario di Ricostruzione di Accumoli e per la loro realizzazione vengono introdotte procedure molto semplificate e si ricorrerà al nuovo istituto del permesso edilizio convenzionato.
Ad Amatrice, con circa 68 milioni di euro, comprensivi dei 25 milioni dell’Ordinanza 129/2022, si finanziano gli interventi di eliminazione delle situazioni di dissesto, di ripristino e realizzazione dei sottoservizi e di ripristino della viabilità, delle infrastrutture e dei cimiteri nel capoluogo e in 35 frazioni, sempre a seguito della definizione del Psr da parte del Comune. Con 6 milioni si finanzia inoltre la nuova viabilità del centro storico. L’Ordinanza introduce due importanti novità. La prima è l’istituzione del Presidio di qualità della Ricostruzione, con il compito di verificare nell’ambito dello sviluppo della progettazione degli interventi di ricostruzione degli edifici pubblici e privati del centro storico di Amatrice il rispetto dei caratteri architettonici tipici o peculiari, la coerente riproposizione o reinterpretazione degli stessi e la definizione di tutti gli elementi concorrenti alla caratterizzazione delle facciate, fornendo indicazioni prescrittive e raccomandazioni. La seconda è la definizione del cronoprogramma per la ricostruzione del centro storico, con la possibilità per la Struttura commissariale di intervenire con poteri sostitutivi in caso di mancato rispetto, garantisce ai cittadini una tempistica chiara anche per gli interventi privati.
A Norcia si interviene nelle frazioni di Campi Alto, e San Pellegrino. Nelle due frazioni, gravemente danneggiate dal terremoto, si dovranno ricostruire sottoservizi, accessi stradali e provvedere a mitigare i rischi idrogeologici. Per procedere in modo più rapido ed efficace, così da coordinare al meglio tutti i cantieri coinvolti, si procederà con un intervento di ricostruzione unitaria, che affronta tutti gli interventi pubblici e privati in modo coordinato e integrato. L’Ordinanza completa anche gli interventi nel centro storico di Castelluccio di Norcia, già oggetto di un’Ordinanza speciale in deroga dedicata. In totale l’Ordinanza stanzia 23,7 milioni di euro.
A Pioraco il PSR comunale, per il quale viene definita una procedura molto semplificata, definirà la delocalizzazione parziale del quartiere de Le Madonnette. Gli edifici che occupano l’area, adiacente al fiume e soggetta a rilevante amplificazione sismica, potranno essere ricostruiti in sicurezza ricorrendo a tecniche innovative, ma limitandone l’altezza, così che occorrerà delocalizzare le superfici in eccedenza, per le quali si introducono procedure innovative. Per tali interventi l’Ordinanza stanzia 8,3 milioni di euro.
A Preci si stanziano 34 milioni di euro per varie opere urgenti, tra le quali il Palazzo Comunale, la caserma, vari edifici pubblici, il cimitero, la frana di Roccanolfi.
Nuovo programma per la ricostruzione delle chiese
La Cabina ha raggiunto l’intesa anche sul nuovo elenco degli interventi di ricostruzione delle chiese danneggiate dal sisma. L’Ordinanza approvata oggi dispone la programmazione per 341 nuovi interventi, per un valore di 194 milioni di euro, tra cui 28 interventi, per un valore di 22 milioni, gestiti da enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, e altri 313 interventi gestiti dalle Diocesi e Arcidiocesi delle quattro regioni.
Altri 94 milioni di euro sono utili invece a integrare 91 progetti che avevano bisogno di ulteriori risorse a causa dell’aumento dei prezzi. In totale l’Ordinanza stanzia 286 milioni di euro.
Gli interventi finanziati per le chiese salgono quindi a 1.246, e risultano così finanziate il 62% delle chiese danneggiate.
Le nuove scadenze
I cittadini beneficiari di Cas o Sae che ancora non abbiano provveduto, come già comunicato in occasione della Cabina del 20 dicembre, possono presentare fino a domani (31 dicembre) il progetto di ricostruzione in forma semplificata, da completare poi entro il 15 marzo 2023. Chi non è riuscito a rispettare il termine potrà presentare il progetto, ma solo in forma definitiva, entro il 31 gennaio 2023. Per tutti gli altri progetti la nuova scadenza è fissata al 31 dicembre 2023.
PRESUNTA AGGRESSIONE DA ORSO: i dubbi del Parco
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
In relazione alla notizia di stampa sulla presunta aggressione che un orso bruno marsicano avrebbe fatto ad un cittadino nell’area contigua del versante laziale del Parco si ritiene opportuno fare un po’ di ordine e chiarezza per evitare le tante possibili strumentalizzazioni.
Pescasseroli, 30 dicembre 2022. I fatti risalirebbero addirittura al 21 dicembre, cioè 9 giorni fa, e la prima notizia è arrivata al Parco la mattina del 22 quando l’interessato ha chiamato il Servizio di Sorveglianza per denunciare la scomparsa del proprio cane a seguito dell’evento, raccontato sommariamente, in una breve conversazione telefonica. La notizia, ovviamente delicata e meritevole di grande attenzione e approfondimento, ha immediatamente portato alcuni a contattare e raggiungere sul posto il sig. Rabbia sia per accertarsi sulle condizioni di salute, sia per supportarlo nella ricerca del cane che, stando alle indicazioni fornite poteva essere rimasto vittima egli stesso dell’aggressione da parte della femmina di orso oppure, visto che era stato riferito che aveva il guinzaglio, nella fuga, avrebbe potuto restare incagliato nel bosco ed essere vittima di aggressione da parte di altri predatori.
Immediatamente quindi sono state organizzate attività di ricerca che nei giorni successivi sono proseguite a cura dei Guardiaparco anche con l’impiego dei cani del Nucleo Cinofilo Antiveleno del Parco, fino a quando nel pomeriggio del giorno 23 dicembre il cane è stato ritrovato a San Donato in buone condizioni di salute, senza traccia di guinzaglio e riconsegnato al proprietario.
Il giovane, nel frattempo, ero tornato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Cassino ed aveva, nelle interlocuzioni, che nel frattempo avvenivano per le ricerche del cane, riferito della prognosi riportata con la distorsione ad un piede e una abrasione/ferita all’addome, che lo stesso mostrava al Capoguardia del versante laziale consentendo anche di documentarla con una foto.
Fermo restando la solidarietà del Presidente e del Consiglio Direttivo del Parco, informati in occasione della riunione dello scorso 22 dicembre, espressa al giovane dai Guardiaparco, i toni della vicenda sono sembrati subito poco chiari perché nella zona dei fatti è stata più volte avvistata, anche nei giorni successivi, una femmina di orsa con due cuccioli dell’anno, senza che però mai la stessa abbia dato problemi di nessun tipo.
A destare perplessità però sono state soprattutto le informazioni riferite in merito allo svolgimento dei fatti: “….l’orsa che aggredisce e morde alla pancia……”; “….giovane e orsa che cadono insieme lungo il dirupo ….e lui che riesce a tenersi ad un albero fermando la caduta….”; il cane che sarebbe stato al guinzaglio, quindi davanti al suo padrone, che però evita l’orso e poi viene ritrovato palesemente senza guinzaglio, il tutto su un sentiero largo alcune decine di centimetri; questi e altri aspetti ancora, di cui, certamente, si parlerà nelle sedi opportune.
Di una cosa siamo sicuri, In Appennino non è mai stata registrata nessuna aggressione da orso ad una persona, e questo sarebbe in assoluto il primo caso, ma il condizionale è assolutamente d’obbligo proprio per le circostanze complessive relative a questa vicenda, alla dinamica raccontata ed ai molti lati oscuri che il racconto del giovane contiene.
Il Parco è ovviamente a disposizione per collaborare con le autorità competenti e fornire ogni supporto, come peraltro fatto nell’immediatezza dei fatti per la ricerca del cane, e lo farà anche con l’ausilio dei tecnici a cui è stata mandata la foto della zona in cui l’orsa avrebbe morso il Sig. Rabbia, a cui auguriamo una pronta guarigione e di ritrovare la giusta lucidità per raccontare un po’ meglio l’accaduto.
SUL PODIO DEI DIPARTIMENTI di Eccellenza italiani
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
C’è il Dipartimento di Neuroscienze Imaging e Scienze Cliniche della d’Annunzio
Chieti, 30 dicembre 2022. Con la recente pubblicazione della graduatoria dei Dipartimenti di Eccellenza Italiani finanziati dal MUR si conferma la posizione di assoluto prestigio del Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche (DNISC) dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, diretto dal professor Stefano Sensi. L’importante finanziamento, pari a 13,5 milioni di euro, ottenuto dal Ministero, al termine di una severa e rigorosa selezione, pone il DNISC e la “d’Annunzio” ai vertici delle più prestigiose università italiane per quanto concerne la ricerca nell’ambito delle scienze mediche. Il Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche della “d’Annunzio” si classifica infatti secondo, a pari merito con il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università “La Sapienza” di Roma ed a un solo punto dal primo classificato che il Dipartimento di Medicina Traslazionale della Università “Federico II” di Napoli.
Questo importante risultato – spiega il professor Stefano Sensi, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Imaging e Scienze Cliniche della “d’Annunzio” – è frutto di una grande attenzione alla ricerca di qualità ma anche di una attenta politica di reclutamento da parte del DNISC. Il DNISC ha privilegiato l’acquisizione di talenti richiamati dall’estero ed operato importanti investimenti sulle nuove tecnologie biomedicali. Quello ottenuto – prosegue il professor Sensi – è un riconoscimento che consolida il ruolo del DNISC come polo di riferimento nazionale per le Neuroscienze. Il finanziamento che assomma ad un totale di 13 milioni e mezzo di euro, permette al DNISC di raccogliere le sfide offerte dall’implentazione degli strumenti della medicina del futuro: medicina personalizzata e uso dell’intelligenza artificiale. È un investimento considerevole che consente un balzo in avanti tecnologico da applicare alle più moderne tecnologie di imaging e che ci consentirà lo studio, sempre più dettagliato, dei meccanismi che sottendono al funzionamento del cervello in condizioni fisiologiche e di malattia. Il risultato ottenuto dal DNISC della “d’Annunzio” – conclude il professor Sensi – è anche una grande opportunità per la nostra Regione perché consente di rilanciare un’assistenza e ricerca clinica di altissimo livello.
Maurizio Adezio
SCOPERTE SU COVID-19 e Long-Covid
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Individuato da ricercatori delle università di Teramo e di Chieti-Pescara un ruolo chiave del metabolismo del ferro
Teramo, 30 dicembre 2022. Importante scoperta sul ruolo del ferro nel COVID-19 e nel Long-COVID, grazie a un gruppo di ricercatori dell’Università di Teramo e dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara.
Il team di ricercatori dell’Unità di Ricerca di Biochimica e Biologia Molecolare dell’Università di Teramo coordinato dal professor Enrico Dainese, in collaborazione con l’Unità di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara coordinata dal professor Vincenzo De Laurenzi, e con le U.O.C. di Malattie Infettive e di Pneumologia dell’Ospedale “S.S. Annunziata” di Chieti, è riuscito a evidenziare un nuovo ruolo funzionale del metabolismo del ferro nella patologia COVID-19.
I ricercatori hanno individuato un’alterazione di proteine fondamentali per il metabolismo del ferro nei pazienti infetti dal SARS-CoV-2 e anche in pazienti affetti dal Long-COVID, condizione che si presenta in un’ampia percentuale di pazienti che manifestano una sintomatologia variabile anche dopo la risoluzione dell’infezione. Studiando le cellule del sangue di questi pazienti i ricercatori hanno evidenziato significativi cambiamenti dei livelli delle proteine coinvolte nel metabolismo del ferro. Gli autori del lavoro spiegano come tali proteine sarebbero responsabili di un duplice meccanismo: da una parte di contrastare gli effetti dell’alterazione del metabolismo del ferro dovuti all’infezione e dall’altra di attivare la 5-lipossigenasi. Questo enzima rappresenta, insieme alla ciclossigenasi, il principale bersaglio di molecole antinfiammatorie impiegate a scopo terapeutico. L’attivazione dell’enzima risulterebbe così coinvolta nell’eccessivo rilascio di mediatori dell’infiammazione responsabili della famosa tempesta citochinica molto pericolosa nelle forme gravi di COVID-19.
Il lavoro, pubblicato dalla prestigiosa rivista International Journal of Molecular Science evidenzia nuovi aspetti e individua possibili nuovi biomarcatori da indagare ulteriormente per la patologia COVID-19 e per il Long-COVID.
Il professor Enrico Dainese sottolinea che «tali risultati rappresentano un importante tassello nella comprensione dei meccanismi molecolari della patologia nei pazienti affetti dal COVID-19 e dal Long-COVID».
«Inoltre – aggiunge Dainese – suggerisce ulteriori studi per individuare nuove strategie terapeutiche in patologie infiammatorie acute e croniche, degenerative e tumorali, oltre che nelle infezioni virali».
CARA SIGNORA MELONI
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Il problema dei neofascisti non si risolve con una telefonata privata
29 dicembre 2022
Cara signora Meloni, nessuno sottovaluta la condizione d’imbarazzo in cui l’hanno messa due suoi importanti esponenti di Fratelli d’Italia che hanno pensato bene di celebrare un passato di cui ella oggi sente tutto il peso negativo. Ovviamente, il riferimento va alle improvvide, e direi anche poco intelligenti, politicamente parlando, dichiarazioni del Presidente del Senato e della sottosegretaria Rauti. Queste, tra l’altro, segnano un passo indietro anche rispetto a quello che faceste a Fiuggi quando nacque Alleanza Nazionale per segnare un primo segnale di esplicito distacco da un’esperienza ingombrante.
Come già ricordato ieri, al di là della dichiarazione dei due, che evidentemente non le vogliono proprio un gran bene, quel che conta di più è la sua posizione personale visto che, da oltre 50 giorni, è stata chiamata alla guida del governo di un Paese che trova i propri fondamenti nella Costituzione antifascista.
Non ci può bastare che lei, come ci hanno fatto sapere i giornali, evidentemente informati dai suoi collaboratori, si limiti a fare oggetto dell’accaduto una semplice telefonata con Ignazio La Russa. Non è un problema solo vostro personale e, certamente, non concerne solamente la posizione delicata in cui lei è stata messa dalle dichiarazioni anche del Presidente del senato. A maggior ragione perché lei lo ha voluto alla Seconda carica dello Stato.
È una questione istituzionale e politica seria su cui lei per prima dovrebbe sentire il dovere d’intervenire perché non è stata mandata a Palazzo Chigi da tutti gli italiani e sicuramente perché, anche tra i suoi elettori, e tra quelli che hanno votato i partiti che fanno parte della coalizione da lei guidata, non sono animati da alcun sentimento nostalgico e neofascista.
Continua a prosi il problema, e noi con altri lo ponemmo a suo tempo, della presenza della Fiamma tricolore trasportata dal simbolo del Msi, prima, in Alleanza Nazionale, e, poi, in quello di Fratelli d’Italia.
Per tutti nella vita si ripetono più volte le occasioni per una scelta e, oggi, su questo importante tema della celebrazione del neofascismo, abbiamo bisogno davvero di conoscere la sua in una maniera definitiva, chiara e pubblica.
Questo Paese ha bisogno più che mai di una scelta di verità. Questione che riguarda, lo constatiamo oggi, la sua parte così come altre. È quello che da un pezzo sta dicendo a modo suo l’astensionismo diventato il partito più grande d’Italia.
Foto Rai
CAOS CARCERI minorili nel Paese
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
A l’Aquila una struttura ristrutturata resta ancora inagibile
Merola (FP CGIL) si appella al Ministro.
L’Aquila, 29 dicembre 2022. Dopo le gravi vicissitudini che hanno interessato alcuni Istituti Penali per Minorenni del Paese, per ultima la maxievasione del Beccaria di Milano, la FP CGIL Abruzzo Molise riaccende l’incresciosa e precaria condizione in cui versano le strutture della Giustizia Minorile dell’Aquila, da anni rivendicata ai vari apparati politici ed istituzionali.
È inaccettabile – commenta Giuseppe Merola Coordinatore Regionale FP CGIL Abruzzo Molise/ Comparto Ministeri – che una struttura ristrutturata e poi resa inagibile (post terremoto) resti ancora inutilizzata, mentre lavoratrici e lavoratori, in forza ai servizi sociali e centro di prima accoglienza (che ospita minori in stato di arresto e fermo) operano in situazioni aberranti.
Ancor più grave è lo stato in cui versano gli altri Istituti Penali per Minorenni del Paese, con sovraffollamento detentivo e difficoltà strutturali/logistiche, mentre l’Aquila vanta una straordinaria struttura che resta abbandonata nel silenzio.
Il Ministero della Giustizia avvii una seria riflessione politica – continua senza mezzi termini Merola – affinché vengano avviate misure di prevenzione nelle carceri minorili (con formazione del personale, lavoro esterno, progettualità, risorse e mezzi necessari) ed una giusta attenzione alla struttura dell’Aquila che, inevitabilmente, potrebbe garantire un servizio per la collettività e fronteggiare l’attuale emergenza.
LA BATTAGLIA DI SELENYJ JAR. Con gli alpini, per ricordare
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Giovedì 29 dicembre alle ore 18 in piazza Municipio. proiezione il docufilm “1942: Natale in Russia” e ai partecipanti le copie dei due DVD e del libro “Gli Eroi del Gran Sasso”, fino a esaurimento scorta
Pescocostanzo, 28 dicembre 2022. È questo il riconoscente tributo, nell’80° Anniversario della tragica battaglia di Selenyj Jar, che Anna Cavasinni e Fabrizio Franceschelli offrono ai numerosi alpini del Btg L’Aquila che dalla Russia non hanno più fatto ritorno e a coloro che sono tornati ma sono stati costretti all’amputazione degli arti inferiori, da congelamento. Fra di essi il più caro è l’amico Valentino Di Franco, andato avanti alcuni mesi fa, al quale i due registi vanno sempre col pensiero ogni volta che si parla di alpini. Valentino era con la Julia, nel Btg. L’Aquila, e a Selenyj Jar rimase da solo, in prima linea, proprio nella settimana di Natale del 1942. Sentiva le grida dei suoi commilitoni del Btg Vicenza che venivano sterminati sotto i carri armati russi, nella “Valle della Morte”. E fra quelle nevi gelate, a 40 gradi sotto lo zero, perse l’uso delle gambe. Aveva solo vent’anni.
Per il 29 dicembre p.v. l’iniziativa nasce dal locale Gruppo Alpini ANA di Pescocostanzo, con la collaborazione del Comune di Pescocostanzo. La proiezione, della durata di circa 75 minuti (un’ora e un quarto), sarà preceduta da alcuni interventi istituzionali e da una breve introduzione degli autori.
Sono stati davvero tanti gli alpini che in questi ultimi vent’anni hanno accettato di lasciare la loro testimonianza ad Anna e Fabrizio, confidando nella loro professionalità e nella loro onestà intellettuale. Si tratta di interviste irripetibili, a volte commoventi, che fanno parte di uno straordinario archivio personale dei due autori sulla memoria della Seconda guerra mondiale, un patrimonio che mettono a disposizione dei giovani perché cresca in loro il sentimento identitario e la conoscenza della storia e del territorio nel quale vivono e crescono, insieme a un rifiuto motivato di guerre che non siano di difesa.
In occasione della ricorrenza dell’80° Anniversario della tragica battaglia sul fiume Don, i due registi abruzzesi stanno perciò distribuendo fra la popolazione abruzzese questo dono alla memoria di quei giovani alpini che sono morti in combattimento o nei campi di prigionia, o che sono stati dichiarati dispersi fra le steppe russe, oppure sono tornati in Patria ma per tutta la vita hanno subito le conseguenze di una guerra assurda e di ordini ancor più assurdi. La battaglia di Natale del 1942 fu difatti la più tremenda per l’Armata Italiana in Russia e in particolare per i nostri alpini. Per contribuire alla divulgazione di una pagina di storia a molti sconosciuta e che rischia di cadere nel dimenticatoio, in questi giorni in collaborazione con la Sezione Abruzzi dell’ANA e con alcuni gruppi alpini abruzzesi è nata l’iniziativa di presentare nelle scuole e nei paesi che lo desiderano due docufilm “Gli Eroi del Gran Sasso” e “1942: Natale in Russia”.
Al termine di ciascun incontro gli spettatori potranno ricevere quale prezioso regalo di Natale copie dei DVD e dei libri allegati ai docufilm che saranno consegnate a titolo gratuito fino a esaurimento scorte.
Anna Cavasinni e Fabrizio Franceschelli sono registi e antropologi, autori di una serie di docufilm in 10 episodi, dal titolo LA GUERRA IN CASA, sulla Seconda guerra mondiale in Abruzzo. Entrambi lavorano per la RAI, e Fabrizio Franceschelli da circa trent’anni è inviato del programma Chi l’ha visto?
I primi sette episodi della Guerra in casa sono stati trasmessi con numerose repliche da RAI Storia tra il 2012 e il 2018. E in questi giorni, sempre per la stessa serie, i due registi stanno ultimando il doppio DVD su La Vittoria di Monte Marrone, realizzato in coproduzione con la Sezione Abruzzi dell’ANA Associazione Nazionale Alpini, con l’associazione culturale Territori Link e con la partecipazione di numerosi Gruppi ANA abruzzesi e molisani.
Alcuni cenni sui contenuti dei due docufilm
Nell’inverno 1942-43 gli Alpini della Divisione Julia, e in particolare quelli del Btg. L’Aquila, si trovarono impegnati in combattimenti contro i Russi di incredibile intensità e violenza, dove gli Italiani erano in rapporto di 1 a 10 e, in alcune zone, finanche di 1 a 30; dove gli armamenti degli Italiani consistevano in antiquati fucili, baionette, bombe a mano, qualche mitragliatrice e qualche cannoncino che non ce la faceva neanche a scalfire la corazza dei T-34, i potenti carri armati russi. Nella battaglia fu impegnato anche qualche semovente tedesco, ma l’appoggio del sia pur forte alleato in quella particolare occasione fu praticamente nullo.
Molti giovani del Btg L’Aquila persero la vita nei combattimenti, altri per gli stenti (freddo e fame), altri ancora finirono prigionieri o dispersi e molti fra coloro che si salvarono – fermi per sei giorni/sette consecutivi nella neve, giorno e notte, a temperature di -20° e -30°, con punte di -40° – subirono l’amputazione da congelamento degli arti inferiori. Dei circa 1700 “vestiti” a Sulmona e poi saliti sulle tradotte a Gorizia il 16 agosto del 1942, ne fece ritorno sì e no il 10%: un tributo di sangue davvero generoso da parte di quei giovani che erano partiti con il sogno di andare a difendere la patria, di combattere un nemico feroce che in quel momento, stando alla propaganda fascista, costituiva un pericolo reale per l’Italia. Certo è che molti di quei giovani, una volta in Russia, scoprirono che quelle genti avevano lo stesso volto umano, le stesse espressioni, le stesse abitudini dei propri cari lasciati in patria, che quelle genti si mostrarono ospitali e caritatevoli come lo sarebbero state le proprie madri in Italia, che forse non valeva la pena di affrontare tanti sacrifici per andare a combattere così lontano da casa.
Ad ogni modo gli Alpini del Btg L’Aquila non indietreggiarono di un solo metro, finché non giunse l’ordine di ritirata. E fra i protagonisti di quella battaglia alcuni di loro hanno acconsentito di buon grado ad offrire la loro testimonianza per la realizzazione dei due docufilm. Sono il Gen. Alberto Benucci, gli alpini Angelo Chiarilli, Valentino Di Franco, Alfredo di Pasquale, Antonio Malascorta, Ercole Neri e il Col. Antonio Andrioli.
A loro vada l’eterna riconoscenza di coloro che hanno e avranno l’opportunità di sapere, di conoscere dai loro racconti come sono andati i fatti.
ESPERIENZA EMPATICA in carrozzina
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Progetto Sentinelle della civiltà al gruppo scout FSE di Città Sant’Angelo
Città Sant’Angelo, 28 dicembre 2022. Non sono scuola ma anche società civile. Dopo la Croce Angolana il progetto sentinelle della civiltà del Cav. Claudio Ferrante, patrocinato dall’associazione Carrozzine Determinate, incontra i Rover e le Scolte del gruppo Scout di marina di Città Sant’Angelo.
Due giorni di confronto sui temi della felicità, dell’empatia attraverso le parole da non dire e le modalità di inclusione delle diversità.
Tutti i ragazzi, già particolarmente sensibili ai temi trattati, hanno seguito interessati arricchendo di nuovi punti di vista la loro visione sul mondo della disabilità.
Hanno sperimentato le difficoltà quotidiane delle persone con disabilità sedendo qualche ora in carrozzina per le vie di marina di Città Sant’Angelo, vivendo così in prima persona i disagi e le umiliazioni che un ambiente ostile provocano e comprendendo come la disabilità è e resta una condizione di vita in un ambiente sfavorevole, consapevoli che laddove si lavorato e si lavora bene per una città misura di tutti, tutte le barriere possono essere abbattute.
Abbattere le barriere sociali e barriere culturali, contribuire all’abbattimento di quelle architettoniche, queste le sfide per i Rover e le Scolte di Città Sant’Angelo, giovani di oggi e cittadini del domani.
Si ringrazia la ditta Orthosan per la fornitura gratuita delle carrozzine per la passeggiata empatica.
Claudio Ferrante
Presidente Associazione Carrozzine Determinate
GIUNGONO SEMPRE I GIORNI della Verità
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Il 27 dicembre, la costituzione, il neofascismo
28, dicembre 2022
Il 27 dicembre giorno della verità? Mentre il professor Maddalena denuncia le violazioni costituzionali a suo avviso insite nella Legge di bilancio varata dalla Camera (CLICCA QUI), il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, segue a ruota Isabella Rauti nel celebrare il Movimento Sociale che sempre partito neofascista fu.
Per le strade di Roma, ma forse sarà lo stesso da altre parti, si vedono i manifesti di Pino Rauti, padre di Isabella e fondatore del Msi, che presenta una frase su cui molti vorrebbero avere un chiarimento soprattutto dalla Presidente del consiglio Giorgia Meloni, che ha mandato La Russa a presiedere Palazzo Madama e ha fatto sottosegretario la Rauti: “Il futuro è nelle radici”.
E allora intendiamoci bene, le radici del nostro Paese stanno nella scelta democratica ed antifascista e non certamente nella nostalgia per un nefasto periodo che lo ha travagliato fin troppo a lungo e che continua a gettare fino ai nostri giorni ombre altrettanto nefaste.
Si parlava un tempo della “doppiezza” di Togliatti, cui però nessuno fortunatamente dette mai la piena responsabilità di governo. Che la Meloni ne dà una nuova versione provando ad incantarci con tutti i bei discorsini sulla negazione del fascismo? E se ne facesse uno serio anche sul neofascismo missino e sulle “radici” da cui dovremmo far nascere il futuro? Già, chissà quale futuro…
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Per il gran gala di fine anno dell’Isa
Giovedì 29 dicembre ore 18.00 – L’Aquila, Ridotto del Teatro Comunale “V. Antonellini”
Venerdì 30 dicembre ore 21.00 – Chieti, Teatro Marrucino
L’Aquila 27 Dicembre 2022. Il repertorio delle grandi occasioni per l’ultima produzione dell’anno dell’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese che presenta il Gran Galà di Fine Anno giovedì 29 dicembre alle 18.00 all’Aquila e venerdì 30 dicembre alle ore 21.00 al Teatro Marrucino di Chieti. Sul podio Jacopo Sipari Di Pescasseroli. Voci soliste: Maria Francesca Mazzara, soprano e Valerio Borgioni, tenore.
Un programma che si ispira al repertorio del tradizionale concerto della Filarmonica di Vienna che il 1° gennaio di ogni anno si svolge nella Goldener Saal del Musikverein della capitale austriaca, divenuto uno degli appuntamenti musicali più seguiti al mondo, indissolubilmente legato alle musiche della famiglia Strauss. A questo repertorio, l’ISA ha unito un omaggio a Verdi e Puccini rifacendosi all’usanza del Teatro La Fenice di Venezia, che il primo gennaio di ogni anno offre un programma che nella sua seconda parte (quella trasmessa televisivamente) propone capolavori operistici italiani.
Dice il direttore Jacopo Sipari Di Pescasseroli: “Sono particolarmente felice e onorato di dirigere questo gala di Capodanno dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese alla quale mi lega un affetto incondizionato. Abbiamo rinviato questo programma per due volte a causa del Covid; dunque, mette un punto al terribile periodo che abbiamo vissuto e che ha cambiato il nostro modo di vivere la musica. Abbiamo scelto un programma speciale, emozionante che resterà nel cuore degli ascoltatori ai quali auguriamo così un anno di bellezza e felicità”.
La produzione chiude un anno che segna il ritorno alla normalità per l’ISA con un numero di abbonati alla Quarantottesima Stagione dei concerti che ha superato le attese della vigilia. Dice il Presidente dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, il M° Bruno Carioti: “Chiudiamo serenamente questo 2022 felici del lavoro svolto. Il risanamento dell’ente sta procedendo in maniera spedita nel rispetto delle esigenze della programmazione artistica che quest’anno è stata, finalmente, per la prima volta dall’inizio della pandemia, sostanzialmente regolare dopo un gennaio complicato. Questo risultato è per noi solamente un punto di partenza che dobbiamo ulteriormente migliorare nel prossimo anno. Siamo quasi a metà della nostra Stagione e siamo soddisfatti della risposta che arriva sia dalle platee dell’Aquila, Tortoreto, Atri e Città Sant’Angelo, centri in cui abbiamo le nostre stagioni stabili, e sia da quelle dei teatri dove ci esibiamo all’interno di cartelloni di altri enti.
Oltre a migliorare questi risultati, nel prossimo anno lavoreremo per il rafforzamento della nostra Orchestra sia sul palcoscenico nazionale che su quello internazionale.
Alle note di questo Gran Gala di Fine anno affidiamo quindi l’augurio per il nostro pubblico di un 2023 pieno di buona musica con l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese”.
FIABOSCO Academy
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
La parola ai docenti: ecco come cambia la scuola con la pratica
Lettomanoppello, 27 dicembre 2022. “Il progetto Fiabosco Academy, ci è subito piaciuto ed abbiamo proposto ai nostri studenti del Triennio dell’indirizzo Figurativo del liceo Misticoni-Bellisario, di partecipare realizzando una scultura sul tema della ‘Morte’ “: un tema sicuramente non semplice da realizzare, e nemmeno da immaginare eppure gli studenti della scuola di Pescara che sono impegnati nel lavoro di “sbozzatura” proseguono con grande entusiasmo questo nuovo percorso intrapreso, a detta dei docenti i Professori Emiliano Faraone e Marco Piccozzi, che li stanno seguendo sin da questi “primi passi”, forse complessi ma emozionanti.
Nel frattempo, blocchi di pietra per l’avvio dei lavori sono stati consegnati nel chietino al Liceo Artistico ‘Patini Pudente’ di Vasto del referente Prof. Giuseppe Colangelo, al Liceo Artistico ‘G.B. Vico’ di Chieti che ha come referenti i Professori Francesco D’Incecco, Vincenzo Marinelli e Giorgio Falcone ed al Liceo Artistico ‘Palizzi’ di Lanciano con referente il Prof. Stefano Donatello.
Procede secondo i programmi il progetto della Scuola Macondo di Pescara con la direzione artistica di Peppe Millanta ed il patrocinio del Comune di Sant’Eufemia guidato dal sindaco Francesco Crivelli e del Parco Nazionale della Maiella con il sostegno di Addario Camillo Group di Lettomanoppello (Pe); ad oggi patrocinano il progetto anche la Presidenza del Consiglio Regionale, la Provincia di Pescara con il Presidente Ottavio De Martinis e la Provincia di Chieti con Francesco Menna.
Come spiegano i docenti: “I ragazzi, già abituati a ragionare su diverse tematiche durante la normale attività didattica, rispettando criteri progettuali e pratici, hanno risposto positivamente alla proposta. Sono partiti da una ricerca pluridisciplinare analizzando la tematica da più punti di vista: filosofico; artistico, religioso per poi realizzare una serie di bozzetti, il progetto esecutivo e la relazione illustrativa con specifiche tecniche e con la descrizione delle peculiarità dell’opera. Successivamente la restituzione plastica dell’opera ideata realizzata in scala: ad oggi ogni studente ha prodotto o sta producendo un bozzetto in argilla come riferimento per la traduzione su pietra. Un percorso di progressivo adattamento e integrazione dei propri progetti e delle singole ricerche artistiche alle dimensioni e alla forma del blocco di pietra, scelto e prelevato dalla cava di Lettomanoppello”.
Con incontri pomeridiani in orario extracurricolare, possibili grazie all’impegno della Dirigente Raffaella Cocco, docenti e ragazzi possono studiare, condividere i progetti, aumentare le conoscenze “una risorsa importante che consente di ampliare e potenziare l’offerta formativa della nostra scuola, ma anche di stabilire un dialogo più stretto tra i giovani e il territorio con lo scopo di far conoscere e valorizzare un antico e nobile mestiere, quello dello scalpellino, molto diffuso in passato sul nostro territorio. Poter guardare da vicino e lavorare direttamente all’affascinante percorso che trasforma un blocco di pietra in un’opera d’arte, la nube di polvere bianca lasciata dai diversi strumenti necessari per la lavorazione della pietra, i suoni, gli odori” – proseguono i docenti.
Per ovviare ai problemi di spazio nelle scuole, che molto spesso è un limite per le attività dei ragazzi “fondamentale è per noi – spiegano i Proff. – il ruolo di Paolo Gigante, un cultore della pietra che nel suo laboratorio di Rosciano ci ha offerto lo spazio adeguato per poter iniziare le prime fasi di sbozzatura dei blocchi di pietra e grazie alla stipula di una collaborazione attiva, siamo riusciti ad offrire ai ragazzi anche un percorso reale tangibile di PCTO, affiancando alla formazione scolastica, prettamente teorica, un periodo di esperienza pratica che favorisca un avvicinamento al mercato del lavoro sia esso pubblico o privato come in questo caso, il laboratorio artistico di Paolo”.
Favorire l’orientamento dei giovani per valorizzarne le aspirazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento ed offrire loro l’opportunità di una crescita personale, attraverso un’esperienza extrascolastica grazie ad uno scambio ed una comunicazione intergenerazionale: tutto ciò rientra nelle finalità del Fiabosco Academy che è un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, un luogo di esperienze artistiche diverse, oltre che un’apertura verso una modalità nuova per una scuola di rapporto con lo spazio, con la luce naturale, con la materia in un confronto sempre aperto tra l’idea e la forma. Tutta questa grande esperienza di vita e di formazione sarà una grande ricchezza per il Parco Nazionale della Maiella, Sant’Eufemia e la grande attrazione turistica offerta da Fiabosco che a giugno 2023 crescerà ulteriormente grazie alle attività formative scolastiche.
POPOLARI e orgogliosamente autonomi
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
di Domenico Galbiati
27 dicembre 2022
Che il Partito Democratico sia venuto meno al suo stesso assunto fondativo è ormai del tutto chiaro anche ai più accesi sostenitori di tale prospettiva. La “fusione” tra gli epigoni delle due grandi tradizioni popolari che hanno animato la dialettica democratica della prima repubblica è inevitabilmente fallita. La prova documentale è data dal fatto che il contenitore politico in cui, appunto, confluivano queste due grandi culture differenti, ma ugualmente radicate a livello popolare, avrebbe dovuto conseguire la più alta rappresentanza dei ceti che vi si riconoscono, senonché al PD è esattamente il voto popolare ad essere mancato. Si sono elise a vicenda.
Che necessariamente non potesse se non finire così, taluni l’hanno compreso a livello prognostico, altri lo stanno constatando – ma c’è voluto qualche decennio – a cose fatte, cioè a livello diagnostico. Si è commesso l’errore di confondere il versante della proposta sociale con quello più propriamente politico, invertendo l’ordine delle priorità tra questi due profili. Si è ritenuto che la condivisione di un’ agenda sociale potesse sovvenire o addirittura rendere del tutto insignificante la reale distanza politica tra un popolarismo di ispirazione cristiana e di cultura cattolico-democratica ed un popolarismo ascrivibile, in ultima istanza, alla sua originaria vocazione marxista.
Le culture politiche fondate su forti presupposti di pensiero e storicamente consolidate non sono fantasmi notturni che si dileguano alle prime luci dell’alba, ma piuttosto linee di forza che, sia pure a tratti carsiche, continuano ad operare, per quanto inavvertitamente, nella coscienza dei singoli e delle stesse collettività. Per questo è necessario che il PD cessi di recitare la parte di quell’ equivoco in commedia che altera l’ intera sceneggiatura. Per questo ha ragione chi, avendo concorso baldanzosamente alla sua creazione, oggi ne invoca lo scioglimento.
È necessario, per il bene del Paese, che il PD liberi dal cappio in cui le costringe le diverse culture politiche che vi hanno trovato rifugio e consenta a ciascuna di guadagnare l’autonomia necessaria ad elaborare una proposta originale, nel segno della propria specificità. Le differenze che, occultate ed artificiosamente omologate diventano corrosive, sono, in effetti, il sale della terra, una ricchezza, purché si abbia il coraggio di affrontarle a viso aperto.
E poste, se mai, questo sì, a fronte della pericolosa offensiva della destra, nella condizione di coordinare, laddove fosse necessario e possibile, una efficace azione congiunta, purché questo avvenga non nei termini di una fusione, bensì secondo i canoni di un rapporto di “coalizione” come De Gasperi ce l’ha insegnato.
“Autonomia”, dunque – come INSIEME sostiene da sempre, fino a farne la propria ragione fondativa – anche per i cattolici-democratici, in termini di elaborazione politica ancor prima che di schieramento. Ed è questa, infatti, la cartina di tornasole necessaria a comprendere chi intenda il rilancio di una prospettiva “popolare” secondo questa vocazione autonoma o piuttosto sia alla ricerca di un qualche motivo che consenta, se non altro in forma più dignitosa, di persistere nell’errore.
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Cattedrale di San Giustino, Chieti
Ecco la luce nelle tenebre delle nostre paure; dei nostri peccati.
Nelle tenebre, di una condizione schiava, dunque, che ci impedisce di vedere quella luce, ecco il desiderio di un abbraccio, quello del Signore, di cui tutti abbiamo bisogno.
Noi siamo quel popolo che cerca la luce e la grazia.
Quella luce che viene dall’alto. Un dono: perché Dio ci ama aldilà d’ogni ragione di un amore gratuito che porta salvezza a noi uomini.
La grazia questa notte ci viene a visitare. Accogliamo dunque l’amore che ci libera.
Dove ci sono cuori superbi la luce non arriva; al contrario arriva ai cuori umili.
Vieni Signore Gesù, il nostro Natale per la salvezza del mondo.
L’ATTUALITÀ di Sturzo
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Un pensiero sbocciato un Natale di tanti anni fa
di Giuseppe Ignesti e Giancarlo Infante
26 dicembre 2022
Sono oramai anni che si pone il problema della presenza politica dei cattolici. Il paradosso è che soprattutto una parte molto avvertita del mondo laico, in particolare dalle colonne de “Il Corriere della Sera”, ha rafforzato il convincimento di quei pochi che, come noi, hanno posto apertamente da anni la questione di una presenza autonoma organizzata politicamente. Del resto, è da tempo che siamo costretti a registrare i ripetuti fallimenti cui sono andate incontro le ipotesi che stanno alla base della cosiddetta diaspora dei cattolici in politica e del privilegiare l’idea di sparpagliarsi un po’ in tutti i partiti, o quella di dedicarsi alla formazione, oppure ancora, di darsi solamente all’impegno sociale. Salvo poi ritrovarsi senza la capacità d’incidere in sede legislativa e di gestione della cosa pubblica e limitarsi a pretendere la concessione di una qualche posizione solamente perché si rappresenta uno dei tanti pensieri politici storicamente radicati nel Paese.
La reazione a tutto ciò, la consapevolezza che, come richiede la politica, si debba avere il coraggio almeno di provare a prendere il proprio destino nelle proprie mani, ha portato alla nascita, prima, di Politica Insieme e, poi, di INSIEME. Eppure, ci erano note molto bene tutte le difficoltà proprie di un Paese che ha ridotto la politica a mera accumulazione di voti e di una propensione dei cattolici a dividersi in mille rivoli, in molti casi senza una giustificazione logica apparente.
Ma una logica invece c’è nella diaspora. Molto semplificando, in effetti, esistono tre attitudini preminenti: chi crede ancora nella possibilità di una politica cattolica conservatrice, magari nell’illusione che la destra sia davvero in grado di tutelare la famiglia, il senso della Vita, e intanto su molto si sorvola perché è scomodo parlare a Salvini, alla Meloni e a Berlusconi di giustizia sociale e d’inclusione; chi, inoltre, ha pensato, altrettanto illusoriamente, che il centrosinistra potesse almeno rispondere al problema delle sempre più larghe povertà, disuguaglianze e marginalizzazioni, ampliatesi, invece, dopo la fine dei grandi partiti popolari della cosiddetta Prima repubblica; e chi, infine, come noi, a un certo punto ha detto: “basta” ed ha cominciato apertamente a dire che era giunto il momento di riscoprire il senso della nostra “autonomia”. Un’autonomia che non è solitudine, bensì da intendere e vivere quale pieno riconoscimento di una specificità di pensiero e di metodo politico del tutto scomparsi nel corso dei trent’anni che chiamiamo Seconda repubblica: quella specificità che Sturzo, sulla scia di Rosmini, definiva come la “ragione sussistente” che è dentro ogni realtà della vita e, quindi, anche di ogni partito politico. E che per noi, cattolici democratici nella vita politica, costituisce la nostra ragion d’essere, culturale e programmatica, cioè la “laicità” del nostro impegno partitico.
Tale situazione di vuoto politico, provocato dalla diaspora in mille rivoli del mondo cattolico italiano, è stata a nostro avviso prevalentemente causato dalle scelte in questi anni compiute da tanti cattolici impegnati nella vita pubblica che hanno sacrificato alla logica del posizionamento per schieramento un bagaglio di tradizioni che, poi, si ricordano solo in occasione degli anniversari di Sturzo, di De Gasperi e di Aldo Moro. Celebrazioni cui manca la consequenzialità e rivelano quindi la sola strumentalità “estetica”.
Dopo trent’anni di bipartitismo, che ha finito per consegnare l’Italia a una destra fondamentalmente conservatrice, con un governo fortemente minoritario in termini di consensi effettivi se si tiene conto dell’intero corpo elettorale, il quadro è desolante. Persino i più alti vertici della Chiesa hanno parlato “d’irrilevanza e d’indifferenza” quali risultati tangibili di quel che resta della tradizione dell’impegno pubblico organizzato da parte dei cattolici, a livello istituzionale e politico. Rimane però in sospeso la risposta alla domanda “che fare?”. Quando va bene si parla di prepolitica continuando a perpetuare lo stato comatoso in cui è finita la presenza pubblica dei cattolici che si riferiscono alla Costituzione e al Pensiero sociale della Chiesa. Quelli che hanno scelto la destra estrema escono chiaramente da una tale considerazione.
Alla Vigilia di Natale del 24 dicembre, giorno cui è oramai tradizionalmente legato il celeberrimo Discorso di Caltagirone del 1905, Sturzo seppe dare corpo anche nella pratica politica italiana al Popolarismo sostanziando il senso di una presenza pubblica che, fino al suo arrivo, era stato solamente prepolitica d’attesa, fresca com’era la “ferita” inferta al popolo cattolico dalla presa di Porta Pia. Una prepolitica che però aveva anche visto nascere lungo tutto l’Ottocento un movimento spontaneo dal basso, mosso dalla vocazione cristiana ispirata dalla carità, tra cui spiccavano le società di mutuo soccorso certamente animate più da una tendenza sociale piuttosto che politica. E insieme ad esse, anche sulla scia di quanto accadeva da tempo soprattutto in Germania, si dava vita alle casse rurali e alle cooperative “bianche”. Cosa che, di fatto, faceva evolvere il sentimento caritatevole in un qualcosa di “politico”, nel senso di essere fortemente radicato e connaturato al territorio e alle persone intese nella loro concretezza , utile a prospettare una posizione “altra”, diversa, alternativa e antagonista sia a quella dei liberali, sia a quella dei socialisti. E ciò nel pieno del “non expedit” che interdiceva ai cattolici ogni esplicita partecipazione all’impegno politico in grado di significare l’accettazione e il pieno riconoscimento dello Stato italiano.
Il Discorso di Caltagirone rappresentò quindi, per l’epoca in cui fu pronunciato, un vero e proprio atto di coraggio da parte di don Luigi che, fino ad allora, nei suoi scritti e discorsi aveva sempre cercato di evitare la parola stessa di “partito”, preferendo piuttosto riferirsi a “forme concrete di programma”. Ancora nel maggio del 1903, alla vigilia dell’elezione di Pio X al Pontificato romano ai primi di agosto, in una importante conferenza da lui replicata in giro per la Penisola, a Napoli, a Milano e a Torino, sul tema: “Lotta sociale legge di progresso”, egli si spinse a prefigurare il futuro politico dell’Italia con tale visione: “La società si avvia a nuovo ordinamento sociale: gli elementi positivi e negativi, democrazia cristiana, liberalismo e socialismo, forme concrete di programma, si contenderanno il terreno: ma la vittoria immediata sarà di quella forma che avrà saputo portar nella lotta maggiori forze di pensiero e di azione”. E proseguiva precisando: “noi non confondiamo il trionfo della Chiesa… con il trionfo delle forme pubbliche di vita”. Ed aggiungeva: se vi sarà “il trionfo di forme negative” avverrà “per colpa nostra”. E concludeva: “Se invece il programma della democrazia cristiana arriverà ad imporsi, gli acquisti positivi di bene ci assegneranno un nuovo campo più evoluto di lotte nel futuro progresso dell’umanità, nei suoi acquisti reali e positivi; come quando, dopo la redenzione dello schiavo, dopo l’emancipazione del servo della gleba, si arrivò al libero cittadino dei Comuni”.
Fu un atto di coraggio attraverso cui Sturzo cercò di salvaguardare i vincoli che il nuovo Pontificato di Pio X poneva, dopo Leone XIII, riguardo al problema dell’intervento dei cattolici italiani nell’agone politico. In primo luogo, evitando lo spinoso problema dell’approvazione ecclesiastica alla pubblicazione del suo discorso. Quindi, facendosi di fatto scudo con le prime concessioni dello stesso Pio X, fin da subito dirette alla scesa in campo dei cattolici in aiuto delle candidature liberali moderate in quelle elezioni locali ove vi fosse il pericolo concreto della vittoria di candidati socialisti. Furono le primissime eccezioni al “non expedit”, cioè al divieto di partecipazione politica, che lo stesso Pontefici personalmente sollecitò, di fronte al cosiddetto “pericolo rosso” dell’estrema sinistra. Fu quindi un’occasione che abilmente Sturzo, sia pure con prudenza, utilizzò al fine di preservare per il futuro la diversa e autonoma linea politica della Democrazia cristiana da Leone XIII indicata quale strada dell’avvenire politico del laicato cattolico, ma che la chiara preferenza del nuovo Papa per il clerico-moderatismo conservatore metteva in grave pericolo.
Ci vorranno molti anni, e ben dopo quel discorso natalizio di Caltagirone, perché si giungesse, almeno, a quella forma compromissoria espressa con il “Patto Gentiloni” che, in qualche modo, fece da apripista, con il fatto stesso della partecipazione generale di massa ad una campagna elettorale, alla vita politica da parte dei cattolici italiani nel 1919. Tale Patto fu però anch’esso caratterizzato da una linea politica clerico-moderata in evidente contrasto con la scelta sturziana per una politica autonoma dei cattolici italiani su un programma democratico cristiano. Bisognerà attendere il 1919 con il lancio del Manifesto ai “Liberi e forti” e con l’annesso Programma del Partito Popolare Italiano, per vedere finalmente realizzate le lucide previsioni indicate chiaramente da Luigi Sturzo nel Discorso di Caltagirone di quattrodici anni prima.
Sturzo fu da subito, dunque, uomo “politico” e non della prepolitica. Come dimostra il personale e diretto impegno da amministratore locale e tutto il lavorio intrapreso per la creazione di quella rete, protesa ben oltre la Sicilia, che gli consentì, non appena le condizioni lo resero possibile, di dare vita al Partito popolare destinato ad apparire quasi nascere dal nulla, ma così non era.
L’intelligenza sturziana fu quella di capire la necessità di definire, e non di annacquare, tutte la specificità di un pensiero, di una visione della vita, dei problemi pratici e concreti di un Paese rurale, ma in cui si formava progressivamente una borghesia con cui era necessario procedere ad una saldatura, e non ad una competizione, le cui attese non erano completamente soddisfatte né dall’elitario liberalismo né da quelle prime forme di socialismo settario ed estremista.
In poche parole, la forza del pensiero politico di Luigi Sturzo, come di tutto il movimento popolare e democratico cristiano europeo, dev’essere rinvenuta nella decisione di dare corpo ad una presenza autonoma, ma non ideologica perché fondata su un’elaborazione programmatica e in stretto collegamento con le realtà di vita espresse dalle tante comunità locali in grado di costituire il ricco patrimonio dell’intera società nazionale.
Chi oggi si definisce popolare e ricorda gli anniversari di Sturzo dovrebbe cercare di essere conseguente con un tale richiamo e con tutta la logica politica seguita dal Prete di Caltagirone. Egli, non a caso, decise di mobilitare una parte scelta del mondo cattolico: quella mossa da aperta e libera ispirazione democratica, respingendo fin dall’inizio la tendenza dell’altra parte del laicato cattolico di farsi componente del conservatorismo. Non poteva, dunque, che essere offerta la prospettiva di un impegno pubblico reso concreto ed efficace utilizzando la “forma partito”. Sue furono tre parole d’ordine che sono anche le nostre di oggi, perché necessarie al Paese, quella cioè dell’autonomia di pensiero e di postura politica, quella della capacità programmatica e progettuale e quella, infine, mai ancora attuale come oggi, di presentare facce “nuove” il meno compromesse possibile con tutto il sistema consolidato di gestione della cosa pubblica, invece, da rigenerare.
Giuseppe Ignesti e Giancarlo Infante
CONDANNA ESEMPLARE del Tribunale di Chieti
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Due mesi di arresto per maltrattamento ai danni del cane
Ortona, 25 dicembre 2022. La LIDA – Lega Italiana dei Diritti dell’Animale – Sezione di Ortona si è costituita parte civile, con la difesa dall’avvocato Peppino Polidori, contro il sig. M.A. accusato di aver violato l’art. 727, secondo comma, c.p., perché deteneva il proprio cane in condizioni incompatibili con la sua natura, provocandogli gravi sofferenze.
Il 23 dicembre 2022 il Tribunale di Chieti lo ha condannato alla pena esemplare di due mesi di arresto, oltre al pagamento delle spese di giustizia e ad un risarcimento di danni di euro 1.000 in favore della LIDA Sezione di Ortona che ha soccorso il cane curandolo ed assicurando la sua adozione.
Il risarcimento è stato riconosciuto perché la LIDA sezione di Ortona è iscritta nel registro regionale delle associazioni di volontariato e svolge l’attività istituzionale in materia di tutela degli animali e dell’ambiente.
È stato possibile perseguire il reato grazie al tempestivo intervento in urgenza dei Carabinieri Forestali della Stazione di Lanciano a cui va tutto il nostro ringraziamento”, interviene il Presidente della LIDA di Ortona Mauro Costantini. “I diritti degli animali sono finalmente presenti nel nostro ordinamento.
È fondamentale che questa tutela sia applicata anche in sede giudiziaria e la sentenza di condanna del Tribunale di Chieti ne è un caso esemplare. Facciamo appello ai cittadini affinché continuino sempre a mostrare senso civico e a denunciare alle autorità competenti i maltrattamenti di animali così che possano essere perseguiti”, conclude Mauro Costantini.
LIDA Sezione di Ortona
Lega Italiana dei Diritti dell’Animale Sezione di Ortona
PESCARA AL QUADRATO: idee di Natale
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Una nuova proposta per l’Area di Risulta: amplificare occasioni e conoscenza
Pescara, 24 dicembre 2022. Grandi trasformazioni in corso nel mondo. Seppur in tono minore, anche il nostro Abruzzo vive la sua piccola ma articolata trasformazione. Partendo dai luoghi più reconditi e peculiari dell’ordine e del silenzio per raggiungere quelli della grande mobilità, possiamo cogliere anche qui da noi i sintomi di una tribolazione impegnativa, profonda e quanto mai dolorosa.
Nella consuetudine di un ritardo patologico nei grandi fatti che caratterizzano l’evoluzione della nostra umanità, comunque siamo sempre uniti nelle sue disgrazie e nelle sue speciali sofferenze. Anche l’Abruzzo delle genti operose e silenti è in cammino; un lento cammino che potrebbe risultare addirittura utile e redditizio quando evita i tanti fatti umani che si accavallano, si succedono e falliscono miseramente nel mondo dei veloci per l’ambizione di un tempo impossibile da sfidare.
Siamo sicuramente fieri ed appagati per aver evitato demolizioni, disfacimenti ed ogni distruzione di cose sbagliate o fatte male, comunque tristi e demoralizzati per le cose che non si realizzano mai che non si chiudono e che non si fanno mai.
Nel cuore dell’Abruzzo dinamico, nella nostra cara ed amata Pescara è giunto il tempo oramai di chiudere alle riflessioni, agli studi, alle idee e alle cose pensate e mai fatte per dare l’avvio alle cose che piacciono e che rendono fieri il popolo dell’attesa irrequieta.
Intanto bisognerebbe chiudere, una volta per tutte, l’argomento delle due storie, delle due identità, delle due unità urbane che, nonostante tutto il tempo trascorso, tutti i fatti accaduti, e tutti gli eventi che continuano a scorrere, e poi i mattoni, e il ferro ed il cemento usato e pure la politica dei saccenti, non sono ancora unite in un’unica e vera città.
Anche se le proiezioni in una grande Pescara possono aiutare, il processo sembrerebbe ancora lungo: Pescara sono ancora i due centri del secolo scorso, se non addirittura tre o quattro delle marginalità aggregate degli ultimi anni.
Quel corso d’acqua lì al centro; quest’incredibile luogo di bellezza e trasformazione che arricchisce e rende fertile ogni lembo di terra e di pensiero, di fatto qui si materializza in una ferita che adesso infetta. Un luogo di malessere, di strani dubbi, d’identità smarrite: ancora un fiume, un parco o una fogna? Un porto peschereccio, turistico o commerciale? Un luogo di parcheggio, di ricovero attrezzi o un luogo di rifiuti?
Tanta incertezza così come tanta l’indifferenza usata.
L’acqua scorre sotto i ponti, all’aria aperta, e giunge ancora a mare: e questo è un fatto, per il momento, ancora positivo. Costa delle meraviglie da una parte, nastri rumorosi e ferrati dall’altra. Strade delle transumanze, strade remote, strade borboniche, strade dei piccoli e grandi movimenti: le due grandi arterie lungo la costa e verso l’interno e poi un groviglio di strade, rovinate sicuramente, per un disordine urbano oramai più che confermato da tanto ed inutile tempo trascorso.
Tutto oramai sembrerebbe statico ed inamovibile; perfino le idee sembrerebbero incastrate in un proprio spazio temporale chiuso, esclusivo ma riservato ai grandi ed illuminati pensatori e agli interpreti del momento e ai casi che piombano all’improvviso dall’alto qua e là.
I ponti, i porti, il fiume e la stazione; il molino, le piazze, la movida e la malavita; la Fontana, Flaiano, san Cetteo, la grande Pescara e le periferie maledette, ma il grande tema rimane l’Area di Risulta. Un brutto nome, ma un nome che chiarisce le dinamiche tipiche di una città con il suo agire confuso e controverso.
L’Area di Risulta per ripartire, per riorganizzare, per individuare e realizzare adesso la città, la nostra Città: Pescara.
Destini di un’area al centro dell’interesse generale; anche intellettuale questa volta. Una città in fermento in questi ultimi tempi; Pescara laboratorio di idee, così sembrerebbe.
Ed ecco la nostra idea, la nostra proposta per invitare alle ultime e decisive riflessioni prima delle scelte. Pare che si voglia fare sul serio adesso: vediamo. Ecco, dunque, Natale delle belle cose, e poi l’aprirsi dell’anno nuovo con i suoi tanti buoni propositi, quello nostro è: Pescara aperta.
Ecco, dunque, l’occasione di un’area di risulta per individuare una direzione, un luogo, una formula che unisce, definisce e qualifica: Pescara al Quadrato.
Il cuore della città nei limiti un’area che dagli approdi della Fontana del Cascella e del Porto della Marina si sviluppa verso l’interno per raggiungere stazione e cattedrale, e chiudersi per realizzarsi nell’area di risulta.
Una proposta: una sorta d’invito all’apertura, alla realizzazione di un luogo dinamico, di un mondo nuovo, per amplificare occasioni, conoscenza e tanto altro ancora, lungo quelle direzioni individuate al centro, nel cuore della città, un’area dai chiari caposaldi urbanistici; prendendo a riferimento quei viali del Ring, quel capolavoro urbanistico che fece la fortuna di Vienna; oggi una delle più belle città del mondo.
Nando Marinucci
I caposaldi ed i riferimenti della Pescara al Quadrato
A- PIAZZA PRIMO MAGGIO
1- Piazza Salotto
Fondazione Maison des Arts
2- Piazza, Chiesa del Sacro Cuore
Imago Museum
B- STAZIONE FERROVIARIA
3 -Area di Risulta
4 – Piazza, Chiesa del Santo Spirito
5 – Parco Archeologico Rampigna
6- Piazza Garibaldi, Museo D’Annunzio
C -SAN CETTEO
7 – Piazza Alessandrini, MediaMuseum
8 – Viale Colonna, Viale Marconi
Piazza e Chiesa del Cuore Immacolato
9 – La Casa delle Arti, Parco Montessori
D – MARINA
10 – Porto Turistico
Area Protetta
11 Mercato, Museo del Mare
12 – Villa De Riseis
13 – Museo Arte Moderna
NATALE 2022
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Buon Natale a voi tutti e alle vostre famiglie
Ortona, 23 dicembre 2022. Un augurio sincero di cuore con la speranza che questo brutto periodo che si trascina da oltre tre anni passi al più presto.
Prima la pandemia, da cui non ancora usciamo del tutto, e poi la guerra, che oltre a portare distruzione e morte nei Paesi interessati, sta creando problemi economici a tanti Paesi del mondo, compreso il nostro.
Speriamo che le festività natalizie, insieme alle preghiere ed agli appelli del Santo Padre, riescano a toccare i cuori di tutti i governanti che hanno il potere di interferire per porre fine questo conflitto che preoccupa tutto il genere umano.
È questa la speranza di tutti quanti noi che nel nostro piccolo possiamo pregare e fare qualche gesto di solidarietà verso i più deboli al fine di rendere il Santo Natale più sereno per tutti.
Auguri !
Tommaso Coletti
BABBO NATALE in carrozzina
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
Consegna i giocattoli ai bimbi ricoverati in ospedale
Pescara, 23 dicembre 2022. È partita da qualche giorno la distribuzione dei doni Dell’iniziativa “il giocattolo sospeso” dell’associazione Carrozzine Determinate.
Dopo aver consegnato ai piccoli pazienti dell’Ambulatorio Malattie Rare, arriva oggi in ospedale a Pescara con il Presidente Cav. Ferrante e il Segretario avv. Mariangela Cilli e i soci Angela Di Donato e Lucio Marzoli per portare un sorriso e un dono nei reparti di neonatologia, pediatria e oncoematologia pediatrica.
Fondamentale per la riuscita di questa idea l’enorme solidarietà di tantissime privati, la collaborazione con Asd SportMania di Montesilvano di Di Pietro e Chiavaroli, la grande generosità del sindacato lavoratori della comunicazione CGIL Abruzzo e Molise e del Comune di Montesilvano. Presenti per la consegna Mariangela Di Pietro per SportMania, Guido Cupido e Rita Salzano per la CGIL ed Ernesto De Vincentiis per il Comune di Montesilvano.
“Con vero piacere abbiamo aderito all’iniziativa promossa dall’associazione Carrozzine Determinate – spiega il presidente del Consiglio comunale Ernesto De Vincentiis -, consegnando un bancale di giocattoli ai bambini. Ringrazio l’azienda Susa Trasporti Spa che ha regalato i giochi che renderanno queste feste natalizie più spensierate per i più piccoli. Un plauso all’Associazione guidata da Claudio Ferrante che da alcuni anni porta avanti questa lodevole campagna benefica con l’intento di mettere in circolo solidarietà e amore”.
“Siamo orgogliosi di poter collaborare con associazioni come quella di Claudio Ferrante, sempre al fianco dei più fragili. Un’associazione che ha a cuore i temi del sociale e dell’inclusione – Guido Cupido CGIL – Per noi della Slc e per la Cgil tutta, la solidarietà è un valore assoluto, un tratto distintivo della nostra Organizzazione Sindacale. Lottare per il lavoro, quel lavoro sempre più precario e povero, stando al fianco dei più deboli è la nostra missione”.
“Un emozionante appuntamento prenatalizio per far sentire la vicinanza autentica a chi sta affrontando un periodo di difficoltà e per dare una testimonianza concreta ai tanti bambini che ogni giorno si trovano ad affrontare visite, esami e momenti di difficoltà che troveranno non solo i sorrisi dei medici ad accoglierli ma anche piccoli doni per alleggerire la loro presenza in ospedale” così il Presidente Ferrante.
L’associazione Carrozzine Determinate continuerà a donare sorrisi anche nei prossimi giorni accompagnando anche i bimbi con disabilità destinatari di questa iniziativa, a scegliere il proprio regalo di Natale!
Cav. Claudio Ferrante
Presidente Associazione Carrozzine Determinate
I POPOLARI e la radice comune
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
di Domenico Galbiati
23 dicembre 2022
Sosteneva Mino Martinazzoli che, per quanto la politica sia importante, la vita è più importante della politica; e, si può aggiungere, più imprevedibile e più ricca, mai scontata, intessuta di sentimenti e di emozioni, di quelle ragioni del cuore che fanno tutt’uno con quelle della mente in un insieme inestricabile. Significa che la politica, per quanto nulla debba trascurare delle mille ramificazioni secondo cui si dispiega la vita delle persone e delle comunità, non può fondarsi su sé stessa, ma ha bisogno di trarre alimento da un’ultima radice più profonda.
Quando pretende di essere autosufficiente rischia di coltivare il sentimento di un’onnipotenza che non le appartiene, di rattrappirsi in un approccio tecnocratico oppure di cedere a suggestioni e lusinghe ideologiche. Per quanto scorra nell’alveo dell’ opinabile, la politica aspira – o almeno così idealmente dovrebbe essere – ad orientare il potere secondo un ordine di valori che, sia pure in forma di differenti declinazioni, riconducano alla verità di ciò che è più autenticamente umano.
Le forze politiche nella nostra tradizione ed in quella europea hanno un’impronta che non si esaurisce nel pragmatismo empirico dei partiti americani. Al contrario, esibiscono un’ ascendenza filosofica, un afflato antropologico. Rispondono, anche quando non mettano espressamente a tema l’argomento, ad una concezione dell’uomo e della storia che rappresenta la fonte da cui trae origine una visione, le linee di forza di un campo magnetico che assemblano in un “progetto” quell’ insieme di opzioni programmatiche che, senza questa coerenza intrinseca, si disperderebbero in una pluralità disordinata ed informe.
In questo quadro la virtu’ dei “popolari” è, appunto, quella di mantenere vitale ed aperto il rapporto tra la vita e la politica, sottraendo quest’ ultima alla melassa ideologica di chi immagina di imbragare i processi della storia, costringendoli dentro un abito mentale presupposto a monte. Al contrario, i popolari sanno che non esiste alcuna formula, non c’è una sorta di algoritmo della storia, capace, di per sé, di dare conto dei suoi sviluppi. La storia è libera ed aperta davanti a noi, non è prigioniera di una qualche legge intrinseca che la determini meccanicamente, cosicché l’ideologo di turno possa pensare di “possederla”.
“Popolarismo” è sinonimo di libertà, di creatività, di apertura alla realtà nella sua immediatezza piuttosto che all’idea secondo cui ce la rappresentiamo. È indice della capacità di coltivare quella “de-coincidenza” del pensiero e della vita, di cui parla Francois Jullien, che, da filosofo ateo, sostiene, esplorando il Vangelo di Giovanni, come il cristianesimo, anzi Cristo sia l’unica possibile fonte della “novità” cui incessantemente tende la vita.
Il popolarismo è adesione e coerenza a principi, criteri, istanze originarie che permangono stabili e, allo stesso tempo, sistema di valori aperto, induttivamente capace di apprendere dall’esperienza vissuta. È il rispecchiarsi di quell’interiorità che rende viva e vitale la persona, nella dimensione più vasta di una comunità che, in quanto tale, diventa popolo, cioè condivide attese, progetti, finalità e speranze. Corpo solidale che cammina dentro la storia e la costruisce, secondo la concezione lineare del tempo che, introdotta dal cristianesimo, supera ed abolisce quella soffocante circolarità dell’eterno ritorno in cui persistono i nazionalismi e le posture ideologiche di ogni genere.
Se la radice originaria – che, nel nostro caso, si rifa’ ad una visione cristiana dell’uomo e della vita – ha un ruolo fondativo inamovibile per chiunque vi si ispiri, a prescindere dai diversi cammini che ognuno ha percorso nella quotidiana querelle della politica attiva, il risveglio “popolare”, cui assistiamo da tempo e più incalzante dopo la consultazione politica dello scorso settembre, nulla ha a che vedere con la cosiddetta ricomposizione della diaspora. Non si tratta di rimettere insieme schegge di un passato importante, ma che appartiene ad un tempo “altro”. E’ necessario capire se e come l’ispirazione cristiana, la cultura di stampo personalista che sottende, sia in grado di intercettare le trasformazioni che si accavallano le une sulle altre in questa fase, ad un tempo, problematica ed affascinante.
Le convergenze che anche INSIEME auspica sono possibili solo affrontando questi tornanti della storia. Consapevoli della tradizione da cui veniamo, ma altrettanti coscienti della necessità di costruire percorsi inediti che siano all’altezza della sfida epocale da cui siamo investiti.
scritto da Redazione Abruzzo Popolare | 4 Gennaio 2023
La versione dei Vangeli apocrifi
di don Marcello Stanzione
Sono considerati testi non autentici, ma riportano racconti della gestazione della Madonna, che hanno molte cose in comune con i Vangeli ufficiali
Notevole è la presenza degli angeli della natività nei testi apocrifi. L’aggettivo apocrifo cioè nascosto attribuito a uno scritto di contenuto religioso – per esempio un Vangelo, un’epistola – è considerato di solito sinonimo di “non autentico”, quindi falso e non affidabile in contrapposizione a canonico a cui invece viene attribuito il significato di “autentico”.
Canonico e apocrifo: differenze
Apocrifo, nella terminologia religiosa greca, indica i libri segreti, rivelatori di verità occulte, quindi non facilmente assimilabili dalla massa dei fedeli e destinati pertanto all’istruzione degli iniziati. Già nel Nuovo Testamento il termine canone appare in due passi delle lettere dell’apostolo dai Padri della Chiesa per indicare decreti conciliari, norme disciplinari e momenti della liturgia.
La misura perfetta
Inoltre, è utilizzato per stabilire cataloghi di testi religiosi di cui si autorizzava l’uso; al contrario gli scritti esclusi dai cataloghi erano definiti apocrifi. In realtà nella lingua greca il significato letterale di canone è “asta” o nei casi specifici “regolo misuratore”. Con questo significato il termine indicava nel mondo ellenico la “misura” e quindi la regola perfetta sia in campo musicale sia in letteratura, sia per traslato nell’attività religiosa.
Il canone ebraico
Il canone ebraico fu definito verso la fine del V secolo a. C. e dal tempo della sua stesura fino all’avvento di Cristo non ci furono profeti riconosciuti, e pertanto nemmeno scritti ispirati da Dio. A ciò fa cenno Gesù nel Vangelo di Matteo (Mt 23,35), riferendosi alla persecuzione e uccisione di tutti gli uomini giusti, da Abele fratello di Caino fino a Zaccaria.
I libri apocrifi
I libri apocrifi, chiamati deuterocanonici, furono messi per iscritto durante i quattro secoli di silenzio che corrono tra la stesura del Libro di Malachia e l’annuncio della nascita di Giovanni Battista. Oltre ai libri apocrifi dell’Antico Testamento si conoscono diverse scritture apocrife riferite al periodo del Nuovo Testamento: per esempio i vangeli della natività e dell’infanzia di Gesù o il cosiddetto apocrifo di Giovanni.
Gabriele nei vangeli apocrifi
L’arcangelo Gabriele è sempre presente nei passi dei vangeli apocrifi che riguardano l’Infanzia di Gesù e durante le varie annunciazioni per la nascita di Maria e quella stessa di Gesù. Gli angeli appaiono anche nei vangeli della passione e della resurrezione accanto al Cristo risorto. Quindi verso la fine del I secolo nasce una letteratura cristiana popolare che cerca di soddisfare la curiosità dei fedeli ricorrendo al genere narrativo e pretendendo di poter apportare chiarimenti su punti che i vangeli canonici hanno lasciato in ombra.
L’ascensione di Isaia
Tra questi testi apocrifi viene presa in considerazione specialmente l’Ascensione di Isaia. Il teologo Raymond Winling sostiene che ciò che caratterizza tale testo apocrifo è il quadro nel quale si inscrive la discesa del Figlio di Dio sulla terra. In effetti, l’autore riprende una strutturazione dell’universo ampiamente diffusa negli ambienti giudaici e greci dell’epoca.
I sette cieli
La Terra era ritenuta circondata da sette cieli. Si identificava il primo cielo con il firmamento oppure si situava il firmamento al di sotto del primo cielo come avviene nell’apocrifo Ascensione di Isaia. I sette cieli erano ritenuti abitati da potenze angeliche. Secondo il nostro apocrifo, gli angeli del sesto e settimo cielo partecipano alla perfezione divina, quelli dei cinque cieli inferiori sono man mano meno perfetti.
Dove si trovano le potenze angeliche
Quanto alla zona che si estende tra il firmamento e il primo cielo, è popolata da potenze angeliche che si sono ribellate a Dio e che cercano di impedire agli uomini si risalire verso Dio. Nel corso della sua visione, Isaia, guidato da un angelo, sale progressivamente attraverso i sei cieli inferiori fino al settimo cielo, davanti al trono sul quale sono seduti tre esseri raggianti di una gloria splendente, e cioè Dio, l’Altissimo , il Figlio suo, il Prediletto, e lo Spirito.
Il docetismo
L’Ascensione di Isaiapropone una spiegazione conforme al docetismo, secondo la quale il Cristo non aveva altro che un corpo apparente, la discesa attraverso i sette cieli è rivelatrice. In effetti, il Prediletto cambia ogni volta di forma, adottando per ciascuna quella degli angeli che abitano le diverse sfere.
La metamorfosi greca
Si tratta di una spiegazione che introduce lo schema della metamorfosi proveniente dalla mitologia greca. Infatti, per la sua apparizione sulla terra, il Prediletto riveste la forma umana, senza rivestire però realmente la natura umana. Il docetismo che caratterizza l’Ascensione di Isaiasi afferma anche in altri scritti della stessa epoca, ma già la prima lettera di Giovannidenuncia chiaramente questa tendenza; allo stesso modo, Ignazio di Antiochia, e sulle sue tracce, altri Padri reagiscono contro questo genere di deviazione. Infatti, il motivo per il quale l’autore segue un tale procedimento è indicato nel testo.
Gli angeli e la discesa del Prediletto
Affidando al Figlio suo la missione di discendere sulla terra, l’Altissimo gli dice: “E tutti gli angeli di quel mondo non sappiano che tu sei il Signore con me dei sette cieli e dei loro angeli” (X, 11[112]). La discesa del Prediletto deve dunque rimanere nascosta agli angeli e agli uomini. Questo tema del segreto che avvolge la discesa si ritrova in altri scritti. Così sempre Ignazio di Antiochia parla dei misteri clamorosi celati al principe di questo mondo e compiuti nel silenzio di Dio, vale a dire la verginità di Maria e il suo parto, e la morte del Signore.
Il Protovangelo di Giacomo
Un altro testo apocrifo è il Protovangelo di Giacomo che, riporta ciò che si riferisce all’annunciazione, alla gravidanza di Maria e alle reazioni di Giuseppe. L’annunciazione avviene in due tappe: mentre Maria cerca dell’acqua, si fa udire una voce che saluta Maria piena di grazia, poi quando è rientrata in casa, le appare un angelo per annunciarle che da lei nascerà Gesù.
La concezione verginale
Maria visita Elisabetta, poi torna nella propria casa. Giuseppe, tornato dai suoi cantieri, scopre la gravidanza di Maria e si abbandona alla disperazione. Ma l’angelo del Signore appare a Giuseppe e lo illumina sul mistero della concezione verginale. Il sommo sacerdote viene informato sullo stato di Maria: egli ne conclude che i due promessi sposi hanno mancato gravemente ai loro obblighi. Essi vengono citati davanti al tribunale del sommo sacerdote. Siccome protestano la loro innocenza, vengono messi alla prova delle acque amare.
“La potenza di Dio ti coprirà con la ombra”
La prova si risolve a loro vantaggio. In un’altra versione del vangelo apocrifo di Giacomo, al momento dell’annunciazione, l’angelo dichiara a Maria che ella “ [concepirà] dal suo [il Signore di tutti] Verbo”. Maria chiede: “Se io concepirò per opera del Signore, Dio vivente partorirò come partorisce ogni donna?”. L’angelo precisa “Non così, o Maria: la potenza di Dio ti coprirà con la sua ombra”. Giuseppe fa ritorno dai suoi cantieri lavorativi e trova Maria incinta. Si lascia prendere dalla disperazione, si rimprovera amaramente di non essere riuscito a mantenere vergine colei che gli era stata affidata: questa crisi di disperazione prova a suo modo che Giuseppe non è il genitore.
Completamente innocenti
Di fronte a Giuseppe, Maria protesta la propria innocenza e un angelo del Signore appare a Giuseppe in pieno smarrimento e gli annuncia: “Ciò che è in lei proviene da Spirito Santo”. Alla fine, il sommo sacerdote sottopone Maria e Giuseppe alla prova delle acque amare, ma la prova li dichiara innocenti completamente.